AGOSTO – SETTEMBRE 2022, TRA TOUR E MONDIALE (PASSANDO PER LA VUELTA)

luglio 29, 2022 by Redazione  
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La Vuelta e il mondiale sono i due “perni” attorno al quale ruoto la sessione estiva del calendario ciclistico. Terminato il Tour inizia la serie di corse a tappe che anticiperà la partenza della gara spagnola, prevista per il 19 agosto a Utrecht. Poi tutti i fari si sposteranno sull’Australia dove tra il 18 e il 25 settembre saranno assegnati i prestigiosi titoli iridati. E lungo il cammino per il mondiale ci sarà anche l’europeo di Monaco

26. È il numero dei giorni che intercorrono tra l’ultima tappa del Tour e la prima della Vuelta e già in molti stanno facendo il countdown, soprattutto chi è uscito con le ossa rotte della Grande Boucle e dal Giro d’Italia. Da diverse stagioni la corsa iberica è vista da molti come ancora di salvezza per dare un senso alla propria stagione e in un primo momento sembrava che al via della Vuelta si sarebbe schierato il grande sconfitto dell’ultimo Tour Tadej Pogacar, che aveva già stabilito di prendervi parte ben prima del suo crollo nel tappone del Granon e che poi ha deciso di rinunciarvi qualche giorno dopo la fine della Grande Boucle. Non sarà, invece, questo il caso di Richard Carapaz che, dopo aver perso alla penultima tappa un Giro che considerava vinto, ha puntato sulla Vuelta per la rivincita, ma sulle strade di Spagna dovrà sfidare proprio colui che l’aveva messo in croce sulla Marmolada, l’australiano Jai Hindley.

In attesa del via della Vuelta il mese di agosto proporrà una serie d’interessanti appuntamenti, anche se – tolta la Vuelta a Burgos – manca una corsa a tappe di specifica preparazione al Giro di Spagna perché quelle previste non sono particolarmente adatte agli scalatori, che invece ad aprile e giugno hanno molte più opportunità di prepararsi al meglio in vista di Giro e Tour.

Pur non presentando grandi salite, interessante si annuncia il tracciato del Giro di Polonia (30 luglio – 5 agosto), la cui 79a edizione sembra una versione “light” della Tirreno-Adriatico, scelta da Carapaz come tappa d’avvicinamento all’appuntamento con la Vuelta. A dare il “la” alla corsa polacca sarà una tappa di quasi 220 Km che si correrà tra Kielce e la storica città di Lublino, dove l’arrivo sarà allo sprint tra quei velocisti che non saranno stati respinti dallo strappo all’8% di pendenza massima che s’incontrerà all’interno dell’ultimo chilometro. Dopo la Chełm – Zamość, altra occasione per le ruote veloci, inizierà una serie di tre movimentate frazioni collinari al termine della quale si disputerà – al penultimo giorno di gara – una cronoscalata atipica che dovrebbe risultare decisiva per la vittoria finale. Non si dovrà, però, sottovalutare questo trittico che sarà aperto dalla tappa più lunga dell’edizione 2022, quasi 240 Km per pedalare da Kraśnik a Przemyśl, dove l’arrivo sarà posto in vetta a un doppio strappo (500 metri al 6.8%, tratto intermedio in quota e poi gli 800 metri finali al 10.5%) che fu proposto anche l’anno scorso, quando su questo traguardo s’impose il portoghese João Almeida: identici saranno anche i chilometri precedenti il finale, con tre brevi ascese da superare consecutivamente, sulle quali spicca quella diretta al santuario di Kalwaria Pacławska (2.1 Km al 9.2%). La Lesko – Sanok avrà, invece, l’aspetto delle tappe collinari meno impegnative della “Corsa dei due mari”, anche se i suoi 179 Km non saranno comunque una passeggiata per via dei quasi 2600 metri di dislivello da superare (400 in meno rispetto alla tappa di Torino del Giro), spalmati su di una quindicina di brevi ascese (la più lunga sarà di quasi 5 Km) non particolarmente pendenti. Simile ma leggermente più accidentata sarà la successiva Łańcut – Rzeszów (178 Km), tappa che precederà di ventiquattrore la frazione regina, la cronometro in salita da Gronków, villaggio rurale della cittadina di Nowy Targ, alla piccola stazione di sport invernali di Rusiński, situata a 929 metri di quota nel territorio municipale della località termale di Bukowina Tatrzańska, che così – pur con un finale di tappa inedito – ospiterà un arrivo della corsa polacca per il dodicesimo anno consecutivo. Abbiamo parlato di cronoscalata atipica perché degli 11.8 Km in programma i primi otto saranno in dolce falsopiano, salita vera s’incontrerà solamente nei successivi 2.2 Km al 6.1% per poi ritrovare il falsopiano nei 200 metri che precederanno lo scollinamento, superato il quale si dovranno poi percorrere quasi 1500 metri in quota, tra lieve discesa e pianura, per raggiungere la zona del traguardo. L’indomani l’atto conclusivo sarà rappresentato dalla Valsir – Cracovia, frazione di 178 Km che rappresenterà la terza opportunità riservata ai velocisti.

In parallelo al Polonia si correrà la Vuelta a Burgos (2-6 agosto), la cui 44a edizione sicuramente calamiterà gli interessi degli appassionati italiani per la presenza di Vincenzo Nibali, il quale poi andrà a disputare anche l’altra Vuelta, quella principale e una delle ultime corse della carriera dello “Squalo”. Per quanto riguarda le difficoltà altimetriche sono state confermate le tre ascese che sono inserite in “pianta stabile” nel percorso dal 2017, il Picón Blanco, le Lagunas de Neila e lo strappo del castello di Burgos, 900 metri al 5.3% in cima ai quali terminerà la prima tappa, un circuito di 153 Km e un finale che negli scorsi anni ha visto imporsi corridori del calibro di Mikel Landa e dei nostri Francesco Gavazzi e Giacomo Nizzolo, a conferma che anche i velocisti più resistenti possono far bene su questo traguardo. Anche nelle altre giornate a loro dedicate non avranno vita facile gli sprinter e così nel finale della successiva Vivar del Cid – Villadiego (158 Km) si dovrà superare a 5.5 Km dall’arrivo un dentello di 1600 metri al 5% che sembra pensato proprio per rompere le uova nel paniere delle squadre dei velocisti. I quasi 8 Km al 9.2% del Picón Blanco saranno il “faro” della terza tappa e, come già capitato l’anno scorso e a differenze delle edizioni passate, non si affronteranno come arrivo di tappa ma come GPM di passaggio, inseriti a 37 Km dalla conclusione della Quintana Martín Galíndez – Villarcayo. Un altro traguardo progettato per far tribolare i velocisti sarà quello della successiva frazione che da Torresandino condurrà in 169 Km all’area archeologica della colonia romana di Clunia Sulpicia, dove attenderà i corridori una rampa finale non ripida (media del 4.9%) che in passato ha sempre creato un po’ di scompiglio, respingendo i velocisti meno resistenti e portando anche gli uomini di classifica a sgomitare per la vittoria, talvolta anche riuscendo a guadagnare qualche secondo. Per ultima si disputerà la tappa più impegnativa che, dopo il via da Lerma, si concluderà 170 Km più avanti ai 1872 metri delle Lagunas de Neila, in vetta all’ascesa simbolo della corsa iberica, 12 Km al 6.2%, dei quali gli ultimi tre al 9.7%.

La settimana di Ferragosto qualcuno la trascorrerà al “fresco” poiché è in programma l’Arctic Race of Norway (11-14 agosto), la cui nona edizione è stata disegnata – per la prima volta nella storia di questa giovane corsa – interamente a sud del circolo polare artico. Sarà la cittadina di Mo i Rana ad accogliere partenza e arrivo della prima frazione, un circuito di 185 Km che dovrebbe favorire la vittoria di un velocista nonostante la presenza di due ascese di 1a e 2a categoria. Ancor più alla portata dei velocisti sarà la successiva Mosjøen – Brønnøysund, dopo la quale si disputeranno le due tappe chiave dell’edizione 2022, con la prima che scatterà da Namsos per concludersi a Levanger, dove il traguardo sarà posto al termine dell’ascesa della Skallstuggu summit, 3700 metri al 6% contenenti un muro di 1000 metri al 10.5% di pendenza media che termina poco prima dello striscione dell’ultimo chilometro. Considerata la brevità dell’ascesa i distacchi che potrà infliggere saranno giocoforza contenuti, rimandando il verdetto finale alla salita della Tyholt Tower (1.5 Km al 7.5%), che l’indomani dovrà essere ripetuta quattro volte nel circuito della conclusiva tappa di Trondheim, l’ultima quando mancheranno 5.5 Km al traguardo.

La vigilia di Ferragosto sarà, invece, il giorno del campionato europeo riservato alla categoria professionisti, quest’anno eccezionalmente disgiunto dai campionati delle altre categorie (donne élite escluse), che si sono svolti nel mese di luglio in Portogallo e nei quali l’Italia ha conquistato sei medaglie (due di bronzo, tre d’argento e l’oro nella cronometro a squadre mista junior). Questa gara, che l’Italia conquista ininterrottamente dal 2019 (nell’ordine con Matteo Trentin, Elia Viviani, Giacomo Nizzolo e Sonny Colbrelli) nel 2022 finirà nel palmarès di un velocista perché il tracciato disegnato per quasi 209 Km tra Murnau am Staffelsee e Monaco di Baviera presenta solo due brevi salite, inserite nel tratto in linea, mentre totalmente pianeggiante sarà il circuito finale, lungo 13 Km e mezzo e da ripetere cinque volte. La rassegna proseguirà poi con le cronometro (in programma il 17 agosto sul piatto circuito di Fürstenfeldbruck) e con la gara su strada delle donne élite, che pure si disputerà a Monaco (con partenza da Landsberg am Lech) la domenica successiva.

