TOUR DE FRANCE 2026: MOLTE SALITE, MOLTI DUBBI
Il percorso della Grande Boucle, presentato il 23 ottobre scorso, si differenzia da quello dell’ultima edizione. Le salite inizieranno già dalla prime tappe, si affronteranno ben 5 catene montuose (Pirenei, Massiccio Centrale, Vosgi, Giura e Alpi) con moltissime tappe di montagna ma solo due autentici tapponi. Cronometro individuale interessante ma insufficiente, mentre in apertura è stata riproposta una scandalosa cronosquadre.
Di aspetti problematici il Tour de France 2026 ne presenta molti, anche se va apprezzato il fatto che, anche quest’anno, gli organizzatori abbiano voluto ridurre al minimo le tappe completamente pianeggianti e abbiano cercato di inserire quasi sempre delle difficoltà anche nelle tappe intermedie. Del resto, lo scorso anno, i primi 10 giorni, pur privi di tappe di montagna, hanno regalato grande spettacolo e battaglia tra gli uomini di classifica.
Le note dolenti sono invece le scelte sulle tappe di montagna.
Sono molto numerose (addirittura sette) ma solo 2 sono veri tapponi; inoltre alcune di esse si presentano scialbe e mal disegnate.
Si avranno solo una cronometro individuale di appena 26 chilometri alla sedicesima tappa, una sola tappa oltre i 200 Km e, soprattutto, una orrenda cronosquadre di apertura anche se parzialmente temperata dal fatto che ogni corridore sarà accreditato con il proprio tempo, circostanza che non toglie il fatto che sarà avvantaggiato comunque chi avrà gli uomini migliori per tirare nel tratto pianeggiante, ossia un ennesimo favore alle squadre economicamente più forti che già sono di per sé favorite dalle maggiori possibilità .
Come si diceva, la grande partenza vedrà una cronosquadre di 20 Km nel centro di Barcellona. Lo spettacolo del capoluogo catalano potrà ricompensare gli appassionati dello scempio di una cronosquadre. Nel finale ci sono due strappi ed è verosimile che la regola per cui ogni corridore sarà accreditato col proprio tempo porterà i gregari a sfinirsi sino ai piedi delle salite per permettere poi ai capitani di dare tutto nel finale: in concreto, ci saranno già dei distacchi significativi.
La seconda tappa che da Tarragona riporterà la corsa a Barcellona in 178 Km, si presenta molto interessante con un dislivello importante e un finale in circuito adatto a finisseur e a corridori coraggiosi. Il finale prevede per tre volte l’ascesa del Montjuic, uno strappo di 1,6 Km al 7,8% con punte del 19% e per due volte la Côte du Estadi Olimpic (600 mt al 5,5%). L’arrivo sarà posto soli 2 Km dopo l’ultimo passaggio sulla salita del Montjuc. Visto ciò che è andato in scena negli ultimi anni, non si possono escludere tentativi di colpi di mano nel finale, anche da parte di uomini di classifica.
L’ultimo atto della grande partenza (Granollers – Les Angles di 195 Km) porterà la carovana in Francia e i corridori sui Pirenei catalani. La salita principale è rappresentata dal Col de Toses (9 Km al 6,5% con 4 km al 9% medio) ma è posta molto lontano dal traguardo, mentre il finale vedrà in rapida successione il Col du Calvaire, salita lunga 15 Km ma molto dolce (4%), seguita da uno strappo di 2 Km al 4% non classificato come GPM e infine 1.7 Km al 7,6% per arrivare ai 1793 metri di Le Angles. Si tratta di una tappa da fughe, le salite non sono adatte a fare la differenza e al limite gli uomini di classifica potranno provare la sparata nell’ultimo chilometro.
Si continuerà con con una tappa da fughe da Carcassonne a Foix di 182 Km. Il percorso è decisamente accidentato e interessante. Dopo una prima parte con salite a quote collinari, si toccheranno gli 872 metri del Col de Coudons, che è comunque posto al termine di una salita di 19 Km, e soprattutto i 1047 metri del Col de Montségur (5,6 Km al 6.8). Dalla cima mancheranno 36 chilometri dall’arrivo e, considerata la collocazione alla quarta tappa, la non eccessiva durezza dell’ultima salita e la distanza dal traguardo, è da escludere un movimento dei big.
La quinta tappa da Lannemezan a Pau (158 km) dovrebbere essere la prima chance per i velocistim ma attenzione a tre brevi ascese, da affrontare una dietro l’altra, una fase che terminerà a 26 Km dall’arrivo.
La sesta tappa Pau – Gavarnie di 186 chilometri sarà una tappa pirenaica in piena regola, certamente più dura di quella con arrivo a Les Angles; tuttavia, dopo Aspin e Tourmalet il tracciato prevede una salita di 18 Km al 3,7% che scoraggerà certamente gli scalatori a provarci. Ovviamente, corridori completi come Pogacar potrebbero anche attaccare ma, anche in questo caso, siamo solo alla sesta tappa e per portare a buon esito un attacco del genere sarebbe necessario un grosso dispendio di energie.
