TOUR OF BRITAIN 2021: LA FUGA ARRIVA E CARPENTER È LEADER
Arriva la fuga nella tappa numero due della corsa britannica e cambia il leader della classifica con il passaggio delle insegne del primato dalle spalle di Wout Van Aert a quelle del protagonista di giornata, Robin Carpenter
È Robin Carpenter (Rally Racing) ad aggiudicarsi la seconda tappa di questo Tour of Britain e ad issarsi in testa alla classifica generale in attesa della cronosquadre di oggi. 184 sono i chilometri da percorrere tra Sherford e Exeter, caratterizzata da un’altimetria che non offre un attimo di respiro. Fin dal mattino se ne vanno in cinque: Carpenter, Leon Mazzone (Saint Piran), Bjergfelt (SwiftCarbon), Jacob Scott (Canyon) e Nícolas Sessler (Global6). Il gruppo lascia fare, forse anche troppo, e i cinque raggiungono così i 7’ di vantaggio prima di iniziare a perdere qualche pezzo. I primi a mollare sono Mazzone e Bjergfelt, che mollano lungo la salita di Rundlestone. Lo scollinamento di Warren House miete la terza vittima, Sessler, mentre dietro la Jumbo cerca invano di recuperare terreno sulla coppia al comando.
Su un successivo strappo, a venticinque km dal traguardo, Carpenter si invola in solitario, quando ancora ha 4’ di vantaggio e il gruppo, ora tirato dalla Qhubeka, è in forte rimonta. Il tempo è poco e nei successivi venti chilometri il leader della corsa perde solo metà del suo vantaggio. Arriverà con poco più di 30” sul gruppo regolato da Ethan Hayter (Ineos) su Alex Peters (SwiftCarbon). Ancora nella topten si piazzano Kristian Sbaragli (Alpecin) e Giacomo Nizzolo (Qhubeka), rispettivamente nono e decimo.
In generale Carpenter guida con 22” sul primo leader della corsa Wout Van Aert (Team Jumbo-Visma) e con 26” su Hayter; seguono Gonzalo Serrano (Movistar) e Peters a 28”, tutti gli altri a 32”.
Oggi è prevista la prima delle due frazioni decisive, una cronosquadre lunga poco meno di 20 Km che si concluderà presso il Giardino Botanico Nazionale del Galles.
Andrea Mastrangelo
L'affermazione di Carpenter nella seconda tappa del Tour of Britain (foto Bettini)
POKER PIÙ TRIS PER REY ROGLIČ: E LA VUELTA SI FA GRANDE
Roglič si porta a casa la terza Vuelta di fila, una più bella dell’altra. Cresce la qualità del percorso e anche quella dei rivali, garantendo spettacolo e non solo muri fino a tutta l’ultima settimana.
L’ultima crono corona con coerenza un percorso davvero di spessore, e in linea con lo stesso stile a cui va improntandosi la corsa iberica: meno strilli e più sostanza, coniugando tradizione e grandi novità. Si recupera in gran parte il tracciato del 1993 su cui duellarono gli svizzeri Zülle e Rominger, in quella che fu la seconda vittoria su tre consecutive del fenomenale Tony, un primato condiviso con Heras (che ne ha una quarta “separata”) e ora eguagliato dal tris di Roglič con gran retrogusto di corsi e ricorsi storici, tanto più che in questa edizione la bandiera svizzera torna a sventolare grazie alle prodezze del giovanissimo Gino Mäder, maglia bianca finale superando a sorpresa (non certo grazie a questa crono!) un mostro sacro come Bernal.
Quest’ultima tappa era a uno sguardo superficiale la tipica “crono leggera” di tante Vuelte recenti, senza asperità troppo evidenti, ma in realtà si svolgeva su un tracciato estenuante che obbliga gli atleti a tre quarti d’ora almeno di intensità brutale, specialmente dopo una terza settimana finalmente degna di un Grande Giro, ovverosia durissima. Roglič non regala niente a nessuno, e chiude il circolo aperto fin dalla prima tappa, da una cattedrale storica all’altra, da Burgos a Santiago de Compostela. Quadripletta, perché alle due crono si aggiungono due arrivi che per la Vuelta sono leggenda quali il muro di Valdepeñas de Jaén e l’ascesa ai Lagos de Covadonga, in questo caso con fuga da lontano. Continuità e polivalenza, attacchi a lungo raggio: insomma il Roglič migliore che avevamo cominciato a scordare in tempi di scattini finali e imbarazzi nella terza settimana.
La cronaca del giorno rileva una iniziale curiosità, con la maglia nera Josef Černý, ultimo in generale e dunque primo a partire, che segna subito un tempone, tanto da restare fisso sulla “hot seat” di chi gode del crono migliore mentre sfilano una metà buona degli atleti in gara: e alla fine sarà ottimo quarto. Dopodiché resta da annotare abbastanza poco: il bel balzo in generale di David de la Cruz, che così si conferma settimo per la terza volta in carriera (numero magico!); l’assalto fallito di Yates al podio dacché, dopo aver rosicchiato secondi a Haig nei primi parziali, l’inglese crolla nel finale; le notevolissime prestazioni di Mas o Bernal, in top ten di tappa, pur a un paio di minuti da Rogla e comunque senza che ciò smuova la classifica finale.
