03-11-2022
novembre 3, 2022 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GRAND PRIX SAKIA EL HAMRA
L’emiratino Ahmed Al Mansoori (nazionale emiratina) si è imposto nella corsa marocchina, Laayoune – Boujdour, percorrendo 140 Km in 2h29′30″, alla media di 56.187 Km/h. Ha preceduto allo sprint i marocchini Youssef Bdadou (nazionale marocchina) e Mounir Makhchoun (regionale marocchina). Nessun italiano in gara.
NIBALI STORY – CAPITOLO 13: QUANDO LO SQUALO MOLÒ I DENTI DELLA SEGA
C’è da fare il “tagliando” in vista della Corsa Rosa e Nibali sceglie di effettuare l’ultima preparazione in gara prima del via del Giro in Trentino, dove già si era imposto nel 2008. Stavolta c’è da andare allo scoperta di una salita inedita, mai affrontata prima in una corsa ciclistica e che 8 anni più tardi metterà alle corde un corridore del calibro di Egan Bernal al Giro: è la Sega di Ala, che lo “Squalo dello Stretto” doma alla sua maniera riuscendo a togliere la maglia di leader dalle spalle del francese Bouet, che la indossava con quasi 4 minuti di vantaggio su Nibali
LO SQUALO ATTACCA, STACCA TUTTI E VINCE
Arrivo in solitaria per Vincenzo Nibali (Astana) sul traguardo di Sega di Ala. Il siciliano dell’Astana ha preceduto di 7 secondi Mauro Santambrogio (Vini Fantini) e di 44 la coppia Niemec (Lampre-Merida)-Aru (Astana). Più staccato invece Bradley Wiggins causa incidente meccanico durante la scalata finale. Per Nibali c’è anche la soddisfazione di vincere anche la classifica generale di questa 37esima edizione del Giro del Trentino.
Niente fuga oggi, ma questo si sapeva; d’altronde quell’ultima dura salita era troppo appetibile a coloro che avessero ancora voglia di smuovere le acque in classifica generale. Sull’ultima ascesa le acque si sono smosse alla grande con un Vincenzo Nibali in ottima condizione che è riuscito a staccare sulle ultime rampe un Mauro Santambrogio in versione “Hard to die”.
Un plauso va anche allo sconfitto di questa tappa, ovvero Maxime Bouet, che, nonostante abbia perso la maglia di leader, è riuscito, con la fuga bidone del primo giorno, a rendere il Giro del Trentino una corsa diversa da quella che poteva essere.
Tappa odierna che partiva da Arco e terminava a Sega di Ala dopo aver percorso 166 chilometri contraddistinti da 2 GPM nell’ultima parte: Brentonico di 2a categoria ai meno 34 dall’arrivo e la salita finale di Sega di Ala segnalata addirittura come Hors Categorie (“fuori categoria) per quei 13 chilometri con pendenza media del 9% e massima del 20.
Prima parte della frazione animata da una fuga composta da dieci corridori: Serpa (Lampre-Merida), Gautier (Europcar), Sella (Androni-Venezuela), Zardini (Bardiani-CSF), Bongiorno (Bardiani-CSF), Pantano (Colombia), Txurruka (Caja Rural), Taciak (CCC Polsat), Huzarski (NetApp-Endura) ed Antunes (Ceramica Flaminia). Fuggitivi che avranno un vantaggio massimo di circa tre minuti, ma il gruppo tirato in particolare dagli uomini Vini Fantini per Santambrogio annullano il vantaggio ai piedi della salita finale. Sulle prime rampe dell’ascesa si muove prontamente l’Astana di Vincenzo Nibali con Agnoli e Tiralongo che con il loro ritmo scremano il gruppo ad una ventina di unità. É Tiralongo che rompe gli indugi e allunga portandosi dietro Nibali e pochi metri dopo anche tutti i favoriti, tranne Wiggins: l’inglese, causa la rottura del cambio, è costretto a fermarsi e ripartire solo dopo il cambio della bicicletta, ma il tempo trascorso non permetterà all’inglese di recuperare il gap.
Nel frattempo in testa alla corsa sono rimasti sette corridori: Tiralongo che fa il ritmo seguito da Nibali e Aru (Astana), Santambrogio (Vini Fantini), Niemec (Lampre-Merida), Evans (BMC) e Locatelli (Bardiani-Csf).
Ai meno 5 dalla vetta c’è il primo allungo di Nibali, l’azione del siciliano costringe alla risposta immediata il solo Santambrogio, che dopo un grande sforzo riesce a rientrare su Vincenzo. Dietro rimangono uniti ad inseguire Evans, Niemec e Aru.
Ma questo Nibali non si accontenta, ed è così che sull’ultima rampa prima del falsopiano, si alza sui pedali e riparte: questa volta per Mauro Santambrogio non c’è nient’altro da fare che arrendersi.
Al traguardo Nibali giunge a braccia alzate precedendo il capitano della Vini Fantini di 4 secondi. Seguono nell’ordine: Niemec ed Aru a 44 secondi, Evans a 1′01”, Locatelli a 1′10, Pirazzi a 1′35, Garcia e Wiggins a 1′37 e, decimo, Rolland a 2′20.
In classifica generale c’è il ribaltone: Bouet essendo arrivato con 4′30 di ritardo è costretto a capitolare e a consegnare la maglia di leader a Vincenzo Nibali che si aggiudica anche la classifica finale. Sul podio salgono Santambrogio e Bouet: il primo con un ritardo di 21 secondi di ritardo, mentre il secondo con 55.
In prospettiva Giro d’Italia spiccano senz’altro le vittorie di Nibali, ma non possiamo dimenticare Bradley Wiggins: il vincitore dello scorso Tour de France è parso in forma nonostante i guasti meccanici. Ottime le prove dei giovanissimi Locatelli e Aru, con il sardo che si aggiudica fra l’altro la maglia di migliore giovane. Discreta la performance di Evans, mentre da rivedere quelle di Basso, Scarponi (ma almeno il marchigiano della Lampre si è fatto vedere nella tappa di ieri) e Pellizotti.
Paolo Terzi

Nibali stacca Santambrogio e si lancia verso il vertice del Giro del Trentino (foto Bettini)
NIBALI STORY – CAPITOLO 12: BIS ALLA TIRRENO
Il 2013 è l’anno della prima vittoria al Giro. Nibali non ci arriva “digiuno” perché strada facendo mette in cascina la vittoria in due prestigiose corse a tappe, cominciando con il bis consecutivo alla Tirreno-Adriatico, una doppietta che non si vede dal biennio 1989-1990, quando la Corsa dei due Mari era stava vinta dall’elvetico Tony Rominger. Stavolta, però, si trova sulla strada un avversario del calibro del britannico Chris Froome, che lo stacca – anche se di poco – sia nelle tappe di Prati di Tivo (dove lo” Squalo” si era imposto dodici mesi prima) e di Chieti, sia nella cronometro conclusiva di San Benedetto del Tronto, alla quale il siciliano si presenta con la maglia di leader sulle spalle dopo esser andato a sorpresa all’attacco nella tappa dei muri marchigiani. E, pur senza vittorie di tappa, la Tirreno è sua con 23” sul britannico e poco meno di un minuto su un altro grande del ciclismo, Alberto Contador. Riviviamo le quattro tappe citate nell’introduzione
4a tappa: Narni – Prati di Tivo
VROOM, VROOM… FROOME
Il 27enne di Nairobi, supportato in precedenza da un formidabile Team Sky, sprigiona tutti i cavalli del suo potente motore nell’ultimo km di Prati di Tivo e trionfa con 6” su un ottimo Mauro Santambrogio, 11” su Vincenzo Nibali e 13” sul sempre più sorprendente Michal Kwiatkowski, nuovo leader della Tirreno-Adriatico. Solo 6° a 15” dopo aver tentato due scatti sulla salita finale Alberto Contador, più indietro Joaquin Rodríguez e Cadel Evans, crollano Samuel Sánchez, Damiano Cunego e Moreno Moser.