Nel frattempo il calendario UCI ProSeries proseguirà con la 32a edizione del Giro di Danimarca (16-20 agosto), che quest’anno presenterà la novità dell’assenza nel tracciato della cittadina di Frederiksberg, che fin dalla seconda edizione – con un paio di rare eccezioni – era la sede d’arrivo della tappa conclusiva. La corsa scandinava prenderà le mosse con una frazione prevalentemente pianeggiante di 222 km che porterà il gruppo da Allerød a Køge e che, a meno di sorprese (il vento da queste parti spesso provoca parecchia selezione), non dovrebbe sfuggire ai velocisti. Diverso il discorso per la tappa successiva, poiché inevitabilmente lascerà un profondo segno in classifica la cronometro di Assens, 12 Km e 200 metri privi di qualsivoglia difficoltà altimetrica che gli specialisti si berranno tutto d’un fiato. Molto insidiosa si annuncia la seguente Otterup – Herning, i cui 239 Km (si tratterà della frazione più lunga) saranno infarciti di 10 settori di strada sterrata, l’ultimo dei quali però collocato molto distante dal traguardo di Herning, conosciuto in gruppo perché dal 1992 ospita l’omonimo Gran Premio ciclistico, il cui percorso è proprio caratterizzato da diversi tratti da percorrere lontano dall’asfalto. Un altro centro noto per una sua corsa ciclistica è Skive, che accoglierà il via della penultima tappa, destinata a tornarvi dopo aver percorso un anello di 167 Km che rappresenterà la seconda e ultima opportunità di andare a segno per i velocisti. La conclusiva Give – Vejle, infatti, non sarà la classifica passerella di fine corsa per via di un circuito finale di 10 Km da ripetere cinque che potrebbe anche rivelarsi decisivo per la vittoria finale, con il traguardo posto in vetta al muro del “mulino a vento”, 300 metri al 12.7% di pendenza media.

In questo stesso periodo si svolgerà anche il Tour de l’Avenir (18-28 agosto), versione “baby” del Tour de France riservata agli Under23 che l’anno prossimo potrebbe essere affiancata da una corsa riservata alla neonata categoria “donne U23”. Subito avvertiamo che il percorso della corsa francese nulla avrà a che spartire con il nostrano Giro d’Italia giovani, disputato a giugno e caratterizzato da un tracciato molto più duro e avvincente, mentre i transalpini hanno disegnato la loro corsa con mano piuttosto tenera, diversa anche da quella che ha progettato il Tour de France Femmes. Si comincerà con un “prélude” di 3.9 Km, altro modo per definire il velocissimo prologo (sole 7 curve e percorso pianeggiante) che assegnerà la prima maglia gialla in quel di La Roche-sur-Yon, attorno alla quale si snoderà anche la successiva frazione, prima di quattro tappe consecutive riservate ai velocisti, che avranno i traguardi fissati a Civray, La Trimouille e Chaillac (non propriamente adatti agli sprinter puri gli ultimi tre per la presenza di una lieve pendenza nel finale). Si cambierà decisamente marcia con la quinta tappa, la cronometro a squadre che è diventa una presenza fissa al Tour de l’Avenir a partire dal 2018 e che quest’anno si svolgerà sulla distanza di 28 Km tra i centri di Gueugnon e Saint-Vallier, su di un tracciato quasi totalmente pianeggiante. Seguirà a ruota l’unica frazione collinare inserita nel percorso, anche sul sito ufficiale è stata troppo pomposamente definita di montagna la tappa che si snoderà tra Saint-Amour e Oyonnax e nel corso della quale non si salirà oltre i 680 metri della Côte de Ceyssiat, ultima e più difficile (3.5 Km al 6.4%) delle otto brevi ascese che movimentano un tracciato comunque insidioso, ideale per imbastire inattese imboscate il giorno successivo la dispendiosa cronosquadre. Le montagne vere inizieranno 48 ore più tardi, dopo il giorno di riposo che il gruppo osserverà a Thonon-les-Bains, celebre località termale affacciata sul lago di Ginevra. Da quest’ultima scatterà il primo atto del trittico decisivo, che prevede l’arrivo in salita a Saint-François-Longchamp, 15 Km all’8% che coincidono con la prima parte dell’ascesa al mitico Col de la Madeleine. In vetta a quest’ultimo si scollinerà l’indomani nel corso della Ugine – La Toussuire, la tappa nel complesso più difficile, che proporrà il traguardo al termine della salita di 15.5 Km al 7% che è stata tre volte sede d’arrivo al Tour dei “grandi”, l’ultima nel 2015 quando lassù s’impose Vincenzo Nibali. Ancor più in alto si salirà nel corso della conclusiva Bessans – Villaroger perché prima di arrivare al traguardo in quota (ultimi 5 Km al 6.4%) bisognerà arrampicarsi fino a 2770 metri del Col de l’Iseran (13 Km al 7.8%), valico che supera in altezza anche il primato del nostro Passo dello Stelvio.

Cominceranno intanto a rombare i motori in vista dei campionati del mondo, che si terranno a fine settembre in Australia, e quei corridori che hanno scelto di prepararsi al mondiale senza passare dalla Vuelta avranno a disposizione due brevi ma intense e non troppo difficili corse a tappe, il Giro di Germania (24-28 agosto) e il Tour of Britain (4-11 settembre), mentre quest’anno non ci sarà la possibilità di usufruire delle strade del Benelex Tour perché la corsa nordeuropea – prevista dal 29 agosto al 4 settembre – è stata cancellata dagli organizzatori a causa dell’eccessivo affollamento di gare in calendario e rinviata al 2023 in una nuova collocazione ancora non annunciata. L’edizione 2022 della corsa tedesca vedrà il ritorno nel tracciato di una tappa a cronometro, disputata l’ultima volta nel 2008, e si tratterà del cronoprologo di 2.7 Km che si svolgerà sulle strade di Weimar. Dalla medesima cittadina si ripartirà alla volta di Meiningen, dove si arriverà al termine di 172 Km movimentati da alcune salite che non dovrebbero impedire l’arrivo allo sprint. Fa gola ai finisseur, invece, il traguardo del giorno successivo a Marburgo, preceduto da una “selva” di piccole colline che, seppur prive d’inclinazioni particolarmente significative, costituiranno un invito a nozze per i virtuosi dei “colpi dei fucile”. Non ci sarà solo il ritorno della crono nel tracciato perché questa edizione tornerà a proporre dopo diversi anni un arrivo in salita, previsto sulle pendici della Schauinsland, montagna della celebre Foresta Nera che si raggiungerà in 150 Km partendo da Friburgo in Brisgovia e arrampicandosi sino a 1200 metri di quota negli ultimi 12 Km, caratterizzati da una pendenza media del 6.5% e immediatamente preceduti dallo strappo del Luisenhöhe (poco meno di 4 Km al 7.2%). Se le pendenze della Schauinsland non avranno scavato solchi troppo profondi e ci fosse ancora un margine d’incertezza sulla vittoria finale ci si giocherà tutto nella conclusiva Schiltach – Stoccarda di 188 Km, che prevede un circuito finale di 10.5 Km con la triplice ascesa all’Herdweg (1300 metri al 7.8%), la salita che caratterizzò il percorso dei campionati del mondo del 2007, vinti da Paolo Bettini.

Il Giro della Gran Bretagna, invece, si disputerà su di un percorso geograficamente inverso rispetto a quello dello scorso anno, quando la corsa partì dalla Cornovaglia per terminare nella cittadina scozzese di Aberdeen. Stavolta quest’ultima sarà la sede di partenza della prima frazione, subito destinata a vedere in azione i corridori che puntano al successo finale perché l’arrivo sarà previsto nella piccola stazione di sport invernali del Glenshee Ski Centre, affrontata un’ascesa finale di 2.8 Km al 5.6%. Il gruppo si fermerà in Scozia anche per la tappa numero due, che porterà il gruppo da Hawick a Duns con un percorso di 175 Km privo di particolari difficoltà fino a 28 Km dall’arrivo, quando inizierà un ottovolante costituito da tre brevi e facili collinette consecutive (la più impegnativa di 1.7 Km al 6.2%, la più vicino all’arrivo da superare a 7 Km dal traguardo).  Le rimanenti frazioni si svolgeranno sulle strade dell’Inghilterra (rimarrà escluso dal tracciato il Galles, che lo scorso anno ospitò le due tappe più impegnative della corsa), che accoglierà la corsa britannica con la Durham – Sunderland (164 Km), prima occasione riservate ai velocisti. Un arrivo allo sprint ristretto, invece, l’indomani porrà termine della Redcar – Duncombe Park (149.5 Km) per vie delle due collinette che gli organizzatori hanno collocato nel finale: quella di Carlton Bank – da superare a 26 Km dall’arrivo – è in concreto un muro di 1800 metri al 10.7% mentre quella di Newgate Bank (1500 metri al 7.2%), che si dovrà scavalcare a 8.5 Km dal traguardo, sarà coronata dall’ultimo dei tre traguardi volanti giornalieri. La successiva West Bridgford – Mansfield (187 Km) sarà totalmente pianeggiante e nuovamente favorevole alle “ruote veloci” poi, in continuo alternarsi di scenari differenti, si correrà la Tewkesbury – Gloucester (171 Km), nel complesso poco impegnativa ma il cui finale stuzzicherà i pretendenti alla vittoria finale per la presenza di due brevi ma non semplicissime salite piazzate al punto giusto, negli ultimi 27 Km: la prima è la Crawley Hill, 1700 metri al 7.7% contenenti un muretto di 600 metri all’11% di pendenza media; successivamente un ulteriore scoglio di 2 Km al 6.2% dovrà essere superato quando al traguardo mancheranno poco meno di dieci chilometri. Dopo la West Bay – Ferndown, terzo e ultimo appuntamento segnato sull’agenda dei velocisti, il Tour of Britain sbarcherà per la prima volta nella storia sull’isola di Wight per una tappa finale disegnata nel bel mezzo del canale della Manica e insidiosa più per i ventagli e le conseguenti fratture nel gruppo che potrebbero innescarsi che per il suo disegno altimetrico. Non saranno comunque una passerella i 149 Km che da Ryde, il centro principale dell’isola, condurranno al traguardo, situato presso gli spettacolari faraglioni soprannominati The Needles (letteralmente “gli aghi”), percorsa una salita finale di 2 Km i cui 400 metri conclusivi presentano una pendenza media del 9.6%.