Ma più di tutto, sostanzialmente, la già anticipata razzia dello sloveno nello strappare in extremis il trionfo al danese Magnus Cort, gran cacciatore di tappe polivalente che a diverse edizioni della gara spagnola deve un terzo delle sue vittorie totali in carriera: quest’anno Cort – che se ne va comunque con una tripletta – voleva proprio fare il numero alla Wout Van Aert, avendo già vinto sul primo arrivo in salita, in cima a uno strappo breve ma durissimo, poi di nuovo la seconda settimana, stavolta allo sprint, e infine con una gran fuga durante la terzultima tappa; una per settimana, appunto, ma gli mancava giusto la cronometro, per l’appunto sfiorata per una dozzina di secondi. In aggiunta, e con merito, arriva il riconoscimento di corridore più combattivo di tutto il GT.
Tanta qualità e forma clamorosa, a rappresentare un tratto caratterizzante di questa Vuelta, ovvero la strabordante superiorità di alcuni corridori che, per le ragioni che siano, hanno trovato un livello prestazionale clamoroso, che solo il futuro definirà poi come un salto di qualità al vertice assoluto del ciclismo oppure un contingente momento di grazia.
È il caso delle maglie secondarie, vinte entrambe da plurivincitori di tappa, giovani, già noti per essere promettenti, e con davanti tutta una carriera per confermarsi: Fabio Jakobsen, che rallegra tutti con il suo ritorno ad alto livello dopo lo spaventoso incidente del Giro di Polonia dell’anno scorso, conquista tre tappe e la maglia verde, dapprima piegando la resistenza del solido Philipsen (già appoggiato alla morte dalla sua Alpecin-Fenix in quel del Tour, dove però collezionò solo una sfilza di podi), e poi, nella seconda metà della Vuelta, sopravvivendo a un percorso ostile come pochi alle ruote veloci.
Per quanto invece concerne i pois blu della classifica Gpm, se la porta a casa assieme a due tappe l’australiano Storer, autore di impressionanti raid solitari: come anche altri atleti in quest’edizione, pensiamo alle imprese spettacolari di Caruso e Majka, ma nel caso dell’australiano – meno rodato dei suddetti campioni – con la supplementare capacità di ripetere le proprie gesta come un autentico coniglietto Duracell. Rimane il mistero dell’ultima tappa in linea, in cui due compagni di team, cioè lo stesso Storer e Bardet, si trovano in fuga a competere per la maglia a pois blu finale, pressoché appaiati nel punteggio. Tuttavia Bardet, pure lui vincitore di un tappone indimenticabile, rinuncia platealmente alla sfida: tutto fa allora pensare a un ordine di squadra, per cui si sia patteggiata in ammiraglia una strategia entro la quale Storer raccoglie i punti dei Gpm e poi aiuta Bardet a vincere la frazione. Ma in corsa così non è: il regalo di Bardet non trova riscontri nell’atteggiamento di Storer, che fa la propria gara con invididualismo totale, tant’è che la vittoria finirà poi altrove, premiando la tenacia e l’azzardo di Champoussin. Giusto comunque che la classifica finale dei Gpm premi l’avventuroso baby australiano, inconfondibile per la carnagione lattea e il viso paffuto.
Discorso simile per il podio di Jack Haig, primo australiano a centrare l’obiettivo dai tempi di Cadel Evans. Se ne conoscevano le doti, spesso sfruttate in operazioni di gregariato, sarà da capire se farà testo questa Vuelta in cui tutto il Team Bahrain, come accaduto lungo l’intera stagione, è investito da un’ondata di forma collettiva impressionante, che pare risparmiare il solo Mikel Landa, giunto a corto di condizione per incidenti pregressi e ritiratosi esausto a metà gara. Enormi complimenti, ad ogni modo, per aver tenuto duro dopo un inizio difficile, in una Vuelta che stavolta premia il fondo ed è – finalmente! – capace di alterare almeno in parte i valori espressi dal primo arrivo in salita. Spettacolare la tattica aggressiva dei Bahrain nell’ultima tappa in linea, un capolavoro di tracciato che incorporava lo spirito delle grandi classiche più selettive, a mezzo cammino fra Ardenne e Lombardia. Ne fa la spese fino al ritiro Superman López, in crisi di nervi e in polemica col team: per una volta l’ammiraglia Movistar ci aveva visto giusto raccomandandogli di non tirare – in chiave bluff, naturalmente – ma i precedenti trattamenti tattici riservati dallo squadrone spagnolo ad atleti latinoamericani hanno generato un’incomprensione di fondo sfociata nel conflitto aperto. Una delle storie di questa Vuelta già pronta per la godibilissima serie Netflix che segue anno dopo anno la squadra iberica.
Proprio López, che è ad oggi l’unico atleta dimostratosi su strada capace di battere frontalmente i fenomeni sloveni in un faccia a faccia su salite lunghe e dure (qui l’inedito e fantastico Gamoniteiru), era stato uno degli avversari che avevano potentemente qualificato la prestazione peraltro dominante di Roglič. Con lui un sempre più maturo Mas, reduce da un Tour combattuto con dignità fino all’ultimo giorno e fino a un tutt’altro che spregevole sesto posto in GC finale: qui immune a crisi di forma o di nervi, il maiorchino merita rispetto crescente essendo uno dei pochissimi la cui precocità si va traducendo in continua crescita sportiva. Questo secondo posto vale veramente oro, stante l’intoccabilità di Rogla, che non ha avuto nemmeno le sue tipiche flessioni nella terza settimana, anzi! Venire dal Tour non è cosa da poco, e quindi giù il cappello anche per l’unico altro protagonista che il Tour quest’anno l’aveva già finito in bellezza, Guillaume Martin, che esce dall’etichetta folkloristica di “ciclista filosofo” per confermarsi atleta magari non da titoloni ma di valore indiscutibile, con una doppia top ten nei due GT consecutivi conquistata a suon di fughe tutt’altro che bidone. Se nel testa a testa finale non fa sgorgare i fiumi di watt dei contendenti di punta, trova comunque il modo di ritagliare e soprattutto difendere una classifica generale di pregio assoluto.
