FEBBRAIO 2025, ARRIVA LA BEFANA (IN RITARDO)
febbraio 4, 2025
Categoria: Approfondimenti
Il mese di febbraio è una vera e propria manna per gli appassionati di ciclismo. E’ forse uno dei periodi dell’anno ciclistico più intensi perché – pur non essendo ancora arrivato il momento dei Grandi Giri e delle classiche – offre una serie di brevi corse a tappe che permettono di cominciare e pregustare le sfide future. C’è da farne una vera e propria scorpacciata…
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La Befana arriva in ritardo per gli appassionati di ciclismo. Un mese dopo aver consegnato regali e dolciumi ai bambini di tutto il mondo, arriva il momento di consegnare la calza anche ai ciclofili e non c’è mese come quello di febbraio per farli felici. Non è ancora arrivato il momento delle grandi classiche e nemmeno quello dei grandi giri, eppure febbraio è forse il mese più intenso e letteralmente esplosivo, almeno per il numero di corse che si affolleranno in calendario nei prossimi 28 giorni: mettendo in file corse di un giorno e singole frazioni delle corse a tappe si arriva a un totale di 93 gare, un vero e proprio solluchero che offrirà agli spettatori il proverbiale imbarazzo della scelta.
Qui ci limiteremo a presentarvi le gare principali (e anche quelle non saranno poche) e, disciolto il fiocco che serra la calza, per prima fa capolino l’Étoile de Bessèges (5-9 febbraio), la cui 55a edizione sicuramente attirerà le attenzioni dei tifosi italiani per esser stata scelta quale debutto stagionale da Filippo Ganna, che qui ha già lasciato il segno in un paio di occasioni imponendosi nella crono conclusiva nel 2021 e nel 2022. Disegnata sulle ventose strade del dipartimento del Gard, la corsa francese per il quindicesimo anno consecutivo prenderà le mosse da Bellegarde, attorno alla quale è stata disegnata la tappa d’apertura, un circuito di 159 Km quasi totalmente pianeggiante se si esclude la breve rampa della Côte de la Tour (700 metri all’8.2%), in cima alla quale sarà posto il traguardo e che da quando è stata inserita nel percorso ha sempre impedito ai velocisti di tagliare per primi la linea d’arrivo. Più probabile l’arrivo allo sprint, comunque a ranghi ridotti, il giorno successivo al termine della Domessargues – Marguerittes, tappa lunga 166 Km che presenta il traguardo posto 9 Km dopo lo scollinamento della Côte Cabrières, salita di 3.6 Km al 3.7% i cui numeri sono molto simili a quelli del Poggio della Milano-Sanremo. Ci si sposterà quindi a Bessèges per la tappa “titolare” della corsa, che vedrà i corridori percorrere un circuito collinare di 164 Km movimentato da 8 brevi ascese, in nessun caso impegnative: al fine del successo di tappa le più rilevanti saranno le ultime due, il Col de Trélis (5.4 Km al 4.7%) e il Col des Brousses (1.8 Km al 5.9%), che si scavalcheranno rispettivamente a 20 e 12 Km dal traguardo. A decretare il nome del successore del danese Mads Pedersen nell’albo d’oro di questa corsa saranno verosimilmente – sempre che il forte vento non ci metta lo zampino –le due rimanenti frazioni, a partire dalla penultima che scatterà da Vauvert alla volta del Mont Bouquet dove, dopo 156 Km di gara, l’arrivo sarà posto in vetta a un’ascesa di 4.6 Km al 9% che è stata proposta per la prima volta nel 2020 per festeggiare la 50a edizione della corsa, compleanno consacrato dalla vittoria lassù di Ben O’Connor, lo scalatore australiano che all’ultimo Giro di Spagna ha conteso fino alla penultima tappa la vittoria finale allo sloveno Primoz Roglic. L’ultimo atto sarà a cronometro, sullo stesso tracciato di 10.6 Km sul quale non solo si è imposto due volte Ganna, ma è andato a segno anche un altro azzurro, il toscano Alberto Bettiol (2020): la rampa di lancio sarà collocata nel centro di Alès mentre l’arrivo sarà presso la cappella di Notre-Dame-de-l’Ermitage, percorsa un’ascesa di 2.8 Km al 5.6%.
