07-09-2021
settembre 7, 2021 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TOUR OF BRITAIN
Il team britannico INEOS Grenadiers si è imposto nella terza tappa, cronometro a squadre Llandeilo – National Botanic Garden of Wales, percorrendo 18.2 Km in 39′15″, alla media di 53.617 Km/h. Ha preceduto di 17″ il team belga Deceuninck – Quick Step e di 20″ il team olandese Team Jumbo-Visma. Il britannico Ethan Hayter (INEOS Grenadiers) è il nuovo leader della classifica con 6″ sull’australiano Rohan Dennis (INEOS Grenadiers) e 16″ sul belga Wout Van Aert (Jumbo-Visma). Miglior italiano Kristian Sbaragli (Alpecin-Fenix), 9° a 1′03″
VUELTA 2021: LE PAGELLE FINALI
settembre 7, 2021 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Si è conclusa la Vuelta con la terza vittoria consecutiva di Primoz Roglic. Ecco le valutazioni finali, con una speciale valutazione dedicata alla carriera di Fabio Aru, che ha deciso di lasciare il ciclismo al termine dell’edizione 2021 della corsa iberica
PRIMOZ ROGLIC: Lo sloveno cala il tris vincendo la terza Vuelta di Spagna consecutiva su tre partecipazioni. Dal 2019 ad oggi è il padrone indiscusso della corsa iberica dove quest’anno si presentava al via anche da campione olimpico a cronometro. Vince il prologo di Burgos e conquista la prima Maglia Rossa; nelle tappe successive controlla e lascia la leadership per due volte ai fuggitivi di giornata, la riconquista con facilità e tiene a bada i diretti rivali in tutti gli arrivi in salita. Terminerà con un vantaggio di 4′42” sul secondo in classifica Enric Mas, uno scarto enorme: per trovarne uno maggiore dobbiamo tornare indietro nel tempp fino al 1997, quando Alex Zulle diede 5′02” a Fernando Escartin. Oltre alla cronometro iniziale vince anche la cronometro finale di Santiago de Compostela e due tappe in linea, tra le quali il difficile tappone con arrivo ai Lagos de Covadonga. Mostra qualche piccolo segno di cedimento solo durante la seconda settimana, stringe i denti e, aiutato da una grande squadra, spazza via tutte le paure andando ad eguagliare il record di Tony Rominger e Roberto Heras di tre successi di fila al Giro di Spagna. VOTO: 10
FABIO JAKOBSEN: Dopo il terribile incidente del Giro di Polonia 2020 e aver rischiato seriamente di non poter più correre su una bicicletta, si riprende tutto ciò che gli spetta. Alla Vuelta si concede ben tre vittorie di tappa, due secondi posti e la leadership della classifica a punti. Bentornato Fabio. VOTO: 9
MAGNUS CORT: Il danese della EF Education-Nippo corre una Vuelta grandiosa. Vince tre tappe suddivise perfettamente nelle tre settimane, segno di una condizione perfetta che lo ha accompagnato dall’inizio alla fine e che gli ha permesso di correre la sua miglior stagione da quando è passato professionista. Tenta il colpaccio anche nella cronometro finale di Santiago di Compostela, peccato che abbia trovato un grande Roglic sulla sua strada. VOTO: 8
MICHEL STORER: Il giovane australiano del Team DSM vince con merito la classifica dedicata agli scalatori. Ciò avviene grazie ad una condotta di gara sempre aggressiva. VOTO: 8
ENRIC MAS: Lo spagnolo si divide i gradi di capitano con Lopez, insieme cercano di mettere pressione a Roglic, ma senza ottenere grossi risultati. Corre con attenzione e non perde mai la bussola, a differenza del compagno di squadra. Il suo è u secondo posto meritatissimo, come nel 2018, se consideriamo anche le fatiche accumulate al Tour de France. VOTO: 7,5
JACK HAIG: Finalmente riesce a fare classifica in un grande giro. Senza subire pressioni e senza dividersi i ruoli di capitano con nessun altro (Landa si fa fuori praticamente subito) conquista il gradino più basso del podio finale. VOTO: 7,5
ADAM YATES: Il britannico sfiora il podio. Col senno di poi conveniva dargli carta bianca sin dall’inizio della corsa. Appena Bernal dà segni di cedimento, nella seconda settimana inizia a curare la classifica generale dove risale tappa dopo tappa. VOTO: 7
CLEMENT CHAMPOUSSIN: Il corridore della AG2R Citroën Team riesce a vincere per la prima volta in carriera una tappa in un Grande Giro, un successo meritato dopo averci provato più volte in precedenza. VOTO: 7
GINO MADER: Lo svizzero si era fatto conoscere dal grande pubblico durante il Giro d’Italia 2021 con la vittoria a San Giacomo. In Spagna si dedica alla classifica generale e sorprendentemente termina al quinto posto, piazzamente che gli consente anche di vincere la classifica dedica ai giovani. VOTO:7
JASPER PHILIPSEN: Dopo un Tour de France non all’altezza ha la sua rivincita alla Vuelta. Il velocista della Alpecin-Fenix si sblocca con due belle vittorie a Burgos e ad Allbacete. VOTO: 7
SEPP KUSS: Il giovane corridore della Jumbo-Visma è un tuttofare. Fa il gregario quando serve per Roglic, cura la classifica generale e nel frattempo prova a vincere qualche tappa salendo sul podio di giornata. In molti altri team farebbe sicuramente il capitano. VOTO: 7
ANDREA BAGIOLI: Il giovane ciclista della Deceuninck-QuickStep non sfigura al cospetto di ciclisti più esperti e navigati di lui. Lavora per il capitano di giornata quando c’è da lavorare e si prende le sue responsabilità quando ha il via libera. Raccoglie un terzo posto sull’Alto de la Montaña de Cullera e un secondo posto a Cordoba, lanciando ottimi segnali per il futuro. VOTO: 6,5
