PAGELLE MONDIALI 1: AZZURRI RIMANDATI A SETTEMBRE (2010)

settembre 29, 2009
Categoria: Approfondimenti

Andiamo ad analizzare nel dettaglio la prestazione della Nazionale italiana al Campionato del Mondo di Mendrisio, dal capitano, Damiano Cunego, alla squadra nel suo insieme, passando per gli altri otto atleti e il C.T. Ballerini. Voti più alti a Bruseghin e Scarponi, molto deludenti Basso e Garzelli.

DAMIANO CUNEGO: VOTO 5

Non possiamo dare un’insufficienza più grave ad un corridore che conclude un Mondiale nei primi 10, ma da Cunego, da questo Cunego, ci si attendeva molto di più. Aveva probabilmente la più grande chance della carriera per diventare campione del mondo: una squadra costruita attorno a lui, una grande condizione, la sicurezza derivante dalla due affermazioni alla Vuelta, poche settimane fa. Insomma, sembra il miglior Damiano da cinque anni a questa parte. Nel momento della verità, però, il veronese si è ancora una volta sciolto sotto il peso della pressione, più ancora che delle trenate di Cancellara e degli scatti di Rodriguez.

E dire che, tatticamente, la corsa di Cunego era stata pressoché perfetta: mai allo scoperto prima dell’ultimo giro, mai un attimo di difficoltà (almeno apparentemente), mai un’energia spesa inutilmente. Che qualcosa non andasse si è però capito già sulla salita dell’Acqua Fresca, all’ultimo passaggio, quando l’accelerazione di Cancellara ha messo alla frusta il nostro leader, che ha perso qualche metro, e per rientrare ha dovuto attendere che la salita terminasse. Dopo aver fatto andare via gratuitamente Evans, Rodriguez e Kolobnev (ma qui era in buona compagnia), Damiano ci ha almeno messo un po’ di intraprendenza, piazzando il primo scatto in una corsa di un giorno da quasi un anno a questa parte (per ritrovare l’ultimo scatto del veronese in una classica dobbiamo risalire al Lombardia della scorsa stagione: quest’anno, sulle Ardenne, il totale ammontava a zero). Le rampe della salita di Novazzano lo hanno però definitivamente respinto. Certo, nel gruppo buono c’era, ma, con otto corridori come quelli che aveva a disposizione Cunego, sarebbe stato inammissibile il contrario; e, tra quegli otto, è stato ultimo.

ALESSANDRO BALLAN: VOTO 4

Assolutamente irriconoscibile. In altre situazioni una condizione deficitaria potrebbe essere una valida scusante, ma non è certamente così nel caso del veneto, che, dopo la primavera perso a causa di un citomegalovirus, puntava tutto sulla seconda parte di stagione, e in particolare a Mendrisio. L’attacco a 100 km dall’arrivo sembrava un azzardo, in realtà è stato il disperato tentativo di dare un senso a quello che altrimenti sarebbe stato un Mondiale del tutto anonimo. La débacle dell’eroe di Varese non può infatti essere spiegata unicamente da quell’azione da lontano, visto che anche Joaquin Rodriguez era presente.

Vorremmo poter giustificare la pessima prova di Alessandro con i postumi del virus che ha condizionato la sua prima parte di stagione, ma il Ballan visto al Giro di Polonia era decisamente tutt’altra cosa. Già alla Vuelta non era stato del tutto convincente, ma il crollo di ieri era assolutamente impossibile da prevedere. Doveva essere la seconda punta azzurra, di fatto è uscito di scena non appena la gara è cominciata davvero. Meriterebbe mezzo voto in più per essersi inserito in un’azione interessantissima come quella promossa da Scarponi, ma glielo leviamo perché non ha mai contribuito ad alimentarla, e non è stato capace di accodarsi ai migliori (come ha fatto ad esempio Rodriguez) una volta raggiunto.