Con un ping-pong di sapori la calza della Befana proporrà, in concomitanza con la gara transalpina, la prima corsa a tappe stagionale del calendario spagnolo, la Volta a la Comunitat Valenciana (5-9 febbraio), la cui 76a edizione è stata concepita dall’ente organizzatore e dalle autorità locali come simbolo di rinascita dopo la disastrosa alluvione che ha colpito la regione lo scorso anno. Rispetto alla parallela Étoile de Bessèges, la Volta è stata progettata al contrario e così si affronteranno per prime le frazioni più impegnative, la prima della quali sarà una cronosquadre lunga ben 34 Km, una distanza forse eccessiva per una corsa a tappe di appena cinque giorni: la distanza dovrà essere coperta tra Orihuela e la vicina località balneare di Orihuela Playa su di uno scorrevole tracciato disegnato per celebrare il 100° compleanno della “gloria locale” Bernardo Ruiz, nato l’8 gennaio 1925 e attualmente più anziano vincitore vivente di un grande giro (si impose nella Vuelta a España del 1948). La seconda tappa, invece, dopo la partenza da La Nucía e 166 Km di tracciato proporrà l’arrivo a Benifato, dove il traguardo sarà posto al termine di una salita mai affrontata prima in una corsa ciclista, l’Alt de Partegat, i cui 7 Km al 9% di pendenza media (massima del 20%) condurranno i corridori sino a 1030 metri di altitudine. Si tratterà di un’ascesa classificata di prima categoria, così come quella quella dell’Alto del Remedio che si dovrà scalare l’indomani nel corso della tappa che da Algemesí condurrà in 181 Km ad Alpuente, ma potrebbe non rivelarsi selettiva come quella del giorno prima, sia per le sue inclinazioni meno incisive (6.4 Km al 7,3%), sia per gli oltre 20 Km che si dovranno poi percorrere per raggiungere il traguardo. Ideale per imbastire una fuga da lontano, con ottime possibilità di andare all’arrivo, sarà il tracciato della successiva Oropesa del Mar – Portell de Morella di 181 Km, anche se il disegno dell’altimetria ufficiale potrebbe farla pensare meno complicata di quella che è. Infine, la corsa spagnola si concluderà con la più semplice delle cinque frazioni in programma, essendo totalmente privi di dislivelli i 104 Km che si dovranno percorrere tra Alfafar, uno dei centri più colpiti dall’alluvione di fine ottobre 2024, e l’approdo conclusivo di Valencia.
In un concatenarsi di sapori, i giorni conclusivi di Étoile e Valenciana coincideranno con le prime due frazioni del Tour of Oman (8-12 febbraio), la cui 14a edizione sarà la terza della corsa araba a disputarsi in cinque tappe in seguito alla scelta, adottata nel 2023, di scorporare una delle sei originarie frazioni per farne una corsa di un giorno a parte, la Muscat Classic, che si disputerà il 7 febbraio sul medesimo tracciato delle prime due edizioni, rispettivamente conquistate dal belga Jenthe Biermans e dal neozelandese Finn Fisher-Black, caratterizzato negli ultimi 20 Km dalle salite di Hamriyah (1 Km all’8.6% con un muro iniziale di 400 metri al 13.9%) e di Al Jissah (1.1 Km all’8.9%). Il Tour of Oman, invece, prenderà il via all’insegna dello sprint con una tappa di 170 Km che vedrà i corridori partire da Bushar in direzione del Bimmah Sink Hole, spettacolare dolina ricolma d’acqua situata a breve distanza dalle ventose rive dell’Oceano Indiano. Con un interminabile trasferimento di quasi 300 Km la carovana traslocherà presso un’altra delle attrazioni turistiche del sultanato, il forte di Al Rustaq, dal quale si ripartirà per affrontare la tappa più lunga, 203 Km e un finale che fa gola ai finisseur per l’arrivo sulle Yitti Hills, dove la linea del traguardo sarà collocata 800 metri dopo aver superato la cima di una salita breve ma non banale (1700 metri al 5.9% con i primi 900 metri al 7.9%), traguardo che nel 2023 è stato tenuto a battesimo dal nostro Diego Ulissi mentre 12 mesi fa qui si è imposto il belga Amaury Capiot. Bisognerà attendere 24 ore per il primo arrivo