DAMIANO CARUSO: Il siciliano è strepitoso nella tappa dell’Alto de Velefique, sul quale va a vincere partendo da lontano. Nei giorni successivi la condizione lo abbandona e si accontenta di terminare la corsa in modo decoroso. Di gran lunga il miglior italiano nei Grandi Giri in questa stagione ciclistica 2021. VOTO: 6,5
FLORIAN SENECHAL: Il corridore della Deceuninck-QuickStep riesce a trionfare a Villanueva de la Serena dopo aver lavorato tanto nei finali di tappa per il proprio capitano Jakobsen. Un successo meritato per un corridore talentuoso e generoso. VOTO: 6,5
GUILLAUME MARTIN: Entrando nella fuga bidone della decima tappa si ritrova al secondo posto in classifica generale. Da lì in poi si mette a difendere la top ten finale e ci riesce chiudendo al nono posto. VOTO: 6,5
ODD CHRISTIAN EIKING: Il corridore della Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux conquista la Maglia Rossa grazie ad una fuga bidone e riesce a mantenere il primato per ben sette tappe finché è costretto a cedere ai big. VOTO: 6,5
REIN TAARAMAE: L’estone della Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux riesce a rubare, per due tappe, la Maglia Rossa a Roglic grazie alla fuga vittoriosa verso il Picón Blanco. Un risultato meritato che mancava dal 2016, quando trionfò in Italia a Sant’Anna di Vinadio. VOTO: 6,5
ROMAIN BARDET: Il corridore del Team DSM parte a rilento per per attaccare nella seconda settimana, dove riesce a vincere a Pico Villuercas. Si riperde nell’ultima settimana dove attacca ancora, ma stavolta la gamba gira a vuoto. VOTO: 6,5
ALBERTO DAINESE: Molto incoraggiante l’esordio del giovane veneto in un Grande Giro. Tanti piazzamenti in volata al cospetto di rivali più quotati che lasciano presagire un futuro roseo. VOTO: 6
ANDREAS KRON: Il giovanissimo danese della Lotto Souda lè un peperino. Sempre attivo, lo si è spesso visto in azione in molte fughe. VOTO: 6
DAVID DE LA CRUZ: Senza infamia e senza lode, correndo con costanza sfrutta le débâcle degli avversari riuscendo a centrare un posto nei primi dieci della classifica generale. Buona la cronometro finale di Santiago de Compostela, grazie alla quale guadagna il settimo posto. VOTO: 6
EGAN BERNAL: Non si presenta al via nelle migliori condizioni fisiche e cerca di trovare il colpo di pedale giusto, che non troverà mai nonostante non ci pensi due volte per tentare qualche sortita. VOTO: 6
FELIX GROßSCHARTNER: Una Vuelta di Spagna corsa con molta costanza e attenzione. Quando ha terreno e spazio per attaccare lo fa; una volta entrato in classifica si mette a curarla e riesce a terminare a Santiago de Compostela al decimo posto. VOTO: 6
KENNY ELISSONDE: Il portacolori della Trek-Segafredo parte forte e riesce a conquistare, anche se solo per pochi giorni, la Maglia Rossa. VOTO: 6
LOUIS MEINTJES: Dopo tanto tempo lo troviamo a lottare per un posto nella top ten della classifica generale. La sfortuna vuole che debba lasciare la corsa sul più bello a causa di una caduta. VOTO: 6
MICHAEL MATTHEWS: L’australiano corre senza risparmiarsi fin dalla prima settimana, raccogliendo piazzamenti qua e là. Gli manca lo spunto decisivo, un problema che si protrae da più di un anno ormai. VOTO: 6
ALEX ARANBURU: Parte bene già dal prologo di Burgos, dove arriva secondo, e poi si piazza quinto nella tappa in linea successiva. Si perde dalla terza tappa in poi fino al ritiro causato da una caduta. Di gran lunga il migliore dall’Astana in questa edizione della Vuelta. VOTO: 5,5
JESUS HERRADA: Attivo solo sul Pico Villuercas, dove deve arrendersi ad un Bardet in giornata di grazia. VOTO: 5,5
JON ABERASTURI: L’esperto velocista della Caja Rural – Seguros RGA prova a rendersi utile negli arrivi in volata. Tanta buona volontà ma risultati non certo eccelsi. VOTO: 5,5
MATTEO TRENTIN: Il trentino della UAE Team Emirates non riesce a vincere una tappa. Corre con aggressività e sagacia, ma il suo guizzo vincente si è un po’ arruginito. VOTO: 5,5
RICCARDO MINALI: Il venticinquenne velocista della Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux non riesce a fare il salto di qualità tra i professionisti mentre il tempo passa inesorabilmente e i risultati non arrivano. VOTO: 5,5
ARNAUD DEMARE: Viene beffato da Jakobsen nella quarta frazione con arrivo a Molina de Aragón; da lì in poi si eclissa e non lo si vede più. VOTO: 5
DANIEL NAVARRO: Il corridore della Burgos-BH paga la non giovane età; tanta fatica solo per entrare nelle fughe di giornata. VOTO: 5
GIULIO CICCONE: Una Vuelta in chiaroscuro per l’abruzzese. Prova a far classifica, ci mette ardore e sacrifico ma il risultato non è dei migliori. Purtroppo una caduta all’inizio dell’ultima settimana lo costringe al ritiro. Gli manca ancora la costanza nei Grandi Giri per fare quel salto di qualità che tutti si aspettano da lui. VOTO: 5
LILIAN CALMEJANE: Tanti passaggi a vuoto per il transalpino della AG2R Citroën Team. Gli manca una vittoria di tappa in un Grande Giro dal 2017, ci saremmo aspettati una condotta di corsa più aggressiva, considerando anche che la Vuelta è stata l’unica corsa di tre settimane in cui ha partecipato quest’anno. VOTO: 5
LUIS ANGEL MATE’: Il corridore della Euskaltel – Euskadi doveva essere il portabandiera del team, ma conclude la corsa senza nessuna azione degna di nota. VOTO: 5
SEP VANMARCKE: Tappe adatte alle sue caratteristiche non ce n’erano tante, eppure lui non fa molto per ritagliarsi lo spazio necessario per attaccare o provare a conquistare una posizione d’onore. VOTO: 5
