TOUR DE L’AVENIR 2025, NOAH HOBBS FULMINA DAVIDE DONATI: LA PRIMA TAPPA IN LINEA È DEL BRITANNICO
Dopo il prologo inaugurale, il Tour de l’Avenir 2025 ha regalato la sua prima grande volata. A Saint-Galmier il britannico Noah Hobbs si è imposto di potenza sul traguardo, battendo l’azzurro Davide Donati e il messicano Cesar Macias. Paul Seixas resta in maglia gialla.
Il Tour de l’Avenir 2025 prosegue nel segno delle emozioni forti. Dopo il testa a testa della cronoscalata di Tignes la prima tappa in linea, 188 chilometri da Aoste (Isère) a Saint-Galmier, si è decisa in volata e ad avere la meglio è stato Noah Hobbs, 21enne britannico che ha fatto valere il suo spunto veloce sul rettilineo conclusivo. Alle spalle del corridore d’Oltremanica si è piazzato l’italiano Davide Donati, già vincitore tra i professionisti al Giro di Vallonia lo scorso mese. Per Donati si tratta di un secondo posto amaro, che conferma però la sua condizione di forma eccellente. Terza posizione per il messicano Cesar Macias, mentre completano la top-5 il ceco Matyáš Kopecký e il lussemburghese Mathieu Kockelmann.
In classifica generale non cambia la vetta: Paul Seixas (Francia) conserva la maglia gialla conquistata ieri, con lo stesso tempo dell’azzurro Lorenzo Finn, mentre sale in terza posizione il norvegese Jørgen Nordhagen, favorito dal frazionamento del gruppo nel finale. Perdono 7″ corridori attesi come il belga Jarno Widar, costretto subito a inseguire.
Domani nuova occasione per i velocisti: la seconda tappa porterà il gruppo fino a Vitry-en-Charollais, con un percorso che lascia prevedere un’altra volata a ranghi compatti e un’altra battaglia serrata tra i giovani talenti del futuro.
Mario Prato

Hobbs vince in volata la prima tappa in linea del Tour de l'Avenir (Eurosport)
TOUR DE L’AVENIR 2025: PAUL SEIXAS VINCE IL PROLOGO DI TIGNES, FINN BATTUTO PER SOLI 7 CENTESIMI
Un inizio spettacolare al Tour de l’Avenir 2025: il francese Paul Seixas conquista la prima maglia gialla battendo per un soffio l’azzurro Lorenzo Finn. Sul podio anche l’austriaco Marco Schrettl, mentre tanti big restano raccolti in pochi secondi.
Il Tour de l’Avenir 2025 si apre con il botto e con un duello già destinato a segnare la corsa. Nel prologo di Tignes, 3 chilometri durissimi all’8% di pendenza media, il pubblico di casa ha potuto esultare per la vittoria di Paul Seixas. Il corridore della Decathlon AG2R La Mondiale, in gara con la maglia della Francia, ha fermato il cronometro sul tempo di 7’19”, sufficiente a indossare la prima maglia gialla dell’edizione numero 61 della corsa.
A rendere ancora più emozionante la giornata è stato il testa a testa con Lorenzo Finn. L’azzurro, al primo anno nella categoria dopo essersi messo in mostra tra gli junior e reduce da un infortunio alla clavicola, ha chiuso con un ritardo di soli 7 centesimi di secondo, una manciata di metri che lo separano dal suo primo grande successo internazionale.
Alle spalle del duetto di vertice terzo posto per l’austriaco Marco Schrettl a 7”, seguito dall’ecuadoriano Mateo Pablo Ramírez, dal norvegese Jørgen Nordhagen e dal belga Jarno Widar, tutti racchiusi entro i dieci secondi. Hanno trovato spazio in top-10 anche gli irlandesi Adam Rafferty e Liam O’Brien, oltre allo spagnolo Pablo Torres, nono a 14”.
Più attardati, invece, i protagonisti del Giro Next Gen: l’australiano Luke Tuckwell si è classificato 13° a 18”, mentre il vincitore Jakob Omrzel ha chiuso 20° a 29”. L’Italia, oltre a Finn, ha visto in evidenza anche Alessandro Borgo, che ha concluso con un ritardo di 48”.
La corsa francese proporrà ora la prima tappa in linea, da Aoste (Isère) a Saint-Galmier, 188 chilometri con 1700 metri di dislivello complessivo e un percorso che prevede la lunga ma pedalabile salita al Col des Brosses e uno strappo negli ultimi otto chilometri, mentre nel finale la strada tenderà leggermente a scendere L’occasione ideale per nuovi scatti, ma anche per un altro confronto diretto tra i grandi protagonisti già visti in azione ieri.