Chi però vanta il merito di aver trasformato con il proprio tocco questa Vuelta e la vittoria di Roglič in oro puro è il grande sconfitto, Egan Bernal. Espulso come Superman López dalla lotta per il podio nel corso della “piccola Liegi” di sabato, vittima della normale rotazione di scatti e controscatti per cui la mossa che segue il tuo assalto ti lascia steso, Egan ha inghiottito amaro e incassato minutini qui e là per mezza Vuelta, a corto di brillantezza e cambio di ritmo. Poi, come detto, la musica è cambiata perché per una volta (e speriamo che per molte altre volte in futuro) la Vuelta si ricorda di essere un GT, e come tale gara per uomini di fondo. Col passare delle tappe Bernal trova la gamba e con essa una aggressività crescente, l’attitudine di chi ha già un palmarés per il quale conta solo vincere: si susseguono i tentativi, gli attacchi, e non cesseranno fino appunto a quelli un po’ kamikaze della penultima frazione. Il gioiello è però la tappa di Covadonga: finale mitico, durissimo, preceduto da un circuito con la meno mitica (perché inedita) ma tremenda Collada Llomena, la cui funzione sembrava essere indurire le gambe, in quanto troppo separata dalla salita finale, con 40 km di pianura di mezzo. Ma Bernal ci prova lo stesso, e a fondo, a oltre 60 km dalla linea di meta. Non ce n’è per nessuno, gruppo a pezzi. O meglio, per qualcuno ce n’è: Roglič è l’unico con le gambe e il coraggio per lanciarsi nel folle volo con Bernal, dapprima col privilegio tattico di stare solo a ruota, ma poi, in pianura, collaborando attivamente all’impresa. Due campioni in fuga, il peloton sparpagliato. Una meraviglia. Roglič corona con il successo di giornata, mantenendo intatto il vantaggio pregresso dopo l’enorme sforzo, Bernal si stacca ma arriva comunque con i migliori inseguitori. Ciclismo allo stato puro, e in una tappa vera, di 180 km, come oltre 200 misurava pure la classica dell’ultimo sabato. Alla faccia delle tappette tapas.
Qualità dei contendenti, qualità del tracciato, una corsa che vive qualche momento di stanca solo nella seconda settimana, dove gli splendidi percorsi di media montagna vengono lasciati in pasto a peraltro nobili fughe. Ma spettacolo e tensione rimangono sempre altissimi tanto in una prima settimana equilibrata epperò già veemente quanto in una settimana conclusiva all’altezza come non mai. L’ultima volta in cui la Vuelta era stata oltre ogni ragionevole dubbio il miglior GT dell’anno era stato nel 2012, con candidatura ragionevole ma meno netta anche per il 2014. Da quando la corre Roglič di nuovo la Vuelta alza la cresta, e quest’anno decidere quale sia stato il GT migliore è davvero arduo. Ma almeno su questo non c’è dubbio alcuno: una gran Vuelta incorona Roglič e un gran Roglič incorona la Vuelta.
Gabriele Bugada
Il podio della Vuelta 2021 (foto Bettini)
TOUR OF BRITAIN 2021: VAN AERT APRE LE DANZE
Si è corsa quest’oggi la prima frazione del Tour of Britain 2021, corsa che eleggerà il successore di Mathieu van der Poel, ultimo vincitore dell’ultima edizione corsa nel 2019.
Come da copione standard la frazione è svicolata via con una lunga fuga di giornata alla quale non è mai stato lasciato troppo spazio. Max Walker (Trinity Racing), Joey Rosskopf (Rally Racing), Nickolas Dlamini (Qhubeka), Jacob Scott (Canyon) ed Oliver Stockwell (nazionale britannica) vengono tenuti sempre a distanza di sicurezza (vantaggio massimo di 3 minuti) fino al GPM di Old Carnon Hill, quando il gruppo, comandato da Jumbo e Deceunink, inizia a recuperare in vista dell’arrivo. Il ricongiungimento avviene a circa 20 km dal traguardo, con i fuggitivi che nel frattempo avevano già perso qualche pezzo rimanendo solo in tre.
Nulla da segnalare nel tratto successivo, ad eccezione di una caduta negli ultimi chilometri, fino alla rampa finale di Bodmin sulla quale un attacco di Julian Alaphilippe (Deceunink) dà fuoco alle polveri scatenando Wout Van Aert (Jumbo), che salta tutti i concorrenti avviandosi a vestire la prima maglia di leader.
Alle sue spalle si piazzano Nils Eekhoff (DSM) e Gonzalo Serrano (Movistar), menrre il francese in maglia iridata chiude solo ottavo alle spalle di Giacomo Nizzolo (Qhubeka). Per l’Italia da segnalare anche il decimo posto di Kritian Sbaragli (Alpecin).
Oggi si corre la seconda frazione, 183 Km vallonati disegnati tra Sherford ed Exeter, traguardo particolarmente adatto alle caratteristiche di Van Aert, che potrebbe fare il bis alla vigilia di una tappa fondamentale per la corsa britannica, la cronosquadre del National Botanic Garden of Wales
Andrea Mastrangelo
Van Aert inaugura l'edizione 2021 del Giro della Gran Bretagna (foto Bettini)
COLBRELLI VINCE IL BENELUX TOUR, A MOHORIC L’ULTIMA TAPPA
Ancora una giornata di festa in casa Bahrain-Victorious con la coppia Mohoric-Colbrelli. Il campione nazionale sloveno ha vinto la tappa mentre quello italiano è salito sul secondo gradino del podio e si è aggiudicato la classifica finale del Benelux Tour.
