MARTINEZ TRIONFA SUL MONCENISIO, DELFINATO A POGACAR
Non c’è battaglia tra Pogacar e Vingegaard sul Moncenisio, l’ultima salita del Giro del Delfinato. Questo “stato di stasi” permette allo sloveno di imporsi nella corsa transalpina per la prima volta in carriera, e al francese Lenny Martinez – ultimo residuato bellico della fuga di giornata – di andare a imporsi nella tappa conclusiva con una trentina di secondi di margine sui grandi favoriti.
L’ultima tappa del 77esimo Giro del Delfinato prende il via dal comune “diffuso” di Val-D’Arc, situato ai piedi delle grandi salite affrontate ieri, in quello che molti hanno definito “tappone” nonostante una distanza di poco superiore ai 130 chilometri. La partenza è praticamente in salita, in quanto si inizia da subito a risalire la vallata che porta al celebre paese di Saint-Michel-de-Maurienne, dal quale partono altre famose ascese, quella del Col du Télégraphe, ad esempio, e quelle diretta alla stazione di sport invernali di Valmeinier 1800, dove si è arrivati ieri. Il percorso della tappa è in costante salita, sia pure con alcune discese che seguono i punti considerati GPM, che iniziano da subito con la salita alla Côte d’Aiton (3° categoria, 1.3 km al 8.2%) dopo 5 chilometri, e proseguono, dopo 15 chilometri, con la Côte de Saint-Georges-d’Hurtières (2° categoria, 4.9 km al 5.7%). Infine, prima di arrivare a Saint-Michel-de-Maurienne, si supera il Col de Beaune (1° categoria, 6.7 km al 6.7%) al chilometro 67. Il percorso continua a risalire verso Modane, che viene raggiunta e superata dopo la salita alla Côte de Saint-André (3° categoria, 2.5 km al 7.5%) al chilometro 98,. Ci s’inerpica quindi verso il Moncenisio passando, al chilometro 101, per la Côte d’Aussois (2° categoria, 6.3 km al 6.1%). Il colle viene raggiunto al chilometro 129, dopo un’ascesa di 10 chilometri al 7% che vale come GPM di prima categoria, seguita da quasi 5 chilometri in quota sul pianoro che fiancheggia l’omonimo lago artificiale, verso la linea del traguardo, tracciat a poca distanza dal confine italiano, spostato al di qua dello spartiacque dopo la Seconda Guerra Mondiale.
La partenza viene data alle 13.30 e, se non sembrano esserci dubbi sul nome di chi vincerà il Giro del Delfinato, vale a dire il campione del mondo Tadej Pogačar (UAE Team Emirates – XRG), che ha dominato la corsa dall’inizio alla fine nonostante una prova incolore nella breve cronometro di mercoledì, non è detto che sia sempre lo sloveno a vincere la tappa, oltretutto per la terza volta consecutiva, dato che il falsopiano conclusivo ben si presta a recuperi da parte di quei corridori che non fossero troppo attardati. Senza dubbio andranno in cerca di riscatto il secondo della classifica, il danese Jonas Vingegaard (Team Visma | Lease a Bike), il terzo, il sorprendente tedesco Florian Lipowitz (Red Bull – BORA – hansgrohe), e ovviamente il quarto, il grande talento belga Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step), che sinora ha deluso non poco i suoi tifosi. Tra gli altri corridori da tenere d’occhio non va dimenticato il francese Romain Bardet (Team Picnic PostNL), che oggi conclude la sua carriera e che è andato più volte in fuga nei giorni scorsi alla disperata ricerca di una vittoria di prestigio che possa chiudere alla grande la sua attività agonistica. In altri tempi non ci sarebbero stati dubbi sul fatto che il gruppo avrebbe lasciato vincere un corridore così famoso nel giorno del suo ritiro; ma nel cosiddetto “ciclismo moderno” non si può mai dire, anche perché la maggior parte degli appassionati, più che la vittoria di Bardet, aspetta l’ennesimo duello fra Pogačar e Vingegaard.
La salita iniziale favorisce diversi attacchi, con Mathieu van der Poel (Alpecin – Deceuninck) deciso a mettersi in luce; è Louis Barré (Intermarché – Wanty) a transitare per primo sulla Côte d’Aiton, poi sulla seconda salita di giornata si forma un nutrito gruppo di fuggitivi, tra i quali si segnalano, oltre a Van der Poel, l’americano Sepp Kuss (Team Visma | Lease a Bike) – il più forte gregario di Vingegaard, che potrebbe essere stato mandato in avanscoperta dal danese – ma anche il forte passista irlandese Ben Healy (EF Education – EasyPost) e gli spagnoli Enric Mas (Movistar Team), decimo in classifica (è sulla carta il più forte del gruppetto) e Iván Romeo (Movistar Team), che nei giorni scorsi è stato maglia gialla. Sorprende, tra i nomi in fuga, quello del britannico Jake Stewart (Israel – Premier Tech), che sinora si era visto solo nelle volate di gruppo, vincendone anche una.
