LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): PERROS-GUIREC – MÛR-DE-BRETAGNE

giugno 27, 2021 by Redazione  
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È una tappa fotocopia di quella disputata ieri quella che terminerà in vetta alla breve erta di Mûr-de-Bretagne, traguardo dove i “mattatori” dovrebbero essere gli stessi corridori visti in azione al traguardo di Landerneau

L’estate, televisivamente parlando, è il periodo delle repliche e anche il Tour 2021 non si sottrae a questa prassi. L’epilogo della seconda frazione ricalcherà il modello della tappa d’apertura e come quella presenterà il traguardo al termine di una breve ascesa a quota collinare. Sarà l’oramai arcinota salita bretone di Mûr-de-Bretagne ad accogliere le fasi finali, più breve rispetto a quella di Landerneau ma anche più pendente. I suoi 2000 metri spaccati al 6.9% – anche questi caratterizzati dalle pendenze più importanti all’inizio (il primo chilometro sale al 9.8%) – dovranno essere ripetuti due volte perché nel finale si percorrerà una tornata di un circuito di 15 Km lungo il quale s’incontrerà una terza salita, non valida per la classifica degli scalatori, la “côte” di Saint-Mayeux (1.4 Km al 5.5%). Detto questo, nonostante il finale più impegnativo rispetto a quello di ieri, al traguardo dovrebbe comunque presentarsi un gruppo decisamente nutrito, come accadde su questo traguardo nel 2015 quando, con lo stesso circuito da inanellare e con 10 secondi di ritardo dai primi due, piombarono in 25 sulla linea d’arrivo e in quell’occasione si era già all’ottava tappa, mentre stavolta saremo solo alla seconda e le energie ancora fresche. Eh sì, è proprio il periodo delle repliche!

Il lago di Guerlédan e l’altimetria della seconda tappa (www.cirkwi.com)

Il lago di Guerlédan e l’altimetria della seconda tappa (www.cirkwi.com)

L’ANGOLO DELLA STORIA

Fino al 2011 Mûr-de-Bretagne era stata semplicemente un luogo di passaggio e mai nessun organizzatore del Tour aveva pensato di far “campeggiare” il gigantesco carrozzone del Tour nel piccolo centro bretone, men che meno in vetta alla sua salita, che termina in mezzo a sterminate distese di campi, in un luogo privo di parcheggi nel quale collocare tutte le strutture che seguono la Grande Boucle. Christian Prudhomme, che ha preso in mano le redini del Tour nel 2007, ha però dimostrato che, con qualche sacrificio logistico, è possibile arrivare anche in posti che si pensavano impossibili e tra questi ci sono proprio Mûr-de-Bretagne e la sua côte, che negli ultimi dieci anni già due volte hanno accolto l’arrivo di tappa: così nel 2011 – quando il traguardo fu secco in cima alla salita e non ci fu circuito finale – a imporsi fu l’australiano Cadel Evans, che allo sprint ebbe ragione di un gruppetto di nove corridori precedendo lo spagnolo Alberto Contador (piazzamento che gli sarà poi revocato per squalifica doping retroattiva) e il kazako Aleksandr Vinokurov; nel 2015 – il precedente pocanzi ricordato – a tagliare per primo il traguardo fu il francese Alexis Vuillermoz, che precedette di 5” l’irlandese Daniel Martin e di 10” lo spagnolo Alejandro Valverde. Prima del 2011, come detto, Mûr-de-Bretagne era stato presente sui percorsi del Tour come semplice GPM, traguardo della montagna conquistato dal belga Lucien Van Impe nel 1977, dal francese Laurent Desbiens nel 1993, dal tedesco Ronny Scholz nel 2004, dal francese Sylvain Calzati nel 2005 e dal suo connazionale ed omonimo Chavanel nel 2008.

METEO TOUR

Le previsioni meteo per la tappa del giorno

Perros-Guirec: cielo coperto, 16.1°C (percepiti 17°C), vento debole da WSW (8 km/h), umidità al 86%
Plage de Trestel (39 Km): nubi sparse, 16.6°C, vento debole da W (9 km/h), umidità al 80%
Côte de Saint-Brieuc (115.3 Km): temporale con pioggia moderata (0.5 mm), 17.6°C, vento debole da SW (6 km/h), umidità al 84%
Mûr-de-Bretagne: pioggia moderata e schiarite (0.3 mm), 16.1°C (percepiti 17°C), vento moderato da SW (14-18 km/h), umidità al 85%

GLI ORARI DEL TOUR

13.10: partenza da Perros-Guirec
13.15: inizio diretta su Eurosport1
13.20: partenza ufficiale
14.00: inizio diretta su RAI 2 (a circa 29 Km dalla partenza)
15.00-15.10: scollinamento Côte de Sainte-Barbe
15.15-15.30: traguardo volante di Plouha
15.40-15.55: scollinamento Côte de Pordic
15.55-16.15: scollinamento Côte de Saint-Brieuc
17.05.17.30: scollinamento Côte du Village de Mûr-de-Bretagne
17.10-16.15: scollinamento di Mûr-de-Bretagne (primo passaggio dal traguardo)
17.30-17.55: arrivo a Mûr-de-Bretagne

TOURALCONTRARIO

Ordine d’arrivo della prima tappa, Brest – Landerneau, e prima classifica generale

1° Marco Soler
2° Marc Hirschi a 6′29″
3° Amund Grøndahl Jansen a 8′09″
4° Mike Teunissen s.t.
5° Sepp Kuss s.t.

Miglior italiano: Kristian Sbaragli, 26° a 15′06″

STRAFALGAR SQUARE

L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti

Orlando: “Giada Borgata” (Borgato)
Orlando e Garzelli: “Julienne Alaphilippe” (Julian)
Garzelli: “Ci sarà una velocità a folle”
Garzelli: “Chi vince tra premiazione e antidoping arriva un’ora, un’ora e mezza, due in albergo”
Garzelli: “Tappa di Cava dei Tirroni” (Tirreni)
Garzelli (ricordando la caduta di Pantani nella tappa di Cava dei Tirreni del Giro del 1997): “Un brutto colpo al ginocchio sinistro” (si procurò una lacerazione al muscolo della coscia sinistra)
Garzelli: “Dall’ammiraglia hanno avvisato che curva molto stretta”
Garzelli: “Sono stata i corridori”
Garzelli: “Una caduta non ti permettere”
Garzelli: “Como sono prese”
Garzelli: “Van der Poel hanno una squadra”
Televideo: “Côte aux Loups” (Côte de la Fosse aux Loups)
Televideo: “Domani arrivo al Mûr-de-Bretagne”

DISCOTOUR

Crash! Boom! Bang! (Roxette)

LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): BREST – LANDERNEAU

giugno 26, 2021 by Redazione  
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Prende il via dalla Bretagna la 108a edizione del Tour de France. Anche quest’anno non ci sarà il tradizionale prologo d’avvio, ma stavolta anon saranno i velocisti i protagonisti del primo giorno di gara. Il traguardo è, infatti, posto al vertice d’una salita lunga circa 3 Km

Il Tour rinuncia per il quarto anno consecutivo alla tradizionale cronometro d’avvio, che ritornerà nel 2022 quando la corsa francese scatterà da Copenaghen con una prova contro il tempo di 13 Km, ma stavolta i protagonisti sul rettilineo d’arrivo della prima tappa non saranno i velocisti. La tappa in linea di 198 Km che darà il via alla centottesima edizione della Grande Boucle presenterà, infatti, un tracciato collinare e in particolare il rettilineo d’arrivo non sarà posto al termine di un tratto di strada pianeggiante, com’era stato a Fontenay-le-Comte nel 2018, a Bruxelles nel 2019 e a Nizza lo scorso anno. Il traguardo, infatti, sarà collocato in cima alla Côte de la Fosse aux Loups, salita di 3 Km al 5.6% di pendenza media che rappresenterà anche l’ultimo dei 6 Gran Premi della Montagna della quale è infarcita la tappa e che presenterà le inclinazioni maggiori a inizio ascesa perché i primi 1000 metri salgono all’8.8% medio, raggiungendo subito il picco massimo del 14%. Potrebbe essere un finisseur, dunque, il primo corridore a vestire la maglia gialla ma, poiché siamo a inizio corsa e le energie complessive ancora molte, non va esclusa la volata di un folto gruppo dal quale sono stati epurati gli sprinter: così terminò la prima tappa del Tour del 2008, che pure partì da Brest e si concluse a Plumelec in cima alla Côte de Cadoudal (1700 metri al 6.3%), sulla cui linea d’arrivo si presentarono in tredici con sette secondi di vantaggio su altri 34 elementi del gruppo: in quell’occasione a prevalere fu lo spagnolo Alejandro Valverde, che precedette il belga Philippe Gilbert e il francese Jérôme Pineau.

Un romantico scorcio di Landerneau e l’altimetria della prima tappa (www.bretagna-vacanze.com)

Un romantico scorcio di Landerneau e l’altimetria della prima tappa (www.bretagna-vacanze.com)

L’ANGOLO DELLA STORIA

Landerneau sarà la prima delle quattro sedi d’arrivo inedite (le altre tre saranno Pontivy, Malaucène e Quillan) mentre Brest non è certamente una novità per il Tour, avendo già ospitato la corsa transalpina in 27 occasioni per quanto concerne i traguardi di tappa, una lunga serie di successi inaugurata nel 1906 – anno della quarta edizione del Tour – dal francese Louis Trousselier e nella quale spicca una sola affermazione italiana, conquistata nel 1931 dal mantovano Fabio Battesini. “Grand Départ” come quello di quest’anno nella cittadina bretone che ne sono già stati tre e il primo risale al 1952, quando la corsa prese le mosse con una tappa di 246 Km terminata a Rennes con il successo allo sprint del belga Rik Van Steenbergen. Saranno introdotti solo nel 1967 i cronoprologhi e sarà proprio una gara di questo tipo a dare il via al Tour nel 1974, conquistato da Eddy Merckx e al momento ultimo arrivo di tappa ufficiale a Brest. Sempre da questa cittadina, come ricordato poco sopra, partì l’edizione 2008 con la frazione conclusasi a Plumelec con la vittoria di Valverde.