Dopo la cronosquadre di Donoratico e le frazioni interlocutorie di Indicatore e Narni Scalo la Tirreno-Adriatico è entrata nella fase calda, in tutti i sensi dal momento che i corridori hanno finalmente gareggiato con il sole e temperature primaverili, con la 4a tappa, 165 km da Narni a Prati di Tivo con le ascese non troppo impegnative di Forca di Arrone, Sella di Corno e Passo delle Capannelle e soprattutto la scalata finale di 14,5 km al 7,1% di pendenza media lungo la quale un anno fa Vincenzo Nibali (Astana), allora in forza alla Liquigas, ha fatto il vuoto ponendo le basi per il successo finale nella Corsa dei Due Mari. Nei primi 150 km non è accaduto granchè con la fuga di Francesco Failli (Vini Fantini), a caccia di punti per la maglia verde di miglior scalatore indossata da Cesare Benedetti (NetApp), in compagnia del forte cronoman svedese Fredrik Kessiakoff (Astana), del polacco già 13° nella generale dell’ultima Vuelta Tomasz Marczynski (Vacansoleil) e di un habituè delle azioni da lontano come il francese Anthony Roux (Fdj), che hanno acquisito fino a 6′40” su un gruppo nel quale il Team Sky ha presto preso il comando delle operazioni, chiaro segnale di un Chris Froome intenzionato a fare la differenza come avvenuto al recente Giro dell’Oman da lui vinto.
In ogni caso il ritmo, pur sufficiente a mettere nel mirino i quattro fuggitivi, non è stato particolarmente sostenuto nelle prime salite in cui hanno perso contatto dal gruppo solo una trentina di atleti tra cui il leader della generale Marc Cavendish (Omega-QuickStep), Roberto Ferrari (Lampre-Merida) e Francesco Chicchi (Vini Fantini) ma la musica è cambiata sulle rampe che portavano a Prati di Tivo, in cui il Team Sky, nell’ordine con Peter Kennaugh, un Dario Cataldo ingaggiato dalla formazione di Brailsford per fare da spalla a Bradley Wiggins al Giro d’Italia, Sergio Henao e Rigoberto Urán ha prodotto un forcing spietato che ha messo fine alle speranze di Marczynski, ultimo ad arrendersi tra i battistrada, e ha stroncato dapprima Stefano Garzelli (Vini Fantini), quindi in rapida successione Bauke Mollema (Blanco), Damiano Cunego (Lampre-Merida), Moreno Moser (Cannondale), Tony Martin (Omega-QuickStep) e Samuel Sánchez (Euskaltel) e a 7 km dal traguardo anche Joaquin Rodríguez (Katusha), spalleggiato dal fedelissimo Daniel Moreno, Cadel Evans (Bmc), Rinaldo Nocentini e Domenico Pozzovivo (Ag2r), Roman Kreuziger (Saxo-Tinkoff) e Jonathan Castroviejo (Movistar), unico della compagine di Unzue a rimanere nelle prime posizioni a differenza dei più quotati Benat Intxausti, Juan Josè Cobo ed Eros Capecchi, che comunque si sono mantenuti a un centinaio di metri dal gruppetto di testa comprendente a quel punto Henao, Urán, Froome, Nibali, il secondo della generale Michal Kwiatkowski (Omega-QuickStep), mai così competitivo nelle salite lunghe in precedenza, un ritrovato dopo il grave incidente subito all’ultimo Tour de France Wouter Poels (Vacansoleil), un brillantissimo Mauro Santambrogio (Vini Fantini), il 41enne Chris Horner (RadioShack), già 3° un anno fa a Prati di Tivo e naturalmente Alberto Contador (Saxo-Tinkoff), che ai -6 ha tentato uno scatto dei suoi immediatamente rintuzzato dagli uomini del Team Sky.
Approfittando di un leggero rallentamento Rodríguez e Kreuziger sono riusciti a rientrare, mentre non hanno retto il loro ritmo i compagni di inseguimento a cominciare da Evans che dice così addio alle speranze di ripetere il successo del 2011, ma al pari di Poels hanno nuovamente perso contatto a 2,5 km dal traguardo quando Contador è scattato nuovamente seguito da Nibali che ha rilanciato l’azione e da Santambrogio mentre Froome non si è fatto prendere dalla foga, lasciando che lo straordinario Urán tenesse a pochi metri il terzetto di testa, fino al triangolo rosso dell’ultimo km quando ha operato una violenta accelerazione con cui si è riportato sotto e ha proseguito nell’azione lasciando tutti sul posto: il solo Santambrogio aveva probabilmente le forze per replicare ma ha atteso per un attimo di troppo che fossero Nibali e Contador a farlo e Froome ne ha approfittato per involarsi fino al traguardo che ha tagliato con 6” sul comasco della Vini-Fantini, 11” sul messinese, 13” su uno Kwiatkowski rinvenuto fortissimo nelle ultime centinaia di metri, 15” su Horner e su un Contador che come spesso gli accade non ha avuto il cambio di ritmo nel finale e 19” su un Urán che se avesse corso per sè sarebbe stato forse l’unico a contrastare il compagno di squadra; decisamente più staccati gli altri con Poels e Rodríguez, che in ogni caso non aveva brillato neppure un anno fa alla Tirreno-Adriatico, 8° e 9° a 43”, Kreuziger e Moreno 10° e 11° a 58”, Castroviejo 12° a 1′04”, Evans 14° a 1′13”, un Pozzovivo da cui ci si attendeva decisamente di più 16° a 1′18” e Capecchi 20° a 1′45” mentre ben più pesanti sono stati i distacchi di Sánchez, Cunego, Tony Martin e Moser. Grazie al successo dell’Omega-QuickStep nella cronosquadre Kwiatkowski è la nuova maglia azzurra con 4” su Froome, 16” su Nibali, 30” su Contador, 33” su Urán, 40” su Horner e 55” su Santambrogio e non sarà facile strappargli il primato nella crono conclusiva di San Benedetto del Tronto: presumibile pertanto un nuovo attacco di Froome e del Team Sky nella 5a tappa, 230 km da Ortona a Chieti con la dura ascesa di Passo Lanciano, saltata un anno fa a causa della neve e teatro nel Giro 2006 di uno splendido duello tra Ivan Basso e Damiano Cunego vinto dal varesino, a 40 km dal traguardo e da due strappi con pendenze fino al 15° negli ultimi 5 km, lungo i quali a fare la differenza un anno fa fu Peter Sagan.