in salita ufficiale, quando si partirà da Fanja verso l’Eastern Mountain, i cui 4.6 Km al 7.7% sono stati affrontati per la prima e finora unica volta nel 2023, quando lo statunitense Matteo Jorgenson ebbe l’onore di inaugurare l’albo d’oro di questa salita, caratterizzata da pendenze da muro fiammingo nell’ultimo chilometro (media del 14%). Seguirà la tappa più facile, lunga 181 Km come quella del giorno precedente, tracciata senza difficoltà altimetriche – a parte la lievissima pendenza, appena sotto il 3% medio, che caratterizza i 900 metri conclusivi – tra l’Oman Across Ages Museum di Manah e l’Oman Convention and Exhibition Center, complesso fieristico situato alle porte della capitale Mascate. Sarà, infine, il centro di Imty a dare il “la” alla tappa regina, 139 Km senza grandi difficoltà fino ai piedi della salita simbolo del Giro dell’Oman, che risale la cosiddetta “Montagna Verde” (Jabal Al Akhdhar è il nome ufficiale): la salita completa misura 15 Km e permette di arrivare su asfalto fino a oltre 2000 metri, ma considerate le inclinazioni rilevanti sin dai tratti iniziali e la stagione appena iniziata si è sempre preferito far percorrere solamente i primi 6 Km, le cui pendenze già toste (la media è del 10.2%) in passato hanno permesso di imporsi su questo traguardo a corridori del calibro di Chris Froome (2014), Vincenzo Nibali (2012 e 2016) e Adam Yates (2024).
Arrivati a metà della calza della Befana febbraiola gli appassionati si troveranno un vero e proprio ingorgo di “ghiottonerie” a causa della decisione dell’UCI di posticipare di una settimana il periodo di svolgimento della Volta ao Algarve e della Vuelta a Andalucía, che così andranno a disputarsi negli stessi giorni nei quali è previsto l’UAE Tour (17-23 febbraio), corsa del calendario World Tour più prestigiosa rispetto alle altre due, che invece militano nel circuito ProSeries. Ultima delle tre grandi corse a tappe arabe della stagione dopo l’AlUla Tour e l’appena terminato Tour of Oman, il Giro degli Emirati Arabi si aprirà con una tappa interamente tracciata nel deserto per 138 Km, con partenza dallo Shams Solar Park di Madinat Zayed e traguardo presso il Liwa Palace, luogo d’origine delle famiglie regnanti di Abu Dhabi e Dubai, al quale si giungerà dopo un tracciato a saliscendi (lo strappo più duro misura 1.3 Km e presenta una pendenza media del 6.5%), durante il quale si andrà a sfiorare la Duna Moreeb, una delle più alte del mondo (300 metri). La seconda frazione sarà la prima delle tre decisive, una cronometro individuale di 12.2 Km disegnata sulle pianeggianti strade dell’isola artificiale di Al Hudayriyat, dove si gareggerà sul medesimo tracciato che lo scorso anno fu percorso a quasi 54 Km/h dallo statunitense Brandon McNulty, autore della miglior prestazione anticipando di appena due secondi l’australiano Jay Vine. In questa prova contro il tempo gli scalatori dovranno stringere i denti in attesa di trovare per loro il primo traguardo utile il giorno successivo, quando si ripartirà da Ras al Khaimah per andare ad affrontare l’ascesa della Jebel Jais, la montagna più alta degli Emirati. La vetta è a 1911 metri, i corridori si fermeranno poco sotto quota 1500 metri, dopo aver percorso 179 Km, gli ultimi 19 Km da pedalare lungo una salita non eccezionale nelle pendenze (la media è del 5.6% e tratti veramente difficili non se ne incontrano) ma, per l’appunto, decisamente chilometrica per gli standard della stagione: non è un caso che su quest’ascesa, che se inserita in una grande corsa a tappe non provocherebbe grandissima selezione, si siano imposti corridori del calibro di Tadej Pogacar (2022), Jonas Vingegaard (2021) e Primoz Roglic (2019). Nelle tre giornate successive i protagonisti saranno i velocisti, anche se quelle che andranno in scena non saranno tappe banali a causa dei tratti che si dovranno percorrere nel deserto, dove non è raro incappare nel forte vento