IVAN BASSO: VOTO 5

Meglio di Ballan, anche perché le aspettative erano inferiori, ma comunque insufficiente. Secondo le indiscrezioni, doveva entrare in azione attorno al 15° giro, in realtà non si è mosso fino al penultimo passaggio. “Va beh, almeno abbiamo un uomo in più all’ultimo giro”, abbiamo pensato noi, come crediamo milioni di telespettatori. E invece no, perché la misera tirata di 300 metri sulla salita di Novazzano, alla diciottesima tornata, ha prosciugato le evidentemente scarse energie del varesino, che ha alzato bandiera bianca non appena Cancellara ha cambiato passo sull’Acqua Fresca.

Per carità, non pensavamo che Basso potesse vincere il Mondiale: troppo scarso il suo spunto veloce per trionfare allo sprint, insufficiente il cambio di ritmo per poter pensare di arrivare solo. Quello che però pensavamo, anzi ciò di cui eravamo quasi certi, era che Ivan sarebbe stato tra i principali animatori della corsa, che sarebbe stato incaricato di sgretolare il gruppo giro dopo giro. Di fatto, quei 300 metri al penultimo passaggio sulla Torrazza sono invece stati l’unica fase della gara in cui Basso si sia veramente segnalato.

FILIPPO POZZATO: VOTO 5,5

Nella sostanza, la sua corsa è stata praticamente identica a quella di Basso: mai in fuga, mai a tirare, se non per poche centinaia di metri al penultimo giro, sempre sull’ascesa di Novazzano, per poi cedere sulla salita dell’Acqua Fresca quando si è sganciato il gruppetto buono. Dalla sua, Pozzato ha quanto meno l’alibi dello spaventoso numero di giorni di corsa nelle gambe, oltre a quello di un percorso forse troppo duro per le sue caratteristiche (anche se Breschel così avanti ci fa sorgere qualche dubbio a riguardo).

Certo, anche da lui, in virtù del suo status di seconda punta, per quanto ex aequo con altri, era però lecito attendersi qualcosa di più, e, anzi, ad un giro dalla fine, vedendolo così (apparentemente) pimpante, abbiamo persino creduto che potesse fare il colpaccio, qualora avesse tenuto in salita. Invece, come è accaduto a Basso, la salita dell’Acqua Fresca lo ha inappellabilmente respinto, rimandando il suo appuntamento con un possibile iride a Melbourne 2010 (come minimo): un percorso più agevole, che potrebbe esaltare le doti di finisseur di Pippo, anche se sulle prossime due edizioni già incombe l’ombra di Mark Cavendish. Sicuramente, per impensierire il velocista dell’isola di Man, sarà necessario non arrivare al Mondiale con oltre 80 giorni di gara nelle gambe.

Cunego e Pozzato al raduno di partenza (foto Bettini)

Cunego e Pozzato al raduno di partenza (foto Bettini)

STEFANO GARZELLI: VOTO 4

Dov’era? Alla vigilia veniva etichettato come “regista”; definizione che si applica a molti sport meglio che al ciclismo, ma che comunque pensiamo di poter interpretare come un ruolo che prevede di parlare costantemente con l’ammiraglia e fare da collante della squadra in gruppo, colloquiando un po’ con tutti. Ora, per quanto si possa attribuire a tale funzione una qualche importanza, se l’essere un regista implica non tirare un metro e non andare mai in fuga, per poi staccarsi non appena il ritmo si discosta da quello di una tappa di trasferimento del Giro della Malesia, viene da pensare che forse avrebbe fatto più comodo un Tosatto, che non un Garzelli lontano anni luce dalla forma superlativa del Giro.

Di fatto, il varesino non ha mai neppure tentato di inserirsi in qualche tentativo di fuga, né si è mai portato in testa al gruppo: una prestazione troppo sotto tono per giustificare la sua partecipazione, specie se si considera che questa ha precluso quella di Tosatto, che negli ultimi anni è sempre stato uomo preziosissimo per l’ormai terminata striscia di successi azzurri.