METEO TOUR

Le previsioni meteo per la tappa del giorno

Brest: cielo coperto, 15.1°C (percepiti 16°C), vento debole da WNW (5 km/h), umidità al 77%
Côte de Locronan (GPM – 161.5 Km): cielo coperto, 15.7°C, vento debole da W (5 km/h), umidità al 74%
Châteaulin (111.7 Km): cielo coperto, 15.9°C, vento debole da SW (4 km/h), umidità al 73%
Landerneau: cielo coperto con possibilità di deboli e isolte precipitazioni, 16.2°C (percepiti 17°C), vento debole da NW (8 km/h), umidità al 74%

GLI ORARI DEL TOUR

11.45: inizio diretta su Eurosport1
12.10: partenza da Brest
12.30: partenza ufficiale
12.40-12.45: scollinamento Côte de Trébéolin
13.05-13.10: scollinamento Côte de Rosnoën
13.55-14.10: scollinamento Côte de Locronan
14.00: inizio diretta su RAI 2 (a circa 61 Km dalla partenza)
15.05-15.20: scollinamento Côte de Stang Ar Garront
15.35-15.55: traguardo volante di Brasparts
15.55-16.15: scollinamento di Côte de Saint-Rivoal
17.00-17.30: arrivo a Landerneau

TOURALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Così è finito il Tour nel 2020

1° Roger Kluge
2° Frederik Frison a 5′14″
3° Caleb Ewan a 16′37″
4° Marco Haller a 20′35″
5° Jasper De Buyst a 23′55″

Miglior italiano: Niccolò Bonifazio, 6° a 24′49″
Maglia nera: Tadej Pogačar, 146° a 87h20′05″

STRAFALGAR SQUARE

L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti

Nibali (a proposito delle sua possibile convocazione per le Olimpiadi): “Nel caso in cui arrivasse la convocazione della squadra italiana” (messo così sembra che sia la nostra nazionale ad essere selezionata per partecipare o meno alle Olimpiadi)
Televideo: “Landernau” (Landerneau)
Televideo: “Mur Bretagne” (Mûr-de-Bretagne)
Televideo: “Oyannaz” (Oyonnaz)
Televideo: “Le Grand Bornard” (Le Grand Bornand)
Televideo: “Saint Paul Tres Chateaux” (Saint-Paul-Trois-Châteaux)
Televideo: “Carcassone – Pontivy” (la 14a tappa si correrà tra Carcassone e Quillan)

DISCOTOUR

Retour à la normale ( Matmatah, gruppo fondato nel 1995 a Brest)

TOUR 2021: IL BORSINO DEI FAVORITI

giugno 25, 2021 by Redazione  
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Sta per scattare da Brest la 108a edizione del Tour de France. Ecco il listino dei favoriti, che vede godere dei favori del pronostico il vincitore uscente della corsa francese, lo sloveno Tadej Pogacar.

TADEJ POGACAR: Lo sloveno della UAE – Team Emirates è il favorito numero 1. Dopo la vittoria sorprendente nell’edizione dello scorso anno del Tour de France, si presenterà al via dopo una prima parte di stagione ricca di soddisfazioni, che l’ha visto importsi all’UAE Tour, alla Tirreno-Adriatico, alla Liegi-Bastogne-Liegi e, poche settimane fa, nella corsa di casa, il Giro di Slovenia, affermazioni che arricchiscono ancor di più il palmares di questo giovane ciclista. Avrà gli occhi di tutti puntati addosso, con la Jumbo-Visma di Roglic e la Ineos-Grenadiers di Geraint Thomas che faranno di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote. POSSIBILITÀ DI VITTORIA: 30%

PRIMOZ ROGLIC: Non corre dalla Liegi-Bastogne-Liegi del 25 Aprile e dopo la beffa dello scorso anno la voglia di rivincita è tanta. Si sta concentrando e allenando da mesi per un solo obiettivo: Tour de France 2021. In terra francese sarà supportato da una Jumbo-Visma versione super. Gesink, Kruijswijk, Vingegaard, Kuss, Tony Martin, Teunissen e il jolly Van Aert sono in grado di fare la differenza su ogni tipo di terreno, nulla da invidiare alla corazzata Ineos-Grenadiers. Pogacar e il quadrunvirato Carapaz-Thomas-Porte-Geoghengan Hart sono avversari temibili ma il percorso adatto alle sue caratteristiche, il team e la voglia di rivalsa potrebbero fare la differenza. POSSIBILITÀ DI VITTORIA: 25%

RICHARD CARAPAZ: Con il Tour de Suisse dominato qualche settimana fa ha lanciato un segnale importante a tutti i rivali e chi vorrà vincere il Tour de France 2021 dovrà vedersela anche con lui. La voglia di cancellare l’opaca prestazione dello scorso anno sarà un’arma in più e la grande corazzata Ineos potrebbe essere determinante. Il percorso può facilitare la sua missione in terra transalpina e portare per la prima volta nella storia del ciclismo un ecuadoriano sul gradino più alto della corsa francese. POSSIBILITÀ DI VITTORIA: 15%

GERAINT THOMAS: Il 2021 ha visto il gallese correre come ai bei tempi, i terzi posti al Giro di Catalogna e al Delfinato e soprattutto la vittoria al Romandia sono biglietti da visita interessanti. La concorrenza interna è dura e se regge nelle prime tappe e avrà tutta l’Ineos dalla sua sarà una dura gatta da pelare per gli avversari, anche se Roglic e Pogacar sono due ossi duri e in casa Ineos dovranno inventarsi qualcosa di straordinario per metterli in difficoltà. POSSIBILITÀ DI VITTORIA: 15%

RICHIE PORTE: Il terzo moschettiere del team di Brailsford appare il più in forma alla vigilia del Tour de France. Se i giri di Catalogna e Romandia sono sfumati per poco, il Delfinato l’ha vinto meritatamente. A 36 anni non sarà facile contro corridori più giovani di quindici anni, ma per il tasmaniano può essere l’ultima occasione della carriera per vincere la corsa francese. POSSIBILITÀ DI VITTORIA: 10%

MIGUEL ANGEL LOPEZ: Il cambio di casacca sembra aver fatto bene allo scalatore colombiano, che nel team di Unzue sta riacquistando quella confidenza e quella sicurezza con la bici che gli è mancata nel 2020. Vederlo trionfare a Parigi sarà difficile, ma nel ciclismo mai dare nulla per scontato. POSSIBILITÀ DI VITTORIA: 1%

ENRIC MAS: Lo spagnolo della Movistar si dividerà i gradi di capitano con Miguel Angel Lopez. In una stagione nella quale una condizione fisica ottimale non è stata mai raggiunta, i segnali visti alla Mont Ventoux Dénivelé Challenges lasciano presagire un Tour de France da protagonista. Riuscire a migliorare la classifica dello scorso anno sarebbe già qualcosa di straordinario, ma in un contesto di totale equilibrio tra i big una seconda linea talentuosa come lui potrebbe approfittarne per tirare un colpo mancino. POSSIBILITÀ DI VITTORIA: 1%

TAO GEOGHEGAN HART: Mettersi a disposizione dei compagni di squadra più quotati dopo aver vinto il Giro d’Italia 2020 non è il massimo delle aspettative per il giovane inglese. Le prime tappe del Tour de France potrebbero dargli una mano, specie per Porte e Thomas che della sfortuna hanno fatto un cavallo di battaglia. POSSIBILITÀ DI VITTORIA: 1%

RIGOBERTO URAN: Il colombiano non ha mai vinto un Grande Giro, eppure quando meno te lo aspetti è lì ad un pelo, attaccatto al sogno del successo finale. Chris Froome, Vincenzo Nibali e Nario Quintana ne sanno qualcosa. POSSIBILITÀ DI VITTORIA: 1%

JULIAN ALAPHILIPPE: In passato ha provato a far classifica andando vicino ad un risultato clamoroso. Nel 2019 abdicò solo nella ventesima tappa infrangendo i suoi sogni e quelli di tutti i suoi connazionali francesi. In una corsa equilibrata con ritmi non elevatissimi in salita potrebba saltar fuori, soprattutto se riuscisse a conquistare la maglia gialla nelle prime tappe. POSSIBILITÀ DI VITTORIA: 1%

Luigi Giglio

Il porto di Brest, la città bretone dalla quale scatterà il Tour de France 2021 (pixabay.com)

Il porto di Brest, la città bretone dalla quale scatterà il Tour de France 2021 (pixabay.com)

LE INTERVISTE DE ILCICLISMO.IT: FILIPPO FORTIN

giugno 22, 2021 by Redazione  
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Il nostro Luigi Giglio ha intervistato Filippo Fortin. Professionista dal 2012, il ciclista veneziano corre nella formazione austriaca Team Vorarlberg e ha all’attivo 17 vittorie nella massima categoria, l’ultima ottenuta lo scorso 12 marzo nella tappa di Parenzo della Istrian Spring Trophy

Ciao Filippo come stai? Come ti trovi nelle fila del Team Vorarlberg?

Tutto sommato sto bene. Dopo la caduta in Francia al Tour d’Eure-et-Loir, dove ho battuto la testa, non ho riportato conseguenze. Al Team Vorarlberg mi sto trovando molto bene, è una società organizzata sotto tutti i punti di vista e anche l’ambiente è molto stimolante.

Il Team Voralberg che ha ottenuto un successo stagionale proprio grazie a te in una tappa dell’Istrian Spring Trophy. A livello Continental ci sono pochi atleti come te, sia come esperienza, sia soprattutto come numero di vittorie. Hai ottenuto tantissimi successi in carriera, quale di questi ti sta più a cuore e perché?

Sono riuscito a partire subito alla grande quest’anno con diversi risultati utili, poi con il problema di questa pandemia le corse per ora non sono molte. Cerco comunque di farmi trovare sempre pronto, dato che vorrei regalare altri successi al team. Quello che mi sta più a cuore deve ancora arrivare, questo perché ho ancora fame di mettere la ruota davanti a tutti.

Tuo padre giocava a calcio, tuo fratello a rugby, come mai hai scelto di diventare ciclista? Come ti è nata la passione per la bicicletta?

La mia passione è nata fin da piccolo, ho provato un po’ di sport e alla fine un collega di mio papà, che aveva una società ciclista con la quale poi sono cresciuto, mi ha dato una bici da corsa e da lì non sono più sceso.

La corsa che avresti voluto vincere sin da ragazzino?

La corsa che sognavo di vincere da ragazzo è la Milano-Sanremo. Poi ho capito che non è così semplice, devi essere un campione con la C maiuscola per vincerla. Ma questo non vuol dire che non ci metto il 110% negli allenamenti o nelle corse che faccio.

Cosa ti ha insegnato il ciclismo in questi anni?

Il ciclismo mi ha insegnato a non mollare mai, che a volte è questione di tener duro un po’ di più per svoltare o crearsi una situazione migliore. Mai abbattersi e lavorare duro per gli obiettivi che insegui.

Nel 2019 hai smesso i panni del capitano per metterti a disposizione di Nacer Bouhanni alla Cofidis. Col team francese hai corso la tua ultima stagione nella categoria Professional, raccogliendo buone prestazioni e subendo anche un brutto infortunio in Polonia. Cosa rimpiangi di quella stagione?

Rimpiango un po’ di cose: aver sbagliato la preparazione invernale (la troppa voglia di dimostrare mi ha portato ad esagerare e sono arrivato a febbraio che ero già stanco), di non aver passato sulla linea l’ultimo della fuga alla prima tappa del Tour of Yorkshire (una vittoria avrebbe fatto la differenza), aver lavorato non con il Bouhanni più forte della sua carriera (i suoi scarsi risultati influenzavano il giudizio sul mio lavoro), l’infortunio al Polonia che mi ha precluso la possibilità di far la Vuelta. Diciamo che quella stagione, che non doveva andar male, è andata peggio di tutte. Ma come dicevo prima non mollo e spero ancora di poter fare gli ultimi anni in una professional e smettere disputando un grande giro.