ed è soprattutto il caso della quarta tappa, che taglierà nel mezzo la penisola del “Corno d’Arabia” pedalando per 181 Km da Fujairah Qidfa Beach, sulle rive dell’Oceano Indiano, a Umm al Quwain, il capoluogo del meno popolato tra i sette emirati che costituiscono lo stato arabo, centro affacciato sul Golfo Persico. La metropoli di Dubai presterà le sue strade allo svolgimento della quinta tappa, che collegherà in 160 Km due importanti istituzioni della città, l’American University in Dubai e l’Hamdan Bin Mohammed Smart University. La penultima frazione sarà pure modellata sull’esempio della “tappa in città” e stavolta lo scenario sarà quello di Abu Dhabi, dove si partirà dalla sede del locale Cycling Club per toccare in 167 Km alcuni tra i luoghi più celebri della capitale degli emirati (come il circuito automobilistico di Yas Marina e il Louvre Abu Dhabi) prima di giungere al traguardo, tradizionalmente collocato sull’isola artificiale del Breakwater. Per il terzo anno consecutivo, infine, l’UAE Tour terminerà il suo cammino sulla Jebel Hafeet, montagna situata al confine con l’Oman dove la linea del traguardo sarà tracciata a 1030 metri sul livello del mare, dopo aver percorso 176 Km dal raduno di partenza, fissato presso l’Hazza Bin Zayed Stadium di Al Ain, e affronto un’ascesa di 11 Km al 6.7%, anch’essa già fornita di un “curriculum” di tutto rispetto nel quale spiccano ancora il nome di Pogacar (2021, 2022), ma anche quelli di Alejandro Valverde (2018, 2019) e di Adam Yates, che qui è praticamente di “casa” avendovi già ottenuto tre affermazioni, l’ultima nel 2023 e le altre entrambe nell’edizione del 2020, quella che fu interrotta a causa del diffondersi della pandemia da Covid-19 proprio subito dopo il secondo dei due arrivi in salita previsti alla Jebel Hafeet.
Giunta lo scorso anno al traguardo della cinquantesima edizione, nel 2025 la Volta ao Algarve (19-23 febbraio) presenterà un paio di novità concernenti i due tradizionali arrivi in salita agli “alti” di Fóia e Malhão, con il primo che sarà scalato da un versante inedito, più impegnativo, e il secondo che sarà inserito per la prima volta nella storia al termine di una tappa a cronometro. Per la scelta di unificare in una sola giornata l’arrivo sul Malhão e la prova contro il tempo si è così “liberata” una giornata di gara che gli organizzatori hanno deciso di consegnare ai velocisti, ampliando così da due a tre il numero di tappe a loro disposizione. La prima occasione sarà loro offerta al termine della frazione d’apertura, 190 Km da Portimão a Lagos con qualche saliscendi da affrontare a metà percorso e le solite trappole che potrebbero venire innescate dal vento, onnipresente nelle zone costiere del Portogallo. Da Lagoa si ripartirà per andare a esplorare il versante inedito del Monte Fóia, la montagna più alta della regione dell’Algarve, un’escursione di 177.6 Km che prevede anche la salite di Marmelete (2 Km al 10.1%) e di Pompa (4 km al 7.6%) prima di quella conclusiva, 8.2 Km al 5.4% più impegnativi rispetto al versante tradizionale perché presentano un tratto intermedio di 1200 metri all’10.7% di pendenza media. Si tornerà in pianura per la terza tappa, che collegherà in 183 Km Vila Real de Santo António con Tavira, alla quale seguirà la terza e ultima frazione favorevole ai velocisti, 175 Km da Albufeira a Faro e un percorso nel finale leggermente più complicato, soprattutto per la collocazione della salita – comunque pedalabile – di Santa Barbara (3.4 Km al 4.5%) a 25 Km dal traguardo, a sua volta posto al termine di un breve tratto in ascesa (ultimi 400 metri al 5.8%). La cronometro conclusiva, lunga poco meno di 20 Km, scatterà da Salir, un centro il cui nome costituisce un biglietto da visita per la tappa odierna, anche se il tratto in salita verso l’Alto do Malhāo sarà limitato agli ultimi 2.6 Km, nei quali la strada punta verso il cielo con una pendenza media del 9%.