Arrivo in solitaria oggi a Geraardsbergen per Matej Mohoric. Il campione nazionale sloveno della Bahrain-Victorious ha staccato di una decina di secondi il compagno di squadra Sonny Colbrelli, primo ieri e secondo oggi. Questo arrivo a ruoli invertiti rispetto a ieri non ha sgretolato i sogni di gloria del “Cobra” che ha mantenuto la leadership nella generale davanti a Mohoric, preceduto di 29 secondi. Terzo di giornata è stato un altro corridore spesso piazzato in questa competizione, ovvero Tom Dumoulin (Team Jumbo-Visma), arrivato 15” dopo lo sloveno.
Quanto fatto vedere in queste sette tappe nordeuropee fa ben sperare in vista del campionato europeo di Trento, che domenica prossima vedrà i professionisti sfidarsi nella prova in linea domenica prossima.
Per quanto concerne le classifiche accessore del Benelux Tour la classifica a punti è andata a Danny van Poppel (Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux) che ha distaccato di 8 punti proprio Colbrelli; il belga Arjen Livyns si è imposto in quella del traguardi volanti (Bingoal Pauwels Sauces WB) mentre è stata inevitabilmente la Bahrain-Victorious dei primi due della classifica generale a portare a casa anche la vittoria nella classifica a squadre, nella quale ha distanziato di ben nove minuti l’Alpecin-Fenix.
Mario Prato
Il podio del Benelux Tour 2021 (foto Bettini)
RESA DEI CONTI SUL CASTRO DE HERVILLE. VINCE CHAMPOUSSIN, ROGLIC RESTA IN MAGLIA ROSSA
Una penultima tappa costellata di attacchi, anche tra i big, lascia diverse vittime sul campo. A farne le spese sono Miguel Angel Lopez (Team Movistar) ed Egan Bernal (Team INEOS Grenadiers) che accumulano ritardi tali da fuoriuscire dalla top five della generale. Bernal perde addirittura la maglia bianca che viene indossata da Gino Mader (Team Bahrain Victorious). La tappa se l’aggiudica un indomito Clement Champoussin (Team AG2R Citroen), uno dei fuggitivi della prima ora, che rientra sui big e scatta a 1 km e mezzo dal traguardo andando a vincere sul traguardo di Castro de Herville.
La scalata delle grandi montagne alla Vuelta 2021 si è conclusa l’altro ieri con l’Altu d’El Gamoniteiru, sul quale Primoz Roglic (Team Jumbo Visma) ha chiuso i discorsi per la maglia rossa. Eppure oggi nella ventesima tappa da Sanxenxo al Castro de Herville qualche movimento in classifica generale potrebbe ancora esserci, magari con una lotta fratricida tra Enric Mas e Miguel Angel Lopes (Team Movistar) per la seconda piazza sul podio finale. Il percorso, che supera i 202 km, si addice agli attacchi, visto che la seconda parte della tappa è un continuo saliscendi con cinque GPM da affrontare, tutti piuttosto brevi e dalle pendenze non impossibili, ma alla fine di un GT la fatica si fa sentire per tutti. In più, un’altra lotta fratricida si dovrebbe consumare in seno al Team DSM, in cui Michael Storer e Romain Bardet si dovranno affrontare per vedere chi dei due avrà la meglio nella classifica dei GPM. L’australiano è avanti di cinque punti rispetto al francese, con Roglic che si trova in terza posizione e potrebbe, perché no, tentare il colpaccio. Dopo la partenza da Sanxsenxo erano molti gli attacchi in testa al gruppo e la velocità era molto sostenuta. La fuga aveva la possibilità di formarsi sui numerosi saliscendi compresi tra il ventesimo ed il sessantesimo km. E proprio in questa fase della tappa, intorno al km 30, partiva la fuga di giornata composta da 16 ciclisti: Lilian Calmejane, Clement Champoussin e Stan Dewulf (Team AG2R Citroen), Floris De Tiet (Team Alpecin Fenix), Mark Padun (Team Bahrain Victorious), Daniel Navarro (Team Burgos BH), Jesus Herrada (Team Cofidis), Mikel Bizkarra (Team Euskaltel Euskadi), Jan Hirt (Team Intermarchè Wanty Gobert), Sylvain Moniquet (Team Lotto Soudal), Nick SChultz (Team BikeExchange), Ryan Gybbons e Matteo Trentin (UAE Team Emirates), Romain Bardet, Michael Storer e Chris Hamilton (Team DSM). Il gruppo maglia rossa lasciava fare e dopo 50 km la fuga aveva già 7 minuti di vantaggio. La fuga iniziava l’Alto de Vlachan, primo GPM posto al km 111.7, con 11 minuti e 30 secondi di vantaggio sul gruppo maglia rossa. Storer scollinava in prima posizione. L’australiano si ripeteva sul successivo Alto de Mabia e rafforzava la sua leadership nella speciale classifica. Intanto alle spalle della fuga il gruppo maglia rossa accelerava sotto l’impulso del Team INEOS Grenadiers. A 70 km dalla conclusione il vantaggio della fuga era sceso a poco più di 5 minuti. Nella discesa Trentin, Bardet, Calmejane, Padun e Gibbons allungavno ed affrontavano le prime rampe dell’Alto de Mougas con una quarantina di secondi di vantaggio sugli ex compagni