EVANS, “GUERRIERO” D’ORO
settembre 30, 2009 by Redazione
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Vi deliziamo con un originale ritratto del campione del mondo, l’umile “soldato” che viene dall’Oceania e s’è rivestito d’oro in quel di Mendrisio. Non è un combattente nato, nonostante la genesi gaelica del suo nome, la sua carriera è finora passata per cocenti cotte, ma sembra arrivata l’ora del riscatto per un uomo sul cui astro mai si sono addensate le nubi del doping.
“We are not what you think we are. We are golden!” Lo pensa, non lo urla, non è nel suo stile. Con Mika, però, è d’accordo. Cadel Evans non è come pensiamo. E’ fatto d’oro. Per grattare la ruggine del perdente c’è voluto “un mondiale in casa lontano da casa”, con una salita conosciuta come le proprie tasche, da bere tutta d’un fiato per tuffarsi a testa bassa verso il sogno iridato. Grattata la scorza, scopri che Cadel è fatto d’oro bianco che, come il prisma di Dark Side of the Moon, rifrange i colori dell’arcobaleno.
L’Eden di Evans non si raggiunge con l’ascensore, né con le scale mobili ma con una scala a pioli d’aste in quercia e gradini in ferro. Era destinato alla bicicletta, cresciuto nell’Australia profonda col surf o le due ruote unici compagni di giochi, tuttavia la sua carriera è costellata di piccoli passi e sonore batoste. Fosse una chiave sarebbe un passepartout, senza che però avesse spalancato mai la porta del successo: mai una classica, mai una tappa in un grande giro, mai un grande giro.
Cotte, quelle sì. Come quella volta verso Folgaria, Giro del 2002, dove buscò, la rosea indosso, diciassette minuti in un amen. Delusioni, pure, di quelle che mordono i garretti più d’un Mortirolo. Come i Tour 2007 e 2008 persi per ottantuno secondi (non a Tour ma in tutto). Come gli infortuni che tra il 2004 e il 2005 parevano averlo eclissato. Come quella dipinta nei volti della troupe che nella Grande Boucle 2008 lo aveva ripreso convinta d’una sua vittoria.
Ma proprio il nome di quel documentario rappresenta il vertice della ruota di Madama la Fortuna. “Yell for Cadel” che in gaelico significa “Pronti per il Guerriero”. Già, Cadel vuol dire guerriero. Non lo diresti condottiero e infatti è un oplite. Non fosse umile, avrebbe già smesso, con tutte quelle batoste, inferte pure da Madre Natura. L’eleganza del cinghiale. Lo stile è brutto, storta la testa, l’incavo oculare disegnato apposta per meglio far scorrere le lacrime. Pedala gobbo e, novello Rigoletto, sembra cantare “Cortigiani, vil razza dannata!” ai suoi rivali, mentre sfuria in vani sforzi. Non è mai riuscito a staccare nessuno. Non lo ha fatto nemmeno a Mendrisio. Il suo problema è guadagnare quei venti metri. Ieri c’è riuscito approfittando di un Kolobnev e di un Rodriguez voltati.

La commozione di Cadel Evans sul podio di Mendrisio (foto Scanferla)
E così quegli occhi turchesi si sono indorati di una rugiada di lacrime, per la prima volta. Forse nello sport: vuoi che d’amore non abbia mai pianto questa tenera faccia da boxer (non boxeur)? Ama, palpita ed è sposato con Chiara, la cui passione si indovina dagli occhi, si capisce da come, all’arrivo, Cadel baci l’anello, si legge dai racconti della coppia. Lei suona il piano, lui, tra un Chiaro di Luna e l’altro, ne rimane ammaliato. E i vicini protestano. “Ma non perché infastiditi: mi chiedono di aprire le finestre perché anche loro vogliono ascoltare”, dice la coppia, cui va aggiunta una terza, l’adorata cagnetta tascabile Molly, ghiotta dei salumi che spesso Cadel porta a casa come trofeo.
Trofeo che porterò in giro con l’orgoglio di chi s’è riscattato – storia tipica dell’emigrante, a pedali e non – per un anno intero, prima volta che l’iride avvolge un uomo da corse a tappe dopo l’Olano del 1995. Ci teneva, a vincere in casa, senza fretta, però, perché di Mondiali casalinghi ne può vantare ben tre. Dalla sua casa di Stabio, infatti, ci si volge a ovest e s’intravedono le meraviglie a giardino di Varese; ci si volge ad est e l’alba irradia il sogno della salita di Novazzano. L’anno prossimo poi, in Australia, il traguardo di Geelong sarà posto a 20 km dalla sua villa di Barwon Heads, dove conserva una Mustang del ’66, sulla quale, Rayban agli occhi, pare uscito da un telefilm anni ’70.
La storia è strappalacrime. Il ciclismo moderno pure, ma per la frustrazione, le ombre che ogni vittoria solleva. Pur senza essere pronti a fare i Muzio Scevola, su Evans le voci non si sono mai addensate come fosche nubi. Un piccolo aneddoto che fa sperare. Tramite SMS, Evans ha chiesto ad Aldo Sassi, che mette a disposizione la tecnologia del Centro Mapei per aiutarlo: “Come posso fare per migliorare?” La risposta: “Cambia preparatore”. La mano sul fuoco, ormai, non la si metterebbe neppure se il Papa inforcasse una bici ma Evans fa di tutto, lui cinghiale sgraziato, lui Rigoletto mai domo, lui timido passionale, per farci avvicinare le dita alle fiamme. D’altronde: “Non tutto quel ch’è oro brilla, né gli erranti sono perduti… Nuova sarà la lama ora rotta e re quei ch’è senza corona”. Parola di Tolkien.
Federico Petroni
PAGELLE MONDIALI 1: AZZURRI RIMANDATI A SETTEMBRE (2010)
settembre 29, 2009 by Redazione
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Andiamo ad analizzare nel dettaglio la prestazione della Nazionale italiana al Campionato del Mondo di Mendrisio, dal capitano, Damiano Cunego, alla squadra nel suo insieme, passando per gli altri otto atleti e il C.T. Ballerini. Voti più alti a Bruseghin e Scarponi, molto deludenti Basso e Garzelli.
DAMIANO CUNEGO: VOTO 5
Non possiamo dare un’insufficienza più grave ad un corridore che conclude un Mondiale nei primi 10, ma da Cunego, da questo Cunego, ci si attendeva molto di più. Aveva probabilmente la più grande chance della carriera per diventare campione del mondo: una squadra costruita attorno a lui, una grande condizione, la sicurezza derivante dalla due affermazioni alla Vuelta, poche settimane fa. Insomma, sembra il miglior Damiano da cinque anni a questa parte. Nel momento della verità, però, il veronese si è ancora una volta sciolto sotto il peso della pressione, più ancora che delle trenate di Cancellara e degli scatti di Rodriguez.
E dire che, tatticamente, la corsa di Cunego era stata pressoché perfetta: mai allo scoperto prima dell’ultimo giro, mai un attimo di difficoltà (almeno apparentemente), mai un’energia spesa inutilmente. Che qualcosa non andasse si è però capito già sulla salita dell’Acqua Fresca, all’ultimo passaggio, quando l’accelerazione di Cancellara ha messo alla frusta il nostro leader, che ha perso qualche metro, e per rientrare ha dovuto attendere che la salita terminasse. Dopo aver fatto andare via gratuitamente Evans, Rodriguez e Kolobnev (ma qui era in buona compagnia), Damiano ci ha almeno messo un po’ di intraprendenza, piazzando il primo scatto in una corsa di un giorno da quasi un anno a questa parte (per ritrovare l’ultimo scatto del veronese in una classica dobbiamo risalire al Lombardia della scorsa stagione: quest’anno, sulle Ardenne, il totale ammontava a zero). Le rampe della salita di Novazzano lo hanno però definitivamente respinto. Certo, nel gruppo buono c’era, ma, con otto corridori come quelli che aveva a disposizione Cunego, sarebbe stato inammissibile il contrario; e, tra quegli otto, è stato ultimo.
ALESSANDRO BALLAN: VOTO 4
Assolutamente irriconoscibile. In altre situazioni una condizione deficitaria potrebbe essere una valida scusante, ma non è certamente così nel caso del veneto, che, dopo la primavera perso a causa di un citomegalovirus, puntava tutto sulla seconda parte di stagione, e in particolare a Mendrisio. L’attacco a 100 km dall’arrivo sembrava un azzardo, in realtà è stato il disperato tentativo di dare un senso a quello che altrimenti sarebbe stato un Mondiale del tutto anonimo. La débacle dell’eroe di Varese non può infatti essere spiegata unicamente da quell’azione da lontano, visto che anche Joaquin Rodriguez era presente.
Vorremmo poter giustificare la pessima prova di Alessandro con i postumi del virus che ha condizionato la sua prima parte di stagione, ma il Ballan visto al Giro di Polonia era decisamente tutt’altra cosa. Già alla Vuelta non era stato del tutto convincente, ma il crollo di ieri era assolutamente impossibile da prevedere. Doveva essere la seconda punta azzurra, di fatto è uscito di scena non appena la gara è cominciata davvero. Meriterebbe mezzo voto in più per essersi inserito in un’azione interessantissima come quella promossa da Scarponi, ma glielo leviamo perché non ha mai contribuito ad alimentarla, e non è stato capace di accodarsi ai migliori (come ha fatto ad esempio Rodriguez) una volta raggiunto.
IVAN BASSO: VOTO 5
Meglio di Ballan, anche perché le aspettative erano inferiori, ma comunque insufficiente. Secondo le indiscrezioni, doveva entrare in azione attorno al 15° giro, in realtà non si è mosso fino al penultimo passaggio. “Va beh, almeno abbiamo un uomo in più all’ultimo giro”, abbiamo pensato noi, come crediamo milioni di telespettatori. E invece no, perché la misera tirata di 300 metri sulla salita di Novazzano, alla diciottesima tornata, ha prosciugato le evidentemente scarse energie del varesino, che ha alzato bandiera bianca non appena Cancellara ha cambiato passo sull’Acqua Fresca.
Per carità, non pensavamo che Basso potesse vincere il Mondiale: troppo scarso il suo spunto veloce per trionfare allo sprint, insufficiente il cambio di ritmo per poter pensare di arrivare solo. Quello che però pensavamo, anzi ciò di cui eravamo quasi certi, era che Ivan sarebbe stato tra i principali animatori della corsa, che sarebbe stato incaricato di sgretolare il gruppo giro dopo giro. Di fatto, quei 300 metri al penultimo passaggio sulla Torrazza sono invece stati l’unica fase della gara in cui Basso si sia veramente segnalato.
FILIPPO POZZATO: VOTO 5,5
Nella sostanza, la sua corsa è stata praticamente identica a quella di Basso: mai in fuga, mai a tirare, se non per poche centinaia di metri al penultimo giro, sempre sull’ascesa di Novazzano, per poi cedere sulla salita dell’Acqua Fresca quando si è sganciato il gruppetto buono. Dalla sua, Pozzato ha quanto meno l’alibi dello spaventoso numero di giorni di corsa nelle gambe, oltre a quello di un percorso forse troppo duro per le sue caratteristiche (anche se Breschel così avanti ci fa sorgere qualche dubbio a riguardo).
Certo, anche da lui, in virtù del suo status di seconda punta, per quanto ex aequo con altri, era però lecito attendersi qualcosa di più, e, anzi, ad un giro dalla fine, vedendolo così (apparentemente) pimpante, abbiamo persino creduto che potesse fare il colpaccio, qualora avesse tenuto in salita. Invece, come è accaduto a Basso, la salita dell’Acqua Fresca lo ha inappellabilmente respinto, rimandando il suo appuntamento con un possibile iride a Melbourne 2010 (come minimo): un percorso più agevole, che potrebbe esaltare le doti di finisseur di Pippo, anche se sulle prossime due edizioni già incombe l’ombra di Mark Cavendish. Sicuramente, per impensierire il velocista dell’isola di Man, sarà necessario non arrivare al Mondiale con oltre 80 giorni di gara nelle gambe.

Cunego e Pozzato al raduno di partenza (foto Bettini)
STEFANO GARZELLI: VOTO 4
Dov’era? Alla vigilia veniva etichettato come “regista”; definizione che si applica a molti sport meglio che al ciclismo, ma che comunque pensiamo di poter interpretare come un ruolo che prevede di parlare costantemente con l’ammiraglia e fare da collante della squadra in gruppo, colloquiando un po’ con tutti. Ora, per quanto si possa attribuire a tale funzione una qualche importanza, se l’essere un regista implica non tirare un metro e non andare mai in fuga, per poi staccarsi non appena il ritmo si discosta da quello di una tappa di trasferimento del Giro della Malesia, viene da pensare che forse avrebbe fatto più comodo un Tosatto, che non un Garzelli lontano anni luce dalla forma superlativa del Giro.
Di fatto, il varesino non ha mai neppure tentato di inserirsi in qualche tentativo di fuga, né si è mai portato in testa al gruppo: una prestazione troppo sotto tono per giustificare la sua partecipazione, specie se si considera che questa ha precluso quella di Tosatto, che negli ultimi anni è sempre stato uomo preziosissimo per l’ormai terminata striscia di successi azzurri.
