FIUTO INFALLIBILE PER ARENSMAN, LIPOWITZ AGGUANTA PODIO E MAGLIA BIANCA
Thymen Arensman, nel momento chiave, intuisce che il controllo tra i big avrebbe potuto lasciargli qualche possibilità di vittoria e va a tutta fino al traguardo. Lipowitz, appena Onley perde qualche metro, accelera e rimpingua il vantaggio in generale che ieri si era pericolosamente assottigliato. Vingegaard corre come secondo e lancia la volata sul traguardo, precedendo Pogacar che ha provato due brevi sgasate senza pretese.
Ieri, la tappa è stata durissima per tutti e anche gli uomini di classifica ne sono usciti molto provati. Oggi, la frazione era meno dura e il taglio della prime due salite l’ha resa ancora meno insidiosa, anche se le scorie di una corsa molto dispendiosa ieri, le settimane precedenti e il maltempo hanno consigliato prudenza e hanno spinto i primi due i generale a controllarsi come sull’ultima salita di ieri. Thymen Arensman (INEOS Grenadiers), a questo punto, sentendosi bene ha provato la scommessa ed è andato a tutta. Ha avuto ragione perché dietro c’è stato effettivamente controllo, obiettivamente Tadej Pogacar (UAE Team Emirates – XRG) e Jonas Vingegaard (Team Visma | Lease a Bike) probabilmente non avevano moltissime energien a disposizione per darsi battaglia. L’unico vero rischio per l’olandese è stato il forcing imposto da Florian Lipowitz (Red Bull – BORA – hansgrohe) appena Oscar Onley (Team Picnic PostNL), suo diretto rivale per la conquista del terzo posto finale, ha cominciato a mostrare segnali di cedimento. Ieri Lipowitz aveva accarezzato il sogno della vittoria di tappa ma non era riuscito ad agganciare Ben O’Connor (Team Jayco AlUla) ed Einer Rubio (Movistar Team) in testa alla corsa ed era andato in crisi, mentre Onley, che si era gestito molto bene, si era portato soli 23 secondi di distacco. Oggi, quando davanti sono rimasti i primi quattro della classifica, al tedesco non è sembrato vero di vedere Onley in difficoltà e, a quel punto, ha trovato le più nascoste energie per distanziare il più possibile il rivale ventiduenne.
Lipowitz ha fatto tutto senza l’aiuto di Primoz Roglic, oggi è andato in fuga con l’idea di vincere la tappa e che si è intestardito nell’azione anche quando ha visto che il gruppo non aveva nessuna intenzione di lasciare il via libera; successivamente lo sloveno è naufragato sull’ultima salita, anche perché ha obiettivamente tirato i remi in barca e ha pensato solo ad portare la bici al traguardo.
Dopo le vicende di ieri e le mille polemiche sulla tattica della Jumbo, Vingegaard, a dispetto delle dichiarazioni bellicose, si è limitato a stare tutta la tappa a ruota della maglia gialla, salvo poi lanciare una volata nel finale, tentativo al quale la maglia gialla ha risposto senza provare a forzare.
Le energie sono in effetti al lumicino per tutti e pare che il segnale della fine delle ostilità sia stato dato ieri in fondo alla discesa del Col de la Madeleine.
La cronaca della tappa di oggi inizia con il taglio delle prime due salite, la Cote d’Hery-sur-ugine e il Col de Saisiers, a causa di una epidemia di dermatite bovina che le autorità hanno deciso di affrontare con abbattimenti indiscriminati di capi di bestiame contestati dagli allevatori, che chiedevano abbattimenti selettivi e minacciavano per questo dimostrazioni potenzialmente in grado di bloccare la corsa.
La frazione, già di per sé breve, è stata ulteriormente ridotta ad un chilometraggio inferiore ai 100 Km, con il durissimo Col du Pré in apertura e il Cormet de Roselend che prevedeva una discesa molto tecnica nella prima parte e, dopo un tratto di falsopiano, la salita finale molto lunga ma con pendenze regolari adatta ai passisti scalatori più che ai grimpeur di razza (basti pensare che il record di scalata appartiene ad un corridore di 80 chili come Miguel Indurain).