Mario Prato

La premiazione di Seixas dopo la vittoria nel cronoprologo (tourdelavenir.com)
DAL GIALLO AL ROSSO, PHILIPSEN INAUGURA LA VUELTA A NOVARA; A LUGLIO SI ERA IMPOSTO NELLA PRIMA TAPPA DEL TOUR
Il mese scorso Jasper Philipsen si era imposto nella tappa d’apertura del Tour de France a Lilla, oggi si è ripetuto nella frazione inaugurale del Giro di Spagna a Novara. Sua la prima maglia rossa, insegna del primato che già domani dovrà cedere sull’arrivo in salita a Limone Piemonte
Come tutti sanno, questa edizione della Vuelta a España (la 90esima) parte dall’Italia, dove si svolgeranno le prime tre tappe, quasi ad imitare il Tour dell’anno scorso, le cui fasi iniziali hanno regalato agli appassionati un inizio un po’ diverso dal solito ma non per questo meno interessante. Vedremo se sarà così anche in questa edizione della Vuelta: la prima tappa, tuttavia, difficilmente si concluderà in maniera diversa da una volata di gruppo. I suoi 187 chilometri, con partenza da Torino nella scenografica Reggia di Venaria, si snodano infatti tutti in pianura sino al traguardo di Novara e presentano un’unica salita degna di questo nome: la Serra, dopo 71 chilometri (6.5 km al 5.2%) in un punto del percorso che sfiora le pendici delle Alpi poco dopo Ivrea, e che vale come GPM di 3° categoria. La notevole distanza dal traguardo consentirà ai velocisti, che forse si staccheranno sulla salita, di rientrare senza difficoltà: a giocarsi la vittoria a Novara dovrebbero essere soprattutto il passista danese Mads Pedersen (Lidl – Trek), già vincitore della classifica a punti al Giro e trionfatore nel recente Giro di Danimarca (notoriamente pianeggiante), e il forte velocista belga Jasper Philipsen (Alpecin – Deceuninck), quest’anno prima maglia gialla al Tour; vedremo se altri sapranno dire la loro in volata. Difficile, invece, che si mettano in evidenza i grandi favoriti della corsa, come il danese Jonas Vingegaard (Team Visma | Lease a Bike), il portoghese João Almeida (UAE Team Emirates – XRG), gli spagnoli Juan Ayuso (UAE Team Emirates – XRG) e Mikel Landa (Soudal Quick-Step), il colombiano Egan Bernal (INEOS Grenadiers) e i nostri Giulio Ciccone (Lidl – Trek) e Antonio Tiberi (Bahrain – Victorious).
Si parte alle 13.30 circa con un tempo sereno, pochissime nuvole e una temperatura di 25 gradi: un clima ideale per non logorare più di tanto i corridori e non aggiungere insidie a quelle che già presenterà loro il percorso. Nel giro di un paio di chilometri parte una fuga con sei corridori di secondo piano, fra i quali vanno citati almeno il nostro Alessandro Verre (Arkéa – B&B Hotels) e il navigato olandese Koen Bouwman (Team Jayco AlUla), in evidenza al Giro di tre anni fa quando vinse due tappe e la classifica degli scalatori. I fuggitivi non riescono mai a ottenere un grande vantaggio sul gruppo, ma arrivano ai piedi della salita della Serra con un paio di minuti da gestire nel prosieguo della tappa; in cima al GPM è proprio il nostro Verre a transitare per primo e a guadagnarsi la maglia di leader degli scalatori. Poco dopo il traguardo volante situato nel paese di Valdengo, vinto dall’olandese Pepijn Reinderink (Soudal Quick-Step), i fuggitivi cedono e solo il semisconosciuto spagnolo Hugo de la Calle (Burgos Burpellet BH), che faceva parte del gruppetto, cerca di resistere al ritorno del gruppo. L’andatura, che inizialmente aveva sfiorato i 50 km/h, è però molto calata col passare dei chilometri e ancora a Borgomanero, quando mancano 54 chilometri all’arrivo, il corridore spagnolo mantiene una cinquantina di secondi di vantaggio. Ad Arona (42 chilometri alla conclusione), il vantaggio è sceso a 40 secondi; nulla di importante succede e senza i fantastici scorci sul lago Maggiore che vengono continuamente proposti agli spettatori la noia regnerebbe sovrana. All’inizio della salita che dopo Arona porta i corridori a Borgo Ticino De la Calle decide di averne avuto abbastanza e si fa riassorbire dal gruppo in pochi minuti: a 38 chilometri dall’arrivo i corridori sono di nuovo tutti insieme e la corsa entra nel vivo. O meglio, vi entrerebbe se qualcuno volesse muoversi e evitare la volata generale: ma questo non accade e il gruppo passa compatto sia da Borgo Ticino, sia da Oleggio, a soli 21 chilometri dal traguardo di Novara. L’andatura è sempre tranquilla e sembra di assistere più a una gita di un nutrito gruppo di cicloamatori che a una corsa di primaria importanza nel variegato panorama ciclistico. È solo a 4 chilometri da Novara che prima la Visma e poi la Alpecin iniziano a tirare con decisione. Il gruppo si allunga progressivamente e infine la Alpecin prende il comando delle operazioni e pilota senza difficoltà Philipsen alla vittoria, in una volata combattuta ma abbastanza scontata. Alle sue spalle si piazza il buon velocista inglese Ethan Vernon (Israel – Premier Tech), che ha vinto qualche tappa nei “major Tour” e che diventa primo nella classifica dei giovani; terzo è il passista venezuelano Orluis Aular (Movistar Team), vincitore di molti campionati nazionali e, l’anno scorso, del Trofeo Matteotti. Quarto arriva il nostro Elia Viviani (Lotto), ovviamente primo degli italiani, mentre Pedersen, stranamente, non va oltre il 14esimo posto. Come al Tour Philipsen (alla 55esima vittoria in carriera) è il primo leader di questo GT: non rimane che sperare che stavolta le cose gli vadano meglio (in Francia si era dovuto ritirare nella terza tappa). Domani, con l’arrivo in salita a Limone Piemonte, comunque non proibitivo, molte cose cambieranno e forse capiremo chi, tra i molti nomi di spicco presenti alla Vuelta, è venuto solo per allenarsi e chi, invece, per vincere.