Marco Salonna
5a tappa: Ortona – Chieti
RISCOSSA PURITO, FROOME NUOVO LEADER
Dopo aver perso contatto nel finale della salita di Prato di Tivo e aver detto addio alle velleità di classifica generale Joaquin Rodríguez fa la differenza sul muro di Via Salomone e si aggiudica la tappa di Chieti davanti a Bauke Mollema, Alberto Contador, Mauro Santambrogio, Chris Horner e al britannico che strappa la maglia azzurra a Michal Kwiatkowski. In leggero ritardo Vincenzo Nibali, coraggiosa azione di Damiano Cunego sfumata a 6 km dal traguardo
Per il quarto anno consecutivo la Tirreno-Adriatico è approdata a Chieti al termine di una frazione di 230 km caratterizzata dall’abbordabile ascesa di Forchetta Palena nelle fasi iniziati, da quella ben più impegnativa di Passo Lanciano, che era in programma anche nella passata stagione ma non è stata affrontata a causa della neve, a 40 km dal traguardo e dallo spettacolare finale nel capoluogo di provincia abruzzese con i brevi ma durissimi strappi di Pietragrossa e Via Salomone, presenti anche nel percorso della tappa di Pescara del prossimo Giro d’Italia, in rapida successione negli ultimi 7 km. La fuga di giornata è nata al km 20 ad opera di Valerio Agnoli (Astana), prezioso gregario di Vincenzo Nibali insieme al quale è approdato dalla Liquigas alla formazione kazaka, un Oscar Gatto (Vini Fantini) ancora non al meglio della condizione in questo avvio di stagione, il russo Maxim Belkov (Katusha) e lo svizzero Michael Schär (Bmc) entrambi in evidenza alle Strade Bianche, tre uomini da classiche del Nord come lo spagnolo Juan AntoniO Flecha (Vacansoleil), l’olandese Sebastian Langeveld (Orica-GreenEdge) e il belga due volte vincitore del Giro delle Fiandre Stijn Devolder (RadioShack) che negli anni ha abbandonato le velleità da uomo di classifica nelle grandi corse a tappe, il trentino Cesare Benedetti (NetApp), a caccia di punti per la classifica di miglior scalatore, e infine un Damiano Cunego (Lampre-Merida), già secondo due anni fa a Chieti alle spalle del compagno Michele Scarponi, che dopo la debacle di Prati di Tivo in cui ha accusato oltre 6′ di ritardo da Chris Froome (Team Sky) ha tentato immediatamente di riscattarsi: al km 65 Benedetti è rimasto vittima di una caduta senza conseguenze che lo ha però costretto a lasciarsi riassorbire dal gruppo ma al termine della tappa indosserà comunque la maglia verde grazie al contemporaneo ritiro di Francesco Failli (Vini Fantini), che da giorni stava soffrendo per via di una costola incrinata in seguito a una caduta alle Strade Bianche ed è uscito di scena al pari del compagno Francesco Chicchi e di Sep Vanmarcke (Blanco), che è finito per terra ancora prima del km zero e sarà probabilmente costretto a saltare l’intera campagna del Nord. I fuggitivi hanno acquisito fino a 7′ di margine ma come era prevedibile ben presto in testa al gruppo le maglie biancoblù dell’Omega-QuickStep del leader della generale Michal Kwiatkowski sono state rimpiazzate da quelle verdi della Cannondale, che aveva l’obiettivo portare Peter Sagan a bissare il successo del 2012 a Chieti, e soprattutto da quelle nere di un Team Sky intenzionato a rendere la corsa più dura possibile per favorire un attacco di Froome nel finale.
Ai piedi dell’ascesa di passo Lanciano, 13 km con una pendenza media intorno all’8%, il vantaggio dei battistrada si era ridotto a 2′40” e Cunego, che su queste rampe fu protagonista nel Giro 2006 quando attaccò nel finale per poi essere battuto dal solo Ivan Basso, ha preso il largo con il solo Devolder che ha tentato per qualche centinaio di metri di resistere al veronese ed è riuscito a tenere a distanza un gruppo nel quale il Team Sky imponeva con Dario Cataldo un’andatura non impossibile, in modo da conservare uomini per la discesa e il successivo tratto pianeggiante di avvicinamento a Chieti, ma comunque piuttosto sostenuta che ha provocato il cedimento di Cadel Evans (Bmc), già in difficoltà a Prati di Tivo ma comunque ancora 11° in classifica a 1′18” da Kwiatkowski, e più avanti anche quelli di Samuel Sánchez (Euskaltel), dell’8° della generale Jonathan Castroviejo (Movistar) e dello stesso Sagan, riusciti però a rientrare in discesa al termine della quale il gruppo dei big era composto da una quarantina di atleti sempre con Cataldo al comando, e le trenate del campione italiano a cronometro sono state fatali a Cunego che ha visto esaurirsi la sua azione a 6 km dal traguardo all’inizio del muro di Pietragrossa. Qui sono entrati in azione Sergio Henao e Rigoberto Urán con un forcing che ha messo in difficoltà un Sagan molto affaticato dopo aver sofferto verso Passo Lanciano e con lui il compagno Moreno Moser, decisamente sotto tono in questa Tirreno-Adriatico, e ancora una volta Sánchez: in prossimità della vetta Alberto Contador (Saxo-Tinkoff) si è mosso insieme al compagno Roman Kreuziger per conquistare secondi di abbuono nel traguardo volante posto proprio in cima dove lo spagnolo è transitato per primo davanti a Nibali, a Froome e al ceco che ha proseguito nell’azione insieme al costaricano Andrey Amador (Movistar) ma immediatamente Urán ha chiuso il buco. Tutto si è deciso dunque nello strappo finale di Via Salomone in cui Joaquin Rodríguez (Katusha), che pure non è ancora al top della condizione, si è confermato il numero uno su questo tipo di percorsi involandosi in solitudine verso il traguardo mentre alle sue spalle Froome, dopo un attimo di smarrimento che ha agevolato l’azione del catalano, ha accelerato portandosi dietro i soli Contador, un come al solito brillantissimo Mauro Santambrogio (Vini Fantini), Chris Horner (RadioShack) e un Bauke Mollema (Blanco) tornato protagonista dopo essere stato una delle vittime illustri a Prati di Tivo mentre Nibali si è fatto sorprendere nelle retrovie del gruppetto e non è più riuscito a chiudere il buco e Kwiatkowski è andato in netta difficoltà, risentendo forse degli sforzi di due giornate dure consecutive. Al traguardo Purito si è imposto con 8” su Mollema, Contador, Santambrogio, Horner e Froome nell’ordine mentre Nibali ha chiuso 7° a 17”, Przemyslav Niemiec (Lampre-Merida) e Kreuziger 8° e 9° a 22” e Daniel Martin (Garmin-Sharp) 10° a 28” mentre Kwiatkowski ha chiuso 15° a 35” in compagnia di Henao, Urán e Domenico Pozzovivo (Ag2r) e ha perso la maglia azzurra indossata ora da Froome, che ha un vantaggio di 20” su Contador e Nibali, di 24” sul polacco, di 37” su Horner e di 52” su Santambrogio: in vista dei 9 km a cronometro di San Benedetto del Tronto che concluderanno la Tirreno-Adriatico il britannico sembra avere la strada spianata verso il successo finale ma prima i corridori dovranno affrontare l’insidiosa 6a tappa, 209 km con partenza e arrivo a Porto Sant’Elpidio senza praticamente un metro di pianura sebbene l’altitudine massima non superi i 300 metri.
Marco Salonna
6a tappa: circuito di Porto Sant’Elpidio
SAGAN E NIBALI FANNO LE SCARPE A TUTTI
Grande spettacolo a Porto Sant’Elpidio, località nota per i suoi calzaturifici, con lo slovacco e il messinese che si involano insieme a Joaquim Rodríguez sullo strappo di Casette d’Ete e conquistano rispettivamente il successo di tappa e, salvo sorprese nella crono di San Benedetto del Tronto, la classifica generale della Tirreno-Adriatico che il capitano dell’Astana guida ora con 34” su un Chris Froome in grande difficoltà nel finale. Ben 52 corridori abbandonano tra cui Filippo Pozzato, Marc Cavendish, Daniele Bennati e Andy Schleck.
