LA RIAPERTURA DELLA CACCIA

maggio 8, 2023 by Redazione  
Filed under News

I cacciatori di tappe l’hanno già messa nel mirino. La frazione con arrivo a Melfi rappresenterà per loro la prima, succulenta preda e ci sono già i presupposti perché non falliscano l’obiettivo. La lunga crono d’apertura avrà già creato un nutrito manipolo di potenziali fuggitivi con parecchi minuti di ritardo in classifica al quale il gruppo lascerà carta bianca. Il finale particolarmente tortuoso, inoltre, sarà d’intralcio per un gruppo inseguitore che potrebbe non riuscire a recuperare sulle lepri di giornata.

La stagione venatoria è terminata da un pezzo, ma in Italia il mese di maggio fa eccezione. Al Giro ci sono giornate che i “cacciatori di tappe” attendono con impazienza come i bambini aspettano l’arrivo di Babbo Natale o dei Re Magi, sono quelle giornate nelle quali l’organizzazione ha inserito frazioni che sembrano apparecchiate apposta per loro e quella di Melfi pare proprio come una delle meglio imbandite. Le difficoltà altimetriche che sono state collocate negli ultimi 36 Km, infatti, escluderanno i velocisti dalle possibilità di vittoria e, di conseguenza, le loro squadre non saranno motivate a lavorare in testa al gruppo inseguitore per contenere il vantaggio dei fuggitivi. La “patata bollente” sarà tutta nelle mani delle formazioni dei big, che vorranno evitare che il vantaggio degli attaccanti non aumenti troppo, anche se la maglia rosa di turno potrebbe decidere di non far sprecare troppo energie ai suoi e di lasciare indossare il simbolo del primato a corridori che poi dovranno cederle, magari già dal giorno successivo. Va detto che la lunga crono iniziale avrà avuto un deciso impatto sulla classifica e già ci saranno corridori con distacchi superiori al minuto o ai due minuti e sicuramente andranno cercati tra quei nomi quelli dei ciclisti che oggi avranno concessa la “libera uscita”. Va inoltre aggiunto che i margini di manovra per il gruppo inseguitore per tentare d’arginare il vantaggio dei fuggitivi si azzereranno quasi completamente proprio nei 36 Km conclusivi perché, oltre alle salite, in quel frangente si percorreranno strade particolarmente tortuose, che non agevolano certo il lavoro del plotone. Al contrario, ci sarà parecchia strada a favore nei tratti precedenti perché da Foggia in poi si pedalerà per più di 60 Km su di una comodissima superstrada che si abbandonerà soltanto al momento d’intraprendere i tormentati chilometri conclusivi.
La bandierina del via si abbasserà in quel di Vasto, poi la corsa transiterà nuovamente da San Salvo prima di lasciare l’Abruzzo, nel quale si farà ritorno tra cinque giorni per la prima tappa d’alta montagna, che si concluderà ai 2135 metri dell’Albergo di Campo Imperatore, sul Gran Sasso. Entrato in Molise, nei 40 chilometri successivi il gruppo avrà ancora come compagno di viaggio l’Adriatico, verso le cui acque guarda l’antica Torre del Sinarca, che si sfiorerà poco prima di giungere a Termoli, sede dell’unico porto molisano, base di partenza per i turisti diretti all’arcipelago delle Isole Tremiti. Quest’ultimo “politicamente” appartiene alla regione Puglia, nella quale la Corsa Rosa farà ingresso poco prima di voltare le spalle al mare e infilarsi nell’ampio corridoio pianeggiante che separa i Monti della Daunia dal promontorio del Gargano e dalla fascia costiera nella quale si aprono i laghi di Varano e di Lesina, che non sono solo i due più grandi della Puglia per estensione ma che vantano questo primato per l’intera Italia Meridionale. Procedendo in direzione di Foggia si giungerà sulle strade di San Severo, l’antico capoluogo della Capitanata che dal 2006 è stato ufficialmente insignito del titolo di città d’arte per i monumenti che offre (come la chiesa matrice di San Severino abate) e che i turisti possono ammirare dopo aver degustato uno dei vini prodotti in questa città, i primi in Puglia ad aver ottenuto la denominazione di origine controllata. Ovviamente, l’alcol sarà rigorosamente bandito dalla dieta dei “girini” che si dovranno accontentare dell’acqua contenuta nelle loro borracce pedalando tra le assolate campagne del Tavoliere (4000 Km quadrati che ne fanno la seconda pianura d’Italia per estensione dopo la Pianura Padana) alla volta di Foggia, dove il gruppo giungerà dopo aver percorso un centinaio di chilometri dal via da Vasto, esattamente a metà del cammino giornaliero. Sfioratone il centro storico, ancora ricco di testimonianze artistiche nonostante i danni provocati dalla seconda guerra mondiale e dai terremoti (come il complesso della Chiesa delle Croci, consacrato nel 1742 per “esorcizzare” la carestia e la siccità che in quel tempo imperversavano nel Tavoliere) inizierà un lunghissimo tratto lontano dalla civiltà nel quale si percorrerà per poco più di 40 Km la statale Bradanica, superstrada a due corsie (nel progetto iniziale dovevano essere quattro) costruita a partire dal 1989 per collegare Foggia a Matera. In questo tratto non s’incontreranno centri abitati, ma solo gli svincoli che permettono di raggiungerli con deviazioni in salita, come quella che conduce ad Ascoli Satriano, presso la quale furono combattute in antichità due storiche battaglie, la prima nel 279 a.C. durante le guerre pirriche e la seconda settant’anni più tardi in occasione della più conosciuta seconda guerra punica che contrappose l’esercito romano a quello cartaginese di Annibale. Se dell’epoca non conserva quasi più tracce (è rimasto solo il ponte romano sul fiume Carapelle), in città alta si possono ammirare diversi monumenti eretti in epoche successive, come la romano-gotica concattedrale della Natività della Beata Vergine Maria e il Palazzo Ducale, recentemente ristrutturato.
Un’altra deviazione dal percorso di gara è quella che, poco prima dell’ingresso in Basilicata, permette di salire al borgo di Candela, presso il quale si trova il “capolinea” meridionale del Regio Tratturo Pescasseroli-Candela, una delle più lunghe vie di transumanza d’Italia, sfruttate per il trasferimento del bestiame sin dall’epoca preromana.
Subito dopo l’ingresso in Lucania s’incontrerà lo svincolo che permette di raggiungere San Nicola, la principale frazione del comune di Melfi, presso la quale negli anni ’90 è stata realizzata una delle più estese zone industriali d’Italia, nota soprattutto per la presenza di uno stabilimento della Stellantis, l’holding nata nel 2021 dalla fusione dei gruppi PSA e Fiat Chrysler Automobiles: quando l’azienda torinese era ancora sponsor del Giro nel 1994 all’esterno dello stabilimento si concluse una tappa della Corsa Rosa, terminata con il successo allo sprint del veneto Endrio Leoni.
All’altezza dello svincolo per San Nicola il gruppo lascerà la statale Bradanica ma per un’altra abbondante dose di chilometri – 22 per la precisione – si pedalerà in un contesto simile, stavolta seguendo l’asse viario della Strada Statale 401 che risale la valle dell’Ofanto, il fiume più importante della Puglia, fino allo svincolo per Monticchio Bagni. Attraversando questa piccola località termale, nota sin dall’epoca romana, si andrà ad affrontare la prima delle due salite che caratterizzano il finale, il Valico dei Laghi di Monticchio (7.3 Km al 5.7% e un tratto intermedio di 1300 metri all’8.5%), che prende il nome dai due bacini d’origine vulcanica tra i quali si snoderà la successiva breve discesa. Dominati dall’imponente Abbazia di San Michele Arcangelo, sorta a partire dall’VIII secolo nel luogo dove si trovava una grotta scavata nel tufo abitata da monaci basiliani, si andrà immediatamente all’attacco della successiva salita, il Valico La Croce (3.1 Km al 6.1%), scavalcata la quale mancheranno 22 Km al traguardo, caratterizzati come anticipavamo in apertura da un tracciato “laocoontico” che si snoderà in discesa fino a circa 5 Km dall’arrivo. Senza affrontare grandi inclinazioni si planerà su prima Rionero in Vulture e su poi su Barile, centro nel quale risiede una delle cinque colonie albanesi d’Italia presenti in Basilicata e situato su di una collina caratterizzata da miriadi di grotte scavate nel tufo, ancor oggi utilizzate come cantine per conservare il vino e in una delle quali nacque nientemeno Gesù (ma per svelarvi questo arcano vi rimandiamo alla rubrica “Ciak si giro”). Attraversata Rapolla, presso la quale nel 1856 fu rinvenuto un imponente sarcofago in marmo risalente al secondo secolo dopo Cristo, la discesa terminerà per lasciar strada a uno strappo di 1 Km in lieve pendenza che contribuirà a rendere ancor più tormentato il finale di gara e offrirà una bella occasione ai cacciatori di tappa per sparare il loro colpo di fucile con vista (non troppo, viste le numerose curve) sull’oramai prossimo obiettivo del traguardo di Melfi.

