NIBALI STORY – CAPITOLO 12: BIS ALLA TIRRENO

novembre 2, 2022
Categoria: News

Il 2013 è l’anno della prima vittoria al Giro. Nibali non ci arriva “digiuno” perché strada facendo mette in cascina la vittoria in due prestigiose corse a tappe, cominciando con il bis consecutivo alla Tirreno-Adriatico, una doppietta che non si vede dal biennio 1989-1990, quando la Corsa dei due Mari era stava vinta dall’elvetico Tony Rominger. Stavolta, però, si trova sulla strada un avversario del calibro del britannico Chris Froome, che lo stacca – anche se di poco – sia nelle tappe di Prati di Tivo (dove lo” Squalo” si era imposto dodici mesi prima) e di Chieti, sia nella cronometro conclusiva di San Benedetto del Tronto, alla quale il siciliano si presenta con la maglia di leader sulle spalle dopo esser andato a sorpresa all’attacco nella tappa dei muri marchigiani. E, pur senza vittorie di tappa, la Tirreno è sua con 23” sul britannico e poco meno di un minuto su un altro grande del ciclismo, Alberto Contador. Riviviamo le quattro tappe citate nell’introduzione

4a tappa: Narni – Prati di Tivo

VROOM, VROOM… FROOME

Il 27enne di Nairobi, supportato in precedenza da un formidabile Team Sky, sprigiona tutti i cavalli del suo potente motore nell’ultimo km di Prati di Tivo e trionfa con 6” su un ottimo Mauro Santambrogio, 11” su Vincenzo Nibali e 13” sul sempre più sorprendente Michal Kwiatkowski, nuovo leader della Tirreno-Adriatico. Solo 6° a 15” dopo aver tentato due scatti sulla salita finale Alberto Contador, più indietro Joaquin Rodríguez e Cadel Evans, crollano Samuel Sánchez, Damiano Cunego e Moreno Moser.