MIKEL LANDA: Un crescendo di delusioni dopo essere arrivato al via nella migliore forma fisica possibile. Cadute, giri a vuoto e distrazioni fino al ritiro nella diciassettesima tappa. Ancora un’occasione sprecata per il basco. VOTO: 4
MIGUEL ANGEL LOPEZ: Si ritira durante l’ultima tappa in linea della Vuelta, quando era in piena corsa per il podio finale pochi giorni dopo la splendida vittoria sull’Altu d’El Gamoniteiru. Per lui una crisi di nervi che non è stata ancora digerita in casa Movistar. Lascia la Vuelta nel peggior modo possibile, inaccettabile da parte di un professionista. VOTO: 2
FABIO ARU: Il sardo dice addio al ciclismo su strada a soli 31 anni, terminando la sua avventura sulle due ruote proprio nella corsa che gli ha regalato l’emozione più grande. Era il 2015 quando Aru vinse la Vuelta superando corridori come Joaquin Rodriguez, Nairo Quintana e Tom Dumoulin. Dopo i podi sorprendenti del Giro d’Italia aveva conquistato un Grande Giro proprio come Nibali (anche lo “Squalo” iniziò a dominare le corse di tre settimane proprio partendo dalla Vuelta). Fabio sarà accostato come rivale ed erede ciclistico al siciliano, dopo Coppi-Bartali e Moser-Saronni la stampa e gli appassionati italici pregustavano una nuova rivalità tutta tricolore. Invece non sarà così. Problemi fisici, psicologici e caratteriali gli hanno impedito di continuare a lottare per risultati importanti. Ultima vittoria nel 2017, tappa e Maglia Gialla conquistata al Tour de France da campione italiano in carica, troppo tempo per un corridore che a soli 24 anni trionfava a Plan di Montecampione entrando di prepotenza tra i big del ciclismo mondiale. VOTO ALLA CARRIERA: 6,5
Luigi Giglio
TOUR OF BRITAIN 2021: LA FUGA ARRIVA E CARPENTER È LEADER
Arriva la fuga nella tappa numero due della corsa britannica e cambia il leader della classifica con il passaggio delle insegne del primato dalle spalle di Wout Van Aert a quelle del protagonista di giornata, Robin Carpenter
È Robin Carpenter (Rally Racing) ad aggiudicarsi la seconda tappa di questo Tour of Britain e ad issarsi in testa alla classifica generale in attesa della cronosquadre di oggi. 184 sono i chilometri da percorrere tra Sherford e Exeter, caratterizzata da un’altimetria che non offre un attimo di respiro. Fin dal mattino se ne vanno in cinque: Carpenter, Leon Mazzone (Saint Piran), Bjergfelt (SwiftCarbon), Jacob Scott (Canyon) e Nícolas Sessler (Global6). Il gruppo lascia fare, forse anche troppo, e i cinque raggiungono così i 7’ di vantaggio prima di iniziare a perdere qualche pezzo. I primi a mollare sono Mazzone e Bjergfelt, che mollano lungo la salita di Rundlestone. Lo scollinamento di Warren House miete la terza vittima, Sessler, mentre dietro la Jumbo cerca invano di recuperare terreno sulla coppia al comando.
Su un successivo strappo, a venticinque km dal traguardo, Carpenter si invola in solitario, quando ancora ha 4’ di vantaggio e il gruppo, ora tirato dalla Qhubeka, è in forte rimonta. Il tempo è poco e nei successivi venti chilometri il leader della corsa perde solo metà del suo vantaggio. Arriverà con poco più di 30” sul gruppo regolato da Ethan Hayter (Ineos) su Alex Peters (SwiftCarbon). Ancora nella topten si piazzano Kristian Sbaragli (Alpecin) e Giacomo Nizzolo (Qhubeka), rispettivamente nono e decimo.
In generale Carpenter guida con 22” sul primo leader della corsa Wout Van Aert (Team Jumbo-Visma) e con 26” su Hayter; seguono Gonzalo Serrano (Movistar) e Peters a 28”, tutti gli altri a 32”.
Oggi è prevista la prima delle due frazioni decisive, una cronosquadre lunga poco meno di 20 Km che si concluderà presso il Giardino Botanico Nazionale del Galles.
Andrea Mastrangelo

L'affermazione di Carpenter nella seconda tappa del Tour of Britain (foto Bettini)
06-09-2021
settembre 6, 2021 by Redazione
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TOUR OF BRITAIN
Lo statunitense Robin Carpenter (Rally Cycling) si è imposto nella seconda tappa, Sherford – Exeter, percorrendo 183.9 Km in 4h45′56″, alla media di 38.589 Km/h. Ha preceduto di 33″ i britannici Ethan Hayter (INEOS Grenadiers) e Alex Peters (SwiftCarbon Pro Cycling). Miglior italiano Kristian Sbaragli (Alpecin-Fenix), 9° a 33″. Carpenter è il nuovo leader della classifica con 22″ sul belga Wout Van Aert (Jumbo-Visma) e 26″ su Hayter. Miglior italiano Giacomo Nizzolo (Team Qhubeka NextHash), 8° a 32″
POKER PIÙ TRIS PER REY ROGLIČ: E LA VUELTA SI FA GRANDE
Roglič si porta a casa la terza Vuelta di fila, una più bella dell’altra. Cresce la qualità del percorso e anche quella dei rivali, garantendo spettacolo e non solo muri fino a tutta l’ultima settimana.
L’ultima crono corona con coerenza un percorso davvero di spessore, e in linea con lo stesso stile a cui va improntandosi la corsa iberica: meno strilli e più sostanza, coniugando tradizione e grandi novità. Si recupera in gran parte il tracciato del 1993 su cui duellarono gli svizzeri Zülle e Rominger, in quella che fu la seconda vittoria su tre consecutive del fenomenale Tony, un primato condiviso con Heras (che ne ha una quarta “separata”) e ora eguagliato dal tris di Roglič con gran retrogusto di corsi e ricorsi storici, tanto più che in questa edizione la bandiera svizzera torna a sventolare grazie alle prodezze del giovanissimo Gino Mäder, maglia bianca finale superando a sorpresa (non certo grazie a questa crono!) un mostro sacro come Bernal.