di fuga. Storer scollinava per primo e subito dopo Gibbons attaccava in discesa. Il sudafricano si aggiudicava il traguardo volante di Baiona e conservava una ventina di secondi di vantaggio sugli immediati inseguitori. A poco più di 4 minuti era segnalato un gruppo con Primoz Roglic (Team Jumbo Visma), Adam Yates (Team INEOS Grenadiers), Enric Mas (Team Movistar), Gino Mader e Jach Haig (Team Bahrain Victorious) mentre più indietro, con il rischio di uscire dalle prime posizioni della classifica generale, si trovavano Egan Bernal (Team INEOS Grenadiers) e Miguel Angel Lopez (Team Movistar). Padun si lasciava sfilare dal primo gruppo inseguitore per dare man forte a Mader e Haig, con l’australiano che intravedeva la concreta possibilità del terzo posto in classifica generale. Gibbons iniziava il penultimo GPM di giornata, l’Alto de Prado, con circa 1 minuto di vantaggio sul primo gruppo inseguitore formato da Champoussin, Calmejane, De Tier, Herrada, Hirt, Moniquet, Bardet, Storer e Trentin. Il secondo gruppo inseguitore con Roglic, Mas e Haig era a oltre 3 minuti di ritardo dal sudafricano. Gybbons scollinava con circa 1 minuto di vantaggio sul primo gruppo inseguitore e 2 minuti di vantaggio sul secondo gruppo inseguitore. A circa 9 km dall’arrivo il secondo gruppo inseguitore raggiungeva il primo gruppo inseguitore. Gibbons aveva ancora 1 minuto e 30 secondi da gestire. Ma a questo punto erano i big di classifica a emergere dalla massa ed a fare il vuoto. Yates, Mas, Roglic e Haig si avvicinavano a Gibbons riprendendolo a meno di 4 km dall’arrivo. Dalle retrovie rientravano Storer, Bizkarra e Champoussin. Il francese lanciava una lunghissima volata a 1 km e mezzo dall’arrivo con i big di classifica a guardarsi in faccia, quasi fermi. Champoussin dava tutto quello che aveva nell’ultimo km ed andava a trionfare sul traguardo di Castro de Horville, cogliendo la prima vittoria in un GT. In seconda posizione si piazzava Roglic a 6 secondi di ritardo mentre terzo era Yates a 8 secondi di ritardo. Chiudevano la top five Mas in quarta posizione e Haig in quinta posizione. Rivoluzione in classifica generale alle spalle di Roglic. Con Lopez e Bernal dispersi nelle retrovie, Mas sale in seconda posizione con 2 minuti e 38 secondi di ritardo da Roglic mentre Haig è terzo a 4 minuti e 48 secondi di ritardo da Roglic. Anche Yates risale la classifica ed è ora quarto, ad 1 minuto esatto di ritardo da Haig. Domani nella cronometro individuale di quasi 34 km da Padron a Santiago de Compostela, il britannico tenterà l’assalto al terzo posto. Con Roglic ormai certo della maglia rossa ed anche favorito per la vittoria di tappa, assisteremo agli ultimi assestamenti per la classifica generale alle sue spalle.
Giuseppe Scarfone

Clement Champoussin vince al Castro de Herville (foto: Getty Images)
CAPOLAVORO COLBRELLI AL BENELUX TOUR
Splendida prova, oggi nella sesta tappa del Benelux Tour, per il campione italiano, che mette una seria ipoteca sulla corsa a tappe che si concluderà domani.
Sonny Colbrelli, il campione italiano della Bahrain – Victorious, ha centrato la classica doppietta tappa-maglia oggi sul traguardo di Houffalize, al termine dellìimpegnativa sesta tappa del Benelux Tour.
Il bresciano, andato in fuga ai meno 50 con il compagno di squadra Matej Mohoric e l’elvetico Marc Hirsch (UAE-Team Emirates), ai meno 25 si è involato in solitaria sulla Côte de Saint-Roch e ha saputo tenere duro fino al termine. La festa in casa Bahrain non è finita poichè Mohoric ha saputo cogliere il secondo posto di giornata 42 secondi dopo il compagno di squadra, mentre la terza piazza è stata conquistata dal belga Jasper Stuyven (Trek – Segafredo). Ora la classifica generale vede in testa proprio il campione italiano in carica, che precede Matej Mohoric di 51” e Victor Campenaerts (Team Qhubeka NextHash) di 53″, mentre l’ex leader Stefan Küng (Groupama – FDJ) è scivolato in quarta posizione con 1′07″ di ritardo.
Subito dopo l’arrivo il “Cobra” ha commentato: “È stata la gara più dura della mia vita. Abbiamo provato presto io e Matej. Quando eravamo in fuga con Hirschi ci siamo detti di provare uno alla volta ed è andata bene per me. Non pensavo di arrivare e sono davvero contento perché ho fatto un grande numero. Oggi ho fatto qualcosa che non ho mai fatto nella mia vita! Domani c’è un’altra tappa che mi piace, ma spero di riuscire a recuperare un po’ in queste ore.”
La tappa alla quale ha fatto accenno Colbrelli è quella conclusiva della breve corsa belgo-olandese, la Namur-Geraardsbergen di 181.8 Km che prevede di ripetere per tre volte nel finale i mitici muri di Grammont e del Bosberg.