Dopo la cronosquadre di Donoratico e le frazioni interlocutorie di Indicatore e Narni Scalo la Tirreno-Adriatico è entrata nella fase calda, in tutti i sensi dal momento che i corridori hanno finalmente gareggiato con il sole e temperature primaverili, con la 4a tappa, 165 km da Narni a Prati di Tivo con le ascese non troppo impegnative di Forca di Arrone, Sella di Corno e Passo delle Capannelle e soprattutto la scalata finale di 14,5 km al 7,1% di pendenza media lungo la quale un anno fa Vincenzo Nibali (Astana), allora in forza alla Liquigas, ha fatto il vuoto ponendo le basi per il successo finale nella Corsa dei Due Mari. Nei primi 150 km non è accaduto granchè con la fuga di Francesco Failli (Vini Fantini), a caccia di punti per la maglia verde di miglior scalatore indossata da Cesare Benedetti (NetApp), in compagnia del forte cronoman svedese Fredrik Kessiakoff (Astana), del polacco già 13° nella generale dell’ultima Vuelta Tomasz Marczynski (Vacansoleil) e di un habituè delle azioni da lontano come il francese Anthony Roux (Fdj), che hanno acquisito fino a 6′40” su un gruppo nel quale il Team Sky ha presto preso il comando delle operazioni, chiaro segnale di un Chris Froome intenzionato a fare la differenza come avvenuto al recente Giro dell’Oman da lui vinto.
In ogni caso il ritmo, pur sufficiente a mettere nel mirino i quattro fuggitivi, non è stato particolarmente sostenuto nelle prime salite in cui hanno perso contatto dal gruppo solo una trentina di atleti tra cui il leader della generale Marc Cavendish (Omega-QuickStep), Roberto Ferrari (Lampre-Merida) e Francesco Chicchi (Vini Fantini) ma la musica è cambiata sulle rampe che portavano a Prati di Tivo, in cui il Team Sky, nell’ordine con Peter Kennaugh, un Dario Cataldo ingaggiato dalla formazione di Brailsford per fare da spalla a Bradley Wiggins al Giro d’Italia, Sergio Henao e Rigoberto Urán ha prodotto un forcing spietato che ha messo fine alle speranze di Marczynski, ultimo ad arrendersi tra i battistrada, e ha stroncato dapprima Stefano Garzelli (Vini Fantini), quindi in rapida successione Bauke Mollema (Blanco), Damiano Cunego (Lampre-Merida), Moreno Moser (Cannondale), Tony Martin (Omega-QuickStep) e Samuel Sánchez (Euskaltel) e a 7 km dal traguardo anche Joaquin Rodríguez (Katusha), spalleggiato dal fedelissimo Daniel Moreno, Cadel Evans (Bmc), Rinaldo Nocentini e Domenico Pozzovivo (Ag2r), Roman Kreuziger (Saxo-Tinkoff) e Jonathan Castroviejo (Movistar), unico della compagine di Unzue a rimanere nelle prime posizioni a differenza dei più quotati Benat Intxausti, Juan Josè Cobo ed Eros Capecchi, che comunque si sono mantenuti a un centinaio di metri dal gruppetto di testa comprendente a quel punto Henao, Urán, Froome, Nibali, il secondo della generale Michal Kwiatkowski (Omega-QuickStep), mai così competitivo nelle salite lunghe in precedenza, un ritrovato dopo il grave incidente subito all’ultimo Tour de France Wouter Poels (Vacansoleil), un brillantissimo Mauro Santambrogio (Vini Fantini), il 41enne Chris Horner (RadioShack), già 3° un anno fa a Prati di Tivo e naturalmente Alberto Contador (Saxo-Tinkoff), che ai -6 ha tentato uno scatto dei suoi immediatamente rintuzzato dagli uomini del Team Sky.
Approfittando di un leggero rallentamento Rodríguez e Kreuziger sono riusciti a rientrare, mentre non hanno retto il loro ritmo i compagni di inseguimento a cominciare da Evans che dice così addio alle speranze di ripetere il successo del 2011, ma al pari di Poels hanno nuovamente perso contatto a 2,5 km dal traguardo quando Contador è scattato nuovamente seguito da Nibali che ha rilanciato l’azione e da Santambrogio mentre Froome non si è fatto prendere dalla foga, lasciando che lo straordinario Urán tenesse a pochi metri il terzetto di testa, fino al triangolo rosso dell’ultimo km quando ha operato una violenta accelerazione con cui si è riportato sotto e ha proseguito nell’azione lasciando tutti sul posto: il solo Santambrogio aveva probabilmente le forze per replicare ma ha atteso per un attimo di troppo che fossero Nibali e Contador a farlo e Froome ne ha approfittato per involarsi fino al traguardo che ha tagliato con 6” sul comasco della Vini-Fantini, 11” sul messinese, 13” su uno Kwiatkowski rinvenuto fortissimo nelle ultime centinaia di metri, 15” su Horner e su un Contador che come spesso gli accade non ha avuto il cambio di ritmo nel finale e 19” su un Urán che se avesse corso per sè sarebbe stato forse l’unico a contrastare il compagno di squadra; decisamente più staccati gli altri con Poels e Rodríguez, che in ogni caso non aveva brillato neppure un anno fa alla Tirreno-Adriatico, 8° e 9° a 43”, Kreuziger e Moreno 10° e 11° a 58”, Castroviejo 12° a 1′04”, Evans 14° a 1′13”, un Pozzovivo da cui ci si attendeva decisamente di più 16° a 1′18” e Capecchi 20° a 1′45” mentre ben più pesanti sono stati i distacchi di Sánchez, Cunego, Tony Martin e Moser. Grazie al successo dell’Omega-QuickStep nella cronosquadre Kwiatkowski è la nuova maglia azzurra con 4” su Froome, 16” su Nibali, 30” su Contador, 33” su Urán, 40” su Horner e 55” su Santambrogio e non sarà facile strappargli il primato nella crono conclusiva di San Benedetto del Tronto: presumibile pertanto un nuovo attacco di Froome e del Team Sky nella 5a tappa, 230 km da Ortona a Chieti con la dura ascesa di Passo Lanciano, saltata un anno fa a causa della neve e teatro nel Giro 2006 di uno splendido duello tra Ivan Basso e Damiano Cunego vinto dal varesino, a 40 km dal traguardo e da due strappi con pendenze fino al 15° negli ultimi 5 km, lungo i quali a fare la differenza un anno fa fu Peter Sagan.