Poi tutti a pensare ai campionati del mondo di ciclismo, che per il 2022 sono stati assegnati a Wollongong, cittadina australiana del Nuovo Galles del Sud situata a un’ottantina di chilometri a sud di Sidney e affacciata sull’Oceano Pacifico. Ad aprire la rassegna iridata saranno il 18 settembre le cronometro riservate alle categorie élite con donne e uomini che per la prima volta nella storia del mondiale gareggeranno nello stesso giorno e sullo stesso percorso, un circuito cittadino di circa 17 Km che dovrà essere ripetuto due volte e la cui unica difficoltà altimetrica sarà lo strappo che conduce nel quartiere di Mount Lousey, mezzo chilometro al 6.5% di pendenza media. Il programma delle prove contro il tempo proseguirà il 19 con la gara Under23 e il 20 con quelle destinate agli juniores (uomini e donne), sempre sullo stesso percorso dei “grandi” ma in versione accorciata (lo strappo sarà comunque sempre presente). Dopo la gara “mixed relay” del 21 settembre (cronometro a squadre per nazionali mista, con formazioni composte di atleti di entrambi i sessi) una giornata di stacco permetterà ai corridori di prendere le misure del circuito delle prove su strada, che si svolgeranno tra il 23 e il 25 settembre, la data della gara più attesa, quella destinata agli uomini élite. Mentre i corridori delle altre categorie non lasceranno mai Wollongong, i professionisti prenderanno il via dal centro di Helensburgh e dovranno percorrere un tratto in linea pianeggiante di una trentina di chilometri prima di transitare per la prima volta sulla linea del traguardo e affrontare un primo giro di circuito di 34 Km che prevede l’ascesa sino ai 463 metri del Mount Keira (7.6 Km al 5.7%). Terminato quest’anello – del quale è prevista solo questa tornata – si andrà a imboccare il circuito iridato vero e proprio, lungo 17 Km e 500 metri, che presenta due brevi salite consecutive, lo stesso strappo di mezzo chilometro affrontato nelle crono e, immediatamente dopo, quello molto più impegnativo del Mount Pleasant, un chilometro esatto all’8.7% reso più impegnativo dal fatto che la strada è quasi totalmente dritta, spezzata da rare curve. Quando si sarà superata per l’ultima volta quest’asperità mancheranno soli 8 Km al traguardo di un mondiale che il commissario tecnico della nazionale italiana Daniele Bennati ha definito adatto a corridori come l’olandese Mathieu van der Poel, l’eritreo Biniam Girmay e il campione del mondo in carica, il francese Julian Alaphilippe. Gli azzurri, invece, punteranno sul toscano Alberto Bettiol.

Mauro Facoltosi

I SITI WEB DELLA CORSE

Tour de Pologne

www.tourdepologne.pl/en/

Vuelta a Burgos

www.vueltaburgos.com/es/

Arctic Race of Norway

www.arctic-race-of-norway.com/en/

Campionati europei

www.munich2022.com/en/road-cycling

PostNord Danmark Rundt

https://postnorddanmarkrundt.dk/

Tour de l’Avenir

https://tourdelavenir.com/en/

Vuelta a España

www.lavuelta.es/en/

Deutschland Tour

www.deutschland-tour.com/en/home

Tour of Britain

www.tourofbritain.co.uk/

Campionati del mondo

https://wollongong2022.com.au/

Le Lagunas de Neila, sede darrivo della tappa regina della Vuelta a Burgos (wikipedia)

Le Lagunas de Neila, sede d'arrivo della tappa regina della Vuelta a Burgos (wikipedia)

28-07-2022

luglio 28, 2022 by Redazione  
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TOUR DE FRANCE FEMMES

L’olandese Lorena Wiebes (Team DSM) si è imposta nella quinta tappa, Bar-le-Duc – Saint-Dié-des-Vosges, percorrendo 175.6 Km in 4h32′16″, alla media di 38.697 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiana Elisa Balsamo (Trek-Segafredo) e la connazionale Marianne Vos (Team Jumbo-Visma). La Vos è ancora maglia gialla con 20″ sull’italiana Silvia Persico (Valcar-Travel & Service) e sulla polacca Katarzyna Niewiadoma (CANYON//SRAM Racing).

VUELTA A CASTILLA Y LEON

Il britannico Simon Yates (Team BikeExchange-Jayco) si è imposto nella seconda ed ultima tappa, circuito di Guijuelo, percorrendo 189.3 Km in 4h42′51″, alla media di 40.156 Km/h. Ha preceduto di 53″ il neozelandese George Bennett (UAE Team Emirates) e di 1″ lo spagnolo Jonathan Lastra (Caja Rural-Seguros RGA). Miglior italiano Giacomo Nizzolo (Israel-Premier Tech), 15° a 2′00″. Yates si impone in classifica con 57″ su Bennett e 1′04″ su Lastra. Miglior italiano Nizzolo, 15° a 2′00″.

TOUR ALSACE

L’elvetico Roland Thalmann (Team Vorarlberg) si è imposto nella seconda tappa, Rust (Europa Park) – Scherwiller, percorrendo 156.9 Km in 3h53′18″, alla media di 40.351 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Lennert Van Eetvelt (Lotto Soudal U23) e il britannico Thomas Gloag (Trinity Racing). Miglior italiano Lorenzo Masciarelli (Pauwels Sauzen – Bingoal), 46° a 8′18″. Thalmann è il nuovo leader della classifica con 5″ su Gloag e 6″ su Van Eetvelt. Miglior italiano Masciarelli, 47° a 8′36″

DOOKOŁA MAZOWSZA (Polonia)

L’israeliano Oded Kogut (nazionale israeliana) si è imposto nella seconda tappa, circuito di Grodzisk Mazowiecki, percorrendo 173.6 Km in 3h42′14″, alla media di 46.87 Km/h. Ha preceduto allo sprint il polacco Marceli Boguslawski (HRE Mazowsze Serce Polski) e e il lettone Martins Pluto (À Bloc CT). Nessun italiano in gara. Boguslawski è ancora leader della classifica con 9″ su Kogut e 11″ su Pluto

VUELTA CICLISTA A VENEZUELA

Il colombiano Victor Ocampo (Team Medellin-EPM) si è imposto nella quinta tappa, Ortiz – Puerto Cabello, percorrendo 132.8 Km in 3h54′50″, alla media di 33.930 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Cristhian Montoya (Team Medellin-EPM) e Weimar Roldan (Team Medellin-EPM). Due italiani in gara: Stefano Gandin (Team Corratec) 17°, Marco Murgano (Team Corratec), 56°. Il venezuelano Luis Gomez (Carabobo Team) è ancora leader della classifica con 2″ sul connazionale Cesar Sanabria (Venezuela Pais Futuro) e 12″ su Roldan. Gandin 15° a 1′48″, Murgano 48° a 2′24″.

TOUR OF QINGHAI LAKE (Cina)

Il cinese Jinchun Liu (Yunnan) si è imposto nella seconda tappa, Huzhu – Guide, percorrendo 167 Km in 4h11′18″, alla media di 39.873 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Haoyu Su (Li Ning Star) e di 11″ il connazionale Xin Peng (Gansu). Nessun italiano in gara. Liu è il nuovo leader della classifica con 4″ su Su e 17″ su Peng

27-07-2007

luglio 27, 2022 by Redazione  
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TOUR DE FRANCE FEMMES

L’elvetica Marlen Reusser (Team SD Worx) si è imposta nella quarta tappa, Troyes – Bar-sur-Aube, percorrendo 126.8 Km in 3h16′30″, alla media di 38.718 Km/h. Ha preceduto di 1′24″ la francese Evita Muzic (FDJ-SUEZ-Futuroscope) e la bielorussa Alena Amialiusik (CANYON//SRAM Racing). Miglior italiana Silvia Persico (Valcar-Travel & Service), 7° a 1′40″. L’olandese Marianne Vos (Team Jumbo-Visma) è ancora maglia gialla con 16″ sulla Persico (Valcar-Travel & Service) e sulla polacca Katarzyna Niewiadoma (CANYON//SRAM Racing).