MARZIO BRUSEGHIN: VOTO 8
Dopo un poker di insufficienze, veniamo al voto più alto, che, a livello di azzurri, spetta certamente ad un impagabile Marzio Bruseghin, che invecchia meglio del suo amato prosecco. A 35 anni, il veneto ha mostrato ancora una volta perché da anni a questa parte è punto fisso della Nazionale di Ballerini, macinando chilometri e chilometri in testa al gruppo, ricevendo cambi, peraltro saltuariamente, dal solo Ruben Plaza, riducendo quasi in solitudine il vantaggio della fuga da dieci a cinque minuti. Chiedergli di lavorare più a lungo, o addirittura di entrare in qualche fuga, sarebbe stato sfruttamento puro.
Dopo un 2008 da protagonista, con il podio al Giro, Marzio è tornato al suo status di sempre, quello di gregario di lusso per qualsiasi situazione, tanto per un lavoro da locomotiva per 50 km quanto per un forcing su un colle alpino. Magari non sarà emozionante come lottare per la maglia rosa, ma si tratta comunque di un lavoro preziosissimo; cosa di cui si sono accorti anche all’estero, visto che Valverde lo ha voluto alla sua corte alla Caisse d’Epargne.
MICHELE SCARPONI: VOTO 7,5
Dopo Bruseghin, il migliore. Dopo un periodo nero, seguito al coinvolgimento nell’Operacion Puerto, Scarponi ha completato la sua rinascita grazie ad un 2009 eccezionale, coronato da una grande prestazione anche a Mendrisio. Probabilmente sarebbe dovuto entrare in fuga già dai primi giri, ma si è ampiamente riscattato promuovendo ed alimentando più di ogni altro l’azione che avrebbe fatto saltare il Mondiale, se solo qualcuno avesse dato manforte a Michele e a Giovanni Visconti. Dopo aver tirato quasi in solitudine per decine di chilometri, il marchigiano ha dovuto arrendersi, non completando la prova, quando ormai non avrebbe però più potuto dare nulla alla squadra.
Dopo la bellissima vittoria alla Tirreno – Adriatico, e i successi di tappa a Mayrhofen e Benevento all’ultimo Giro d’Italia, Scarponi ha chiuso in bellezza quella che è forse, a 30 anni, la sua stagione migliore. E chissà che l’anno prossimo, senza più Gilberto Simoni, non possano aprirsi per lui le porte di un Giro da capitano.
LUCA PAOLINI: VOTO 7
Prova più che positiva per l’ex angelo custode di Paolo Bettini, anche se senza particolari acuti. Dopo una prima fase di gara coperto, al pari degli altri azzurri, il bronzo di Verona 2004 è stato prontissimo ad entrare nella pericolosissima fuga promossa da Scarponi a 100 km circa dal traguardo. Una volta nel gruppetto, non si è spremuto più di tanto per collaborare, ma è rimasto sempre al fianco di Alessandro Ballan, ed è stato l’unico azzurro a resistere all’attacco di Joaquin Rodriguez al penultimo giro, poco prima che il drappello di testa venisse riacciuffato dal plotone che sopraggiungeva.
Nel primo Mondiale del dopo-Bettini, il milanese ha mostrato una volta di più che le sue convocazioni in azzurro non erano il frutto dell’amicizia e della stima che nutriva per lui il due volte iridato, ma di reali qualità (peraltro ormai ampiamente dimostrate da alcuni piazzamenti di assoluto prestigio) e di propensione al sacrificio. Bravo, anche se, volendo trovare una pecca nella sua prova, poteva forse offrire maggiore supporto a Scarponi e Visconti nell’alimentare la fuga.
GIOVANNI VISCONTI: VOTO 6,5
Ultimo ma non ultimo (per prestazione, anzi, lo collocheremmo ai piedi del podio, per quel che concerne la nostra Nazionale), veniamo all’altro animatore della fuga più importante di questo Campionato del Mondo, Giovanni Visconti. Il campione d’Italia 2007 si è fatto vedere per la prima volta proprio quando è stato tra i primi ad entrare nell’azione nata dall’accelerazione di Scarponi, ed è stato il più valido alleato del marchigiano nell’alimentarla. Il corridore della Diquigiovanni prende mezzo voto in più per avere promosso la fuga, e un altro mezzo per aver tirato di più, ma la prova di Visconti resta pienamente positiva.
Dopo un 2009 così così (belle vittorie alla Coppa Agostoni e al Trofeo Melinda, ma senza il salto di qualità che si sperava potesse compiere), il 2010 dovrà necessariamente essere l’anno della definitiva consacrazione per Giovanni, che, a 26 anni, non può più essere considerato solamente una giovane promessa. La maglia rosa al Giro 2008, peraltro ottenuta grazie ad una fuga, non potrà rappresentare ancora per molto l’apice della sua carriera.
FRANCO BALLERINI: VOTO 6
Dopo tre Mondiali perfetti, Ballerini mette in piedi una Nazionale inferiore agli anni scorsi, anche se in gran parte per colpe non sue: assenti (di cui solo il primo giustificato) Bettini, Di Luca e Rebellin, il C.T. ha forse avuto il solo torto di schierare un uomo di fatica meno del dovuto. Per il resto, sono ingiuste le critiche secondo cui avrebbe gestito male le seconde punte, dal momento che non si può imputargli l’ingiustificato cedimento di Pozzato e Basso dopo aver tirato 5-600 metri in due. Al contempo, se Cunego capitano unico non convinceva alcuni, va detto che alternative valide non ce n’erano, specie alla luce della prova degli stessi Basso e Pozzato e del campione uscente Ballan.
Insomma, il 6 al C.T. non è un voto di stima, ma è l’inevitabile conseguenza di una Nazionale costruita forse non alla perfezione, ma con un materiale umano obiettivamente inferiore a quello degli anni passati. Sia perché Di Luca e Rebellin sono stati pizzicati quando già si pensava di costruire una Nazionale attorno (anche) a loro, sia perché un Bettini in più o in meno, specie su un circuito su cui il Grillo sarebbe andato a nozze, fa una bella differenza.
NAZIONALE: VOTO 6
Quello che è chiaro è che si è andati molto lontani dalle prestazioni superlative degli ultimi tre anni, e in particolare da quella della scorsa stagione. Altrettanto evidente è però che le assenze di Di Luca, Bettini e Rebellin sono state pesantissime, e che comunque la Nazionale è stata perlomeno unita (a differenza di quanto visto, per esempio, nelle sciagurate edizioni di Lisbona, con Lanfranchi che insegue Simoni, e Madrid, con Bettini che deve correre da solo perché Petacchi si accorge all’ultimo giro di non farcela). Cunego non vale Bettini, Ballan non era quello dell’anno scorso, Pozzato aveva nelle gambe troppi giorni di corsa, Basso non è quello di tre anni fa, e lo si è capito anche alla Vuelta. Insomma, a posteriori, si può dire che le possibilità di vittoria non fossero poi molte.
Si potrebbe liquidare la questione dicendo semplicemente che non si può sempre vincere, come ha fatto un filosofico Pozzato, ma ad onor del vero, pur senza fare drammi, la situazione appare un po’ più seria. Bettini, Di Luca e Rebellin, cioè i corridori italiani più forti in corse di un giorno vallonate, non ci sono più. Cunego sembra del tutto inadatto a reggere la pressione. Basso potrebbe vincere un Mondiale solamente se tornasse quello del 2006 (possibilmente con altri mezzi) e trovasse un percorso sufficientemente duro da consentirgli di arrivare da solo (ma a breve non se ne vedono, e nel 2013 Basso avrà 36 anni). Insomma, le nostre speranze sono tutte per Pozzato e Ballan: non male, ma Bettini & co. erano un’altra cosa.
Va detto, per la verità, che il prossimo Mondiale adatto a uomini “da Liegi”, per intenderci, sarà a Valkenburg nel 2012. Prima, Melbourne e Copenaghen strizzano l’occhio ai velocisti. Anche a questo proposito, però, non possiamo essere troppo ottimisti: Petacchi non è un ragazzino, Napolitano si sta perdendo, Bennati, alla Vuelta, ha perso regolarmente da Greipel, e ha faticato a far meglio anche di Bozic, Farrar e altri. Insomma, ammesso che Cavedish possa essere battuto, difficilmente sarà un italiano a farlo.
Matteo Novarini
LANCIA SPEZZATA PER GLI AZZURRI DI BALLERINI
settembre 28, 2009 by Redazione
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Federico Petroni esamina l’operato della nazionale italiana a Mendrisio. Il lavoro compiuto non è stato perfetto come negli ultimi tre anni, ma c’è chi ha disputato un mondiale peggiore del nostro (gli spagnoli, nostri sfidanti dichiarati, per esempio). Sugli esiti di questo campionati del mondo si può e deve lavorare in vista delle prossime due rassegne iridate, apparentemente facili e che invece s’annunciano durissime da interpretare.
Come una fedele penna riporta in un poco elegante articolo sulla Gazzetta di oggi, a Bettini girano gli zebedei (eufemismo). L’ira funesta dell’ex mattatore azzurro che ora studia da cittì al fianco di Ballerini farebbe pensare ad una gara scriteriata della Nazionale ma è forse utile sin d’ora segnalare qualche punto per evitare fraintendimenti che minino la costruzione di un solido gruppo per gli anni a venire. Già, perché un tiro al piccione a questo o a quell’altro spulciando solo le dichiarazioni a caldo degli atleti posson solo far danni.

Scatta il mondiale, azzurri in prima fila (foto Bettini)
AVVERSARI In primo luogo, è sempre elegante ricordare che, a questo mondo, l’abbondanza impigrisce: ogni tanto qualcosa agli altri va lasciato. In altri termini, non si può vincere sempre. L’esemplare Franco Cribiori così recita: “Quando perdi perché ti battono gli altri, va bene”. Dobbiamo ammettere che Cancellara andava come un Tgv, Evans è stato al tempo furbo e rullatore, Kolobnev sembrava impazzito e Rodriguez pareva un personaggio del Libro Cuore. Sono andati semplicemente più forte. Quand’anche Cunego (vedi sotto) avesse corso con un filo di calma in più (uno scatto, deciso, in salita) non avrebbe raccolto molto di più.
CUNEGO Alla luce di questa considerazione, va notato come a Cunego siano mancate le gambe, nonostante, sempre da dichiarazioni a caldo (che sarebbe meglio abolire), “chi dice questo non capisce nulla di ciclismo”. Le chiacchiere sulla pressione psicologica, sull’acume tattico e sull’affidabilità del veronese fanno ridere. Così come i voti in pagella. Cunego ha disputato un’ottima gara: valga su tutto la prontezza con la quale s’è buttato, intuendo il pericolo, nella penultima discesa dall’Acquafresca. Delle due, l’una. S’è trovato prigioniero nella gambia (rosso)dorata degli spagnoli e di gambe non in perfetto rodaggio. Pazienza, verranno dì più rosei.
FUGA In terzo luogo, la latitanza d’azzurro nella prima fuga, quella che ha guadagnato a subito dieci minuti. E’ fastidiosa, ormai, la prassi che obbliga gli italiani a tirare. In previsione di ciò, tra spagnoli atarassici, belgi fumosi ed elvetici sornioni, uno come Visconti o Garzelli o Bruseghin avrebbe dovuto seguire i comprimari all’attacco.
GARZELLI Passando più in profondo nelle pieghe della Nazionale, abbiamo regalato un uomo. Un oggetto non identificato s’è aggirato per tre quarti gara in testa al gruppo. Stefano Garzelli, il regista in corsa, espressione sulla quale bisogna ancora che la Treccani del pedale ci illumini, nonostante il lodevole sforzo di Tiralongo qualche giorno fa. Mai scorto a rendere la corsa dura, soprattutto a fare quel lavoro a metà corsa che avrebbe risparmiato un pestatore come Scarponi per il prosieguo.
BALLAN La fuga dei trenta poteva andare bene. Ma s’è anche detto che ci si è rialzati per favorire il rientro di Cunego. Quand’anche fosse la motivazione principale, tatticamente quell’azione non stava profilando un bel quadro. Ballan, pur avendo giocato bene le sue carte, era nervoso: perché? Con Visconti e Scarponi a sfacchinare e un bello stopper come Paolini, perché agitarsi? In fuga, va detto, c’erano nomi grossi ma nessuno era disposto a dare una mano agli azzurri: spagnoli e belgi, tutti con lo specchietto per le allodole del capitano nelle retrovie. Un’azione morta sul nascere. Sarebbe bello che un giorno Ballerini lanciasse in fuga dal mattino dal primo giro un italiano, magari ignoto come potrebbe essere Santambrogio.
PENULTIMA ASCESA DI NOVAZZANO Eccolo, il Calvario azzurro. Su quello strappo largo ma ingannevole, nella penultima tornata, i nodi son venuti al pettine. Lì la Nazionale ha fatto il lavoro giusto con gli uomini sbagliati. Paolini stravolto, Garzelli disperso, Scarponi già sfruttato (quando il marchigiano è tra i pochi ad avere accelerazioni devastanti dopo 230km, vedi Cipressa 2009), Pozzato e Basso si sono spremuti, in tal modo perdendo l’opportunità di fiancheggiare Cunego nell’ultimo giro. A Varese abbiamo riempito la saccoccia in virtù della superiorità numerica. A Mendrisio abbiamo pagato la solitudine del numero primo. Un compagno è imprescindibile per cucire la corsa, compiere scatti stana-rivali, rilassarsi mentalmente.