Marco Salonna

5a tappa: Ortona – Chieti

RISCOSSA PURITO, FROOME NUOVO LEADER

Dopo aver perso contatto nel finale della salita di Prato di Tivo e aver detto addio alle velleità di classifica generale Joaquin Rodríguez fa la differenza sul muro di Via Salomone e si aggiudica la tappa di Chieti davanti a Bauke Mollema, Alberto Contador, Mauro Santambrogio, Chris Horner e al britannico che strappa la maglia azzurra a Michal Kwiatkowski. In leggero ritardo Vincenzo Nibali, coraggiosa azione di Damiano Cunego sfumata a 6 km dal traguardo

Per il quarto anno consecutivo la Tirreno-Adriatico è approdata a Chieti al termine di una frazione di 230 km caratterizzata dall’abbordabile ascesa di Forchetta Palena nelle fasi iniziati, da quella ben più impegnativa di Passo Lanciano, che era in programma anche nella passata stagione ma non è stata affrontata a causa della neve, a 40 km dal traguardo e dallo spettacolare finale nel capoluogo di provincia abruzzese con i brevi ma durissimi strappi di Pietragrossa e Via Salomone, presenti anche nel percorso della tappa di Pescara del prossimo Giro d’Italia, in rapida successione negli ultimi 7 km. La fuga di giornata è nata al km 20 ad opera di Valerio Agnoli (Astana), prezioso gregario di Vincenzo Nibali insieme al quale è approdato dalla Liquigas alla formazione kazaka, un Oscar Gatto (Vini Fantini) ancora non al meglio della condizione in questo avvio di stagione, il russo Maxim Belkov (Katusha) e lo svizzero Michael Schär (Bmc) entrambi in evidenza alle Strade Bianche, tre uomini da classiche del Nord come lo spagnolo Juan AntoniO Flecha (Vacansoleil), l’olandese Sebastian Langeveld (Orica-GreenEdge) e il belga due volte vincitore del Giro delle Fiandre Stijn Devolder (RadioShack) che negli anni ha abbandonato le velleità da uomo di classifica nelle grandi corse a tappe, il trentino Cesare Benedetti (NetApp), a caccia di punti per la classifica di miglior scalatore, e infine un Damiano Cunego (Lampre-Merida), già secondo due anni fa a Chieti alle spalle del compagno Michele Scarponi, che dopo la debacle di Prati di Tivo in cui ha accusato oltre 6′ di ritardo da Chris Froome (Team Sky) ha tentato immediatamente di riscattarsi: al km 65 Benedetti è rimasto vittima di una caduta senza conseguenze che lo ha però costretto a lasciarsi riassorbire dal gruppo ma al termine della tappa indosserà comunque la maglia verde grazie al contemporaneo ritiro di Francesco Failli (Vini Fantini), che da giorni stava soffrendo per via di una costola incrinata in seguito a una caduta alle Strade Bianche ed è uscito di scena al pari del compagno Francesco Chicchi e di Sep Vanmarcke (Blanco), che è finito per terra ancora prima del km zero e sarà probabilmente costretto a saltare l’intera campagna del Nord. I fuggitivi hanno acquisito fino a 7′ di margine ma come era prevedibile ben presto in testa al gruppo le maglie biancoblù dell’Omega-QuickStep del leader della generale Michal Kwiatkowski sono state rimpiazzate da quelle verdi della Cannondale, che aveva l’obiettivo portare Peter Sagan a bissare il successo del 2012 a Chieti, e soprattutto da quelle nere di un Team Sky intenzionato a rendere la corsa più dura possibile per favorire un attacco di Froome nel finale.