La sesta tappa della Tirreno-Adriatico, 209 km con partenza e arrivo a Porto Sant’Elpidio, si presentava sulla carta impegnativa con 18 strappi da affrontare sulle Coste Fermane ma nei fatti si è rivelata massacrante con il maltempo che, dopo aver dato tregua nelle frazioni di Prati di Tivo e Chieti, è tornato ad abbattersi sul percorso e alcune delle salite che presentavano pendenze impressionanti prima fra tutti quella di Sant’Elpidio a Mare, un muro di 350 metri con punte al 27% da affrontare per tre volte, ultima delle quali a 17 km dal traguardo, reso impossibile dall’asfalto bagnato che di fatto impediva agli atleti di alzarsi sui pedali; sta di fatto che molti corridori hanno inscenato un accenno di protesta con gli organizzatori, rei di aver esagerato con la durezza di questa Corsa dei Due Mari, e ben 52 di loro hanno abbandonato già nelle prime fasi della tappa, tra cui Andy Schleck (RadioShack), che fin qui in stagione ha portato a termine solo il Gp camaiore, e Marc Cavendish (Omega-QuickStep), Matthew Goss (Orica-GreenEdge), Giacomo Nizzolo e Daniele Bennati (RadioShack), Grega Bole (Vacansoleil) e Filippo Pozzato (Lampre), che hanno scelto di non compromettere la loro preparazione per l’imminente Milano-Sanremo. Fin dalle prime fasi c’è stata grande bagarre finchè al km 25 non ha preso il via una fuga molto ben assortita composta da Fabian Cancellara (RadioShack), Rinaldo Nocentini e Matteo Montaguti (Ag2r), Lars Boom (Blanco), Tom Dumoulin (Argos-Shimano), Damiano Cunego (Lampre-Merida), Giovanni Visconti e Benat Intxausti (Movistar), Egoi Martínez (Euskaltel), Angel Vicioso (Katusha), Daryl Impey e Stuart O’Grady (Orica-GreenEdge), Mauro Finetto (Vini Fantini), Matthieu Sprick (Argos-Shimano), e Mirko Selvaggi (Vacansoleil), che sarebbe quasi certamente arrivata al traguardo se non fosse stato per la presenza di Nocentini, 19° nella generale a 3′05” da Chris Froome, che ha fatto sì che il Team Sky non lasciasse troppo spazio agli uomini di testa. Sulle varie salite il gruppo di testa si è selezionato con il sorprendente Dumoulin, 22enne olandese noto principalmente per le sue doti di cronoman, e un Cunego che ha collezionato 400 km di fuga negli ultimi due giorni ed è stato ricompensato con la conquista della maglia verde di miglior scalatore, che per diversi km sono rimasti soli al comando per poi essere raggiunti da Visconti, Intxausti, Martínez, Impey e Selvaggi mentre tutti gli altri sono stati via via risucchiati dal plotone, che a sua volta si è ridotto a una cinquantina di unità.
A 40 km dal traguardo il vantaggio del sette fuggitivi era ancora vicino ai 3′ e, una volta ripreso Nocentini, il Team Sky non aveva più interesse a tirare ma la Cannondale di Peter Sagan e la Vini Fantini di Mauro Santambrogio si sono portate al comando e, approfittando di una quindicina di km pianeggianti e di una collaborazione che è andata scemando nel gruppetto di testa, ha ridotto drasticamente il ritardo prima dell’ultimo passaggio sul muro di Sant’Elpidio in cima al quale è avvenuto il ricongiungimento, con Intxausti e Dumoulin ultimi ad arrendersi. Su queste rampe si è scatenata la battaglia tra gli uomini di classifica con Vincenzo Nibali (Astana) che si è mosso in prossimità della vetta seguito da un ritrovato Samuel Sánchez, da un brillantissimo Sagan, dal vincitore della tappa di Chieti Joaquim Rodríguez (Katusha), da Chris Horner (RadioShack), da Santambrogio e da un comunque non troppo pimpante Alberto Contador (Saxo-Tinkoff) mentre è andato a sorpresa in grande difficoltà Froome, che ha risentito probabilmente delle avverse condizioni meteo, e con lui tutta la sua squadra: il solo Sergio Henao è riuscito per qualche centinaio di metri a supportare la maglia blu che in seguito si è parzialmente ripresa andando a riprendere un gruppetto inseguitore comprendente tra gli altri Cadel Evans e un Thor Hushovd (Bmc) in grande crescita di condizione in vista delle classiche del Nord, il quarto della generale Michal Kwiatkowski (Omega-QuickStep), Domenico Pozzovivo (Ag2r), Przemyslaw Niemiec e Daniele Pietropolli (Lampre) e Bauke Mollema (Blanco), il cui ritardo ha però continuato a salire rispetto a uno scatenato Nibali, che nella breve ma molto tecnica discesa ha fatto ulteriore selezione con i soli Sánchez e Sagan in grado di rimanergli in scia. Sullo strappo di Casette d’Ete, ultima salita di giornata con la vetta posta a 11 km dal traguardo, si sono ulteriormente rimescolate le carte con Rodríguez che in solitudine si è riportato su Nibali e Sagan mentre Sánchez ha ceduto ed è stato ripreso da Santambrogio, Horner e da un Contador che ha faticato moltissimo per non perdere le ruote del comasco e dello statunitense e la situazione non è più cambiata se non per i distacchi fino a Porto Sant’Elpidio, in cui come era prevedibile Sagan non ha avuto problemi a regolare i due compagni di fuga: impressionante in ogni caso in una tappa così duraa la prestazione del 23enne slovacco, al secondo successo in questa Tirreno-Adriatico dopo quello della tappa di Narni Scalo in una volata di gruppo, che dimostra di poter puntare già in questa stagione a vincere non solo tutte le classiche del Nord ma probabilmente anche gare che al momento sembravano essergli precluse come la Freccia Vallone e soprattutto la Liegi-Bastogne-Liegi. Alle spalle del fenomeno della Cannondale hanno chiuso con 2” di distacco Nibali, che ne ha così conquistati anche 6 di abbuono, e Rodríguez mentre il gruppetto con Santambrogio, Sánchez, Horner e Contador ha chiuso a 44” ed è stato quasi raggiunto da quello di Froome arrivato a 50” e regolato da Jurgen Roelandts (Lotto Belisol), altro atleta da tenere d’occhio nelle prossime corse, su Hushovd e Simon Geschke (Argos-Shimano).
Grazie alla sua splendida azione Nibali ha ipotecato il secondo successo di fila nella classifica generale della Tirreno-Adriatico che, alla vigilia dei 9,2 km della crono conclusiva di San Benedetto del Tronto, guida con 34” su Froome, 37” su un Rodríguez che a sua volta ha compiuto una grande operazione di classifica che però potrebbe non bastare per il podio finale, 48” su Contador, 58” su Kwiatkowski e 1′05” su Horner: sarà invece grande battaglia per le piazze d’onore come pure per il successo parziale con Cancellara, dominatore della prova contro il tempo un anno fa, e Tony Martin (Omega-QuickStep) uomini da battere e il parmigiano Adriano Malori (Lampre-Merida) pronto ad inserirsi.