Obiettivi per il futuro?

Come ho già anticipato mi piacerebbe fare di nuovo il salto in una categoria superiore. Io quest’anno ho completato i corsi di formazione da DS della Federazione e quindi mi vedrei bene sull’ammiraglia di qualche team per dare esperienza ai giovani ragazzi o anche guidare un team di gente esperta per vincere corse importanti (avrei un occhio di riguardo per i velocisti).

Grazie Filippo per averci rilasciato questa intervista.

Vi Ringrazio per lo spazio concesso.

Da tutto lo staff de Ilciclismo.it, i nostri migliori auguri a Filippo Fortin per il prosieguo della stagione.

Intervista raccolta da Luigi Giglio

Filippo Fortin vince la prima tappa della Flèche du Sud 2017 (© Wort.lu)

Filippo Fortin vince la prima tappa della Flèche du Sud 2017 (© Wort.lu)

GIRO 2021: LE PAGELLE FINALI

giugno 2, 2021 by Redazione  
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A qualche giorno dalla conclusione della Cors Rosa ecco le pagelle definitive del Giro d’Italia 2021

EGAN BERNAL: Il colombiano del Team Ineos Grenadiers nonostante i problemi noti alla schiena stravince il Giro d’Italia 2021. Conquista la Maglia Rosa a Campo Felice nella nona tappa, con una gran vittoria, e non la molla più. Si ripete a Cortina d’Ampezzo, e da lì è solo gestione per arrivare in trionfo a Milano. Ci provano Yates e Caruso a scalfirlo, ma Bernal supportato da un team di altissimo livello riesce a superare tutto e tutti. Dopo un 2020 da cancellare è tornato il Bernal dominatore che conosciamo. VOTO: 10

DAMIANO CARUSO: Il siciliano di occasioni durante la sua carriera ne ha avute poche, al Giro d’Italia partiva come gregario per Landa o Pello Bilbao ma la strada sceglieva lui come capitano e questa volta ha dato una dimostrazione di forza, intelligenza e costanza invidiabili ai più. Il corridore più regolare in salita al Giro è lui, come è sua l’azione più bella nella ventesima tappa con cui vinceva sull’Alpe Motta. Termina al secondo posto a 1′29” da Bernal, un premio più che meritato per la sua lunga carriera. VOTO: 9,5

FILIPPO GANNA: Il piemontese è la prima Maglia Rosa del Giro d’Italia. Corsa che apre e chiude con una sua vittoria. Nel mezzo della Corsa Rosa tanto lavoro per il capitano Bernal. Una certezza. VOTO: 8,5

DANIEL FELIPE MARTINEZ: Dopo il ritiro di Sivakov si era creato un buco nel treno della Ineos Grenadiers per le tappe montane del Giro d’Italia, un buco che il corridore nativo di Soacha riempie alla grande. Un’ombra e un motivatore per Bernal, un autentico angelo custode. Riesce a terminare, nonostante la mole di lavoro, al quinto posto nella classifica generale. VOTO: 8

SIMON YATES: Si presenta al via con qualche acciacco fisico, una contrattura muscolare alla gamba per la precisione, e ne risente la sua classifica nella prima parte del Giro d’Italia. Superati i problemi fisici ritorna a correre come sempre, dando segnali importanti a Sega di Ala E sull’Alpe di Mera. Termina la Corsa Rosa al gradino più basso del podio. VOTO: 7,5

DANIEL MARTIN: A trentacinque anni l’irlandese riesce a vincere una signora tappa, come quella di Sega di Ala, e a entrare nella top ten della classifica generale. VOTO: 7

GIANNI MOSCON: Il trentino ritorna sui suoi livelli compiendo un lavoro di grande qualità e quantità per la Maglia Rosa. Prestazione notevole sia in pianura che in montagna. VOTO: 7

PETER SAGAN: Il tre volte Campione del Mondo riesce a conquistare la Maglia Ciclamino, la prima volta in carriera per lui dopo aver vinto la classifica a punti del Tour de France per ben sette volte. Riesce a vincere anche la tappa di Foligno. VOTO: 7

LORENZO FORTUNATO: Il ventiseienne corre benissimo il suo primo Grande Giro della carriera. Con la vittoria sullo Zoncolan regala alla Eolo-Kometa la prima affermazione al Giro d’Italia. Una piacevole sorpresa. VOTO: 7

ATTILA VALTER: Ha soli ventidue anni lo scalatore ungherese della Groupama-FDJ, una promessa che mostra i suoi valori nella prima settimana del Giro d’Italia, quando riesce ad indossare la Maglia Rosa per ben tre tappe. VOTO: 7

EDOARDO AFFINI: Nelle crono si “scontra” un mostro sacro come Ganna, per il resto della corsa si spende per Bennett e Foss. Encomiabile. VOTO: 7

TACO VAN DER HOORN: L’olandese è il primo dei tanti ciclisti a vincere una tappa partendo dalla fuga di giornata. Resiste all’arrivo del gruppo stoicamente, vincendo per soli 4”. VOTO: 6,5

ALBERTO BETTIOL: Un inizio non proprio entusiasmante per lui, riesce ad entrare nella fuga giusta nella tappa di Stradella e non se la fa scappare. VOTO: 6,5

GINO MADER – MAURO SCHMID – VICTOR LA FAY: Anche loro sono riusciti ad onorare il Giro vincendo una tappa a testa dopo esser andati in fuga. VOTO: 6,5

JOE DOMBROWSKI: Il primo arrivo in salita, a Sestola, viene vinto da lui. Costretto al ritiro abbandona troppo presto la corsa. Un peccato per lo spettacolo. VOTO: 6,5

VICTOR CAMPAENAERTS: Non ha più la gamba dei giorni migliori quando si tratta di spingere nella cronometro, si rifà vincendo a Gorizia, anche lui al termine di una fuga. VOTO: 6,5

GEOFFREY BOUCHARD: Il transalpino riesce a conquistare la classifica scalatori grazie alle fughe di giornata, come già aveva fatto alla Vuelta di Spagna nel 2019. Tanta caparbietà. VOTO: 6,5

ALESSANDRO DE MARCHI: Il friuliano è costretto al ritiro dopo una caduta tremenda. Prima si e ci regala l’emozione della Maglia Rosa conquistata nella tappa di Sestola. VOTO: 6,5

ALESSANDRO COVI: Il giovane corridore della UAE Emirates corre un ottimo Giro d’Italia; combattivo su più terreni, gli manca solo l’acuto finale. VOTO: 6,5

ALEKSANDER VLASOV: Il russo dell’Astana sta studiando da big, sullo Zoncolan gli fallisce la gamba dopo aver fatto lavorare per tutta la tappa la sua squadra. Impara la lezione e gioca di rimessa centrando un buon quarto posto finale in classifica. VOTO: 6,5

JOAO ALMEIDA: Il portoghese, autore lo scorso anno di un’ottima Corsa Rosa, non digerisce il fatto di partire dietro a Evenepoel nelle gerarchie in casa Deceuninck. Dopo il ritiro di Remco diventa capitano e cerca di recuperare la strada perduta. Termina in rimonta al quinto posto a 7′24” da Bernal. VOTO: 6,5

TOBIAS FOSS: Dopo la bella crono iniziale, il giovane ventiquattrenne della Jumbo-Visma entra nella classifica che conta e non ne esce più terminando a Milano in nona posizione. VOTO:6,5

ANDREA VENDRAME: Il veneto timbra il cartellino con una splendida vittoria in fuga a Bagno di Romagna. Una bella rivincita per lui dopo averci provato tanto e senza successo nel 2020. VOTO: 6,5

GIULIO CICCONE: Buon Giro d’Italia per l’abruzzese. Prima del ritiro ha dimostrato che ha le qualità per poter puntare a una piazza d’onore in una Grande Corsa a tappe. VOTO: 6,5

PELLO BILBAO: Ad inizio corsa lascia intendere che non farà il gregario a Landa volentieri, la strada li toglie entrambi dalla lotta per la Maglia Rosa. Landa è costretto al ritiro mentre Pello fuori classifica prova a fare la sua corsa senza grossi risultati fin quando si mette a lavorare per Caruso. Ottima la sua prova sul Passo dello Spluga e sull’Alpe Motta che lo salva da un’altrimenti meritata insufficienza. VOTO: 6

JAN TRATNIK: Non gli manca lo spunto per attaccare, purtroppo per lui non riesce poi a finalizzare. Combattivo. VOTO: 6

HUGH CARTHY: Il britannico riesce a portare a casa un buon piazzamento. Corre di rimessa, sempre alle ruote dei big, finché la gamba regge. Gli manca il cambio di ritmo per poter dire la sua in futuro. VOTO: 6

ROMAIN BARDET: Dopo 15 tappe in cui non si vede minimamente, esce allo scoperto a Cortina d’Ampezzo, troppo tardi. Si sfiancherà nell’ultima settimana tanto che la crono finale di Milano che gli costerà l’uscita dalla top five della classifica generale finale. VOTO: 5,5

REMI CAVAGNA: La caduta in una delle ultime curve della crono finale di Milano è una beffa dfficile da digerire. VOTO: 5,5

DIEGO ULISSI: Il toscano non riesce a portare a casa nessuna tappa nonostante i vari tentativi. Gli manca lo spunto veloce degli anni passati, mentre in salita non riesce a reggere il passo dei migliori. VOTO: 5,5

REMCO EVENEPOEL: Si presenta al via del Giro d’Italia senza aver corso una gara ufficiale in questo 2021, ultima corsa il Giro di Lombardia del 2020 nel quale si infortunò seriamente. Corre bene fino allo sterrato di Montalcino, dove mostra i suoi limiti nel limare in gruppo e le sue paure a pedalare quando la strada scende. Le tappe successive saranno un’agonia che lo porterà al ritiro. VOTO: 5,5

DAVIDE FORMOLO: Prova a far classifica ma non ci riesce, termina a quasi mezz’ora dalla top ten. Non va nemmeno vicino ad una vittoria di tappa. Il Giro 2021 che certifica la sua non attitudine a far classifica in un Grande Giro. VOTO: 5

JAN HIRT: Doveva essere l’uomo di classifica della Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux, fallisce irrimediabilmente. VOTO: 5

GEORGE BENNETT: Prova a portarsi a casa una tappa, ma non ci va mai vicino. Allora prova a far classifica, ma non riesce nemmeno ad entrare nella top ten. VOTO: 5

VINCENZO NIBALI: Il tempo passa inesorabilmente per tutti, anche per lo Squalo. La Corsa Rosa che non lo vede mai protagonista. Obiettivi futuri da rivedere. VOTO: 5

MIKEL NIEVE: Una caduta ne condiziona il rendimento. È un problema che pesa sul Giro di Yates, soprattutto nella terza settimana quando lo spagnolo ci aveva abituato nel passsato a prestazioni sontuose. VOTO:5

BAUKE MOLLEMA: Attacca, contrattacca, fa spremere alla causa alcuni compagni di squadra, ma non riesce minimamente ad andare vicino alla vittoria di tappa. VOTO: 4,5

MAURO VEGNI: Una sola domanda gli vorremo fare: vorremo solamente chiedere perchè certe sceneggiate dei corridori, tappe tagliate (non certo il Mottarone), si vedono solo al Giro d’Italia. VOTO: 4

Luigi Giglio

GIUGNO 2021, DI GIRO IN TOUR

maggio 31, 2021 by Redazione  
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Neanche il tempo di “digerire” il Giro ed è già ora della scorpacciata di corse che a giugno tirano idealmente la volata al Tour. Causa Olimpiadi, quest’anno la corsa francese si svolgerà con una settimana di anticipo rispetto alle date tradizionali e questo ha portato a uno slittamento all’indietro di tutte le gare che la precedono. Così il Delfinato, che solitamente scattava sette giorni dopo la fine della Corsa Rosa, vedrà svolgersi la prima tappa in contemporanea con la crono conclusiva del Giro.