Ai piedi dell’ascesa di passo Lanciano, 13 km con una pendenza media intorno all’8%, il vantaggio dei battistrada si era ridotto a 2′40” e Cunego, che su queste rampe fu protagonista nel Giro 2006 quando attaccò nel finale per poi essere battuto dal solo Ivan Basso, ha preso il largo con il solo Devolder che ha tentato per qualche centinaio di metri di resistere al veronese ed è riuscito a tenere a distanza un gruppo nel quale il Team Sky imponeva con Dario Cataldo un’andatura non impossibile, in modo da conservare uomini per la discesa e il successivo tratto pianeggiante di avvicinamento a Chieti, ma comunque piuttosto sostenuta che ha provocato il cedimento di Cadel Evans (Bmc), già in difficoltà a Prati di Tivo ma comunque ancora 11° in classifica a 1′18” da Kwiatkowski, e più avanti anche quelli di Samuel Sánchez (Euskaltel), dell’8° della generale Jonathan Castroviejo (Movistar) e dello stesso Sagan, riusciti però a rientrare in discesa al termine della quale il gruppo dei big era composto da una quarantina di atleti sempre con Cataldo al comando, e le trenate del campione italiano a cronometro sono state fatali a Cunego che ha visto esaurirsi la sua azione a 6 km dal traguardo all’inizio del muro di Pietragrossa. Qui sono entrati in azione Sergio Henao e Rigoberto Urán con un forcing che ha messo in difficoltà un Sagan molto affaticato dopo aver sofferto verso Passo Lanciano e con lui il compagno Moreno Moser, decisamente sotto tono in questa Tirreno-Adriatico, e ancora una volta Sánchez: in prossimità della vetta Alberto Contador (Saxo-Tinkoff) si è mosso insieme al compagno Roman Kreuziger per conquistare secondi di abbuono nel traguardo volante posto proprio in cima dove lo spagnolo è transitato per primo davanti a Nibali, a Froome e al ceco che ha proseguito nell’azione insieme al costaricano Andrey Amador (Movistar) ma immediatamente Urán ha chiuso il buco. Tutto si è deciso dunque nello strappo finale di Via Salomone in cui Joaquin Rodríguez (Katusha), che pure non è ancora al top della condizione, si è confermato il numero uno su questo tipo di percorsi involandosi in solitudine verso il traguardo mentre alle sue spalle Froome, dopo un attimo di smarrimento che ha agevolato l’azione del catalano, ha accelerato portandosi dietro i soli Contador, un come al solito brillantissimo Mauro Santambrogio (Vini Fantini), Chris Horner (RadioShack) e un Bauke Mollema (Blanco) tornato protagonista dopo essere stato una delle vittime illustri a Prati di Tivo mentre Nibali si è fatto sorprendere nelle retrovie del gruppetto e non è più riuscito a chiudere il buco e Kwiatkowski è andato in netta difficoltà, risentendo forse degli sforzi di due giornate dure consecutive. Al traguardo Purito si è imposto con 8” su Mollema, Contador, Santambrogio, Horner e Froome nell’ordine mentre Nibali ha chiuso 7° a 17”, Przemyslav Niemiec (Lampre-Merida) e Kreuziger 8° e 9° a 22” e Daniel Martin (Garmin-Sharp) 10° a 28” mentre Kwiatkowski ha chiuso 15° a 35” in compagnia di Henao, Urán e Domenico Pozzovivo (Ag2r) e ha perso la maglia azzurra indossata ora da Froome, che ha un vantaggio di 20” su Contador e Nibali, di 24” sul polacco, di 37” su Horner e di 52” su Santambrogio: in vista dei 9 km a cronometro di San Benedetto del Tronto che concluderanno la Tirreno-Adriatico il britannico sembra avere la strada spianata verso il successo finale ma prima i corridori dovranno affrontare l’insidiosa 6a tappa, 209 km con partenza e arrivo a Porto Sant’Elpidio senza praticamente un metro di pianura sebbene l’altitudine massima non superi i 300 metri.