ETHIAS – TOUR DE WALLONIE

Il belga Jan Bakelants (Intermarché-Wanty-Gobert Matériaux) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Le Roeulx . Chapelle-lez-Herlaimont, percorrendo 214.8 Km in 4h41′25″, alla media di 45.797 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiano Robert Stannard (Alpecin-Deceuninck) e il francese Axel Laurance (B&B Hotels-KTM). Miglior italiano Matteo Trentin (UAE Team Emirates), 5°. Stannard si impone in classifica con 10″ sul belga Loic Vliegen (Intermarché-Wanty-Gobert Matériaux) e 12″ sul danese Mattias Skjelmose Jensen (Trek-Segafredo). Miglior italiano Lorenzo Rota (Intermarché-Wanty-Gobert Matériaux), 4° a 14″

VUELTA A CASTILLA Y LEON

L’italiano Giacomo Nizzolo (Israel-Premier Tech) si è imposto nella prima tappa, Benavente – Morales del Vino, percorrendo 156.7 Km in 3h24′00″, alla media di 46.09 Km/h. Ha preceduto allo sprint il neozelandese Dion Smith (Team BikeExchange-Jayco) e lo spagnolo Iván García (Movistar Team). Nizzolo è il primo leader della classifica con 4″ su Smith e 6″ su García

TOUR ALSACE

Il team belga Lotto – Soudal U23 si è imposto nella prima tappa, cronometro a squadre di Sausheim, percorrendo 4.3 Km in 05′01″, alla media di 51.429 Km/h. Ha preceduto di 40 centesimi di secondo il team francese Groupama-FDJ Conti e di 3″ il team francese Cross Team Legendre. Il belga Gianluca Pollefliet (Lotto Soudal U23) è il primo leader della classifica con lo stesso tempo dei connazionali Alec Segaert (Lotto Soudal U23) e Ramses Debruyne (Lotto Soudal U23). Miglior italiano Lorenzo Masciarelli (Pauwels Sauzen – Bingoal), 77° a 13″

DOOKOŁA MAZOWSZA (Polonia)

Il polacco Marceli Boguslawski (HRE Mazowsze Serce Polski) si è imposto nella prima tappa, circuito di Teresin, percorrendo 168 Km in 3h39′20″, alla media di 45.957 Km/h. Ha preceduto allo sprint il ceco Tomas Barta (ATT Investments) e il lettone Martins Pluto (À Bloc CT). Nessun italiano in gara. Boguslawski è il primo leader della classifica con 7″ su Barta e sul connazionale Pawel Szostka (Santic-Wibatech)

VUELTA CICLISTA A VENEZUELA

Il venezuelano Cesar Sanabria (Venezuela Pais Futuro) si è imposto nella quarta tappa, circuito di Valle de la Pascua, percorrendo 137.7 Km in 3h00′58″, alla media di 45.655 Km/h. Ha preceduto allo sprint il colombiano Weimar Roldan (Team Medellin-EPM) e il connazionale Luis Gomez (Carabobo Team). Miglior italiano Stefano Gandin (Team Corratec), 6°. Dopo il ritiro di Giulio Masotto (Team Corratec Gomez), oltre a Gandin l’unico altro italiano in gara è Marco Murgano (Team Corratec). Gomez è ancora leader della classifica con 1″ su Sanabria e 13″ sul connazionale Jhonny Araujo (Gobierno Bolivariano de Trujillo-Orbea). Gandin 15° a 1′45″, Murgano 48° a 2′21″.

TOUR OF QINGHAI LAKE (Cina)

Il cinese Yikui Niu (Li Ning Star) si è imposto nella prima tappa, circuito di Xining, percorrendo 109 Km in 2h21′27″, alla media di 46.235 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Zisen Liu (Tianyoude Hotel Cycling Team) e Tsun Wai Chu (Hong Kong). Nessun italiano in gara. Niu è il primo leader della classifica con 7″ su Liu e 12″ su Chu

26-07-2022

luglio 26, 2022 by Redazione  
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TOUR DE FRANCE FEMMES

La danese Cecilie Uttrup Ludwig (FDJ-SUEZ-Futuroscope) si è imposta nella terza tappa, Reims – Épernay, percorrendo 133.6 Km in 3h22′54″, alla media di 39.507 Km/h. Ha preceduto di 2″ l’olandese Marianne Vos (Team Jumbo-Visma) e la sudafricana Ashleigh Moolman-Pasio (Team SD Worx). La Vos è ancora maglia gialla con 16″ sull’italiana Silvia Persico (Valcar-Travel & Service) e sulla polacca Katarzyna Niewiadoma (CANYON//SRAM Racing).

ETHIAS – TOUR DE WALLONIE

L’italiano Davide Ballerini (Quick-Step Alpha Vinyl Team) si è imposto nella quarta tappa, Durbuy – Couvin, percorrendo 200.8 Km in 5h10′12″, alla media di 38.839 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo spagnolo José Joaquin Rojas (Movistar Team) e il portoghese Rui Oliveira (UAE Team Emirates). L’australiano Robert Stannard (Alpecin-Deceuninck) è ancora leader della classifica con 4″ sul belga Loic Vliegen (Intermarché-Wanty-Gobert Matériaux) e 6″ sul danese Mattias Skjelmose Jensen (Trek-Segafredo). Miglior italiano Lorenzo Rota (Intermarché-Wanty-Gobert Matériaux), 4° a 8″

MEMORIAŁ ANDRZEJA TROCHANOWSKIEGO

Il tedesco Tobias Nolde (P&S Benotti) si è imposto nella corsa polacca, circuito di Baboszewo, percorrendo 139.5 Km in 3h00′21″, alla media di 46.41 Km/h. Ha preceduto di 1″ l’olandese Tim Bierkens (Allinq Continental Cyclingteam) e il lettone Martins Pluto (À Bloc CT). Nessun italiano in gara

VUELTA CICLISTA A VENEZUELA

Il venezuelano Luis Gomez (Carabobo Team) si è imposto nella terza tappa, Ciudad Bolívar – El Tigre, percorrendo 153.3 Km in 3h15′10″, alla media di 47.129 Km/h. Ha preceduto allo sprint il colombiano Weimar Roldan (Team Medellin-EPM) e il connazionale Miguel Ubeto (MU Training – Banesco). Miglior italiano Stefano Gandin (Team Corratec), 50° a 1′56″. Gomez è il nuovo leader della classifica con 6″ sul connazionale Cesar Sanabria (Venezuela Pais Futuro) e 7″ sul connazionale Jhonny Araujo (Gobierno Bolivariano de Trujillo-Orbea). Miglior italiano Gandin, 15° a 1′39″.

25-07-2022

luglio 25, 2022 by Redazione  
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TOUR DE FRANCE FEMMES

L’olandese Marianne Vos (Team Jumbo-Visma) si è imposta nella seconda tappa, Meaux – Provins, percorrendo 136.4 Km in 3h14′02″, alla media di 42.178 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiana Silvia Persico (Valcar-Travel & Service) e la polacca Katarzyna Niewiadoma (CANYON//SRAM Racing). La Vos è la nuova maglia gialla con 10″ sulla Persico e 12″ sulla Niewiadoma

ETHIAS – TOUR DE WALLONIE

Il belga Arnaud De Lie (Lotto Soudal) si è imposto nella terza tappa, Visé – Rochefort, percorrendo 195.6 Km in 4h39′22″, alla media di 42.009 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’eritreo Biniam Girmay (Intermarché-Wanty-Gobert Matériaux) e il francese Axel Laurance (B&B Hotels-KTM). Miglior italiano Matteo Moschetti (Trek-Segafredo). L’australiano Robert Stannard (Alpecin-Deceuninck) è ancora leader della classifica con 4″ sul belga Loic Vliegen (Intermarché-Wanty-Gobert Matériaux) e 6″ sul danese Mattias Skjelmose Jensen (Trek-Segafredo). Miglior italiano Lorenzo Rota (Intermarché-Wanty-Gobert Matériaux), 4° a 8″

PRUEBA VILLAFRANCA – ORDIZIAKO KLAZIKA

Il britannico Simon Yates (Team BikeExchange-Jayco) si è imposto nella corsa spagnola, circuito di Ordizia, percorrendo 165.7 Km in 3h52′51″, alla media di 42.697 Km/h. Ha preceduto di 10″ il neozelandese Dion Smith (Team BikeExchange-Jayco) e lo spagnolo Xavier Cañellas (JAVA Kiwi Atlántico)

VUELTA CICLISTA A VENEZUELA

Il serbo Dusan Rajovic (Team Corratec) si è imposto nella seconda tappa, San Félix – Ciudad Bolivar, percorrendo 113.2 Km in 2h41′13″, alla media di 42.13 Km/h. Ha preceduto allo sprint i venezuelani Xavier Quevedo (Gobierno Bolivariano de Trujillo-Orbea) e Enrique Luis Diaz (Orgullo Andino). Miglior italiano Stefano Gandin (Team Corratec), 25°. Gandin è ancora leader della classifica con 23″ sul venezuelano Cesar Sanabria (Venezuela Pais Futuro) e 24″ sul colombiano Cristhian Montoya (Team Medellin-EPM)