Marco Salonna
7a tappa: circuito a cronometro di San Benedetto del Tronto
NIBALI, SQUALO DEI DUE MARI
Il messinese dell’Astana perde solo 12” dal diretto rivale Chris Froome nella crono conclusiva di San Benedetto del Tronto e si aggiudica per il secondo anno consecutivo la Tirreno-Adriatico con 23” sul britannico e 52” su Alberto Contador che scalza Joaquim Rodríguez dal terzo gradino del podio. Grande prestazione di Adriano Malori che nella prova contro il tempo è battuto solo da sua maestà Tony Martin mentre Fabian Cancellara non va oltre il quarto posto preceduto anche dal sorprendente Andrey Amador
Come da tradizione ormai consolidata è San Benedetto del Tronto a ospitare la conclusione della Tirreno-Adriatico e per il terzo anno consecutivo si è gareggiato in una breve cronometro individuale di 9200 metri, 100 in meno rispetto al 2011 e al 2012 quando a imporsi fu Fabian Cancellara (RadioShack), quasi tutti da percorrere sul lungomare della cittadina marchigiana in entrambe le direzioni con partenza e arrivo in Viale Marinai d’Italia e giro di boa in Piazza Salvo d’Acquisto: data la presenza di pochissime curve le condizioni dell’asfalto, bagnato in alcuni tratti per un acquazzone caduto nel primo pomeriggio, non hanno influito più di tanto e sono venuti fuori i veri valori in campo. Il campione elvetico, sebbene reduce da una dispendiosa fuga nella tremenda frazione di Porto Sant’Elpidio utile ad affinare la condizione in vista della Milano-Sanremo ma che certo gli ha tolto preziose energie per la cronometro, ha comunque realizzato il miglior tempo provvisorio al traguardo con 8” sul compagno Hayden Roulston ma pochi minuti dopo è stato superato da uno strepitoso Adriano Malori (Lampre-Merida) che, grazie soprattutto a una posizione aerodinamica apparsa molto migliorata in seguito ai lavori specifici invernali nel velodromo di Montichiari e in galleria del vento, ha fatto meglio del diretto di Berna già nell’intertempo posto al km 4,9 e ha incrementato il vantaggio nel finale portandolo a 8”: la prova del parmigiano, già 3° due anni fa nella crono di San Benedetto del Tronto, acquista ancor più valore se si considera che nel mese di febbraio una caduta con cui si era procurato una lieve infrazione alla clavicola sinistra lo aveva costretto a perdere diversi giorni di preparazione. Malori è rimasto a lungo al comando resistendo agli assalti dei vari Alex Dowsett (Movistar), Jan Barta (NetApp), Stijn Devolder (RadioShack), Kristjian Koren (Cannondale) e Dario Cataldo (Sky), tutti autori di buone prove a partire dall’abruzzese campione italiano di specialità se si considerano le energie spese negli ultimi giorni in testa al gruppo a lavorare per Chris Froome, ma nulla ha potuto contro il solito straripante Tony Martin (Omega-QuickStep), che dopo un avvio prudente che lo ha visto passare con 1” di ritardo a metà gara si è scatenato nel lungo rettilineo di ritorno verso il traguardo che ha tagliato con 6” di vantaggio su Malori, 12” su Cancellara, 20” su Roulston e 23” su Cataldo e Dowsett. Immediatamente è apparso evidente che il tempo del campione mondiale a cronometro non sarebbe più stato battuto, tanto più che l’unico altro atleta che avrebbe potuto insidiarlo ovvero Taylor Phinney (Bmc) non ha potuto prendere il via dopo aver eroicamente concluso la tappa di Porto Sant’Elpidio in ultima posizione ma fuori tempo massimo: per il 27enne di Cottbus si tratta del terzo successo stagionale dopo la crono di Tavira e la classifica finale della Volta ao Algarve, senza dimenticare il contributo determinante al successo dell’Omega-QuickStep nella cronosquadre di Donoratico che ha aperto la Tirreno-Adriatico.
Le posizioni di testa non sono più cambiate fino all’arrivo di Jonathan Castroviejo (Movistar), che ha chiuso con 14” di ritardo, e soprattutto del suo compagno di squadra Andrey Amador, che a partire da un Giro d’Italia 2012 in cui è stato grande protagonista andando spessissimo all’attacco è entrato in una nuova dimensione, dimostrandosi atleta competitivo su tutti i terreni: il costaricano ha chiuso addirittura 3° alle spalle di Martin e Malori e davanti a Cancellara e questa prestazione gli ha consentito di salire all’8° posto della generale davanti allo scalatore polacco Przemyslaw Niemiec (Lampre-Merida), mentre alle loro spalle un ritrovato Wouter Poels (Vacansoleil) ha difeso il suo piazzamento nella top ten dall’assalto di un Domenico Pozzovivo (Ag2r) cui è sempre mancato qualcosa per rimanere con i migliori nelle tappe più impegnative e che non ha certo trovato a San Benedetto del Tronto il terreno per fare la differenza. La 6a e 7a posizione nella generale del 41enne Chris Horner, già secondo un anno fa alla Tirreno, e di un Mauro Santambrogio (Vini Fantini) che ha impressionato lottando gomito a gomito con i migliori tutti i giorni, erano ormai consolidate e tali sono rimaste al termine di una crono che lo statunitense e il comasco hanno chiuso con distacchi rispettivamente di 42” e 1′09”, mentre ben più accesa è stata la lotta per i primi cinque posti di una classifica che alla vigilia vedeva Vincenzo Nibali (Astana) al comando con 34” su Froome, 37” su Joaquim Rodríguez (Katusha), 48” su Alberto Contador (Astana) e 58” su Michal Kwiatkowski (Omega-QuickStep): sulla carta Purito, di gran lunga meno specialista rispetto ai due lo seguivano in classifica, era destinato a chiudere 5° e in effetti così è stato al termine di una prova in cui il catalano ha comunque venduto carissima la pelle concludendo la crono con un distacco da Martin di 43” contro i 21” del polacco e il 30” del madrileno, che ha chiuso così sia pure di strettissima misura al terzo posto una Corsa dei due Mari in cui ha dimostrato la consueta grande combattività ma anche di dover crescere ancora molto di condizione se vorrà rivincere il Tour de France, suo grande obiettivo stagionale. La lotta per la maglia azzurra vedeva Nibali, che un anno fa aveva conquistato la leadership proprio nella prova contro il tempo conclusiva strappandola a Horner, nettamente favorito e l’ottima prova di Froome, 6° a 15” da Martin, non ha impensierito il siciliano che si è mantenuto vicino ai tempi del britannico nella prima metà del percorso per poi calare leggermente nel finale e chiudere con un ritardo di 26”, più che sufficiente comunque per portare a casa il suo secondo successo alla Tirreno-Adriatico che, in virtù dell’impresa realizzata a Porto Sant’Elpidio e del valore degli avversari battuti, vale ancor di più di quello della passata stagione ed è un ottimo viatico per il prossimo Giro d’Italia, che lo Squalo tenterà di aggiudicarsi per la prima volta in carriera, ma anche per una Sanremo che in passato lo ha sempre visto protagonista. La classifica generale finale ha visto il capitano dell’Astana imporsi con 23” su Froome, cui non è bastato il successo di Prati di Tivo, 52” su Contador, 53” sulla grande rivelazione Kwiatkowski, 54” sul vincitore della tappa di Chieti Rodríguez, 1′21” su Horner, 2′03” su Santambrogio, 2′42” su Amador, 3′19” su Niemiec e 3′35” su Poels: la maglia verde di miglior scalatore è andata a Damiano Cunego (Lampre-Merida), che pur non avendo ancora una grande condizione ha corso con grande grinta nelle tappe più dure conquistando anche il premio di atleta più combattivo, mentre quella rossa della classifica a punti è stata appannaggio di Contador che ha preceduto Peter Sagan (Cannondale), che ha dimostrato una volta di più la sua classe cristallina prevalendo a Narni Scalo al termine di una volata di gruppo e a Porto Sant’Elpidio in un percorso simil-Liegi ed è unanimemente considerato come l’uomo da battere della prossima Milano-Sanremo in programma domenica 17 marzo.
Marco Salonna

Nibali bacia il tridente tradizionalmente donato al vincitore della Tirreno Adriatico (foto Bettini)
01-11-2022
novembre 2, 2022 by Redazione
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VUELTA A GUATEMALA
Il guatemalteco Dorian Monterroso (Decorabaños – AC Quetzaltenango) si è imposto nella decima ed ultima tappa, circuito di Città del Guatemala, percorrendo 110 Km in 2h24′01″, alla media di 45.828 Km/h. Ha preceduto di 10″ il messicano Jose Ramon Muñiz (nazionale messicana) e di 11″ il connazionale Henry Alberto Sam (Decorabaños – AC Quetzaltenango). Nessun italiano in gara. Il guatemalteco Juan Mardoqueo Vasquez (Hino-One-La Red-Tigo-Suzuki) si impone in classifica con 2′07″ sul colombiano Wilmar Jair Pérez (ADD Quetzatenalgo) e 6′16″ sull’ecuadoriano Santiago Montenegro (Movistar-Best PC).