Il Giro non è ancora finito ma è già ora di sintonizzarsi sulle rotte del Tour de France. A causa delle date delle Olimpiadi di Tokyo la corsa francese è stata, infatti, anticipata di una settimana e così la partenza della Grande Boucle avverrà quest’anno il 26 giugno, meno di un mese dopo la fine della Corsa Rosa. Ovviamente lo stesso trattamento hanno subito anche le gare che tradizionalmente anticipano la corsa francese e questo a portato ad una sovrapposizione, per sole ventiquattrore, del Giro con il Critérium du Dauphiné (30 maggio – 6 giugno), la corsa che nell’ultimo decennio è diventata una sorta di prova generale del Tour e che solitamente prende il via una settimana dopo la fine del Giro. Così il 30 giugno, mentre a Milano si svolgerà la cronometro conclusiva della Corsa Rosa, a più 600 Km di distanza scatterà la 74a edizione del Delfinato che, come nelle ultime due stagioni, prenderà il via dalla zona del Massiccio Centrale. Dopo Aurillac nel 2019 e Clermont-Ferrand lo scorso anno stavolta sarà Issoire a ospitare la tappa d’apertura, un movimentato circuito di 182 Km che prevede in particolare la salita della Côte du Château de Buron (3.2 Km al 6.8%) da ripetere tre volte, l’ultima a circa 15 Km dal traguardo. Si tratta di un percorso che mette l’acquolina in bocca ai finisseur, i quali il giorno dopo già dovranno lasciare il testimone agli uomini di classifica pur non essendo di montagna la frazione che condurrà in 173 Km da Brioude (paese natale di Romain Bardet, che non potrà essere della partita in quanto impegnato al Giro) a Saugues, dove si giungerà 7 Km dopo aver superato la cima della salita della foresta di Pourcheresse (7 Km al 6.4%). I velocisti avranno una sola freccia al loro arco e la potranno sparare il terzo giorno di gara sul rettilineo della poco impegnativa Langeac – Saint-Haon-Le-Vieux, 172.5 Km che prevedono solo un paio di facili “côtes” nella prima parte del tracciato. Si entrerà nel vivo l’indomani con l’immancabile tappa a cronometro, che si disputerà tra Firminy a Roche-la-Molière pedalando per quasi 16 Km e mezzo su di un tracciato veloce ma non troppo, privo di vere e proprie salite ma che non si può nemmeno definire pianeggiante per la presenza di quattro brevi tratti in pedalabile ascesa, il più lungo dei quali misura 2.4 Km e presenta una pendenza media del 4.4%. Prima delle tappe decisive si disputerà un’ultima frazione di trasferimento tra Saint-Chamond e Saint-Vallier, 175 km che non dovranno comunque essere trascurati da chi punta alla vittoria finale perché tra le modeste difficoltà altimetriche che li punteggiano spicca con decisione il muro della Côte du Montrebut, 1300 metri al 12.1% che si dovranno scavalcare a 12 Km dall’arrivo e che saranno resi più selettivi dalla strada stretta. Negli ultimi tre giorni sono collocate le tappe di montagna che da sempre sono il tratto distintivo della corsa francese e che sono inserite in crescendo di difficoltà. Si comincerà con il poco impegnativo arrivo in salita a Le Sappey-en-Chartreuse, costituito da una prima rampa di 3.7 Km al 5.4% e da una seconda di 3.3 Km al 6.2%; il tutto sarà preceduto dall’ascesa al Col de Porte (7.4 Km al 6.8%), in vetta al quale (ma si saliva dal più difficile versante opposto) lo scorso anno terminò la seconda tappa del Delfinato, vinta dallo sloveno Primož Roglič e rimasta prevalentemente impressa nella memoria dei corridori per la violenta grandinata che si scatenò al momento dell’arrivo e che lasciò grossi lividi sulle spalle di diversi ciclisti. Come avviene da diversi anni, soprattutto da quando il compito di allestire il palcoscenico del Delfinato è passato dalle mani del quotidiano “Le Dauphiné libéré” a quelle dello staff organizzativo del Tour de France, sarà proposta un’anteprima della prossima edizione della Grande Boucle nel corso della penultima tappa che, prima dell’impegnativo arrivo in salita ai 2072 metri de La Plagne (17 Km al 7.5%), vedrà i corridori testare la poco nota salita del Col du Prè (12.6 Km al 7.6%), che con l’adiacente e più conosciuto Cormet de Roselend (5.7 Km al 6.5%) il 4 luglio sarà affrontata nel secondo tappone alpino, la Cluses-Tignes: in questo caso non si tratta, però, di una novità perchè il Prè era già stato inserito nel tracciato del Tour nel 2018, in occasione della tappa della Rosière vinta da Geraint Thomas. E sempre a proposito di Tour anche nell’ultima frazione del Delfinato ci si dovrà confrontare con una storica salita della corsa francese, oltre che una delle più dure della catena alpina: è il Col de Joux-Plaine, 11.6 Km all’8.5% che emetteranno l’ultima sentenza nel finale della La Léchère-Les-Bains - Les Gets, 147 Km infarciti di altre sei ascese, tra le quali quella che condurrà al traguardo.

Lo stesso giorno della consacrazione del successore del colombiano Daniel Martínez nell’albo d’oro del Delfinato prenderà il via l’84a edizione del Giro di Svizzera (6-13 giugno), che pure sembra strizzare l’occhio agli scalatori nonostante la presenza di quasi 35 Km da percorrere contro il tempo. L’unica frazione nella quale gli uomini della montagna dovranno realmente stringere i denti sarà la cronometro d’apertura, che non è un solito prologo ma una prova di 11 Km disegnata sulle pianeggianti strade di Frauenfeld, resa filante anche dall’abbondante presenza, nella seconda parte del percorso, di tratti da percorrere in rettilineo. Colline in serie caratterizzeranno i finali delle prime due frazioni in linea – quest’anno non ci saranno tappe disegnate per i velocisti – e in particolare interessante si annuncia il finale della Neuhausen am Rheinfall - Lachen per la presenza della salita della Steineggstrasse (2.4 Km all’8,2% con all’interno 1500 metri al 10% di pendenza media) da superare a circa 8 Km dal traguardo; non meno tormentato sarà, comunque, anche il tratto conclusivo della successiva tappa di Pfaffnau che, seppur priva di grandi inclinazioni, non presenterà mai un momento nel quale tirare il fiato negli ultimi 70 Km. Il quarto giorno di gara il traguardo sarà collocato nella nota stazione di sport invernali di Gstaad, ma la tappa che vi giungerà non sarà da classifica perché l’unica salita che si affronterà sarà il pedalabile passo Saanenmöser (7.5 Km al 4.4%), da superare a 10 Km dall’arrivo ricalcando il finale di una tappa del Tour de Suisse 2018 che terminò con il successo del danese Christopher Juul Jensen, che anticipò di otto secondi la volata del gruppo compatto. Il giorno successivo quella frazione si ripartì dalla stessa Gstaad alla volta dell’arrivo in salita di Leukerbad e sarà così anche quest’anno, con la differenza che stavolta la poco impegnativa ascesa finale (8 Km al 5.4%) sarà immediatamente preceduta da quella più difficle di Erschmatt (7.6 Km all’8,6%). Lontane dal traguardo saranno piazzate le salite previste l’indomani nel corso della Andermatt – Disentis/Sedrun, che attraverserà la parte settentrionale del Canton Ticino affrontando subito dopo la partenza il Passo del San Gottardo dal versante settentrionale (9 Km al 7,2%) e ad una trentina di chilometri dall’epilogo il più lungo ma anche più morbido Passo del Lucomagno (18.5 Km al 5.5%). A questo punto si disputerà la seconda cronometro, benevola verso gli scalatori perché nell’affrontare i 23 Km della prova contro il tempo bisognerà salire fino ai 2046 dell’Oberalppass (9.5 Km al 6.5%) prima di planare verso Andermatt, che l’indomani ospiterà ancora il Tour de Suisse. La corsa si concluderà, infatti, con una tappa d’alta montagna in circuito che, dopo aver riscalato in partenza dai versanti opposti l’Oberalppass (10.7 Km al 5.6%) e il Lucomagno (16.6 Km al 5.2%), avrà il suo momento clou nel ritorno sul San Gottardo – salendovi stavolta da Airolo (13.2 Km al 6.7%) ma senza percorrere l’impegnativa strada in pavé della Val Tremola – prima di far ritorno ad Andermatt con una discesa conclusiva di quasi 15 Km.

Mentre sarà in corso di svolgimento il Tour de Suisse i riflettori torneranno ad accendersi sulla Francia per la Route d’Occitanie (10-13 giugno), quarantaseiesima edizione della gara che fino al 2017 era nota con il nome di Route du Sud e costituisce un’alternativa al Delfinato nell’avvicinamento al Tour de France, soprattutto per chi gradisce una gara nel complesso meno impegnativa del Criterium. Le ultime due tappe, quelle decisive, si disputeranno sui Pirenei e saranno introdotte da altrettante frazioni secondarie, la prima della quale presenta un percorso di media montagna, con il Col de Fontfroide (12 Km al 6.5%) da superare a una settantina di chilometri dal traguardo di Lacaune-les-Bains, a sua volta preceduto da un tratto conclusivo di 14 Km in lievissima ascesa. La seconda sarà la tappa più semplice, quasi del tutto priva di difficoltà altimetriche negli ultimi 100 Km, anche se l’arrivo ad Auch non sarà di semplice gestione per i velocisti in quanto posto al termine di un breve strappo che inizierà sotto lo striscione dell’ultimo chilometro. La tappa regina sarà la terza, che avrà in menù la mitica ascesa al Tourmalet (19 Km al 7.4%) a una cinquantina di chilometri dalla partenza da Pierrefitte-Nestalas e l’arrivo presso la stazione di sport invernali di Le Mourtis, la cui strada d’accesso – in salita per 12.7 Km al 6.3% – coincide in gran parte con quella di un altro storico colle del Tour, il Menté (celebre soprattutto per la rovinosa caduta dello spagnolo Luis Ocaña al Tour del 1971, che lo costrinse al ritiro in maglia gialla quando stava dominando la corsa con un vantaggio incolmabile su Eddy Merckx). A decretare il vincitore dovrebbe, però, essere la conclusiva frazione di Duilhac-sous-Peyrepertuse, che proporrà l’inedito arrivo in salita al castello di Peyrepertuse, poco meno di 5 Km all’8.1% che saranno preceduti dall’altrettanto breve, ma meno impegnativa, ascesa del Grau de Maury (4 Km al 6.2%).

