PAGELLE DI FINE ANNO: SARANNO (?) FAMOSI

novembre 22, 2012 by Redazione  
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Il nostro pagellone prosegue con i voti attribuiti a quei ciclisti che, nel corso della stagione, hanno stupito il mondo delle due ruote con le loro prestazioni.

Foto copertina: Peter Sagan, il più bravo tra le giovani speranze del ciclismo mondiale (foto James Startt)

GIOVANI SPERANZE

Peter Sagan: la facilità con la quale batte gli avversari ha dell’incredibile. Quest’anno ha fallito gli appuntamenti più importanti per quanto riguarda le Classiche, ma quando a solo 22 anni si vincono con naturalezza disarmante tappe a ripetizione al Tour con annessa Maglia Verde della classifica a punti, tutto viene perdonato. Fisicamente non sembra adatto a reggere sulle grandi salite, ma per quanto riguarda le gare in linea niente appare essergli precluso. Voto: 10 e lode

I colombiani: Henao, Uran, Betancourt e Quintana sono i nomi dei quattro ragazzi terribili provenienti dal Sudamerica che rischiano di dominare la scena ciclistica internazionale dei prossimi anni. Se, come spesso accade ai valenti ciclisti di quelle zone, non saranno in grado di gestire la fama e la notorietà derivanti dalle vittorie ottenute in Europa potremo affermare di aver perso un patrimonio sportivo enorme. Ma se, come penso avverrà, riusciranno a mantenere uno stile di vita adeguato, le possibilità di assistere ad una loro egemonia ciclistica sono molto alte. Voto: 10

Thibaut Pinot: già molto forte tra i dilettanti, al Tour è stato in grado di vincere una delle frazioni più impegnative, dimostrando un’attitudine per la montagna degna di nota. Rappresenta la speranza francese di poter vincere di nuovo la corsa di casa più prestigiosa al Mondo. Voto: 8

Moreno Moser: conquista una bellissima classica, il Gran Premio di Francoforte, a soli 22 anni. Oltre alla tenacia e alla resistenza fisica, bisogna sottolineare in questo atleta la freddezza e la capacità di interpretare correttamente le varie fasi di corsa, caratteristica fondamentale in particolare per gli atleti da gare in linea. Voto: 8

Fabio Felline: atleta molto veloce, in grado di tenere il ritmo dei migliori sui percorsi ondulati non ha raccolto molto nel corso della stagione ma ha saputo impressionare tutti vincendo il Giro dell’Appennino, gara molto impegnativa con la presenza della Bocchetta. Con questo successo ha dimostrato di poter ambire anche a corse come la Liegi. Voto: 7

Diego Ulissi: nelle categorie minori ha vinto tutto, un vero dominatore. Quest’anno ha un po’ tradito le aspettative, tanti piazzamenti ma nessun successo di rilievo. Voto: 5

Edvald Boasson Hagen: il velocista-scalatore norvegese è riuscito, al termine della stagione, a conquistare un argento ai Mondiali che in parte lo riscatta di una stagione sotto tono, troppo spesso corsa a disposizione della squadra. Voto: 5

POSSIBILI CARNEADI

Ryder Hesjedal: a 32 anni, senza nessun successo alle spalle, ha vinto il Giro d’Italia. Le premesse per non rivederlo mai più davanti sono concrete, dato che non si è più visto nel corso della stagione. Voto: 9

Bradley Wiggins: sembra incredibile ma questo pistard è stato l’autentico dominatore di tutte le gare a cui ha preso parte, e questo a 32 anni suonati come Hesjedal. Dopo il Tour e le numerose corse a tappe che precedono quella francese ha saputo dominare anche la prova olimpica a cronometro. Molto probabilmente l’anno prossimo lo rivedremo in una veste molto più umana e consona ai suoi mezzi tecnici, altrettanto probabilmente cadrà presto nel dimenticatoio. Voto: 10

Gandolfi Francesco
gandolfi.francesco@libero.it

LE PAGELLE DI FINE ANNO: I BIG

novembre 12, 2012 by Redazione  
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Quest’anno ilciclismo.it vi propone le pagelle conclusive della stagione appena passata. I ciclisti che si sono impegnati nel corso dell’anno sono stati suddivisi in due gruppi, a cui saranno dedicati due distinti articoli: i “BIG” e “SARANNO (?) FAMOSI”. In questo primo articolo analizzeremo le prestazioni dei campioni che erano chiamati ad una riconferma e tracceremo un bilancio tra le aspettative che essi nutrivano ad inizio stagione ed i risultati effettivamente conseguiti al termine della stessa.

Foto copertina: Vinokurov, l’unico meritevole della promozione piena per ilciclismo.it (Ezra Shaw/Getty Images Europe)

I PROMOSSI

Tom Boonen: l’atleta più vincente per quanto riguarda le Classiche, ha conquistato tutte quelle che presentavano tratti di pavé, anche grazie al destino che ha messo fuori gioco il suo avversario più pericoloso: Fabian Cancellara. Anche quest’anno, tuttavia, non è riuscito nell’intento di trionfare alla Milano-Sanremo; una vittoria che lo proietterebbe definitivamente nell’Olimpo dei grandi atleti da gare in linea, completando un Palmarès che rischia, altrimenti, di presentare l’atleta belga “solo” come specialista del pavé. Ma forse, proprio questo aspetto, rappresenta il limite e la grandezza del “Gigante di Mol”. Voto: 10

Philippe Gilbert: dopo una prima parte di stagione disastrosa, si è riscattato alla Vuelta e infine ha raggiunto la propria consacrazione sportiva nel Campionato del Mondo svoltosi in terra olandese. Basterebbe quest’ultima vittoria per attribuire la massima valutazione ad un qualsiasi atleta ma, dato che si sta parlando di un ciclista che in soli tre anni (2009-2011) è stato in grado di trionfare in ben nove classiche, quel successo non sembra sufficiente per assegnare il 10. Voto: 8

Joaquim Rodriguez: da quest’anno non lo si potrà più considerare solo “quello di Montelupone”, espressione con cui veniva abitualmente chiamato negli ambienti ciclistici. La sua costanza è stata impressionante, da marzo a ottobre ha combattuto e vinto su tutti i terreni, delle Classiche ai GT. Freccia Vallone e Giro di Lombardia le vittorie più significative, alle quali andrebbero aggiunti il Giro d’Italia e la Vuelta di Spagna, entrambe occasioni d’oro perse a causa di gravi errori tattici. In Italia gli è risultata fatale la sottovalutazione del potenziale di Hesjedal (ma d’altronde, chi se lo sarebbe aspettato…) mentre in terra iberica non ha intuito la pericolosità del tentativo promosso da Contador. Peccato perché con quelle due vittorie di peso avrebbe potuto ultimare la metamorfosi, già iniziata un paio di stagioni fa, da fidato gregario di Valverde a campione completo. Voto: 9

Alejandro Valverde: dopo i due anni di forzata inattività è apparso subito competitivo, vincendo addirittura già a partire da gennaio in Australia, ma quando le corse si sono fatte più impegnative (vedi la Liegi) la lunga assenza si è fatta sentire. Splendide vittorie sia al Tour de France che alla Vuelta, ha concluso una buona stagione con l’ennesimo bronzo ai Mondiali. Voto: 7

Alberto Contador: il secondo spagnolo rientrante dopo la squalifica si riprende con gli interessi quanto legittimamente sottrattogli dalla giustizia sportiva. Giro di Spagna e prima classica in carriera, la Milano-Torino, sono due ottimi biglietti da visita per l’anno prossimo. Voto: 8

Mark Cavendish: nonostante in diverse occasioni non abbia avuto la squadra a totale disposizione ha saputo confermarsi il più forte sprinter del Mondo. Anzi, in varie occasioni sia nel corso del Tour de France che al Mondiale, ha svolto egli stesso un’importante opera di gregariato. Un vero Campione. Se non avesse fallito l’appuntamento olimpico avrebbe senz’altro meritato la lode.
Voto: 9

Alexandre Vinokurov: una conclusione di carriera straordinaria per un atleta che dell’eccezionalità ne ha sempre fatto un’arma, un corridore che ha saputo, con il suo genio, elevare il coraggio a forma d’arte sportiva. Tra i più eclettici ciclisti dell’era moderna, a 39 anni, a distanza di 12 anni dalla medaglia d’argento agguantata a Sydney e dopo un grave incidente patito al femore, è riuscito a conquistare la vetta del ciclismo mondiale giusto in tempo per farci riassaporare un’ultima volta l’essenza autentica del ciclismo. Con il suo ritiro si chiude un’epoca ma speriamo che da direttore sportivo sappia infondere nei suoi ragazzi lo stesso spirito che lo ha animato nel corso di tutti questi anni. Grazie di tutto. Voto: 10 e lode

Vincenzo Nibali: l’italiano che è riuscito a riportare l’Italia sul podio alla Grand Boucle ha corso una stagione intensissima, fin troppo ricca di appuntamenti, sempre in prima fila. Il problema, per il siciliano, è che purtroppo le vittorie di peso non sono arrivate. Aldilà della vittoria, pur significativa, nella Tirreno-Adriatico, solo piazzamenti tra Milano-Sanremo, Liegi e Tour de France. Confidiamo che sotto la direzione di Vinokurov la prossima stagione riesca a concretizzare maggiormente. Voto: 7

I BOCCIATI

Ivan Basso, Cadel Evans e Denis Menchov: protagonisti di una stagione a dir poco disastrosa, questi tre atleti che in passato rappresentavano un punto di riferimento per le grandi gare a tappe sembrano ormai avviati sul viale del tramonto. Anno 2012 che li ha visti raccogliere solo piazzamenti o vittorie poco significative. Voto: 5

Damiano Cunego: è inaccettabile che un atleta con le sue caratteristiche concluda una stagione fondamentale, come è stato il 2012 per il trentunenne veronese, con una sola vittoria conquistata al Giro del Trentino. Bisogna chiedersi chi sia responsabile delle scelte e della preparazione di questo ciclista, che rischia davvero di essere rovinato da tecnici non qualificati. Voto: 4

Samuel Sanchez e Fabian Cancellara: due ciclisti agli antipodi per caratteristiche tecniche accomunati però da tanta sfortuna. Questi forti atleti che, nonostante in più di un’occasione si sono ritrovati nelle posizioni giuste per giocarsi la vittoria in competizioni prestigiose (Liegi e Tour de France per il primo, classiche fiamminghe e Olimpiadi per il secondo), sono stati costretti ad abdicare per via di forature o cadute. Voto: 4

Oscar Freire: ha concluso la carriera nel peggiore dei modi, non tanto per la mancata vittoria nel Campionato del Mondo ma perché, a causa di questo obiettivo inarrivato, ha rovinato l’amicizia con i suoi compagni di squadra di sempre. Voto: 4

Francesco Gandolfi

gandolfi.francesco@libero.it

LA CADUTA

ottobre 23, 2012 by Redazione  
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Lance Armstrong ha perso tutto, a cominciare dai sette Tour. L’UCI ha infatti deciso di seguire la linea dettata dall’Usada, togliendo all’americano i trionfi conseguiti in Francia fra il 1999 e il 2005. Probabile che le edizioni restino senza vincitore, anche se per una decisione definitiva bisognerà attendere venerdì. Al corridore che ha marchiato a fuoco gli anni 2000, persi anche i contratti di sponsorizzazione con la Nike, resta soltanto l’onta della squalifica.