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Valico dei Laghi di Monticchio (703 metri). Non segnalato sul testo di riferimento (si veda più sotto), è valicato dalla Strada Provinciale 167 “dei Laghi di Monticchio” tra Monticchio Bagni e i due laghi. È parzialmente inedito per il Giro perché la prima parte della salita è stata percorsa nel 2010 durante la tappa Avellino – Bitonto, terminata con il successo allo sprint dallo statunitense Tyler Farrar: in quell’occasione giunti alle terme di Monticchio si seguiva la strada per Melfi scollinando ai 668 metri del Valico dell’Imbandina, dove scollinò in testa il britannico Charles Wegelius.

Valico la Croce (855 metri). È valicato dalla Strada Provinciale 167 “dei Laghi di Monticchio” tra i Laghi di Monticchio e Rionero in Vulture. Non è stato mai inserito nel percorso del Giro.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

Il castello di Melfi e l’altimetria della terza tappa (www.turismo.it)

Il castello di Melfi e l’altimetria della terza tappa (www.turismo.it)

CIAK SI GIRO

Vi abbiamo annunciato poco che Cristo nacque a Barile, in provincia di Potenza, e non si tratta di un’eresia. È quel che accadde nell’estate del 1964 quando Pier Paolo Pasolini vi girò le scene ambientate a Betlemme de “Il vangelo secondo Matteo”, che il celebre regista avrebbe voluto filmare in Terrasanta ma che, dopo un lungo viaggio effettuato in quei luoghi l’anno precedente, si era rivelata inadatta alle riprese a causa dei mutamenti urbanistici subiti nel tempo da località come la stessa Betlemme, Nazareth e Gerusalemme. Per lo stesso motivo tutti i film sulla figura di Cristo prodotti in quegli anni erano stati girati altrove, come “Il re dei re” del 1961 filmato interamente in Spagna e “La più grande storia mai raccontata” del 1965 le cui riprese si svolsero tra Arizona, California, Nevada e Utah. Pasolini preferì puntare su paesaggi nostrani e in particolare fu affascinato dai Sassi di Matera, perfetti ancora al giorno d’oggi (“The Passion” di Mel Gibson è del 2004) per interpretare la città di Gerusalemme. La Basilicata fu una vera miniera di location per Pasolini, che non si limitò alla sola Matera ma sconfinò nel potentino dove a Castel Lagopesole fu ricreato il sinedrio di Gerusalemme (è qui che Cristo viene condotto subito dopo la condanna alla crocifissione), mentre la collina sforacchiata di grotte di Barile fu – come ricordavamo, il set della nascita di Gesù e della visita dei Re Magi. L’intera Italia Meridionale fu coinvolta nelle riprese, con la troupe che si spostò anche in Puglia (il tempio di Gerusalemme è nientemeno che Castel del Monte e molte altre località del “tacco d’Italia” furono immortalate nella pellicola), in Sicilia (sull’Etna fu girata parte della scena delle tentazioni di Cristo) e in Calabria, dove la costa ionica tra Crotone e Le Castella divenne lo scenario dei momenti del film ambientati sulle sponde del Lago di Tiberiade. E non è ancora finita perché anche spettacolari location laziali fanno da quinta ad altre scene, come quella del battesimo di Gesù nelle acque che nei testi sacri sono quelle del fiume Giordano e nella finzione filmica sono quelle del Fosso Castello a Soriano nel Cimino, luogo che tanto affascinò Pasolini da decidervi di acquistarvi e ristrutturare un vecchio castello abbandonato per poi farne la sua casa di campagna, “buen retiro” nel quale isolarsi quando voleva fuggire dalla routine di Roma.

In collaborazione con www.davinotti.com

La grotta di Betlemme a... Barile (www.davinotti.com)

La grotta di Betlemme a... Barile (www.davinotti.com)

Le altre location del film (su due pagine)

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/il-vangelo-secondo-matteo/50000537

FOTOGALLERY

La Torre Sinarca alle porte di Termoli

Il porto di Termoli

Lago di Lesina

San Severo, chiesa matrice di San Severino

La statale che attraversa i campi del Tavoliere in direzione di Foggia

Foggia, complesso della Chiesa delle Croci

Tratto della superstrada Bradanica verso la Basilicata

Il ponte romano sul Carapelle alle porte di Ascoli Satriano

Ascoli Satriano, Palazzo Ducale

Il borgo di Candela visto dalla superstrada Bradanica

La sede di Stellantis a San Nicola di Melfi

Il più grande dei due Laghi di Monticchio

L’abbazia di San Michele Arcangelo vista dalle sponde del Lago Piccolo

Barile, le grotte scavate nel tufo

JONATHAN, DIMENSIONE VITTORIA. MILAN VA IN RETE A SAN SALVO, MENTRE EVENEPOEL MANTIENE LA MAGLIA ROSA

maggio 7, 2023 by Redazione  
Filed under News

Nel convulso finale della seconda tappa, Jonathan Milan (Team Bahrain Victorious) vince in volata la sua prima tappa al Giro davanti a David Dekker (Team Arkea Samsic) e Kaden Groves (Team Alpecin Deceuninck). Remco Evenepoel (Team Suodal Quick Step) resta in maglia rosa

La seconda tappa del Giro 2023 parte da Teramo e termina a San Salvo dopo 202 km. La prima parte della tappa presenta le insidie maggiori visto che nei primi 40 km diversi saliscendi possono fare da trampolino per la fuga di giornata. Punti preziosi in ottica classifica gpm potranno essere successivamente accumulati sui due gpm di Silvi Paese e di Ripa Teatina, dopodichè gli ultimi 70 km sono pressochè pianeggianti, per cui le squadre dei velocisti potranno organizzarsi per l’arrivo in volata. Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step) non avrà problemi a mantenere la maglia rosa sulle spalle. La fuga di giornata partiva subito dopo il via grazie all’azione di cinque ciclisti: Paul Lapeira (Team AG2R Citroen), Thomas Champion (Team Cofidis), Mattia Bais (Team EOLO Kometa), Alessandro Verre (Team Arkea Samsic) e Stefano Gandin (Team Corratec). Dopo 60 km il vantaggio della fuga era di 3 minuti sul gruppo maglia rosa, tirato dal team Trek Segafredo e dal team Alpecin Deceuninck. Lapeira scollinava per primo sul primo gpm di Silvi Paese posto al km 84.5. Verre accusava la fatica ed era il primo dei fuggitivi a rialzarsi, venendo ripreso dal gruppo. Gandin vinceva il primo traguardo volante di Pescara posto al km 101.5. Il ciclista del team Corartec si ripeteva poco più tardi, transitando in prima posizione sul secondo traguardo volante di Pescara posto al km 121.6. Lapeira si aggiudicava anche il secondo gpm di Ripa Teatina posto al km 130.3 e diventando così il nuovo leader della speciale classifica. A 60 km dalla conclusione i quattro fuggitivi avevano soltanto 1 minuto di vantaggio sul gruppo maglia rosa. A 51 km dalla conclusione anche Lapeira si rialzava e veniva ripreso dal gruppo. La fuga veniva ripresa definitivamente a 38 km dalla conclusione. La nota di cronaca più rilevante del finale di tappa era una caduta a poco meno di 4 km dalla conclusione che rallentava la maggior parte del gruppo. A giocarsi la vittoria era così una cinquantina di ciclisti con Jonathan Milan (Team Bahrain Victorious) che aveva la meglio su David Dekker (Team Arkea Samsic) e Kaden Groves (Team Alpecin Deceuninck). Chiudevano la top five Arne Marit (Intermarchè Circus Wanty) in quarta posizione e Marius Mayrhofer (Team DSM) in quinta posizione. Milan ottiene la sua prima vittoria al Giro d’Italia e si candida ad essere una risorsa italiana di prima scelta nel prossimo futuro, anche perché a inizio 2023 si è già distinto al Saudi Tour vincendo la seconda tappa su un arrivo non banale. Il 22enne di Tolmezzo può ancora crescere e già domani può ambire ad un prestigioso bis, essendo un velocista resistente in salita. In classifica generale resta tutto invariato nelle prime posizioni con Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step) davanti a Filippo Ganna (Team INEOS Grenadiers) e Joao Almeida (UAE Team Emirates). Domani è in programma la terza tappa da Vasto a Melfi di 213 km. Si scende lungo la costa adriatica lungo un percorso totalmente pianeggiante fino al km 170, quando i due gpm ravvicinati del Valico dei Bagni di Monticchio e del Valico La Croce, entrambi con pendenza media superiore al 6%, dovrebbero scremare il gruppo in cui la maggior parte dei velocisti dovrebbe essere esclusa dalla vittoria.