Andrea Carta
GIOIA IRLANDESE ALLA CLASSICA DI AMBURGO, VINCE RORY TOWNSEND
Sorpresa nella 28° edizione della corsa in linea tedesca, dove la vittoria è andata al campione nazionale dell’Eire, portacolori del Team Q36.5 e ultimo sopravvissuto di una fuga durata quasi 200 km. Al gruppo regolato da Arnaud De Lie (Lotto) e Paul Magnier (Soudal – Quickstep) non è bastata la rimonta per riacciuffare Townsend, che trova il sigillo più importante della sua carriera. Niente da fare per Jonathan Milan, considerato tra i favoriti della vigilia, ma ritiratosi a circa 60 km dalla conclusione.
“Ho scelto di fare il corridore perchè desideravo vivere una giornata come questa”. Cominciamo dalla fine della gara perchè questa dichiarazione di Rory Townsend (Q36.5 Pro Cycling Team), campione nazionale d’Irlanda nato il 30 giugno 1995 a Kingston-upon-Thames (Inghilterra), è la realizzazione del suo sogno. Un sogno durato quasi 200 chilometri, come la lunghezza della sua fuga e l’epilogo finale sulle strade di Amburgo.
La ADAC Cyclassics 2025 misurava 207 chilometri e prevedeva cinque passaggi sul Waseberg, la salita simbolo della corsa, 700 metri di lunghezza con punta massima al 15%. Townsend se ne va dopo una decina di chilometri in compagnia di Johan Jacobs (Groupama-FDJ), Nelson Oliveira (Movistar Team) e Dries De Pooter (Intermarchè-Wanty), che strada facendo arrivano a un vantaggio massimo di circa sei minuti.
Il Waseberg è il punto chiave della corsa, dove i grandi favoriti della vigilia provano a fare gara dura: ci sono gli atleti del Team Emirates – XRG Isaac Del Toro e Brandon McNulty, c’è Marc Hirschi (Tudor Pro Cycling Team) e anche Arnaud De Lie (Lotto). Si capisce subito che, a differenza delle passate edizioni, i velocisti non avranno vita facile e, infatti, a circa 60 km dall’arrivo Jonathan Milan deve arrendersi e si ritira. Per la Lidl – Trek ci pensa Mathias Vacek a dare fastidio agli avversari con alcuni allunghi, ma lì davanti la fuga resiste.
Sull’ultimo passaggio sul Waseberg, ai -15 dall’arrivo, il primo a staccarsi tra i quattro attaccanti è De Pooter e davanti restano in tre. Si assiste così a un finale ad alta tensione che culmina con lo scatto dell’irlandese a 300 metri dal termine e il gruppo in rimonta che rimane beffato. A nulla è servita la volata alle sue spalle, vinta da De Lie su Paul Magnier (Soudal Quick-Step) e Jasper Philipsen (Alpecin – Deceuninck). Primo degli italiani è Matteo Trentin (Tudor Pro Cycling Team), transitato dal traguardo in 44a posizione un minuto e 10 secondi dopo l’arriivo vittorioso di Townsend.
Un incredulo Townsend taglia il traguardo davanti a tutti per regalarsi la gioia più grande di una carriera da professionista che dura dal 2014 e per nove stagioni passata in formazioni Continental. Per lui sono sei le vittorie totali, tra le quali due edizioni del campionato nazionale. Ma il sapore del successo di oggi è del tutto diverso ed enormemente più grande.
Andrea Giorgini

L'inaspettata affermazione di Rory Townsend sul traguardo di Amburgo (foto Ronny Hartmann / Getty Images)
IL GIRO DI DANIMARCA SI APRE E SI CHIUDE NEL SEGNO DI MADS, DOMINIO DI PEDERSEN NELLA CORSA SCANDINAVA
Il corridore della Lidl-Trek stravince la corsa a tappe di casa prendendosi ben tre tappe su cinque e la classifica generale, dominata fin dal primo giorno. Secondo posto per il suo giovane compagno di squadra svedese Jakob Söderqvist, che a Kerteminde è stato il vincitore della cronometro individuale, specialità di cui è campione nazionale. La Uno-X grazie a Søren Wærenskjold ha vinto invece la seconda tappa.