Mario Prato
A Houffalize Colbrelli corona un'impresa maiuscola sulle strade del Benelux Tour (foto Bettini)
EWAN PIÙ VELOCE DI COLBRELLI E VAN POPPEL AL BENELUX TOUR
Caleb Ewan, il furetto tasmaniano della Lotto Soudal, si è imposto nella quinta tappa del Benelux Tour. Seconda piazza per Sonny Colbrelli che si è messo alle spalle Danny van Poppel. Cambio della guardia nin classifica dove Stefan Küng ha superato Stefan Bissegger, arrivato nelle retrovie
Al Benelux Tour è stata la volta di Caleb Ewan. Il tasmaniano della Lotto Soudal ha conquistato la quinta tappa della corsa precedendo il campione italiano Sonny Colbrelli (Bahrain – Victorious) e Danny van Poppel (Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux). Quarta piazza anche oggi per Peter Sagan (Bora – Hansgrohe). La terza piazza di Van Poppel ha insidiato la leadership della classifica a punti di Tim Merlier (Alpecin-Fenix) che, grazie al sesto posto odierno, l’ha mantenuta per soli due punti.
Per quanto riguarda la classifica generale la giornata odierna è stata caratterizzata dalla défaillance dell’ormai ex leader Stefan Bissegger (EF Education – Nippo), che ha chiuso la tappa in 102a posizione con quasi sei minuti di ritardo, dicendo così addio ai suoi sogni di gloria. La nuova classifica vede al primo posto Stefan Küng (Groupama – FDJ) che precede di 2″ Luke Durbridge (Team BikeExchange) e di 6″ Christophe Laporte (Cofidis, Solutions Crédits) e Victor Campenaerts (Team Qhubeka NextHash). Seguono Colbrelli, Matej Mohorič (Bahrain – Victorious), Tim Merlier (Alpecin-Fenix), Tim Wellens (Lotto Soudal) e Lukas Pöstlberger (BORA – hansgrohe), con un ritardo che va dai 14” dell’italiano ai 28” dell’austriaco.
Domani la sesta e penultima tappa prevede 207.6 km da Ottignies-Louvain-la-Neuve ad Houffalize, con una seconda parte molto interessante per la presenza di ben 11 còtes racchiuse negli ultimi cento chilometri, nei quali si andrà a ricalcare in parte le strade percorso alla Liegi-Bastogne-Liegi: una sequenza di difficoltà che potrebbe ispirare i cacciatori di classiche.
Mario Prato
Ewan a segno della quinta tappa del Giro del Benelux (foto Bettini)
CORT NIELSEN VINCE LA FUGA INFINITA. E’ LA TERZA TAPPA ALLA VUELTA 2021 PER IL DANESE
Una fuga di una ventina di corridori iniziata dopo la partenza da Tapia non ha vita facile visto che il gruppo la tiene sotto controllo, ma nonostante l’impegno di BikeExchange e DSM i sette ciclisti che restano davanti riescono a mantenere un vantaggio tale da riuscire a giocarsi la vittoria di tappa. E’ il solito – a questo punto – Magnus Cort Nielsen (Team EF Education Nippo) che non si fa scappare l’occasione e trionfa in una volata ristretta a Monforte de Lemos, ottenendo la sua terza vittoria alla Vuelta 2021.
I tre GPM nei primi 60 km possono condizionare e non poco la diciannovesima tappa della Vuelta 2021 da Tapia a Monforte de Lemos. La fuga che presumibilmente si formerà può puntare alla vittoria di tappa, a due condizioni. Che sia sufficientemente numerosa e che le squadre dei velocisti non si impegnino nell’inseguimento nei successivi 130 km, dove sono pressoché assenti altre insidie altimetriche. Sarà comunque una giornata tranquilla per Primoz Roglic (Team Jumbo Visma) e gli altri uomini di classifica che aspettano le ultime due tappe per sferrare gli attacchi finali, anche se crediamo che ormai ci si batta più per le posizioni di rincalzo alle spalle dllo sloveno. Dopo la partenza da Tapia la strada si impennava immediatamente per arrivare all’Alto de Sela d’Entorcisa, posto al km 21.9. Dal gruppo cercavano di uscire diversi ciclisti per formare la fuga. Era Magnus Cort Nielsen (Team EF Education Nippo) a scollinare in prima posizione. Dopo una breve discesa si ricominciava a salire verso l’Alto de Garganta, secondo GPM in programma. Molto attivo era Fabio Aru (Team Qhubeka NextHash) che scollinava in prima posizione. La fuga prendeva ormai piede, con il gruppo che era segnalato a quasi tre minuti di ritardo. Oltre ad Aru e Cort Nielsen, gli altri ciclisti che la componevano erano Andrea Bagioli (Team Deceuninck Quick Step), Mikael Cherel e Damien Touzè (Team AG2R Citroen), Jay Vine (Team Alpecin Fenix), Mark Padun (Team Bahrain Victorious), Pelayo Sanchez (Team Burgos BH), Julen Amezqueta (Team Caja Rural), Lawson Craddock (Team EF Education Nippo), Antonio Soto (Team Euskaltel Euskadi), Anthony Roux (Team Groupama FDJ), Andreas Kron (Team Lotto Soudal), Robert Stannard (Team BikeExchange), Nico Denz (Team DSM), Quinn Simmons (Team Trek Segafredo), Rui Oliveira e Jan Polanc (UAE Team Emirates). Sull’Alto de Barbeitos, terzo ed ultimo GPM di tappa posto al km 60.9, Cherel scollinava in prima posizione. Il gruppo maglia rossa, segnalato a circa 2 minuti di ritardo, aveva recuperato qualcosa sulla fuga e non aveva perso completamente le speranze di rifarsi sotto, anche se la maglia verde Fabio Jakobsen (Team Deceuninck Quick Step) era segnalato in un gruppo ancora più indietro. Nonostante la presenza