Antonio Scarfone

Jonathan Milan vince a San Salvo (foto: Stuart Franklin/Getty Images)

Jonathan Milan vince a San Salvo (foto: Stuart Franklin/Getty Images)

TRO-BRO LÉON, NIZZOLO BATTE UN COLPO

maggio 7, 2023 by Redazione  
Filed under News

Giacomo Nizzolo vince la classica francese davanti ad Arnaud De Lie e Nils Eekhoff

Seconda giornata in Bretagna a chiudere il weekend di classiche di Maggio nell’estremo nord-ovest francese. Dopo il GP du Morbihan ecco la Tro-Bro Léon, corsa di 204 km con partenza e arrivo nella città di Lannils dopo un tracciato deciso da brevi cotes e un circuito finale da ripetere 2 volte.
La fuga buona evade sotto la spinta di tre atleti: Morne van Niekerk (St Michel – Mavic – Auber93), Maël Guégan (CIC U Nantes Atlantique) e Damien Girard (Nice Métropole Côte d’Azur), ai quali il gruppo lascia ampio margine fino a sfiorare i 6 minuti intorno a metà gara. A questo punto piano piano si portano in testa le formazioni dei favoriti di giornata, su tutte Uno-X Pro Cycling, Groupama – FDJ e Lotto Dstny. Sotto la loro spinta il vantaggio inizia a crollare fino a tornare a ranghi compatti già dentro la prima delle tre tornate del circuito finale. Complici lunghezza e difficoltà odierne, la selezione è da dietro piuttosto che dalla testa del gruppo tanto che giunti nei chilometri decisivi davanti restano in poco più di una trentina di corridori.
Nei pressi dei chilometri finali inizia un’ampia fase di schermaglie con attacchi, contro attacchi e tatticismo che mescola più volte le carte in tavola. La presenza di Arnaud De Lie (Lotto Dstny) è vista come ingombrante dagli altri uomini al comando, così spesso il ritmo risulta altalenante permettendo ad altri atleti inizialmente attardati di rientrare, fra cui anche Giacomo Nizzolo (Israel Premier Tech).
Giunti alla volata a ranghi ristretti è proprio il portacolori azzurro a sfruttare quelle poche energie in più rimaste per beffare il talentino belga De Lie, stremato dal saltare sulle ruote di tutti coloro che hanno provato ad attaccarlo nei chilometri precedenti, forse mostrando ancora un po’ di immaturità tattica pur giustificata dalla giovane età. Alle loro spalle chiude il podio Nils Eekhoff (Team DSM).

Lorenzo Alessandri

Giacomo Nizzolo torna al successo alla Tro-Bro Léon. Photo Credit: Eurosport GCN

Giacomo Nizzolo torna al successo alla Tro-Bro Léon. Photo Credit: Eurosport GCN

SPRINT IN RIVA ALL’ADRIATICO

maggio 7, 2023 by Redazione  
Filed under News

Prima occasione per i velocisti in riva all’Adriatico, anche oggi protagonista della “scenografia” del Giro 2023. Dopo la cronometro d’avvio lungo la Costa dei Trabocchi ampi tratti della seconda frazione si snoderanno ancora lungo la litoranea abruzzese, con alcune divagazioni nell’entroterra che non costituiranno pietre d’inciampo per le squadre dei velocisti: le possibilità di fallire a San Salvo saranno pressoché nulle, anche se il vento potrebbe dare qualche grattacapo.

