IL CANTO DEL CIGNO DI MATTEO TRENTIN ILLUMINA LA PARIGI-TOURS
La storica corsa francese, che di fatto chiude una stagione ampiamente dominata dal fuoriclasse sloveno Tadej Pogačar e dalla sua squadra, la UAE Team Emirates – XRG, vede tornare al successo il nostro Matteo Trentin, corridore dal palmarès prestigioso ma ormai agli sgoccioli della sua carriera, che si impone in una volata ristretta dopo una gara combattuta sino all’ultimo metro e che ha visto cedere anzitempo buona parte dei favoriti
La 119esima edizione della Parigi-Tours, corsa fra le più antiche del panorama ciclistico (è una delle cinque, di quelle che ancora si corrono, ad essere nata nell’ottocento), è l’ultima gara importante di una stagione che ha visto ripetersi il dominio dello sloveno Tadej Pogačar (UAE Team Emirates – XRG), che solo ieri ha colto la 20esima vittoria di quest’anno trionfando per la quinta volta consecutiva nel Giro di Lombardia. La concomitanza di questa gara con la corsa francese ne ha ridimensionato il campo dei partenti, una volta di grande prestigio (nel suo albo d’oro figurano i nomi di Henri Pélissier, Alberic Schotte, Rik Van Looy, Freddy Maertens, Joop Zoetemelk, Jan Raas, Sean Kelly, Erik Zabel, Philippe Gilbert e il nostro Francesco Moser) nonostante non sia facile, a causa di un percorso quasi interamente pianeggiante, farvi selezione:per arrivare sul gradino più alto del podio sono necessari un grande talento, un grande impegno e spesso anche molti tentativi prima di poter cogliere il successo (non a caso Merckx non è mai riuscito a vincerla). Quest’anno fra i partenti si annoverano il forte ma incostante passista belga Arnaud De Lie (Lotto), che dopo una stagione incolore sembra aver ritrovato la piena forma nelle ultime settimane, e poi i passisti Christophe Laporte (Team Visma | Lease a Bike), vincitore lo scorso anno e che in questa stagione, ammalato, è tornato a correre solo dopo Ferragosto, Corbin Strong (Israel – Premier Tech), e i nostri Alberto Bettiol (XDS Astana Team) e Matteo Trentin (Tudor Pro Cycling Team), vincitore di due edizioni della corsa, come pure i velocisti Arnaud Démare (Arkéa – B&B Hotels), anche lui due volte vincitore negli ultimi anni, Olav Kooij (Team Visma | Lease a Bike), Søren Wærenskjold (Uno-X Mobility) e il nostro Matteo Moschetti (Q36.5 Pro Cycling Team).
Ogni pronostico è comunque difficile, e un arrivo in volata, anche ristretta, è molto probabile (dal 2019 non si vede un arrivo in solitaria): si parte poco dopo mezzogiorno da Chartres, a sud di Parigi, e si arriva come sempre a Tours, nel centro della Francia, dopo 212 chilometri e un finale che ne presenta una decina di tratti di sterrato che si alternano a una serie di brevi “côtes”, delle quali le più dure sono quelle di Goguenne (700 metri a 7%), al chilometro 164, subito dopo il tratto di sterrato detto “Grosse Pierre” (uno dei più lunghi), e quella della Rochère (400 metri al 10% con punte del 18%) al chilometro 185, a sua volta seguita da un altro tratto di sterrato.