IL PAGELLONE DEL TOUR 2022. PROMOSSI E BOCCIATI DI UN’EDIZIONE DIVERTENTE

luglio 25, 2022 by Redazione  
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Il Tour 2022 ci ha appassionato per tre settimane offrendoci uno spettacolo entusiasmante con il duello tra Vingegaard e Pogacar. Siamo certi che ne rivedremo altri, anche più appassionanti, sempre che lo sloveno calcoli un po’ meglio la tattica tappa per tappa e non si faccia prendere dalla voglia di strafare. Certo, anche se qualche piccolo rinforzo nell’UAE Team Emirates sarebbe lecito chiedere…

Team Jumbo Visma. Dimostra di essere la squadra più forte del Tour 2022 schierando due capitani e il ciclista attualmente più completo in circolazione. Fa sfogare gli avversari nella prima settimana per poi sferrare l’attacco decisivo sui Pirenei che di fatto consegna il Tour a Vingegaard. I ritiri di Roglic e di Kruijswijk alla vigilia dei Pirenei non la impensieriscono minimamente, anzi vince tre tappe consecutive (18, 19 e 20) con Vingegaard, Laporte e Van Aert, che si sommano alle altre tre (due di Van Aert ed una di Vingegaard), risultando la squadra con più vittorie di tappe. Voto 9.5

Team INEOS Grenadiers. Ai nastri di partenza appare la più omogenea e meglio assortita delle ventidue squadre in gara. Eppure si vede poco in testa a tirare nelle tappe che contano. Alla fine possiamo dire che abbia svolto il ‘compitino’, avendo ottenuto una vittoria di tappa con Thomas Pidcock e due ciclisti nella top ten finale (Geraint Thomas terzo ed Adam Yates decimo). Vince la classifica a squadre ma lascia l’impressione che le manca qualcosa. Voto 7.5

UAE Team Emirates. Pur avendo il fenomeno da battere, parte da Copenhagen qualche gradino sotto sia al Team Jumbo Visma che al Team INEOS Grenadiers. Perde abbastanza presto due pedine importanti per Pogacar come Vegard Stake Laengen (tappa 8) e George Bennett (Tappa 10) e si fa sorprendere nella tappa del Col du Granon dai continui attacchi del Team Jumbo Visma. Sui Pirenei, dopo il ritiro di Rafal Majka e Marc Soler, sono Mikkel Bjerg e Brandon McNulty a tirare la carretta ma ormai i giochi sono fatti. Voto 7

Team Bahrain Victorious e Team Movistar. Squadre costruite su Caruso e su Mas, non danno mai l’impressione di poter dire la loro e faticano anche a stare a ruota di UAE Team Emirates e Team Jumbo Visma. Proprio Mas e Caruso sono costretti al ritiro causa covid e si prova allora ad andare in fuga con risultati deludenti. Segnaliamo soltanto qualche top ten con Carlos Verona, Luis Leon Sanchez e Dylan Teuns. Voto 5

Jonas Vingegaard. Dopo una prima settimana corsa in modo accorto, emerge prepotentemente – grazie all’aiuto della squadra – nell’undicesima tappa. Sul Col du Granon stacca Pogacar, caduto nel trappolone, e si invola verso la prima vittoria di tappa indossando la maglia gialla che porterà fino a Parigi. Ciliegina sulla torta la vittoria bis ad Hautacam che decreta definitivamente la sua superiorità nei confronti dell’avversario diretto. Voto 9

Tadej Pogacar. Nella prima settimana sembra poter vincere in scioltezza il terzo Tour consecutivo. Vince con apparente facilità a Longwy e sulla Planche des Belle Filles. Ma la voglia di strafare e di stravincere lo fa cadere nella trappola ordita dal Team Jumbo Visma nella fatidica undicesima tappa, in cui rispondendo in prima persona agli attacchi degli avversari, spompa la sua squadra ed anche se stesso, non riuscendo a tenere le ruote di Vingeggard nell’ascesa del Granon. Ottiene la terza vittoria di tappa a Peyragudes quando ormai non ha più margine per scalfire il primo posto del danese. Voto 8.

Geraint Thomas. Dopo la vittoria nel Giro di Svizzera parte con i gradi di capitano
dell’INEOS. E’ l’unico a mantenere, nello svolgimento del Tour, una distanza non incolmabile da Vingegaard e Pogacar. Quanto meno, è sempre l’ultimo a staccarsi dalla ruota dei due avversari principali. Coglie un podio finale che a conti fatti, e soprattutto a 36 anni suonati, gli va più che bene. Voto 7.5

David Gaudu. Oltre 13 minuti e mezzo di ritardo da Vingegaard sono un’enormità, ma il francese della Groupama FDJ riesce a chiudere al quarto posto in classifica generale ottenendo il miglior risultato alla Grande Boucle della sua carriera. Voto 7.

Yves Lampaert. Sorprende tutti nella cronometro iniziale di Copenhagen ed indossa la prima maglia gialla, consegnando alla Quick Step Alpha Vinyl l’unica vittoria di tappa, in assenza di Julian Alaphilippe. Voto 7.

Aleksandr Vlasov. Dopo un inizio difficile con la caduta nella sesta tappa che lo condiziona per il resto della corsa, stringe i denti e proprio nella cronometro finale riesce a entrare nella top five della generale. Considerata la condizione pre Tour, poteva ambire alla top 3. Ci riproverà. Voto 7.

Jasper Philipsen. Delle cinque volate a ranghi compatti del Tour 2022, ne vince due, tra cui la passerella finale sugli Champs Elysées. All’attivo anche due secondi posti ed un terzo posto. Voto 7.5.

Wout van Aert. Dimostra di essere il ciclista più completo in circolazione. Vince volate di gruppo, volate ristrette, cronometro. Tre tappe in totale per il fenomeno belga, a cui vanno sommati diversi piazzamenti. Una maglia verde che ipoteca praticamente nella prima settimana di corsa. Con le vittorie della quarta e dell’ottava tappa. E’ d’aiuto a Vingegaard anche nelle tappe più dure, specialmente in quella dell’Hautacam, dove contribuisce alla vittoria del danese andando in fuga e guidandolo per un paio di km sulla salita finale prima dell’attacco del danese. Due giorni dopo, vincerà nettamente la cronometro di Rocamadour. Voto 9.

Primoz Roglic. Parte con i gradi di co-capitano insieme a Jonas Vingegaard ma il ritardo accumulato e le cadute accusate nella sesta tappa lo tagliano fuori dalla lotta per la classifica generale. Si reinventa gregario contribuendo alla tattica aggressiva che vede la Jumbo Visma premiata nella tappa del Col du Granon. Si ritira dopo la quattordicesima tappa e lo rivedremo alla Vuelta dove sarà quasi certamente capitano unico della formazione olandese. Voto 6.5

Alberto Bettiol. Il ciclista che più di tutti ha fatto sperare in una vittoria di tappa italiana al Tour dopo tre anni. Il toscano trova la fuga giusta nella quattordicesima tappa che si conclude a Mende su un muro davvero impegnativo. Bettiol supera il battistrada Matthews e sembra capace di allungare ma l’australiano non demorde e riprende la testa della corsa, andando a vincere e relegando Bettiol alla seconda posizione. Voto 6

Filippo Ganna. Delude nelle cronometro di apertura e di chiusura uscendo in entrambe dal podio. Se nella cronometro di Copenhagen il meteo e la foratura avevano giocato un ruolo importante, nella cronometro di Rocamadour, adatta alle sue caratteristiche, possiamo dire che il piemontese ha deluso nettamente. Si rifarà agli Europei? Vedremo. Per il resto, lavora per l’INEOS dando un costante apporto ai capitani. Voto 5

Luigi Giglio

Il podio finale del Tour 2022 (foto: Michael Steele/Getty Images)

Il podio finale del Tour 2022 (foto: Michael Steele/Getty Images)

IL TOUR CHE VERRÀ (e altro ancora)

luglio 25, 2022 by Redazione  
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Anche l’anno prossimo il Tour de France scatterà fuori dai confini nazionali. L’edizione 2023 della Grande Boucle, infatti, prenderà il via da Bilbao e si fermerà per quasi tre giorni nei Paesi Baschi

Per un Tour che muore ce n’è uno che si appresta a venire al mondo. La data del “parto” non è ancora stata fissata ma sicuramente sarà un giorno del prossimo autunno, verosimilmente ad ottobre; nel frattempo già da parecchio si conoscono i dettagli del “Grand Départ” perchè a gennaio sono state svelate le prime due tappe e mezza dell’edizione 2023 e si tratterà ancora di una partenza dall’estero. Dopo la Danimarca toccherà, per la seconda volta nella storia, alla Spagna e per la precisione ai Paesi Baschi, dai quali la corsa francese era già salpata nel 1992, quando la città di San Sebastián aveva ospitato prologo e prima tappa, rispettivamente conquistate da Miguel Indurain e dal francese Dominique Arnould. Tra dodici mesi sarà Bilbao a tenere a battesimo la 110a edizione del Tour e si tratterà di un battesimo di fuoco perchè la prima tappa, un circuito di 185 Km, proporrà più di 3000 metri di dislivello e una decina di brevi salite, le più interessanti delle quali saranno le ultime due, il muro della Côte de Pike (2 Km al 9.8% con gli ultimi mille metri al 13% medio) e lo strappo di 1 Km al 5.4% in cima al quale sarà collocato il traguardo. I tremila metri di dislivello li sfiorerà anche la seconda frazione, che muoverà dal capoluogo dei Paesi Baschi, Vitoria-Gasteiz, in direzione di San Sebastián, dove si giungerà dopo aver percorso 210 Km ed aver affrontato, tra le altre ascese, il mitico Alto de Jaizkibel (8.2 Km al 5.2% con gli ultimi 3.7 Km al 7.1%). L’indomani la cittadina di Amorebieta ospiterà la partenza della terza tappa, della quale al momento sono stati svelati solo i primi 140 Km, quelli che si dovranno percorrere per arrivare al valico di frontiera di Irun: il resto del tracciato sarà presentato in autunno anche se, con tutta probabilità, questa frazione potrebbe terminare a Bayonne. Quanto alla montagne è molto probabile che stavolta si affrontino prima i Pirenei delle Alpi, che nelle ultime due edizioni del Tour era state scalate nella prima parte della corsa.