Il Post Danmark Rundt 2025 possiamo tranquillamente chiamarlo ”Giro di Mads Pedersen”, data la prestazione sontuosa dell’iridato 2019 ad Harrogate (Regno Unito), che si è portato a casa ben tre tappe su cinque e la classifica generale, letteralmente dominata fin dalla prima tappa.
L’avvio di questa edizione e’ stato con un’inedita tappa disegnata sull’Isola di Bornholm, uno dei territori più orientali del Regno di Danimarca trovandosi nel Mar Baltico a sud della costa svedese e a metà strada tra la Scandinavia meridionale, il nord della Germania e la Polonia. In questa prima frazione (Nexø – Rønne, 178 km), la selezione maggiore si è vista sullo strappo di Helligpeder, affrontato tre volte: qui nella seconda tornata è partito un gruppetto con nove corridori e lo stesso Pedersen (Lidl-Trek) è stato il promotore dell’azione nel tratto più duro della breve ma arcigna salita. Alla fine fa sua la volata battendo il campione di slovacchia Lukas Kubis (Unibet Tietema Rockets).
La seconda frazione ha portato la carovana sull’isola di Selandia, nei pressi di Copenhagen; la breve tappa, di soli 105 km da Rødovre a Gladsaxe, ha visto vincitore il norvegese Søren Wærenskjold (Uno X Mobility) davanti al belga Steffen De Schuyteneer (Lotto) e al francese Axel Zingle (Team Visma| Lease a Bike) in una volata di gruppo.
La terza tappa è stata invece la cronometro di 14 km affrontata nei dintorni di Kerteminde, frazione dove Jakob Söderqvist (Lidl-Trek), campione nazionale di Svezia nella specialità, ha fatto valere le sue doti di cronoman chiudendo la tappa con il tempo finale di 15′28”, a oltre 55 km/h di media oraria. Al secondo posto si è piazzato Alec Segaert, belga della Lotto che nel 2024 ha saputo imporsi in una tappa del Renewi Tour e al Grand Prix Criquelion.
Al penultimo giorno si è svolta senza dubbio la tappa regina, lunga ben 227 km da Svendborg a Vejle, con il “muro” della Kiddesvej da ripetere quattro volte. L’azione decisiva ha visto protagonista il leader della generale Pedersen con Mads Würtz Schmidt (nazionale danese), ma il fuoriclasse della Lidl-Trek si è poi ritrovato da solo andando a rafforzare il suo primato, mai messo in discussione. Il campione danese ha chiuso i conti oggi a Silkeborg nell’ultima tappa, con una volata ristretta nella quale ha battuto Zingle e il compagno di squadra Söderqvist. In classifica generale Pedersen chiude con ben 1′28” di vantaggio su Söderqvist e 1′30” sul connazionale Niklas Larsen, corridore del Team BHS – PL Beton Bornholm già vincitore di questa corsa nel 2019. Grazie alle sue tre vittorie di tappa Pedersen si è portato a casa anche la classifica a punti mentre la sua formazione ha spadroneggiato nella classifica per squadre dando quasi 5 minuti di distacco alla seconda classificata. Il re dei GPM è stato il norvegese Marius Innhaug Dahl (Decathlon AG2R La Mondiale Development Team), il miglior giovane è risultato il più volte citato Söderqvist.
Oggi a Silkeborg si è anche chiusa la carriera di Jakob Fuglsang (nazionale danese), sicuramente uno dei maggiori esponenti del ciclismo danese negli ultimi vent’anni. Uomo da classifica e da classiche, in carriera ha vinto due edizioni del Giro del Delfinato (nel 2017 e nel 2019), la Liegi – Bastogne – Liegi nel 2019 e il Lombardia nel 2020, la medaglia d’argento olimpica a Rio 2016 e tre edizioni del Giro di Danimarca. L’organizzazione ha voluto onorarlo con l’arrivo della ultima tappa proprio nella sua città, Silkeborg, per appendere la bici al chiodo in modo perfetto.
Andrea Giorgini

Mads Pedersen vince l'ultima tappa del Giro di Danimarca (Image credit: Lidl-Trek)
ARCTIC RACE OF NORWAY: CORBIN CONTROLLA E VINCE LA CORSA SCANDINAVA
Era la tappa decisiva ma nessun ribaltone si è verificato nella frazione conclusiva della corsa norvegese, disegnata in circuito per 135 Km nei dintorni di Tromsø
La 12a edizione dell’Artic Race of Norway è arrivata al suo atto conclusivo, una tappa che – per come era stata progettata e per la situazione in classifica all’uscita dalla frazione regina – avrebbe potuto ribaltare la classifica. La salita di Prestvannet (1.2 Km al 6.9%) da ripetere ben 8 volte, con l’ultimo scollinamento a poco meno di 8 Km dalla meta, non ha però causato particolari sconvolgimenti e a giocarsi allo sprint l’ultima tappa sul traguardo di Tromsø è stato un gruppo di una trentina scarsa di corridori con dentro tutti i migliori corridori della classifica generale e con essi il leader Corbin Strong (Israel – Premier Tech) che, a causa degli appena sei secondi che lo separavano da Thomas Pidcock (Q36.5 Pro Cycling Team), si è lanciato nella volata riuscendo ad aggidicarsi il secondo posto e il relativo abbuono.