Di certo, pur non presentando un tracciato durissimo, calamiterà le attenzioni degli appassionati anche la 27a edizione del Giro di Slovenia (9-13 giugno) perché ai nastri di partenza si schiererà il vincitore uscente del Tour de France Tadej Pogačar, che potrebbe anche fare un pensierino alla vittoria nella corsa di casa. Il primo giorno saranno protagonisti i velocisti sul traguardo di Rogaška Slatina, poi si cambierà scenario con l’arrivo della seconda frazione a Celje, dove il traguardo sarà posto al termine della breve ma ripida salita al castello che sovrasta la cittadina, 2 Km al 7.2% che fanno gola ai finisseur. Riconsegnato il palcoscenico agli sprinter in quel di Krško. si disputerà al penultimo giorno la tappa più impegnativa, disegnata a pochi chilometri dal confine con l’Italia. Dopo la partenza da Ajdovščina si arriverà nella vicina Nova Gorica, dove il traguardo non sarà posto nel centro della cittadina attraversata durante la tappa di Gorizia dell’ultimo Giro d’Italia ma sulle alture soprastanti: qui si affronteranno in rapida successione due ripide salite dalle caratteristiche di muro, quella di Ravnica (2.7 Km al 10.7%) e quella della Sveta Gora, una verticale di 2500 metri al 13.5% di media in cima alla quale si concluderà questa frazione. L’indomani spazio alla classica passerella di fine corsa sul tradizionale traguardo dell’ultimo giorno di Novo Mesto, che offrirà la terza occasione ai velocisti.

L’ultima corsa a tappe di un certo interesse prima della partenza del Tour sarà l’Adriatica Ionica Race (15-17 giugno), il cui tracciato non è ancora stato svelato, poi il 20 giugno andrà in scena il campionato nazionale, che si correrà tra Bellaria-Igea Marina e Imola, dove si arriverà dopo aver affrontato per cinque volte la salita della Cima Gallisterna (2700 metri al 6.5% contenenti un muro di 1000 metri al 12%), che lo scorso anno fu il fulcro del circuito del mondiale vinto da Julian Alaphilippe.

Non ci saranno solo i professionisti a rendere interessante il mese di giugno, perché nello stesso periodo si svolgerà la 44a edizione del Giro d’Italia Giovani Under 23 (3 – 12 giugno), riservato a quei corridori che fino a qualche decennio fa venivano definiti “dilettanti”. Le prime cinque frazioni si disputeranno in Emilia-Romagna, con la partenza della prima tappa da Cesenatico e l’arrivo dopo 144 Km a Riccione, dove si giungerà al termine di un tracciato collinare che non dovrebbe impedire l’arrivo allo sprint. Interessante, anche se non ai fini della classifica finale, si annuncia il finale della seconda frazione perché si andrà a Imola affrontando a 10 Km dal traguardo la pocanzi citata salita della Cima Gallisterna. Si farà quindi ritorno a Cesenatico per una frazione in circuito di 132 Km che ricalcherà il tracciato medio della Gran Fondo Nove Colli, che lo scorso anno aveva festeggiato quella che avrebbe dovuto essere la 50a edizione (poi annullata per pandemia) ospitando sul tracciato completo una frazione del Giro dei professionisti, vinta dall’ecuadoriano Jhonatan Narváez: per i dilettanti i colli da affrontare saranno quattro e il più impegnativo sarà il Barbotto, 4.6 Km all’8% da superare a 42 Km dall’arrivo. A questo punto il gruppo si sposterà dalla Romagna all’Emilia per le prime due tappe che vedranno protagonisti i corridori che punteranno alla vittoria finale, una cronometro individuale totalmente pianeggiante di 25 Km disegnata tra Sorbolo Mezzani e Guastalla e successivamente la Fanano – Sestola di 142 Km, il cui finale sarà lo stesso della tappa recentemente conquistata dallo statunitense Joe Dombrowski al Giro dei professionisti, con la breve ma ripida ascesa del Colle Passerino (4.3 Km al 9.9%) piazzata a ridosso del traguardo. Questa sarà anche la prima di cinque frazioni consecutive riservate agli scalatori, che il giorno dopo avranno dalla loro parte l’ascesa di Selvino, a dire il vero non troppo pendente (12 Km al 5.3%), da scavalcare a 20 Km dall’arrivo della giornata più lunga di questa edizione poiché si dovranno percorrere 177 Km per andare da Bonferraro di Sorgà a San Pellegrino Terme. L’indomani la Valtellina ospiterà la tappa regina, che scatterà da Sondrio per raggiungere in circa 120 Km i 2020 metri sul livello del mare del Lago di Campo Moro, traguardo posto al termine di un’interminabile ascesa di quasi 30 Km al 5.4% di pendenza media (7.6% nel tratto più impegnativo di 12.7 Km) che tre anni fa era stata affrontata a cronometro al Giro d’Italia femminile, cronoscalata vinta dalla fortissima olandese Annemiek van Vleuten. In salita saranno anche i finali delle frazioni seguenti, con l’ottava che dall’Aprica condurrà in 115 Km ad Andalo (14.6 km al 5.5%) e la nona che prenderà il via da Cavalese per transitare dai 2031 metri del Passo Valles (19 Km al 4.9%, con gli ultimi 4 Km all.8.8%) a una ventina di chilometri dalla partenza e terminare con la doppia ascesa al Nevegal (12.5 Km al 4.5%). L’ultimo atto, 163 Km da San Vito al Tagliamento a Castelfranco Veneto, offrirà la seconda occasione ai velocisti, per i quali l’unica insidia sarà rappresentata dal pavé del breve rettilineo d’arrivo di Piazza Giorgione, lo stesso che ha già ospitato l’epilogo di due frazioni del Giro dei “grandi”, vinte rispettivamente da Silvio Martinello nel 1991 e da Mario Cipollini nel 1999.

Mauro Facoltosi

I SITI DELLE CORSE

Critérium du Dauphiné

www.criterium-du-dauphine.fr/en

Tour de Suisse

www.tourdesuisse.ch

Route d’Occitanie

www.laroutedoccitanie.fr

Giro di Slovenia

https://tourofslovenia.si/en

Adriatica Ionica Race

https://airace.it

Campionati italiani di ciclismo su strada

https://imola-er2020.it

Tour de France

www.letour.fr/en

Il Col de Joux Plan sarà la salita regina del Delfinato 2021 (wikipedia)

Il Col de Joux Plan sarà la salita regina del Delfinato 2021 (wikipedia)

IL GIRO CHE VERRÀ (e altro ancora)

maggio 31, 2021 by Redazione  
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Il Giro è finito, ma già qualche piccolo spiraglio si apre sulla prossima edizione della Corsa Rosa

Un Giro è finito e uno nuovo ne sta per cominciare. Conclusa l’edizione 2021 della Corsa Rosa gli organizzatori inizieranno nelle prossime settimana e comporre le tessere del puzzle che andrà a comporre il tracciato del Giro dell’anno venturo, il cui percorso sarà svelato a novembre. L’ha rivelato ieri Mauro Vegni, direttore della corsa forse al suo ultimo anno di attività (si vocifera che Urbano Cairo vorrebbe Davide Cassani al suo posto), che ha anche anticipato che il 2022 potrebbe anche essere l’anno della partenza dall’Ungheria, già prevista per la scorsa edizione e annullata a causa della pandemia: potrebbero aiutare in tal senso i tre giorni in rosa di Attila Valter, che hanno oltremodo galvanizzato i magiari. Mal che vada, la Grande Partenza da Budapest verrebbe nuovamente rinviata e, stando alle indiscrizioni del giornalista piemontese Beppe Conti, il Giro partirebbe dalle Marche. C’è ora da unire i vari tasselli del puzzle, le numerose candidature pervenute sulla scrivania di Vegni, anche se con tutta probabilità non sarà possibile accontentare tutti l’anno prossimo e qualche municipio voglioso di Giro dovrà attendere altri dodici mesi. Cominciamo dal Piemonte dove hanno richiesto la Corsa Rosa Santena e Asti, che si è proposta per una tappa a cronometro. Dalla Ligura si sono fatti avanti due centri balneari del savonese, Albisola e Albenga, mentre in Lombardia si punta a riportare il Giro in Valtellina, a Livigno per la precisione. L’Alto Adige sarà della partita (ma ancora non sono stati fatti i nomi delle località che dovrebbe ospitare il Giro), mentre succulente candidature arrivano dal Veneto, dove ci sarà una sorta di ballottaggio tra le Tre Cime di Lavaredo, il Nevegal e la zona dell’Alpago (ma anche Possagno, che si trova vicina al Monte Grappa, ha richiesto il Giro perchè nel 2022 cadrà il 200° anniversario della scomparsa del celebre scultore Antonio Canova, nativo di questo centro). In Emilia si è fatta avanti Reggio Emilia, dalla Toscana tutto tace mentre in Umbria sono ancora in pole position Foligno e Perugia (stavolta per una cronometro tra i due centri), ma si è fatta sentire anche Terni. In Lazio si vorrebbe riportare il Giro sul Terminillo a dodici anni dall’ultimo arrivo, mentre dal vicino Abruzzo è tutto un fiorire di candidature: la corsa è stata richiesta all’Aquila, Spoltore, Francavilla al Mare e ai Prati di Tivo, mentre da anni viene avanzata la proposta – finora rimasta inesaudita – di una cronometro lungo la Riva dei Trabocchi, percorsa anche quest’anno nel finale delle tappa di Termoli. Latitano le candidature del sud, ma comunque hanno già bussato alle porte della Gazzetta il centro molisano di Carpinone, quello campano di Monte di Procida, quello pugliese di Rutigliano e la città calabrese di Crotone.
La proposta più affascinante arriva ancora una volta dal friulano Enzo Cainero che, dopo aver riportato per l’ennesima volta il Giro sullo Zoncolan, ora ha in mente una difficilissima cronoscalata con arrivo fissato in uno dei luoghi più spettacolari del Friuli, il Monte Santo di Lussari, al quale si arriverebbe percorrendo un lungo e difficile tratto di strada bianca.

Il santuario costruito sulla sommità del Monte Santo di Lussari (www.borghistorici.it)

Il santuario costruito sulla sommità del Monte Santo di Lussari (www.borghistorici.it)

CIAK… SI GIRO

Il Giro è finito ma c’è ancora un film del quale vogliamo parlarvi e non poteva che essere “Totò al Giro d’Italia”, girato nel 1948 dal regista umbro marchigiano Mario Mattoli. Non lo faremo in questa pagina, rinviandovi all’articolo che Mauro Facoltosi scrisse lo scorso anno rivelando molti segreti sulla produzione di quella pellicola.

http://www.ilciclismo.it/2009/?p=51781

Una scena di Totò al Giro dItalia (www.davinotti.com)

Una scena di "Totò al Giro d'Italia" (www.davinotti.com)

GIROALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ordine d’arrivo ventunesima tappa, Senago – Milano

1° Einer Rubio
2° Nicola Venchiarutti a 30″
3° Harm Vanhoucke a 40″
4° Natnael Tesfazion a 46″
5° Marton Dina s.t.