Certamente per velocisti è, invece, la frazione successiva da Hagetmau a Bordeaux di 175 Km completamente pianeggiante ma, come di consueto, sarà necessario fare attenzione in caso di vento.
L’ottava tappa si affronterà tra Périgueux e Bergerac, compiendo un giro tortuoso e percorrendo 182 Km. La zona che ha spesso ospitato prove contro il tempo è vallonata ma non tanto da poter sottrarre la frazione allo sprint di gruppo.
La prima settimana si concluderà con la prima delle due tappe disegnate sul Massiccio Centrale, la Malemort – Ussel, 185 km adattI alle fughe e agli uomini coraggiosi. Si tratta di una frazione movimentata da con strappi continui e senza un metro di pianura. Non ci sono salite dure ma si tratta di una di quelle tappe in cui bisogna tenere gli occhi spalancati.
La seconda settimana si aprirà nel giorno dell’anniversario della presa della Bastiglia ed ecco una tappa che potrebbe provocare movimenti anche rilevanti in generale. Si sa che molti atleti, dopo il giorno di riposo, si trovano con le polveri bagnate ma la seconda giornata sul Massiccio Centrale potrebbe lasciare il segno. Numerose le salite in successione e senza tratti intermedi per rifiatare, anche se si inizierà tuttavia a fare sul serio solo negli ultimi 2 Km e mezzo del Puy Mary al 9% di pendenza media, che porteranno a scollinare i 1577 metri di quota. Subito dopo, si scalerà il Col de Pertus, soli 4,5 Km con una pendenza media superiore all’8%. L’ultima salita sarà quella verso i 1295 metri del Col de la Font de Cère, più facile delle precedenti (3,5 Km al 5,5%) ma collocata ad appena 3 Km dal traguardo di Le Lioran. Dal Puy Mary in avanti può succedere di tutto; gli appassionati ricorderanno l’attacco di Pogacar nel 2024 in una tappa con identico finale. Lo sloveno riuscì a staccare tutti ma andò in difficoltà e fu raggiunto da Jonas Vingegaard, che riuscì addirittura a batterlo in volata, conquistando la vittoria di tappa.
Spazio ai velocisti il giorno successivo con la Vichy – Nevers (161 Km). La musica non cambierà neppure il giorno successivo, con la tappa che porterà gli atleti dal circuito automobilistico di Magny Cours a Chalon-sur-Saône dopo 180 Km di corsa.
Le difficoltà riprenderanno con la tappa numero 13 che porterà il Tour sui Vosgi e farà da preludio al tappone disegnato su questa stessa catena montuosa. La Dole – Belfort, inoltre sarà la tappa più lunga del Tour e l’unica che supererà , seppur di poco, i 200 Km. Il finale sarà caratterizzato dal Col des Croix, salita abbordabilissima, seguita dall’iconico Ballon d’Alsace (1171 metri di quota 9 Km al 6,8%). Le pendenze sono regolari sempre tra il 6% e l’8%, ma si tratta di una salita vera oltre che storica. Dalla cima mancheranno 30 Km dal traguardo ed è chiaro che non si tratterà né di un tappone, né dell’occasione più ghiotta per attaccare, ma non si può escludere qualche tentativo a sorpresa.
Il tappone su Vosgi, anche se di ridotto chilometraggio, è in programma il giorno successivo e proporrà 3800 metri di dislivello nei 155 Km da percorrere tra Mulhouse e Le Markstein. Si inizierà con la lunghissima salita del Grand Ballon, nettamente divisa in due spezzoni da un tratto interlocutorio di circa 5 km, quindi il Col du Page, di nuovo il Ballon d’Alsace e a seguiree l’accoppiata Col du Schirm – Col du Hundsruck che sono in realtà due spezzoni della stessa salita separati da un brevissimo tratto intermedio. In due parti è divisa anche l’ultima inedita ascesa, la più dura, sulla quale presumibilmente esploderà la battaglia. Il Col du Haag sarà raggiunto dopo una ascesa di 11 Km al 7,6 con un primo tratto di 3,6 Km al 9% e gli ultimi 1600 metri al 10,3%. Su questa salita, che poi altro non è che un versante secondario del già citato Grand Ballon, è possibile fare la differenza, considerato che il traguardo dista soli 5 Km dalla cima.
La seconda settimana si chiuderà con una frazione disegnata tra il massiccio del Giura e la catena alpina, la Champagnole – Plateau de Solaisol di 183 Km. Si tratta di un arrivo in salita inedito e molto duro (11 Km al 9% medio) preceduto da continui saliscendi e in particolare dal Mont Salève (7,6 Km al 8,8%). Una tappa corsa a ritmi elevati si farà sentire sulla salita finale, che sarà certamente il punto per dare battaglia.