Dopo una girandola di attacchi senza risultati nella prima parte della corsa, quando all’arrivo mancavano 110 Km sono riusciti a evadere dal gruppo otto corridori, tra i quali era presente l’italiano Davide Ballerini (XDS Astana). Il tentativo ha fruttato un vantaggio massimo di quasi un minuto e mezzo, raggiunto a 66 Km dall’epilogo, poi lentamente il gruppo ha ingranato la marcia e fatto calare il gap fino al ricongiungimento.
Nonostante il successivo epilogo allo sprint non è mancato il tentativo da parte di Pidcock, secondo in classifica, di provocare un clamoroso ribaltone, sfruttando anche la pioggia che in quel momento cadeva su Tromsø. Niente da fare, però, né per lui, né per gli altri temerari che hanno provato a seguirlo, Kevin Vermaerke (PicNic) e Andreas Leknessund (Uno-X), corridore norvegese che gli appassionati di ciclismo italiani conoscono perchè al Giro d’Italia del 2023 ha indossato per cinque giorni la maglia rosa. Il gruppo ha controllato la fuga e portato i corridori a giocarsi la vittoria allo sprint.
Anche qui Strong si è dimostrato estremamente in palla chiudendo secondo alle spalle dell’innocuo Fredrik Dversnes (Uno-X) e davanti a Ballerini, che ha trovato le energie per disputare la volata nonostante quelle profuse in fuga. In classifica generale è quindi il neozelandese a prevalere, precedendo di 11″ Pidcock e di 28″ l’ìtaliano Christian Scaroni (XDS Astana Team), che conquista così un’altro podio in questa corsa dopo il secondo posto conseguito nel 2023, quando fu preceduto per appena un secondo dal britannico Stephen Williams (Israel – Premier Tech). Strong conquista con ampio margine anche la classifica a punti ed è sua pure la maglia bianca di miglior giovane, mentre gli sfugge soltanto la leadership degli scalatori, il migliore dei quali è risultato il corridore di casa Storm Ingebrigtsen (Team Coop – Repsol). Anche Scaroni e Ballerini sono comunque riusciti a salire sul podio premazioni assieme con i loro compagni della XDS Astana Team, la formazione che ha portato a casa la “vittoria” nella speciale challenge riservata alle squadre, nella quale ha preceduto di 43″ il Team Jayco AlUla e di 55″ la Israel – Premier Tech del vincitore assoluto Corbin Strong.
Ora l’attenzione degli appassionati rimarrà concentrata sulla Scandinavia con la 35a edizione del Giro di Danimarca, che scatterà domani dall’isola di Bornholm per concludersi il giorno dopo Ferragosto a Silkeborg.
Andrea Mastrangelo
MCNULTY DOMINA LA CRONOMETRO DI WIELICZKA E CONQUISTA IL GIRO DI POLONIA 2025
Brandon McNulty firma un’impresa nell’ultima tappa del Giro di Polonia 2025: lo statunitense della UAE Team Emirates – XRG vince la cronometro conclusiva di Wieliczka e strappa la maglia gialla a Victor Langellotti, conquistando così la prima corsa a tappe WorldTour della sua carriera. Tiberi e Sobrero completano un podio finale a forte tinte azzurre.
L’82ª edizione del Giro di Polonia si è chiusa con un colpo da maestro di Brandon McNulty (UAE Team Emirates – XRG). Lo statunitense, 27 anni, ha dominato i 12,5 chilometri della cronometro individuale di Wieliczka imponendosi con il tempo di 14’31” e rifilando 12 secondi a un ottimo Lorenzo Milesi (Movistar) e 15” a Matteo Sobrero (Red Bull-BORA-hansgrohe). Antonio Tiberi (Bahrain Victorious) ha chiuso quarto a 16″, davanti a Ben Turner (INEOS Grenadiers) e Stefan Küng (Groupama-FDJ).
La tappa decisiva partiva con un equilibrio sottilissimo: Victor Langellotti (INEOS Grenadiers) vestiva la maglia gialla con soli 7 secondi di vantaggio su McNulty e meno di 30 su Tiberi. Il tracciato proponeva una salita iniziale di 1,5 km al 6%, un tratto ondulato centrale e una discesa veloce verso il traguardo, scenario perfetto per una sfida a cronometro di altissimo livello.
McNulty ha fatto subito capire le sue intenzioni: già al primo intermedio (5,9 km) aveva quasi 20 secondi di vantaggio sui migliori tempi registrati da Sobrero e Milesi. Un ritmo che non ha mai calato, fino a conquistare la vittoria di tappa e la classifica generale con 29” su Tiberi e 37” su Sobrero. Jan Christen (UAE Emirates-XRG) e Langellotti hanno chiuso quarto e quinto in classifica finale.