Classifica generale

1° Riccardo Minali
2° Attilio Viviani a 6′09″
3° Matteo Moschetti a 6′28″
4° Alexander Krieger a 10′47″
5° Umberto Marengo a 16′43″

Maglia nera: Egan Bernal, 143° a 5h35′49″

STRAFALGAR SQUARE

L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti

Fabretti: “Quello che abbiamo voluto portarvi sui vostri teleschermi sono stati i colori, i rumori e i PROFUMI del Giro d’Italia”
Orlando: “Minali lo stiamo seguendo dalla prima pedalata, da quando ha staccato dalla rampa di lancio”
Fabretti: “Dieci chilometri cavi” (di cavi)
Borgato: “È riuscito a salvare la curva”
Cassani: “Un paio di curve non le ha fatte benissime”
Borgato: “È sceso dal manubrio”
Pancani: “Bettiol è un corridore che ci ha fatto vivere tra emozioni forti”
Ganna: “Non riuscivo ad agganciare il pedalino”
Genovesi: “Un circuito che correvano i ciclisti”
Pancani: “È un’opinione mio”
Pancani: “L’ordine di partenza della classifica generale rovesciata”
Pancani: “Arrivo all’Alpe di Motta (Alpe Motta)
Pancani: “La cronometro conclusivo”
De Stefano: “Uno scenario naturale meraviglioso” (il Duomo di Milano non è una meraviglia della natura)
Genovesi: “La tasca di Ascoli Piceno”
Borgato (parlando di De Marchi): “La sua vittoria è stata l’espressione di una carriera” (non ha ottenuto vittorie di tappa, ha vestito per due giorni la maglia rosa)
Pancani: “Ganna veniva dal terzo posto alla Sanremo, parliamo di cronometro” (Ganna si è piazzato 64° alla Sanremo, terzo si era piazzato qualche giorno prima nell’ultima tappa a cronometro della Tirreno-Adriatico)
Televideo RAI: “Non ne approfitta Affini” (ne dubito, ha trovato chi è andato meglio di lui)

DISCOGIRO

Oh gloria Inmarcesible! (inno nazionale colombiano)

LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): SENAGO – MILANO

maggio 30, 2021 by Redazione  
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Il Giro è arrivato al suo ultimo anno, la pianeggiante cronometro con arrivo in Piazza del Duomo a Milano. Difficilmente riuscirà a cambiare i volti del podio e la loro posizione, ma è ancora apertissima la lotta per un piazzamento nella top ten

Dopo l’ultima tappa di montagna nulla potrà più cambiare sul podio del Giro. Bernal è rimasto graniticamente in testa alla classifica dopo aver passato un brutto quarto d’ora all’ìnizio dell’ultima settimana sulla salita della Sega di Ala, Caruso ha distanziato Yates salendo verso l’Alpe Motta e il terzo posto del britannico è separato dall’abisso di quasi quattro minuti dal corridore attualmente quarto in classifica, il russo Aleksandr Vlasov. Ancora apertissima è, invece, la lotta per un “posto al sole” appena già dal podio e un piazzamento all’interno della top ten è comunque un qualcosa di prestigioso, anche se poi alla fine pochi se lo ricorderanno. In particolare il quarto (Vlasov), il quinto (Romain Bardet) e il sesto (Daniel Martínez) sono racchiusi in un fazzoletto di 49 secondi e non molto distante sono anche Hugh Carthy e João Almedia, rispettivamente a 26 e 54 secondi da Martínez. A delineare i piani bassi dell’alta classifica sarà la cronometro conclusiva, 30 filanti chilometri che da Senago condurranno dritti all’appodro conclusivo di Piazza del Duomo, movimentati da rare curve che consentiranno ad un corridore del calibro di Filippo Ganna di lanciarsi a tutta sulle strade della periferia meneghina, alla ricerca della seconda affermazione dopo quella ottenuta nella cronometro d’apertura a Torino.

Via Dante a Milano e l’altimetria della ventesima tappa (wikipedia)

Via Dante a Milano e l’altimetria della ventesima tappa (wikipedia)

L’ANGOLO DELLA STORIA

E con questa faranno 90: tante sono le volte nelle quali il Giro ha scelto il capoluogo lombardo quale sede d’arrivo. Milano è la “culla” del Giro, qui la corsa è nata nell’estate del 1908, da qui è partita la prima edizione il 13 maggio del 1909 e qui si è quasi sempre arrivati – tranne qualche eccezione – al termine della frazione conclusiva. Quest’ultima è stata più spesso in linea, con l’approdo situato – fin quando è stato agibile – sulla mitica pista del velodromo Vigorelli. In dodici occasioni, però, la tappa meneghina è stata a cronometro e sarebbero state tredici se nel 1967 una manifestazione di piazza (si protestava contro la guerra del Vietnam) non avesse impedito il cronoprologo in notturna che Torriani si era inventato per festeggiare la 50a edizione della Corsa Rosa: sarebbe stato il primo prologo in assoluto della storia del ciclismo, un primato che quello stesso anno sarà soffiato al Giro dal Tour de France. Così la prima cronometro con arrivo a Milano sarà quella disputata il giorno conclusivo del Giro del 1971, partita da Lainate e vinta dal danese Ole Ritter, recordman dell’ora in carica. Nel 1979, sempre all’ultimo giorno di corsa, si disputò la Cesano Maderno – Milano con arrivo sulla pista d’atletica dell’Arena Civica, lo stesso luogo dove 70 anni prima era terminata l’ultima tappa del primo Giro d’Italia: quel giorno era in maglia rosa Giuseppe Saronni, che vinse anche questa frazione distanziando di 15” Roberto Visentini e di 21” il grande rivale Francesco Moser. Il Giro del 1982 non terminò a Milano ma vi partì e per l’atto d’apertura fu scelta una cronosquadre di 16 Km che vide imporsi la Renault-Elf-Gitan, formazione del grande favorito Bernard Hinault, che partirà così in maglia rosa e in maglia rosa giungerà al conclusivo traguardo di Torino. Due anni più tardi si disputò il Giro del celebre sorpasso di Moser al francese Fignon nella conclusiva cronometro di Verona, edizione della corsa che aveva in precedenza proposto un’altra prova contro il tempo tra la Certosa di Pavia e Milano, pure vinta dal corridore trentino. Dodici mesi più tardi la gloria toccherà al suo rivale Saronni, vittorioso nel capoluogo lombardo con la sua Del Tongo-Colnago al termine della cronosquadre del terzo giorno, partita da Busto Arsizio, e nuovo capoclassifica, levando la maglia rosa proprio dalle spalle di Moser. Il 1992 sarà l’anno della cronometro meneghina più lunga perché per invogliare la presenza di Miguel Indurain, che si schierava per la prima volta in carriera al via del Giro, ne fu inserita all’ultimo giorno una lunga ben 66 Km: nonostante il chilometraggio, la fatica accumulata in tre settimane di corsa e la classifica oramai delineata a suo favore (aveva più di due minuti su Chiappucci), il fuoriclasse spagnolo volle scagliare un lampo della sua classe lanciandosi a tutta dalla Piazza Ducale di Vigevano e presentandosi al traguardo del Castello Sforzesco con quasi tre minuti di vantaggio su Guido Bontempi, dopo aver viaggiato a una media di 50.126 Km/h ed essersi preso il lusso di riprendere Chiappucci e poche centinaia di metri dall’arrivo. Nel nuovo millennio le conclusioni a cronometro in quel di Milano diventeranno più frequenti, preferendole alla tradizionale tappa conclusiva favorevole ai velocisti, e in ben tre occasioni risulteranno determinanti per la vittoria finale, con i ribaltoni in extremis tra Joaquim Rodríguez e Ryder Hesjedal nel 2012, tra Nairo Quintana e Tom Dumoulin nel 2017 e tra Jai Hindley e Tao Geoghegan Hart lo scorso anno. In tutto ne sono state disputate sei negli ultimi diciotto anni, conquistate da Serhij Hončar (2003), Marco Pinotti (2008 e 2012), David Millar (2011), Jos van Emden (2017) e Filippo Ganna (2020).

CIAK… SI GIRO

Davinotti, il sito dal quale abbiamo preso le segnalazioni che vi abbiamo proposto in questa rubrica, normalmente non prende in considerazione le scene girate in luoghi celebri che non hanno bisogno di presentazioni, come il Colosseo a Roma o Piazza San Marco a Venezia. Ci sono rarissime eccezioni e una di queste riguarda una celeberrima scena girata nel luogo dove il Giro terminerà anche quest’anno il suo cammino, Piazza del Duomo a Milano. È la scena del “noio volevam savuar”, una delle più spassose di “Totò, Peppino e la… malafemmina”, pellicola che racconta i maldestri tentativi dei fratelli Antonio e Peppino Caponi di impedire il matrimonio di un loro nipote con la ballerina Marisa Florian (Dorian Gray): è la “malafemmina” del titolo, alla quale scriveranno una strampalata lettera, altra scena cult del film che tra l’altro non era prevista dal copione e che fu improvvisata al momento dai due geniali attori, costringendo le maestranze a ripetere più volte il ciak perché gli operatori di scena non riuscivano a trattenere le risa. Poco prima di quella scena i due erano arrivati a Milano scendendo alla Stazione Centrale e da lì raggiungendo Piazza del Duomo, dove incontreranno un “ghisa” (interpretato dal ballerino Franco Rimoldi, il quale pure costrinse a far ripetere la scena a causa della “ridarola”) al quale chiederanno “Noio volevam savuar, per andare dove dobbiamo andare per dove dobbiamo andare??”. Noi, invece, sappiamo dome mandarvi: se guardate con attenzione la seconda foto, vedrete indicato da un circoletto rosso il punto dove si trovavano Totò e Peppino De Filippo.