NIBALI STORY – CAPITOLO 11: UN SICILIANO DOMINATORE IN PADANIA
Concluso al terzo posto il Tour de France, Vincenzo Nibali affronta la seconda ed ultima edizione del Giro di Padania prendendo la maglia di leader nella tappa collinare di Merate e consolidando il successo sul difficile arrivo in salita al Passo della Bocchetta, la storica ascesa di quel Giro dell’Appennino che lui conosceva bene per averlo vinto nel 2009. Riviviamo quelle due giornate di trionfo sulle strade del Nord Italia.
3a tappa: Castelfranco Veneto – Merate
UN GATTO IN FORMATO MONDIALE
E’ il trevigiano di Altivole ad aggiudicarsi la terza tappa, nello strappo a 3,5km dall’arrivo rimangono lui e Nibali e in volata non c’è storia. Terzo, staccato, giunge Chiarini, poi Taborre e Modolo.
Clima autunnale e tappa da 250km: le strade tra Castelfranco e Merate si corrono col sapore di Mondiale. Come sempre è una lunga fuga a caratterizzare la maggior parte della corsa con Cesaro, Buckmann, Rocchetti, Garofalo e Mertens in avanscoperta. I cinque raggiungono un vantaggio massimo di 10′ col gruppo che, tranquillo, lascia fare.
Nella seconda parte della corsa iniziano però i preparativi in vista dello strappo finale e così il vantaggio dei fuggitivi cala fino a dieci chilometri dal traguardo quando il plotone torna compatto in attesa del muro della Madonna del Bosco: 900m al 12% a tre chilometri dall’arrivo. Il primo a provarci è Pellizzotti, seguito da Gatto e Nibali. Il campione italiano però non riesce poi a tenere il ritmo tenuto dal portacolori della Farnese e così al traguardo si presentano Gatto e Nibali, mentre il tricolore viene riassorbito dal gruppo.
In volata nessuna storia, molto più a suo agio Oscar Gatto che vince staccando di ruota Nibali, il siciliano si consola comunque con la maglia azzurra. Terzo giunge Chiarini, poi Taborre e Modolo, vincitore della seconda tappa.
In generale, come detto, si issa al primo posto Vincenzo Nibali. Chiarini secondo e Gatto terzo. Dietro la schiera di Colnago che ancora vivono di rendita dopo la cronosquadre del primo giorno. Nei prossimi giorni, con le montagne, si attendono però diversi movimenti, anche se il primo posto sembra quello più sicuro.
Andrea Mastrangelo
4a tappa: Lazzate – Passo della Bocchetta
NIBALI IL SICILIANO, RE DI PADANIA
Dopo il secondo posto di ieri arriva anche la vittoria per Vincenzo Nibali. Nella tappa più attesa e più bella di tutto Il Padania il siciliano va a rafforzare la sua posizione di leader vincendo per distacco su Rebellin, Durasek, Pozzovivo e Pellizzotti, in attesa della tappa finale con un altro arrivo in salita.
Era la tappa più attesa, quella che prevedeva la scalata al Passo della Bocchetta, una collina che si sente vetta alpina: 8km al 7,7% di media, punte quasi al 20%, roba da scalatori puri.
Il sipario sulla quarta e penultima tappa si apre con sette fuggitivi: Laganà, Busato, Mertens, Biondo, Kern, Schnait e Matysiak. Per loro nessuna speranza di arrivare da soli lassù, il gruppo lascia fare e il loro vantaggio prima sale oltre i sei primi, poi piano piano scende. All’inizio della Bocchetta davanti rimandono solo Busato, Laganà e Kern, tutti col destino segnato.
Il tedesco gioca le sue ultime carte fin dalle prime rampe, ma alle sue spalle si forma un drappello con Pozzovivo, Nibali, Rebellin, Pellizzotti e Brambilla, su questi rientrano poi Sella, Chiarini, Scarponi fino a formare un gruppo di dieci uomini in testa alla corsa nel momento in cui Kern viene riassorbito.
Da qui all’attacco decisivo passano poche centinaia di metri: Nibali toglie un dente e soprattutto si toglie di ruota otto avversari, il solo a resistergli è Pozzovivo che tiene fino ai duecento metri quando con un secondo allungo viene lasciato al palo, le energie per lui sono finite e da dietro lo passano anche Rebellin e Durasek relegandolo al quarto posto.
Il trionfo di Nibali è solo un nuovo capitolo che si aggiunge alla meravigliosa storia di questa collina, condita dalla seconda piazza di Rebellin, eterno come questa salita che ci regala emozioni dagli anni di Coppi.
Chiude il podio Durasek, quindi Pozzovivo e Pellizzotti. La generale vede Nibali sempre più leader in attesa della tappa finale ancora con arrivo in salita. I due più vicini sono Pozzovivo e Chiarini, 40”, ma anche se nel ciclismo nulla è mai scritto sembrano davvero troppi contro questo Nibali.
Andrea Mastrangelo

Nibali espugna la mitica Bocchetta (foto Bettini)
31-10-2022
novembre 1, 2022 by Redazione
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VUELTA A GUATEMALA
Il guatemalteco Esdras Morales (Hino-One-La Red-Tigo-Suzuki) si è imposto nella nona tappa, Parramos – Patzicía, percorrendo 127 Km in 3h13′10″, alla media di 39.448 Km/h. Ha preceduto di 11″ il colombiano Carlos Alberto Gutiérrez (Team Banco Guayaquil Ecuador) e l’ecuadoriano Alexis Benjamin Quinteros (Team Banco Guayaquil Ecuador). Nessun italiano in gara. Il guatemalteco Juan Mardoqueo Vasquez (Hino-One-La Red-Tigo-Suzuki) è ancora leader della classifica con 2′21″ sul colombiano Wilmar Jair Pérez (ADD Quetzatenalgo) e 6′37″ sull’ecuadoriano Santiago Montenegro (Movistar-Best PC).
NIBALI STORY – CAPITOLO 10: OBIETTIVO GIRO CON LA TIRRENO-ADRIATICO NEL MIRINO
La Tirreno-Adriatico è la seconda corsa a tappe italiana per importanza dopo il Giro e tra tappe di collina, montagna, pianura e cronometro concentrare in sette giorni è una versione miniaturizzata della Corsa Rosa. Nel 2012 Nibali la mette nel mirino in vista di un futuro successo al Giro e coglie l’obiettivo, prima imponendosi nell’arrivo in salita ai Prati di Tivo e poi conquistando le insegne del primato nella conclusiva cronometro di San Benedetto del Tronto. Riviviamo le due giornate chiave di quell’edizione della “Corsa dei Due Mari”.
LO SQUALO MORDE, MA HORNER RESISTE
Vincenzo Nibali si impone in solitaria ai Prati di Tivo, staccando tutti a 4 km dal traguardo e resistendo al ritorno di Roman Kreuziger e Chris Horner, giunti al traguardo con 16’’ di riardo. Lo statunitense conserva però la vetta della classifica generale, con 5’’ sul ceco e 12’’ sul siciliano. Domani altra frazione chiave, con l’impegnativo circuito di Offida.
Sono bastate ventiquattro ore a Vincenzo Nibali per dimenticare l’amarezza del finale della tappa di Chieti, con il discusso sorpasso ai suoi danni da parte di Peter Sagan. Sulla salita dei Prati di Tivo, la più attesa e selettiva della Tirreno – Adriatico, il siciliano si è messo al riparo da sorprese anticipando l’attacco a 4 km dalla vetta, riuscendo in breve a costruire un margine superiore ai 20’’, per poi reggere sulle ultime rampe l’urto della rimonta di Chris Horner e Roman Kreuziger, che continuano a precedere lo Squalo in classifica generale.