Marco Salonna

6a tappa: circuito di Porto Sant’Elpidio

SAGAN E NIBALI FANNO LE SCARPE A TUTTI

Grande spettacolo a Porto Sant’Elpidio, località nota per i suoi calzaturifici, con lo slovacco e il messinese che si involano insieme a Joaquim Rodríguez sullo strappo di Casette d’Ete e conquistano rispettivamente il successo di tappa e, salvo sorprese nella crono di San Benedetto del Tronto, la classifica generale della Tirreno-Adriatico che il capitano dell’Astana guida ora con 34” su un Chris Froome in grande difficoltà nel finale. Ben 52 corridori abbandonano tra cui Filippo Pozzato, Marc Cavendish, Daniele Bennati e Andy Schleck.

La sesta tappa della Tirreno-Adriatico, 209 km con partenza e arrivo a Porto Sant’Elpidio, si presentava sulla carta impegnativa con 18 strappi da affrontare sulle Coste Fermane ma nei fatti si è rivelata massacrante con il maltempo che, dopo aver dato tregua nelle frazioni di Prati di Tivo e Chieti, è tornato ad abbattersi sul percorso e alcune delle salite che presentavano pendenze impressionanti prima fra tutti quella di Sant’Elpidio a Mare, un muro di 350 metri con punte al 27% da affrontare per tre volte, ultima delle quali a 17 km dal traguardo, reso impossibile dall’asfalto bagnato che di fatto impediva agli atleti di alzarsi sui pedali; sta di fatto che molti corridori hanno inscenato un accenno di protesta con gli organizzatori, rei di aver esagerato con la durezza di questa Corsa dei Due Mari, e ben 52 di loro hanno abbandonato già nelle prime fasi della tappa, tra cui Andy Schleck (RadioShack), che fin qui in stagione ha portato a termine solo il Gp camaiore, e Marc Cavendish (Omega-QuickStep), Matthew Goss (Orica-GreenEdge), Giacomo Nizzolo e Daniele Bennati (RadioShack), Grega Bole (Vacansoleil) e Filippo Pozzato (Lampre), che hanno scelto di non compromettere la loro preparazione per l’imminente Milano-Sanremo. Fin dalle prime fasi c’è stata grande bagarre finchè al km 25 non ha preso il via una fuga molto ben assortita composta da Fabian Cancellara (RadioShack), Rinaldo Nocentini e Matteo Montaguti (Ag2r), Lars Boom (Blanco), Tom Dumoulin (Argos-Shimano), Damiano Cunego (Lampre-Merida), Giovanni Visconti e Benat Intxausti (Movistar), Egoi Martínez (Euskaltel), Angel Vicioso (Katusha), Daryl Impey e Stuart O’Grady (Orica-GreenEdge), Mauro Finetto (Vini Fantini), Matthieu Sprick (Argos-Shimano), e Mirko Selvaggi (Vacansoleil), che sarebbe quasi certamente arrivata al traguardo se non fosse stato per la presenza di Nocentini, 19° nella generale a 3′05” da Chris Froome, che ha fatto sì che il Team Sky non lasciasse troppo spazio agli uomini di testa. Sulle varie salite il gruppo di testa si è selezionato con il sorprendente Dumoulin, 22enne olandese noto principalmente per le sue doti di cronoman, e un Cunego che ha collezionato 400 km di fuga negli ultimi due giorni ed è stato ricompensato con la conquista della maglia verde di miglior scalatore, che per diversi km sono rimasti soli al comando per poi essere raggiunti da Visconti, Intxausti, Martínez, Impey e Selvaggi mentre tutti gli altri sono stati via via risucchiati dal plotone, che a sua volta si è ridotto a una cinquantina di unità.