Quest’ultima tappa era a uno sguardo superficiale la tipica “crono leggera” di tante Vuelte recenti, senza asperità troppo evidenti, ma in realtà si svolgeva su un tracciato estenuante che obbliga gli atleti a tre quarti d’ora almeno di intensità brutale, specialmente dopo una terza settimana finalmente degna di un Grande Giro, ovverosia durissima. Roglič non regala niente a nessuno, e chiude il circolo aperto fin dalla prima tappa, da una cattedrale storica all’altra, da Burgos a Santiago de Compostela. Quadripletta, perché alle due crono si aggiungono due arrivi che per la Vuelta sono leggenda quali il muro di Valdepeñas de Jaén e l’ascesa ai Lagos de Covadonga, in questo caso con fuga da lontano. Continuità e polivalenza, attacchi a lungo raggio: insomma il Roglič migliore che avevamo cominciato a scordare in tempi di scattini finali e imbarazzi nella terza settimana.
La cronaca del giorno rileva una iniziale curiosità, con la maglia nera Josef Černý, ultimo in generale e dunque primo a partire, che segna subito un tempone, tanto da restare fisso sulla “hot seat” di chi gode del crono migliore mentre sfilano una metà buona degli atleti in gara: e alla fine sarà ottimo quarto. Dopodiché resta da annotare abbastanza poco: il bel balzo in generale di David de la Cruz, che così si conferma settimo per la terza volta in carriera (numero magico!); l’assalto fallito di Yates al podio dacché, dopo aver rosicchiato secondi a Haig nei primi parziali, l’inglese crolla nel finale; le notevolissime prestazioni di Mas o Bernal, in top ten di tappa, pur a un paio di minuti da Rogla e comunque senza che ciò smuova la classifica finale.
Ma più di tutto, sostanzialmente, la già anticipata razzia dello sloveno nello strappare in extremis il trionfo al danese Magnus Cort, gran cacciatore di tappe polivalente che a diverse edizioni della gara spagnola deve un terzo delle sue vittorie totali in carriera: quest’anno Cort – che se ne va comunque con una tripletta – voleva proprio fare il numero alla Wout Van Aert, avendo già vinto sul primo arrivo in salita, in cima a uno strappo breve ma durissimo, poi di nuovo la seconda settimana, stavolta allo sprint, e infine con una gran fuga durante la terzultima tappa; una per settimana, appunto, ma gli mancava giusto la cronometro, per l’appunto sfiorata per una dozzina di secondi. In aggiunta, e con merito, arriva il riconoscimento di corridore più combattivo di tutto il GT.
Tanta qualità e forma clamorosa, a rappresentare un tratto caratterizzante di questa Vuelta, ovvero la strabordante superiorità di alcuni corridori che, per le ragioni che siano, hanno trovato un livello prestazionale clamoroso, che solo il futuro definirà poi come un salto di qualità al vertice assoluto del ciclismo oppure un contingente momento di grazia.
È il caso delle maglie secondarie, vinte entrambe da plurivincitori di tappa, giovani, già noti per essere promettenti, e con davanti tutta una carriera per confermarsi: Fabio Jakobsen, che rallegra tutti con il suo ritorno ad alto livello dopo lo spaventoso incidente del Giro di Polonia dell’anno scorso, conquista tre tappe e la maglia verde, dapprima piegando la resistenza del solido Philipsen (già appoggiato alla morte dalla sua Alpecin-Fenix in quel del Tour, dove però collezionò solo una sfilza di podi), e poi, nella seconda metà della Vuelta, sopravvivendo a un percorso ostile come pochi alle ruote veloci.
Per quanto invece concerne i pois blu della classifica Gpm, se la porta a casa assieme a due tappe l’australiano Storer, autore di impressionanti raid solitari: come anche altri atleti in quest’edizione, pensiamo alle imprese spettacolari di Caruso e Majka, ma nel caso dell’australiano – meno rodato dei suddetti campioni – con la supplementare capacità di ripetere le proprie gesta come un autentico coniglietto Duracell. Rimane il mistero dell’ultima tappa in linea, in cui due compagni di team, cioè lo stesso Storer e Bardet, si trovano in fuga a competere per la maglia a pois blu finale, pressoché appaiati nel punteggio. Tuttavia Bardet, pure lui vincitore di un tappone indimenticabile, rinuncia platealmente alla sfida: tutto fa allora pensare a un ordine di squadra, per cui si sia patteggiata in ammiraglia una strategia entro la quale Storer raccoglie i punti dei Gpm e poi aiuta Bardet a vincere la frazione. Ma in corsa così non è: il regalo di Bardet non trova riscontri nell’atteggiamento di Storer, che fa la propria gara con invididualismo totale, tant’è che la vittoria finirà poi altrove, premiando la tenacia e l’azzardo di Champoussin. Giusto comunque che la classifica finale dei Gpm premi l’avventuroso baby australiano, inconfondibile per la carnagione lattea e il viso paffuto.
Discorso simile per il podio di Jack Haig, primo australiano a centrare l’obiettivo dai tempi di Cadel Evans. Se ne conoscevano le doti, spesso sfruttate in operazioni di gregariato, sarà da capire se farà testo questa Vuelta in cui tutto il Team Bahrain, come accaduto lungo l’intera stagione, è investito da un’ondata di forma collettiva impressionante, che pare risparmiare il solo Mikel Landa, giunto a corto di condizione per incidenti pregressi e ritiratosi esausto a metà gara. Enormi complimenti, ad ogni modo, per aver tenuto duro dopo un inizio difficile, in una Vuelta che stavolta premia il fondo ed è – finalmente! – capace di alterare almeno in parte i valori espressi dal primo arrivo in salita. Spettacolare la tattica aggressiva dei Bahrain nell’ultima tappa in linea, un capolavoro di tracciato che incorporava lo spirito delle grandi classiche più selettive, a mezzo cammino fra Ardenne e Lombardia. Ne fa la spese fino al ritiro Superman López, in crisi di nervi e in polemica col team: per una volta l’ammiraglia Movistar ci aveva visto giusto raccomandandogli di non tirare – in chiave bluff, naturalmente – ma i precedenti trattamenti tattici riservati dallo squadrone spagnolo ad atleti latinoamericani hanno generato un’incomprensione di fondo sfociata nel conflitto aperto. Una delle storie di questa Vuelta già pronta per la godibilissima serie Netflix che segue anno dopo anno la squadra iberica.