Protagonista quasi unico dello scenario della cronometro d’apertura, il Mar Adriatico avrà un ruolo preponderante anche nella seconda giornata di gara. La tappa numero 2, infatti, si snoderà per metà del suo sviluppo sulla pianeggiante statale litoranea mentre la resta parte della frazione si svolgerà nell’entroterra, dove si affronteranno salite poco impegnative che, complice anche il fatto che si supererà l’ultima di questa a 74 Km dall’arrivo, faranno di questa tappa la prima delle otto che dovrebbero terminare in volata. Il condizionale è sempre d’obbligo perché molte di queste tappe saranno caratterizzate da tracciati che metteranno a dura prova le formazioni degli sprinter e anche quando il percorso è semplice come quello odierno bisognerà mettere sempre in conto eventuali insidie sopraggiunte, come il vento che sovente spazza i litorali e potrebbe creare fratture in seno al gruppo.
Il primo dei tre tratti collinari che spezzeranno la pianura i corridori lo incontreranno in partenza da Teramo perché prima di giungere in riva all’Adriatico bisognerà percorrere quasi 46 Km, incontrando la prima salita di giornata a 14 Km dal via, quando con 5.4 Km d’ascesa al 5.5% si raggiungerà Bellante, borgo dove recentemente ha lasciato la sua firma il due volte vincitore del Tour Tadej Pogačar, che il 22 marzo 2022 vi si è imposto al termine della quarta tappa della Tirreno-Adriatico, conquistando quella maglia di leader della classifica che porterà sino al traguardo finale di San Benedetto del Tronto dopo aver “condito” la vittoria con il successo anche nel tappone del doppio Carpegna. Scesi nella Val Vibrata, all’estremità settentrionale dell’Abruzzo, il gruppo attraverserà il centro di Nereto subito prima d’intraprendere le due brevi e facili ascese verso Controguerra e Colonnella, centri che furono toccati in senso inverso in occasione della tappa dei muri del Giro 2020, terminata nella vicina Tortoreto Lido e vinta da Peter Sagan, per il quale questo rappresentò il primo successo dopo un digiuno che perdurava dalla quinta frazione del Tour dell’anno precedente.
La discesa da Colonnella chiuderà la prima parte di questa frazione portando il gruppo in riva al mare, raggiunto all’altezza di Alba Adriatica, dalla quale inizierà il primo dei tre tratti disegnati lungo il litorale, quasi 34 Km che – senza contare le rare rotatorie – proporranno una dozzina di curve appena, consentendo al gruppo di procedere a buona velocità. Poco dopo l’inizio di questo tratto si attraverseranno i quartieri marittimi della citata Tortoreto, centro che ha il suo borgo antico posto su una collina che deve il nome al clima mite della zona, per questo motivo da secoli luogo prediletto dalle tortore per la nidificazione. Una doppia anima ha anche la vicina Giulianova, dove la vicinanza della collina al litorale permette ai villeggianti di raggiungere con una breve passeggiata dalla spiaggia il centro storico e visitarne i principali monumenti, come il duomo rinascimentale di San Flaviano.
Toccate le località balneari di Roseto degli Abruzzi e Pineto, il percorso andrà a sfiorare l’antica torre costiera di Cerrano, risalente alla fine del ‘400 e il cui aspetto non fu granché intaccato dalle modifiche apportate negli anni ’20 dall’allora proprietario Diego de Sterlich Aliprandi, eccentrico marchese che fu anche pilota automobilistico e in queste “vesti” vinse impegnative corse in salita (come la Trento – Monte Bondone, nella quale si impose due volte) mentre nel 1926 si prese il lusso di battere uno dei più grandi campioni di questo sport, Tazio Nuvolari, nella Vittorio Veneto – Cansiglio. Anche per i “girini” è venuto il momento di affrontare una salita, quella al 5.4% di pendenza media che, con 5 tornanti, conduce in poco più di 4 Km al panoramico borgo di Silvi, il cui nome ricorda la folta macchia mediterranea nella quale è adagiato. L’escursione nell’entroterra sarà di breve durata e nel giro di una dozzina di chilometri si farà ritorno in riva all’Adriatico, che tornerà a essere filo conduttore della tappa fino al passaggio di Pescara, dove si costeggerà il centro storico del comune più popoloso d’Abruzzo, nel quale su Corso Manthonè si affaccia la casa natale di Gabriele D’Annunzio, dal 1963 sede di un museo dedicato al “vate”. Il percorso tornerà ora ad allontanarsi dal mare per l’ultima e più lunga “scampagnata” in collina prevista in questa frazione, una sessantina di chilometri che inizieranno con la risalita della valle del fiume Aterno-Pescara (i suoi 152 Km ne fanno il più lungo della regione), ancora con strada pianeggiante per un bel tratto, fino alla zona industriale di Chieti Scalo. È qui che ha inizio la salita più impegnativa di questa giornata, la “Colonnetta”, 4500 metri al 6.2% in cima ai quali il 16 maggio del 1909 si concluse la seconda tappa del primo Giro d’Italia, vinta dal tortonese Giovanni Cuniolo, che s’impose allo sprint precedendo il corridore che quel giorno si portò al vertice della classifica generale detronizzando il romano Dario Beni, il futuro vincitore di quella prima edizione della Corsa Rosa Luigi Ganna. Teatro di quel finale fu Chieti che fece da sfondo a quella tappa con i suoi monumenti, dalla romano-gotica cattedrale di San Giustino ai resti archeologici dell’antica Teate Marrucinorum. Come sempre i “girini” non avranno tempo per apprezzare queste bellezze perché tosto dovranno imboccare la successiva discesa verso la valle dell’Alento, raggiunta la quali si riprenderà immediatamente a salire verso il borgo di Ripa Teatina (2.6 Km al 5%), dove è possibile ammirare una statua del pugile più forte della storia della boxe, Rocky Marciano, statunitense di nascita ma originario da parte paterna di questo centro. Transitati ai piedi della collina di Miglianico (vi si trova il Santuario di San Pantaleone, al quale nel 1902 D’Annunzio una delle “Novelle della Pescara”, opera pubblicata in sei volumi), il gruppo farà velocemente ritorno sulla statale litoranea, che d’ora in avanti sarà seguita fedelmente nei rimanenti 63 Km, leggermente più movimentati rispetto ai “piattoni” che avevano caratterizzato i precedenti tratti disegnati in riva all’Adriatico. Un primo tratto ondulato i corridori lo incontreranno all’altezza di Ortona, dove non si entrerà in centro ma si rimarrà sulla veloce strada di circonvallazione, terminata la quale il tracciato lambirà il cimitero militare canadese che ancora ci ricorda come in queste zone si combatté duramente durante i tristi giorni della Seconda Guerra Mondiale. Il tratto successivo vedrà ancora i trabocchi rubare la scena al gruppo poiché si dovrà ripercorrere a ritroso il tracciato della cronometro d’apertura, anche se per questioni di sicurezza non si pedalerà sulla ciclabile ma sulla leggermente più tortuosa strada statale che, a differenza dell’ex ferrovia, asseconda con dolci curve l’orografia della Costa dei Trabocchi. Tornati a Fossacesia Marina, il percorso riprenderà a farsi più lineare superando con un lungo rettilineo il corso del Sangro, secondo fiume d’Abruzzo per lunghezza, in prossimità della sua foce per poi correre tra il mare e il margine orientale della Riserva Naturale della Lecceta di Torino di Sangro, il cui simbolo è la testuggine di terra e nei cui pressi è possibile sostare per un momento di riflessione presso un altro sacrario militare, come quello di Ortona progettato dall’architetto britannico Louis de Soissons. Pochi chilometri più avanti si lascerà temporaneamente la linea di costa e, affrontato un piccolo strappo, si tornerà a pedalare alla presenza del mare all’altezza di Punta Penna, presso la quale si trovano il porto di Vasto e il suo faro che, dall’alto dei suoi 70 metri, è il secondo per altezza d’Italia, preceduto di quasi 50 metri dalla celebre Lanterna di Genova.
Sfiorata la vicina Vasto, che l’indomani ospiterà il via della terza tappa e che meriterebbe una deviazione per ammirarne i principali monumenti (come Palazzo d’Avalos o il panoramico rudere con vista sul mare della facciata della chiesa di San Pietro), un’ultima successione di rettilinei porterà i corridori a San Salvo, dove un paio di curve a gomito lanceranno il gruppo verso il primo, appassionante volatone del Giro 2022

Mauro Facoltosi

La spiaggia della Marina di San Salvo e laltimetria della seconda tappa (www.vivilabruzzo.it)

La spiaggia della Marina di San Salvo e l'altimetria della seconda tappa (www.vivilabruzzo.it)

CIAK SI GIRO

In collaborazione con www.davinotti.com

Anche quest’anno vi porteremo alla scoperta dei luoghi della nostra bella Italia che sono stati immortatali sul grande schermo e cominciamo con un film interamente girato in Abruzzo, non molto distante dalle strade toccate durante la seconda tappa. È “Omicidio all’Italiana”, seconda pellicola firmata dal comico abruzzese Marcello Macchia, originario di Vasto e fattosi conoscere con programmi come “Mai dire Lunedì” e con la serie “Mario”, dove s’è presentato con il nome d’arte con il quale è noto, Maccio Capatonda. Se per il suo primo film, “Italiano medio”, Capatonda scelse Milano quale set, quando si trattò di dare un “volto” al microscopico borgo di Acitrullo – dove è interamente ambientato “Omicidio all’Italiana” – si optò per Cortina, paesino dell’appennino pescarese dal nome altisonante teatro dell’omicidio che dà il nome alla pellicola, in realtà una morte causata da un boccone finito di traverso che il sindaco del paesino taroccherà in assassinio per accoltellamento per attirare ad Acitrullo le telecamere dei principali telegiornali nazionali e in particolare quelle di “Chi L’Acciso”, parodia di “Chi l’ha visto” condotta dalla giornalista Donatella Spruzzone, personaggio interpretato da Sabrina Ferilli e che fa il verso alla nota criminologa Roberta Bruzzone. Si possono così ammirare suggestivi scorci di questo borgo privo di particolari attrattive turistiche e sul quale spicca il campanile della scomparsa chiesa di Sant’Andrea Apostolo, nel film ribattezzato “San Ceppato”.