MARZIO BRUSEGHIN: VOTO 8

Dopo un poker di insufficienze, veniamo al voto più alto, che, a livello di azzurri, spetta certamente ad un impagabile Marzio Bruseghin, che invecchia meglio del suo amato prosecco. A 35 anni, il veneto ha mostrato ancora una volta perché da anni a questa parte è punto fisso della Nazionale di Ballerini, macinando chilometri e chilometri in testa al gruppo, ricevendo cambi, peraltro saltuariamente, dal solo Ruben Plaza, riducendo quasi in solitudine il vantaggio della fuga da dieci a cinque minuti. Chiedergli di lavorare più a lungo, o addirittura di entrare in qualche fuga, sarebbe stato sfruttamento puro.

Dopo un 2008 da protagonista, con il podio al Giro, Marzio è tornato al suo status di sempre, quello di gregario di lusso per qualsiasi situazione, tanto per un lavoro da locomotiva per 50 km quanto per un forcing su un colle alpino. Magari non sarà emozionante come lottare per la maglia rosa, ma si tratta comunque di un lavoro preziosissimo; cosa di cui si sono accorti anche all’estero, visto che Valverde lo ha voluto alla sua corte alla Caisse d’Epargne.

MICHELE SCARPONI: VOTO 7,5

Dopo Bruseghin, il migliore. Dopo un periodo nero, seguito al coinvolgimento nell’Operacion Puerto, Scarponi ha completato la sua rinascita grazie ad un 2009 eccezionale, coronato da una grande prestazione anche a Mendrisio. Probabilmente sarebbe dovuto entrare in fuga già dai primi giri, ma si è ampiamente riscattato promuovendo ed alimentando più di ogni altro l’azione che avrebbe fatto saltare il Mondiale, se solo qualcuno avesse dato manforte a Michele e a Giovanni Visconti. Dopo aver tirato quasi in solitudine per decine di chilometri, il marchigiano ha dovuto arrendersi, non completando la prova, quando ormai non avrebbe però più potuto dare nulla alla squadra.

Dopo la bellissima vittoria alla Tirreno – Adriatico, e i successi di tappa a Mayrhofen e Benevento all’ultimo Giro d’Italia, Scarponi ha chiuso in bellezza quella che è forse, a 30 anni, la sua stagione migliore. E chissà che l’anno prossimo, senza più Gilberto Simoni, non possano aprirsi per lui le porte di un Giro da capitano.

LUCA PAOLINI: VOTO 7

Prova più che positiva per l’ex angelo custode di Paolo Bettini, anche se senza particolari acuti. Dopo una prima fase di gara coperto, al pari degli altri azzurri, il bronzo di Verona 2004 è stato prontissimo ad entrare nella pericolosissima fuga promossa da Scarponi a 100 km circa dal traguardo. Una volta nel gruppetto, non si è spremuto più di tanto per collaborare, ma è rimasto sempre al fianco di Alessandro Ballan, ed è stato l’unico azzurro a resistere all’attacco di Joaquin Rodriguez al penultimo giro, poco prima che il drappello di testa venisse riacciuffato dal plotone che sopraggiungeva.

Nel primo Mondiale del dopo-Bettini, il milanese ha mostrato una volta di più che le sue convocazioni in azzurro non erano il frutto dell’amicizia e della stima che nutriva per lui il due volte iridato, ma di reali qualità (peraltro ormai ampiamente dimostrate da alcuni piazzamenti di assoluto prestigio) e di propensione al sacrificio. Bravo, anche se, volendo trovare una pecca nella sua prova, poteva forse offrire maggiore supporto a Scarponi e Visconti nell’alimentare la fuga.

GIOVANNI VISCONTI: VOTO 6,5

Ultimo ma non ultimo (per prestazione, anzi, lo collocheremmo ai piedi del podio, per quel che concerne la nostra Nazionale), veniamo all’altro animatore della fuga più importante di questo Campionato del Mondo, Giovanni Visconti. Il campione d’Italia 2007 si è fatto vedere per la prima volta proprio quando è stato tra i primi ad entrare nell’azione nata dall’accelerazione di Scarponi, ed è stato il più valido alleato del marchigiano nell’alimentarla. Il corridore della Diquigiovanni prende mezzo voto in più per avere promosso la fuga, e un altro mezzo per aver tirato di più, ma la prova di Visconti resta pienamente positiva.