Il bilancio per l’Italia resta positivo: oltre al podio di Tiberi e Sobrero, troviamo Alberto Bettiol sesto, Marco Frigo settimo e Filippo Zana decimo nella generale, con una presenza massiccia nella top-10 di giornata e della corsa.
Per McNulty questa è la prima vittoria in una corsa a tappe WorldTour, la 18ª in carriera, e conferma la straordinaria stagione del team emiratino, già dominatore del calendario 2025. La corsa polacca, ancora una volta, ha offerto spettacolo fino all’ultimo metro.
Mario Prato

Il podio del Giro di Polonia 2025 (www.uaeteamemirates.com)
ARCTIC RACE OF NORWAY: NELLA TAPPA REGINA PIDCOCK CI PROVA, STRONG SI DIFENDE
Tom Pidcock (Q36.5) l’aveva segnata fin da subito questa tappa mettendo la sua squadra a controllare la corsa. Voleva sfruttare la salita finale verso Malselv, 3.7km all’8% che il britannico ha saputo sfruttare alla perfezione
La tappa regina dell’Arctic Race of Norway termina con uno il successo dei favoriti per la vittoria, il britannico Tom Pidcock, anche se l’ascesa finale verso Malselv non gli è bastata per staccare il sorprendente leader della classifica Corbin Strong (Q36.5 Pro Cycling Team), mentre tutti gli altri diretti riveli hanno patiti distacchi, seppur non pesanti.
Prima del finale ci avevano provato Storm Ingebrigtsen (Team Coop-Repsol) e Georg Rydningen Martinsen (Lillehammer CK), percorrendo in solitaria la corsa fino a 30 Km dal traguardo, poi era stato il turno del corridore di casa Sebastian Veslum, che gareggiava con le insegne della nazionale, e che ha tentato di resistere al ritorno del gruppo, riuscendoci fino ad una decina di chilometri dall’arrivo.
Proprio sul più bello Pidcock è incappato in un problema meccanico che sembrava averlo messo fuori dalla gara. Col lavoro della sua squadra è stato, però, in grado di rientrare sul gruppo ed attaccare a poco più di un chilometro dal traguardo.
Il leader della classifica Strong si è immediatamente messo sulla sua ruota non staccandosi più fino alla linea d’arrivo, tagliata in seconda posizione senza patire nessun distacco. Il neozelandese ha così difeso la leadership, pur lasciando la vittoria al rivale, salito al secondo della classifica.
Alle loro spalle il bresciano Christian Scaroni (XDS Astana) si è piazzato terzo a 12”, seguito dal compagno di squadra Clément Champoussin a 16” e da Kevin Vermaerke (PicNic) a 17”. Ora Strong ha un vantaggio di 6″ su Pidcock e di 23″ su Scaroni, con i primi 25 corridori della classifica racchiusi nella spazio di un minuto: decisiva potrebbe così rivelarsi la conclusiva tappa di Tromsø, che prevede di ripetere per 8 volte la breve ma non semplicissima salita di Prestvannet (1.2 Km al 6.9%).
Andrea Mastrangelo

Pidcock precede la maglia tappa Strong nella tappa regina dell'Arctic Race of Norway (foto Arctic Race of Norway)
UN MONEGASCO IN PARADISO, TAPPA E MAGLIA PER LANGELLOTTI IN POLONIA
Un colpaccio in rimonta regala a Victor Langellotti la vittoria nella sesta tappa del Giro di Polonia 2025, con arrivo a Bukowina Tatrzańska. Il corridore monegasco della Ineos Grenadiers non solo conquista il successo più prestigioso della sua carriera, ma si prende anche la maglia gialla, portandosi al comando della classifica generale a una tappa dalla conclusione. Ottima prova anche per Antonio Tiberi, quinto, e per gli altri azzurri presenti nella top 10.
La sesta frazione del Giro di Polonia, 147,6 chilometri con partenza e arrivo a Bukowina Tatrzańska, ha offerto un percorso duro e spettacolare, con più ripetizioni delle impegnative salite dei muri di Harnaś e di Bukowina, seguite dall’ascesa finale verso il traguardo.
La giornata si è animata subito con una fuga a nove corridori, tra i quali velocisti di spessore come Olav Kooij e Matthew Brennan della Visma e Paul Magnier della Soudal Quick-Step, tutti già vincitori di tappa in questa edizione. Ma i fuggitivi non hanno mai guadagnato più di 2 minuti e alla fine è rimasto solo l’americano Colby Simmons (EF Education – EasyPost) a tenere il comando prima di essere ripreso a meno di 50 km dall’arrivo.
Nel finale la corsa si è accesa con una serie di attacchi tra i big, in un gruppo ristretto a circa quindici unità. Antonio Tiberi (Bahrain Victorious), sempre tra i più attivi, ha provato più volte ad allungare, senza però trovare lo spazio per un affondo decisivo. Brandon McNulty (UAE Team Emirates – XRG) ha forzato a 800 metri dall’arrivo, guadagnando qualche metro sul gruppo. Quando sembrava che lo statunitense potesse farcela, Victor Langellotti (Ineos Grenadiers) ha sfoderato uno sprint irresistibile negli ultimi 50 metri, riprendendo e superando McNulty per andare a conquistare la sua prima vittoria WorldTour, un successo doppio che gli vale anche la maglia gialla della classifica generale.