CONSOLAZIONE In ultimo, consoliamoci: c’è chi ha corso peggio e di molto. Se in assoluto la prestazione italiana v’ha fatto storcere la bocca, in relativo è stata la migliore tra le corazzate. Prendete la Spagna, dove la fiducia reciproca (come le gerarchie) non esiste. Rodriguez è detto “El Purito”, il sigaro ma è stato usato come una sigaretta: usato e gettato, non degustato. Una sintesi della sua intera carriera. In fuga con due compagni, Cobo e Barredo, non gli hanno creduto, facendogli tornare sotto due (Sanchez e Valverde) che non solo sono andati più piano ma si son fatti la guerra. L’acredine tra i due risale a Salisburgo 2006, quando Valverde seguì negli ultimi 700m lo scatto di Sanchez, di fatto tirandosi dietro Zabel e Bettini. Anche ieri il marcamento reciproco ha partorito un misero bronzo, pur essendo in superiorità. Prendete il Belgio, mai un contributo in attesa di un Gilbert cui, pur tra i migliori, ha pagato il dislivello eccessivo, come alla Liegi. O prendete tutti quei mestieranti francesi, tedeschi, inglesi, olandesi (il solo Hoogerland all’attaco cui però manca acume tattico): li avete mai notati? Perché autoevirarsi in una gara così dura, restando nascosti con l’unico orizzonte di staccarsi il più tardi possibile?
Spero che questi punti possano chiarire che l’Italia non ha corso male, pur facendo piccoli errori che, specchiati nella perfezione degli anni scorsi, risaltano più del dovuto. Con avversari così restii a collaborare prima ma così agguerriti nel finale, il risultato forse non sarebbe cambiato, anche con qualche scelta del cittì (a monte) più lungimirante. Perdersi in sterili accuse incrociate minerebbe un gruppo che dovrà dimostrarsi unito per ben figurare (vincere no, non importa) nei prossimi mondiali (Geelong e Copenhagen), adatti ad un mazzo molto ampio di jolly italiani e che s’annunciano durissimi da interpretare.
Federico Petroni
L’ANGELO CUSTODE: L’INTERVISTA
settembre 27, 2009 by Redazione
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E’ stato il secondo migliore italiano alla Vuelta, dopo Basso. E’ l’angelo custode di Damiano Cunego, leader designato della nazionale che domani tenterà di inanellare l’impresa mai riuscita: quattro mondiali di fila. E’, dunque, un parere autorevole, quello di Paolo Tiralongo, siciliano di Bergamo, orobico di Avola, intercettato di ritorno dall’allenamento.
Programma quotidiano?
Quattro ore e mezza, 130km e 2500 metri di dislivello, con due salite di 8-10km: Roncola e Valcava da un versante nascosto, molto duro, con tratti al 12%. Non è tanto ma a fine stagione non devi finirti, dopo una Vuelta devi tenere la condizione, non cercare di migliorare, anche perché le energie rimaste son poche.
Hai detto che devi tenere la condizione: per cosa?
Emilia e Lombardia. Sono i miei obiettivi finali, dove punto a far bene.
Bene quanto?
Cerco la ciliegina sulla torta di una stagione ottima. D’altronde, in dieci anni di carriera non ho mai vinto, anche se tanto ho fatto vincere. Lo sfizio vorrei togliermelo, dopo diciannove secondi posti.
Una vittoria ci sarebbe…
Cronosquadre al Giro del Mediterraneo del 2002. Quell’anno, però, fui secondo sul Mont Faron e secondo in classifica.
L’Emilia ti si adatta meglio del Lombardia.
E mi piace anche di più. Con il San Luca da ripetere cinque volte, si viene fuori alla distanza e con la gamba che ho, vorrei provare a vincere. Non sono mai arrivato davanti, quindi non ho riscontri, perché sono sempre andato solo per aiutare ma quest’anno è diverso. Ho più motivazioni e Cunego avrà la testa in Lombardia, anche perché l’Emilia non si addice alle sue caratteristiche, anche in passato ha corso per il piazzamento.
Hai notato che voi della Lampre andate sempre forte a fine stagione?
Sì e giuro che non c’è un motivo particolare, non riesco a spiegarmelo. Sarà il buon allenamento: quest’anno, dopo quindici giorni a luglio senza bici per recuperare, sono andato a Livigno, al ritmo di 4500m di dislivello al giorno.
E il lavoro ha pagato alla Vuelta.
Andavo in Spagna per fare una corsa d’appoggio, come sempre. Poi hanno chiesto, a me che ho sempre lavorato per gli altri, di curare la classifica. Ma senza pressioni, senza pensiero di tenere duro per la classifica. Vivevo come un nomade: alla giornata, raccoglievo quel che veniva ogni giorno. Ero stanco ma mai finito, sentivo di recuperare. Solo in due occasioni ho avuto i capogiri: la mattina della crono finale e il giorno dopo la Sierra de la Pandera, dopo il trittico in Andalusia. Non riuscivo a mangiare, a bere, nemmeno a dormire. Di solito, le salite tolgono il sonno il giorno prima, a me il giorno dopo.
La tappa più dura?
Sierra Nevada. L’abbiamo attaccata a mille, mi son staccato subito ma ho avuto la fortuna di incontrare per strada Sanchez ed Evans, che mi hanno dato ritmo. Alla sera, quando ho scaricato i dati del Garmin, non volevo crederci: avevo fatto un’ora e mezza fuorisoglia.
A proposito di Sanchez: domani sarà un osso duro.
E’ il mio favorito: sa limare, vede bene la corsa, è scaltro e può sfruttare un percorso adatto alle sue caratteristiche. Può dare la stoccata sull’ultima salita ma anche nella prima discesa.
Niente Valverde?
Ci ho parlato domenica, mi ha chiesto come era il percorso. E’ un duraccio, preferisce le corse addormentate, per poi punire tutti allo sprint. Correrà su Cunego, non lo mollerà mai. Ma tutta la Spagna fa paura: anche gente come Mosquera (che alla vuelta mi ha quasi spaventato) o Rodriguez possono essere pericolosi, quando scattano fanno male.
Gilbert?
Temo per il dislivello. Anche alla Liegi, fece uno dei suoi scatti micidiali. Poi si sgonfiò. Sono curioso anche della gara di Andy Schleck: alla Vuelta l’ho visto deconcentrato, con problemi più di testa che di gambe.
E Cancellara?
Altro avversario ostico ma io farei attenzione a Boasson Hagen.
Eppure non ha fatto una gran crono…
Attenzione: se si va piano e lo si porta in volata, li bacchetta tutti. Quanto alla crono, quando ha visto, dopo un primo giro ottimo, che faceva fatica ad arrivare al podio, ha mollato, anche pensando all’impegno di domani.
Un altro che s’è risparmiato è Millar, che ha dichiarato: “Che corro a fare la crono se tanto vince Cancellara?”
Alla fine ha avuto ragione! Scherzi a parte, sebbene io non lo avrei mai fatto, credo che sia un discorso di stanchezza. Millar ha fatto il Giro, lo Svizzera, il Tour, la Vuelta: non poteva fisicamente recuperare gli sforzi per giovedì.
L’impressione è che il percorso possa favorire un outsider, con quella salita che finisce a così pochi chilometri dal traguardo. Secondo te potrebbe succedere che i big si marchino e parta uno meno quotato, Gerrans, ad esempio?
Uno come Gerrans all’ultimo giro non avrà le forze per scattare. Domani si dovranno coprire 4600m di dislivello, in più il tracciato è tortuoso e bisogna tenere il naso avanti. In un certo tratto c’è una curva secca che obbliga, per chi è dietro, a mettere il piede a terra e fare diciannove scatti in più. Si prenderanno delle frustate non male.
Circuito duro: questo è quello che si dice ogni anno. Certo, quello di domani sembra davvero proibitivo ma la tendenza degli ultimi mondiali è quella di partire lenti, non come in tappe del Tour in cui si fanno due ore a cinquanta orari.
La nazionale italiana deve fare due cose. Essere pronta per coprire ogni azione, perché se scappa uno sull’ultima salita (o anche prima) è durissima ricucire. Poi, menare forte sin dalle prime battute. Deve rendere dura la corsa. Deve uscire una gara ad eliminazione. Tanto è questo che il mondo si aspetta, ogni anno, dagli italiani.
Per fare questo servono faticatori: su Bruseghin nessuno ha dubbi ma Visconti, invece, è adatto per questo ruolo?
Non lo so, effettivamente non abbiamo riscontri. Per lui pensavo più ad entrare nelle fughe da lontano, con Paolini.
Che ruolo avranno Basso, Pozzato e Ballan?
Saranno le alternative, movimenteranno la corsa, staneranno i rivali da lontano.
Garzelli?
Si dice che sarà il regista in corsa. La corsa durerà più di sei ore e Ballerini aveva bisogno di qualcuno in gruppo che fosse la sua voce: porterà le comunicazioni, correrà avanti e studierà lo svolgimento della corsa.
Parliamo di Cunego, tuo protetto.
Mi auguro che dia la stoccata giusta: gli hanno affidato il dopo-bettini, ha tanta pressione addosso.
E’ in grado di sostenerla?
Per me sì, quando sta bene non ha paura di nessuno, sono pochi a fare quello che fa lui.
Come lo hai trovato durante la Vuelta?
Sereno, con la testa al mondiale già dall’Olanda. Sono con lui da quattro anni, lo conosco come le mie tasche e quando vedevo che in quei giorni si appartava dopo cena, stava tranquillo da solo, capivo che già raccoglieva la concentrazione per la prova iridata.
In assenza dell’angelo custode, chi sarà l’uomo pilota per Cunego? Basso alla Vuelta ha dimostrato qualità che nel finale possono risultare utili al capitano.
Vero ma io penso più a Scarponi. Anche dopo i 200km è capace di menate micidiali che possono preparare il terreno per Cunego, allungando il gruppo. Potrebbe essere l’uomo fondamentale.
Hai disputato la corsa più bella della tua carriera, attraversi un momento di forma invidiabile: non senti che avresti meritato una convocazione in azzurro?
Mi sarebbe piaciuto ma non per la maglia in sé bensì per il percorso che con tutte quelle salite mi si adatta. Avrei certo fatto la mia parte: il lavoro duro l’ho sempre fatto. Credo però che Ballerini non mi abbia convocato perché aveva già una tattica di corsa in testa e gli uomini che conosce e di cui si fida gliela assicuravano. Certo, a chi non piacerebbe vestire la maglia azzurra? Un po’ di amarezza c’è.
Hai mai parlato con Ballerini negli ultimi tempi?
Ci siamo visti alla Vuelta di sfuggita. Tuttavia, non sono il tipo di ragazzo che chiama a destra e a sinistra per una convocazione, nella mia vita quello che ho fatto l’ho fatto perché ho dimostrato il mio valore.
a cura di Federico Petroni
L’ANGELO CUSTODE: BRAVISSIMA NOEMI, ORA CONFIDO IN MARCO
settembre 23, 2009 by Redazione
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In un’occasione speciale come i Mondiali di Mendrisio, torna a collaborare con noi Paolo Tiralongo, fido scudiero in casa Lampre di Damiano Cunego, il favorito principale di questa rassegna iridata in terra elvetica. In questi giorni d’attesa il corridore siciliano commenta anche le gare femminili e under 23, oggi alle prese con la cronometro; infine ci segnala i suoi favoriti per la gara dei professionisti
A cura di Andrea Giorgini
Oggi è stata una giornata particolare, i nostri occhi erano puntati sugli Under 23 ma la vera nota positiva è il bellissimo secondo posto di Noemi Cantele nella crono femminile. Un grande exploit che rende più positiva la giornata, dopo la mezza delusione di stamani con Malori che non è riuscito a fare il bis di Varese nella prova contro il tempo.
Domani tocca ai professionisti cimentarsi in questa specialità. Ho parlato con Marco Pinotti – unico italiano in gara – due giorni fa e l’ho visto molto motivato; penso che pure lui potrà fare un ottimo risultato. Se devo fare indicare i miei favoriti dico senza dubbio Cancellara e Wiggins, insieme a Boasson Hagen come outsider, sia domani, sia domenica. E per la gara in linea oltre a Damiano attenzione a Samuel Sanchez, Valverde, Gilbert e lo stesso norvegese; Sanchez è uscito alla grande dalla Vuelta, come il murciano fresco vincitore della corsa iberica, mentre il belga ed Edvald sono possibili sorprese. Gli spagnoli, dopo la negativa esperienza di Varese non staranno a guardare.
Damiano sta molto bene, la sua condizione è ottima, le due vittorie in salita ottenute in Spagna ne danno la prova. Speriamo davvero che riesca finalmente a raggiungere questo obiettivo prefissato da tantissimo tempo.
Paolo Tiralongo

Cunego e Tiralongo (www.lampre-ngc)
ACQUA FRESCA & NOVAZZANO, L’ACCOPPIATA VINCENTE DEL MONDIALE
settembre 22, 2009 by Redazione
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Ancor prima della partenza dei mondiali c’è già un vincitore. È il percorso stesso della competizione iridata ad avere catalizzato gli applausi di tutti, tifosi e addetti ai lavori; erano da tredici anni che non si vedeva un terreno di gara così accidentato, ostico non solo per la presenza di due ascese molto difficili. Ci sarà, infatti, anche una discesa da brividi, l’unico tratto del circuito che ha suscitato qualche malumore tra i diretti interessati alle sfide iridate. Il tratto chiave del circuito sarà la salita di Novazzano, già palcoscenico mondiale nel 1971.