Cliccate qui per scoprire le altre location del film

Totò, Peppino De Filippo e Franco Rimoldi (il ghisa) in Piazza del Duomo a Milano in una della più celebri scene di Totò, Peppino e la... malafemmina (www.davinotti.com)

Totò, Peppino De Filippo e Franco Rimoldi (il "ghisa") in Piazza del Duomo a Milano in una della più celebri scene di "Totò, Peppino e la... malafemmina" (www.davinotti.com)

Indicato dal cerchio rosso, il punto di Piazza Duomo dove si trovavano Totò e Peppino nella celeberrima scena del Noio volevam savuar (www.davinotti.com)

Indicato dal cerchio rosso, il punto di Piazza Duomo dove si trovavano Totò e Peppino nella celeberrima scena del "Noio volevam savuar" (www.davinotti.com)

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/toto-peppino-e-la-malafemmina/50000256

METEO GIRO

Le previsioni meteo per la tappa del giorno

Senago – partenza primo corridore: cielo sereno, 21.4°C, vento debole da SE (10 Km/h), umidità al 52%
Milano – arrivo maglia rosa: cielo sereno, 23.6°C, vento debole da ESE (8-9 Km/h), umidità al 41%

GLI ORARI DEL GIRO

12.00: inizio diretta su Raisport
13.45: partenza del primo corridore da Senago
14.00: inizio diretta su RAI 2 e arrivo del primo corridore a Milano
15.00: inizio diretta su Eurosport1
16.37: partenza della maglia rosa da Senago
17.15: arrivo della maglia rosa a Milano

GIROALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ordine d’arrivo diciannovesima tappa, Verbania – Valle Spluga (Alpe Motta)

1° Davide Cimolai
2° Peter Sagan s.t.
3° Macej Bodnar s.t.
4° Albert Torres a 12″
5° Samuele Rivi a 16″

Classifica generale

1° Riccardo Minali
2° Matteo Moschetti a 6′59″
3° Attilio Viviani a 7′20″
4° Alexander Krieger a 10′46″
5° Albert Torres a 17′37″

Maglia nera: Egan Bernal, 143° a 5h34′03″

STRAFALGAR SQUARE

L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti

Sito del Giro d’Italia: “Ma sarà da un altro lago, il Garda, che la frazione partirà” (si partiva da Verbania, sul Lago Maggiore)
Borgato: “La salita scende per due chilometri”
Pancani: “La maglia azzurra, la maglia che premia i migliori risultati dei Gran Premi della Montagna”
Rizzato: “Poco margine con il maglia rosa”
Borgato: “Oggi è più complato creare allenze”
Borgato: “Nella crono di domani può accadere tante cose”
Borgato: “Sta trovando una condizione questo finale di Giro”
Cassani: “Gli under23 non hanno potuto misurarsi”
Borgato: “Bardet, bocca aperta sulla ruota di Cataldo”
Pancani: “Ci sono troppe galleria”
Cassani: Quando Bardet cerca di portare sta seduto”
Borgato: “La Bahrain Victorius vanno a conquistare la seconda vittoria di tappa”
Pancani: “Oggi è stata emozioni forti”
Comunicato RCS: “ha tagliato il traguardo in solitaria alzate”

DISCOGIRO

Caruso (Lucio Dalla)

LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): VERBANIA – VALLE SPLUGA (ALPE MOTTA)

maggio 29, 2021 by Redazione  
Filed under Approfondimenti

È l’ultima occasione per gli avversari di Bernal per metterlo in crisi in montagna, dopo la crisi patita dal colombiano a Sega di Ala. Ieri all’Alpe di Mera Yates non è riuscito a metterlo in difficoltà come l’altro giorno, pur avendo guadagnato quasi mezzo minuto; oggi le dovrà tentare tutte se vorrà vincere il Giro, ma non sarà facile

Quella odierna sarà l’ultima possibilità per gli scalatori, e soprattutto per il britannico Simon Yates, per tentare di mettere in difficoltà Egan Bernal. La maglia rosa pareva inattaccabile dopo le prove di forza dimostrate dal colombiano a Campo Felice, a Montalcino, sullo Zoncolan e sul Giau. Il giorno dopo il riposo, però, il durissimo arrivo in salita a Sega di Ala ci aveva mostrato uno scenario differente, con la maglia rosa in sofferenza dopo l’attacco di Yates, riuscito a guadagnare quasi un minuto. E un’altra trentina di secondi il britannico li ha conquistati ieri sull’Alpe di Mera, fermandosi a 2′49″ dal primato di Bernal, un “tesoretto” temporale che sembra comunque ancora consistente. Non sarà facile “demolirlo”, anche perchè le salite del tappone italo-elvetico non hanno la possanza del Giau, della Sega di Ala e dell’Alpe di Mera, soprattutto sotto l’aspetto delle pendenze. Potrebbero comunque lasciare il segno e contribuire ad aiutare la selezione innescata da eventuali e attesi attacchi dello scalatore britannico. L’inclinazione media del Passo del San Bernardino, per esempio, è “solo” del 6.2%, ma è distribuita su ben 23.7 Km che fanno dell’ascesa elvetica la più lunga del Giro 2021. Anche la quota potrà avere un certo peso perché in vetta al passo si supererà di 65 metri la quota 2000 e ancora più in alto si salirà per raggiungere il successivo Passo dello Spluga (2115 metri) al termine di un’ascesa nettamente più breve della precedente, ma fornita di una pendenza media di poco superiore (8.9 Km al 7.3%). Rientrati in italia gli ultimi giochi di classifica in salita si faranno nella parzialmente inedita ascesa finale verso l’Alpe Motta, suddivisa in due rampe distinte all’altezza del passaggio da Madesimo, dove la strada diventerà pianeggiante per un buon chilometro. I due tratti di ascesa – il primo di 4 Km, il secondo lungo poco meno di 2.5 Km – presentano una pendenza media molto simile, attorno all’8,6%, anche se in realtà i dati della porzione conclusiva dell’ascesa sono mitigati da una progressiva perdita d’inclinazione nel tratto che precede il traguardo: quell’ultimo settore debutterà con 1000 metri al 10% medio sul quale chi sarà alla frutta rischierà di fare una bella indigestione di salite, anche se a così poco dall’arrivo forse non si potrà perder molto tempo dai corridori che lo precedono (sempre che la luce non si sia spenta molto prima).

I tornanti del Passo dello Spluga e l’altimetria della diciannovesima tappa (www.sondriotoday.it)

I tornanti del Passo dello Spluga e l’altimetria della diciannovesima tappa (www.sondriotoday.it)

L’ANGOLO DELLA STORIA

L’Alpe Motta, frazione più alta del comune di Campodolcino, ospiterà il Giro per la prima volta, ma la salita conclusiva in passato è già stata affrontata alla Corsa Rosa poiché per raggiungere il traguardo si dovrà obbligatoriamente transitare da Madesimo, dove già due tappe si sono concluse. Il “battesimo” ciclistico di questa località avvenne nel 1965 con un durissimo tappone d’alta montagna il cui finale coincide con quello della frazione disegnata quest’anno. Era il 3 giugno e il mattino i corridori presero il via dalla località elvetica di Saas Fee con la prospettiva di percorrere sotto il maltempo qualcosa come 282 Km infarciti di quattro grandi passi alpini: prima di San Bernardino e Spluga si dovevano, infatti, raggiungere i 2429 metri del Furkapass (che, tra due settimane, sarà affrontato anche nella tappa conclusiva del Tour de Suisse) e poi anche i 2106 metri del San Gottardo. A non farsi intimorire dalla pioggia fu la maglia rosa Vittorio Adorni che, nonostante i più di 6 minuti di vantaggio su Italo Zilioli, rispondendo a un attacco di Michele Dancelli dopo il San Bernardino salutò tutti è s’involò verso il traguardo, dove giunse quasi tre minuti e mezzo prima di Vito Taccone, portando a 11’26” il suo vantaggio su Zilioli: quando, tre giorni più tardi, il corridore parmense sarà consacrato a Firenze vincitore del Giro la Gazzetta titolò “È il più bel rosa dopo Coppi”. Più in sordina passò l’arrivo del Giro a Madesimo nel 1987, ancora soffocato dalle polemiche che qualche giorno prima erano scaturite dopo la tappa di Sappada, quello dello storico attacco dell’irlandese Stephen Roche ai danni del suo capitano in maglia rosa Roberto Visentini. La tappa valtellinese, che stavolta proponeva l’ascesa finale integrale da Chiavenna dopo esser saliti in precedenza sul Passo San Marco, terminò con il successo di Jean-François Bernard, astro nascente del ciclismo francese che il mese successivo al Tour si piazzerà terzo a 2′13″ da Roche dopo essersi imposto nella cronoscalata al Mont Ventoux e nell’altra prova contro il tempo di Digione. La sua carriera ad alti livelli, però, terminerà l’anno successivo a causa di una caduta rimediata proprio al Giro nella tappa di Borgo Valsugana, che gli consentirà di correre ancora ma senza più raggiungere le alte vette che la sua classe gli avrebbe permesso di conquistare.

CIAK… SI GIRO

In questa rubrica ieri si era parlato di film ispirati ai romanzi di Piero Chiara, il romanziere originario di Luino che nel 1976 pubblicò il suo libro di maggior successo, “La stanza del vescovo”, ambientato sul Lago Maggiore. Inevitabilmente – anche se, talvolta, nel cinema capita il contrario – si scelse lo stesso lago quando l’anno successivo il regista Dino Risi ne fece un film che sarà presentato fuori concorso al Festival del Cinema di Cannes. Protagonisti ne furono Ugo Tognazzi, Ornella Muti e alcune tra le bellezze più suggestive del Verbano, come l’Eremo di Santa Caterina del Sasso e i castelli di Cannero, manieri innalzati tra l’XI secolo e il XII secolo su due isolotti rocciosi situati nel bel mezzo del lago: mancando quest’anno un’ultima tappa in linea da vivere a ritmo turistico nei chilometri iniziali (domani la frazione conclusiva sarà a cronometro) il gruppo potrebbe scegliere il tratto iniziale della frazione di Valle Spluga per una sorta di passerella, trovando così il tempo di gettare una fugace occhiata verso i castelli che Tognazzi e la Muti raggiunsero per un romantico pic-nic quarantaquattro anni fa.

Ugo Tognazzi e Ornella Muti veleggiano verso i Castelli di Cannero ne La stanza del vescovo (www.davinotti.com)

Ugo Tognazzi e Ornella Muti veleggiano verso i Castelli di Cannero ne "La stanza del vescovo" (www.davinotti.com)

Cliccate qui per scoprire le altre location del film

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/la-stanza-del-vescovo/50001544

METEO GIRO

Le previsioni meteo per la tappa del giorno

Verbania : poco nuvoloso, 23.4°C, vento debole da SSE (8 Km/h), umidità al 48%
Locarno (Km 33.6) : cielo sereno, 24.7°C, vento debole da S (8 Km/h), umidità al 52%
Roveredo (Km 65.1) : cielo sereno, 24.9°C, vento debole da W (8 Km/h), umidità al 53%
San Bernardino (paese) (Km 98.8) : nubi sparse con possibilità di deboli e isolate precipitazioni, 15.3°C, vento moderato da NW (12-14 Km/h), umidità al 43%
Passo dello Spluga (Km 134.9) : poco nuvoloso, 11°C, vento moderato da NNW (16-22 Km/h), umidità al 42%
Valle Spluga (Alpe Motta)*: cielo sereno con possibilità di deboli e isolate precipitazioni, 15.4°C, vento moderato da NNW (14-20 Km/h), umidità al 42%

* previsioni relative al centro di Madesimo (1534 metri), dal quale si transita a 2 Km dall’arrivo (traguardo a quota 1727 metri)

GLI ORARI DEL GIRO

11.15: inizio diretta su Raisport
12.15: inizio diretta su Eurosport1
12.20: partenza da Verbania
12.50-12.55: traguardo volante di Cannobio
14.00: inizio diretta su RAI 2 (a circa 65 Km dalla partenza)
14.20-14.30: inizio salita Passo San Bernardino
15.15-15.40: GPM del Passo San Bernardino
15.40-16.05: inizio salita Passo dello Spluga
16.05-16.40: GPM del Passo dello Spluga
16.30-17.05: inizio salita finale
16.45-17.25: traguardo volante di Madesimo
16.55-17.30: arrivo all’Alpe Motta

GIROALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ordine d’arrivo diciottesima tappa, Rovereto – Stradella

1° Samuele Rivi
2° Samuele Zoccarato s.t.
3° Nicola Venchiarutti s.t.
4° Albert Torres s.t.
5° Max Walscheid s.t.