In perfetta simultaneità con la corsa portoghese si disputerà la Vuelta a Andalucía (19-23 febbraio), che quest’anno tornerà a disputarsi nella sua versione “completa” dopo che la scorsa edizione fu ridotta all’ultimo momento a una sola e brevissima tappa (una crono di 5 Km disegnata sulle stradi di Alcaudete), dopo che le autorità locali negarono il permesso allo svolgimento delle altre frazioni essendo la “Guardia Civil” impegnata a gestire le manifestazioni di piazza degli agricoltori che a febbraio 2024 intralciarono parzialmente anche lo svolgimento dell’Étoile de Bessèges, in Francia. Nel 2025 si festeggerà il centesimo compleanno della corsa andalusa, organizzata per la prima volta dal 1925, anche se poi per vedere messa in scena la seconda edizione bisognerà attendere il 1955 ed è per questo motivo che le edizioni fin qui disputate sono “solo” 71. La fetta più consistente della torta preparata per l’anniversario sarà servita per prima perché si partirà con la tappa più difficile delle cinque previste, 162 Km – da Torrox Costa a Nerja – infarciti con ben cinque colli, nell’ordine l’Alto Mirador de la Axarquía, l’Alto del Zurrón, l’Alto de Periana, l’Alto de Canillas e l’Alto de Frigiliana. La doppia ascensione all’Alto de Los Villares sarà, invece, il principale ingrediente della seconda tappa, che da Alcaudete – dove, come abbiamo più sopra ricordato, l’anno scorso si svolse l’unica tappa della Vuelta – condurrà in 133 Km a Torredelcampo. Entreranno a questo punto in scena i velocisti, dalla cui parte pendono i tracciati della quarta e della quinta frazione, con la prima di queste (Arjona – Pozoblanco, 162 Km) che vedrà il debutto nel tracciato del “Kilómetro de Oro”: si tratta di tre traguardi volanti ad abbuoni inseriti nel breve volgere di 1000 metri di strada, una novità per la corsa andalusa ma non certo per il mondo del ciclismo poiché l’idea è stata degli organizzatori dell’ex Eneco Tour (oggi Renewi Tour), che l’hanno proposta fin dal 2015. Si è stabilito, almeno per quest’anno, di proporlo solo nelle tappe per velocisti, quella di Pozoblanco e la successiva che dalla celebre città di Cordova condurrà in 195 Km – si tratterà della frazione più lunga – al traguardo di Alhaurín de la Torre. Per l’ultima giornata si è stabilito di riproporre in toto quello della frazione conclusiva che era stata disegnata per l’edizione 2024, 172 Km che prevedono la partenza da Benahavís, l’interminabile ma pedalabile ascesa all’Alto del Madroño (quasi 21 Km al 4.5%) subito dopo il via, il successivo Alto de El Espino (8.5 Km al 5.6%) e poi nessun’altra difficoltà nei restanti 80 Km da coprire per arrivare all’approdo finale di La Línea de la Concepción, località balneare di frontiera poiché situata alle porte della britannica Gibilterra.