Sul podio di giornata è salito anche Pello Bilbao (Bahrain Victorious), terzo, mentre Tiberi ha chiuso quinto, confermandosi tra i protagonisti di questo Giro. In top 10 sono entrati anche Marco Frigo (Israel – Premier Tech), settimo, e Matteo Sobrero (Red Bull – BORA – hansgrohe), ottavo.
In classifica generale,Langellotti guida con 7 secondi di vantaggio su McNulty e 20 su Tiberi, con altri italiani – Alberto Bettiol (XDS Astana Team), Filippo Zana (Team Jayco AlUla), Frigo e Sobrero – tutti racchiusi entro meno di mezzo minuto, promettendo una gara serrata nella cronometro conclusiva di domani a Wieliczka.
Con 12,5 chilometri a cronometro da percorrere, il finale del Giro di Polonia si preannuncia appassionante, con Langellotti chiamato a difendere il suo primato contro specialisti come McNulty e Tiberi, che puntano a un ribaltone.
Il colpaccio di oggi conferma il talento del corridore monegasco e mantiene viva la sfida fino all’ultimo metro in questa edizione 2025 del Giro di Polonia.
Mario Prato

Langellotti si impone nella penultima tappa del Giro di Polonia (foto Luc Claessen/Getty Images)
VUELTA A BURGOS, CICCONE VINCE ANCORA, MA ALLA FINE LA SPUNTA DEL TORO
Altra vittoria di prestigio per il nostro Giulio Ciccone, che trionfa nella tappa regina della Vuelta a Burgos e dimostra che, senza la caduta nella prima tappa che ne ha compromesso le chance di vincere questa corsa a tappe, sarebbe stato lui a salire sul gradino più alto del podio. È invece il messicano Isaac Del Toro a salirci, giungendo secondo al traguardo dei Laghi di Neila dopo un finale abbastanza combattuto.
La Vuelta a Burgos si conclude con la tappa più corta ma più impegnativa: sono 138 i chilometri che porteranno i corridori da Quintana del Pidio, a sud del capoluogo, sino alle Lagunas de Neila, piccoli specchi d’acqua di origine glaciale che si trovano a quasi 2000 metri di quota, e dove l’arrivo in salita sarà talmente duro da essere classificato HC, con 6.4 km al 9.1% e punte del 15%. Ma non solo: a 22 chilometri dall’arrivo i corridori dovranno anche scalare l’Alto de Rozavientos (3.3 km al 9.7% con punte del 17%), un GPM di 1a categoria, mentre meno impegnativi saranno l’Alto del Cerro (3a categoria, 5 km al 3.8%), dopo 52 chilometri, e l’Alto de Arroyo (3a categoria, 3.3 km al 5.2%) dopo 83 Km. Difficilmente vedremo i favoriti muoversi su queste prime salite, e forse neanche sulla penultima, mentre non vi sono dubbi che la corsa di deciderà proprio sull’ascesa conclusiva, in un finale che viene riproposto ogni anno, quasi sempre nella tappa finale, e che spesso ha visto il corridore primo ai laghi imporsi anche in classifica generale. Potrebbe essere così anche quest’anno: la classifica, all’inizio della tappa, è molto corta ed è capeggiata dal giovane neoprofessionista Léo Bisiaux (Decathlon AG2R La Mondiale Team), vincitore della terza frazione, davanti al nostro Giulio Pellizzari (Red Bull – BORA – hansgrohe), staccato di 22 secondi, e al grande favorito per la vittoria finale, il messicano Isaac del Toro (UAE Team Emirates – XRG), che si trova a 26 secondi con lo stesso tempo del nostro Lorenzo Fortunato (XDS Astana Team). Senza dubbio assisteremo a una battaglia fra questi quattro corridori, ai quali potrebbero aggiungersi altri grandi nomi come il colombiano Egan Bernal (INEOS Grenadiers), decimo a 53 secondi, il nostro Giulio Ciccone (Lidl – Trek), sedicesimo a 1’36” (tutti rimediati nella prima tappa a causa di una caduta occorsa durante la volata conclusiva) e lo spagnolo Mikel Landa (Soudal Quick-Step): questi ultimi dovranno però sfoderare una prestazione davvero maiuscola per ribaltare a loro favore l’esito della corsa, che vede in Del Toro il naturale favorito, Bisiaux permettendo.