Il borgo di Corvara nel film Omicidio allitaliana (www.davinotti.com)

Il borgo di Corvara nel film "Omicidio all'italiana" (www.davinotti.com)

Le altre location del film

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/omicidio-all-italiana/50040300

FOTOGALLERY

Teramo, Piazza Martiri della Libertà

Il borgo di Bellante (www.facebook.com/comunedibellante)

Il borgo di Tortoreto

Giulianova, duomo di San Flaviano

Pineto, Torre del Cerrano

Il litorale adriatico visto dal borgo di Silvi

Pescara, casa natale di Gabriele D’Annunzio

Chieti, Teatro Romano

Ripa Teatina, statua di Rocky Marciano

Miglianico, santuario di San Pantaleone

Ortona, cimitero militare canadese

Torino di Sangro, cimitero militare inglese

Il faro di Punta Penna presso il porto di Vasto

La facciata dell’ex chiesa di San Pietro a Vasto (wikipedia)

UN RAZZO BELGA IRROMPE AL GIRO. EVENEPOEL DECOLLA IN ROSA DALLA COSTA DEI TRABOCCHI

maggio 6, 2023 by Redazione  
Filed under News

Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step) domina la prima tappa a cronometro da Fossacesia Marina a Ortona e già si candida per la vittoria del Giro 2023. Già distanti gli avversari più temibili. Filippo Ganna (Team INEOS Grenadiers) non fa meglio del secondo posto

Il grande giorno è arrivato. Il Giro d’Italia 2023 parte dall’Abruzzo con una cronometro di 19.6 km da Fossacesia Marina ad Ortona. La maggior parte del percorso si dipana sulla bella pista ciclabile lungo la costa adriatica, denominata Ciclovia Costa dei Trabocchi, dove si entrerà dopo 1 km e mezzo dalla partenza. Al km 15 si esce dalla ciclovia e si percorrono gli ultimi 4 km su strade classiche, con gli ultimi 3 km che salgono a strappi – pendenza massima del’8% – verso il traguardo di Ortona. La classifica generale prenderà già una piega interessante, con il duello Evenepoel-Roglic, anche se la prima maglia rosa potrebbe essere un discorso riservato ai grandi specialisti delle corse come il tempo come Filippo Ganna (Team INEOS Grenadiers), Geraint Thomas (Team INEOS Grenadiers) e Stefan Kung (Team Groupama FDJ). Proprio questi cinque ciclisti partiranno in un arco temporale ristretto – tra le 16.15 e le 16.37 – per cui è plausibile che troveranno le stesse condizioni meteo. Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step) polverizza cronometro e asfalto ad una media superiore ai 58 km/h e si impone in 21 minuti e 18 secondi. Il campione belga è primo anche nel primo e nel secondo intertempo e la sua vittoria non è mai stata messa in dubbio. Ganna, secondo all’arrivo con un ritardo di 22 secondi da Evenepoel, già al primo intertempo era indietro di 12 secondi. Buona la prova di Joao Almeida (UAE Team Emirates), che chiude in terza posizione con il tempo di 21 minuti e 47 secondi, a 29 secondi di ritardo da Evenepoel. Tra gli uomini di classifica è quello più vicino al belga. Chiudono la top five Tao Geoghegan Hart (Team INEOS Grenadiers) in quarta posizione e Primoz Roglic (Team Jumbo Visma) in quinta posizione, rispettivamente con un ritardo di 40 e 43 secondi da Evenepoel. Il belga è la prima maglia rosa con 22 secondi di vantaggio su Ganna e 29 secondi di vantaggio su Almeida. L’ultimo ciclista ad aver indossato il simbolo del primato dalla prima all’ultima tappa fu Gianni Bugno nel 1990 e chissà che Evenepoel voglia ripercorrere le gesta del campione brianzolo. Domani è in programma la seconda tappa da Teramo a San Salvo lunga 202 km. L’Abruzzo è ancora protagonista con una tappa adatta ai velocisti. I due gpm di Silvi Paese e di Riva Teatina sono lontani dal traguardo e gli ultimi 70 km sono complessivamente pianeggianti, per cui a san Salvo ci aspettiamo una bella volata.

Antonio Scarfone

Remco Evenepoel vince la cronometro di Ortona (foto: Tim de Waele/Getty Images)

Remco Evenepoel vince la cronometro di Ortona (foto: Tim de Waele/Getty Images)

GP MORBIHAN, VINCE DE LIE

maggio 6, 2023 by Redazione  
Filed under News

Arnaud De Lie vince la classica in Bretagna davanti a Romain Grégoire e Rasmus Tiller

Maggio non è solo mese di Giro d’Italia ma anche del ben meno noto GP du Morbihan, classica francese di primavera in Britannia. Il percorso accarezza i 190 km su un circuito vallonato intorno al borgo di Plumelec che si presta a molteplici favoriti, promettendo discreto spettacolo nonostante un parco partenti non delle più grandi occasioni.
La fuga di giornata ci mette qualche chilometro ad evadere, fin quando si avvantaggiano in sei: Antonio Puppio (Q36.5 Pro Cycling Team), Milan Fretin (Team Flanders – Baloise), Jonathan Couanon (Nice Métropole Côte d’Azur), Paul Wright (Bolton Equities Black Spoke) e il duo della Euskaltel – Euskadi Enekoitz Azparren e Iker Ballarin. Il gruppo alle loro spalle lascia fare, pur tenendo a bada il distacco in termini di minuti.
Il ritmo cambia però intorno ai 3 giri dalla conclusione grazie soprattutto al ritmo imposto dalla Uno-X Pro Cycling Team in testa, con effetto immediato di abbattere sensibilmente il margine degli uomini al comando, dai quali intanto ha perso le ruote Puppio qualche chilometro in precedenza. Quando il distacco è giunto ormai nell’ordine della decina di secondi da dietro ci prova Florian Vermeersch (Lotto Dstny), ma il belga non ha la gamba dei giorni migliori quest’oggi e il gruppo ricuce su di lui in pochi chilometri, lanciandosi a ranghi quasi compatti verso l’attacco dell’ultimo giro e conseguentemente ultima asperità di giornata.
Qui ancora la Lotto – Dstny si piazza al comando dettando un ritmo che rende quasi impossibile ogni velleità di attacco da finisseur con l’obiettivo di portare l’altro capitano di oggi, Arnaud De Lie, nelle migliori condizioni per la volata finale. Il lavoro della squadra si rivela vincente, con la promessa belga classe 2002 che riesce ad essere il più veloce sul traguardo e fare man bassa dell’ennesima corsa di secondo ordine in carriera, mettendo in cascina esperienza importante per il suo futuro in palcoscenici più di rilievo. Alle sue spalle chiudono il podio Romain Grégoire (Groupama – FDJ) e Rasmus Tiller (Uno-X Pro Cycling Team).

Lorenzo Alessandri

Arnaud De Lie con il grido di gioia sul traguardo di Plumelec. Photo Credit: Eurosport GCN

Arnaud De Lie con il grido di gioia sul traguardo di Plumelec. Photo Credit: Eurosport GCN

LA PRIMA MAGLIA ROSA SI PESCA DAI TRABOCCHI

maggio 6, 2023 by Redazione  
Filed under News

La 106a edizione del Giro d’Italia prende le mosse con una crono d’avvio insolita perché tra Fossacesia Marina e Ortona non si affronterà un tradizionale e breve prologo, ma si gareggerà sulla distanza di ben 20 Km. I passisti avranno fin da subito la possibilità di dare una decisa spallata agli scalatori, agevolati anche dalla linearità dei primi 17 Km, quasi interamente tracciati sulla scorrevole pista ciclabile della Costa dei Trabocchi.