Foto copertina: Lance Armstrong brinda nel giorno del suo settimo trionfo al Tour de France (foto Roberto Bettini)

Lance Armstrong non è mai esistito, almeno non per il Tour. Per gli anni fra il 1999 e il 2005, nell’albo d’oro della Grande Boucle resterà un buco nero di sette edizioni, a meno che venerdì l’UCI non decida – contrariamente alle previsioni – di riassegnarli ai secondi classificati. Una scelta che la tradizione suggerirebbe ma che il buon senso forse sconsiglierebbe, visto che sei dei sette Tour verrebbero assegnati ad atleti con altre squalifiche per doping alle spalle (Zulle, Ullrich, Beloki e Basso, con Kloden a fare la parte dello studente diligente che paga insieme ai compagni irrequieti).
Questione spinosa, anche perché le positività dei quattro non riguardano le stagioni in questione, ma che non rappresenta la conseguenza fondamentale della sentenza con la quale l’UCI ha ripudiato l’ex pupillo. Tanto più che depennare un corridore squalificato dalla classifica di una corsa non equivale ad annullarne gli effetti sulla stessa, specie se il corridore in questione è Lance Armstrong: uno che la gara la controllava, la addormentava, la scuoteva, la indirizzava e la rivoltava quasi a suo piacimento. Senza Armstrong, quei Tour sarebbero stati semplicemente diversi, se non altro perché l’avvento del texano ha reso diverso – nel bene e nel male – il ciclismo.
La sentenza di ieri significa prima e più di tutto lo sbriciolamento di un mito, di un sogno di rinascita che, sia pur fra controversie e mormorii divenuti negli anni quasi assordanti, rappresentava una delle parabole più affascinanti della storia dello sport: dai primi successi alla carriera stroncata dal cancro, per poi di riemergere dall’inferno e ascendere all’Olimpo, conquistando la gara più prestigiosa del pianeta e riscrivendone ogni record. Nemmeno il meno creativo degli sceneggiatori oserebbe mai scrivere un copione tanto scontato nel suo essere fiabesco, e vedere il tutto accadere davvero ha forse reso cieco chi poteva accorgersi di qualcosa e muto chi qualcosa sapeva.
Può forse essere così spiegato – benché non giustificato – il ritardo con il quale è emersa la verità su quello che era un mito ed oggi soltanto una truffa iniziata quattordici anni fa, quando Armstrong decise che tornare alla vita e allo sport dopo aver vinto un lancio di moneta con la morte non era abbastanza. Delude scoprire cosa è stato disposto a fare pur di arrivare più in alto; dispiace per la verità non tanto per lui, quanto piuttosto per chi da lui è stato ispirato, per chi in lui aveva trovato un modello che si auspica possa rimpiazzare con qualcuno che non sia stato una colossale farsa.
Ci sembra superfluo addentrarci nella discussione di una sentenza che – al di là dei già menzionati tempi biblici – appare difficile contestare nella sostanza; ancor più inutile sarebbe ribadire l’esecrabilità delle azioni di Armstrong, sufficiente a non ispirare la benché minima pietà per l’uomo che viene chiamato a restituire il maltolto e si vede privato di tutto ciò che il suo bluff gli aveva portato – sponsorizzazioni multimilionarie come quella della Nike in primis -.
Più interessante ci sembra invece dedicare qualche parola alla nauseante conferenza stampa di Pat McQuaid, che cavalcando l’ondata di universale sdegno per le acclarate nefandezze dell’americano ha pateticamente provato ad ergersi a paladino della lotta al doping e a profeta di un’epoca nuova e pulita, dove per gli Armstrong non ci sarà più posto. Come se il texano non fosse stato a lungo additato quale esempio da imitare e alfiere di un ciclismo lontano dagli scandali degli anni ’90; come se, soprattutto, fosse immaginabile il ruolo di baluardo della guerra al doping per un uomo che soltanto due anni fa tentava il possibile e non solo per coprire la positività al clenbuterolo di Alberto Contador, salvo poi lavarsene le mani quando la vicenda fu portata alla luce.
Non è la prima volta che delle vittorie vengono revocate, e l’esperienza obbliga a prevedere che non sarà l’ultima; è però difficile trovare un precedente più clamoroso, dalle conseguenze altrettanto enormi. Con i sette Tour se ne vanno tutti i primati che Armstrong aveva riscritto, viene quasi cancellata un’era ciclistica. Pur non pareggiando la grandezza dei Coppi, dei Merckx e degli Hinault, l’americano aveva segnato un’epoca come forse nessuno, rivoluzionando la sua disciplina ben al di là del record di maglie gialle. Armstrong ha rappresentato un nuovo modo di correre, l’applicazione sistematica della scienza al ciclismo, la preparazione del particolare portata all’esasperazione. Mutamenti forse non tutti in meglio, ma che hanno settato per anni un nuovo standard di approccio alle corse, solo di recente in parte accantonato, con la gradevole ricomparsa di corridori completi, capaci e desiderosi di misurarsi su tutti i terreni in tutte le stagioni.
È opinione diffusa che la condanna di Armstrong enfatizzi la già duratura crisi di credibilità del ciclismo. Dissentiamo: per dolorosa che possa essere, ogni squalifica di un atleta dopato segna un passo avanti nella battaglia contro il più grande flagello dello sport. Dello sport – si badi –, perché il doping è pratica tutt’altro che circoscritta al mondo della bicicletta. Mondo che è però fra i pochi a sforzarsi di dare la caccia ai bari e di punirli quando li trova, anche a costo di perdere appassionati, di veder calare l’audience televisiva e di assistere all’abbandono di qualche sponsor. Doloroso, appunto, ma sempre meglio che chiudere gli occhi dinanzi all’evidenza, rinunciando a scoperchiare un vaso colmo di marcio, come è costume altrove. Condannare Armstrong e chiunque nella sua condizione è un passo innanzi sulla via di quello scenario di pulizia che è più lontano di quanto McQuaid preconizzi (soprattutto finché saranno in circolazione soggetti come lui), ma che non è utopia. Perciò goodbye, Lance; non ci mancherai.

Matteo Novarini

UN’ALTRA CLASSICA PER LA COLLEZIONE DI GILBERT

settembre 25, 2012 by Redazione  
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Con la conquista del Campionato del Mondo il vallone è riuscito ad aggiudicarsi una delle poche classiche che ancora non facevano parte del suo incredibile palmares. Un successo ottenuto anche grazie ad una condotta di gara perfetta da parte del Belgio mentre lo stesso non può dirsi per la tattica piuttosto confusionaria adottata da Spagna e Italia.

Foto copertina: Gilbert, l’iride e l’oro (foto Bettini)

Philippe Gilbert: dopo la sontuosa abbuffata di corse di un giorno della passata stagione, quest’anno il vallone aveva deciso di concedere anche agli altri di soddisfare i loro appetiti. Così è avvenuto per quanto riguarda la prima parte dell’anno tuttora in corso, mi riferisco alle classiche del Nord e a quelle agostane, in cui tutti i contendenti principali del belga hanno potuto cogliere successi importanti. Il programma di Gilbert, infatti, prevedeva il raggiungimento del picco di forma massimo proprio in concomitanza dell’appuntamento iridato.
Come nella panificazione, ormai da tempo, i panettieri sono soliti usare lievito chimico in sostituzione di quello naturale per evitare gli inconvenienti di una lievitazione o troppo tardiva o eccessivamente precoce, lo stesso può dirsi nel caso del belga il quale è riuscito a tornare lo spietato dominatore dell’anno passato esattamente nel giorno prefissato. Nella spaventosa progressione finale sul Cauberg abbiamo rivisto, ne più né meno, la “copia” degli arrivi dell’Amstel 2010 e 2011. Voto: 10

Edvald Boasson Hagen: con l’argento mondiale ha dimostrato, o meglio ha confermato di essere uno degli atleti più pericolosi e competitivi sui percorsi ondulati. Rimasto ben coperto fin sul Cauberg, nulla ha potuto contro lo strapotere di Gilbert su quello strappo ma l’età è dalla sua e in futuro riuscirà sicuramente a vestire la maglia iridata. Voto: 8

Alejandro Valverde: uscito della Vuelta in ottime condizioni di forma, in salita sembrava l’unico a poter tenere la ruota di Gilbert e, forse, in cuor suo pensava addirittura di poterlo staccare date le ottime prove offerte sulle ripide salite spagnole. Ma anche l’Embatido si è dovuto inchinare alla potenza del belga, raggranellando una medaglia di bronzo molto amara per sé e per la squadra. Voto: 7

Thomas Voeckler: capitano della nazionale francese, si era preparato a puntino per l’appuntamento iridato. Aveva dichiarato, addirittura, di essere disposto a “snaturarsi”, cioè di reprimere la sua indole di instancabile attaccante pur di riuscire a vincere il Mondiale. Abile come suo solito nell’intuire quando un azione può avere buon esito, si è inserito nel tentativo promosso da Contador insieme ad un compagno. Successivamente, quando il gruppo principale si stava avvicinando, ha preferito non seguire il suo istinto e si è fatto assorbire dagli inseguitori senza accennare nemmeno uno scatto. Ha chiuso nell’anonimato, pur posizionandosi nella top ten. Voto: 5,5

Peter Sagan: dopo una stagione così intensa non si poteva chiedere al ventiduenne slovacco di essere competitivo anche al Mondiale. Ha provato a tener duro e ha anche risposto ad un tentativo di allungo al penultimo giro, sul falsopiano dopo il Cauberg, ma le gambe non erano certo quelle dei giorni migliori. Voto: 5

Simon Gerrans: con l’assenza di Evans, che sarebbe stato sicuramente protagonista su di un tracciato così disegnato, i gradi di capitano della nazionale australiana se li era aggiudicati di diritto il vincitore della Milano-Sanremo di quest’anno. Anche se ha fatto lavorare la squadra per qualche chilometro non lo si è mai visto. Voto: 4

Belgio: erano i favoriti della vigilia e si sono assunti l’onere di controllare la corsa fin dal principio, agevolati in questo compito dall’aiuto inaspettato della Gran Bretagna. Molto attivo in particolare Gianni Meersman, tutti i potenti passisti belgi, da Leukemans a Van Summeren, hanno dimostrato un fondo ed una resistenza davvero notevoli. Evidentemente il piano tattico elaborato dalla squadra vedeva in Gilbert il capitano designato dato che Tom Boonen, co-capitano insieme a quest’ultimo, avrebbe preferito di certo un’andatura più blanda mentre ha patito il ritmo elevato imposto dai compagni sin dalle prime battute di gara ed è stato così costretto a rinunciare al bis nel Campionato del Mondo. Voto: 10 e lode

Italia: una tattica pressoché perfetta fino a due terzi di gara s’è risolta in un pasticcio completo nel finale. L’inserimento dell’ottimo Cataldo nella fuga del mattino ha permesso ai compagni di rimanere coperti mentre la successiva azione di Nocentini, scaturita dal tentativo promosso da Flecha, non ha consentito alla Spagna di essere in superiorità numerica nel gruppetto degli attaccanti. Ulissi e Marcato, poi, sono stati attenti e pronti a rispondere all’allungo di Contador, creando così una situazione a noi favorevole dato che nel gruppetto di testa proprio il giovane toscano sarebbe stato il più veloce in caso di arrivo in volata. Purtroppo questa azione è naufragata ed allora gli altri azzurri, i capitani della vigilia che fino a quel momento erano rimasti giustamente inattivi, Paolini, Nibali, Moser e Gatto, avrebbero dovuto provare a movimentare la corsa cioè tentare di scongiurare in tutti i modi possibili un arrivo a ranghi compatti ai piedi del Cauberg. Invece, tutti e quattro, per varie ragioni, hanno commesso gravi errori. L’ex alfiere di Bettini è apparso in ottima condizione ma ha corso in maniera a dir poco distratta e questo non è da lui; infatti troppo spesso è rimasto scoperto in testa al gruppo a prendere aria e, nel corso dell’ultimo giro, quelle energie sprecate non gli hanno consentito di giocarsi le proprie carte. Il siciliano, invece, pensavo avesse ormai compreso che per battere Gilbert è necessario sfiancarlo a fondo sulla distanza (vedi la Liegi di quest’anno e il Lombardia 2011) perché cercare di attaccarlo solo sull’ultimo strappo è una tattica suicida. Le dichiarazioni a fine corsa di Vinokourov, futuro manager dello Squalo, confermano quanto appena scritto sulla condotta di Vincenzo. Moser, forse, ha sofferto troppo il chilometraggio dato che è stato l’atleta più giovane a correre il Campionato del Mondo anche se bisogna ammettere che le prove offerte in Canada potevano far sperare in qualcosa di più. Gatto, primo fra gli italiani (13º) non si è mai visto, segno di una pessima condizione di forma. Proprio il tredicesimo posto di quest’ultimo, come miglior risultato ottenuto dall’Italia, dovrebbe far riflettere il commissario tecnico e la federazione circa la scelta scriteriata di escludere dalla nazionale atleti che, con ogni probabilità, avrebbero potuto ottenere un piazzamento migliore. Voto: 5

Spagna: l’intervista rilasciata da Freire a gara conclusa ha suffragato la tesi, che molti avevano espresso alla vigilia, di un clima piuttosto teso all’interno della squadra iberica. Infatti, la presenza di troppi campioni, da Freire a Valverde, passando per Contador e Rodriguez e Sanchez, non ha permesso alla formazione di muoversi compatta per cercare di vincere la corsa. Si è venuta, in sostanza, a creare la medesima situazione che si viveva all’interno della nazionale italiana fino a pochi anni fa, in cui ogni atleta faceva gara a sé, cercando addirittura di impedire ad un compagno, in qualche caso, di vincere (vedi Lisbona 2001). Il Tricampeon, giunto alla sua ultima corsa in carriera, non ha gradito la condotta un po’ troppo esuberante di Sanchez, Flecha e Contador. In particolare ha accusato questi ultimi di aver favorito spudoratamente Valverde, il quale poi non è riuscito a concretizzare appieno il lavoro svolto dai compagni. Insomma, un vero disastro tattico, salvato solo parzialmente dalla medaglia di bronzo agguantata da Valverde, perché le condizioni per puntare al risultato più ambito, con un Freire in stato di grazia, erano presenti e non sono state sfruttate. Voto: 6