Il tempo è ottimo e tale rimarrà sino alla fine: poco dopo la partenza quattro corridori di secondo piano danno il via a una fuga da lontano e nel giro di qualche chilometro, prima che il loro vantaggio diventi eccessivo, vengono raggiunti da un’altra coppia. Si forma così un gruppetto di sei fuggitivi, fra i quali il più titolato è forse il giovane francese Jordan Labrosse (Decathlon AG2R La Mondiale Team). Come spesso accade in questi casi, il gruppo si disinteressa della fuga e procede compatto, pur senza lasciare che i fuggitivi prendano un vantaggio enorme, non facile da recuperare nel finale di gara quando la corsa verrà probabilmente decisa dai tratti di sterrato e dalle “côtes”. Il vantaggio della fuga si stabilizza fra i due e i tre minuti e nulla succede fino a metà corsa, quando uno dei fuggitivi si ritira e il gruppo, per qualche chilometro, si divide in due tronconi. All’inizio dei tratti di sterrato il gruppo si avvicina ai fuggitivi e riduce lo svantaggio a circa un minuto e venti secondi. Già all’inizio del secondo tratto Labrosse, che ha avuto dei problemi meccanici, viene ripreso e i quattro superstiti della fuga mantengono solo un minuto di vantaggio. Tuttavia i tratti di sterrato, le continue curve e le dimensioni molto ridotte della sede stradale rendono difficile l’inseguimento; il gruppo si allunga e cadute e incidenti vari lo frazionano spesso, rallentandone il ritmo. È solo a 49 chilometri dall’arrivo, sulla dura Côte della Goguenne, che i fuggitivi vengono ripresi. Il gruppo torna così compatto, anche se le difficoltà incontrate sugli sterrati e sugli strappi lo hanno ridotto a una cinquantina di corridori. Nei tratti successivi gli incidenti si susseguono, col gruppo che si allunga sempre di più e con l’impossibilità, da parte di qualsiasi squadra, di controllare la corsa. A più riprese si fa notare il ceco Mathias Vacek (Lidl – Trek), ma le difficoltà sono tali che nessuna fuga riesce a prendere il largo e se qualcuno, a volte, si ritrova in testa con un po’ di vantaggio sul gruppo, questo è dovuto più a circostanze accidentali che ad attacchi veri e propri. È solo a 35 chilometri dal traguardo che il forte passista francese Paul Lapeira (Decathlon AG2R La Mondiale Team) e il giovane connazionale Thibaud Gruel (Groupama – FDJ) tentano un attacco serio. Il loro vantaggio raggiunge presto i 20 secondi, per poi ridursi a 10; ma sulla Côte della Rochère e sullo sterrato successivo il gruppo, ormai ridotto a una trentina di uomini per il succedersi di forature e di incidenti (De Lie è tra i corridori che sono rimasti staccati), perde nuovamente terreno. A 20 chilometri dalla fine i due battistrada sono arrivati ad avere un vantaggio di una quarantina di secondi, ma il gruppo accelera, sotto la spinta di Laporte e di Vacek; questi ultimi riescono infine a prendere il largo, in compagni di Trentin, del forte passista svizzero Stefan Bissegger (Decathlon AG2R La Mondiale Team) e del giovane danese Albert Withen Philipsen (Lidl – Trek), secondo pochi giorni fa alla Tre Valli Varesine. Nel corso dell’ultimo tratto di sterrato, a soli 12 chilometri dalla fine, si riportano a 15 secondi dalla coppia di testa, mentre il gruppo, dove rimangono soltanto una ventina di uomini, segue a 35 secondi. Sull’ultima Côte, nel paese di Rochecorbon quando mancano 9 chilometri all’arrivo, i distacchi sono ancora invariati, anche se Vacek finisce per staccarsi. Anche il gruppo si arrende e i sei fuggitivi si allontanano: a 5 chilometri dal traguardo Lapeira e Gruel hanno ancora una dozzina di secondi sul quartetto che li sta inseguendo. A 3 chilometri, già dentro Tours, ne hanno ancora una decina e così pure all’ultimo chilometro… ma a questo punto avviene l’incredibile, per quanto si tratti di una scena già vista mille volte: i due battistrada iniziano a guardarsi, rallentano l’andatura e nel giro di 300 metri vengono raggiunti dagli inseguitori. La corsa si chiude così con uno sprint a sei dove tutti si impegnano strenuamente ma dove alla fine è proprio il nostro Trentin a cogliere di un soffio la terza vittoria in questa gara: era dal giro di Vallonia dello scorso anno che il corridore italiano, ormai sul viale del tramonto dopo una carriera ricca di successi (fra cui un campionato europeo davanti a Van der Poel e Van Aert, e tappe in ognuno dei tre Grandi Giri), non saliva sul gradino più alto del podio. Laporte deve accontentarsi del secondo, mentre il terzo va al giovane Withen Philipsen, che conferma il suo ottimo stato di forma e va ad affiancarsi con pieno merito alle altre giovanissime promesse del ciclismo mondiale, come il francese Paul Seixas (Decathlon AG2R La Mondiale Team) e il nostro Lorenzo Finn (Red Bull – BORA – hansgrohe). Il gruppo, nel quale sono rimasti meno di venti corridori, arriva dopo 23 secondi. De Lie, che nel finale ha ceduto definitivamente, è fra gli ultimi, a 12 minuti.
Andrea Carta

Matteo Trentin vince per la terza volta in carriera la Parigi-Tours (foto A.S.O. / Gaëtan Flamme)