Dopo un 2009 così così (belle vittorie alla Coppa Agostoni e al Trofeo Melinda, ma senza il salto di qualità che si sperava potesse compiere), il 2010 dovrà necessariamente essere l’anno della definitiva consacrazione per Giovanni, che, a 26 anni, non può più essere considerato solamente una giovane promessa. La maglia rosa al Giro 2008, peraltro ottenuta grazie ad una fuga, non potrà rappresentare ancora per molto l’apice della sua carriera.


FRANCO BALLERINI: VOTO 6

Dopo tre Mondiali perfetti, Ballerini mette in piedi una Nazionale inferiore agli anni scorsi, anche se in gran parte per colpe non sue: assenti (di cui solo il primo giustificato) Bettini, Di Luca e Rebellin, il C.T. ha forse avuto il solo torto di schierare un uomo di fatica meno del dovuto. Per il resto, sono ingiuste le critiche secondo cui avrebbe gestito male le seconde punte, dal momento che non si può imputargli l’ingiustificato cedimento di Pozzato e Basso dopo aver tirato 5-600 metri in due. Al contempo, se Cunego capitano unico non convinceva alcuni, va detto che alternative valide non ce n’erano, specie alla luce della prova degli stessi Basso e Pozzato e del campione uscente Ballan.

Insomma, il 6 al C.T. non è un voto di stima, ma è l’inevitabile conseguenza di una Nazionale costruita forse non alla perfezione, ma con un materiale umano obiettivamente inferiore a quello degli anni passati. Sia perché Di Luca e Rebellin sono stati pizzicati quando già si pensava di costruire una Nazionale attorno (anche) a loro, sia perché un Bettini in più o in meno, specie su un circuito su cui il Grillo sarebbe andato a nozze, fa una bella differenza.

NAZIONALE: VOTO 6

Quello che è chiaro è che si è andati molto lontani dalle prestazioni superlative degli ultimi tre anni, e in particolare da quella della scorsa stagione. Altrettanto evidente è però che le assenze di Di Luca, Bettini e Rebellin sono state pesantissime, e che comunque la Nazionale è stata perlomeno unita (a differenza di quanto visto, per esempio, nelle sciagurate edizioni di Lisbona, con Lanfranchi che insegue Simoni, e Madrid, con Bettini che deve correre da solo perché Petacchi si accorge all’ultimo giro di non farcela). Cunego non vale Bettini, Ballan non era quello dell’anno scorso, Pozzato aveva nelle gambe troppi giorni di corsa, Basso non è quello di tre anni fa, e lo si è capito anche alla Vuelta. Insomma, a posteriori, si può dire che le possibilità di vittoria non fossero poi molte.

Si potrebbe liquidare la questione dicendo semplicemente che non si può sempre vincere, come ha fatto un filosofico Pozzato, ma ad onor del vero, pur senza fare drammi, la situazione appare un po’ più seria. Bettini, Di Luca e Rebellin, cioè i corridori italiani più forti in corse di un giorno vallonate, non ci sono più. Cunego sembra del tutto inadatto a reggere la pressione. Basso potrebbe vincere un Mondiale solamente se tornasse quello del 2006 (possibilmente con altri mezzi) e trovasse un percorso sufficientemente duro da consentirgli di arrivare da solo (ma a breve non se ne vedono, e nel 2013 Basso avrà 36 anni). Insomma, le nostre speranze sono tutte per Pozzato e Ballan: non male, ma Bettini & co. erano un’altra cosa.

Va detto, per la verità, che il prossimo Mondiale adatto a uomini “da Liegi”, per intenderci, sarà a Valkenburg nel 2012. Prima, Melbourne e Copenaghen strizzano l’occhio ai velocisti. Anche a questo proposito, però, non possiamo essere troppo ottimisti: Petacchi non è un ragazzino, Napolitano si sta perdendo, Bennati, alla Vuelta, ha perso regolarmente da Greipel, e ha faticato a far meglio anche di Bozic, Farrar e altri. Insomma, ammesso che Cavedish possa essere battuto, difficilmente sarà un italiano a farlo.

Matteo Novarini

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