13,8 Km a tornata, 19 giri, 262,2 Km complessivi e un totale di 4655 metri di dislivello.
Sono scarni questi numeri ma rendono benissimo l’idea: il tracciato dell’edizione 2009 dei campionati del mondo di ciclismo sarà durissimo, un percorso tosto come non si vedeva da anni. L’ultimo anello davvero impegnativo era stato quello proposto nel 1996, pure quello disegnato sulle strade del Canton Ticino: 13 anni fa si gareggiò a Lugano, stavolta la maglia iridata sarà assegnata in quel di Mendrisio, a una ventina di chilometri da Varese, dove dodici mesi fa Alessandro Ballan si è laureato campione del mondo.
Passiamo ora ad esaminare in dettaglio il circuito, sul quale si comincerà a girare sabato 26 settembre, giorno nel quale si effettueranno le prove riservate alle donne (9 giri, 124,2 Km) e agli under 23 (13 giri, 179,4 Km).
Lo striscione d’arrivo sarà steso in Via Campagna Adorna, accanto all’omonimo centro sportivo inaugurato nel 2003. Siamo alla periferia sudoccidentale di Mendrisio, alle porte dell’abitato di Genestrerio, lungo la direttrice che conduce ai valichi doganali di Gaggiolo e Bizzarone (quest’ultimo è il più vicino, distante quasi due chilometri e mezzo dalla zona del traguardo, ma nei due giorni più attesi sarà chiuso al transito). I primi due chilometri non presentano difficoltà altimetriche, pur nascondendo una piccola insidia. Il tracciato iridato debutta in discesa per andare a sottopassare l’autostrada, poi si entra nell’abitato di Mendrisio costeggiando prima il Parco di Casvegno (ospiterà il quartier generale dei mondiali, con la sala stampa) e poi lo stadio comunale, affrontando una rotatoria, una curva a 90 gradi e un’altra che introdurrà in Via Franscini; è il tratto urbano della strada cantonale per Lugano e Bellinzona, che scorre rettilinea per 600 metri tra il centro di Mendrisio a destra e la stazione ferroviaria a sinistra. Sta qui la prima insidia: la strada inganna perché, essendo larga, tende a celare la presenza di una lievissima pendenza, che non va oltre l’1% ma che si farà sentire se questo tratto sarà preso a tutta. Al termine del rettilineo c’è una rotatoria dove la cantonale piega a sinistra, scendendo dolcemente verso le rive del lago di Lugano e transitando per Via Vignalunga, dove si conclusero i mondiali del 1971. Non si passerà per il luogo dove Eddy Merckx sfrecciò davanti a Gimondi: 50 metri prima della rotonda i partecipanti al mondiale 2009 svolteranno a destra, addentrandosi nel centro di Mendrisio e iniziando proprio in questo punto la prima delle due ascese previste dal circuito iridato, l’Acqua Fresca. La salita misura 1,6 Km, nel corso dei quali dovranno essere superati 119 metri di dislivello ed una pendenza media del 7,4%. L’approccio è già impegnativo ma, passati i primi 100 metri d’ascesa al 8% medio, si svolta in Via Vela e la strada spiana sensibilmente, perdendo anche qualche metro di quota portandosi nel centralissimo Piazzale alla Valle. Da questo slargo scattarono due tappe a cronometro del Giro d’Italia, quella storica di Lugano del 1998 e la cronoscalata che nel 1989 si svolse sulla salita del Monte Generoso, della quale l’Acqua Fresca rappresenta il tratto iniziale. Proprio da questo luogo riprendono le pendenze impegnative. Fiancheggiando un grosso centro commerciale, si affronta un rettilineo di 200 metri all’8% che termina proprio ai piedi del centro storico, dal quale incombe la mole dell’arcipretale dei SS. Cosma e Damiano. Ce se ne discosta subito, uscendo dall’abitato di Mendrisio dopo aver lasciato, sulla sinistra, l’imponente stabile dell’ex filanda Torriani-Bolzani, aperta nel 1873 e riconvertita per usi commerciali, amministrativi e residenziali negli anni ’80, costituendo un esempio raro, nel cantone, di riqualificazione di un edificio concepito per scopi industriali. Dopo un momentaneo addolcimento delle pendenze (200 metri al 6%), la strada torna a farsi ripida; è l’Acqua Fresca vera e propria, com’è stata soprannominata dai mendrisiotti Via Industria perché attraversa un’area ricca di sorgenti, come testimonia la presenza delle strutture dell’acquedotto cittadino, raggiunte le quali si sarà messo alle spalle il tratto più duro dell’ascesa, circa 400 metri caratterizzati da un picco del 12%. L’acquedotto è a 300 metri allo scollinamento, ma si può considerare conclusa l’ascesa a quel punto, essendo il tratto finale caratterizzato da una media del 4%. Si raggiunge il punto più elevato del circuito iridato (439 metri) in corrispondenza del bivio per Solarino ed il Monte Generoso, a 4,1 Km dalla partenza. Un tratto in quota di 600 metri introduce una delle più difficili discese della storia dei mondiali, a tratti pericolosa non tanto per le pendenze (sono 2 Km al 5,2%), quanto per la carreggiata stretta e per la presenza di tre delicatissime curve a 90 gradi. La prima viene affrontata dopo 800 metri, è un gomito stretto tra il cimitero di Castel San Pietro ed il bivio per la medesima località. Trecento metri più avanti una docile curvetta presenta, all’interno, una piccola cappellina mariana, quasi un invito a cercare una protezione dall’alto prima d’affrontare i tratti più insidiosi di questa picchiata, nel corso della quale si raggiungono inclinazioni del 9%. Nel caso ce se ne dimenticasse, immediatamente dopo rimanda all’Altissimo un albergo che si chiama Croce, posto all’ingresso dell’unico tornante del circuito.
La terza curva ad angolo retto lancia i pretendenti alla maglia iridata in uno dei tratti più filanti della discesa, un rettilineo fiancheggiato da vigneti che porta tra le case di Balerna e annuncia l’approssimarsi del punto più delicato dell’intero tracciato: uno strettissimo spigolo – criticato da diversi corridori – pone termine alla discesa, immettendo sulla larga strada cantonale che proviene da Mendrisio. In realtà si perdono ancora metri di quota sulla cantonale, mentre si transita nel centro di Balerna. Dopo il cimitero la carreggiata si amplia, prendendo l’aspetto di una superstrada a quattro corsie; i corridori procederanno sulle due di sinistra (contromano rispetto alla normale circolazione) ma abbandoneranno la cantonale poche centinaia di metri, mediante lo svincolo che scende nella zona industriale di Pobbia di Novazzano. Mancano poco più di 1500 metri all’attacco della seconda ascesa, pianeggianti ma leggermente meno filanti rispetto al tratto appena percorso, per la presenza di due curve (facili), una rotonda e due cavalcavia che spezzeranno la pianura.
La seconda asperità del circuito è la “Torraccia” (o “Turascia”, per chiamarla secondo la dizione locale) e conduce a Novazzano in 1900 metri. La pendenza media è del 6,5%, la massima è – come sull’Acqua Fresca – del 12%, pure qua raggiunta nel finale anche se è l’abbrivo il troncone più impegnativo ed insidioso. La strada è molto ampia e questo tende a ingannare l’occhio (ma non le gambe), che non avverte la pendenza media del 7,3% dei primi 1700 metri, che si dipanano allo scoperto. L’ombra compare solamente nei 300 metri dell’attraversamento di Novazzano, caratterizzati – mentre calano un pelo le pendenze (6%) – da un sensibile restringimento della carreggiata. Si ritorna alla luce del sole nei 400 metri che precedono il luogo dello scollinamento, posto a 376 metri di quota, facilmente riconoscibile per la presenza, sulla destra, della Casa Girotondo, caratteristico edificio tondeggiante in mattoni rossi realizzato da Mario Botta, uno dei più noti architetti contemporanei, nativo proprio di Mendrisio.
I corridori che hanno già testato il circuito hanno colto l’impressione che questa di Novazzano sarà l’ascesa decisiva, sia perché è più impegnativa dell’Acqua Fresca, sia perché sarà molto vicina al traguardo. L’anno scorso bisognava percorrere 3,5 Km per andare dalla cima dei Ronchi all’Ippodromo di Varese, stavolta ci saranno mille metri di strada in meno. Il finale si svolge in discesa nei primi 800 metri, che saranno percorsi a tutta senza troppi problemi, essendo questa planata più morbida e agevole rispetto a quella precedente: la strada è larga, la pendenza dolce, le curve quasi non si avvertono. Passata la frazione di Boscherina, si torna sul piano. Lasciata sulla sinistra la strada che proveniene dal valico di Bizzarone, si affronta un ampio e lunghissimo curvone, costeggiando la piccola zona industriale di Genestrerio. Poco più avanti una lieve flessione tra le campagne apre il rettilineo d’arrivo; a dire il vero non è perfettamente lineare, ma a 700 metri dalla meta già si riuscirà a intravvedere, laggiù, la linea di meta, stesa sotto quel cielo di Mendrisio – e ci ripetiamo per il terzo anno consecutivo – che immaginiamo invaso dalle affratellanti note dell’Inno di Mameli.
Mauro Facoltosi

Altimetria circuito iridato (www.mendrisio09.ch)

Planimetria circuito iridato (www.mendrisio09.ch)
VUELTA E CICLISMO, PAROLA DI GIOVANNETTI
settembre 15, 2009 by Redazione
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E’ stato l’ultimo ad aver issato sul pennone della Vuelta il vessillo tricolore, un po’ per caso, un po’ per merito. Per caso, perché quel giorno verso Ubrique i senatori del gruppo sottovalutarono la sua fuga. Per merito, perché, comunque, difese sui Pirenei circa 3’30” (mica ore) da Delgado e compagnia (mica gregari). Marco Giovannetti, quando correva, apparteneva alla categoria degli auto-forzati della strada. Gli stessi, per intenderci, che abbracciano nel loro Gotha stacanovisti come Marino Lejarreta, Marzio Bruseghin o Carlos Sastre, di quelli capaci di autodefinirsi eterni perdenti anche in presenza di un oro alle Olimpiadi (Los Angeles, 1984), di una Vuelta e di un Tricolore (1992). Come, appunto, questo milanese per caso e toscano per merito che, a 19 anni dalla vittoria alla Vuelta, si presta per una chiacchierata sul più e sul meno dell’attualità di questa edizione della Ronda iberica, finendo a discutere, inaspettatamente, dei temi caldi del ciclismo moderno.
Come sembra la Vuelta di quest’anno?
Livellata, ma qui non scopro nulla. Posso dire che non è durissima. Come quando vinsi io, nel 1990, c’erano cinque arrivi in salita (Sierra Nevada, San Isidro, Naranco, Valdezcaray, Cerler, ndr) ma non durissimi. A parte la Sierra de la Pandera, è mancata la salita dove fare la differenza, anche se il discorso ricade più sul livellamento. Da Valverde a Gesink, da Sanchez a Basso, da Evans a Mosquera sono tutti vicini, racchiusi in 2’. Non c’è stata una tappa regina che abbia scosso la classifica, ogni giorno è successo qualcosa di nuovo e, in parte, di inaspettato.
Si riferisce alla foratura di Evans a Sierra Nevada?
Sì ma anche all’exploit di Gesink che mi ha davvero impressionato, forse anche perché mi somiglia un po’, alto 190cm, anche se io, ai tempi, arrivavo quasi a 90kg.
Non trova curioso che nel ciclismo del terzo millennio una Vuelta si possa perdere per una foratura? Mi spiego: un tempo le forature erano all’ordine del giorno, parte del mito del ciclismo deriva anche da questo, dal fatto che i corridori erano lasciati quasi soli a loro stessi. Oggi, con i diesse che ti radiocomandano, pare una presa in giro.
Vero: la foratura di Evans in salita che, di fatto, lo ha tagliato fuori dai giochi, è un caso più unico che raro nel ciclismo attuale. Il bello è che non è stata solo sfortuna ma hanno inciso anche la prontezza dell’ammiraglia e, forse, le decisioni sbagliate del direttore della giuria. Avrebbe, almeno, dovuto essere coperto da un cambioruote.
Di qui a Madrid ci sono tre occasioni per destare Valverde dal sogno in oro: Avila giovedì, La Granja (con il Navacerrada) venerdì e la crono di 27km sabato.
Non credo che queste tappe possano fare sfracelli, a meno di crisi improvvise del leader.
Nessuno spazio, dunque, per grandi attacchi?
Mah, non vedo nessuno in grado di fare la differenza: se non ci sono riusciti nelle tappe andaluse… Deciderà la crono, anche se in 27km e a fine Vuelta non si potrà fare una grossa differenza. I numeri ce li avrebbe Evans ma 1’51” è un distacco troppo grande per essere colmato. Basso, poi, è un po’ carente a crono, anche se ha disputato, a mio avviso, una grande Vuelta. Dopo anni un italiano si è rimesso in discussione su queste strade e in più il varesino ha giocato tutte le sue carte, supportato da un’ottima squadra. Gli è mancato il cambio di ritmo, quella potenza che aveva prima della squalifica ma ha comunque vinto una scommessa non da poco: tornare ad essere competitivo in un Grande Giro. Su Gesink, invece, non abbiamo riscontri: chi conosce il suo rendimento dopo tre settimane ad altissimo livello?