Le prime fasi di gara sono controllate dalla Lidl Trek sino a che Jonathan Milan non incamera il traguardo volante per mettere sempre più al sicuro la maglia verde.
Da quel punto cominciano gli scatti e, dopo vari tentativi, si forma un gruppo con diversi corridori importanti come Roglic, Arensman, Valentin Paret-Peintre (Soudal Quick-Step), Lenny Martinez (Bahrain – Victorious) e due compagni di squadra di Vingegaard, Sepp Kuss e Victor Campenaerts, cosa che fa pensare che il danese non si sia ancora dato per vinto.
L’attacco, però, non ha vita breve, poichè non c’è accordo e molti, pur essendo usciti alla scoperto, non ne hanno. Sono Roglic e Martinez ad andarsene, venendo poi raggiunti lungo la salita anche da Paret-Peintre, ringalluzzito dalla vittoria sul Ventoux.
Il tentativo non decolla né quando in testa ci sono gli UAE, né tantomeno quando vanno a tirare gli Uno-X, accortisi delle difficoltà di Kévin Vauquelin (Arkéa – B&B Hotels), che infatti viene staccato e perderà posizioni in classifica.
Nella discesa tecnica del Cormet del Roselend Roglic lascia la compagnia degli altri due attaccanti e se ne va da solo, nonostante fosse evidente che il gruppo non avesse nessuna intenzione di lasciar perdere. Nel tratto pianeggiante Roglic viene inesorabilmente ripreso e sulla salita verso la Plagne mollerà del tutto perdendo 12 minuti. Inizialmente è Felix Gall (Decathlon AG2R La Mondiale Team) a metterci del suo, sentendo l’odore del sangue di Roglic in crisi, e manda i suoi uomini ad alzare il ritmo ma, quando capisce che il portacolori della Bora non ha intenzione di dar battaglia per mantenere la posizione, si quieta e, a quel punto, Arensman prova un primo attacco, rintuzzato da Pogacar e Vingegaard. Su una salita del genere, staccare un avversario in forma è molto difficile perché dietro si risparmia molto. Pogacar rallenta perché Vingagaard non ha intenzione di dare cambi e così Arensman, che era stato staccato dai primi due della generale, riesce a rientrare e capisce che il tatticismo tra i due potrebbe andare a suo favore. L’olandese riparte così a tutta riuscendo a guadagnare sino a trenta secondi, mentre dietro il gruppetto dei migliori, ridotto a poche unità , si ricompatta. Un’accelerazione di Pogacar a riduce il gruppo maglia gialla ai primi quattro delle classifica. Ai 3 Km dall’arrivo appare evidente che Onley non ne ha, perché altrimenti avrebbe provato ad attaccare Lipowitz e, infatti, inizia a mostrare segni di cedimento. La cosa non sembra vera al tedesco che raccoglie tutte le energie, comunica qualcosa alla radio e si mette in testa riducendo il vantaggio di Arensman. Incredibilmente i primi due delle generale non provano uno scatto che avrebbe regalato a uno dei due la vittoria di tappa. E’ il danese che prova la volata a 200 metri dall’arrivo con la maglia gialla che resta attaccata e non sembra avere particolare interesse a passare. Arensman vince così con 2 secondi di margine sul danese e, dopo il tappone pirenaico, conquista anche una tappa alpina.
Il Tour è ormai chiuso ma queste ultime due tappe hanno messo a dura prova i corridori, ieri sono arrivati tutti da soli ed anche oggi, scorrendo l’ordine di arrivo, appare chiaro come la corsa non sia andata molto diversamente. La spia della riserva è accesa per tutti, si è trattato di un Tour molto duro e le prime due settimane sono state corse senza risparmio. Inoltre oggi, forse, anche le avverse condizioni meteo hanno giocato un ruolo determinante sull’esito della corsa.
Domani è prevista una tappa adatta alla fughe prima dell’atto finale sui Campi Elisi dopo la tripla ascesa a Montmartre che potrebbe ispirare un finisseur ed evitare il tradizionale epilogo allo sprint.
Benedetto Ciccarone

Dopo il tappone pirenaicio di Luchon-Superbagnères Thymen Arensman vince anche sulle Alpi a La Plagne (Getty Images)