nella fuga di Stannard e Denz, la BikeExchange e la DSM continuavano a fare il ritmo nel gruppo maglia rossa e non permettevano che il vantaggio della fuga aumentasse troppo. A 50 km dalla conclusione il vantaggio della fuga sul gruppo maglia rossa era sceso a 1 minuto. Il ritmo imposto dalla Bike Exchange era molto elevato ed il gruppo vedeva ormai la fuga. Una caduta a 42 km dall’arrivo metteva ko Louis Meintjes, uomo di classifica del Team Intermarchè Wanty Gobert, che era costretto al ritiro. Simmons ed Oliveira attaccavano nel tratto in leggera salita che precedeva il traguardo volante di Oural. Simmons si aggiudicava il traguardo volante mentre il gruppo maglia rossa inseguiva a 40 secondi di ritardo. Kron, Bagioli, Craddock, Cort Nielsen e Roux si riportavano sulla coppia di testa a 26 km dall’arrivo. A 20 km dalla conclusione i sette uomini di testa avevano 30 secondi di vantaggio sul gruppo. I cambi regolari in testa alla corsa permettevano ai fuggitivi di mantenere un vantaggio stabile nei confronti del gruppo inseguitore, in cui tirava soltanto il Team BikeExchange. A 16 km dall’arrivo arrivava il Team DSM a dar man forte al Team BikeExchange ma il vantaggio della fuga si manteneva stabile intorno ai 30 secondi. Un generosissimo Craddock si metteva in testa all’ultimo km per tirare la volata al compagno di squadra Cort Nielsen che non si faceva certo pregare e andava a vincere nettamente su Simmons ed Oliveira. Alberto Dainese regolava il gruppo dei battuti a 18 secondi di ritardo da Cort Nielsen. Il ciclista danese si conferma un cagnaccio e ottiene la terza vittoria alla Vuelta 2021. In classifica generale resta tutto immutato con Primoz Roglic (Team Jumbo Visma) in maglia rossa con 2 minuti e 30 secondi di vantaggio su Enric Mas (Team Movistar) e 2 minuti e 53 secondi di vantaggio su Miguel Angel Lopez (Team Movistar). Domani è in programma la ventesima tappa da Sanxenxo a Castto di Herville, per un totale di 202.2 km. Una tappa dal profilo vagamente ‘ardennese’, con diversi saliscendi e pochissima pianura. I cinque GPM concentrati nella seconda metà di tappa possono ingolosire qualche finisseur e, perché no, qualche uomo di classifica. Roglic dovrà tenere gli occhi bene aperti prima dell’ultima tappa, la cronometro individuale di Santiago de Compostela.
Giuseppe Scarfone

Magnus Cort Nielsen vince a Monforte de Lemos (foto: Getty Images Sport)
SUPERMAN LOPEZ VOLA SUL GAMONITEIRU, ROGLIC SEMPRE SIGNORE IN ROSSO
Le montagne della Vuelta 2021 vanno in archivio con la vittoria di Miguel Angel Lopez sul temuto Gamoniteiru e con la conferma della supremazia di Primoz Roglic
“Superman” Lopez mette le ali sul terribile Gamoniteiru; Roglic sempre più vicino alla sua terza Vuelta consecutiva. Potrebbe essere questa la sintesi della diciottesima frazione. Il colombiano della Movistar (per lui 21° sigillo in carriera, 3° nella corsa spagnola) precede all’arrivo lo sloveno e poi Mas e Bernal.
Tappa corta, quella odierna (162 km) ma che propone ben 4 GPM tra cui la difficile salita finale di 14 km con una pendenza media vicina al 10%.
Dopo la poderosa azione solitaria sotto la pioggia a Lagos di Covadonga Primoz Roglic (Team Jumbo-Visma) ha la possibilità di mettere una seria ipoteca sulla Vuelta 2021. Il percorso odierno prevede un finale spettacolare perchè la strada che conduce al traguardo presenta punte di pendenza massima al 17%.
Dopo qualche piccola scaramuccia si forma un drappello di 32 corridori, tra i quali ci sono gli italiani Fabio Aru (Team Qhubeka NextHash), Salvatore Puccio (Ineos Grenadiers), Gianluca Brambilla e Antonio Nibali (Trek Segafredo), fratello minore di Vincenzo. Ai -114 i fuggitivi raggiungono i 5’07” di vantaggio sul gruppo. Da questo plotone prova per due volte a staccarsi il canadese James Piccoli (Israel Start-Up Nation), senza successo. Al Gran Premio della Montagna del Puertu de San Llaurienzu passa per primo l’australiano Michael Storer (Team DSM) – che così si avvicina al suo compagno di squadra Romain Bardet nella lotta per la maglia a pois degli scalatori – davanti al polacco Rafal Majka (UAE Team Emirates) e all’olandese Thymen Arensman (Team DSM). Si va verso il traguardo volante di Barzana, dove il belga Jens Keukeleire (EF Education-NIPPO) sorprende il resto del plotoncino. Si riprende a salire con il GPM di prima categoria dell’Altu de la Cobertoria, 7.9 km con pendenza media all’8,6% e massima del 14% nella seconda parte. Qui Nibali junior perde contatto dai fuggitivi mentre arompere gli indugi è Storer, che sotto una pioggia sempre più fitta scatta e scappa via, scollinando da solo edaffrontando la discesa con un vantaggio di 1’30” sugli ex compagni di fuga. Nel gruppo della maglia rossa inizia a tirare la Movistar e il margine dell’australiano di Perth inizia a scendere, prima sotto i 4’ e poi a 3’, mentre si arriva sulla salita successiva, l’Altu del Cordal. Ai -28 ecco lo scatto di Aru e Arensman, seguiti a ruota da Brambilla. Niente da fare, però, per questi 3.