Gran Bretagna: affetti da una vera e propria sindrome, quella di portare a spasso il plotone tutta la corsa, sempre e comunque, quale che sia la circostanza, indipendentemente che siano i favoriti o no. Cavendish, il campione uscente, ha onorato il titolo conquistato a Copenhagen tirando il gruppo per più chilometri, fino a quando il percorso glielo ha consentito, mentre gli altri compagni, da Swift a Stannard, si sono messi a totale disposizione del capitano Tiernan Locke. Questo ciclista semisconosciuto, autore di qualche bella prova in stagione (soprattutto su strappi molto arcigni), ha corso come se fosse il padrone della gara ma, dopo essersi abilmente inserito nel tentativo promosso da Contador, è scomparso totalmente dalla scena. Voto: 6

Germania: se il gruppetto comprendente, tra gli altri, Contador e Ulissi, non è giunto al traguardo, buona parte del merito lo si deve riconoscere ai tenaci passisti tedeschi, i quali hanno collaborato attivamente con i belgi nel tentativo di recupero. L’obiettivo era quello di favorire la possibile volata finale del giovane capitano Degenkolb. Quest’ultimo ha sofferto parecchio l’ultimo passaggio sul Cauberg ma è comunque riuscito a gestirsi e cogliere un onorevole quarto posto, dimostrando così di non essere semplicemente un velocista puro. Voto: 7

Olanda: il perché non abbiano collaborato nel “gruppetto-Contador”, essendo presente anche Gesink, rimane un mistero. Forse speravano di avere più possibilità di vittoria arrivando in volata con Boom? Il quinto posto finale di quest’ultimo boccia senza replica la tattica olandese. Voto: 5

Colombia: eravamo abituati ad una squadra di comprimari mentre ora, con l’arrivo di Betancur, Henao e Uran le aspettative nei confronti della squadra sudamericana sono profondamente cambiate. La giovane età e il chilometraggio non hanno consentito agli atleti di lottare per il podio ma si sono comunque resi protagonisti di qualche azione degna di nota, in particolare con il vice campione olimpico. Voto: 5,5

Francesco Gandolfi

gandolfi.francesco@libero.it

ALEXANDRE VINOKOUROV È CAMPIONE OLIMPICO: IL CICLISMO RISORTO NEL CUORE DI LONDRA

agosto 5, 2012 by Redazione  
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Questa volta l’umiliazione è stata patita dal Team Sky (perdonatemi il lapsus, dalla Gran Bretagna!) che non è riuscita ad imporre il proprio gioco come accaduto, invece, durante tutto il Tour de France. I valori propri del ciclismo risultano così, nell’arco di soli sette giorni, riabilitati dalla mortificazione e dallo svilimento subìti nel corso della Grand Boucle. E di questo dobbiamo ringraziare il ciclista vincitore, Vinokourov, il quale con il suo furore agonistico ha saputo ridare lustro e ha restituito orgoglio ad uno sport che, altrimenti, avrebbe dovuto sopportare l’ennesima beffa per opera dei britannici. Bene anche gli italiani con Nibali e Paolini, animatori della corsa fin dalle prime battute, ma che nel finale si sono lasciati sfuggire l’occasione di conquistare una medaglia.

Alexandre Vinokourov: prima di proseguire nello scritto sento il dovere di premettere che, nonostante stia redigendo delle pagelle, non esprimerò alcun giudizio sulla condotta di gara di questo ciclista. Risulterebbe offensivo e privo di significato. D’altronde, che senso avrebbe valutare un’opera eccezionale come la “Gioconda” o una sinfonia di Beethoven? Perché di questo stiamo parlando: di un capolavoro d’arte ciclistica. Solo lui poteva essere in grado di scompaginare i piani fin troppo perfetti della presuntuosa squadra britannica, e così è stato. Già quando mancavano ancora 140 chilometri alla conclusione ha iniziato a menare le danze insieme a Nibali, per poi sferrare l’allungo decisivo sull’ultimo passaggio della collinetta londinese che caratterizzava il percorso olimpico e rientrare con decisione sul gruppetto degli attaccanti che si è giocato la corsa. Il finale, poi, è stato sublime e come tale indescrivibile. Il genio e la fantasia del vecchio maestro kazako risultano esaltati ancor di più se paragonati alla meccanica asetticità dei vari Wiggins e Froome, talmente prevedibili da apparire macchine programmate. L’asetticità propria di chi pensa di prendere parte a gare dall’esito scontato, dal copione già scritto ma che risulta inerme ed indifesa di fronte a situazioni imprevedibili, come quelle create abilmente da “Vino”. E così, con un oro olimpico al collo, di fronte a Buckingam Palace, si è conclusa la straordinaria carriera del Colonnello Alexander Nikolaievic Vinokourov, la cui storia sembra uscita direttamente dalla penna dei grandi romanzieri russi dell’ottocento. Un racconto formidabile che narra le vicende di un romantico atleta dalle mille vite, che ha saputo rinascere e risollevarsi in più di un’occasione.
Vinokourov è risorto ancora una volta e il Ciclismo con lui.

Rigoberto Uran: quando un ciclista riesce a ben figurare sulle rampe del San Luca, finendo al terzo posto il Giro dell’Emilia, prima o poi combina qualcosa di importante. Dopo aver dato buona prova di sé sulle arcigne salite dolomitiche del recente Giro d’Italia e aver vinto la Maglia Bianca di miglior giovane sempre nella corsa rosa, arriva questo argento che vale una carriera. Intuito da vendere, ha saputo cogliere l’attimo di distrazione e confusione che si era creato nel gruppetto degli attaccanti, ed ha attaccato con coraggio. Purtroppo, all’ultimo chilometro ha commesso l’ingenuità di pensare di giocarsi la medaglia d’oro con un ordinario sprint, dimenticando (o, forse, sottovalutando enormemente) chi fosse il suo compagno di fuga: un ciclista per niente affatto ordinario! Ad ogni modo per uno scalatore, su un percorso del genere, questa medaglia rappresenta un risultato eccezionale. Voto: 10

Gran Bretagna: il robotico team britannico aveva programmato tutto, fin nei minimi dettagli, ormai da mesi. Forse, non aveva previsto di dover fare i conti con un vecchio campione del passato che, seppur un po’ acciaccato, ha ritrovato gli stimoli e la grinta per impartire a tutti una bella lezione di ciclismo. Forti di un tracciato disegnato apposta per le caratteristiche del capitano Cavendish, gli atleti britannici sono rimasti vittime proprio del percorso che, con la sua tortuosità, ha saputo esaltare la condotta arrembante di Vinokourov e martoriare gli automi-gregari di Cannonball. Di questa disfatta dobbiamo tutti essere contenti, non già per la sconfitta dei singoli atleti ma perché a risultare perdente è stato il loro modo di intendere e di concepire il ciclismo. Voto: 4

Germania: con un Tony Martin già concentrato per la prova a cronometro, sembrano essersi più accontentati di far perdere la Gran Bretagna che di provare a far vincere Greipel. Qualche volta li si è visti in testa a tirare, sempre con riserva, ma niente di più. Voto: 4

Norvegia: il mastodontico Boasson Hagen (voto: 4) era uno dei grandi favoriti della vigilia, ma il velocista-scalatore che tanto mi ha divertito durante il Tour non è mai entrato nel vivo della corsa. Il ruolo di capitano è passato quindi sulle spalle del meno noto Kristoff che ha saputo, con la sua potenza, conquistare un ottimo bronzo. Voto: 7

Peter Sagan: appare più maturo e freddo di quello che è in realtà. Poco lucido, si lascia scappare l’occasione di far sua una corsa adattissima alle sue caratteristiche. Voto: 4

Belgio: il capitano designato alla vigilia era Boonen il quale, per rendere più dura la vita ai velocisti puri, ha deciso di mandare in avanscoperta un Gilbert che, in questa stagione, sembra tornato sui suoi livelli abituali. Il vallone infatti, pur facendo parte del gruppetto di testa, non ha combinato proprio un bel niente, come accadeva regolarmente prima che si trasformasse nel Cannibale della stagione 2011. Voto: 5

Italia: con Nibali e Paolini ci siamo ben comportati, abbiamo movimentato la corsa e siamo stati protagonisti fino alle battute conclusive quando, sulla salitella finale, è esplosa la corsa. Il siciliano si è ben comportato nelle vesti di gregario per l’esperto bergamasco che, tuttavia, doveva assolutamente marcare stretto un mastino come Vinokourov. Quest’ultimo, per di più, aveva già dato prova nel finale (evitando di cadere addosso a Cancellara e rientrando sui primi con facilità) di essere in grande condizione e si sa che, in queste circostanze, risulta spesso letale. Peccato, una medaglia per Luca sarebbe stata la giusta ricompensa alla carriera. Voto: 6

Svizzera: con Albasini e Rast hanno fatto corsa dura fin dalle prime battute per cercare di mettere in difficoltà la Gran Bretagna. Purtroppo, un Cancellara in grandissima condizione è caduto nel finale mentre stava affrontando una curva (strano a dirsi per un ciclista abile come lo svizzero nella guida del mezzo), negando una quasi certa medaglia d’oro alla formazione elvetica. Voto: 6

Russia: Menchov, dopo un Tour de France disastroso, si è reso protagonista della fuga del mattino mentre Kolobnev, che dà sempre buona prova di sé quando veste la maglia della nazionale, è risultato tra i più attivi nel finale di gara. Forse quest’ultimo non ha ancora smaltito la lunga assenza dalle competizioni, ma sarà sicuramente competitivo per il Mondiale. Voto: 6,5

Australia: l’esperto O’Grady ha salvato, con il suo sesto posto, l’intera spedizione dei “Canguri” che altrimenti sarebbe risultata del tutto anonima. Voto: 7

Spagna: dopo aver dato fuoco alle polveri nel finale ed aver fatto saltare il banco, rimasti in superiorità numerica durante le fasi conclusive, non si sono presi la briga di ricucire lo strappo creato da Uran e Vinokourov. Questa volta la tattica attendista che da sempre contraddistingue la formazione iberica non ha pagato e L’Embatido è stato battuto. Voto: 5

Francesco Gandolfi
gandolfi.francesco@libero.it

L’IMBARAZZANTE DOMINIO DEL TEAM SKY

luglio 24, 2012 by Redazione  
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Un intero gruppo umiliato dallo strapotere di una squadra che, mi si perdoni il becero gioco di parole, sembra davvero venuta dal cielo. E’ questa l’immagine che conserveremo della edizione del Tour de France 2012 appena conclusasi, tra le più noiose degli ultimi anni. Due note positive, comunque, vanno registrate: l’emergere di un certo numero di giovani davvero promettenti (specialmente tra le fila dei corridori francesi) e la conquista del terzo posto da parte di Nibali che regala così all’Italia un posto sul podio a Parigi, dopo la seconda piazza di Basso nell’ormai lontano 2005.

Foto copertina: Froome, con Sagan uno dei nostri promossi a pieni voti, brinda dopo il successo nella tappa della Planche des Belles Filles (suipedali.it)

I PROMOSSI

Bradley Wiggins: approdato al ciclismo su strada alla ricerca di nuovi stimoli, quasi per vincere la noia di un ciclismo su pista per troppi anni dominato con disarmante facilità, giusto il tempo di mettersi un po’ a dieta ed eccolo trionfatore sui Campi Elisi. Nel 2009 si rese protagonista, sempre sulle strade francesi, di un duello serrato con Armstrong per la conquista del podio, risoltosi poi in favore dell’americano (rientrante alle corse dopo quattro anni di inattività, alla veneranda età di 38 anni). Nel 2010 non seppe reggere il ritmo dei migliori in salita, mentre lo scorso anno venne messo fuori gioco da una caduta. Si può riassumere in questo modo la stupefacente storia sportiva del trentaduenne atleta Sky, primo britannico in grado di vincere la Grand Boucle, se non fosse che in questa stagione non si è limitato a primeggiare al Tour ma ha saputo conquistare anche ‘corse minori’ come la Parigi Nizza a marzo, il Romandia a maggio e il Delfinato in giugno. Sempre il solito ruolino di marcia in tutte le corse: vittoria a cronometro con successivo controllo suo e della squadra nelle tappe seguenti. Ci si dimenticherà di tutto questo negli anni a venire, mentre nella memoria degli sportivi rimarrà impressa l’immagine del Lord Baronetto umiliato in salita dal suo gregario Froome, che più volte lo ha aspettato, accompagnandolo con malcelata insofferenza in diversi tratti impegnativi. E’ una immagine triste quella di una maglia gialla che, non riuscendo a primeggiare in salita sul suo compagno, sente la necessità di ricompensare il grande lavoro di squadra proponendosi come ultimo uomo nelle volate, facendo valere le sue naturali doti da pistard. Se vale il detto che ‘è il Tour a far grande il corridore’, attenzione però che può verificarsi anche il rischio che ‘il corridore faccia piccolo il Tour’. Voto: 9.