A 40 km dal traguardo il vantaggio del sette fuggitivi era ancora vicino ai 3′ e, una volta ripreso Nocentini, il Team Sky non aveva più interesse a tirare ma la Cannondale di Peter Sagan e la Vini Fantini di Mauro Santambrogio si sono portate al comando e, approfittando di una quindicina di km pianeggianti e di una collaborazione che è andata scemando nel gruppetto di testa, ha ridotto drasticamente il ritardo prima dell’ultimo passaggio sul muro di Sant’Elpidio in cima al quale è avvenuto il ricongiungimento, con Intxausti e Dumoulin ultimi ad arrendersi. Su queste rampe si è scatenata la battaglia tra gli uomini di classifica con Vincenzo Nibali (Astana) che si è mosso in prossimità della vetta seguito da un ritrovato Samuel Sánchez, da un brillantissimo Sagan, dal vincitore della tappa di Chieti Joaquim Rodríguez (Katusha), da Chris Horner (RadioShack), da Santambrogio e da un comunque non troppo pimpante Alberto Contador (Saxo-Tinkoff) mentre è andato a sorpresa in grande difficoltà Froome, che ha risentito probabilmente delle avverse condizioni meteo, e con lui tutta la sua squadra: il solo Sergio Henao è riuscito per qualche centinaio di metri a supportare la maglia blu che in seguito si è parzialmente ripresa andando a riprendere un gruppetto inseguitore comprendente tra gli altri Cadel Evans e un Thor Hushovd (Bmc) in grande crescita di condizione in vista delle classiche del Nord, il quarto della generale Michal Kwiatkowski (Omega-QuickStep), Domenico Pozzovivo (Ag2r), Przemyslaw Niemiec e Daniele Pietropolli (Lampre) e Bauke Mollema (Blanco), il cui ritardo ha però continuato a salire rispetto a uno scatenato Nibali, che nella breve ma molto tecnica discesa ha fatto ulteriore selezione con i soli Sánchez e Sagan in grado di rimanergli in scia. Sullo strappo di Casette d’Ete, ultima salita di giornata con la vetta posta a 11 km dal traguardo, si sono ulteriormente rimescolate le carte con Rodríguez che in solitudine si è riportato su Nibali e Sagan mentre Sánchez ha ceduto ed è stato ripreso da Santambrogio, Horner e da un Contador che ha faticato moltissimo per non perdere le ruote del comasco e dello statunitense e la situazione non è più cambiata se non per i distacchi fino a Porto Sant’Elpidio, in cui come era prevedibile Sagan non ha avuto problemi a regolare i due compagni di fuga: impressionante in ogni caso in una tappa così duraa la prestazione del 23enne slovacco, al secondo successo in questa Tirreno-Adriatico dopo quello della tappa di Narni Scalo in una volata di gruppo, che dimostra di poter puntare già in questa stagione a vincere non solo tutte le classiche del Nord ma probabilmente anche gare che al momento sembravano essergli precluse come la Freccia Vallone e soprattutto la Liegi-Bastogne-Liegi. Alle spalle del fenomeno della Cannondale hanno chiuso con 2” di distacco Nibali, che ne ha così conquistati anche 6 di abbuono, e Rodríguez mentre il gruppetto con Santambrogio, Sánchez, Horner e Contador ha chiuso a 44” ed è stato quasi raggiunto da quello di Froome arrivato a 50” e regolato da Jurgen Roelandts (Lotto Belisol), altro atleta da tenere d’occhio nelle prossime corse, su Hushovd e Simon Geschke (Argos-Shimano).
Grazie alla sua splendida azione Nibali ha ipotecato il secondo successo di fila nella classifica generale della Tirreno-Adriatico che, alla vigilia dei 9,2 km della crono conclusiva di San Benedetto del Tronto, guida con 34” su Froome, 37” su un Rodríguez che a sua volta ha compiuto una grande operazione di classifica che però potrebbe non bastare per il podio finale, 48” su Contador, 58” su Kwiatkowski e 1′05” su Horner: sarà invece grande battaglia per le piazze d’onore come pure per il successo parziale con Cancellara, dominatore della prova contro il tempo un anno fa, e Tony Martin (Omega-QuickStep) uomini da battere e il parmigiano Adriano Malori (Lampre-Merida) pronto ad inserirsi.