RASSEGNA STAMPA

Tour, Vingegaard re a Parigi. Pogacar dà spettacolo, ma l’ultima tappa va a Philipsen

Gazzetta dello Sport – Italia

Philpsenu parada šampionov, Vingegaardu Tour – Poraz je najboljša šola – Tadej Pogačar se bo vrnil po rumeno majico

Delo – Slovenia

Et øjeblik på en parkerings­plads i midten af ingenting sagde mere om Vingegaard end tre ugers interviews – Macron, Kronprinsen og Elkjær: Lykønskningerne vælter ind til Jonas Vingegaard – Hvis det ikke er den største danske idrætspræstation nogensinde, så er det godt nok tæt på – Jubelfesten: Vingegaard taber tid med et stort smil – Officielt: Jonas Vingegaard vinder Tour de France

Politiken – Danimarca

Jonas Vingegaard seals Tour de France after Jasper Philipsen powers to stage win on Champs-Elysees

The Daily Telegraph – Regno Unito

Jonas des as

L’Équipe – Francia

París tiene nuevo rey

AS – Spagna

De Tour is van ons! Jasper Philipsen wint koninklijke spurt op de Champs-Elysées, zesde Belgische ritzege in Parijs – Gele trui Jonas Vingegaard vol lof over Wout van Aert tijdens slotceremonie Tour de France: “Hij is de beste renner ter wereld” – Jumbo-Visma ziet ijzersterke Tour de France bekroond worden met smak prijzengeld: ontdek hier hoeveel elke ploeg verdiende – Wout van Aert blikt tevreden terug op waanzinnig sterke Tour én groene trui: “Onze tactiek heeft goed gewerkt”

Het Nieuwsblad – Belgio

Vingegaard winnaar Tour de France, slotrit gewonnen door Philipsen – Cruciale rol Roglic nauwelijks op waarde geschat

De Telegraaf – Paesi Bassi

Jonas Vingegaard gewinnt die Tour de France

Luxemburger Wort – Lussemburgo

Vingegaards Triumphfahrt in Paris – Philipsen gewinnt den Sprint

Kicker – Germania

Россиянин Власов занял пятое место в общем зачете «Тур де Франс», победил датчанин Винегор

Sport Express – Russia

Jonas Vingegaard wins Tour de France for 1st time

The Globe and Mail – Canada

Jonas Vingegaard Wins Tour de France, Completing His Sudden Ascent to Top

The New York Times – USA

¡Jonas Vingegaard es el nuevo campeón del Tour de Francia!

El Espectador – Colombia

Vingegaard seals maiden Tour de France victory, Ewan the lanterne rouge

The Sydney Morning Herald – Australia

TOURALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ordine d’arrivo della ventunesima ed ultima tappa, Paris La Défense Arena – Parigi (Champs-Élysées)

1° Andreas Kron
2° Mikkel Honore s.t.
3° Jonas Rutsch a 1′20″
4° Maximilian Schachmann s.t.
5° Christopher Juul-Jensen a 2′15″

Miglior italiano Andrea Bagioli, 6° a 2′30″

Classifica generale

1° Caleb Ewan
2° Albert Torres a 4′09″
3° Amund Grøndahl Jansen a 9′15″
4° Reinardt Janse Van Rensburg a 9′17″
5° Frederik Frison a 10′23″

Miglior italiano Luca Mozzato, 33° a 1h21′48″

Maglia nera: Jonas Vingegaard, 135° a 5h40′42″

STRAFALGAR SQUARE

L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti

Pancani: “L’abbraccio tra la maglia bianca di Pogacar e la maglia gialla di Vingegaard”
Garzelli: “Pogacar e Thomas hanno fatto vita dura a Vingegaard”
Garzelli: “Quella vilata fantastica”
Rizzato: “Tre grandi campioni che ci hanno fatto divertire a non posso”
Rizzato: “Estraneità al doping del sé stesso”
Garzelli: “Io ho smesso non tantissimo, nel 2013″
Garzelli: “Questo arco di trionfo che regalerà il successo a Vingegaard”
Rizzato: “Se la sono presa comodi”
Pancani: “Il cerimonale delle premiazioni”
Televideo: “Vicitori di tappa”

CASA RICORDI: TOUR DE FRANCE 1992

Sono passati 30 anni dall’impresa di Claudio Chiappucci al Tour del 1992. Riviviamo quell’edizione della corsa francese attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”

21a TAPPA: LA DÉFENSE – PARIGI (222 Km) – 26 LUGLIO 1992

INDURAIN
Sul podio del Tour ancora lo spagnolo: ai suoi lati il combattivo Chiappucci e Bugno, grande sconfitto
Dopo l’accoppiata in rosa e in giallo gli mancano il mondiale e la Sanremo

DA LA DÉFENSE A LA DÉPENSE: SI CHIUDE IN SHOW UNO SPETTACOLO DI TOUR

luglio 25, 2022 by Redazione  
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Dalla parignia Défense parte una tappa di piccole allegrie da scolaresca in gita per chiudere un Tour generalmente felice, sfavillante, spettacolare, alla faccia del covid. Fra i migliori di questo scampolo di secolo se non il migliore, il prosieguo della Storia gli darà il suo posto.