Scalatore fatti più in là. Cronoman e passisti gongolano per la scelta degli organizzatori del Giro di rimpolpare il tracciato della Corsa Rosa di chilometri a percorrere a cronometro, dopo la penuria vista nelle ultime stagioni. Basti dire che si passerà dagli appena 27 Km previsti lo scorso anno ai 72 dell’edizione 2023, un numero che si avvicina molto ai chilometri che si dovettero percorrere nel 2017, quando non a caso il Giro lo vinse un cronoman, l’olandese Tom Dumoulin, che nella tappa conclusiva di Milano tolse la maglia rosa dalle spalle di uno scalatore, il colombiano Nairo Quintana, per trentuno secondi. Siamo certamente lontani dagli eccessi visti al Tour negli anni ’90, quando per invogliare la presenza di un corridore dotato nello specifico esercizio come Indurain si arrivano a inserire quasi 120 Km a crono per edizione (senza contare le interminabili cronosquadre), ma è indubbio che quest’anno gli scalatori avranno vita meno facile e dovranno stringere i denti in queste tappe per poi tentare di sfruttare ogni occasione utile per recuperare il terreno perduto e la prima l’avranno già alla quarta tappa con l’arrivo al Lago Laceno. Come certo è che si troveranno a inseguire sin dal primo giorno di gara perché il via alla corsa non sarà dato con un tradizionale prologo ma con una cronometro di quasi 20 Km, la più lunga tra quelle individuali fin qui proposte come tappa d’apertura di un grande giro. Per fare un paragone, nella prima tappa del Tour 2022 a Copenhagen si è gareggiato su una distanza di 13 Km e su di un tracciato totalmente pianeggiante movimentato da una trentina di curve, mentre nella tappa di Ortona se ne incontreranno una quindicina, tutte concentrate negli ultimi 3 Km, mentre il resto del tracciato sarà tutto una successione di rettilinei pianeggianti raccordati da rare e dolci curve che agevoleranno ancora più i passisti a discapito degli scalatori, i quali in queste condizioni potrebbero anche patire la facile salita di 1200 metri al 5% che culminerà a poco più di un chilometro e mezzo dal traguardo. Insolita – c’è un solo precedente al Giro, nella cronosquadre che inaugurò l’edizione 2015 a Sanremo – sarà anche la sede di gara perché gran parte del tracciato (15 Km su 20), si snoderà sulla pista ciclabile creata dalla riconversione di un tratto dismesso della Ferrovia Adriatica che si snoda lungo la spettacolare Costa dei Trabocchi, caratterizzata dalla presenza di numerose e tipiche palafitte installate a pochi metri dalla costa, ancora oggi utilizzate dai pescatori e spesso attrezzate con piccoli ristoranti nei quali degustare quanto appena pescato. Particolare è stata anche la scelta della sede d’avvio del Giro perché il via ufficiale non sarà dato da una grande città (com’è stato nel caso di Budapest, Torino, Palermo, Bologna e Gerusalemme nelle ultime cinque edizioni) ma da una piccola località balneare, Fossacesia Marina, frazione di un altrettanto piccolo centro collinare legato alla storia del ciclismo attraverso la figura di Alessandro Fantini, che vi nacque il primo gennaio del 1932 e che vinse due tappe al Tour e sette al Giro (dove vestì per quasi una settimana la maglia rosa nel 1956) prima del drammatico incidente al Giro di Germania del 1961 che né causò la morte a soli 29 anni.
I primi 300 metri si correranno sull’asfalto del lungomare, poi si sbarcherà sulla ciclabile transitando ai piedi del colle sul quale si staglia dal 1165 l’Abbazia di San Giovanni in Venere, così chiamata perché costruita sul luogo dove un tempo sorgeva un tempio dedicato alla celebre dea. La lunga serie dei trabocchi – il percorso ne sfiorerà ben 17 – inizierà a 2.3 Km quando i “girini” transiteranno a pochi metri dal Trabocco Punta Rocciosa, dopo il quale si costeggerà una delle spiagge più belle di questo tratto di costa, la Fuggitella.
Doppiata con lievi curve Punta Cavalluccio (i cui tre trabocchi sono ancora oggi gestiti da una delle più antiche famiglie di “traboccanti”, i Veri, originaria della Francia), il percorso della ciclabile torna a farsi rettilineo andando incontro alla prima di quattro gallerie che per un momento celeranno alla vista il mare. Subito dopo ci si infilerà nel secondo tunnel, scavato nel cuore del Promontorio Dannunziano, sul quale si trova l’eremo (oggi abitazione privata) nel quale il poeta pescarese trascorse l’estate del 1889 assieme alla sua amante dell’epoca Barbara Leoni e nel quale ebbe l’ispirazione per completare la trilogia dei “Romanzi della Rosa” con “Trionfo della morte”, che andò ad affiancarsi a “Il piacere” e “L’innocente” e nel quale descrisse con il termine “anfibio antidiluviano” il vicino Trabocco Turchino, anch’esso nascosto alla vista da un’altra breve galleria. Percorsi i primi 10 chilometri e mezzo si conosceranno i primi verdetti dell’orologio al momento del passaggio dalla Marina di San Vito, altra località che si sdoppia tra il litorale e un retrostante borgo collinare al quale salire per ammirare dal Belvedere Marconi il suggestivo panorama che va ad abbracciare il tratto iniziale della Costa dei Trabocchi. Da lì a breve, infatti, i “girini” sfileranno a due passi dalla più settentrionale di queste caratteristiche palafitte, quella di Punta Mucchiola, sfiorata la quale inizierà il più lungo dei rettilinei della ciclabile, quasi 1200 metri disegnati lungo la Spiaggia di Ripari Bardella in direzione degli scarsi ruderi dell’antica Torre del Moro, la cui costruzione fu ordinata nel XVI secolo dal viceré del Regno di Napoli Pedro Afan de Ribera per proteggere questo tratto di costa dalle incursioni saracene. Superata con l’ultima e più lunga delle quattro gallerie dell’ex strada ferrata (quasi mezzo chilometro in lieve curva) la Punta dell’Acquabella, preservata da una piccola riserva naturale istituita nel 2007 e vasta 28 ettari, i “girini” affronteranno l’ultimo tratto sulla ciclabile, che lasceranno definitivamente a poco meno di 5 Km dall’arrivo, percorrendo ancora un ultimo tratto lungo il mare all’altezza del porto di Ortona, il principale dell’Abruzzo, un tempo collegato alla soprastante città da una funicolare, andata distrutta nel 1943 durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Oggi l’unica possibilità per raggiungere il centro dal porto è rappresentata dalla strada che ora dovranno percorrere anche i corridori, 1200 metri in morbida salita e un paio di tornanti disegnati ai piedi del belvedere della Passeggiata Orientale, dalla quale transiteranno anche i “girini” pedalando in direzione del Castello Aragonese, uno dei due manieri presenti a Ortona, costruito a partire dal 1452 e gravemente danneggiato prima dalle bombe della guerra e qualche anno più tardi da una frana che trascinò verso il mare una parte dell’edificio. Una svolta a sinistra proprio di fronte al castello introdurrà i corridori nel chilometro conclusivo, tracciato nel cuore del centro storico andando a transitare prima dinanzi alla basilica barocca di San Tommaso (vi sono custodite le reliquie del celebre apostolo “incredulo”) e poi in Piazza della Repubblica, al cospetto del municipio. Qui inizierà il primo rettilineo d’arrivo del 106° Giro d’Italia, 300 metri in lastricato verso la scomparsa Porta Calderari, al cui posto il 6 maggio 2023 si troverà il moderno portale del traguardo, sotto il quale scopriremo i primi, pesanti verdetti della Corsa Rosa.

Mauro Facoltosi

La pista ciclabile della Costa dei Trabocchi e l’altimetria della prima tappa (destinazionecostadeitrabocchi.it)

La pista ciclabile della Costa dei Trabocchi e l’altimetria della prima tappa (destinazionecostadeitrabocchi.it)

FOTOGALLERY

Il lungomare di Fossacesia Marina dal quale scatterà la cronometro

Fossacesia, Abbazia di San Giovanni in Venere

Il trabocco Punta Rocciosa, il primo dei diciassette che s’incontreranno lungo il tracciato

La pista ciclabile all’altezza della Spiaggia della Fuggitella

Uno dei tre trabocchi di Punta Castelluccio

La prima delle quattro gallerie dell’ex ferrovia, presso la quale si trova il Trabocco Lupone

Il promontorio dannunziano

Il Trabocco Turchino che ispirò D’Annunzio

San Vito Chietino, vista dal Belvedere Marconi sulla sottostante marina e sul tratto iniziale della Costa dei Trabocchi

Il trabocco di Punta Mucchiola, il più settentrionale della costa

Punta dell’Acquabella e uno dei viadotti dell’ex ferrovia

Il porto di Ortona e la soprastante città

Castello di Ortona

Ortona, basilica di San Tommaso

GIRO D’ITALIA 2023 – IL BORSINO DEI FAVORITI

maggio 5, 2023 by Redazione  
Filed under News

Chi saranno i favoriti per la vittoria nella 106a edizione del Giro d’Italia cha scatterà domani dall’Abruzzo? Ecco il borsino

30% – REMCO EVENPOEL (Soudal Quick-Step): Il belga è il favorito numero 1 della centoseiesima edizione del Giro d’Italia. Il 2022 lo ha concluso alla grande vincendo la Vuelta di Spagna e il Mondiale su strada. Anche in questa primavare ha mostrato una forma strepitosa e batterlo sarà dura. Ballerini sarà il suo angelo custode negli arrivi in pianura mentre Cattaneo, Hirt e Masnada lo scorteranno quando la strada inizierà a salire.