Giro d'Italia 1993; Marco Giovannetti impegnato nella cronoscalata Pinerolo - Sestriere. Indossa la maglia tricolore conquistata undici mesi prima a Olbia (www.umema.it)
Sanchez?
Lo conosco meno, so che è un ottimo discesista ma la picchiata dal Navacerrada non è poi così improba. Mi è piaciuta, però, la sua condotta, non in una tappa specifica ma lungo tutta la Vuelta. Ha saputo gestirsi con intelligenza, è un corridore molto regolare: sbagliava chi lo dava per cotto dopo le prime schermaglie in salita.
E Tiralongo? Come giudica la sua Vuelta? Immeritevole d’una maglia azzurra?
Non fatemi parlare male del mio amico Ballerini. Fa il mestiere di cittì nella nazione più difficile al mondo, dove i talenti abbondano e le maglie son poche. Un cittì deve fare delle scelte. Certo, Tiralongo meritava la convocazione, anche perché il Mondiale sarà duro e di faticatori come lui c’è sempre bisogno, specie se in forma come ora che mira ad entrare nei dieci alla Vuelta. Però credo che la ragione di questa scelta stia nel fatto che Ballerini ha preferito puntare su un gruppo consolidato, che conosce e dal quale si aspetta certi comportamenti.
Torniamo a Valverde: può dormire tranquillo nelle braccia di Morfeo?
Sì, anzi: secondo me, nella tappa di Avila che finisce su uno strappetto, si va a prendere qualche altro secondo di abbuono.
Altro paradosso: si vince la Vuelta grazie agli abbuoni. Non è una situazione ridicola, in un ciclismo sempre più livellato, dove sempre meno spesso si riesce a fare la differenza?
Ci sono sempre stati però, negli ultimi tempi, non mi sembrano il massimo. Levandoli, sarebbe la crono a decidere.
Come, va detto, succedeva ai tempi, quando la crono metteva a nudo i reali valori in campo.
Vero, certo perdere una Vuelta perché si è più lenti allo sprint lascia l’amaro in bocca.
Anche agli spettatori?
Beh, al di là degli abbuoni, lo spettacolo non è mancato alla Vuelta, con tappe molto combattute nel finale e una classifica ancora non delineata alla terza settimana.
Lo spettacolo non sarà mancato nei finali ma assistere alla pantomima dell’Alto de Velefique, tappa da 4500 metri di dislivello e tutti insieme fino alla fine, con lo scatto di Mosquera e la volata di Gesink, toglie al ciclismo la sua essenza di sport-fiume.
L’attendismo è il male del ciclismo attuale. Le tappe sono corte, poco emozionanti nella loro interezza. Succede dappertutto, basta guardare al Giro e al Tour. Manca la fantasia e abbonda il livellamento. Tutto si basa sulla velocità. Si è perso il fascino della distanza e della grande impresa. D’altronde, dove si spera di andare quando ci sono squadroni che tengono sotto scacco l’intera corsa?
Appunto. E ridurre il numero dei corridori per squadra?
Sono favorevole. Ma non ottimista. I calendari sono esageratamente grandi, con pochi effettivi non si riesce ad essere sempre presenti. E’ anche una questione di marketing, di esposizione del marchio. Però certe corazzate come Astana e Columbia ammazzano il Tour.
Dopo il Giro di Svizzera, oligopolizzato da Columbia (6 vittorie) e Saxo Bank (3), molti corridori si chiedevano cosa rimanessero in gruppo a fare?
Il brutto è che, prova una, due, cinque, dieci volte ad andare in fuga e ad essere ripreso ti passa la voglia, ti demoralizzi. In futuro, se certi organici non fossero ridimensionati, la voglia di impresa, di dare battaglia dei guastatori potrebbe essere frustrata. Però non vedo come si potrebbe tornare al passato, una volta fatta una cosa è poi difficile disfarla.
Il ciclismo, dunque, cambia in bene o in male?
Ogni cambiamento ha lati positivi e negativi. Oggi il ciclismo ha guadagnato spettacolo, incertezza, suspense nei finali ma ha perso il gusto delle imprese epiche. Andiamo, anzi, siamo, in un ciclismo diverso.
A cura di Federico Petroni
NON SOLO CICLISMO – IL SOTTOCENERI
settembre 15, 2009 by Redazione
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Ecco un prontuario a uso e consumo degli appassionati che verranno in Canton Ticino non solo per assistere ai mondiali, ma coglieranno l’occasione anche per compiere una breve vacanza in loco. Di mete da non perdere ce ne sono molte, anche se poco note; in questo primo capitolo vi proporremo quelle del cosiddetto “Sottoceneri”, la porzione di cantone situata a sud del Monte Ceneri e dell’omonimo passo e nella quale si trovano i centri di Mendrisio e Lugano. Con uno “sconfinamento” a Campione d’Italia.

Lugano (http://digilander.libero.it/pellegai)
MENDRISIO
Magnifico Borgo vs Città Giardino è una lotta ad armi impari perché Mendrisio, soprannominata il “Magnifico Borgo” per le dimensioni ridotte di un comunque interessante centro storico, non può sfoderare “mirabilia” di prim’ordine del tenore di quelle che imperlano la città di Varese, scorsa sede dei mondiali. Il capoluogo del Mendrisiotto, 11000 abitanti (un risultato recentemente conseguito, grazie all’assorbimento amministrativo di cinque comuni del circondario), mette ugualmente a disposizione del turista una serie di piccole perle che non vale la pena perdere, soprattutto se ci si fermerà in queste zone per diversi giorni in occasione dei mondiali. Tra gli edifici religiosi segnaliamo la chiesa prepositurale dei SS Cosma e Damiano (si tratta del più monumentale edificio ecclesiastico eretto nel Canton Ticino nel XIX secolo), quelle di Santa Maria in Borgo, di San Giovanni, di San Martino e di San Sisinio (eretta nel XIII secolo quale cappella funeraria dei Torriani, allora signori di Milano). Edifici civili degni di nota sono i palazzi Torriani e Pollini e l’ex convento dei Serviti, oggi sede di un museo d’arte.
GALLERY
Chiesa dei SS Cosma e Damiano
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Santa Maria in Borgo
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Chiesa di San Giovanni
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Chiesa di San Martino
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Palazzo Torriani
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Palazzo Pollini
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Ex Convento dei Serviti
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IL MENDRISIOTTO
Col termine di “Mendrisiotto” è definito il distretto che fa a capo alla città sede dei mondiali 2009, il più meridionale non solo del Canton Ticino ma anche dell’intera Svizzera.
ARZO
Piccolo centro amministrativamente indipendente fino al 5 aprile del 2009 (in quella data è stato assorbito da Mendrisio), è celebre per i suoi marmi, il “vecchia”, il “broccatello” e il “rosso d’Arzo” (noto anche come “ammonite rosso”); la presenza di cave ispirò parecchi artisti locali, molti dei quali raggiunsero fama internazione come – per fare due nomi – Carlo Maderno e Francesco Borromini, lo storico rivale del Bernini.
Arzo stessa vanta diversi monumenti, sui quali spicca la parrocchiale, intitolata ai Santi Nazario e Celso: all’interno è visibile uno dei più interessanti altari maggiori del cantone, realizzato nel 1751 dai Monzini di Como, ovviamente in marmo.
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CASTEL SAN PIETRO
Lambito dal circuito iridato nel tratto iniziale della discesa dall’Acqua Fresca, questo comune fu, tra il 1118 e il 1128, un importante caposaldo dei comaschi durante la lunga guerra che li contrappose a Milano. Unico resto del castello interamento conservato, nella parte alta dell’abitato, è la Chiesa di San Pietro che conserva all’interno un ricchissimo ciclo di affreschi gotici (XIV secolo), realizzato da un seguace del “Maestro di Sant’Abbondio” (autore del ciclo absidale visibile nell’omonima basilica di Como). Localmente questo edificio è soprannominato la “Chiesa Rossa”: il nome si riferisce al colore della facciata, ma una tradizione lo fa risalire a un fatto di sangue avvenuto la notte di Natale del 1390 quando, nell’ambito delle lotte tra guelfi e ghibellini, la nobile famiglia Busioni vi sterminò il rivale casato dei Rusca.
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MERIDE
Piccolo centro che vanta diversi edifici, religiosi e civili, non pregevolissimi singolarmente ma che, nell’insieme, contribuiscono a fare di Meride (da non confondere con Melide) uno dei paesini più belli del Canton Ticino. Interessanti, in particolar modo, le tipiche case con cortili d’epoca barocca. Sovrasta l’abitato il Monte San Giorgio (1097 m), le cui rocce triassiche dal 2003 sono state iscritte nel Patrimonio mondiale dell’UNESCO (museo dei fossili nella casa comunale).
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RIVA SAN VITALE
Piccolo centro d’origine romana (Vicus Subinates), situato all’estremo meridionale del lago di Lugano. Vanta il più antico edificio cristiano dell’intera Confederazione Elvetica: si tratta del Battistero di San Giovanni, eretto verso il 500 e importante esempio di architettura paleocristiana. Interessante anche la Chiesa di Santa Croce, capolavoro del tardo Rinascimento italiano.
Battistero
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Chiesa di Santa Croce
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IL LUGANESE
LUGANO
È la capitale economica e finanziaria del Canton Ticino, nonché stazione climatica di fama internazionale, grazie alla mitezza del clima e alla sua collocazione geografica. Infatti, più che interessanti pagine artistiche (che, comunque, non mancano), Lugano vanta impareggiabili panorami: i più spettacolari sono quelli che si possono ammirare dai monti San Salvatore e Brè, entrambi raggiungibili in funicolare. Lo stesso Brè è visibile dalla città, in particolare dal piccolo Giardino Belvedere, che si trova all’inizio della bella passeggiata Riva Antonio Caccia. Un’altra interessante area verde è quella del Parco Civico, mentre gli amanti dell’arte avranno la possibilità di visitare il Museo Cantonale d’Arte, il Museo delle Culture Extraeuropee (presso Villa Heleneum), la cattedrale di San Lorenzo e la chiesa di Santa Maria degli Angioli, all’interno della quale è conservata l’ultima opera di Bernardino Luini, una grande rappresentazione della Passione. Segnaliamo, infine, il suggestivo sobborgo di Gandria, inserito nella lunga lista (oltre 8000 voci) dell’” Inventaire suisse des biens culturels d’importance nationale et régionale”.
Monte San Salvatore
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Monte Brè
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Giardino Belvedere
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Parco Civico
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Villa Heleneum, sede del Museo delle Culture Extraeuropee
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Cattedrale
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Santa Maria degli Angioli
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Gandria
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AROSIO
È il centro del Malcantone (vedi sotto) più noto agli appassionati di ciclismo e salite estreme, essendo raggiungibile dal fondovalle attraverso una delle ascese più ripide del cantone, la celebre “Penodria” (o Penudria): i suoi 4,3 Km all’11,9% furono affrontanti anche in corsa, al Tour de Suisse del 1997, tra l’altro per un evento fortuito (il maltempo constrinse all’ultimo momento gli organizzatori a ritracciare il percorso della tappa di Bosco Gurin, togliendo le grandi salite alpestri previste e ripiegando sulla Penodria). Giunti in cima, c’è la possibilità di rifiatare e, nel frattempo, di rifarsi gli occhi, ammirando i notevoli affreschi che cela l’interno della chiesa parrocchiale di San Michele, realizzati nel 1518 dall’italiano Antonio da Tradate in stile gotico internazionale.
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CADEMARIO
Nota località di vacanze (vi soggiornò spesso Giovanni Guareschi, il “papà” di Don Camillo), Cademario si trova nel cosiddetto “Malcantone”, regione geografica del Canton Ticino situata a ovest di Lugano, tra questa e il confine con l’Italia. All’interno del locale cimitero si trova l’interessante chiesa di Sant’Ambrogio (da non confondere con la parrocchiale, intitolata allo stesso santo), innalzata in epoca romanica e affrescata internamente tra il XIII e il XV secolo.
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CAPRIASCA
In frazione Sureggio è possibile vedere la chiesa romanica dei SS Pietro e Paolo, che racchiude importanti affreschi del XII secolo.
CARONA
Piccolo centro situato a 599 metri d’altezza, adagiato in una piccola insellatura posta nel cuore della penisola dell’Arbostora; all’ingresso del villaggio si trova la cinquecentesca chiesa parrocchiale dei SS Giorgio e Andrea. All’interno è possibile ammirare, tra le altre opere d’arte, un’interessante Madonna col Bambino, altorilievo attribuito ad Antonio Maria Aprile.
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MELIDE
Il centro di Melide si trova su di una penisoletta che si protende nelle acque del Ceresio e che costituisce una delle basi del “ponte-diga” costruito nell’Ottocento per avvicinare Lugano all’Italia (vi transitano la ferrovia, la strada cantonale e l’autostrada A2 “del San Gottardo”). La maggior parte dei turisti fa sosta a Melide per visitare Swissminiatur, parco aperto nel 1959 e che espone all’aperto miniature dei principali monumenti elvetici.