La cronaca è cronaca in gran parte di uno spettacolo goliardico, roba da criterium! Wout Van Aert che inscena il suo attacco ormai pavloviano dal km zero, a sua volta un riflesso speculare e più o meno condizionato di quanto inscenato da van der Poel al Giro (a questo Tour solo un fantasma l’olandese), ma nel caso di Van Aert con un surplus di efficacia e decisività. Tranne oggi, ovvio. Oggi è tutto teatro, come dimostra l’aggregarsi lesto all’operetta da parte di Vingegaard e Pogacar, così replicando, altro riflesso teatrale, il terzetto allora assai serio dell’Hautacam, e preludendo, va da sé, al gran podio dei vincitori di maglia quando si andrà a posare davanti all’Arco di Trionfo. Oggi, si sa, è tutta scena. E da lì si salta da un photo opportunity all’altra: la combriccola dei danesi, lo squadrone Jumbo coi numeri dei compagni ritiratisi frattanto (un po’ lugubre, come ogni sceneggiata che si rispetti è sempre, sotto sotto). E via dicendo. A proposito di ritiri, perfino oggi se ne vanno – ma perché? – un paio di corridori positivi al covid, i canadesi Woods e Boivin della squadra israeliana. È stato uno stillicidio, come in poche altre corse, fra regole poco chiare e timori della prima ora, che forse hanno inciso anche sul modo di correre di Pogacar quando cominciava a vedere il proprio team decimato dal virus. Comunque sia, più si andava avanti, meno ci si pensava, a metafora della pandemia più in generale. A qualcuno va storta? Poco male. Alla fin fine, la corsa non cambia granché, a ben guardare. Fra l’emblematico e l’esilarante il ritiro di Gorka Izagirre che per poter correre la “corsetta” di casa al suo paese – letteralmente – rinuncia a finire il Tour (e butta i 25 punticini UCI del 33esimo posto in CG, preziosi per il suo Movistar Team in aria di retrocessione).
Dopo una trafila di tentativi di fuga senza storia, segnaliamo solo quello a 6 km dalla fine di Pogacar, parzialmente assecondato da Ganna e Thomas. Paradossalmente si vede solo in extremis all’attacco un Ineos che aveva pure promesso fuoco e fiamme alla vigilia con una squadra da tre capitani e mezzo (due dei quali finiscono pure in top-10 finale, e uno sul podio, mica male… peccato che tale risultato arrivi per via d’irrilevanza). Ma è tutto vero o è solo uno show? Chi lo sa. Non è una patente messinscena come quella al via, ma puzza anche un po’ di boutade senza convinzione. Soddisfatto con la tappa di ieri, non prende sul serio quella di oggi nemmeno Wout Van Aert, che resta indietro in prossimità del traguardo per festeggiare col resto del team, prolungando con un piccolo ritardo verso l’arrivo il godimento di una corsa che ora non vogliono veder finire, dopo averlo probabilmente bramato per giorni e giorni.
Divertimento, spettacolo, ma a volte la sensazione di non capire dove comincia la serietà e dove la sceneggiata. Una postilla che purtroppo tocca apporre al Tour in generale dopo la tappa a cronometro di ieri, dove Vingegaard ha deliziato il pubblico in un finale col freno a meno per regalare la vittoria di tappa al compagno Van Aert, e che Vingegaard coi suoi 60 chiletti debba “regalare” a Wout una tappa contro il tempo di 40 km a oltre 50 km/h, ovvero non proprio da scalatori, già la dice lunga, lunghissima. Non che mancassero elementi di perplessità pregressi, come sempre quando un intero team sfodera prestazioni globalmente da urlo, però si era rimasti comodamente nei limiti della “sospensione dell’incredulità” con cui lo spettatore può godere di un ciclismo, diciamo, realistico. La gomma era stata stiracchiata qui e là, ma tutto sommato senza mai strappi eccessivi, fors’anche grazie al carattere per ora ancora non arrembante e travolgente di Vingegaard, che per attaccare Pogacar sul Granon aveva atteso l’allungo di Bardet (e se Bardet non si fosse mosso, pensa tu!) come su Hautacam aveva delegato a Wout il duro compito di levare lo stesso Pogacar di ruota.
Tuttavia la crono, come spesso capita, è stata un po’ la corsa della verità, e dell’unica verità possibile: cioè, come dice Totò al suo ultimo film, nei panni di Iago per “Che cosa sono le nuvole?” di Pasolini, la verità ciascuno la può sentire, concentrandosi, dentro di sé epperò – “sssh, la verità non bisogna nominarla, perché appena la nomini non c’è più”.
Chiudiamo questa parentesi di filosofia estetica tornando in cronaca: ai Campi Elisi finisce in volata di gruppo, e la vince Philipsen, l’anno scorso amareggiatissimo secondo. Happy ending, feel good story. Unico velocista a fare il bis in un Tour debolissimo quanto a velocisti, in un’epoca a propria volta scarsissima in quest’ambito (normale ricambio generazionale), il che ha reso gioco facile per un clamoroso Van Aert la maglia verde incassata con il record di punti di tutti i tempi (ma le scale cambiano). Bravi tutti così.
E allora, detto quel che andava detto, torniamo a rivedere questo Tour per quel che è stato, cioè uno spettacolo raro, una perla, un vertice per la corsa transalpina. Soprattutto un cambio di paradigma speriamo definitivo rispetto al modello ultradifensivo che aveva contraddistinto i Tour dell’era Sky, fin dall’imprinting dell’abominio 2012 in qualche modo imposto delle caratteristiche di Wiggins, ma poi anche con Froome tutto assoggettato alla logica del colpo da ko singolo o quasi, e poi corsa ammazzata in una processione pure lenta, con gli spettatori a propria volta stramazzati di noia. Poi dal 2016 compreso sparì pure il colpo da ko e rimase solo una noia infinita appena infranta dall’attacco (uno solo, pure quello, ma almeno da lontano) del buon Bernal. Pogacar aveva simbolicamente distrutto questo paradigma, che la Jumbo aveva ereditato assieme ad altre licenze di spendere e spandere, strappando a Roglic il Tour 2020.
Dal paradigma della difesa si passa a quello dello sperpero, dello strafare semmai, e non ce ne possiamo davvero lamentare. In questo Tour 2022 anche la difesa si identifica con una profusione magnifica di energie e risorse. Pogacar difende il titolo? Ma morde la strada viscida già nella prima crono, e poi fa il diavolo a quattro sul pavé, e poi litiga su ogni strappo e butta in volata ristretta fra i migliori ogni rampetta cittadina. Ha speso troppo? Probabile. Pensava a non finire a casa per covid a mani vuote? Possibile. Voleva far la voce grossa sentendosi minacciato seriamente? Ce n’è l’aria, basta ripensare alla Superplanche.
Fatto sta che quando la Jumbo imposta il proprio gioco di squadra alle pendici del Galibier, basato stavolta non sul chiudere la corsa e spremere per compressione gli avversari, bensì sull’aprire il gruppo come un melone e ribaltarsi come calzini per crivellare Pogacar in un fuoco incrociato, ecco, la difesa di Pogacar non può che essere ancora una volta in nome del dispendio, della generosità, del rilancio. Ancora una volta, critiche sapute a pioggia col senno di poi. “Ah, non avesse chiuso su Roglic”, “Ah, non avesse fatto lui il passo sul Galibier”. Ma la verità è che con la minaccia di un Van Aert super a far da appoggio davanti, Pogacar ha corso come doveva e poteva. Errori, se ce ne sono stati, sostanzialmente forzati. E comunque, che bel ciclismo. Che bel modo di usare la squadra, quello di usarla nell’unica chiave con cui davvero ci si mettesse in posizione di vantaggio assoluto verso la vittoria. Da scacchisti.
E di lì in poi un corridore unico come Pogacar costretto a inventare per risolvere un rompicapo irresolubile. E le invenzioni non sono mancate, da ogni distanza. Nel finale dell’Alpe o a Mende. Nel penultimo scollinamento cercando la sorpresa. Su tutta la penultima salita salendo Spandelles. Come detto, uno spettacolo. Anche i Tour più memorabili degli ultimi 25 anni contavano al più 2-3 tappe davvero spettacolari per l’alta classifica. Il Tour non è il Giro, altre sono le sue logiche. Qui il Granon è una tappa che resterà nella storia, e Hautacam è stata un capolavoro, ma per altri motivi anche la reazione d’orgoglio UAE in pieni Pirenei resta memorabile, così come la tappa del pavé con un Pogacar in totale padronanza, e poi le molte belle schermaglie sulla mezza montagna, troppo spesso un punto debole della gara transalpina, ma non quest’anno. Fra le vittorie di fuggitivi, incredibile quella di Pidcock con una delle discese da cineteca del ciclismo recente, e magica quella di Matthews contro Bettiol all’arma bianca. E molto altro.
Un Tour del tutti a tutta dando tutto sempre, il cui corridore simbolo è Wout Van Aert, l’uomo che probabilmente l’ha vinto per conto Jumbo deponendolo sulle spalle di chi poteva finalizzare in salita il duello con Pogacar.
Come nel caso di van der Poel al Giro resta un minuscolo tarlo: ma Pogacar davvero davvero davvero ha buttato dentro tutto “per vincere”? Il “salta lui o salto io” pantaniano? A volte il dubbio resta, anche se su Hautacam e Granon lo si è visto giungere davvero devastato, esaurito fino all’ultima goccia. Certamente abbiamo assistito a un duello favoloso, fra due individualità e caratteri, ma anche fra il concetto di fenomeno individuale e quello di monumentalità collettiva.
Come anticipato, sono pochi i Tour a cui possa paragonarsi l’attuale, diciamo dall’era Armstrong compresa in poi. Il 2009 e il 2011 vengono sicuramente in mente, entrambi con forti punti a favore, ma entrambi accomunati da una tensione per la generale cresciuta solo nell’ultima settimana. Per loro gioca la sensazione di un vero e proprio atto di forza animica da parte del vincitore finale, come individuo, per impadronirsi della corsa a fronte di circostanze complicatissime. Qui l’onere è stato assunto dal collettivo, fin dal giorno del pavé apparentemente disastroso per i Jumbo ma in realtà salvato per miracolo e ribaltato in punto di forza. Il 2015 è pienamente in gioco, col punto debole di essere stato gettato al vento dalla Movistar con un erroraccio, che magari per loro non è nemmeno tale, assolutamente non forzato e finanché gratuito. A suo favore c’è la percezione di un possibile ribaltamento concretizzatosi in un’inversione su strada dei rapporti di forza, cosa quest’anno molto meno trasparente. Simile al 2015 fu il 2003, anche se lì fu soprattutto la sorte a entrare in gioco, e un altro fattore extrasportivo come il fasullo fair play kamikaze di Luz Ardiden. Insomma, possiamo discernere un settennio Armstrong, decennio con certi suoi strascichi, entro il quale si diede solo un Tour memorabile, così come accaduto ora nel settennio Sky, i cui strascichi includono il 2020, ove pure si è data una sola occorrenza di alta competizione ciclistica in terra di Francia. Coviamo la speranza che questo 2022 faccia parte di un nuovo ciclo, in cui su tre anni torni a cascare magari una gara bellina, una mediocre, e una straordinaria, invece che dover attendere decennali congiunture astrali per far brillare lo sperpero e la generosità di contro al potere sparagnino di chi gestisce un’esclusiva.

Gabriele Bugada

I corridori della Jumbo-Visma in parata per festeggiare la fine del Tour e la vittoria di Vingegaard (Getty Images)

I corridori della Jumbo-Visma in parata per festeggiare la fine del Tour e la vittoria di Vingegaard (Getty Images)

24-07-2022

luglio 24, 2022 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

TOUR DE FRANCE

Il belga Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck) si è imposto nella ventunesima ed ultima tappa, Paris La Défense Arena – Parigi (Champs-Élysées), percorrendo 115.6 Km in 2h58′32″, alla media di 38.85 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Dylan Groenewegen (Team BikeExchange-Jayco) e il norvegese Alexander Kristoff (Intermarché-Wanty-Gobert Matériaux). Miglior italiano Luca Mozzato (B&B Hotels-KTM), 11°. Il danese Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) si impone in classifica con 2′43″ sullo sloveno Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) e 7′22″ sul britannico Geraint Thomas (INEOS Grenadiers). Miglior italiano Simone Velasco (Astana Qazaqstan Team), 31° a 2h04′24″

TOUR DE FRANCE FEMMES

L’olandese Lorena Wiebes (Team DSM) si è imposta nella prima tappa, circuito di Parigi, percorrendo 81.7 Km in 1h54′00″, alla media di 43.000 Km/h. Ha preceduto allo sprint la connazionale Marianne Vos (Team Jumbo-Visma) e la belga Lotte Kopecky (Team SD Worx). Miglior italiana Rachele Barbieri (Liv Racing Xstra), 4°. Wiebes è la prima maglia gialla con 4″ sulla Vos e 6″ sulla Kopecky. Miglior italiana la Barbieri, 4° a 10″

ETHIAS – TOUR DE WALLONIE

Lo spagnolo Oier Lazkano (Movistar Team) si è imposto nella seconda tappa, Verviers – Herve, percorrendo 176.8 Km in 4h12′40″, alla media di 41.984 Km/h. Ha preceduto di 2″ il belga Loic Vliegen (Intermarché-Wanty-Gobert Matériaux) e di 7″ il connazionale Jesus Herrada (Cofidis). Miglior italiano Lorenzo Rota (Intermarché-Wanty-Gobert Matériaux), 6° a 11″. L’australiano Robert Stannard (Alpecin-Deceuninck) è il nuovo leader della classifica con 7″ sul danese Mattias Skjelmose Jensen (Trek-Segafredo) e 10″ su Rota.