20% – PRIMOZ ROGLIC (Team Jumbo-Visma): Il corridore sloveno manca dalla Corsa Rosa dal 2019, quando terminò terzo alle spalle di Carapaz e Nibali. Negli anni ha ottenuto vittorie di prestigio in Spagna e bei piazzamenti in Francia, ma la vittoria in Italia sarebbe un tassello importante per la sua carriera. Si presenta ai nastri di partenza in ottima forma e con un team che, come al solito, sulla carta è uno dei più forti

15% – GERAINT THOMAS (Ineos Grenadiers): Il trentaseienne corridore della Ineos non ha lasciato bei ricordi al Giro d’Italia, quest’anno potrebbe essere l’ultima possibilità per cercare un successo di prestigio, considerando che viene dal terzo posto del Tour de France 2022.

10% – JOAO ALMEJDA (UAE Team Emirates): Il percorso gli si addice molto, le cronometro presenti e i tapponi di montagna non molto ”duri” rispetto al passato possono favorire il portoghese, che già negli anni scorsi si è reso protagonista al Giro.

10% – TAO GEOGHEGAN HART (Ineos Grenadiers)
: Lui è l’unico dei favoriti ad aver già vinto il Giro d’Italia (nel 2020, quando si corse in ottobre a causa della pandemia). Lo scorso anno ha lavorato più per gli altri che per sé, questo perchè la forma fisica non ha mai raggiunto il picco del 2020. Il britannico ha corso bene alla Tirreno-Adriatico e ha trionfato magistralmente al Tour of the Alps, cosa che fa pensare che in casa Ineos Grenadiers lui e Thomas partano alla pari coi gradi di capitano.

5% – ALEKSANDR VLASOV (Bora hansgrohe): Il ventisettenne della Bora non è mai riuscito a mostrare tutto il suo talento nei Grandi Giri. Cadute, malanni e imprevisti lo hanno tenuto bloccato negli ultimi anni, però quando è risucito ad arrivare fino alla fine ha sempre sfiorato il podio. Si aspetta un suo definitivo salto di qualità che lo porterebbe tra i big delle corse a tappe prima che il tempo batta cassa.

3% – DAMIANO CARUSO (Bahrain Victorious): Il siciliano è la speranza italiana nella Corsa Rosa. La carta d’identità inizia ad essere pesante, però le esperienze e la sua scaltrezza ad evitare le insidie della strada che il Giro d’Italia presenta possono essere delle ottime armi.

2% – JACK HAIG (Bahrain Victorious): Il corridore australiano ha una grande potenzialità, purtroppo per lui nelle ultime stagioni vari problemi lo hanno tenuto lontano dalle corse a tappe di tre settimane. Sottovalutarlo potrebbe essere un grosso errore.

2% – JAY VINE (UAE Team Emirates): Il giovanissimo ciclista della UAE potrebbe essere la sorpresa della Corsa Rosa. Età, talento, squadra forte sono punti importanti su cui poter fa leva. Quest’anno lo abbiamo visto poco in corsa, cosa che non gli ha impedito però di portare a casa bei risultati.

2% – THIBAUT PINOT (Groupama – FDJ): L’esperto scalatore transalpino non ha mai vinto un Grande Giro in carriera, cosa che ci dispiace enormemente. Se dovesse provare a fare classifica con un pò di fortuna potrebbe rivelarsi la sorprea del Giro d’Italia 2023, un premio meritato per la sua carriera.

1% – ALTRI: La Corsa Rosa ha sempre regalato sorprese, anche quest’anno potrebbe esserci un corridore sottovaluto o l’exploit di qualchee giovane atleta.

Luigi Giglio

Roglic ed Evenepoel, i due principali favoriti per la vittoria del Giro 2023 (Getty Images)

Roglic ed Evenepoel, i due principali favoriti per la vittoria del Giro 2023 (Getty Images)

IL GRUPPO E’ DISTRATTO E KRAGH ANDERSEN VINCE LA VOLATA RISTRETTA

maggio 1, 2023 by Redazione  
Filed under News

Fughe e attacchi caratterizzano il GP di Francoforte 2023, con le squadre dei velocisti che restano al palo, non riuscendo a chiudere definitivamente sui vari attacchi sferrati. Dall’ultimo di questi beneficia Soren Kragh Andersen (Team Alpecin Deceuninck), che batte in una volata ristretta Patrick Konrad (Team BORA Hansgrohe) ed Alessandro Fedeli (Q36.5 Pro Cycling Team)

Il Gran Premio di Francoforte – ufficialmente Eschborn Frankfurt – si disputa come al solito nella ricorrenza del Primo Maggio e strizza l’occhio ai velocisti, che nei 203.8 km di corsa dovranno pur sempre guadagnarsi la volata visto che la doppia ascesa del Feldberg e la tripla ascesa del Mammolshain induriranno la corsa. Il Mammolshain, caratteristico muro della corsa tedesca di 2.3 km all’8%, sarà affrontato l’ultima volta quando mancheranno poco meno di 40 km alla conclusione, per cui il gruppo avrà la possibilità di compattarsi per lo sprint finale. Non sono comunque da escludere del tutto azioni vincenti di finisseur o di una fuga ben assortita. La fuga di giornata partiva immediatamente, dopo neanche 2 km dal via, grazie all’azione di Max Walscheid (Team Cofidis), Sergio Tu (Team Bahrain Victorious), Jens Reynders (Team Israel Premier Tech), Ceriel Desal (Team Bingoal WB), Matteo Moschetti (Q36.5 Pro Cycling Team) e Felipe Orts (Team Burgos BH). Il vantaggio massimo della fuga, superiore agli 8 minuti, veniva raggiunto al km 32, dopodichè già durante la prima ascesa del Feldberg esso iniziava a calare vistosamente. Al km 60 la fuga aveva 3 minuti e 15 secondi di vantaggio sul gruppo tirato da BORA Hansgrohe ed Alpecin Deceuninck. Sui fuggitivi si riportava un drappello di cinque ciclisti formato da Samuele Zoccarato (Team Green Project-Bardiani CSF-Faizanè), Georg Steinhauser (Team EF Education EasyPost), Mathieu Bargaudeau (Team TotalEnergies) e Lorenzo Milesi (Team DSM), mentre alcuni membri originari della prima fuga si rialzavano sul secondo gpm di Feldberg. La maggior parte dei componenti della fuga veniva infine ripresa prima della terza ed ultima scalata verso il Mammolshain. A Steinhauser si aggregavano Lorenzo Rota e Georg Zimmermann (Team Intermarchè Circus Wanty), Patrick Konrab (Team BORA Hansgrohe), Marc Hirschi (UAE Team Emirates), Soren Kragh Andersen (Team Alpecin Deceuninck), Ben Hermans e Stephen Williams (Team Israel Premier Tech), Alessandro Fedeli (Q36.5 Pro Cycling Team) e Matteo Marcellusi (Team Green Project-Bardiani CSF-Faizanè). A 20 km dal termine il vantaggio della testa della corsa era di 1 minuto e 10 secondi sul gruppo tirato dalle squadre dei velocisti, tra cui erano molto attive il Team Jayco AlUla, il Team Cofidis ed il Team Bahrain Victorious. Nonostante gli sforzi del gruppo all’inseguimento, il drappello di testa riusciva a restare compatto e a non farsi raggiungere. Nella volata ristretta era Kragh Andersen a vincere davanti a Konrad e Fedeli. Chiudevano la top five Hirschi in quarta posizione e Rota in quinta posizione. Il gruppo inseguitore veniva regolatao a 18 secondi di ritardo da Arnaud De Lie (Team Lotto Dstny). Kragh Andersen ottiene la prima vittoria stagionale confermando di essere un uomo che sa cogliere l’attimo, in una carriera che tra le corse più prestigiose lo ha già visto vincere in una Parigi-Tours, in due tappe del Tour de France, in una tappa del Giro di Svizzera, del Benelux Tour e della Parigi-Nizza.