Proprio López, che è ad oggi l’unico atleta dimostratosi su strada capace di battere frontalmente i fenomeni sloveni in un faccia a faccia su salite lunghe e dure (qui l’inedito e fantastico Gamoniteiru), era stato uno degli avversari che avevano potentemente qualificato la prestazione peraltro dominante di Roglič. Con lui un sempre più maturo Mas, reduce da un Tour combattuto con dignità fino all’ultimo giorno e fino a un tutt’altro che spregevole sesto posto in GC finale: qui immune a crisi di forma o di nervi, il maiorchino merita rispetto crescente essendo uno dei pochissimi la cui precocità si va traducendo in continua crescita sportiva. Questo secondo posto vale veramente oro, stante l’intoccabilità di Rogla, che non ha avuto nemmeno le sue tipiche flessioni nella terza settimana, anzi! Venire dal Tour non è cosa da poco, e quindi giù il cappello anche per l’unico altro protagonista che il Tour quest’anno l’aveva già finito in bellezza, Guillaume Martin, che esce dall’etichetta folkloristica di “ciclista filosofo” per confermarsi atleta magari non da titoloni ma di valore indiscutibile, con una doppia top ten nei due GT consecutivi conquistata a suon di fughe tutt’altro che bidone. Se nel testa a testa finale non fa sgorgare i fiumi di watt dei contendenti di punta, trova comunque il modo di ritagliare e soprattutto difendere una classifica generale di pregio assoluto.
Chi però vanta il merito di aver trasformato con il proprio tocco questa Vuelta e la vittoria di Roglič in oro puro è il grande sconfitto, Egan Bernal. Espulso come Superman López dalla lotta per il podio nel corso della “piccola Liegi” di sabato, vittima della normale rotazione di scatti e controscatti per cui la mossa che segue il tuo assalto ti lascia steso, Egan ha inghiottito amaro e incassato minutini qui e là per mezza Vuelta, a corto di brillantezza e cambio di ritmo. Poi, come detto, la musica è cambiata perché per una volta (e speriamo che per molte altre volte in futuro) la Vuelta si ricorda di essere un GT, e come tale gara per uomini di fondo. Col passare delle tappe Bernal trova la gamba e con essa una aggressività crescente, l’attitudine di chi ha già un palmarés per il quale conta solo vincere: si susseguono i tentativi, gli attacchi, e non cesseranno fino appunto a quelli un po’ kamikaze della penultima frazione. Il gioiello è però la tappa di Covadonga: finale mitico, durissimo, preceduto da un circuito con la meno mitica (perché inedita) ma tremenda Collada Llomena, la cui funzione sembrava essere indurire le gambe, in quanto troppo separata dalla salita finale, con 40 km di pianura di mezzo. Ma Bernal ci prova lo stesso, e a fondo, a oltre 60 km dalla linea di meta. Non ce n’è per nessuno, gruppo a pezzi. O meglio, per qualcuno ce n’è: Roglič è l’unico con le gambe e il coraggio per lanciarsi nel folle volo con Bernal, dapprima col privilegio tattico di stare solo a ruota, ma poi, in pianura, collaborando attivamente all’impresa. Due campioni in fuga, il peloton sparpagliato. Una meraviglia. Roglič corona con il successo di giornata, mantenendo intatto il vantaggio pregresso dopo l’enorme sforzo, Bernal si stacca ma arriva comunque con i migliori inseguitori. Ciclismo allo stato puro, e in una tappa vera, di 180 km, come oltre 200 misurava pure la classica dell’ultimo sabato. Alla faccia delle tappette tapas.
Qualità dei contendenti, qualità del tracciato, una corsa che vive qualche momento di stanca solo nella seconda settimana, dove gli splendidi percorsi di media montagna vengono lasciati in pasto a peraltro nobili fughe. Ma spettacolo e tensione rimangono sempre altissimi tanto in una prima settimana equilibrata epperò già veemente quanto in una settimana conclusiva all’altezza come non mai. L’ultima volta in cui la Vuelta era stata oltre ogni ragionevole dubbio il miglior GT dell’anno era stato nel 2012, con candidatura ragionevole ma meno netta anche per il 2014. Da quando la corre Roglič di nuovo la Vuelta alza la cresta, e quest’anno decidere quale sia stato il GT migliore è davvero arduo. Ma almeno su questo non c’è dubbio alcuno: una gran Vuelta incorona Roglič e un gran Roglič incorona la Vuelta.
Gabriele Bugada

Il podio della Vuelta 2021 (foto Bettini)
TOUR OF BRITAIN 2021: VAN AERT APRE LE DANZE
Si è corsa quest’oggi la prima frazione del Tour of Britain 2021, corsa che eleggerà il successore di Mathieu van der Poel, ultimo vincitore dell’ultima edizione corsa nel 2019.
Come da copione standard la frazione è svicolata via con una lunga fuga di giornata alla quale non è mai stato lasciato troppo spazio. Max Walker (Trinity Racing), Joey Rosskopf (Rally Racing), Nickolas Dlamini (Qhubeka), Jacob Scott (Canyon) ed Oliver Stockwell (nazionale britannica) vengono tenuti sempre a distanza di sicurezza (vantaggio massimo di 3 minuti) fino al GPM di Old Carnon Hill, quando il gruppo, comandato da Jumbo e Deceunink, inizia a recuperare in vista dell’arrivo. Il ricongiungimento avviene a circa 20 km dal traguardo, con i fuggitivi che nel frattempo avevano già perso qualche pezzo rimanendo solo in tre.
Nulla da segnalare nel tratto successivo, ad eccezione di una caduta negli ultimi chilometri, fino alla rampa finale di Bodmin sulla quale un attacco di Julian Alaphilippe (Deceunink) dà fuoco alle polveri scatenando Wout Van Aert (Jumbo), che salta tutti i concorrenti avviandosi a vestire la prima maglia di leader.
Alle sue spalle si piazzano Nils Eekhoff (DSM) e Gonzalo Serrano (Movistar), menrre il francese in maglia iridata chiude solo ottavo alle spalle di Giacomo Nizzolo (Qhubeka). Per l’Italia da segnalare anche il decimo posto di Kritian Sbaragli (Alpecin).