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MORCOTE
È uno dei centri più pittoreschi del Canton Ticino, affacciato sulle rive del Lago di Lugano dall’estremità meridionale della penisola del Monte Arbostora. Fu fortificato nel medioevo (le mura sono oggi scomparse), quando questo centro era feudo del ducato di Milano, che gli concesse numerosi privilegi (come il diritto di pesca sull’intero lago), non decaduti dopo l’annessione di queste terre alla Confederazione Elvetica. L’edificio più interessante è la chiesa di Santa Maria del Sasso, eretta in posizione dominante nel XIII secolo e completamente ridisegnata nel ‘500.
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PONTE CAPRIASCA
Raramente la copia di un’opera d’arte riesce a raggiungere l’originale. È successo in questo piccolo comune situato a nord di Lugano, dove la parrocchiale di Sant’Ambrogio conserva una delle migliori riproduzioni dell’Ultima Cena di Leonardo Da Vinci, realizzata da mano ignota verso il 1550, una cinquantina d’anni dopo l’originale. Lo differenzia dal “modello” meneghino la possibilità di leggere, alla base del dipinto, i nomi degli apostoli.
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ROVIO
È il comune sotto il quale ricade amministrativamente la cima del Monte Generoso, condivisa col comune italiano di San Fedele d’Intelvi. Situato all’imbocco della Val Mara, presenta interessanti affreschi (XIII secolo) nella cappella romanica di San Vigilio.
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CAMPIONE D’ITALIA
Avendone il tempo, non si può tralasciare una visita alla nostra exclave e non solo per ammirarvi il casinò più grande d’Europa. Campione è stata la culla di una serie d’artisti passata alla storia col nome di “Maestri Campionesi” e per questo motivo è impreziosita da monumenti quali le due chiese intitolate a San Zenone (una barocca, sconsacrata, e una moderna, attualmente officiata), l’Oratorio di San Pietro delle Erbette e il santuario della Madonna dei Ghirli.
Il nuovo casinò
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La vecchia chiesa di San Zenone (oggi sede della Galleria Civica di Campione)
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La nuova chiesa di San Zenone
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Oratorio di San Pietro
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Madonna dei Ghirli
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NON SOLO CICLISMO – IL SOPRACENERI
settembre 15, 2009 by Redazione
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Concludiamo il “pot-pourri” delle bellezze che offre il Canton Ticino, con l’elenco delle “mirabilia” della parte settentrionale del cantone, nella quale le opere dell’uomo si affiancano quelle naturali, passi, montagne, ghiacciai e cascate. All’appasionato di ciclismo questa zona offre anche la possibilità, dunque, di abbinare cultura ed esercizio fisico, con la scalata ad alcuni dei più celebri valichi delle Alpi.

Locarno, Santuario della Madonna del Sasso (wikipedia)
ALTO LAGO MAGGIORE E VALLI CONFLUENTI
LOCARNO
Località turistica di prim’ordine collocata poco sotto il vertice settentrionale del Lago Maggiore, fino al 1878 condivise con Bellinzona e Lugano il ruolo di capoluogo del cantone. Nel cuore della città si trova la centralissima Piazza Grande, estesa per 400 metri tra il lago e la città alta. Nel centro storico, si può visitare – tra gli altri edifici – la chiesa dell’Assunta (detta anche “Nuova”), caratterizzata da una rigogliosa decorazione a stucco. Fuori dall’area centrale si segnalano la chiesa cimiteriale di Santa Maria in Selva, il Castello, la chiesa di San Vittore in località Muralto e, soprattutto, il Santuario della Madonna del Sasso, fondato nel 1480: sito in realtà nel comune di Orselina, è possibile raggiungerlo da Locarno in funicolare, prolungando poi l’escursione con la salita in funivia (e poi seggiovia) alla sovrastante Cimetta Cardada (1672 m), dalla quale si gode un bellissimo e ampio panorama, che abbraccia il lago e la chiostra alpina.
Piazza Grande
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Chiesa dell’Assunta
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Santa Maria in Selva
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Castello
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San Vittore
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Madonna del Sasso
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Panorama dalla Cimetta Cardada
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ASCONA
Antico centro situato a sud di Locarno, affacciato su di una piccola baia che il Verbano forma quasi all’estremo della sua sponda occidentale, è anche una rinomata località climatica, stretta attorno alla centralissima piazza Giuseppe Motta. Tra gli edifici si segnalano la chiesa parrocchiale dei SS Pietro e Paolo e la vicina Casa Borrani. La prima conserva una grande pala (Incoronazione della Vergine) di Giovanni Serodine, alla cui famiglia appartenne il secondo edificio (detto appunto anche Casa Serodine), caratterizzata da una facciata secentesca, impreziosita da stucchi di foggia michelangiolesca.
Piazza Motta
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Incoronazione della Vergine, di Giovanni Serodine
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Casa Borrani
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BRIONE VERZASCA
È il centro principale dell’omonima valle, la più orientale tra quelle che scendono verso il Verbano. Vi si trova la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, eretta nel XIII secolo: all’interno è possibile ammirarvi un ciclo d’affreschi d’influenza giottesca.
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BRISSAGO
È l’ultimo centro del versante svizzero occidentale del Lago Maggiore prima del confine con l’Italia, in direzione del quale si trova la frazione di Madonna di Ponte, che prende il nome da quello di un’interessante chiesa cinquecentesca. A nord, invece, punteggia le acque del Verbano il minuscolo arcipelago di Brissago, costituito dalle piccole isole di Sant’Apollinare e di San Pancrazio: su quest’ultima, collegata alla terraferma da un servizio di battelli, si trova un parco botanico.
Madonna di Ponte
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Isole di Brissago
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CENTOVALLI
È un comune nato nello scorso mese di giugno dalla fusione dei municipi di Intragna, Borgnone e Palagnedra. Il nome deriva da quello dell’omonima valle, che da Locarno risale verso il confine con l’Italia (Val Vigezzo) e che, a sua volta, rimanda agli innumerevoli solchi vallivi che scendono dai fianchi verso il fondovalle. Nella chiesa parrocchiale di Palagnedra, intitolata a San Michele, è possibile ammirare un ciclo d’affreschi nel coro gotico, realizzati da Antonio da Tradate alla fine del XV secolo.
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MAGGIA
È il centro che attribuisce il nome all’omonima valle (ma non il capoluogo, ruolo del quale è investito il comune di Cevio, fin dal 1403), introdotto – per chi proviene da Locarno – dalla visione della cappella di Santa Maria delle Grazie in Campagna: è lo scrigno d’un prezioso ciclo d’affreschi rinascimentali.
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RONCO SOPRA ASCONA
È un piccolo abitato situato in posizione panoramica, a 355 metri di quota; qui vivono poco meno di 700 anime e qui si trasferì negli anni ’60 la famiglia Remark, costituita dall’attrice statunitense Paulette Goddard e dallo scrittore tedesco Erich Paul Remark, passato alla storia con lo pseudonimo di Erich Maria Remarque (“Niente di nuovo sul fronte occidentale”): sono sepolti nel cimitero di questo borgo, stretto attorno alla chiesa parrocchiale di San Martino (notevole l’interno barocco).
Panorama a 360°
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Chiesa di San Martino
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BELLINZONA E VALLI CONFLUENTI
BELLINZONA
È la “capitale” del Canton Ticino dal 1878, anno nel quale fu soppressa la rotazione per tale ruolo, a cadenza sesennale, con Lugano e Locarno. Si trova in una posizione altamente strategica, nel punto d’incontro di tre importante strade alpine (San Gottardo, Lucomagno e San Bernardino) ed anche per questo motivo il complesso costituito dalla cerchia muraria e dai tre castelli è iscritto dal 2000 nella lista dei patrimoni dell’umanità redatta dall’UNESCO. Costituiscono la principale attrazione turistica, affiancandosi alla Collegiata dei SS Pietro e Stefano (pregevole l’acquasantiera denominata “fontana trivulziana”), alla chiesa cimiteriale di Santa Maria delle Grazie (notevoli affreschi tardoquattrocenteschi) e a quella di San Biagio, sita in località Ravecchia.
Di grande richiamo è anche la manifestazione del “Rabadan”, il carnevale bellinzonese.
Mura
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Castel Grande
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Castello di Montebello
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Castello di Sasso Corbaro
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Collegiata
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Santa Maria delle Grazie
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San Biagio
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ACQUAROSSA
Comune della Val Blenio caratterizzato dalla presenza di una piccola stazione termale (acqua ferrugginosa arsenicale, donde il nome del paese), inattiva da quasi 40 anni. Lo compongo diverse frazioni, tra le quali Corzoneso, Prugiasco e Lottigna. Nei pressi di Corzoneso si trova la cappella romanica di San Remigio, la cui abside presenta affreschi del XIII secolo. Un altro edificio della stessa epoca è la chiesa di Sant’Ambrogio Vecchio (oggi intitolata a San Carlo Borromeo) a Prugiasco, capolavoro pure impreziosito da una serie di affreschi. Infine, a Lottigna è possibile visitare il Museo di Blenio (etnografico, con un’importante raccolta d’armi antiche), accolto nella cinquecentesca Casa dei Landfogti.
San Remigio
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Prugiasco, Sant’Ambogio Vecchio
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Lottigna, Casa dei Landfogti
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ARBEDO – CASTIONE
Comune situato alle porte di Bellinzona e composto dai due centri abitati che ne attribuiscono il nome. Nel primo, il più prossimo al capoluogo cantonale, si trova l’interessante “Chiesa Rossa” (San Paolo), presso la quale fu combattuta il 30 giugno del 1422 la battaglia di Arbedo: si sfidarono i confederati e le truppe comandate dal condottiero italiano Francesco Bussone (detto “Il Carmagnola”), inviate dal duca di Milano Filippo Maria Visconti. Il successo nella battaglia ebbe come conseguenza la restituzione di Bellinzona e della regione ticinese ai Visconti.
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BIASCA
È uno dei centri principali della Val Leventina, situato nel punto ove questa si salda con le valli Riviera e Blenio, le cosiddette “tre valli ambrosiane”. Domina l’abitato la chiesa dei SS Pietro e Paolo, eretta tra il XII e XIII secolo con l’originaria funzione di capopieve ed esempio tra i più rilevanti dell’architettura romanica ticinese.
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GIORNICO
È un borgo della Val Leventina, l’alta valle del Ticino, che fu contesa tra il ducato di Milano e i confederati fino alla Battaglia dei Sassi Grossi, combattuta il 28 dicembre 1478 proprio in quel di Giornico. Qui si trova il miglior esempio d’arte romanica presente nel cantone, la chiesa di San Nicolao. Da non perdere anche il monumentale Giudizio Universale affrescato nella chiesa di San Pellegrino, eretta nel ‘300 a nord dell’abitato, lungo l’antica via per il San Gottardo.
San Nicolao
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San Pellegrino, Giudizio Universale
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MAIRENGO
Piccolo comune della Val Leventina, situato a poco più di 900 metri d’altezza. La parrocchiale di San Siro conserva l’originale facciata romanico-gotica, mentre l’interno è stato modificato nel ‘500: di quel periodo sono gli affreschi absidali, opera del milanese Gerolamo Gorla.
MALVAGLIA
È il primo centro che s’incontra risalendo la Val Blenio, esattamente allo sbocco della Val Malvaglia. Caratterizza l’abitato il campanile romanico della chiesa parrocchiale di San Martino, affrescata sia all’esterno, sia all’interno.
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NUFENENPASS
È il Passo della Novena (2478 m), il valico stradale più alto della Svizzera dopo l’Umbrailpass (2503 m, più noto ai cicloturisti italiani col nome di Giogo di Santa Maria e come versante elvetico dello Stelvio), fungente da confine non solo tra cantoni (Ticino e Vallese) ma anche tra due aree linguistiche, quella italiana e quella tedesca, come lascia intendere il doppio nome. La salita al passo consente di ammirare un vastissimo panorama, che contempla il ghiacciaio del Gries, l’omonimo corno e i pizzi Gallina e Rotondo (massima elevazione del gruppo del San Gottardo), monti tra i quali ha le sue sorgenti il fiume Ticino.
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OSOGNA
Nella parte alta di questo comune della Val Riviera (tratto di valle del Ticino che precede il passaggio da Bellinzona) si trova la chiesa di Santa Maria del Castello, situata presso le rovine del medioevale Castello di Serravalle. All’interno costudisce un’ancona intagliata, realizzata dall’artista svevo Ivo Strigel (1494).
PRATO LEVENTINA
Centro dell’omonima valle, presenta in posizione isolata la parrocchiale di San Giorgio, caratterizzata da un pregevole campanile romanico. La canonica è accolta in quella era un’antica torre difensiva, menzionata per la prima volta nel 1397.
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CANTON GRIGIONI ITALIANO (VAL MESOLCINA)
Il Canton Grigioni estende il proprio territorio in aree che geograficamente appartengono all’ambito ticinese. È il caso della Val Mesolcina che, percorsa dal fiume Moesa, sale da Bellinzona verso il Passo del San Bernardino e nella quale la lingua utilizzata è l’italiano e non il tedesco. Altre zone “Italienischbünden” – non considerate in quest’articolo poiché situate molto distanti dalle zone che ci interessano – sono la Val Poschiavo (da Tirano al Passo del Bernina) e i comuni di Bregaglia (sarà istituito ufficialmente nel 2010, si trova nell’omonima valle, che sale da Chiavanna al Passo Maloia) e Bivio, in Val Sursette.