In gruppo si muove l’UAE per David De La Cruz, quindi Bahrain, Movistar, Ineos e Jumbo Visma. Il vantaggio di Storer viaggia sui 2’30” rispetto al plotone con tutti i migliori.
Ad un chilometro dalla vetta del Cordal partono Bardet e Mikel Bizkarra (Euskaltel-Euskadi). Il fuggitivo passa per primo in cima con 2’10” sui suoi immediati inseguitori. Altra discesa, stavolta molto più tecnica della precedente. L’australiano l’affronta con grande padronanza dei propri mezzi. Dietro, Bardet e Bizkarra non mollano in attesa del Gamoniteiru. Il russo Pavel Sivakov (Ineos Grenadiers) e il mai domo colombiano Egan Bernal (Ineos Grenadiers) si portano in testa al gruppo maglia rossa. Nelle prime posizioni si vede anche Damiano Caruso (Bahrain Victorious). Scatta il francese Geoffrey Bouchard (AG2R), seguito dopo qualche minuto da De La Cruz. Dietro i big si studiano in attesa di affrontare l’ultima salita.
Siamo a -10 km dall’arrivo. De La Cruz “saluta” Bouchard e prova l’inseguimento a Storer. Lo spagnolo riesce a rosicchiare secondi su secondi all’australiano, la cui andatura si fa sempre più pesante, fino a raggiungerlo ai -7. Il plotone è a 40” dalla coppia in testa.
Si spalancano le porte del muro finale. La strada è stretta ed insidiosa. De la Cruz alza il ritmo, Storer non ce la fa più ed è costretto ad alzare bandiera bianca per la vittoria di tappa. Jumbo-Visma, Bahrain, Intermarché ed Ineos trainare il gruppo. Ai – 4,8 scatta Bernal, subito tallonato da Roglic e dallo spagnolo Enric Mas (Movistar). Con loro ci sono lo statunitense Sepp Kuss (Team Jumbo-Visma) e Miguel Angel Lopez (Movistar). In difficoltà è il britannico Adam Yates (Ineos Grenadiers). Il portacolori dell’UAE resiste e prosegue nell’ascesa con una buona andatura. Ai -3,9 Lopez rompe gli indugi e prova ad andarsene nella nebbia. Inizia il budello finale al 17%, sul quale De La Cruz stringe i denti, ma Lopez lo vede, lo prende ai -2,7 e se ne va. Nel frattempo Yates rientra nel gruppetto Roglic. Ai -2 è proprio lo sloveno, leader della Vuelta, ad aumentare l’andatura e a non voler far sconti ad alcuno. Riescono a stargli addosso solo Mas e Bernal. Quest’ultimo scatta, ma Roglic risponde presente in un finale scoppiettante con Mas, il quale non intende affatto giocare il ruolo del terzo incomodo.
All’ultimo chilometro il colombiano si alza sui pedali tra le rocce, su una strada sempre più stretta. Bernal ora è in difficoltà. Il traguardo sembra non arrivare mai. Il portacolori della Movistar trionfa con un finale letteralmente in apnea. Il sempre più leader Roglic stacca Mas e Bernal nel finale ed arriva secondo. Lo spagnolo, compagno di squadra di Lopez, giunge terzo a 20”, il vincitore del Giro 2021 a 22″, Jack Haig (Bahrain) a 58”. Storer si consola conquistando meritatamente la maglia a pois di miglior scalatore.
Nella classifica generale Roglic consolida il primato con 2’30” su Mas, 2’53” su Lopez, 4’36” su Haig, 4’43” su Bernal e 5’44” su Yates.
Doman si correrà la 19a tappa da Tapiaa Monforte de Lemos per 191.2 km. Il percorso alterna tratti vallonati ad altri pianeggianti e il gruppo potrebbe anche lasciar andare la fuga di giornata.
Vito Sansone
Lopez vola sulle dure rampe finale del Gamoniteiru (foto Bettini)
TIM MERLIER BISSA IL SUCCESSO AL BENELUX TOUR
Come già accaduto nella prima tappa è stato il belga Tim Merlier ad transitare per primo sotto lo striscione d’arrivo. Piazzamenti sul podio per Pedersen e Van Poppel. Maglia di leader sempre a Bissegger.
Dopo quello di Dokkum, il belga Tim Merlier (Alpecin-Fenix) si è messo in carniere anche il traguardo di Ardooie, quello che metteva la parola fine alla quarta tappa del Benelux Tour 2021. Alle spalle del belga si sono piazzati Mads Pedersen (Trek-Segafredo) e Danny van Poppel (Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux). È rimasto, invece, ai piedi del podio Peter Sagan (Bora – Hansgrohe), apparso in netta ripresa di condizione.
Per quanto riguarda la classifica generale la tappa non ha impensierito Stefan Bissegger (EF Education – Nippo), che continua a vestire la maglia di leader.
Domani la quinta tappa porterà da Riemst a Bilzen per un totale di 192 km movimentati sotto l’aspetto altimetrico. Il grafico della frazione, infatti, ricorda quello delle classiche di primavera meno impegnative.
Mario Prato
La seconda vittoria di Tim Merlier sulle strade del Benelux Tour 2021 (foto Bettini)