Marco Salonna

7a tappa: circuito a cronometro di San Benedetto del Tronto

NIBALI, SQUALO DEI DUE MARI

Il messinese dell’Astana perde solo 12” dal diretto rivale Chris Froome nella crono conclusiva di San Benedetto del Tronto e si aggiudica per il secondo anno consecutivo la Tirreno-Adriatico con 23” sul britannico e 52” su Alberto Contador che scalza Joaquim Rodríguez dal terzo gradino del podio. Grande prestazione di Adriano Malori che nella prova contro il tempo è battuto solo da sua maestà Tony Martin mentre Fabian Cancellara non va oltre il quarto posto preceduto anche dal sorprendente Andrey Amador

Come da tradizione ormai consolidata è San Benedetto del Tronto a ospitare la conclusione della Tirreno-Adriatico e per il terzo anno consecutivo si è gareggiato in una breve cronometro individuale di 9200 metri, 100 in meno rispetto al 2011 e al 2012 quando a imporsi fu Fabian Cancellara (RadioShack), quasi tutti da percorrere sul lungomare della cittadina marchigiana in entrambe le direzioni con partenza e arrivo in Viale Marinai d’Italia e giro di boa in Piazza Salvo d’Acquisto: data la presenza di pochissime curve le condizioni dell’asfalto, bagnato in alcuni tratti per un acquazzone caduto nel primo pomeriggio, non hanno influito più di tanto e sono venuti fuori i veri valori in campo. Il campione elvetico, sebbene reduce da una dispendiosa fuga nella tremenda frazione di Porto Sant’Elpidio utile ad affinare la condizione in vista della Milano-Sanremo ma che certo gli ha tolto preziose energie per la cronometro, ha comunque realizzato il miglior tempo provvisorio al traguardo con 8” sul compagno Hayden Roulston ma pochi minuti dopo è stato superato da uno strepitoso Adriano Malori (Lampre-Merida) che, grazie soprattutto a una posizione aerodinamica apparsa molto migliorata in seguito ai lavori specifici invernali nel velodromo di Montichiari e in galleria del vento, ha fatto meglio del diretto di Berna già nell’intertempo posto al km 4,9 e ha incrementato il vantaggio nel finale portandolo a 8”: la prova del parmigiano, già 3° due anni fa nella crono di San Benedetto del Tronto, acquista ancor più valore se si considera che nel mese di febbraio una caduta con cui si era procurato una lieve infrazione alla clavicola sinistra lo aveva costretto a perdere diversi giorni di preparazione. Malori è rimasto a lungo al comando resistendo agli assalti dei vari Alex Dowsett (Movistar), Jan Barta (NetApp), Stijn Devolder (RadioShack), Kristjian Koren (Cannondale) e Dario Cataldo (Sky), tutti autori di buone prove a partire dall’abruzzese campione italiano di specialità se si considerano le energie spese negli ultimi giorni in testa al gruppo a lavorare per Chris Froome, ma nulla ha potuto contro il solito straripante Tony Martin (Omega-QuickStep), che dopo un avvio prudente che lo ha visto passare con 1” di ritardo a metà gara si è scatenato nel lungo rettilineo di ritorno verso il traguardo che ha tagliato con 6” di vantaggio su Malori, 12” su Cancellara, 20” su Roulston e 23” su Cataldo e Dowsett. Immediatamente è apparso evidente che il tempo del campione mondiale a cronometro non sarebbe più stato battuto, tanto più che l’unico altro atleta che avrebbe potuto insidiarlo ovvero Taylor Phinney (Bmc) non ha potuto prendere il via dopo aver eroicamente concluso la tappa di Porto Sant’Elpidio in ultima posizione ma fuori tempo massimo: per il 27enne di Cottbus si tratta del terzo successo stagionale dopo la crono di Tavira e la classifica finale della Volta ao Algarve, senza dimenticare il contributo determinante al successo dell’Omega-QuickStep nella cronosquadre di Donoratico che ha aperto la Tirreno-Adriatico.