Chris Froome: l’esatto opposto del suo capitano. Sia stilisticamente che caratterialmente rappresenta, per così dire, la nemesi di Wiggins: elegante ed armonico nel suo gesto atletico, il britannico, sgraziato e scomposto il keniota. Susseguioso e un po’ spocchioso il capitano, apparentemente modesto e pacato il “gregario”. In questo Tour ha rappresentato l’elemento perturbatore degli equilibri interni del team Sky, egli è stato davvero troppo forte, al di là di ogni aspettativa, persino per una squadra formata da corridori che, convocati per svolgere ruoli da ‘fatica’, non avrebbero sfigurato come capitani in altre formazioni. Nell’arco di due stagioni ha rinunciato, in nome della fedeltà al team e al capitano Wiggins, alla Vuelta 2011 e probabilmente al Tour di quest’anno. Certo, vederlo sprintare e vincere davanti ad uno specialista come Evans, su una rampa al 20%, senza nemmeno faticare troppo, dopo aver assistito al suo penoso zigzagare sulle rampe del San Luca al Giro d’Italia del 2009, non può che suscitare un certo effetto. L’impressionante facilità con la quale ha spianato i pochi arrivi in salita presenti resterà l’emblema di questo Tour de France. Voto: 10.

Vincenzo Nibali: a 28 anni, con due grossi calibri come Andy Schleck e Contador fuori gioco, era chiamato a cogliere un’occasione e dimostrare che una sua vittoria al Tour, dopo lo splendido successo alla Vuelta del 2010, non era una utopia. Invece il siciliano, pur sorretto da una buona condizione di forma, è sempre apparso troppo distante dalla conquista della maglia gialla, svantaggiato anche da un percorso disegnato apposta per corridori amanti delle corse contro il tempo. Anche la squadra, con Szmyd in testa, non si è dimostrata all’altezza della corazzata avversaria, la Sky, confermando ancora una volta la predilezione dei tecnici Liquigas e degli sponsor per il Giro d’Italia. Le sue azioni sia in discesa che in salita ci hanno emozionato e salvato da paurose crisi di sonno, anche se le difficoltà patite negli ultimi chilometri della seconda tappa pirenaica consecutiva sono segnali di una certa difficoltà nelle capacità di recupero dell’atleta. Dopo l’ottimo ed esaltante secondo posto alla Liegi, arriva comunque questo podio al Tour per un ciclista eclettico e completo in grado di competere non solo nelle corse a tappe ma anche in quelle in linea. Voto: 8

Jurgen Van Den Broeck: non sembra possedere le doti per poter vincere un GT. Ha provato qualche allungo tra Alpi e Pirenei con il sostegno di tutti gli appassionati desiderosi di vedere finalmente un po’ di bagarre, ma i suoi tentativi sono risultati privi della necessaria continuità. Il suo quarto posto lo si deve più alla defaillance di Evans che a meriti propri. Voto: 7

Tejay Van Garderen: il più talentuoso tra i giovanissimi per quanto riguarda le gare a tappe, Maglia Bianca a Parigi conquistata meritatamente. Ottima la sua posizione a cronometro, specialità che ama particolarmente, se non avesse dovuto aspettare un Evans alla deriva sarebbe sicuramente rimasto con i migliori in salita (alla Liegi, sullo Sprimont, ha letteralmente fiaccato le resistenze del suo capitano Gilbert) e, forse, sarebbe stato capace di insidiare il podio. Con ogni probabilità sarà il capitano della BMC al prossimo Tour. Voto: 8

Haimar Zubeldia: ciclista capace di offrire buone prestazioni in salita durante “l’era Armstrong”, in questo Tour era stato chiamato come uomo di fiducia degli Schleck. Le circostanze lo hanno poi fatto assurgere al rango di uomo di classifica della Radioshack. Poco appariscente, si è difeso egregiamente sia in salita che a cronometro e grazie alla regolarità ha conquistato un ottimo sesto posto. Voto: 7

Pierre Rolland: grazie alla sua magrezza è in grado di reggere bene le tappe sulle grandi salite e anche questo Tour ha confermato questa sua predisposizione. Non ha certamente la potenza necessaria per poter scavare grandi distacchi in montagna e competere a cronometro. Questo scalatorino farà bene in futuro ad ambire più alla conquista della Maglia a Pois grazie a fughe da lontano piuttosto che giocarsi le sue carte nella classifica generale. Voto: 7,5

Thibaut Pinot: la speranza francese per le corse a tappe possiede tutte le carte per poter primeggiare nei GT. Capace già di vincere per distacco una frazione impegnativa al Tour, si è un po’ perso sui Pirenei ma ha tenuto alla grande nella cronometro conclusiva, dimostrando ottime doti di fondo e di recupero. Una ventata di aria fresca per l’esangue ciclismo transalpino: anche noi lo aspetteremo con interesse alle prossime edizioni, specialmente sulle salite. Voto: 8

Thomas Voeckler: qualche stagione passata, quando era ancora un giovane ciclista alle prime armi, le smorfie e le boccacce che già gli segnavano il volto avevano ispirato la simpatia e l’ammirazione di tutti gli appassionati perché erano il simbolo di uno sforzo autentico profuso dal ciclista nel tentativo estremo di difendere la sua Maglia Gialla, conquistata grazie ad una fuga bidone, dalla rimonta spietata di un predatore come Armstrong. A distanza di anni quelle stesse moine disturbano gli spettatori che non riescono più a coglierne la genuinità iniziale ma ne percepiscono solo l’aspetto teatrale, farsesco. Questo nulla toglie alle doti di combattività e di fondo che caratterizzano T-Blanc le quali, rimaste sopite negli anni di piena maturità agonistica, emergono ora al tramonto della carriera. In un Tour con poche salite la maglia di miglior scalatore ha premiato, come ormai è consuetudine alla Grand Boucle, non già effettivamente il grimpeur più forte ma il corridore che, mettendosi fuori classifica, ha il via libera dal gruppo per racimolare punti sui gran premi della montagna. Se il quarto posto dello scorso anno era apparso sbalorditivo, la conquista della Maglia a Pois insieme a due splendide vittorie di tappa sono la conferma che quello dello scorso anno non è stato un fuoco di paglia. Voto: 9

Mark Cavendish: notevolmente dimagrito rispetto al Giro d’Italia, è stato capace di cogliere successi di tappa e di dare anche una mano alla squadra nei percorsi più impegnativi. Ha patito senz’altro la concorrenza di Greipel (voto 8 ) rivedendo al ribasso le sue aspettative della vigilia. Alle Olimpiadi sarà una bella sfida con il tedesco. Voto: 8

Peter Sagan: capiremo, forse, nei prossimi anni i limiti di questo ragazzo che alla prima partecipazione al Tour si comporta in corsa come un ciclista navigato e che sa inanellare una serie di vittorie con apparente facilità. L’unica cosa che può disturbare del talentuoso slovacco sono i gesti plateali con i quali ha rimarcato i suoi successi al Tour. Ha infatti trasformato la giusta esultanza al traguardo, da momento di coronamento di una immane fatica a involontari sfottò nei confronti degli avversari e dello sforzo da loro profuso, emulo in questo del ‘Pistolero’ spagnolo. Voto: 10

Edvald Boasson Hagen: si lancia con impeto negli sprint di gruppo, contendendo ai migliori velocisti al mondo le tappe a loro dedicate. Nelle frazioni di montagna, imponendo un ritmo asfissiante, è stato in grado di mandare fuori giri alcuni tra i corridori più forti in salita. Il massiccio norvegese, il più robotico tra i gregari a disposizione di Wiggins, ha totalmente stravolto le categorie tradizionali del ciclismo, inaugurando la stagione dei ‘velocisti-scalatori’. Voto: 9

I BOCCIATI

Denis Menchov: anche nei momenti di massima forma atletica è sempre stato un regolarista e niente di più. Grazie a questa sua dote è stato comunque capace di aggiudicarsi un paio di volte il Giro di Spagna e, tre anni fa, il Giro d’Italia. Adesso, sul finire della carriera, non riesce a mantenere la condizione nell’arco delle tre settimane. Questo Tour ha dimostrato che il russo, come altri suoi colleghi illustri con i quali si è trovato più volte a battagliare per la classifica generale nei GT e di cui scriverò qui di seguito, può ormai solo svolgere il ruolo di comprimario. Voto:4

Cadel Evans: sin dall’inizio del Tour non è apparso l’atleta dello scorso anno. Nonostante il primo arrivo in salita avesse fatto ben sperare per il prosieguo della corsa, già le prime vere salite alpine lo hanno respinto. Da apprezzare come al solito la sua generosità anche quando i giochi per la classifica erano ormai chiusi. Anche se, data l’età, difficilmente potrà più lottare per il successo in un GT, le sue caratteristiche gli permetteranno di competere ancora per un paio di stagioni nelle classiche più confacenti alle sue qualità e guidare, magari, il giovane Van Garderen alla conquista della Maglia Gialla. Voto: 5

Ivan Basso: dopo un Giro nel quale ha deluso le aspettative, ha corso il Tour in supporto a Nibali ma, almeno sulle Alpi, non ha saputo stare al fianco del suo capitano. Ripresosi sui Pirenei, abbiamo potuto apprezzare un paio di trenate delle sue e per un istante abbiamo intravisto il Basso che, proprio su quelle strade, seppe far vacillare anche ‘Robocop’. Voto: 5,5

Michele Scarponi: arrivato in Francia con l’ambizione di conquistare una vittoria di tappa o la Maglia a Pois, ha visto ridimensionarsi le sue aspettative ad un onorevole secondo posto in una delle frazioni più impegnative. Voto: 4,5

Levi Leipheimer: nonostante gli intenti bellicosi della vigilia, le trentanove primavere e lo scandalo che lo ha coinvolto alla vigilia della corsa gli hanno impedito di lottare anche solo per un piazzamento nella top ten. Fuori classifica, ha anche provato ad andare in fuga alla ricerca almeno di un successo parziale ma inutilmente. Voto: 4

Janez Brajkovic: capitano dell’Astana, aveva nel mirino un posto tra i primi cinque della generale. Supportato egregiamente dai compagni di squadra, non ha retto il ritmo dei migliori in salita e anche a cronometro ha evidenziato i suoi limiti attuali. Un ciclista che, nonostante il trascorrere del tempo, non riesce a compiere quel salto di qualità necessario per concretizzare le proprie legittime ambizioni. Voto: 4

Francesco Gandolfi

ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI PARIGI

luglio 22, 2012 by Redazione  
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Anche al Tour 2012 vi proporremo l’appuntamento giornaliero con l’almanacco, rubrica contenitore con la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; la colonna sonora dell’ultima frazione disputata, la presentazione della tappa del giorno, le “perle” dei telecronisti, le previsioni del tempo per la tappa che verrà, il ricordo del Tour del 1953 e una vista “retrospettiva” sul Tour in corso. Seguiteci.