A tentare di scombinare i piani della Liquigas, necessariamente formazione faro della gara dopo l’exploit di ieri, hanno provato Jens Debusschere, Kristoff Goddaert ed Egoi Martinez, protagonisti di una fuga della prima ora che, raggiunti i 9’ e mezzo di vantaggio, ha per un attimo dato l’impressione di poter trovare buon esito. Gli uomini di Nibali hanno però saputo reagire tempestivamente, fino a riassorbire Martinez – ultimo degli attaccanti ad alzare bandiera bianca – ad una decina di chilometri dal termine, poco prima che i grossi calibri iniziassero a muoversi.
A rompere gli indugi è stato un poco convinto scatto operato da Joaquim Rodriguez, imitato poco dopo, con lo stesso esito insoddisfacente, da Paolo Tiralongo e dal duo Gusev – Nocentini. Per il primo vero sussulto si è dovuto aspettare di superare lo striscione dei 4 km alla conclusione, allorché Vincenzo Nibali è partito in caccia di quel successo sfumato sul più bello nella giornata di ieri. Lo scatto del siciliano ha trovato meno opposizione del previsto, con Horner e Kreuziger, primo e secondo della generale, più impegnati in un marcamento a uomo a vicenda che non a contenere il margine di Nibali.
Con un paio di chilometri ancora da percorrere, il messinese si è così trovato con un vantaggio di 26’’, che quasi compensava interamente i 34 che stamane lo superavano dalla maglia azzurra. Solo allora Horner si è reso conto di rischiare seriamente – calcolando anche i secondi di abbuono che il leader Liquigas si apprestava a raccogliere – di perdere la vetta della generale, e si è deciso a prendere in mano personalmente le redini dell’inseguimento. La caccia dell’americano ha dato discreti frutti, riuscendo a ridurre a 16’’ il distacco da Nibali in corrispondenza del traguardo, conservando così 12’’ sul siciliano in classifica. Nel mezzo ancora Roman Kreuziger, capace di restare incollato alla ruota del 40enne nativo di Okinawa e di bruciarlo sull’arrivo, scippandogli 2’’ di abbuono e portandosi a soli 5’’ dalla maglia azzurra. Ai piedi del podio provvisorio un bravissimo Rinaldo Nocentini, di ritorno a livelli ai quali mancava almeno dalla settimana in giallo del Tour 2009, e Michele Scarponi, oggi in affanno ma capace di contenere a 18’’ il ritardo al traguardo, chiudendo alle spalle di Johnny Hoogerland, ora 6° in classifica.
Con i primi tre della graduatoria capaci di monopolizzare il podio della tappa regina, la questione vittoria finale sembra ormai ristretta a Horner, Kreuziger e Nibali, con la breve cronometro finale di San Benedetto del Tronto quale probabile teatro del testa a testa decisivo. Il chilometraggio irrisorio della frazione conclusiva – appena 9 km e 300 metri – potrebbe però indurre qualcuno dei tre a muoversi anche nella giornata di domani, che proporrà 181 km di saliscendi quasi ininterrotti con partenza ed arrivo a Offida. A convincere di più negli ultimi due giorni è stato Nibali; fondamentale, per portarsi a casa la maglia azzurra finale, sarà però convincere Peter Sagan, oggi uscito dai giochi per la generale, a sacrificarsi per lo Squalo. Con un tracciato come quello di domani, che pare cucito da un sarto sullo slovacco, potrebbe essere più difficile che dominare i Prati di Tivo.
Matteo Novarini
UNO-DUE RADIOSHACK MA LA ”TIRRENO” E’ DI NIBALI
Fabian Cancellara vince secondo pronostico la crono di San Benedetto del Tronto bissando il successo del 2011 e alle sue spalle giunge un bravissimo Bennati ma la formazione di Bruyneel non riesce a mantenere il primato nella generale con lo Squalo che corona un lungo inseguimento superando Horner per 14”
Per il secondo anno consecutivo la Tirreno-Adriatico si è conclusa con una cronometro di 9,3 km sul lungomare di San Benedetto del Tronto, percorso in entrambe le direzioni con partenza e arrivo in Viale Marinai d’Italia e giro di boa in Piazza Salvo d’Acquisto dove era posto anche il rilevamento intermedio al km 4,9: la corsa è entrata subito nel vivo con le partenze di Rasmussen (Garmin) e Tuft (GreenEdge) e se il danese ex campione mondiale su pista non ha brillato il canadese ha fatto segnare un ottimo tempo resistendo per pochi centesimi all’assalto del vicecampione italiano di specialità Boaro (Saxo Bank) ma uno strepitoso Bennati (RadioShack), non nuovo comunque a ottime prestazioni nelle prove contro il tempo, ha fatto meglio per 4” superando nettamente specialisti come Grabsch (Omega-QuickStep), Millar (Garmin) e Malori (Lampre) finchè il suo compagno Cancellara, grande favorito di giornata e vittorioso un anno fa sullo stesso percorso, non ha tradito le attese facendo la differenza soprattutto nella seconda parte caratterizzata da un forte vento contrario e fermando il cronometro a 10′36”, vale a dire 3” in più rispetto al 2011 ma 12” meglio di Bennati. L’ottima giornata della RadioShack è stata confermata da Roulston che si è installato a 17” dal campione svizzero appena davanti a Stannard (Sky) ma per lungo tempo nessun altro è riuscito a portarsi nelle prime posizioni: va comunque sottolineata la buona prova di Sagan (Liquigas), che malgrado gli sforzi dei giorni precedenti ha concluso con un distacco di 23”, e di Garzelli (Acqua&Sapone), molto atteso in questa Tirreno-Adriatico ma condizionato da una bronchite, che ne ha persi 24 mentre il più volte tricolore della specialità Pinotti (Bmc) in cerca del miglior colpo di pedale dopo il lungo stop in seguito alla caduta di Macugnaga all’ultimo giro d’Italia ha disputato una prova onorevole perdendo 21” e superando di gran lunga il suo capitano Evans ancora lontano dalla condizione che gli permise nella passata stagione di indossare la maglia azzurra a San Benedetto del Tronto.
Via via hanno iniziato a partire gli uomini ben piazzati nella generale e tra questi si sono distinti Peter Velits (Omega-QuickStep), autore comunque di una Tirreno al di sotto delle aspettative, che ha chiuso a 20” da Cancellara e soprattutto Cameron Meyer (GreenEdge), apparso molto cresciuto anche in salita nei giorni scorsi, che con un grande recupero nella seconda parte si è portato al 3° posto a 16” dallo svizzero; discreta anche la prestazione di Nocentini (Ag2r) che ha difeso la sua 4a piazza dagli assalti di Hoogerland (Vacansoleil), Rodriguez (Katusha) e Scarponi (Lampre) ma la vera lotta era quella tra il leader Horner (RadioShack), Kreuziger (Astana) e Nibali (Liquigas), separati alla vigilia da soli 6”. Fin dal rilevamento intermedio è comunque apparso chiaro che il siciliano, penalizzato da una cronosquadre di apertura in cui la Liquigas aveva concesso 38” alla RadioShack e 25” all’Astana, avrebbe completato l’inseguimento alla maglia azzurra iniziato a Chieti e proseguito con il trionfo di Prati di Tivo e il secondo posto di Offida: al km 4,9 infatti lo Squalo poteva già vantare un vantaggio di 11” su Horner e 13” su Kreuziger che al traguardo, dove ha concluso in 9a posizione a 20” da Cancellara, sono diventati 20 sullo statunitense e 27 sul ceco, autore di una crono molto deludente per le sue possibilità, più che sufficienti per assicurargli il primato e un successo nella classifica finale di una corsa a tappe che mancava dalla Vuelta del 2010.