Oggi si corre la seconda frazione, 183 Km vallonati disegnati tra Sherford ed Exeter, traguardo particolarmente adatto alle caratteristiche di Van Aert, che potrebbe fare il bis alla vigilia di una tappa fondamentale per la corsa britannica, la cronosquadre del National Botanic Garden of Wales
Andrea Mastrangelo

Van Aert inaugura l'edizione 2021 del Giro della Gran Bretagna (foto Bettini)
COLBRELLI VINCE IL BENELUX TOUR, A MOHORIC L’ULTIMA TAPPA
Ancora una giornata di festa in casa Bahrain-Victorious con la coppia Mohoric-Colbrelli. Il campione nazionale sloveno ha vinto la tappa mentre quello italiano è salito sul secondo gradino del podio e si è aggiudicato la classifica finale del Benelux Tour.
Arrivo in solitaria oggi a Geraardsbergen per Matej Mohoric. Il campione nazionale sloveno della Bahrain-Victorious ha staccato di una decina di secondi il compagno di squadra Sonny Colbrelli, primo ieri e secondo oggi. Questo arrivo a ruoli invertiti rispetto a ieri non ha sgretolato i sogni di gloria del “Cobra” che ha mantenuto la leadership nella generale davanti a Mohoric, preceduto di 29 secondi. Terzo di giornata è stato un altro corridore spesso piazzato in questa competizione, ovvero Tom Dumoulin (Team Jumbo-Visma), arrivato 15” dopo lo sloveno.
Quanto fatto vedere in queste sette tappe nordeuropee fa ben sperare in vista del campionato europeo di Trento, che domenica prossima vedrà i professionisti sfidarsi nella prova in linea domenica prossima.
Per quanto concerne le classifiche accessore del Benelux Tour la classifica a punti è andata a Danny van Poppel (Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux) che ha distaccato di 8 punti proprio Colbrelli; il belga Arjen Livyns si è imposto in quella del traguardi volanti (Bingoal Pauwels Sauces WB) mentre è stata inevitabilmente la Bahrain-Victorious dei primi due della classifica generale a portare a casa anche la vittoria nella classifica a squadre, nella quale ha distanziato di ben nove minuti l’Alpecin-Fenix.
Mario Prato

Il podio del Benelux Tour 2021 (foto Bettini)
05-09-2021
settembre 5, 2021 by Redazione
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VUELTA A ESPAÑA
Lo sloveno Primož Roglič (Team Jumbo-Visma) si è imposto nella ventunesima ed ultima tappa, cronometro individuale Padrón – Santiago de Compostela, percorrendo 33.8 Km in 44′02″, alla media di 46.056 Km/h. Ha preceduto di 14″ il danese Magnus Cort Nielsen (EF Education-NIPPO) e di 52″ l’olandese Thymen Arensman (Team DSM). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain Victorious), 16° a 2′35″. Roglič si impone in con 4′42″ sullo spagnolo Enric Mas Nicolau (Movistar Team) e 7′40″ sull’australiano Jack Haig (Bahrain Victorious). Miglior italiano Caruso, 17° a 1h05′31″
BENELUX TOUR
Lo sloveno Matej Mohorič (Bahrain – Victorious) si è imposto nella settima ed ultima tappa, Namur – Geraardsbergen, percorrendo 177.9 Km in 3h50′56″, alla media di 46.221 Km/h. Ha preceduto di 11″ l’italiano Sonny Colbrelli (Bahrain – Victorious) e di 15″ l’olandese Tom Dumoulin (Jumbo-Visma). Colbrelli si impone in classifica con 29″ su Mohorič e 1′14″ sul belga Victor Campenaerts (Team Qhubeka NextHash)
TOUR OF BRITAIN
Il belga Wout Van Aert (Jumbo-Visma) si è imposto nella prima tappa, Penzance – Bodmin, percorrendo 180.8 Km in 4h33′36″, alla media di 39.649 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Nils Eekhoff (Team DSM) e lo spagnolo Gonzalo Serrano Rodríguez (Movistar Team). Miglior italiano Giacomo Nizzolo (Team Qhubeka NextHash), 7° a 2″. Van Aert è il primo leader della classifica con 4″ su Eekhoff e 6″ su Serrano Rodríguez. Miglior italiano Nizzolo, 7° a 12″
TURUL ROMANIEI
Il polacco Patryk Stosz (Voster ATS Team) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, circuito di Bucarest, percorrendo 116 Km in 2h15′23″, alla media di 51.41 Km/h. Ha preceduto allo sprint il serbo Dušan Rajović (nazionale serba) e il rumeno Eduard Michael Grosu (nazionale rumena). Miglior italiano Andrea Guardini (Giotti Victoria-Savini Due). Il polacco Jakub Kaczmarek (HRE Mazowsze Serce Polski) si impone in classifica con 4″ sul rumeno Serghei Țvetcov (Wildlife Generation Pro Cycling) e 5″ sul connazionale Szymon Rekita (Voster ATS Team). Miglior italiano Davide Rebellin (Work Service Marchiol Vega), 6° a 26″
A TRAVERS LES HAUTS DE FRANCE
Il neozelandese Campbell Stewart (Black Spoke Pro Cycling) si è imposto anche nella terza ed ultima tappa, Albert – Le Cateau-Cambrésis, percorrendo 175.3 Km in 4h08′59″, alla media di 42.243 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Jensen Plowright (Team BridgeLane) e il francese Jason Tesson (St Michel-Auber 93). Due italiani in gara: Filippo Ridolfo (Novo Nordisk Development) 60°, Filippo Fortin (Team Vorarlberg) 90° (entrambi con i tempi dei primi). Tesson si impone in classifica con lo stesso tempo di Stewart e 13″ sull’olandese Marijn van den Berg (Groupama-FDJ Conti). Fortin 29° a 20″, Ridolfo 43° a 20″
TOUR DU DOUBS
Il francese Dorian Godon (AG2R Citroën Team) si è imposto nella corsa francese, Morteau – Pontarlier, percorrendo 201 Km in 4h55′07″, alla media di 40.865 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’eritreo Biniam Ghirmay Hailu (Intermarché-Wanty-Gobert) e il belga Tom Paquot (Bingoal Pauwels Sauces WB). Miglior italiano Simone Ravanelli (Androni Giocattoli-Sidermec), 33° a 18″
GIRO DELLA REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA
L’austriaco Daniel Auer (WSA KTM Graz) si è imposto nella terza ed ultima tappa, Mortegliano – Pordenone, percorrendo 157 Km in 3h13′11″, alla media di 48.762 Km/h. Ha preceduto di 4″ il belga Michiel Stockman (Team SKS Sauerland NRW) e di 8″ l’italiano Davide Bauce (Gallina-Ekotek-Colosio). Il tedesco Jonas Rapp (Hrinkow Advarics Cycleang) si impone in classifica con 19″ sullo spagnolo José Félix Parra Cuerda (Equipo Kern Pharma) e 1′30″ sull’italiano Antonio Puppio (Team Qhubeka).