Antonio Scarfone

Søren Kragh Andersen vince la Classica di Francoforte 2023 (foto: Arne Dedert/dpa)

Søren Kragh Andersen vince la Classica di Francoforte 2023 (foto: Arne Dedert/dpa)

GAVIRIA ANTICIPA TUTTI A GINEVRA. ADAM YATES E’ IL RE DI ROMANDIA.

maggio 1, 2023 by Redazione  
Filed under News

E’ Fernando Gaviria (Movistar Team) il vincitore dell’ultima frazione del Tour de Romandie edizione 2023. Il colombiano ha dominato lo sprint finale di Ginevra anticipando gli avversari Nikias Arndt (Bahrain-Victorius) ed Ethan Hayter (Ineos Grenadiers) al termine di una tappa in cui i velocisti hanno dovuto faticare non poco per arrivare in volata. Nessun cambiamento nella classifica generale che ha premiato Adam Yates (UAE Team Emirates) già vincitore della tappa regina in quel di Thyon 2000. Dietro di lui l’interessantissimo Matteo Jorgenson (Movistar Team) 2° a 19″ e Damiano Caruso (Bahrain-Victorius) giunto 3° a 27″ e pronto per provarsi a giocarsi le sue carte anche al prossimo Giro d’Italia.

La tappa finale, 171 km da Vufflens-la-Ville a Ginevra, proponeva un tracciato adatto ai velocisti in virtù degli ultimi 45 tutti piatti o tendenti all’ingiù. La fase centrale della frazione era però decismente frizzante vista la presenza di due gpm: il Grand Fuey (5,8 km al 7,5%) posto al km 95 e Le Molard (3,3 km al 6,8%) al km 119. Insomma, una frazione che pur favorendo le ruote veloci, non escludeva del tutto i colpi di mano o le fughe da lontano.

Subito dopo il via un terzetto composto da Paul Lapeira (Ag2r Citroen Team), Robert Stannard (Alpecin-Deceuninck) e Thomas Gloag (Jumbo-Visma) è riuscito ad evadere dal gruppo. A questo trio si è immediatamente aggiunto Antoine Aebi, rappresentante della nazionale Svizzera. Nel gruppo principale sono però continuati gli attacchi e proprio da uno di questi allunghi è riuscito ad avvantaggiarsi il campione danese Alexander Kamp (Tudor Pro Cycling) che ha poi completato il suo inseguimento intorno al km 30. Si è così formato un drappello di 5 uomini, poi rimasto in testa alla corsa per buona parte della tappa. La presenza nel gruppetto di testa di un uomo di classifica (Gloag 11° a 2′14″) e la voglia dei velocisti di giocarsi le loro chance sul traguardo di Ginevra, hanno fatto si che il vantaggio dei fuggitivi non superasse i 4 minuti e mezzo. Dopo lo sprint intermedio di Cassonay (km 66) il plotone ha iniziato inesorabilmente a guadagnare, tirato dagli uomini del leader Adam Yates, l’UAE Team Emirates, e da quelli della Movistar. Quest’ultimi erano chiaramente intenzionati a portare allo sprint Fernando Gaviria. Il gap ha così iniziato a diminuire sensibilmente.

Una ulteriore accelerazione da parte del plotone è avvenuta lungo la prima salita di giornata, il Grand Fuey (5,8 km al 7,6%). L’andatura prodotta dagli uomini della UAE (Domen Novak in particolare) ha spaccato il gruppo, facendo perdere contatto a diversi velocisti tra cui Ethan Vernon (Soudal-Quick Step) e lo stesso Gaviria. Gli sprinter però sono man mano rientrati lungo la successiva discesa grazie anche ad un rallentamento del gruppo, che nel frattempo aveva ripreso Aebi. In questa fase i 4 fuggitivi superstiti, che avevano visto scendere il loro vantaggio a poco più di un minuto lungo la salita, sono riusciti a guadagnare nuovamente qualcosa riportando il gap intorno a 2 minuti.
Lungo la seconda ed ultima salita di giornata (Le Molard, 3,3 km al 6,8%) il gruppo ha nuovamente aumentato l’andatura, stavolta per merito del lavoro di Ineos Grenadiers e EF Education-EasyPost e i velocisti di conseguenza sono andati ancora in difficoltà. Tra i corridori staccati, c’erano di nuovo Gaviria e Vernon, oltre al belga Milan Menten (Lotto-Dstny). A 40 km dall’arrivo la situazione della corsa era decisamente fluida: il quartetto di testa vantava poco più di 20″ sul gruppo principale formato da non più di 60 corridori. Un primo gruppo di inseguitori, che comprendeva anche Gaviria e Menten, era segnalato a circa 30″ dal plotone, mentre un ulteriore drappello in cui si era ritrovato Vernon, viaggiava con un disacco di 1′15″ dalla testa della corsa.

I quattro fuggitivi si sono arresi ai -34 e ciò ha generato un successivo rallentamento del gruppo che ha facilitato il rientro del gruppetto di Gaviria e Menten, avvenuto ai -30. Di li a poco, approfittando della nuova situazione di corsa, Geoffrey Bouchard (Ag2r Citroen Team) ha provato ad uscire dal gruppo in solitaria. Al francese si sono aggiunti poco dopo due corridori della Tudor, ovvero Arthur Kluckers e Sebastien Reichenbach. Il nuovo terzetto di testa è riuscito a guadangare una manciata di secondi (15″ ai -20) costringendo la Movistar ai lavori straordinari per poter chiudere sui battistrada. Ai -10, il trio di testa aveva ancora una ventina di secondi da difendere e il plotone ha dovuto lavorare sodo per arrivare al ricongiungimento (-2 dall’arrivo). A questo punto sono iniziate le operazioni di preparazione alla volata. Gaviria è stato il più lesto e ha anticipato tutti approfittando di una curva posta ai 300 metri dall’arrivo. Il colombiano ha subito guadagnato un margine di sicurezza che gli ha consentito di alzare la braccia al cielo con tranquillità. Dietro di lui Nikias Arndt (Bahrain-Victorius), Ethan Hayter (Ineos Grenadiers), Milan Menten (Lotto-Dstny), Gianmarco Garofoli (Astana Qazaqstan Team), Luca Mozzato (Team Arkea-Samsic), Lewis Askey (Groupama-FDJ), Magnus Cort (EF Education-EasyPost), Matteo Sobrero (Team Jayco-AlUla) e Dion Smith (Intermarché-Circus-Wanty).

La classifica è rimasta invariata. Vittoria finale dunque per Adam Yates (UAE Team Emirates) che conquista per la prima volta in carriera la corsa Elvetica con un vantaggio di 19″ su Matteo Jorgenson (Movistar Team) e 27″ su un ottimo Damiano Caruso (Bahrain-Victorius). Ai piedi del podio troviamo il giovanissimo britannico Max Poole (Team DSM) a 38″ e il vecchio Thibaut Pinot (Groupama-FDJ) a 41″. Sesta piazza per Cian Uijtdebroeks (Bora-Hansgrohe) ad 1′21″ davanti a Romain Bardet (Team DSM), 7° ad 1′28″. Buon ottavo posto per Egan Bernal (Ineos Grenadiers) che ritorna nella top ten di un corsa WT dopo il terribile infortunio occorso più di un anno fa. Per il colombiano un ritardo di 1′53″ ma anche la consapevolezza di essere sulla giusta strada per il ritorno ad alti livelli. Completano la top ten finale Eddie Dunbar (Team Jayco-AlUla), 9° ad 1′53″, e Rafal Majka (UAE Team Emirates) 10° a 2′07″ dal compagno di squadra.

Pierpaolo Gnisci

Gaviria anticipo vincente (Image Credit:Getty Images)

Gaviria anticipo vincente (Image Credit:Getty Images)

« Pagina precedentePagina successiva »