SAN SEBASTIAN: A VINCERE È BARREDO, IL PIÙ TENACE

agosto 1, 2009
Categoria: News

La classica di San Sebastian, primo importante appuntamento della stagione dopo il Tour de France, ha visto trionfare Barredo, spagnolo della Quick Step che ha battuto in uno sprint a due uno sfinito Kreuziger.

Il miglior modo per preparare una corsa di un giorno è quello di correre un GT; se ci fosse ancora bisogno di prove a riguardo di questa teoria, applicata negli ultimi anni da chi partecipava alla Vuelta per preparare il mondiale, basta guardare l’ordine d’arrivo della Classica di San Sebastian: il primo classificato a non essere uscito dal Tour è Pinotti, giunto 11° al traguardo.
Il tracciato della “Clásica”, impegnativo già di suo per le molte salitelle e soprattutto per l’ascesa dello Jaizkibel, è stato reso ancora più duro dalle condizioni climatiche, una pioggia costante nelle fasi decisive della corsa. Il clima avrebbe potuto favorire Kim Kirchen che, infatti, dopo un Tour abbastanza anonimo oggi è apparso rivitalizzato, ma non abbastanza da fare la differenza.
Dopo la lunga fuga dei coraggiosi del mattino partiti dopo 50 km, la corsa si accende sulla salita dello Jaizkibel e nelle posizioni che contano si vedono i big, il campione uscente Valverde, Cunego, Pozzato e i due Sanchez (Samuel e Luis Leon). Se la a salita non produce altro che una selezione da dietro che esclude dai giochi alcuni corridori veloci che mal digeriscono la salita (su tutti Freire, che era fra i favoriti alla partenza), a risultare selettiva è la discesa, con un manto stradale molto scivoloso.
I fuggitivi sono raggiunti dal gruppo che affronta la discesa prendendosi qualche rischio in più; ad avvantaggiarsi è un uomo che ama il freddo, Petrov, per il quale una giornata come quella di oggi è parsa come una di bel tempo (arriva dalla Siberia). Il russo, memore del passato da iridato under 23 della cronometro, mantiene un discreto vantaggio sul gruppo inseguitore composto da una trentina di atleti, all’interno del quale fanno buona guardia i compagni di squadra della Katusha, numerosi nelle posizioni che contano, al traguardo manca ancora molto e mancano anche alcune ascese che, dopo 200 chilometri, si fanno sentire nelle gambe dei corridori.
Ripreso Petrov, a risultare decisivo è l’Alto del Arkale, la salita su cui abbiamo visto lo scorso anno l’ultimo duello vero fra Bettini e Valverde; stavolta a scattare sono Barredo e Fedrigo che scollinano con 10 secondi sul gruppo. Negli ultimi metri di salita Kreuziger forza con uno scatto deciso che mette in evidenza la condizione ancora buona del corridore della Liquigas; con lui rientrano sui fuggitivi anche Kim Kirchen e Luis Leon Sanchez. Questi se ne va in discesa con Barredo, che non perde un colpo: l’azione sembra essere quella buona dato che i due trovano l’accordo e che in pianura sanno essere efficaci.
Sull’ultimo strappo di giornata vediamo finalmente mettersi in evidenza quella maglia tricolore che tante volte abbiamo cercato sulle strade del Tour. Con uno scatto deciso, vista la corsa sfuggirgli dalle mani e dopo aver corso tutto il giorno per fare risultato sorretto da una squadra compatta e in grande spolvero, Pozzato si porta sui contrattaccanti. I due fuggitivi sono raggiunti dai contrattaccanti e ai 2 chilometri è Kreuziger a provare la stoccata decisiva; ovviamente alla sua ruota si porta l’indomabile Barredo che oggi aveva deciso di seguire chiunque ci avesse provato. Il gruppo riprende i contrattaccanti all’ultimo chilometro, ma i due fuggitivi sono troppo lontani. Kreuziger sa di essere battuto in volata e, volendo almeno salvare la piazza d’onore, decide di fare una tirata fino ai 200 metri. Barredo ringrazia il compagno di avventura, si alza sui pedali e senza neppure doversi impegnare troppo esulta con le mani al cielo; alle sue spalle Roman si è oramai rialzato, forse avrebbe dovuto rischiare qualcosa in più, sentendosi battuto in volata avrebbe dovuto giocare di rimessa e lasciare a Barredo il compito di lanciare lo sprint, i secondi posti soprattutto nel ciclismo servono a poco.

La gioia di Barredo sul traguardo di San Sebastian (foto Afp)

La gioia di Barredo sul traguardo di San Sebastian (foto Afp)


Per Barredo è ovviamente la vittoria più importante in carriera, impreziosita dall’essere venuta sulle strade di casa nella corsa in linea più importante della Spagna; per la Quick Step è una piccola soddisfazione, probabilmente inattesa dopo un Tour da dimenticare.
Alle spalle dei primi due il gruppo è regolato da Delage su Velits e Hesjedal, al sesto posto si piazza Pozzato, che si è lasciato sfuggire i primi due, ma che sembrava potesse avere la gamba per fare bottino pieno. A questo punto per Pippo si prospetta un periodo di riposo attivo per poi provare a convincere Ballerini a portarlo a Mendrisio – cosa non facile avendo già avuto in questa stagione i due picchi di forma che nel ciclismo contemporaneo sembrano le colonne d’Ercole oltre le quali avventurarsi è impossibile – favorito dall’aver indosso la maglia tricolore e dalla mancanza di molti dei leader delle nazionali azzurre degli ultimi anni. Gli altri azzurri in corsa non si sono impegnati nello sprint per i piazzamenti, Nocentini è giunto 21° e Cunego 22° dopo essersi fatto vedere, anche se con azioni che evidenziano più la classe che la condizione, in linea con quanto mostrato al Brixia Tour: le gambe sono ancora in rodaggio, ma la testa c’è.
L’embatido Valverde, che ormai ad ogni corsa deve fare risultato perché rischia di essere l’ultima, giunge 17° , non ha mostrato la condizione che tutti presumevano e ha provato a tenere unita la corsa con il lavoro della squadra, ma le condizioni climatiche hanno fatto saltare i suoi piani; l’obiettivo dichiarato, a questo punto, è la Vuelta dove ad insidiarlo ci saranno Ivan Basso e Samuel Sanchez. A questo proposito, l’oro di Pechino in corsa oggi non si è mai visto, la sua stagione continua ad essere molto al di sotto delle aspettative e per salvare l’annata dovrà fare bene alla Vuelta e ai mondiali.

Matteo Colosio

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