Come tutte le calze che si rispettino anche quella della Befana a pedali presenta l’immancabile buchino sul fondo, attraverso il quale spunta l’ultimo “dolcetto”, la O Gran Camiño, che partirà il 26 febbraio per sconfinare nel mese successivo e terminare il 2 marzo dopo cinque giorni di gara, uno in più rispetto alle prime tre edizioni della corsa spagnola. Non si tratterà dell’unica novità della giovane competizione galiziana, che quest’anno introdurrà gli sterrati e presenterà per la prima volta uno sconfinamento in Portogallo, sulle cui strade si snoderà la prima frazione (Maia – Matosinhos, 195 Km), l’unica destinata alla conclusione allo sprint. Con l’ingresso in Spagna la fisionomia della corsa prenderà i connotati tipici della Galizia con movimentati percorsi collinari e così la seconda tappa, che scatterà da Marín e misurerà 145 Km, sarà imperniata attorno alla duplice ascensione a San Vincenzo (2.3 Km al 7.8%), da affrontare l’ultima volta a circa 10 Km dal traguardo, previsto in quel di A Estrada al termine di un tratto in pedalabile ascesa di 3.3 Km al 4.4%. Presenza fissa fin dalla prima edizione, la tappa a cronometro quest’anno si svolgerà il terzo giorno di gara su di un tracciato di 15.5 Km che strizzerà parzialmente l’occhio agli scalatori per la presenza della salita dell’Alto de Sabadelle, 5.9 Km al 5.5% che s’incontreranno 2.5 Km dopo esser scesi dalla rampa di lancio di Ourense e che saranno seguiti da un tratto conclusivo in quota di circa 7 Km verso il traguardo di Pereiro de Aguiar. Al penultimo giorno è stata fissata la tappa altimetricamente più complicata, tracciata tra A Pobra do Brollón e i 1300 metri sul livello del mare di O Cebreiro, località situata non distante dal punto più elevato del celebre Cammino di Santiago: per i corridori il pellegrinaggio durerà 142 Km e sarà reso impegnativo dalla presenza di quattro ascese principali, sulle quali spicca l’Alto da Pitinidoira di prima categoria (10.2 Km al 6.5% con i primi 4.5 Km all’8.6% e gli ultimi 2.5 Km al 10,5%) mentre in salita pedalabile (5.2%) saranno i 4300 metri conclusivi che condurranno al traguardo. Pur non essendo classificata come frazione di montagna, determinante per la classifica finale potrebbe rilevarsi il collinoso tracciato della conclusiva Betanzos – Santiago de Compostela (165 Km), non tanto per la presenza della salita dell’Alto de Lampai (5.2 Km al 5.6%) quanto per l’inserimento di tre settori sterrati ed entrambi, salite e sterrati, dovranno essere ripetuti due volte per un totale di quasi 5 Km da percorrere sulle strade bianche. Non sono moltissimi, a dire il vero, ma tutti e tre si snoderanno in leggera salita e saranno collocati nel finale, con il definitivo ritorno sull’asfalto a soli 6 Km dalla conclusione. Una conclusione che potrebbe ribaltare i verdetti delle tappe precedenti in caso di maltempo, che ha già ha pesantemente condizionato le ultime due edizioni, costringendo spesso gli organizzatori ha cambiare i percorsi di gara o di neutralizzarli ai fini della classifica.
Mauro Facoltosi
I SITI DELLE CORSE CITATE NELL’ARTICOLO
Étoile de Bessèges
https://www.etoiledebesseges.com/
Volta a la Comunitat Valenciana
Tour of Oman
UAE Tour
Volta ao Algarve
https://voltaaoalgarve.com/en/
Vuelta a Andalucía-Ruta Ciclista del Sol
O Gran Camiño – The Historical Route
https://ograncamino.gal/?lang=en