Foto copertina: tramonta il sole dietro l’arco di trionfo, sullo sfondo degli Champs-Élysées (www.futura-sciences.com)

TOUR DE FRANCE, GIRO DEL MONDO

Italia

Cavendish e Wiggins, apoteosi a Parigi(Gazzetta dello Sport)

Tour, Wiggins trionfa. Nibali è terzo (Corriere dello Sport / Stadio)

Francia

God save the king!(L’Equipe)

Svizzera

Cavendish vince sugli Champs-Elysées (Corriere del Ticino)

Wiggins Meisterstück nach dem Auf und Ab (Neue Zuercher Zeitung)

Regno Unito

Bradley Wiggins makes history with Tour de France victory (The Daily Telegraph)

Wiggins wins the Tour de France (The Independent)

Triumph for Wiggins and Cavendish (The Times)

Spagna

Cavendish se suma a la fiesta de Wiggins (AS)

Bradley Wiggins clava la bandera británica en París (Marca)

God save Bradley Wiggins (El Mundo Deportivo)

Belgio

Un Tour de France à l’accent britannique (Le Soir)

Cavendish plaatst de kroon op het werk voor Sky (De Standaard)

Les Sky à la fête : l’étape pour Cavendish, le général pour Wiggins (L’Avenir)

Cavendish au-dessus du lot sur les Champs Elysées (La Dernière Heure/Les Sports)

Bradley Wiggins, vainqueur du Tour de France après un dernier coup de main à Cavendish (Sudinfo.be)

Cavendish plaatst de kroon op het werk voor Sky (Het Nieuwsblad)

Germania

Wiggins fährt in die Geschichtsbücher der Tour de France (Westdeutsche Allgemeine Zeitung)

Eil+++ Wiggins gewinnt als erster Brite Tour de France (Bild)

Lussemburgo

Wiggins gewinnt als erster Brite Tour de France (Luxemburger Wort / La Voix du Luxembourg)

Wiggins triumphiert in Paris (Tageblatt)

Paesi Bassi

‘Cav’ zet kroon op Sky-Tour (De Telegraaf)

Danimarca

Cavendish triumferede i Paris(Jyllands-Posten)

Cavendish slog til på Champs Élysées (Sporten)

Sky tager det hele på Champs-Élysées (Politiken)

Repubblica Slovacca

Skvelá bodka za Tour. Sagan špurtoval v Paríži druhý (Pravda)

Canada

With Tour win, Wiggins is one step closer to reaching goal – Bradley Wiggins becomes first British rider to win Tour de France (The Globe and Mail)

USA

Wiggins Wins Tour De France (The New York Times)

Wiggins wins Tour de France (Usa Today)

Colombia

Wiggins ganó el Tour de Francia, Cavendish la última etapa en París (El Tiempo)

Sky, el triunfo del método – Bradley Wiggins, primer británico en ganar el Tour de Francia (El Espectador)

Australia

Wiggins Britain’s first winner. (The Age)

Aussie brain behind Tour’s Brit winner (The Australian)

Cavendish wins final stage (Herald Sun)

BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.

15 LUGLIO

N@po: Il tour di quest’anno è una farsa.

Ceemo: E poi qualcuno dice che è spettacolare…

16 LUGLIO

Howling Wolf14: Non so a cosa ti riferisci. Forse dovresti essere più chiaro. Io sento tutti parlar bene del Tour, anche alcuni di coloro che in passato coglievano qualsiasi occasione per parlarne male. Temo che a volte l’invidia sia una cattiva consigliera.

17 LUGLIO

Salitepuntocià: Il fatto che non succeda mai nulla di imprevedibile posso essere d’accordo (tour gia finito alla crono, mancano i 2 big, si sapeva che nelle poche tappe pseudo-montagnose, gli altri pseudo-big non si staccano i 2 sky , cosi come si vedra’ nelle 2 pseudo tappe pirenaiche, ci son si belle fughe ma comprimari come al giro2012, che sia rolland o rabottini …) ma una farsa non penso perchè incide il percorso, in cui Moser e Saronni avrebbero detto la loro per la vittoria

Salitepuntocià: Si parla di Saronni e Moser dell’epoca , non quelli attuali che han 50-60 anni… a cronometro erano tuttaltro che dei sprovveduti, e su queste salite avebbero retto o perso poco, anche perchè mancano appunto i big … ovvio avrebbero vinto a patto non ci fosse stato un hinault…

18 LUGLIO

Howling Wolf14: Moser era uno con le palle, nel gruppo stava davanti. Saronni era il tipico tremacùa: nella prima settimana avrebbe corso il rischio di perdere 7-8 minuti. Non parliamo poi della tappa ventosa della Camargue: lì avrebbe preso il quarto ventaglio, nemmeno il secondo. Il Tour non è corsa da Saronni.

Salitepuntocià: Questo Tour si… Ovviamente non avrebbe avuto i problemi che dicevi se avesse fatto esperienza al Tour… ma ripeto sarebbe bastato che il Saronni nemmeno vero, ma quello del 1986 a vincere sto tour

Hotdogbr: Madeleine, Croix de Fer e La Toussuire erano tutte salite di 20 km nello stesso giorno, dubito che sia Saronni che Moser sarebbero riusciti a superarle davanti al di là dei Giri vinti da entrambi

Howling Wolf14: Non dimentichiamo che prima che arrivino le tappe di montagna al Tour si corre a 50 all’ora tutti i giorni. Nei giri vinti da Saronni erano tante le tappe cicloturistiche. Poi la scena si apriva quando iniziava la diretta tv. Prima tutti in gruppo. Comodo. Le corse italiane dagli anni Sessanta agli anni Ottanta, più quelle pilotate da Cipollini, sono state le più facili di tutta la storia.

19 LUGLIO

Salitepuntocià: Ma il cast di sto TOur rende possibile la vittoria non solo di Saronni del 1986 addirittura, ma persino quella di Moser sia quello vero che quello di conconi… semplicemente perchè non ci son grandi campioni a sto Tour e ha un percorso facile. Il trio madeleine-fer-toussoire ALL’EPOCA i nostri 2 big,non li avrebbero digeriti, ci si alzava sui pedali nei primi anni 80 … tutto è relativo, ora sarebbero salite e son salite pedalabili , senza contare che correndo gli ultimi giri, si sarebbero dovuti adattare alle pendenze estreme oltre che alle salite lunghe… e gli ultimi giri si va forte dall’inizio, quindi bisogna vedere in un ottica moderna il passato. Una volta il Pordoi era uno spauracchio, oggi è facile. Per me avrebbero sofferto solo sul grand colombiere,ma in discesa recuperavano, e un po sul Port de Bales

Howling Wolf14: Caro PuntoCià, quando si fanno queste ipotesi bisogna tener conto anche del modo di correre. Saronni non si è mai abituato al modo di correre internazionale, lui correva all’italiana. E correndo all’italiana al Tour non vai lontano. Bisogna star sempre davanti, Saronni era un autentico succhiaruote. Per Moser il discorso è diverso. Lui sapeva stare davanti, sempre, in qualsiasi condizione e pericolo. Credo che se avesse voluto avrebbe potuto essere protagonista al Tour. Magari non l’avrebbe vinto, ma sarebbe stato in prima fila. Poi i discorsi con i se e con i ma portano poco lontano. Chissà se il Giro di quest’anno lo avrebbe potuto vincere anche Garrigou o se il Tour dell’anno scorso sarebbe stato alla portata di Learco Guerra. La nostra fantasia può farci volare, ma poi la realtà è un’altra

20 LUGLIO

Salitepuntocià: Saronni sarà stato un succhiaruote, ma è un pregio, era il suo punto forte, era un gatto-volpe e vinceva col minimo sforzo, anche se paradossalmente proprio per questo ha vinto meno di quel che poteva fare potenzialmente… un talento sprecato, rigiudicandolo anni dopo… la sua fortuna/sfortuna è stato proprio Moser, senza di lui saronni non esisteva e moser idem… cioè, c’erano lo stesso, ma sarebbe mancato il DUALISMO. E il DUALISMO è il sale di ogni sport. Moser certo era piu generoso, vinceva spesso ma spesso lo prendeva in c*lo in linea e non solo da Saronni, non era un gatto Moser ma l’opposto, cioè il cane forte e generoso,ma gli altri sfurttavano il suo lavoro,Maertens e Kntetemann ad esempio… mentre per le gare a tappe era inferiore a Saronni perchè questi piu agile, digeriva meglio le salite, quindi coi se e coi ma non si hanno prove, se Moser avesse fatto il Tour, Saronni bene o male, ci finiva davanti a lui 8 volte su 10, come nei giri insomma e al tour c’erano piu salite del giro… Moser dichiarò sempre che non andava al tour, perchè c’erano troppe salite, non fece mai lo stelvio 2 volte per scelta, una volta per una neve mai vista, nel senso che si poteva farlo lo Stelvio.. insomma era coraggioso ma non “oltre”… insomma un coraggio calcolato.Paura del Tour, paura dello Stelvio, giri su misura come un sarto. Saronni non andò al tour perchè sapeva di non vincerlo, tutto qua. Lui partecipava solo per vincere, non gli interessava il podio o la maglia verde, ne entrare nei 10, aveva tutto qui, come Moser, che dovevano perdere di immagine andando al tour? a beccare 10′ da hinault e fignon?
ci fossero stati wiggins froome e nibali, allora si che potevano fare qualcosa… le salite attuali del tour, ripetiamolo, come l pordoi o il amcerone, non son piu spauracchi come 30 anni fa… il giro e vuelta si son aggiornati ,il tour no… e il tema del topic non è chi era meglio fra Saronni e Moser, ma il tour, e questo tour era per loro… poi che erameglio uno o l’altro, non è l’argomento…

Howling Wolf14: Moser ha vinto 3 parigi-roubaix. Le avrebbe vinte anche senza Saronni. Ha battuto dei mostri sacri. Saronni è stato un’invenzione. Un ottimo corridore da corse in linea trasformato in vincente in due giri che sono stati corsi come se fossero delle corse in linea, con una tappa tirata agonisticamente e tante frazioni corse ad andatura cicloturistica per dar modo di recuperare. Se il Giro fosse stato corso come il Tour Saronni non lo avrebbe vinto. Lo ha vinto perché ci sono stati giorni e giorni di tregua e sono poche tappe decisive. Se fosse arrivato al gancio alle salite del Giro Saronni non avrebbe avuto scampo. Ma evidentemente i suoi successi al Giro erano stati costruiti a tavolino, nella più bieca logica della lottizzazione ciclistica. Tanto di cappello al Saronni dei mondiali, della Sanremo e delle classiche, ma per le corse a tappe per me non meriterà mai nemmeno un posticino marginale nel Gotha. Se al Tour dovesse andare solo chi lo può vincere, allora i partenti sarebbero cinque per edizione. Bisogna avere rispetto per la storia del ciclismo e se si sa di non poter vincere si può anche andare per conquistare il 9° posto. O si teme di mettere in gioco così la propria fama? Se è così, è un po’ una posizione … pelosa.

Mauro Facoltosi: Durante la diretta dell’ultima tappa Beppe Conti si è espresso sulla facilità del tracciato di quest’anno propronendo una sua teoria che, a mio parera, è plausibilissima. Gli organizzatori si sono accorti che alla Vuelta molti corridori si ritirano prima di Madrid per preparare il mondiale. Considerata la vicinanza delle Olimpiadi alla tappa conclusiva del Tour, si è scelto un tracciato più morbido per fare in modo che arrivassero a Parigi anche coloro che puntano alla prova olimpica (prevista tra una settimana), Cavendish su tutti (che, in effetti, è in gara)

N@po: I potenziali soldi di Sky sono una motivazione molto più efficace. (anche se Desgrange, Levitan e Goddet si rivoltano nella tomba.) La cosa che fa rabbia è che tutti i commenti sono di questo tenore:
cliccare qui
Ma personalmente non mi aspetto che le cose cambino molto. Aggiungeranno qualche salita altisonante, il trittico corso sarà spettacolare perchè la corsica NON PERMETTE percorsi anonimi, ma non mi aspetto tapponi leggendari ne montagne distribuite con intelligenza nelle singole tappe. Sono troppi anni che aspettiamo invano.

con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)

PIU’ O MENO
Ecco chi ha rispettato o deluso le attese in questa giornata

++ Cavendish, Sagan
+ Goss, Voigt
- Greipel
– Farrar

a cura di Marco Salonna

DISCOTOUR: la colonna sonora della tappa del Tour scelta per voi da ilciclismo.it

God Save the Queen (Inno nazionale inglese)

a cura di DJ Jorgens

I MISTERI DELLA CASSAPANCA
Gli strafalcioni dei giornalisti al seguito della corsa rosa

Bulbarelli: “Williams” (Wiggins)
Berton (Eurosport): “Hincapie ha vinto 9 Tour da gregario” (Il conto è giusto – 7 con Armstrong, 1 con Contador e 1 con Evans – ma non li ha vinti lui)
Bulbarelli: “Intanto il gruppo è arrivato sugli Champs-Élysées, questa è Rue de Rivoli” (se è Rue de Rivoli, non sono gli Champs-Élysées; infatti, dovevano ancora passarci)
Bulbarelli: “La premiazione del Tour 2012″ (ma non aveva vinto Wiggins?)
De Stefano: “Il podio sta scivolando qui davanti agli Champs-Élysées”
Cassani: “Quisto è il momento”
Ordine d’arrivo su Cyclingnews.com: “Greg Henderson” (Greg è il soprannome, in un ordine d’arrivo bisognerebbe mettere il nome vero, Gregory)
Televideo: “Champs-Elysée” (Champs-Élysées), “grande boucle” (Grande Boucle)
Televideo: “A testimoniare lo strapotere Team Sky”

TOUR DE GOMEZ

Ricordate Gomez Addams, il capo della celebre famiglia televisiva americana? Ci siamo ispirati alla sua passione per il francese (quando lo parlava l’amata Morticia) e alle sue “verticali” per proporvi giornalmente una curiosa vista retrospettiva sul Tour, ordine d’arrivo e classifica visti dal basso… la maglia nera, insomma!