Classifica generale

1° Riccardo Minali
2° Matteo Moschetti a 6′59″
3° Attilio Viviani a 7′20″
4° Alexander Krieger a 11′15″
5° Umberto Marengo a 17′51″

Maglia nera: Egan Bernal, 144° a 4h56′44″

STRAFALGAR SQUARE

L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti

Rizzato: “La nostra motocronaca segna 27 gradi”
Borgato: “Il suo ritardo non è cosi lontano”
Pancani: “Gruppo che va a punteggiare questa bellissima discesa”
Cassani: “Yates è in buona ancora condizione”
Genovesi: “San Giulio e San Giuliano partirono er portare le chiese nell’Europa meridionale”
Genovesi: “Prestigissimo premio”
Pancani: “Passo della Colma, salita inedita” (è già stata affrontata nel 1992)
Rizzato: “Vedono passare il panorama ai lati della strada”
Borgato: “Si stanno rivedendo la stessa cosa”
Pancani: “Arriva adesso Simon Yates” (era già arrivato da un minuto)
Televideo RAI: “Precede Almeida e Bernal di 11 secondi” (Bernal ne ha persi 28)
Televideo RAI: “Yates vince precedendo di 10 secondi Almeida e di 27″ Egan Bernal” (ne hanno rispettivamente persi 11 e 28)
Televideo RAI: “Bernal, scortato dal team, aspetta gli ultimissimi km per riportarsi nel gruppo” (con lui era rimasto un solo compagno di squadra e non si è riportato sul gruppo semplicemente perchè davanti a lui c’era solo Yates, che non è riuscito a raggiungere; e nel finale lo ha staccato anche Almeida)

DISCOGIRO

Marcia funebre, Fryderyk Chopin (dedicata alla vittime dell’incidente del Mottarone)

LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): ABBIATEGRASSO – ALPE DI MERA (Valsesia)

maggio 28, 2021 by Redazione  
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La crisi patita mercoledì pomeriggio dalla maglia rosa Egan Bernal sull’ascesa dell’Alpe di Mera è stato solo un momento passeggero oppure dietro c’è la stanchezza che si sta accumulando dopo due settimane di Giro d’Italia? A dissipare questo dubbio ci penserà oggi un altro difficile arrivo in salita

L’inaspettata crisi di Bernal sulla salita della Sega di Ala ha riaperto un Giro che sembrava andare nel senso unico della vittoria schiacciante dello scalatore colombiano. E così ora c’è molta più attesa oggi per l’inedito approdo all’Alpe di Mera, che si raggiungerà percorrendo un’ascesa che può quasi essere considerata una gemella di quella trentina. Questa misurava 11.2 Km e presentava una pendenza media del 9.8%, mentre i primi 500 metri e gli ultimi 2 Km era decisamente pedalabili; la salita valsesiana, invece, non presenta mai tratti che consentiranno di rifiatare ed è lunga poco più del tratto duro della Sega di Ala, mentre le pendenza media è di quasi un grado inferiore: sono comunque 9.7 Km al 9% che avranno il loro “non plus ultra” nel picco al 14% che si raggiungerà a poco meno di 3 Km dalla conclusione. Come nella tappa disputata due giorni fa l’ascesa finale non si affronterà “liscia” poiché sarà preceduta da altri due Gran Premi della Montagna, comunque più facili rispetto al San Valentino: si tratta del Passo della Colma (7.5 Km al 6.4%) e della precedente ascesa all’Alpe Agogna di Gignese (12.8 Km al 2.9%), inserita nel tracciato soli pochi giorni fa in sostituzione della più impegnativa salita al Mottarone (15 Km al 6.7%), tolta dal tracciato in rispetto delle vittime dell’assurdo ncidente avvenuto domenica scorsa sulla funivia che saliva da Stresa.

Il Sacro Monte di Varallo e l’altimetria della diciottesima tappa (www.avvenimenti.org)

Il Sacro Monte di Varallo e l’altimetria della diciottesima tappa (www.avvenimenti.org)

L’ANGOLO DELLA STORIA

A differenza di Sega di Ala, l’approdo all’Alpe di Mera costituisce un traguardo nuovissimo per il ciclismo professionistico. Non è la prima volta, però, che una corsa arriva lassù perché negli anni ’80 vi terminarono due frazioni del Giro della Valsesia, corsa per dilettanti che si disputò a tappe dal 1980 al 2003 e in linea dal 2004 al 2012, l’anno dell’ultima edizione, nella quale si piazzò secondo Fabio Aru, che poche settimane più tardi sarebbe passato professionista con l’Astana. Nel 1985 s’impose in classifica l’attuale commentatore RAI Marco Saligari, che dodici mesi più tardi iniziò da leader anche l’edizione successiva vincendo la tappa d’apertura. Il giorno dopo era in programma per la prima volta nella storia l’arrivo all’Alpe di Mera, la cui strada d’accesso era stata asfaltata da pochi mesi e permetteva all’epoca di giungere fino all’Alpe Trogo, dalla quale nella tappa di oggi si transiterà quando mancheranno circa 2 Km e mezzo al traguardo. Lassù Saligari sarà costretto a lasciare le insegne del primato al suo compagno di squadra Ivan Luca Menni, che oltre a vincere la tappa gli succederà qualche giorno più tardi nell’albo d’oro del Giro della Valsesia. Anche il vincitore su questo traguardo nel 1989, Marco Lanteri, poi si imporrà nella classifica generale: si tratta di un binomio – vittoria all’Alpe di Mera e primato nella classifica finale – che si ripeterà anche nel 2021?

CIAK… SI GIRO

Proprio ai piedi del Mottarone il gruppo sfiorerà l’incantevole borgo di Orto San Giulio, dedalo di viuzze pittorescamente affacciato sull’omonimo lago nel quale il gruppo, per ovvie ragioni, non può avventurarsi. In quel reticolo di stradine, però, in passato ci si sono inoltrate con i loro ingombranti mezzi di ripresa numerose troupe che poi hanno immortalato questo delizioso borgo nelle loro produzioni. In particolare la zona del Cusio fu scelta per tradurre per il grande schermo tre romanzi dello scrittore varesino Piero Chiara, “La banca di Monate” (1976), “Il piatto piange” (1974) e “Una spina nel cuore” (1986). Mentre nel primo non compare Orta, se non fugacemente sullo sfondo di una scena (fu prevalentemente girato nella vicina Omegna, dalla quale i “girini” transiteranno prima d’intraprendere l’ascesa al Passo della Colma), le altre due pellicole offrono abbondati scorci della cittadina piemontese, tra i quali si vedono aggirarsi attori del calibro di Aldo Maccione e del grande comico Erminio Macario, alla sua penultima interpretazione al cinema. In “Una spina del cuore”, invece, il ruolo del protagonista sarà interpretato da Anthony Delon, figlio del divo francese Alain.

La scena del comizio che ne Il piatto piange sarà disturbata dalla comparsa del protagonista Mario Tonini (Maccione) in costume adamitico: siamo nella centralissima Piazza Mario Motta ad Orta San Giulio (www.davinotti.com)

La scena del comizio che ne "Il piatto piange" sarà disturbata dalla comparsa del protagonista Mario Tonini (Maccione) in costume adamitico: siamo nella centralissima Piazza Mario Motta ad Orta San Giulio (www.davinotti.com)

Cliccate qui per scoprire le altre location del film

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/il-piatto-piange/50001248

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/una-spina-nel-cuore/50025691

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/la-banca-di-monate/50015332

METEO GIRO

Le previsioni meteo per la tappa del giorno

Abbiategrasso: poco nuvoloso, 23°C, vento moderato da E (12-13 Km/h), umidità al 54%
Borgomanero (Km 57.2) : nubi sparse, 21.4°C, vento debole da E (6 Km/h), umidità al 48%
Gignese – GPM (Km 83) : nubi sparse, 20°C (percepiti 21°C), vento debole da SSE (6 Km/h), umidità al 44%
Cesara (Km 118) : nubi sparse, 20.7°C, vento debole da SSE (4 Km/h), umidità al 46%
Alpe di Mera: cielo coperto, 14.6°C, vento debole da SW (4-10 Km/h), umidità al 61%

GLI ORARI DEL GIRO

11.00: inizio diretta su Raisport
12.30: inizio diretta su Eurosport1
12.35: partenza da Abbiategrasso
14.00: inizio diretta su RAI 2 (a circa 50 Km dalla partenza)
14.45-15.00: GPM di Alpe Agogna (Gignese)
15.00-15.20: traguardo volante di Baveno
15.55-16.15: GPM di Passo della Colma
16.25-16.50: traguardo volante di Scopetta
16.30-17.00: inizio salita finale
17.00-17.30: arrivo all’Alpe di Mera

GIROALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ordine d’arrivo diciottesima tappa, Rovereto – Stradella

1° Mauro Schmid
2° Callum Scotson s.t.
3° Julius van den Berg s.t.
4° Pieter Serry s.t.
5° Dries De Bondt s.t.

Classifica generale

1° Riccardo Minali
2° Matteo Moschetti a 5′31″
3° Attilio Viviani a 5′52″
4° Alexander Krieger a 13′28″
5° Umberto Marengo a 16′23″

Maglia nera: Egan Bernal, 147° a 4h30′34″

STRAFALGAR SQUARE

L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti

Borgato: “È stato bellissimo questi continui attacchi”
Pancani: “È scivolato a meno 18 minuti il gruppo”
Cassani: “Bettiol sta guadagnando nei canfronti di Cavagna”
Rizzato: “Ti rimangono mentalmente in memoria”
Garzelli: “Curioso le parole che gli lancia con lo sguardo”
Borgato: “Questa finale di tappa”
Professor Fagnani: “Rottofreno è una zona dell’Oltrepò Pavese” (Rottofreno è in Emilia, l’Oltrepò Pavese in Lombardia”
Borgato: “Cavagna provà a vincere” (proverà)
Rizzato: “Una linguetta d’asfalto”
Pancani: “Radio Informazione” (Radio Informazioni)
Pancani: “La meraviglia di questa inquadratura che cercava la nostra discesa con il gruppo”
Pancani: “Bettiol quando vince fa dei capolavoro”
Pancani: “Stefano Ondani”

DISCOGIRO

Omaggio a Carla Fracci

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