Si parte dopo le 13 con tempo ottimo e, come sempre, molto caldo. Dopo alcuni chilometri vanno in fuga sei corridori di secondo piano, fra i quali spiccsno il navigato passista tedesco Nico Denz (Red Bull – BORA – hansgrohe), vincitore di tappe al Giro, lo spagnolo Carlos García Pierna (Burgos Burpellet BH), primo nella classifica degli scalatori e che spera di accumulare oggi abbastanza punti per rimanerci sino all’ultimo, e il nostro velocista Matteo Moschetti (Q36.5 Pro Cycling Team), vincitore in volata della seconda tappa. Il gruppetto supera i due minuti e mezzo di vantaggio ai piedi del primo GPM, l’Alto del Cerro, al punto che uno dei fuggitivi, il basco Txomin Juaristi (Euskaltel – Euskadi), diventa maglia viola virtuale. Come previsto García Pierna è primo in cima alla salita, dove il vantaggio del gruppetto sale a 3 minuti. La situazione non cambia sull’Alto de Arroyo: Garcia Pierna primo in cima, il gruppo a tre minuti. L’unica novità arriva dal nostro Moschetti, che da buon velocista non va d’accordo con le salite e si stacca per essere ripreso dal gruppo, in progressivo riavvicinamento sotto la spinta delle squadre di Bisiaux, Ciccone e Del Toro. A 40 chilometri dall’arrivo si è ridotto a due minuti lo svantaggio del gruppo principale, del quale non fa più parte Moschetti, ritiratosi forse per aver preteso troppo dalle sue forze. Con l’avvicinarsi del Rozavientos Denz inizia a spingere con più decisione e il vantaggio dei fuggitivi risale nuovamente, anche se uno di loro, il nostro Samuele Zoccarato (Team Polti VisitMalta), cede e viene ben presto ripreso dal gruppo. Davanti restano quindi in quattro: Denz, Garcia Pierna, Juaristi e l’olandese Mathijs Paasschens (Bahrain – Victorious). In cima alla salita passa primo, ancora una volta, Garcia Pierna, che con i punti ottenuti vince matematicamente la classifica degli scalatori; gli altri fuggitivi transitano alla spicciolata, ormai tallonati dal gruppo che ha recuperato quasi tutto lo svantaggio. Il portoghese Afonso Eulálio (Bahrain – Victorious) riesce a staccarsene e a riportarsi rapidamente sui fuggitivi, mentre Del Toro fora e si ritrova costretto ad inseguire proprio quando la strada inizia a salire verso i laghi di Neila. Il gruppo, ormai ridotto a circa 30 corridori, insegue a soli 30 secondi. A 10 chilometri dalla fine Del Toro rientra in gruppo; a 9 chilometri Paasschens e Juaristi sono ripresi; a 5 chilometri la stessa sorte tocca a Garcia Pierna. In testa rimane il solo Eulalio (Denz si è staccato da tempo), mentre in gruppo nessuno si muove, il che permette al portoghese di mantenere a lungo una ventina di secondi di vantaggio. Gli uomini di Ciccone continuano a tenere l’alta l’andatura, ma il loro capitano non attacca. A fatica i corridori risalgono, nei boschi del parco di Neila, la strada che porta ai laghi, la cui pendenza aumenta col passare dei chilometri. Quando ne mancano 3 alla fine cede Pellizzari e il gruppo si sgretola; Eulalio viene ripreso e in testa si ritrovano solo Del Toro, Ciccone, il corridore portoghese e l’ecuadoregno Jefferson Alveiro Cepeda (Movistar Team); infine, Ciccone e Del Toro restano da soli, gli altri cedono e Bisiaux tenta una difesa, inseguendo a pochi secondi con Bernal, Cepeda e Fortunato. A due chilometri dall’arrivo Bisiaux e Cepeda si staccano, mentre Ciccone e Del Toro aumentano il loro vantaggio, col messicano che, secondo pronostico, sembra ormai avere in tasca la vittoria. All’ultimo chilometro Bisiaux è staccato di 35 secondi, mentre Bernal e Fortunato cercano in ogni modo di contenere il loro distacco. Finalmente Ciccone attacca e va in cerca dell’impresa, ormai troppo tardi per recuperare lo svantaggio in classifica generale: la vittoria è sua, ma Del Toro, secondo ad appena 10 secondi, vince la Vuelta a Burgos. Terzo di tappa, a 27 secondi, è Fortunato, che si insedia al secondo posto in classifica generale; Bisiaux, che arriva undicesimo al traguardo con un minuto scarso di distacco, conserva almeno il terzo gradino del podio. Pellizzari recupera nel finale e arriva subito alle spalle di Bernal, a 38 secondi dal vincitore: sarà quarto in classifica generale davanti a Ciccone e allo stesso Bernal.
La Vuelta a Burgos vede quindi la vittoria – la nona, quest’anno – di Isaac Del Toro, davanti a Fortunato e alla rivelazione Bisiaux; la classifica a punti viene vinta, per un solo punto, da Ciccone su Bisiaux grazie alla vittoria odierna, mentre Garcia Pierna, come già detto, vince quella degli scalatori (Ciccone è secondo). Bisiaux cede a Del Toro anche la vittoria nella classifica dei giovani. Il giovane talento francese, e tutti coloro che hanno primeggiato in questa breve corsa a tappe, ad esclusione di Del Toro, torneranno a darsi battaglia alla Vuelta a España, che scatterà da Torino fra una quindicina di giorni.
Andrea Carta

Dopo la Classica di San Sebastian Giulio Ciccoine porta a casa la tappa regina della Vuelta a Burgos (foto Antonio Baixauli/Getty Images)