Ordine d’arrivo della tappa Rambouillet – Parigi

1° Danilo Hondo (Lampre – ISD) (ritardo abbuonato per caduta)
2° Mikael Cherel (AG2R La Mondiale) (ritardo abbuonato per caduta)
3° (1°) Christophe Kern (Team Europcar)
4° (2°) Brice Feillu (Saur – Sojasun) a 28″
5° (3°) Jelle Vanendert (Lotto Belisol Team) a 1′11″
6° (4°) Bernhard Eisel (Sky Procycling), s.t.
7° (5°) Anthony Roux (FDJ-Big Mat) a 1′49″
Miglior italiano Marco Marzano (Lampre – ISD), 15° (13°) a 2′16″

Classifica generale

1° Jimmy Engoulvent (Saur – Sojasun)
2° Jan Ghyselinck (Cofidis, Le Credit En Ligne) a 32″
3° Tyler Farrar (Garmin – Sharp) a 2′51″
4° Sebastian Langeveld (Orica GreenEdge Cycling Team) a 7′24″
5° Julien Fouchard (Cofidis, Le Credit En Ligne) a 15′05″
Miglior italiano Alessandro Vanotti (Liquigas-Cannondale), 36° a 52′57″
Ultimo: Bradley Wiggins (Sky Procycling) a 3h57′36″

L’ULTIMA DOPPIETTA DEL CAMPIONISSIMO

Ecco come il quotidiano l’Unità presentò ai propri lettori le gesta dei partecipanti al Tour del 1952, quello dell’ultima doppietta Giro-Tour di Fausto Coppi. Le altimetrie sono prese dal nostro personale archivio (in corso di aggiornamento), accessibile selezionando dal menù a discesa sotto la voce “Altimetrie storiche GT” (in alto a sinistra)

22a TAPPA: CLERMONT-FERRAND – VICHY (63 Km – cronometro)

FIORENZO MAGNI TENACE E GENEROSO VINCE LA TAPPA A CRONOMETRO CLERMONT – VICHY
Grossa sorpresa nella tappa a tic-tac: Coppi sconfitto.
Ockers è secondo – Carrea terzo e Corrieri quarto completano l’affermazione italiana – Coppi quindicesimo! – Bartali raggiunge in classifica generale Robic ma è a sua volta superato da Ruiz – Oggi l’arrivo a Parigi.

23a TAPPA: VICHY – PARIGI (354 Km)

FAUSTO COPPI E LA SQUADRA D’ITALIA CONCLUDONO IL “TOUR” NEL TRIONFO DI PARIGI
La grande corsa si e’ conclusa ieri con il tappone di 354 chilometri
Il bilancio dei bianco-rosso e verdi: vittoria assoluta individuale e a squadre, vittoria nel G.P. della Montagna e nella classifica delle “tappa di punta” – 7 vittorie di tappe, 17 maglie gialle – Bartali quarto e Magni sesto – Gli italiani sono arrivati al completo – L’ultima tappa vinta dal francese Rolland

ARCHIVIO ALMANACCO

Selezionare la voce “Tour de France″ nel menù “Corse” (in home, sopra la copertina)

ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI CHARTRES

luglio 22, 2012 by Redazione  
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Anche al Tour 2012 vi proporremo l’appuntamento giornaliero con l’almanacco, rubrica contenitore con la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; la colonna sonora dell’ultima frazione disputata, la presentazione della tappa del giorno, le “perle” dei telecronisti, le previsioni del tempo per la tappa che verrà, il ricordo del Tour del 1953 e una vista “retrospettiva” sul Tour in corso. Seguiteci.

Foto copertina: cattedrale di Chartres (wikipedia)

TOUR DE FRANCE, GIRO DEL MONDO

Italia

Wiggins stravince a pugni chiusi. Nibali conquista il podio di Parigi(Gazzetta dello Sport)

Tour, Wiggins vince la crono individuale (Corriere dello Sport / Stadio)

Francia

Pas de temps mort pour Wiggins(L’Equipe)

Svizzera

Uno straordinario Wiggins al Tour (Corriere del Ticino)

Bradley Wiggins gewinnt Zeitfahren (Neue Zuercher Zeitung)

Regno Unito

Wiggins confirms Tour win (The Daily Telegraph)

Wonderful Wiggins shatters the glass ceiling (The Independent)

Wiggins victory seals Tour win (The Times)

Spagna

Wiggins sentencia a lo grande el Tour (AS)

Marcha británica hacia París (Marca)

Wiggins arrasa en la penúltima etapa y es virtual ganador del Tour (El Mundo Deportivo)

Belgio

Wiggins écrase le chrono et file vers les Champs-Élysées (Le Soir)

Wiggins zet kroon op werk in tijdrit (De Standaard)

Bradley Wiggins survole Froome et le contre-la-montre (L’Avenir)

Bradley Wiggins, premier Britannique à remporter le Tour de France (La Dernière Heure/Les Sports)

Wiggins deviendra ce dimanche le premier vainqueur anglais (Sudinfo.be)

Wiggins zet kroon op werk in tijdrit (Het Nieuwsblad)

Germania

Wiggins gewinnt als erster Brite die Tour (Bild)

Lussemburgo

Erfolg im Einzel-Zeitfahren: Wiggins vor Tour-Sieg (Luxemburger Wort / La Voix du Luxembourg)

FWiggins überragend (Tageblatt)

Paesi Bassi

Wiggins geeft geel extra glans(De Telegraaf)

Danimarca

Wiggins jubler: Drømmen er virkelighed (Jyllands-Posten)

Suveræne Wiggins smadrede hele feltet (Sporten)

Wiggins om sejr: Det kunne ikke være et bedre manuskript (Politiken)

Repubblica Slovacca

Na Tour tento raz žiaril P. Velits. V časovke bol štvrtý, vyhral Wiggins (Pravda)

Canada

Wiggins all but clinches Tour de France by winning final time trial (The Globe and Mail)

USA

Wiggins All but Clinches Tour Victory (The New York Times)

Wiggins all but clinches Tour de France victory (Usa Today)

Colombia

Wiggins ganó penúltima etapa del Tour y aseguró su victoria en París (El Tiempo)

Wiggins gana contrarreloj y es virtual campeón del Tour de Francia (El Espectador)

Australia

Wiggins wins 19th stage (The Age)

Wiggins poised for Tour win (The Australian)

Wiggins slams drugs culture (Herald Sun)

BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.

Mauro Facoltosi: Secondo voi oggi Wiggins farà la crono a tutta o si accontenerà del vantaggio acquisito e tirerà un po’ il freno (vincendo comunque la tappa)?

Hotdogbr: oggi Wiggins può legittimare il suo Tour almeno in parte, se riuscirà a guadagnare una quarantina di secondi su Froome potrà dire che avrebbe comunque vinto il Tour anche se il connazionale non l’avesse aspettato in salita e se non avesse perso 1′25” a Seraing altrimenti resterà un vincitore dimezzato, per il resto Van Garderen può superare Van den Broeck, Brajkovic può finire 7° se non addirittura 6° davanti a Evans e Kloeden entrerà nei 10

Salitepuntocià: per legittimarlo dovrebbe dargli 3′, non 40″ solo… senza i problemi avuti a seraing e gli aiuti a wiggins, froome oggi aveva almeno 2′ 2′30″ su wiggins

con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)

PIU’ O MENO
Ecco chi ha rispettato o deluso le attese in questa giornata

+++ Wiggins
++ Froome
+ Sanchez L.L., Velits P., Gretsch, Van Garderen, Oss, Nibali, Pinot
= Van den Broeck, Rolland, Kloeden
- Menchov, Monfort, Zubeldia
– Brajkovic, Evans

a cura di Marco Salonna

DISCOTOUR: la colonna sonora della tappa del Tour scelta per voi da ilciclismo.it

We are the champions (Queen)

a cura di DJ Jorgens

LA TAPPA DEL GIORNO

Siamo arrivati all’ultimo atto del Tour, una pura formalità di 120 Km – la distanza più breve per quanto riguarda le tappe in linea – una frazione che, come tradizione, partirà al piccolo trotto per poi vivacizzarsi al momento dell’ingresso nella capitale parigina. La prima parte della tappa si snoderà attraverso la vallata della Chevreuse, che da alcuni anni non veniva attraversata dal percorso della giornata conclusiva della Grand Boucle. In quel tratto sarò previsti gli ultimi due GPM, rigorosamente di 4a categoria e, assegnando appena un punto al primo a transitarvi, non influiranno minimamente sulla classifica della maglia a pois, che vede in testa il francese Voeckler con 11 punti sullo svedese Kessiakoff. Toccato il comune di Issy-les-Moulineaux, dove ha sede ASO (la società organizzatore del Tour), si varcheranno i confini della “Ville Lumière” per poi portarsi sul circuito degli Champs-Élysées, il classico anello di 6 Km (otto tornate complessive) che debutterà con la lievissima salitella sul celebre viale, in direzione dell’Arco di Trionfo, nei pressi del quale – come da tradizione – si disputerà l’ultimo traguardo volante. A seguire il doppio passaggio da Place de la Concorde, il sottopasso del Louvre e il ritorno sui “Campi” per il più prestigioso tra i traguardi per velocisti, ad un tiro di schioppo dal Petit e dal Grand Palais.

METEOTOUR

Rambouillet : cielo sereno, 20,1°C (percepiti 18°C), venti moderati da NE (10-12 Km/h), umidità al 56%
Parigi: cielo sereno, 21,6°C, venti deboli da NE (8-9 Km/h), umidità al 47%

I MISTERI DELLA CASSAPANCA
Gli strafalcioni dei giornalisti al seguito della corsa rosa

Bulbarelli: “Gresc” (pronuncia di Gretsch; si deve dire Grecc)
Cassani, parlando della caduta di Gilbert: “Per colpa di quel cane caduto…”
Cassani, parlando dell’incidente a Sorensen: “Gli è caduto un giornale sopra la ruota anteriore” (tra i raggi, non sopra)
De Stefano: “Onorificenza per i medici sportivi” (meriti sportivi)
De Stefano: “A Londra c’è atmosfera politica, ci sono i giochi”
Cassani: “Accontentarsi di una secondo posto”
Pancani: “Collezione di dischi in vinili” (vinile)
De Luca a Nibali: “Si parte in genere con il bicchiere pieno e ti aspettano domani gli Champs-Élysées”
Pancani, commentando l’arrivo di Wiggins: “Quel pugno scagliato verso il cielo” (un altro uomo a pezzi dopo Vinokourov)
Bulbarelli: “Rivediamo i tre del Tour de France” (Remake de “I quattro dell’Ave Maria”?)
Conti, ricordando il Tour del 1990: “10 minuti di abbuono” (stava ricordando la fuga nella quale Chiappucci e altri tre andarono in fuga e arrivarono con 10 muniti di vantaggio)
Conti: “Stava per tornando”
Conti: “Ghirotto vinse una tappa sui Pirenei grazie ad un errore di percorso di Millar” (l’errore fu di Bouvatirt e Millar gli andò dietro)
Conti, ricordando un filmato trasmesso pochi giorni prima: “Ve l’abbiamo trasmesso a Sète, vicino a Le Cap d’Agde” (ma non siete a Milano?)
Televideo: “Sky Team” (Sky Procycling)
Televideo: “Il belga Van Den Broeck, suo diretto concorrente” (relativo a Nibali: mica troppo diretto concorrente, visto che alla partenza li separavano ben 3′12″)

TOUR DE GOMEZ

Ricordate Gomez Addams, il capo della celebre famiglia televisiva americana? Ci siamo ispirati alla sua passione per il francese (quando lo parlava l’amata Morticia) e alle sue “verticali” per proporvi giornalmente una curiosa vista retrospettiva sul Tour, ordine d’arrivo e classifica visti dal basso… la maglia nera, insomma!