La prova contro il tempo è stata dunque vinta da Cancellara con 12” su Bennati, 16” su Meyer, Tuft e Boaro, 17” su Roulston e 18” su Stannard mentre nella generale Nibali si è imposto con 14” su Horner, 26” su Kreuziger, 53” su Nocentini e 1′00” su Hoogerland e ha avuto la meglio anche nella classifica a punti; il miglior scalatore è stato Pirazzi (Csf) mentre la maglia di miglior giovane è andata a Poels (Vacansoleil). L’attenzione si sposta ora su una Milano-Sanremo che quest’anno come non mai vedrà tantissimi atleti battersi per tagliare a braccia alzate il traguardo di Via Roma da Cavendish a Boasson Hagen, da Cancellara a Freire passando per Sagan, Greipel, il campione uscente Goss e perchè no lo stesso Nibali, non nuovo ad azioni sul Poggio e nella successiva discesa che vista la condizione che ha mostrato in questa settimana potrebbero portarlo fino al successo.
Marco Salonna

Vincenzo Nibali sale in solitaria verso il traguardo di Prati di Tivo (foto Bettini)
30-10-2022
ottobre 31, 2022 by Redazione
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VUELTA A GUATEMALA
Il panamense Franklin Archibold (Panamá es Cultura y Valores) si è imposto nell’ottava tappa, San Andrez Semetabaj – Tejar, percorrendo 128 Km in 3h36′57″, alla media di 35.4 Km/h. Ha preceduto di 2′51″ l’ecuadoriano Pablo Caicedo (Movistar-Best PC) e di 2′54″ il messicano Jorge Ramirez (nazionale messicana). Nessun italiano in gara. Il guatemalteco Juan Mardoqueo Vasquez (Hino-One-La Red-Tigo-Suzuki) è ancora leader della classifica con 2′21″ sul colombiano Wilmar Jair Pérez (ADD Quetzatenalgo) e 6′37″ sull’ecuadoriano Santiago Montenegro (Movistar-Best PC).
NIBALI STORY – CAPITOLO 9: LA PINNA DELLO SQUALO SORGE DIETRO LA GREEN MOUNTAIN
Inizia con il piede giusto la stagione 2012 per Vincenzo Nibali, che decide di non correre il Giro per disputare il Tour, dove si piazzerà terzo. Nel frattempo arriva vicinissimo a vincere la terza edizione del Tour of Oman, che perde per un solo secondo dallo slovacco Peter Velits dopo essersi imposto nella tappa regina della corsa araba, quella con arrivo in salita sulla “Green Mountain”
LO SQUALO TORNA A MORDERE A GREEN MOUNTAIN
Vincenzo Nibali reduce da un 2011 costellato di piazzamenti ma senza vittorie attacca sulla salita finale, giunge solitario al traguardo e per appena 1” non riesce a conquistare la maglia gialla che va a Peter Velits ultimo a cedere la ruota del siciliano.
Come accaduto nel 2011 in cui ad imporsi fu Gesink che perfezionò l’opera nel giorno successivo aggiudicandosi la prova a cronometro il Giro dell’Oman aveva il suo momento clou sulla Green Mountain, salita di 6 km al 10% di pendenza media che giungeva al termine di una frazione di 157 km senza particolari asperità prima di quella conclusiva partita da Sultan Qaboos University. La corsa è vissuta sulla fuga di due velocisti come Henderson (Lotto-Belisol) e Eisel (Sky), due atleti già visti spessissimo all’attacco in quest’avvio di stagione come Clarke (Astana) e Kohler (Bmc), l’olandese Timmer (Project 1T4I) e il nostro Gatto (Farnese), ancora lontano dalla condizione che gli ha permesso di vincere 4 corse tra cui una tappa del Giro nel 2011; il gruppo non si è comunque preoccupato eccessivamente un po’ per il vento contrario che ha frenato l’azione dei fuggitivi e un po’ perchè tra di essi non c’erano uomini pericolosi in classifica ed è stato sufficiente l’aumento dell’andatura nel momento in cui le squadre si preoccupavano di portare i capitani davanti all’imbocco dell’ultima salita per annullare un gap che non aveva comunque mai superato ai 3′30”.
Tutto si è dunque deciso come prevedibile negli ultimi 6 km e visto il forcing iniziale della Katusha ci si aspettava che fosse Rodriguez a lanciare l’attacco ma il catalano non si è mosso ed è rimasto sui pedali quando è stato Nibali (Liquigas) il primo a muoversi a 5 km dal traguardo. L’unico a resistere al messinese è stato il 3° della Vuelta 2010 Peter Velits (Omega-QuickStep) che però a seguito di un’ulteriore accelerata del siciliano ha dovuto alzare bandiera bianca mentre alle loro spalle si è formato un gruppetto guidato dal duo Fdj Casar-Jeannesson, già protagonisti nell’ultimo Tour de France quando furono fondamentali scendendo dal Galibier nel riportare il gruppetto di Evans su quello di Contador e Andy Schleck. Nibali ha proseguito nella sua azione guadagnando fino a 30” su Velits, che alla vigilia lo precedeva di 15” nella generale, ma nel finale lo slovacco ha reagito chiudendo a soli 10” dallo Squalo e questo sforzo ha fatto sì che al termine fosse lui a indossare la maglia gialla seppur con appena 1” di vantaggio, mentre dietro ai due duellanti Casar ha chiuso 3° a 25”, Jeannesson 4° a 30”, uno strepitoso Gallopin (RadioShack) 5° a 37” e molto più brillante del presunto capitano di giornata Fuglsang che ha accusato un ritardo di 1′46”, Slagter (Rabobank) 6° a 47” e Rodriguez solo 7° a 55” appena davanti a un Cancellara (RadioShack) che già nella passata stagione si dimostrò molto a suo agio sulla Green Mountain anche perchè più avanti nella preparazione rispetto ad altri in vista delle classiche del Nord; l’arrivo era invece proibitivo per la maglia gialla Greipel (Lotto-Belisol) che è salito con il suo passo e ha accusato un ritardo di 8′08”. Oltre a far ben sperare per le corse future Nibali è tornato a conquistare un successo che, a parte quello ottenuto nella cronoscalata del Nevegal in seguito alla squalifica di Contador, mancava dal settembre 2010 con la classifica finale della Vuelta mentre l’ultima occasione in cui il siciliano tagliò per primo il traguardo risale al Trofeo Melinda che precedeva la corsa a tappe iberica.
Come detto solo 1” separa Velits da Nibali e vedremo se ci sarà battaglia per gli abbuoni nell’ultima tappa, 130,5 km pianeggianti da Al Khawd a Matrah Corniche; le altre posizioni sono invece abbastanza consolidate con Gallopin 3° a 17”, Casar 4° a 21” e Jeannesson e Slagter 5° e 6° a 30”.
Marco Salonna

Nibali esulta al traguardo della Green Mountain (foto Bettini)
29-10-2022
ottobre 30, 2022 by Redazione
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VUELTA A GUATEMALA
L’ecuadoriano Santiago Montenegro (Movistar-Best PC) si è imposto nella settima tappa, San Francisco el Alto – Santa Cruz del Quiché, percorrendo 120 Km in 3h27′52″, alla media di 34.64 Km/h. Ha preceduto di 1′08″ il guatemalteco Sergio Geovani Chumil (Hino-One-La Red-Tigo-Suzuki) e il colombiano Wilmar Jair Pérez (ADD Quetzatenalgo). Nessun italiano in gara. Il guatemalteco Juan Mardoqueo Vasquez (Hino-One-La Red-Tigo-Suzuki) è ancora leader della classifica con 2′21″ su Pérez e 6′43″ su Montenegro