CERATIZIT CHALLENGE BY LA VUELTA (Donne)
La belga Lotte Kopecky (Liv Racing) si è imposta nella quarta ed ultima tappa, As Pontes – Santiago de Compostela, percorrendo 107.4 Km in 2h29′37″, alla media di 43.07 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiana Elisa Longo Borghini (Trek-Segafredo) e di 4″ la britannica Anna Henderson (Jumbo-Visma Women Team). L’olandese Annemiek van Vleuten (Movistar Team) si impone in classifica con 1′34″ sull’elvetica Marlen Reusser (Alé BTC Ljubljana) e 3′12″ sull’elvetica Elise Chabbey (CANYON//SRAM Racing). Miglior italiana Marta Cavalli (FDJ Nouvelle-Aquitaine Futuroscope), 4° a 3′30″.
LA TAPPA DEL GIORNO: PADRÓN – SANTIAGO DE COMPOSTELA
settembre 5, 2021 by Redazione
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Gran finale a cronometro per la Vuelta 2021, che quest’anno ha scelto di non arrivare nella solita Madrid. L’ultima tappa si disputerà sulle movimentate strade della Galizia, ricalcando il tracciato di una prova contro il tempo disputata alla Vuelta del 1993
Era da parecchie edizioni che la Vuelta non proponeva una cronometro così lunga all’ultimo giorno di gara. Per trovare una simile alla Padrón – Santiago de Compostela bisogna tornare indietro nel tempo fino al 2004, quando il Giro di Spagna terminò a Madrid con una prova contro il tempo di 28 Km vinta dallo spagnolo Santiago Pérez, mentre il suo connazionale Roberto Heras si difese e per 30 secondi conquistò la sua terza Vuelta. Due anni prima, invece, non gli era andata così bene perchè nella conclusiva Warner Bros Park – Madrid di 41 Km perse e di parecchio (2′14″) le insegne del primato, passate ad Aitor González. Venendo alla crono di quest’anno si disputerà sulla distanza di 34 Km ricalcando le rotte di un’altra tappa contro il tempo che fu proposta come ultima tappa della Vuelta. Era il 1993 e quel giorno si percorsero le medesime strade di oggi, anche se era maggiore di una decina di chilometri la distanza di gara, completata nel minor tempo da Alex Zülle, che rimase in sella per poco più di un’ora. La media dell’elvetico non fu elevatissima, poco meno di 44 Km orari, a causa di un tracciato non proprio da specialisti per la presenza di due tratti in salita. Il primo lo s’incontrerà a 13 Km dalla partenza e sarà il più difficile, un chilometro esatto al 7.5% al termine del quale saranno presi i primi tempi di gara. Ad una decina di chilometri dal traguardo si incontrerà la seconda ed ultima ascesa (mille metri al 6% e altro punto di rilevamento degli intermedi), ma anche il tratto conclusivo proporrà costantemente sotto le ruote dei corridori una lieve e costante pendenza. L’arrivo sarà in Plaza del Obradoiro, al cospetto della celebre cattedrale di Santiago de Compostela, punto terminale dello storico cammino percorso ogni anno da migliaia di pellegrini. Per avere l’attestato che certifica d’averlo effettuato bisogna dimostrare di aver percorso a piedi almeno 100 Km, ma non sarà così per i partecipanti alla Vuelta: per essere inclusi nella classifica generale dovranno aver terminato in sella alle loro bici l’intero percorso del Giro di Spagna. 3417 Km per la precisione!
METEO
Padrón – partenza primo corridore: poco nuvoloso, 24.8°C, vento moderato da SSW (12 km/h), umidità al 49%
Padrón – partenza maglia rossa: cielo sereno, 24°C (percepiti 25°C), vento debole da SW (5 km/h), umidità al 53%
Santiago de Compostela – arrivo primo corridore : poco nuvoloso, 31.3°C (percepiti 30°C), vento moderato da SSW (10-15 km/h), umidità al 28%
Santiago de Compostela – arrivo maglia rossa : cielo sereno, 27.8°C, vento debole da NNW (5-8 km/h), umidità al 41%
GLI ORARI DELLA VUELTA
Segnaliamo che la corsa non sarà seguita dalla RAI
16.29: partenza del primo corridore (Josef Černý) da Padrón
17.10: arrivo del primo corridore a Santiago de Compostela
17.50: inizio diretta su Eurosport 1 (circa un’ora e venti minuti dopo la partenza del primo corridore)
19.49: partenza di Primoz Roglic da Padrón
20.30: arrivo di Primoz Roglic a Santiago de Compostela
L’ANGOLO DELLA STORIA
Nonostante si tratti di una delle più celebri località spagnole non sono molte le volte nelle quali il Giro di Spagna ha proposto Santiago de Compostela nel suo tracciato, forse per non far scontrare troppo spesso la complessa macchina organizzativa della Vuelta con i numerosi pellegrini che giornalmente giungono al noto santuario galiziano. Il motivo è lo stesso per il quale Lourdes e il Tour de France si sono “incontrati” di persona in sole sei occasioni e di queste due sono stati arrivi di tappa e quattro meno “invasive” partenze. La Vuelta, che ha dimensioni più ridotte rispetto al gigantesco carrozzone della Grande Boucle, è finora riuscita a proporre 8 volte il traguardo in quel di Santiago, al quale è “pellegrinata” per la prima volta nel 1942, quando a imporsi fu lo spagnolo Antonio Andrés Sancho. Per i motivi sopra citati bisognerà attendere 40 anni esatti per rivedere la Vuelta sulle strade di Santiago, che nel 1982 sarà scelta per ospitare il cronoprologo, vinto da Marc Gomez, il corridore francese che esattamente un mese prima si era imposto a sorpresa, da neoprofessionista, alla Milano-Sanremo. Tre anni dopo sarà un corridore italiano a tagliare vittorioso questo traguardo, il mantovano Giambattista Baronchelli, al quale succederà nel 1989 lo spagnolo Joaquín Hernandez. Dopo aver ospitato la partenza assoluta nel 1982, Santiago avrà per la prima volta l’onore di ospitare l’arrivo della tappa conclusiva nel 1993, in occasione della citata crono vinta da Alex Zülle, che quel giorno rischiò di portar via la maglia amarillo al suo connazionale Tony Rominger, vincitore della sua seconda Vuelta (su tre conquistate consecutivamente) con appena 29 secondi di vantaggio. Dopo la seconda tappa dell’edizione 2007, vinta allo sprint dallo spagnolo Óscar Freire, Santiago tornerà ad essere ultimo traguardo della Vuelta nel 2014 e anche in quell’occasione si disputò una cronometro, anche se del tutto ininfluente per la classifica generale perchè quell’anno si scelse di proporre un facile tracciato in circuito di una decina di chilometri che porterà ancora il sigillo di un corridore italiano, il parmense Adriano Malori.