Ordine d’arrivo della tappa Bonneval – Chartres (cronometro)

1° Karsten Kroon (Team Saxo Bank-Tinkoff Bank)
2° Arthur Vichot (FDJ-Big Mat) a 6″
3° Tyler Farrar (Garmin – Sharp) a 14″
4° Marco Marzano (Lampre – ISD) a 38″
5° Sébastien Minard (AG2R La Mondiale) a 43″

Classifica generale

1° Jimmy Engoulvent (Saur – Sojasun)
2° Jan Ghyselinck (Cofidis, Le Credit En Ligne) a 41″
3° Tyler Farrar (Garmin – Sharp) a 2′51″
4° Sebastian Langeveld (Orica GreenEdge Cycling Team) a 8′21″
5° Julien Fouchard (Cofidis, Le Credit En Ligne) a 15′14″
Miglior italiano Alessandro Vanotti (Liquigas-Cannondale), 36° a 53′22″

L’ULTIMA DOPPIETTA DEL CAMPIONISSIMO

Ecco come il quotidiano l’Unità presentò ai propri lettori le gesta dei partecipanti al Tour del 1952, quello dell’ultima doppietta Giro-Tour di Fausto Coppi. Le altimetrie sono prese dal nostro personale archivio (in corso di aggiornamento), accessibile selezionando dal menù a discesa sotto la voce “Altimetrie storiche GT” (in alto a sinistra)

21a TAPPA: LIMOGES – PUY-DE-DÔME (245 Km)

FAUSTO COPPI DOMINA ANCHE SUL PUY DE DOME. BARTALI (3°) E CARREA (5°) COMPLETANO IL TRIONFO
Il Campionissimo sull’ultima salita ha “infilato” tutti gli avversari
2° l’olandese Nolten – Il magnifico “vecchio” Bartali, Magni e Carrea guadagnano un posto in classifica generale – Coppi ha vinto da lontano il G.P. della Montagna – L’Italia consolida il suo primato nella classifica a squadre.

ARCHIVIO ALMANACCO

Selezionare la voce “Tour de France″ nel menù “Corse” (in home, sopra la copertina)

ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI BRIVE-LA-GAILLARDE

luglio 20, 2012 by Redazione  
Filed under Approfondimenti

Anche al Tour 2012 vi proporremo l’appuntamento giornaliero con l’almanacco, rubrica contenitore con la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; la colonna sonora dell’ultima frazione disputata, la presentazione della tappa del giorno, le “perle” dei telecronisti, le previsioni del tempo per la tappa che verrà, il ricordo del Tour del 1953 e una vista “retrospettiva” sul Tour in corso. Seguiteci.

Foto copertina: scorcio di Brive-la-Gaillarde (panoramio)

TOUR DE FRANCE, GIRO DEL MONDO

Italia

Cavendish! Un fulmine a Sky sereno(Gazzetta dello Sport)

A Cavendish le 18ª tappa Wiggins resta maglia gialla (Corriere dello Sport / Stadio)

Francia

On a retrouvé Cavendish (L’Equipe)

Svizzera

Tour de France, bis per Cavendish (Corriere del Ticino)

Der hundertste Aspekt (Neue Zuercher Zeitung)

Regno Unito

Cavendish wins sprint finish (The Daily Telegraph)

Cavendish storms to stage win (The Independent)

Cavendish sprint clinches more British glory (The Times)

Spagna

Espectacular triunfo al sprint de Cavendish (AS)

Mark Cavendish arrasa en el sprint de Brive-la-Gaillarde (Marca)

La insaciable ambición de Sky (El Mundo Deportivo)

Belgio

La flèche Cavendish coiffe les échappés (Le Soir)

Cavendish imponeert in de sprint (De Standaard)

Cavendish fait coup double (L’Avenir)

La fusée Cavendish s’impose malgré la pluie (La Dernière Heure/Les Sports)

Mark Cavendish s’impose dans un finish impressionnant (Sudinfo.be)

Cavendish imponeert in hectische finale (Het Nieuwsblad)

Germania

Sieberg-Team muss Cavendish ziehen lassen (Westdeutsche Allgemeine Zeitung)

Lussemburgo

Auch B-Probe positiv: Fränk Schleck fährt nicht nach London –
Erholt von den Pyrenäen-Strapazen: Cavendish feiert „Wahnsinns-Sieg“ (Luxemburger Wort / La Voix du Luxembourg)

Frank Schleck: Auch B-Probe positiv – Cavendish gewinnt in Brive-la-Gaillarde (Tageblatt)

Paesi Bassi

Cavendish is Rabo te snel af (De Telegraaf)

Danimarca

Sky skyldte Cavendish en sejr (Jyllands-Posten)

Cavendish stolt af birolle (Sporten)

Kanonkuglen Cavendish triumferer efter megasprint em> (Politiken)

Repubblica Slovacca

Opäť skvelý Sagan! V 18. etape Tour skončil tretí (Pravda)

Canada

Mark Cavendish wins 18th stage of Tour de France (The Globe and Mail)

USA

Wiggins Nears Tour Title; Cavendish Wins Stage (The New York Times)

Mark Cavendish wins 18th stage of Tour de France (Usa Today)

Colombia

Mark Cavendish ganó en el embalaje la etapa 18 del Tour de Francia (El Tiempo)

Cavendish se impone al sprint en la etapa 18 del Tour (El Espectador)

Australia

Cavendish wins stage 18 of Tour (The Age)

Cavendish claims bunch sprint (The Australian)

Cavendish adds to Sky’s success (Herald Sun)

BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.

Mauro Facoltosi: Volata o fuga?

Scattista: tipica tappa da fughe

DOPO LA TAPPA

Scattista: eccolo!! sempre smentito. Cavendish è sempre Cavendish! una bomba!

Howling Wolf14: Beh, la fuga c’è stata. E anche a lunga gittata. Tappa interessante, decisa a 100 metri dal traguardo.

Hotdogbr: diciamo che oggi si è vista la differenza tra Tour e Giro e qualsiasi altra corsa a tappe, intendiamoci anche nella corsa rosa abbiamo visto tappe spettacolari in cui la fuga prende il largo dopo moltissimi km vedi quella vinta da Capecchi un anno fa nel bergamasco, però non succede che il gruppo insegue con 14 squadre rappresentate nella fuga

Howling Wolf14: Bravo Hot Dog, osservazione molto acuta. Da esperto sopraffino. La condivido in pieno

con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)

PIU’ O MENO
Ecco chi ha rispettato o deluso le attese in questa giornata

++ Cavendish, Vinokourov, Paolini
+ Sanchez L.L., Roche, Hansen, Boasson Hagen, Wiggins
- Greipel

a cura di Marco Salonna

DISCOTOUR: la colonna sonora della tappa del Tour scelta per voi da ilciclismo.it

Speed of Sound (Coldplay)

a cura di DJ Jorgens

LA TAPPA DEL GIORNO

Questo Tour avrà due passerelle. Se la tappa di di domani lo sarà per tutti, quella odierna sarà una vera e propria marcia trionfale per il vincitore del Tour 2012 Bradley Wiggins. Se il britannico fosse stato realmente messo alle corde sulle montagne, la crono tracciata tra Bonneval e Chartres sarebbe diventata la tappa decisiva, ma i verdetti delle Alpi prima e dei Pirenei poi hanno promosso innegabilmente il corridore della Sky, che scenderà dalla rampa di lancio di questa prova contro il tempo con un vantaggio più che rassicurante sugli avversari. Avrà solo l’imbarazzo della scelta Wiggins, tra la possibilità di effettuare la crono senza spingere o dare comunque il massimo, andando a pescare le energie residue dal serbatoio personale e dilatando ancor più il suo vantaggio in classifica. In entrambi i casi dovrebbe essere lui il vincitore, come nella crono disputata dodici giorni fa a Besançon, nella quale aveva preceduto di 35″ il compagno di squadra Froome.
In quanto al tracciato, questo si presenta decisamente più filante rispetto a quello dell’altra crono, ma la totale assenza di salite potrebbe non comportare una media finale di 50 Km/h od oltre. Siamo a fine Tour e, come spesso capita nell’ultima crono, non si riesce ad essere più brillanti a causa delle energie profuso nelle precedenti tre settimane di gara: per questo, alla fine, il vincitore dovrebbe rimanere in sella per circa 1h10′ per percorrere i 53,5 Km previsti, viaggiando ad una media di poco inferiore ai 48 Km/h.

METEOTOUR

Bonneval – partenza primo corridore: cielo sereno, 15,5°C, venti deboli da N (6-7 Km/h), umidità al 78%
Chartres – arrivo ultimo corridore: cielo coperto, 19,5°C (percepiti 17°C), venti moderati da NNE (14-17 Km/h), umidità al 62%

I MISTERI DELLA CASSAPANCA
Gli strafalcioni dei giornalisti al seguito della corsa rosa

Cassani: “La maglia gialla va più piana”
Bulbarelli: “C’è un italiano sul podio, Nibali. Verosibilmente lo terrà sino a Parigi” (dopo il podio finito nel salotto di Evans, ecco che il povero Vincenzo se lo porterà sulle spalle fin sugli Champs-Élysées)
Televideo: “Terz’ultima tappa lunga” (Primo: si scrive terzultima; secondo: questa è l’ultima tappa “lunga” visto che le due rimanenti misurano rispettivamente 53,5 e 120 Km)
Televideo: “Se le controanalisi avvessero

TOUR DE GOMEZ

Ricordate Gomez Addams, il capo della celebre famiglia televisiva americana? Ci siamo ispirati alla sua passione per il francese (quando lo parlava l’amata Morticia) e alle sue “verticali” per proporvi giornalmente una curiosa vista retrospettiva sul Tour, ordine d’arrivo e classifica visti dal basso… la maglia nera, insomma!

Ordine d’arrivo della tappa Blagnac – Brive-la-Gaillarde

1° Sebastian Langeveld (Orica GreenEdge Cycling Team)
2° Christophe Kern (Team Europcar) a 37″
3° Gorka Izaguirre Insausti (Euskaltel – Euskadi), s.t.
4° Pablo Urtasun Perez (Euskaltel – Euskadi) a 3′38″
5° Michael Morkov (Team Saxo Bank-Tinkoff Bank), s.t.
Miglior italiano Alessandro Vanotti (Liquigas-Cannondale), 10° a 3′38″

Classifica generale

1° Jimmy Engoulvent (Saur – Sojasun)
2° Jan Ghyselinck (Cofidis, Le Credit En Ligne) a 45″
3° Tyler Farrar (Garmin – Sharp) a 5′11″
4° Sebastian Langeveld (Orica GreenEdge Cycling Team) a 9′44″
5° Julien Fouchard (Cofidis, Le Credit En Ligne) a 12′55″
Miglior italiano Alessandro Vanotti (Liquigas-Cannondale), 40° a 55′04″

L’ULTIMA DOPPIETTA DEL CAMPIONISSIMO

Ecco come il quotidiano l’Unità presentò ai propri lettori le gesta dei partecipanti al Tour del 1952, quello dell’ultima doppietta Giro-Tour di Fausto Coppi. Le altimetrie sono prese dal nostro personale archivio (in corso di aggiornamento), accessibile selezionando dal menù a discesa sotto la voce “Altimetrie storiche GT” (in alto a sinistra)

20a TAPPA: BORDEAUX – LIMOGES (228 Km)

FUGA FINALE DEI “FRILLI”. VINCE IL REGIONALE VIVIER
Altra tappa di trasferimento da Bordeaux a Limoges
Magni, che si era infilato nella fuga, desiste a causa del dolore per le ferite riportate nelle tappe precedenti – Le classifiche immutate

ARCHIVIO ALMANACCO

Selezionare la voce “Tour de France″ nel menù “Corse” (in home, sopra la copertina)

ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI PEYRAGUDES

luglio 20, 2012 by Redazione  
Filed under Approfondimenti

Anche al Tour 2012 vi proporremo l’appuntamento giornaliero con l’almanacco, rubrica contenitore con la rassegna stampa internazionale; il parere dei tifosi; la colonna sonora dell’ultima frazione disputata, la presentazione della tappa del giorno, le “perle” dei telecronisti, le previsioni del tempo per la tappa che verrà, il ricordo del Tour del 1953 e una vista “retrospettiva” sul Tour in corso. Seguiteci.