GRAND PRIX DE LA VILLE DE PÉRENCHIES

Il neozelandese Laurence Pithie (Groupama-FDJ Conti) si è imposto nella corsa francese, circuito di Pérenchies, percorrendo 178.4 Km in 3h53′51″, alla media di 45.773 Km/h. Ha preceduto di 5″ l’estone Rait Ärm (Groupama-FDJ Conti) e di 13″ il sudafricano Morne Van Niekerk (St Michel-Auber 93). Nessun italiano in gara.

GP KRANJ

L’italiano Andrea Peron (Team Novo Nordisk) si è imposto nella corsa slovena, circuito di Kranj, percorrendo 159.9 Km in 3h34′45″, alla media di 44.884 Km/h. Ha preceduto allo sprint il ceco Tomas Barta (ATT Investments) e lo sloveno Tilen Finkst (Adria Mobil).

VISEGRAD 4 RACE – GP SLOVAKIA

L’italiano Thomas Pesenti (Beltrami TSA Tre Colli) si è imposto nella corsa slovacca, Brno – Spielberg, percorrendo 190 Km in 3h40′40″, alla media di 51.662 Km/h. Ha preceduto allo sprint il ceco Adam Toupalik (Elkov-Kasper) e di 46″ il ceco Jakub Toupalik (Elkov-Kasper)

VISEGRAD 4 LADIES HUNGARY

L’italiana Silvia Zanardi (BePink) si è imposta nella corsa ungherese, circuito di Pannonhalma, percorrendo 93.5 Km in 2h16′18″, alla media di 41.159 Km/h. Ha preceduto di 9″ la polacca Monika Brzezna (ATOM Deweloper Posciellux.pl Wroclaw) e di 14″ la polacca Agnieszka Skalniak-Sójka (ATOM Deweloper Posciellux.pl Wroclaw)

GRAND PRIX KAYSERI

L’ucraino Anatolii Budiak (Terengganu Polygon Cycling Team) si è imposto nella corsa turca percorrendo 131 Km in 3h30′46″, alla media di 37.29 Km/h. Ha preceduto di 57″ l’eritreo Metkel Eyob (Terengganu Polygon Cycling Team) e di 1′25″ l’uzbeko Akramjon Sunnatov (Tashkent City Professional Cycling). Nessun italiano in gara.

VUELTA CICLISTA A VENEZUELA

L’italiano Stefano Gandin (Team Corratec) si è imposto nella prima tappa, circuito di Puerto Ordaz, percorrendo 120 Km in 2h48′49″, alla media di 42.65 Km/h. Ha preceduto allo sprint il venezuelano Anderson Timoteo Paredes (Orgullo Andino) e di 3″ il serbo Veljko Stojnic (Team Corratec). Gandin è il primo leader della classifica con 4″ su Paredes e 9″ su Stojnic

LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): PARIS LA DÉFENSE ARENA – PARIGI

luglio 24, 2022 by Redazione  
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Al Tour è arrivato il momento dei saluti con l’immancabile passerella sugli Champs-Élysées

Il Tour è arrivato al suo ultimo atto, la tradizionale passerella conclusiva sugli Champs-Élysées. Prima di sbarcare sulla celebre avenue parigina i corridori dovranno percorrere una cinquantina di chilometri sulle strade dell’hiterland della capitale francese, partendo dalla cittadina di Nanterre dove l’ultimo raduno di partenza si svolgerà presso la Paris La Défense Arena, impianto da 17000 posti inaugurato nel 2017 e che in occasione delle Olimpiadi del 2024 ospiterà le gare di nuoto e le finali di pallanuoto. Nella marcia d’avvicinamento alla “Ville Lumière” si andrà a superare, poco prima dell’ingresso in Parigi, l’ultima salita dell’edizione 2022, la breve Côte du Pavé des Gardes, 1300 metri al 6.5% e nessun tratto da percorrere sulle “pietre”, come lascerebbe erroneamente intendere il suo nome. I sampietrini, mischiati all’asfalto, s’incontreranno invece nel tradizionale circuito conclusivo disegnato attorno agli Champs-Élysées, all’Arco di Trionfo e ai giardini delle Tuileries. Otto tornate da 6800 metri cadauna metteranno la parole “FINE” ad una delle edizioni più dure e combattute della Grande Boucle

Il tramonto a Parigi e l’altimetria dell’ultima tappa (Twitter)

Il tramonto a Parigi e l’altimetria dell’ultima tappa (Twitter)

METEO TOUR

Paris La Défense Arena: sole e caldo, 31°C, vento moderato da S (12-14 km/h), umidità al 33%
Côte du Pavé des Gardes (GPM – 43.3 Km): sole e caldo, 30.2°C, vento moderato da S (12-15 km/h), umidità al 36%
Parigi: cielo sereno, 29.9°C, vento moderato da S (12-14 km/h), umidità al 37%

GLI ORARI DEL TOUR

16.00: inizio diretta su Eurosport1
16.45: partenza dalla Paris La Défense Arena
17.15: inizio diretta su RAI2
17.45-17.55: GPM della Côte du Pavé des Gardes
17.55-18.00: ingresso in Parigi
18.10-18.20: primo passaggio dal traguardo
18.30-18.40: traguardo volante al terzo passaggio dall’Haut des Champs-Élysées
19.25.19.45: arrivo a Parigi

RASSEGNA STAMPA

Tour, Van Aert trionfa nella crono. Vingegaard, domani passerella a Parigi

Gazzetta dello Sport – Italia

Jonas Vingegaard ostaja v rumenem, Pogačar v belem

Delo – Slovenia

Ustoppelige Vingegaard stormer ind på champagne-etapen i gult

Politiken – Danimarca

Vingegaard all but seals Tour de France after Van Aert wins stage 20 time trial

The Daily Telegraph – Regno Unito

Le chrono pour Van Aert, le Tour pour Vingegaard

L’Équipe – Francia

Vingegaard se corona con susto

AS – Spagna

Wout van Aert vliegt naar nieuwe zege in tijdrit, eindzege Vingegaard komt niet meer in gevaar

Het Nieuwsblad – Belgio

Tranendal bij Vingegaard en Van Aert na Tour-zege

De Telegraaf – Paesi Bassi

Van Aert gelingt der Etappen-Hattrick

Luxemburger Wort – Lussemburgo

Van Aert gewinnt Zeitfahren – Vingegaard fährt in Gelb nach Paris

Kicker – Germania

Бельгиец ван Арт выиграл 20-й этап «Тур де Франс»

Sport Express – Russia

Wout Van Aert ganó la crono final del Tour de Francia 2022

El Espectador – Colombia

Jonas Vingegaard poised to win Tour de France as Wout van Aert claims time trial

The Sydney Morning Herald (Australia)

TOURALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ordine d’arrivo della ventesima tappa, Lacapelle-Marival – Rocamadour

1° Franck Bonnamour
2° Amund Grøndahl Jansen a 27″
3° Pierre Rolland a 38″
4° Caleb Ewan a 42″
5° Luca Mozzato a 57″

Classifica generale

1° Caleb Ewan
2° Albert Torres a 4′54″
3° Reinardt Janse Van Rensburg a 9′17″
4° Amund Grøndahl Jansen a 10′46″
5° Frederik Frison a 12′12″

Miglior italiano Luca Mozzato, 33° a 1h21′48″

STRAFALGAR SQUARE

L’angolo degli strafalcioni dei telecronisti

Rizzato: “Ganna va a mettere i piedi sul miglior tempo”
Garzelli: “Nuovi metodo per recuperare”
Garzelli: “Nelle cronometro lungo si bevi”
Garzelli: “Il gomito sinistra”
Garzelli: “Una cromo molto buona”
Pancani: “Vingengaard” (Vingegaard)
Televideo: “Michael Schachmann” (Maximilian)

CASA RICORDI: TOUR DE FRANCE 1992

Sono passati 30 anni dall’impresa di Claudio Chiappucci al Tour del 1992. Riviviamo quell’edizione della corsa francese attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”

20a TAPPA: BLOIS – NANTERRE (222 Km) – 25 LUGLIO 1992

SI CHIUDE A PARIGI LA PASSEGGIATA GIALLA DI INDURAIN
La penultima tappa del Tour de France al belga De Clerq che batte in volata l’italiano Vanzella e altri sei compagni di fuga
Il francese Jalabert favorito per lo sprint sugli Champs-Élysées – Chiappucci e Bugno chiudono ai posti d’onore, come un anno fa

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