ROSSA
Altro comune della Val Calanca. In frazione Santa Domenica si trova l’omonima parrocchiale, ritenuta una delle più belle chiese barocche del Canton Grigioni.
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ROVEREDO
“Rofle” in tedesco, è il primo importante centro che s’incontra risalendo la valle, nonché capoluogo della stessa. Interessante la chiesa di Sant’Anna, detta anche “Madonna del Ponte Chiuso”, situata all’imbocco di una gola e considerata il modello delle chiese barocche a pilastri interni.
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SANTA MARIA IN CALANCA
Piccolo comune della selvaggia Val Calanca, che confluisce nella Mesolcina subito dopo Roveredo. Nell’omonima chiesa parrocchiale è possibile ammirare uno stupendo soffitto ligneo secentesco.
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SOAZZA
Concludiamo il nostro itinerario tra le bellezze del Ticino con la Cascata della Buffalora. Considerata una delle più belle dell’intera Confederazione Elvetica, precipita dai monti della Val Mesolcina verso il fondovalle, incontrandolo tra Soazza e Cabbiolo.
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VUELTA A ESPANA 2009 – IL VADEMECUM
agosto 22, 2009 by Redazione
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Ecco il vademecum sul Tour 2009, per sapere proprio tutto sulla prossima edizione della Grand Boucle: orari, luoghi, velocità, traguardi volanti e GPM.
Sito ufficiale della Vuelta 2009
http://www.lavuelta.com/
1a TAPPA: ASSEN – ASSEN (Paesi Bassi – cronometro individuale – 4,8 Km)
PARTENZA PRIMO CORRIDORE: ore 15.31, TT Circuit Assen
MEDIE PREVISTE: 50 Km orari
ARRIVO: l’arrivo dell’ultimo corridore è previsto ad Assen, nel TT Circuit Assen (tribune), alle ore 18.45 circa. Previsti circa 5 minuti di gara.
Siti dedicati: http://www.vueltadrenthe.com, http://www.assen.nl/smartsite.htm?id=31196
2a TAPPA: ASSEN – EMMEN (Paesi Bassi – 203,7 Km)
RITROVO DI PARTENZA: ore 12.05, Vertrek De Kolk
PARTENZA: ore 13.00, Collardslaan
VIA VOLANTE: ore 13.09, Graswijk – N 33 (direzione Hooghalen)
MEDIE PREVISTE: 40 – 44 Km orari
SPRINT: Km 36,8, tra le 13.59 e le 14.04; Groningen Airport Eelde (Km 124,2), tra le 15.58 e le 16.15
ZONA RIFORNIMENTO: N-858, Km 111
GPM: Relus (15m – 4a cat. – 0,3 Km al 5% – Km 60,7) tra le 14.31 e le 14.40
ARRIVO: a Emmen, in Hondsrugweg, tra le 17.46 e le 18.14
ULTIMO CHILOMETRO: rettilineo di 200 metri, leggera curva a destra e rettilineo d’arrivo di 800 metri. Strada pianeggiante.
Siti dedicati: http://www.vueltadrenthe.com, http://www.assen.nl/smartsite.htm?id=31196, http://www.emmen.nl/nl/pagina/44217/Wielerpeloton+La+Vuelta+%9209+finisht+op+30+augustus+in+Emmen.html
3a TAPPA: ZUTPHEN – VENLO (Paesi Bassi – 189,7 Km)
RITROVO DI PARTENZA: ore 11.55, Houtmarkt
PARTENZA: ore 12.50, Marschpoortstraat
VIA VOLANTE: ore 12.59, N 346 (direzione Lochem)
MEDIE PREVISTE: 40 – 44 Km orari
SPRINT: Km 104,5, tra le 15.21 e le 15.35; Km 152,9), tra le 16.27 e le 16.48
ZONA RIFORNIMENTO: Km 88
ARRIVO: a Venlo, in Deken Van Oppensingel, tra le 17.17 e le 17.43
ULTIMO CHILOMETRO: rettilineo di 250 metri, due curve destra – sinistra in 50 metri e rettilineo d’arrivo di 700 metri. Strada pianeggiante.
Siti dedicati: http://www.vueltadrenthe.com, http://www.zutphen.nl/smartsite.dws?id=7486, http://www.venlovertelt.nl/la-vuelta/
4a TAPPA: VENLO (Paesi Bassi) – LIEGI (Belgio –225,5 Km)
RITROVO DI PARTENZA: ore 10.50, Monseigneur Nolensplein
PARTENZA: ore 11.45, Monseigneur Boermansstraat
VIA VOLANTE: ore 11.52, Baarlosestraat
MEDIE PREVISTE: 38 – 42 Km orari
SPRINT: Herkenrade (Km 127,7), tra le 14.54 e le 15.13; Liegi – 1° passaggio (Km 206), tra le 16.46 e le 17.17
ZONA RIFORNIMENTO: Valkenburg, Km 116,2
GPM: Alto de Cauberg – 1a scalata (145m – 4a cat. – 1,4 Km al 5% – Km 76,5) tra le 13.41 e le 13.52; Alto de Cauberg – 2a scalata (145m – 4a cat. – 1,3 Km al 5,7% – Km 117,9) tra le 14.40 e le 14.58; Alto Mont Teux – (338m – 4a cat. – 3,4 Km al 4,7% – Km 183,2) tra le 16.13 e le 16.41
ARRIVO: a Liegi, in Avenue Rogier, tra le 17.14 e le 17.48
ULTIMO CHILOMETRO: rettilineo di 800 metri, curva a destra e rettilineo d’arrivo di 240 metri. Strada pianeggiante.
Siti dedicati: http://www.vueltadrenthe.com
, http://www.venlovertelt.nl/la-vuelta/, http://www.proxiliege.net/index.php?page=article&id=3262&idrub=5
MERCOLEDI’ 2 SETTEMBRE – Primo giorno di riposo
5a TAPPA: TARRAGONA – VINARÒS (174 Km)
RITROVO DI PARTENZA: ore 12.10, Glorieta
PARTENZA: ore 13.05, Glorieta
VIA VOLANTE: ore 13.22, N-340 (direzione Tarragona – Vilaseca – Castellón)
MEDIE PREVISTE: 40 – 44 Km orari
SPRINT: Benifallet (Km 81,2), tra le 15.12 e le 15.23; La Senia (Km 139,4), tra le 16.32 e le 16.51
ZONA RIFORNIMENTO: Tivenys, Km 94
GPM: Coll de Fatxas (505m – 2a cat. – 7,7 Km al 3,5% – Km 49) tra le 14.28 e le 14.35
ARRIVO: a Vinaròs, in Avenida de la Libertad, tra le 17.19 e le 17.43
ULTIMO CHILOMETRO: rettilineo di 100 metri, curva a sinistra e rettilineo d’arrivo di 900 metri. Strada pianeggiante.
6a TAPPA: XATIVA – XATIVA (176,8 Km)
RITROVO DI PARTENZA: ore 12.05, Avenida de Selgas
PARTENZA: ore 13.00, Avenida de Selgas
VIA VOLANTE: ore 13.12, La Llosa de Ranes (CV-563, direzione Manuel)
MEDIE PREVISTE: 40 – 44 Km orari
SPRINT: Millares (Km 78,7), tra le 15.01 e le 15.13; Xativa – 1° passaggio (Km 144,5), tra le 16.33 e le 16.54
ZONA RIFORNIMENTO: Alto de Millares, Km 85,5
GPM: Alto de la Muela (580m – 3a cat. – 9,5 Km al 3,8% – Km 64,5) tra le 14.42 e le 14.51; Alto de Millares (580m – 3a cat. – 4,5 Km al 4,9% – Km 85,5) tra le 15.11 e le 15.23; Alto de Beniganim (325m – 3a cat. – 4,5 Km al 4,5% – Km 152,5) tra le 16.44 e le 17.06
ARRIVO: a Xativa, in Alameda de Jaume I, tra le 17.18 e le 17.44
ULTIMO CHILOMETRO: rettilineo di 300 metri pianeggianti, rotatoria (passaggio a sinistra), rettilineo di 300 metri in leggera salita (2%), rotatoria (passaggio a sinistra),, rettilineo d’arrivo di 400 metri pianeggianti.
7a TAPPA: VALENCIA – VALENCIA (cronometro individuale – 30 Km)
RITROVO DI PARTENZA: Porto di Valencia
PARTENZA PRIMO CORRIDORE: ore 13.20, Porto di Valencia
MEDIE PREVISTE: 50 Km orari
ARRIVO: l’arrivo dell’ultimo corridore è previsto a Valencia, in Avenida Ingeniero Manuel de Soto (Hangar n°4), alle ore 17.31 circa. Previsti circa 36 minuti di gara.
8a TAPPA: ALZIRA – ALTO DE AITANA (204,7 Km)
RITROVO DI PARTENZA: ore 10.35, Parc L’ Alquenencia
PARTENZA: ore 11.30, Calle de Alquenéncia
VIA VOLANTE: ore 11.49, Carcaixent (Carrer de Emilio Donat)
MEDIE PREVISTE: 34 – 38 Km orari
SPRINT: Xativa (Km 17), tra le 12.15 e le 12.19; Sella (Km 186,4), tra le 16.43 e le 17.17
ZONA RIFORNIMENTO: inizio salita Alto de Castell de Castells, Km 95
GPM: Alto de Beniarres (600m – 3a cat. – 4,5 Km al 6% – Km 52,6) tra le 13.12 e le 13.21; Alto de Margarida (620m – 3a cat. – 7,4 Km al 3,9% – Km 71,4) tra le 13.41 e le 13.55; Alto de Tollos (830m – 3a cat. – 4 Km al 5,7% – Km 80) tra le 13.55 e le 14.10; Alto de Castell de Castells (785m – 3a cat. – 5,7 Km al 3,9% – Km 100,7) tra le 14.28 e le 14.46; Alto de Guadalest (680m – 2a cat. – 8 Km al 5,6% – Km 131) tra le 15.15 e le 15.40; Alto de Cofrides (980m – 3a cat. – 12,1 Km al 3,5% – Km 146,1) tra le 15.39 e le 16.06; Alto de Tudons (1025m – 2a cat. – 7,4 Km al 4,9% – Km 160) tra le 16.01 e le 16.31; Alto de Aitana (1525m – Categoria “Especial” – 22,3 Km al 5,6% – arrivo)
ARRIVO: sull’Alto de Aitana, tra le 17.12 e le 17.50
ULTIMO CHILOMETRO: in salita al 6-7%, con curve a sinistra e a destra. Rettilineo d’arrivo di 130 metri.
9a TAPPA: ALCOY – XORRET DEL CATÍ (188,8 Km)
RITROVO DI PARTENZA: ore 11.15, Plaza Ciclista Blas Domingo Llidó
PARTENZA: ore 12.15, Avenida de Andalucia
VIA VOLANTE: ore 12.24, Placa de la Diputación de Alicante
MEDIE PREVISTE: 35 – 39 Km orari
SPRINT: Xixona (Km 53,7), tra le 13.46 e le 13.56; Castalla (Km 177), tra le 16.56 e le 17.27
ZONA RIFORNIMENTO: Puerto de Tudons, Km 95,2
GPM: Puerto de Onil (1030m – 3a cat. – 15,8 Km al 1,8% – Km 17,5) tra le 12.50 e le 12.54; Alto de Tibi (730m – 3a cat. – 5 Km al 5,6% – Km 48,7) tra le 13.38 e le 13.47; Puerto de la Carrasqueta – 1° passaggio (1025m – 2a cat. – 10,2 Km al 4,7% – Km 67) tra le 14.07 e le 14.18; Puerto de Tudons (990m – 2a cat. – 6,5 Km al 4,9% – Km 95) tra le 14.50 e le 15.06; Puerto de Torre Manzana (880m – 2a cat. – 8,3 Km al 5,3% – Km 122,3) tra le 15.32 e le 15.53; Puerto de la Carrasqueta – 2° passaggio (1025m – 2a cat. – 11 Km al 4,7% – Km 151,5) tra le 16.17 e le 16.43; Alto Xorret del Catí (1100m – 1a cat. – 5 Km al 8,8% – Km 185,6) tra le 17.09 e le 17.42
ARRIVO: a Xorret del Catí, tra le 17.14 e le 17.47
ULTIMO CHILOMETRO: 100 metri in discesa, 300 metri in salita (8%), curva a destra, 550 metri in leggera salita (1,6%), curva a destra e rettilineo d’arrivo di 150 metri pianeggianti.
10a TAPPA: ALICANTE – MURCIA (171,2 Km)
RITROVO DI PARTENZA: ore 12.00, Palacio de la Diputación
PARTENZA: ore 12.55, Avenida de la Estación
VIA VOLANTE: ore 13.26, San Vicente del Raspeig (Carretera de Agost)
MEDIE PREVISTE: 40 – 44 Km orari
SPRINT: Sax (Km 58,4), tra le 14.45 e le 14.53; Fortuna (Km 120,4), tra le 16.10 e le 16.26
ZONA RIFORNIMENTO: CV-83, Km 83,4
GPM: Alto de la Cresta del Gallo (370m – 2a cat. – 4,4 Km al 6,9% – Km 159,7) tra le 17.03 e le 17.25
ARRIVO: a Murcia, in Avenida de Miguel Indurain, tra le 17.19 e le 17.42
ULTIMO CHILOMETRO: rettilineo di 400 metri pianeggianti, leggera curva a destra e rettilineo d’arrivo di 500 metri pianeggianti.