Dopo il secondo giorno di riposo, andrà in scena l’unica cronometro individuale di questo Tour, 26 Km da Évian-les-Bains a Thonon les Bains. Il percorso è molto bello, con una salita di 9 Km al 4,2% all’inizio poi discesa infine pianura con spettacolare finale sul lago Lemano, ma il chilometraggio è troppo ridotto per rappresentare una vera arma per i passisti. Potrebbe, tuttavia, influire la collocazione dopo il giorno di riposo anche perché, essendo una cronometro, non si potrà nemmeno cercare di sciogliersi nella prima parte di gara, ma si dovrà dare tutto sin da subito.
Ci si allonterà temporaneamente dalle Alpi con la Chambéry – Voiron di 180 Km, altra tappa da fughe con il Col des Prés nella parte iniziale a fare da trampolino di lancio e poi un percorso nervoso con uno strappo di 2,5 Km a 3 Km dall’arrivo, anche se la pendenza del 3,5% non potrà certo essere determinante.
Si tornerà sulle Alpi con la tappa numero 18 che sarà il primo atto del trittico finale, 185 Km da Voiron alla stazione invernale di Orcières-Merlette, posta a oltre 1800 metri di altitudine. Il percorso è nervoso ma senza grandi difficoltà e, verosimilmente, gli attacchi arriveranno sulla salita finale che misura 7 Km e presenta una pendenza media del 6,8%, quindi certamente non impossibile. I big potrebbero decidere di lasciar andare la fuga anche in considerazione dell’impegno che sarà richiesto dalle due tappe successive.
La Gap – Alp d’Huez misurerà solo 129 chilometri ma promette scintille con il Col de Noyer (7,3 Km all’8,2%) nella prima parte e il Col d’Ornon (5,6 Km al 6,2%) subito prima della ascesa alla mitica cima dei 21 tornanti. I numeri sono arcinoti ma vanno ripetuti, 14 Km all’8% medio per raggiungere i 1840 metri. Certamente ci saranno scintille su questa salita. Non si potrà bluffare, anche perché le energie a fine Tour cominceranno a scarseggiare e chissà che gli organizzatori, vedendo quest’anno un Pogacar meno pimpante nel finale, non abbiano deciso di concentrare le vere difficoltà nelle ultime due frazioni.
In effetti, la frazione numero 20 è il vero tappone di questo tour. 172 chilometri per tornare sull’Alpe d’Huez partendo da Le Bourg-d’Oisans, stavolta percorrendo un versante alternativo.
Si inizierà con la scalata alla Croix-de-Fer, salita interminabile di 25 Km divisa in tre tronconi separati da tratti in contropendenza che influiscono sulla pendenza media del 5,2%; successivamente si incontrerà la tradizionale accoppiata Télégraphe-Galibier, spesso teatro di grandi attacchi, quindi il Col de Sarenne, inserito anche nel Tour de France del 2013 (quando fu però percorso in discesa). Si tratta di una strada molto stretta e ripida, senza protezioni laterali, che si snoda in uno scenario di montagna arido e del tutto aperto fino ad arrivare ai 2000 metri del colle. Le pendenze sono severe ma non estreme, gli ultimi 4 chilometri sono però tutti intorno al 10% quindi, tenendo conto che siamo anche a fine Tour, le crisi saranno dietro l’angolo. Dopo lo scollinamento la strada continuerà a scorrere in alta quota con vari saliscendi fino ad andare a imboccare gli ultimi i 3,5 Km del versante classico. Il primo chilometro e mezzo di salita è al 9%, mentre i successivi 2 al 5%. Dal Col de Sarenne all’arrivo ci sono circa 14 chilometri che potrebbero dilatare non poco i distacchi eventualmente creatisi in salita.
La ventunesima tappa ed ultima tappa prima dell’arrivo a Parigi vedrà nuovamente i reduci della Grande Boucle affrontare la triplice ascesa a Montmartre, che lo nell’ultima frazione del 2025 ha dato risposte positive, anche se stavolta la cima dell’ultimo scollinamento si troverà molto più distante dal traguardo, per offrire qualche speranza in più ai velocisti.
Con la collocazione della tappa più dura al penultimo giorno e i Pirenei soft, sembra che gli organizzatori abbiano voluto proporre un Tour più aperto, tuttavia arrivi in salita come il Plateau de Solaisol potrebbero avere lo stesso copione di quanto visto quest’anno ad Hautacam. Va però anche detto che con un Tadej Pogacar al 100% non c’è percorso che tenga e che comunque la varietà di tappe mosse, da fuga o comunque adatte a imboscate, rende comunque la corsa interessante nonostante i vari punti oscuri illustrati.
Benedetto Ciccarone

La mitica salita dell'Alpe d'Huez vista dall'alto (www.detoursenfrance.fr)