Le posizioni di testa non sono più cambiate fino all’arrivo di Jonathan Castroviejo (Movistar), che ha chiuso con 14” di ritardo, e soprattutto del suo compagno di squadra Andrey Amador, che a partire da un Giro d’Italia 2012 in cui è stato grande protagonista andando spessissimo all’attacco è entrato in una nuova dimensione, dimostrandosi atleta competitivo su tutti i terreni: il costaricano ha chiuso addirittura 3° alle spalle di Martin e Malori e davanti a Cancellara e questa prestazione gli ha consentito di salire all’8° posto della generale davanti allo scalatore polacco Przemyslaw Niemiec (Lampre-Merida), mentre alle loro spalle un ritrovato Wouter Poels (Vacansoleil) ha difeso il suo piazzamento nella top ten dall’assalto di un Domenico Pozzovivo (Ag2r) cui è sempre mancato qualcosa per rimanere con i migliori nelle tappe più impegnative e che non ha certo trovato a San Benedetto del Tronto il terreno per fare la differenza. La 6a e 7a posizione nella generale del 41enne Chris Horner, già secondo un anno fa alla Tirreno, e di un Mauro Santambrogio (Vini Fantini) che ha impressionato lottando gomito a gomito con i migliori tutti i giorni, erano ormai consolidate e tali sono rimaste al termine di una crono che lo statunitense e il comasco hanno chiuso con distacchi rispettivamente di 42” e 1′09”, mentre ben più accesa è stata la lotta per i primi cinque posti di una classifica che alla vigilia vedeva Vincenzo Nibali (Astana) al comando con 34” su Froome, 37” su Joaquim Rodríguez (Katusha), 48” su Alberto Contador (Astana) e 58” su Michal Kwiatkowski (Omega-QuickStep): sulla carta Purito, di gran lunga meno specialista rispetto ai due lo seguivano in classifica, era destinato a chiudere 5° e in effetti così è stato al termine di una prova in cui il catalano ha comunque venduto carissima la pelle concludendo la crono con un distacco da Martin di 43” contro i 21” del polacco e il 30” del madrileno, che ha chiuso così sia pure di strettissima misura al terzo posto una Corsa dei due Mari in cui ha dimostrato la consueta grande combattività ma anche di dover crescere ancora molto di condizione se vorrà rivincere il Tour de France, suo grande obiettivo stagionale. La lotta per la maglia azzurra vedeva Nibali, che un anno fa aveva conquistato la leadership proprio nella prova contro il tempo conclusiva strappandola a Horner, nettamente favorito e l’ottima prova di Froome, 6° a 15” da Martin, non ha impensierito il siciliano che si è mantenuto vicino ai tempi del britannico nella prima metà del percorso per poi calare leggermente nel finale e chiudere con un ritardo di 26”, più che sufficiente comunque per portare a casa il suo secondo successo alla Tirreno-Adriatico che, in virtù dell’impresa realizzata a Porto Sant’Elpidio e del valore degli avversari battuti, vale ancor di più di quello della passata stagione ed è un ottimo viatico per il prossimo Giro d’Italia, che lo Squalo tenterà di aggiudicarsi per la prima volta in carriera, ma anche per una Sanremo che in passato lo ha sempre visto protagonista. La classifica generale finale ha visto il capitano dell’Astana imporsi con 23” su Froome, cui non è bastato il successo di Prati di Tivo, 52” su Contador, 53” sulla grande rivelazione Kwiatkowski, 54” sul vincitore della tappa di Chieti Rodríguez, 1′21” su Horner, 2′03” su Santambrogio, 2′42” su Amador, 3′19” su Niemiec e 3′35” su Poels: la maglia verde di miglior scalatore è andata a Damiano Cunego (Lampre-Merida), che pur non avendo ancora una grande condizione ha corso con grande grinta nelle tappe più dure conquistando anche il premio di atleta più combattivo, mentre quella rossa della classifica a punti è stata appannaggio di Contador che ha preceduto Peter Sagan (Cannondale), che ha dimostrato una volta di più la sua classe cristallina prevalendo a Narni Scalo al termine di una volata di gruppo e a Porto Sant’Elpidio in un percorso simil-Liegi ed è unanimemente considerato come l’uomo da battere della prossima Milano-Sanremo in programma domenica 17 marzo.

Marco Salonna

Nibali bacia il tridente tradizionalmente donato al vincitore della Tirreno Adriatico (foto Bettini)

Nibali bacia il tridente tradizionalmente donato al vincitore della Tirreno Adriatico (foto Bettini)

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