11a TAPPA: MURCIA – CARAVACA DE LA CRUZ (200 Km)
RITROVO DI PARTENZA: ore 11.10, Palacios Municipal de Depoertes de Murcia
PARTENZA: ore 12.00, Avenida de Miguel Indurain
VIA VOLANTE: ore 13.26, El Palmar, Calle Lorca
MEDIE PREVISTE: 37 – 41 Km orari
SPRINT: Los Ventorrillos (Km 21,5), tra le 12.54 e le 12.57; Caravaca de la Cruz – 1° passaggio (Km 125,9), tra le 15.27 e le 15.47
ZONA RIFORNIMENTO: RM 503, Km 99
GPM: Alto Collado Bermejo (1200m – 1a cat. – 17,8 Km al 5,2% – Km 50,8) tra le 13.37 e le 13.45; Alto Campo de San Juan (1225m – 2a cat. – 10,7 Km al 5,3% – Km 150,7) tra le 16.03 e le 16.27
ARRIVO: a Caravaca de la Cruz, in Carretera de Granada, tra le 17.15 e le 17.47
ULTIMO CHILOMETRO: rettilineo di 1400 metri in leggera salita (2%)
GIOVEDI’ 10 SETTEMBRE – Secondo giorno di riposo
12a TAPPA: ALMERÍA – ALTO DE VELEFIQUE (179,3 Km)
RITROVO DI PARTENZA: ore 11.10, Recinto Ferial
PARTENZA: ore 12.05, Avenida del Mediterraneo
VIA VOLANTE: ore 12.23, N-340 (direzione Tabernas – Gergal )
MEDIE PREVISTE: 33 – 37 Km orari
SPRINT: Bacares (Km 70,1), tra le 14.16 e le 14.30; Olula de Castro (Km 145,5), tra le 16.18 e le 16.47
ZONA RIFORNIMENTO: Tijola (A-334), Km 88
GPM: Alto de Velefique – 1° passaggio (1810m – 1a cat. – 13,3 Km al 7,5% – Km 56,3) tra le 13.54 e le 14.05; Alto de Calar Alto (1980m – 1a cat. – 28 Km al 4,4% – Km 122) tra le 15.40 e le 16.04; Alto de Velefique – 2° passaggio (1810m – Categoria “Especial” – 13,3 Km al 7,5% – arrivo)
ARRIVO: sull’Alto de Velefique, tra le 17.13 e le 17.49
ULTIMO CHILOMETRO: rettilineo di 250 metri, curva a destra, rettilineo di 400 metri, curva a sinistra e rettilineo d’arrivo di 550 metri. Pendenza media dell’ultimo chilometro: 7,5%.
13a TAPPA: BERJA – SIERRA NEVADA (172,4Km)
RITROVO DI PARTENZA: ore 11.10, Carretera de Adra (Colegio Publico)
PARTENZA: ore 12.05, Carretera de Adra
VIA VOLANTE: ore 12.23, A-347 (direzione Alcolea)
MEDIE PREVISTE: 32 – 36 Km orari
SPRINT: Guadix (Km 85), tra le 14.47 e le 15.05; Huetor Vega (Km 142,5), tra le 16.23 e le 16.53
ZONA RIFORNIMENTO: Guadix, Km 87
GPM: Alto de Berja (840m – 3a cat. – 9,8 Km al 5% – Km 9,8) tra le 12.42 e le 12.44; Puerto de la Ragua (2000m – 1a cat. – 24,6 Km al 5,8% – Km 43,6) tra le 13.38 e le 13.47; Puerto de los Blancares (1300m – 3a cat. – 8,7 Km al 3,5% – Km 110,7) tra le 15.30 e le 15.53; Alto del Monachil (1505m – 1a cat. – 8,6 Km al 8% – Km 154,8) tra le 16.44 e le 17.16; Sierra Nevada (2511m – Categoria “Especial” – 16,9 Km al 6,3% – arrivo)
ARRIVO: sulla Sierra Nevada, tra le 17.13 e le 17.49
ULTIMO CHILOMETRO: salita tra il 5 ed il 7%. Curve a sinistra e a destra. Rettilineo d’arrivo di 100 metri.
14a TAPPA: GRANADA – SIERRA DELLA PANDERA (157 Km)
RITROVO DI PARTENZA: ore 12.10, : Palacio de Congresos
PARTENZA: ore 13.05, Paseo del Violón
VIA VOLANTE: ore 13.23, Carretera de Jaén
MEDIE PREVISTE: 36 – 40 Km orari
SPRINT: Jaén (Km 121,9), tra le 16.25 e le 16.46; Los Villares (Km 134), tra le 16.44 e le 17.06
ZONA RIFORNIMENTO: Cambil, Km 93,5
GPM: Alto de Huelma (1170m – 3a cat. – 6 Km al 3,6% – Km 83) tra le 15.27 e le 15.41; Alto de Los Villares (1190m – 2a cat. – 11 Km al 5,3% – Km 144,5) tra le 16.59 e le 17.23; Sierra della Pandera (1840m – Categoria “Especial” – 8,2 Km al 8,3% – arrivo)
ARRIVO: sulla Sierra della Pandera, tra le 17.18 e le 17.44
ULTIMO CHILOMETRO: discesa ripida di 300 metri, salita al 6%, com curve a destra e sinistra. Rettilineo d’arrivo di 150 metri, in leggera salita.
15a TAPPA: JAÉN – CÓRDOBA (167,7 Km)
RITROVO DI PARTENZA: ore 12.16, Instalaciones Deportivas La Fuentezuela
PARTENZA: ore 13.11, Ronda Juez Juan Ruiz Rico
VIA VOLANTE: ore 13.25, Carretera de Cordoba
MEDIE PREVISTE: 39 – 43 Km orari
SPRINT: Córdoba – Avenida de al-Nasir (Km 103,5), tra le 15.49 e le 16.04; Córdoba – Avenida de la Arruzafilla (Km 136,1), tra le 16.34 e le 16.54
ZONA RIFORNIMENTO: CO-3103, Km 89
GPM: Alto de San Jeronimo – 1° passaggio (565m – 2a cat. – 12,8 Km al 3,3% – Km 124,1) tra le 16.18 e le 16.35; Alto de San Jeronimo – 2° passaggio (565m – 2a cat. – 12,8 Km al 3,3% – Km 156) tra le 17.02 e le 17.25
ARRIVO: a Córdoba, in Avenida de al-Nasir, tra le 17.19 e le 17.43
ULTIMO CHILOMETRO: rettilineo di 250 metri, due leggere curve a sinistra e destra in 100 metri, rettilineo di 250 metri, curva a sinistra e rettilineo d’arrivo di 450 metri. Strada pianeggiante
16a TAPPA: CÓRDOBA – PUERTOLLANO (170,3 Km)
RITROVO DI PARTENZA: ore 12.10, Parque deportivo Fontanar
PARTENZA: ore 13.05, Calle Padre Morales
VIA VOLANTE: ore 13.21, Avenida del Brillante
MEDIE PREVISTE: 39 – 43 Km orari
SPRINT: Pozoblanco (Km 71), tra le 15.00 e le 15.10; Almodóvar del Campo (Km 159,2), tra le 17.03 e le 17.25
ZONA RIFORNIMENTO: Pedroche, Km 82
GPM: Alto de los Villares (580m – 3a cat. – 6,8 Km al 5,3% – Km 6,8) tra le 13.30 e le 13.31; Puerto de la Chimorra (730m – 3a cat. – 4,7 Km al 5,7% – Km 46,8) tra le 14.26 e le 14.33
ARRIVO: a Puertollano, in Avenida de la Mancha, tra le 17.18 e le 17.43
ULTIMO CHILOMETRO: rettilineo di 400 metri, curva a sinistra, rettilineo di 500 metri, rettilineo d’arrivo di 100 metri con lieve curva a sinistra. Strada pianeggiante
17a TAPPA: CIUDAD REAL – TALAVERA DE LA REINA (193,6Km)
RITROVO DI PARTENZA: ore 11.50, Pabellón Quijote Arena
PARTENZA: ore 12.45, Avenida de los Reyes Catolicos
VIA VOLANTE: ore 12.54, CM-412 (direzione Porzuna)
MEDIE PREVISTE: 40 – 44 Km orari
SPRINT: La Puebla Nueva (Km 163,4), tra le 16.36 e le 16.59; San Bartolomé de las Abiertas (Km 173,3), tra le 16.50 e le 17.13
ZONA RIFORNIMENTO: CM-403, Km 84
ARRIVO: a Talavera de la Reina, in Avenida de la Real Fábrica de Sedas, tra le 17.18 e le 17.44
ULTIMO CHILOMETRO: rettilineo di 200 metri, rotatoria (passaggio su entrambi i lati) e rettilineo d’arrivo di 800 metri. Strada pianeggiante.
18a TAPPA: TALAVERA DE LA REINA – ÁVILA (165 Km)
RITROVO DI PARTENZA: ore 12.00
PARTENZA: ore 12.55, Paseo Padre Juan de Mariana
VIA VOLANTE: ore 13.10, CM-5100 (direzione Cervera de los Montes)
MEDIE PREVISTE: 36 – 40 Km orari
SPRINT: El Barraco (Km 93), tra le 15.29 e le 15.45; El Herradón (Km 112,8), tra le 15.59 e le 16.18
ZONA RIFORNIMENTO: Km 83
GPM: Puerto de Mijares (1575m – 1a cat. – 19,9 Km al 5,3% – Km 57,2) tra le 14.35 e le 14.45; Alto Collado Mediano (1380m – 2a cat. – 5,5 Km al 7,8% – Km 120) tra le 16.10 e le 16.30; Alto del Boquerón (1320m – 3a cat. – 8,8 Km al 4,2% – Km 148) tra le 16.52 e le 17.16;
ARRIVO: a Ávila, in Calle de los Hornos Caleros, tra le 17.17 e le 17.45
ULTIMO CHILOMETRO: rettilineo di 700 metri pianeggianti, curva a destra e rettilineo d’arrivo di 300 metri, in leggera salita.
19a TAPPA: ÁVILA – LA GRANJA (REAL FÁBRICA DE CRISTALES) (179,8Km)
RITROVO DI PARTENZA: ore 11.35, Recinto ferial.
PARTENZA: ore 12.30, Paseo de Santa María de la Cabeza
VIA VOLANTE: ore 12.47, AV-500 (direzione El Espinar)
MEDIE PREVISTE: 36 – 40 Km orari
SPRINT: El Boalo (Km 147,1), tra le 16.27 e le 16.52; Navacerrada (Km 156), tra le 16.41 e le 17.07
ZONA RIFORNIMENTO: Rascafria, Km 95
GPM: Alto del León (1520m – 3a cat. – 5,3 Km al 5,3% – Km 48,2) tra le 13.59 e le 14.07; Puerto de Navacerrada – 1° passaggio (1870m – 1a cat. – 9,8 Km al 7% – Km 74,8) tra le 14.39 e le 14.51; Puerto de la Morcuera (1785m – 1a cat. – 11,5 Km al 5,6% – Km 112,5) tra le 15.35 e le 15.54; Puerto de Navacerrada – 2° passaggio (1870m – 1a cat. – 11,9 Km al 6,4% – Km 161,9) tra le 16.49 e le 17.16
ARRIVO: a La Granja de San Ildefonso, Real Fábrica de Cristales de La Granja, tra le 17.16 e le 17.46
ULTIMO CHILOMETRO: rettilineo di 200 metri, curve a destra e sinistra in 150 metri, rotatoria (passaggio su entrambi i lati), 100 metri in leggera discesa, 100 metri pianeggianti, curva a destra e rettilineo d’arrivo di 370 metri in leggera salita (2,8%)
20a TAPPA: TOLEDO – TOLEDO (cronometro individuale – 27,8 Km)
RITROVO DI PARTENZA: ore 13.40, Plaza de los Dolores
PARTENZA PRIMO CORRIDORE: ore 14.16, Calle Real del Rio Alberche
MEDIE PREVISTE: 48Km orari
ARRIVO: l’arrivo dell’ultimo corridore è previsto a Toledo, in Calle del Cardenal Tavera, alle ore 17.30 circa. Previsti circa 34 minuti di gara.
21a TAPPA: RIVAS-VACIAMADRID – MADRID (110,2 Km)
RITROVO DI PARTENZA: ore 13.05, Avenida Ramón y Cajal
PARTENZA: ore 14.00, Avenida Ramón y Cajal
VIA VOLANTE: ore 14.16, M-823 (direzione Vicalvaro-Madrid)
MEDIE PREVISTE: 32 – 38 Km orari
SPRINT: Rivas-Vaciamadrid (Km 52,6), tra le 15.39 e le 15.54; Madrid – 3° passaggio (Km 86,2), tra le 16.32 e le 16.57
ARRIVO: a Madrid, in Plaza de Cibeles, tra le 17.10 e le 17.42