Foto copertina: panorama da Peyragudes (www.bon-ski.com)

TOUR DE FRANCE, GIRO DEL MONDO

Italia

Vince Valverde. E il Tour è di Wiggins(Gazzetta dello Sport)

Tour, 17ª tappa a Valverde – Wiggins sempre in giallo (Corriere dello Sport / Stadio)

Francia

Wiggins dans un fauteuil (L’Equipe)

Svizzera

Tour, scatto vincente di Valverde (Corriere del Ticino)

Alejandro Valverde mit Solo-Sieg(Neue Zuercher Zeitung)

Regno Unito

Bradley Wiggins on brink of making Tour history (The Daily Telegraph)

Wiggins retains yellow jersey after final major mountain test (The Independent)

Wiggins in tears as he contemplates historic Tour… (The Times)

Spagna

Valverde resucita y firma una gesta en Peyragudes (AS)

Valverde vuelve a lo grande (Marca)

Gran victoria de Alejandro Valverde (El Mundo Deportivo)

Belgio

Valverde s’impose grâce à… Wiggins! (Le Soir)

Froome wacht weer op Wiggins (De Standaard)

Valverde en solitaire à Peyragudes, Froome freine pour Wiggins (L’Avenir)

La renaissance de Valverde, la mascarade des Sky (La Dernière Heure/Les Sports)

“Chris Froome est mentalement très fort”, réagit Wiggins (Sudinfo.be)

Valverde wint laatste bergetappe (Het Nieuwsblad)

Germania

Valverde gewinnt letzte Bergetappe – Wiggins vor Gesamtsieg (Westdeutsche Allgemeine Zeitung)

Lussemburgo

Wiggins meistert Pyrenäen-Hürde – Froome famos (Luxemburger Wort / La Voix du Luxembourg)

Valverde gewinnt in der Königsetappe (Tageblatt)

Paesi Bassi

Wiggins zei ‘ja’ tegen Froome (De Telegraaf)

Danimarca

Wiggins: Måske vandt jeg i dag (Jyllands-Posten)

Valverde vinder efter blodig dansk dag (Sporten)

Spansk triumf på blodig dansk dag em> (Politiken)

Repubblica Slovacca

Posledné Pyreneje si podmanil Valverde, Tour vyhrá Wiggins (Pravda)

Canada

Alejandro Valverde wins 17th stage of Tour de France (The Globe and Mail)

Alejandro Valverde wins Tour de France 17th stage, but Bradley Wiggins still in yellow (The Vancouver Sun.com)

USA

Wiggins Clears Last Mountain Stage, and Only Test Left Is His Specialty (The New York Times)

Wiggins retains yellow jersey with three days left in Tour (Usa Today)

Colombia

Alejandro Valverde ganó la etapa 17 el Tour de Francia (El Tiempo)

Alejandro Valverde ganó la etapa 17 de Tour de Francia (El Espectador)

Australia

Evans improves one place overall in Tour (The Age)

Nothing will stop Wiggins now (The Australian)

Froome ‘disrespected’ teammate Wiggins (Herald Sun)

BOX POPULI
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.

Mauro Facoltosi: Se foste in Nibali cosa fareste per mettere in crisi Wiggins?

Garda Bike: Metterei Basso e, se è in condizione buona oggi” Szmyd a fare un gran lavoro per Vincenzo sulla salita del Bales, presa a tutta per sfiancare gli avversari. E dare il colpo di grazia in discesa e sulla salita successiva, il resto potrebbe essere “ordinaria amministrazione”. Almeno è ciò che spererei in Vincenzo, visto che per lui questa è l’ultima chance.

Hotdogbr: fino al Port de Bales non succede niente a parte la solita fuga da lontano visto il lungo tratto quasi pianeggiante che viene dopo il Col de Mentè, che semmai potrebbe agevolare quelle squadre che vogliono vincere la tappa e penso appunto alla Liquigas con Nibali, il siciliano deve semplicemente attaccare negli ultimi km del Bales che sono duri e tirare dritto fino al traguardo

Scattista: intanto Nibali si è fatto vedere nella fuga, prima di rialzarsi… Il problema è che la discesa del Bales non è tecnica nè ripida, ma anzi dall’altimetria sembra di vedere falsopiani dove non è auspicabile trovarsi da soli… o sbaglio??

Rickybici: Ma è l’unica che gli rimane. Comunque se non ricordo male, avendola fatta qualche anno fa, la strada nel tratto iniziale era molto stretta e priva di protezioni e per chi teme la discesa non è il massimo. Certo non è facile recuperare molto tempo in quel tratto.

Scattista: Si l’importante è che se attacca sul Bales riesca a mantenere il vantaggio fino all’imbocco dell’ultima salita. A parte che poi stiamo dando un pò tutti per scontato che Nibali stacchi gli altri in salita e magari già addirittura sul Bales, ma non è per niente detto. Non è che vanno piano gli altri

DOPO LA TAPPA

Pedale Pazzo: Abbiamo assistito tutti ad una delle scene più tristi del ciclismo.
Quando negli ultimi 3,8 km Froom si è messo a tirare poteva tranquillamente andare a mangiarsi Valverde e vincere la tappa. Inoltre avrebbe potuto dare secondi importanti a Nibali: ok che a crono Froom è più forte, ma metti una foratura, metti qualche guaio e il secondo posto può anche sfuggirgli.
Vedere un ciclista che è costretto ad aspettare il suo capitano negli ultimi 3 km, quando ormai il capitano non ha più alcun bisogno di aiuto e tutti gli avversari sono ormai staccati è davvero triste. Wiggins vince il Tour più inutile della storia e lo vince male, senza dare un minimo di spettacolo o un briciolo di emozione, senza nemmeno lasciare la gioia di una vittoria al suo compagno. Un compagno nettamente più forte in salita che se avesse avuto lo stesso trattamento del capitano (qualcuno che lo avesse aiutato nelle prime tappa a rientrare dopo la foratura dove perse 1 minuto e mezzo) e soprattutto carta bianca per attaccare, avrebbe vinto questo Tour in maniera piuttosto netta. Nibali oggi ha tentato di bleffare, mettendo a tirare i suoi sul Port de Bales ad un ritmo ridicolo. Sapeva di doversi difendere, dato che aveva un polpaccio a mezzo servizio. Bene così, ha tenuto duro e contenuto il distacco e il terzo posto è suo.

Hotdogbr: non molto da dire, il bluff di Nibali similare a quello del Colle delle Finestre di un anno fa è perfettamente riuscito mentre viene da chiedersi quale sia il vero potenziale di Froome che abbiamo visto solo in piccole dosi, anche con i 100 km a cronometro e il 1′30” perso nella foratura nelle prime tappe avrebbe vinto il Tour se avesse potuto fare la propria corsa e di atleti che sono andati più forte di lui negli ultimi anni in un grande Giro vedo solo il miglior Armstrong

Howling Wolf14: E’ un Tour che mi ha divertito. A me non sono mai piaciuti i grandi campioni, sono per i ciclisti più … umani. E così mi sono davvero divertito. Molto più di quando c’erano I merckx, gli Hinault, i Pantani o – peggio ancora – gli Armstrong.

Salitepuntocià: Diciamo che Wiggins rimarrà Wiggins, mentre Froome ha alzato la sua reputazione, pur sospettato anche lui almeno ha dimostrato di avere qualcosa in piu dei suoi colleghi

con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)

PIU’ O MENO
Ecco chi ha rispettato o deluso le attese in questa giornata

+++ Froome
++ Valverde, Pinot, Boasson Hagen
+ Wiggins, Rolland, Van den Broeck, Vanendert, Porte, Nerz, Rui Costa, Voeckler
= Van Garderen, Kloeden, Roche, Basso
- Nibali, Brajkovic, Leipheimer, Vinokourov
– Evans, Zubeldia

a cura di Marco Salonna

DISCOTOUR: la colonna sonora della tappa del Tour scelta per voi da ilciclismo.it

Dedicata a Wiggins e Froome

La coppia più bella del mondo (Claudia Mori – Adriano Celentano)


a cura di DJ Jorgens

LA TAPPA DEL GIORNO

Calato il sipario sulle montagne, ora il Tour rivolge lo sguardo verso la ribalta del gran finale, crono e passerella parigina, vivendo oggi la sua ultima tappa di trasferimento. Le soluzioni possibili per questa frazione sono due, l’arrivo allo sprint o l’approdo di una fuga e sembra quest’ultima eventualità la favorita. Il tracciato della tappa di Brive-la-Gaillarde, infatti, non sarà dei più semplici da gestire per i treni dei velocisti, poichè a partire dal 70° Km l’altimetria proporrà un continuo saliscendi, più sensibile rispetto a quello della tappa di Pau anche se il numero d’ascese da affrontare sarà minore. Gli sprinter rimasti in gara potrebbero decidere di prendere una giornata “sabbatica” in vista della più sentita e prestigiosa volata sugli Champs-Élysées, lasciando strada ai cacciatori di tappa, per i quali questa sarà molto probabilmente l’ultima opportunità. La fuga potrebbe nascere nei chilometri iniziali pianeggianti e arrivare al traguardo con alti minutaggi, come accaduto proprio nella citata frazione di Pau. Per il successo di tappa potrebbe rivelarsi utile l’ultima difficoltà in programma, la Côte de Lissac-sur-Couze, GPM di 4a categoria che rappresenta una sorta d’ideale trampolino di lancio verso il traguardo, distante 10 Km esatti.

METEOTOUR

Blagnac : cielo coperto, 20,8°C (percepiti 18°C), venti moderati da NW (12-14 Km/h), umidità al 75%
Brive-la-Gaillarde: cielo coperto, 20,8°C (percepiti 18°C), venti moderati da WNW (13-15 Km/h), umidità al 67%

I MISTERI DELLA CASSAPANCA
Gli strafalcioni dei giornalisti al seguito della corsa rosa

Pancani: “Questo è il prima categoria dove stanno andando adesso i corridori” (mancavano circa 15 Km all’inizio della salita)
Cassani su Menchov: “Ha vinto un podio al Tour de France” (lo tiene nel salotto buono?)
Cassani: “Primo e secondo della classifica maglia a pois”
Conti: “Stiamo passando i corridori del Tour de France”
Nibali: “L’arrivo finale” (perché? C’è anche un arrivo a metà tappa?)
Cassani: “Media di questo chilometro, 9 Km” (9%)
Pancani: “Michele Stortoni” (Simone Stortoni, pensando a Michele Scarponi)
Pancani: “Classifica generali”
Pancani: “Seconda tappa sui Pirenei” (sono state tre)

TOUR DE GOMEZ

Ricordate Gomez Addams, il capo della celebre famiglia televisiva americana? Ci siamo ispirati alla sua passione per il francese (quando lo parlava l’amata Morticia) e alle sue “verticali” per proporvi giornalmente una curiosa vista retrospettiva sul Tour, ordine d’arrivo e classifica visti dal basso… la maglia nera, insomma!

Ordine d’arrivo della tappa Bagnères-de-Luchon – Peyragudes

1° Alessandro Vanotti (Liquigas-Cannondale)
2° Mark Cavendish (Sky Procycling), s.t.
3° Bernhard Eisel (Sky Procycling), s.t.
4° Cyril Lemoine (Saur – Sojasun) a 35″
5° Jean Marc Marino (Saur – Sojasun), s.t.

Classifica generale

1° Jan Ghyselinck (Cofidis, Le Credit En Ligne)
2° Tyler Farrar (Garmin – Sharp) a 1′21″
3° Jimmy Engoulvent (Saur – Sojasun) a 5′04″
4° Johan Vansummeren (Garmin – Sharp) a 13′34″
5° Aliaksandr Kuchynski (Katusha Team) a 14′05″
Miglior italiano Luca Paolini (Katusha Team), 40° a 54′18″

L’ULTIMA DOPPIETTA DEL CAMPIONISSIMO

Ecco come il quotidiano l’Unità presentò ai propri lettori le gesta dei partecipanti al Tour del 1952, quello dell’ultima doppietta Giro-Tour di Fausto Coppi. Le altimetrie sono prese dal nostro personale archivio (in corso di aggiornamento), accessibile selezionando dal menù a discesa sotto la voce “Altimetrie storiche GT” (in alto a sinistra)

19a TAPPA: PAU – BORDEAUX (195 Km)

BENEFICIATA OLANDESE: 1° DEKKERS , 2° VOORTING, 4° FAANHOF
Marcia di trasferimento da Pau a Bordeaux
Tutti gli italiani, insieme agli altri assi, giungono sul traguardo a 7′05” dal vincitore – Le classifiche sono immutate

ARCHIVIO ALMANACCO

Selezionare la voce “Tour de France″ nel menù “Corse” (in home, sopra la copertina)

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