La cattedrale di Santiago de Compostela e l’altimetria della ventunesima tappa (www.ilcamminodisantiago.net)
04-09-2021
settembre 4, 2021 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
VUELTA A ESPAÑA
Il francese Clément Champoussin (AG2R Citroën Team) si è imposto nella ventesima tappa, Sanxenxo – Mos (Castro de Herville), percorrendo 202.2 Km in 5h21′50″, alla media di 37.697 Km/h. Ha preceduto di 6″ lo sloveno Primož Roglič (Team Jumbo-Visma) e di 8″ il britannico Adam Yates (INEOS Grenadiers). Miglior italiano Matteo Trentin (UAE-Team Emirates), 25° a 7′31″. Roglič è ancora maglia rossa con 2′38″ sullo spagnolo Enric Mas Nicolau (Movistar Team) e 4′48″ sull’australiano Jack Haig (Bahrain Victorious). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain Victorious), 17° a 1h02′56″
BENELUX TOUR
L’italiano Sonny Colbrelli (Bahrain – Victorious) si è imposto nella sesta tappa, Ottignies-Louvain-la-Neuve – Houffalize, percorrendo 207.6 Km in 4h55′27″, alla media di 42.159 Km/h. Ha preceduto di 42″ lo sloveno Matej Mohorič (Bahrain – Victorious) e il belga Jasper Stuyven (Trek-Segafredo). Colbrelli è il nuovo leader della classifica con 51″ su Mohorič e 53″ sul belga Victor Campenaerts (Team Qhubeka NextHash)
TURUL ROMANIEI
Il ceco Daniel Babor (Tufo-Pardus Prostějov) si è imposto nella quarta tappa, Brașov – Bucarest, percorrendo 159.3 Km in 3h19′20″, alla media di 47.95 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Daniel Smarzaro (D’Amico UM Tools) e Lorenzo Quartucci (D’Amico UM Tools). Il polacco Jakub Kaczmarek (HRE Mazowsze Serce Polski) è ancora leader della classifica con 4″ sul rumeno Serghei Țvetcov (Wildlife Generation Pro Cycling) e 5″ sul connazionale Szymon Rekita (Voster ATS Team). Miglior italiano Davide Rebellin (Work Service Marchiol Vega), 7° a 26″
A TRAVERS LES HAUTS DE FRANCE
Il neozelandese Campbell Stewart (Black Spoke Pro Cycling) si è imposto nella seconda tappa, Neuville-Saint-Rémy – Roisel, percorrendo 174.7 Km in 3h56′23″, alla media di 44.343 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Jason Tesson (St Michel-Auber 93) e l’olandese Marijn van den Berg (Groupama-FDJ Conti). Due italiani in gara: Filippo Fortin (Team Vorarlberg) 5°, Filippo Ridolfo (Novo Nordisk Development) 19° (entrambi con i tempi dei primi). Tesson è ancora leader della classifica con 6″ su Stewart e 9″ su Van den Berg. Fortin 16° a 16″, Ridolfo 29° a 16″
TOUR DU JURA CYCLISTE
Il francese Benoît Cosnefroy (AG2R Citroën Team) si è imposto nella corsa francese, circuito di Lons-le-Saunier, percorrendo 181.7 Km in 4h21′33″, alla media di 41.693 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Simone Velasco (Gazprom-RusVelo) e il francese Valentin Madouas (Groupama-FDJ)
GIRO DELLA REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA
Il tedesco Jonas Rapp (Hrinkow Advarics Cycleang) si è imposto nella seconda tappa, Casarsa della Delizia – Piancavallo, percorrendo 142 Km in 3h34′34″, alla media di 39.708 Km/h. Ha preceduto di 10″ lo spagnolo José Félix Parra Cuerda (Equipo Kern Pharma) e di 1′32″ l”italiano Antonio Puppio (Team Qhubeka). Rapp è il nuovo leader della classifica con 10″ su D’Parra Cuerda e 1′30″ su Puppio
CERATIZIT CHALLENGE BY LA VUELTA (Donne)
L’olandese Annemiek van Vleuten (Movistar Team) si è imposta anche nella terza tappa, Estación Invernal Cabeza de Manzaneda – Pereiro de Aguiar, percorrendo 107.9 Km in 2h41′53″, alla media di 39.992 Km/h. Ha preceduto di 2′48″ la tedesca Liane Lippert (Team DSM) e la polacca Katarzyna Niewiadoma (CANYON//SRAM Racing). Miglior italiana Elisa Longo Borghini (Trek-Segafredo), 4° a 2′51″. La Van Vleuten è la nuova leader della classifica con 1′34″ sull’elvetica Marlen Reusser (Alé BTC Ljubljana) e 3′20″ sull’elvetica Elise Chabbey (CANYON//SRAM Racing). Miglior italiana Marta Cavalli (FDJ Nouvelle-Aquitaine Futuroscope), 4° a 3′38″.