In cima al secondo GPM, la Côte de Saint-Georges-d’Hurtières, transita primo Bruno Armirail (Decathlon AG2R), che si trova nel gruppetto dei fuggitivi. Questi affrontano la terza salita, il Col de Beaune, con più di due minuti di vantaggio sul gruppo, che inizia a perdere i velocisti e ben presto riassorbe Stewart che, come previsto, è il primo dei fuggitivi a cedere e in seguito abbandonerà la corsa. Sulla cima del colle passa per primo Lenny Martinez (Bahrain – Victorious) davanti ad Armirail e a Van der Poel, dopo di che è proprio il fuoriclasse olandese a lanciarsi nell’attacco solitario. Intanto Armirail, col buon risultato ottenuto sui due GPM, di 1° e 2° categoria, passa a condurre la classifica degli scalatori. Alle sue spalle si piazzano Pogacar e i due colombiani Santiago Buitrago (Bahrain – Victorious) e Sergio Higuita (XDS Astana Team), a pari merito. Van der Poel prosegue nella sua azione solitaria e vince lo sprint intermedio di Saint-Michel-de-Maurienne: questo gli dà un vantaggio consistente nella classifica a punti, che all’inizio della tappa lo vedeva primo a pari merito col solito Pogacar. L’olandese vuole palesemente vincere questa classifica, ma per riuscirci deve sperare che Pogacar non arrivi neanche terzo sul traguardo finale. I chilometri passano e i fuggitivi, sempre preceduti dal solitario Van der Poel, scollinano sul quarto GPM, la Côte de Saint-André, con un vantaggio sul gruppo sempre di poco superiore ai due minuti; nel frattempo inizia a piovigginare, per la prima volta dopo una settimana di grande caldo, e la temperatura, che sinora si era mantenuta vicina ai 30 gradi, scende un po’, ma non abbastanza da influire sull’esito della corsa.
La situazione è immutata quando inizia la salita al quinto GPM, la Côte d’Aussois, dove Pogacar, Vingegaard e pochi altri corridori si avvantaggiano temporaneamente sul resto del gruppo: questo ben presto torna compatto, con quasi 3 minuti di ritardo sul solitario fuoriclasse olandese, che a sua volta ha guadagnato oltre un minuto sugli ex compagni di fuga. Alle 16 i corridori passano a Modane e poco dopo transitano sulla Côte d’Aussois, con i distacchi tra Van der Poel e i fuggitivi, e fra questi e il gruppo, che rimangono immutati.
Con l’avvicinarsi dell’ultimo GPM Van der Poel inizia a cedere e si fa riprendere dai fuggitivi quando manca poco più di un chilometro all’inizio della salita del Moncenisio; il gruppo è a circa un minuto e mezzo ed è tirato dagli uomini del norvegese Tobias Halland Johannessen (Uno-X Mobility), che difende il quinto posto dall’attacco di Mas. Sulla salita il primo a cedere è proprio Van der Poel, e subito dopo Romeo, mentre Mas accelera e con lui rimangono solo Kuss, Healy, Martinez e il francese Valentin Paret-Peintre (Soudal Quick-Step). Il gruppo, dove sono rimasti 25 corridori, si trova a poco più di un minuto e inizia a riassorbire i fuggitivi a mano a mano che questi cedono. Ben presto Mas e Martinez rimangono soli al comando e a questo punto lo stesso Johannessen cerca di accelerare per difendere la sua posizione in classifica. Contemporaneamente il giovane ma inesperto francese Paul Seixas (Decathlon AG2R La Mondiale Team) cade – in salita! – e danneggia la bicicletta, mettendo a rischio il suo buon sesto posto in classifica generale. Gli scatti di Johannessen riducono il gruppo dei migliori a una decina di unità, con Pogacar che non sembra intenzionato a vincere anche questa tappa e Vingegaard che si limita a stargli a ruota. Finalmente, a poco più di 3 chilometri dal GPM, si muove Evenepoel e subito gli vanno dietro Pogacar e Vingegaard: Johannessen rimane con loro, ma non così Lipowitz, la cui terza posizione viene messa a rischio dall’attacco del campione belga, ben presto aiutato dal compagno di squadra Paret-Peintre, reduce dalla fuga e ritrovato per strada. Quasi nello stesso momento Martinez scatta e Mas cede di schianto. Quando manca un chilometro e mezzo alla cima Vingegaard tenta un allungo e il solo Pogacar lo segue senza difficoltà. I due raggiungono velocemente gli ultimi reduci della fuga, vale a dire Kuss, Healy e Mas, e iniziano a inseguire Martinez, che tuttavia tiene duro e transita primo sul Moncenisio con 50 secondi di vantaggio. Evenepoel e Lipowitz scollinano, invede, dopo un minuto e 15 secondi. Sul falsopiano conclusivo Pogacar e Vingegaard continuano a tirare, ma senza esagerare, e permettono a Martinez, che resiste tenacemente, di arrivare primo con 36 secondi di vantaggio. Pogacar non disputa la volata e lascia il secondo posto a Vingegaard; a pochi secondi arrivano Evenepoel, che nel falsopiano finale ha recuperato molto terreno, e l’americano Matteo Jorgenson, compagno di squadra di Vingegaard. Appena dietro Mas, Lipowitz e Johannessen: la classifica generale resta quindi immutata, col solo Seixas che scende dal sesto all’ottavo posto. Pogacar vince il Giro del Delfinato con 59 secondi su Vingegaard e 2 minuti e 38 secondi su Lipowitz; seguono Evenepoel, Johannessen, Jorgenson, Mas e Seixas. Pogacar, grazie al terzo posto, vince anche la classifica a punti, a pari merito con Van der Poel ma con più vittorie, mentre è solo secondo, dietro Armirail, in quella degli scalatori. Lipowitz, davanti a Evenepoel e a Seixas, è il migliore dei giovani. Adesso non resta che aspettare il Tour, dove tutto lascia pensare che vedremo gli stessi corridori contendersi la vittoria finale e i successi nelle tappe più importanti.
Andrea Carta

ll podio del Delfinato 2025 (Getty Images)