MELE ALLA RISCOSSA

Dopo la salita di Fossano ecco pararsi all’orizzonte un altro scoglio contro il quale potrebbero naufragare le speranze di vittoria di qualche velocisti. A pochi passi dal traguardo di Andora si dovrà inevitabilmente scontrarsi con Capo Mele e così vicino alla linea d’arrivo potrebbe ancora rappresentare un ostacolo insormontabile per gli sprinter meno in forma.

C’erano una volta i mitici tre capi della Milano – Sanremo: Capo Mele, Capo Cervo e Capo Berta. Ci sono ancora oggi ma non sono più quelli di una volta, quelli delle Sanremo d’inizio secolo, quando dal 1907 fino agli anni ’50 costituivano l’ossatura della Classicissima, le ultime difficoltà altimetriche prima del traguardo, spesso rivelatesi determinanti. Verso la fine degli anni ’50 ci si accorse, però, che non garantivano più la selezione di un tempo e in Via Roma sempre più spesso si arrivava in volata; così Vincenzo Torriani andò alla ricerca di nuove soluzioni, scovando prima la salita del Poggio (1960) e poi quella della Cipressa (1982), relegando di fatto i tre storici capi a un ruolo di semplici comparse, di quelle che al cinema non recitano nemmeno una battuta. Ma per il primo di questi tre piccoli promontori è arrivato finalmente il momento della riscossa perché Capo Mele sul far della sera del 7 maggio 2024 tornerà a riprendersi gli onori della ribalta. Gli organizzatori della Corsa Rosa l’hanno, infatti, piazzato a 2500 metri dall’arrivo della tappa di Andora, non certo per la gioia di quei velocisti che soffrono gli strappi e che già ventiquattrore prima hanno dovuto subire un finale simile in quel di Fossano. Stavolta, però, ci saranno maggiori chance per gli sprinter perché la salita del Mele è più semplice rispetto a quella della Posta, 1800 metri al 4.3% privi di particolari strappi e seguiti – ecco la principale differenza con l’epilogo fossanese – da un veloce e non ripido tratto in discesa che si concluderà poco dopo lo striscione dell’ultimo chilometro, planata che agevolerà il rientro di qualche velocista, il quale però potrebbe presentarsi allo sprint affaticato dallo sforzo fatto per riagganciarsi alla coda del gruppo. Non dovrebbe, invece, costituire una grossa difficoltà la salita fino ai 1028 metri del Colle del Melogno, dai quali si dovrà svalicare quando all’arrivo mancheranno quasi 100 Km, e poi c’è un precedente che fa ben sperare gli sprinter, che porta la data del 18 maggio 1998: quel giorno non si doveva affrontare il solo Mele ma tutti e tre i capi nel finale della tappa Alba – Imperia che, nonostante il Berta da scavalcare a soli 4 Km dall’arrivo, vide piombare sul traguardo un gruppo di novanta corridori, regolato dal velocista Angel Edo, anche se comunque parecchi colleghi dello spagnolo furono estromessi dalla possibilità di giocarsi la vittoria di tappa.
La bandierina del via sarà abbassata nel centro di Acqui Terme, non distante dal tempietto neoclassico della “Bollente”, sotto il quale sgorga una delle sorgenti che hanno fatto la fortuna della cittadina piemontese. Nei primi 80 Km si risalirà costantemente l’alta valle della Bormida, il principale affluente del Tanaro, il cui bacino si estende per quasi 2700 Km quadrati, andando ad abbracciare sia la catena delle Alpi Liguri, sia le prime propaggini dell’Appennino. Senza per ora incontrare tratti classificabili come salita si prenderà progressivamente quota toccando i centri di Bistagno e Spigno Monferrato, presso il quale si trova l’ex abbazia romanica di San Quintino, fondata nel 991 e oggi di proprietà privata. A poco più di 30 Km dal via il gruppo saluterà il Piemonte per fare l’ingresso in Liguria poco prima di giungere a Piana Crixia, il comune più settentrionale della provincia di Savona, il cui nome richiama quello di una stazione di posta che in epoca romana si trovava la Via Aemilia Scauri, strada consolare che collegava Luni a Vada Sabatia (l’odierna Savona) scavalcando il Passo della Cisa e toccando Parma, Placentia e Dertona (oggi Tortona).
Dopo Dego, presso il quale si possono vedere gli scarsi ruderi del castello appartenuto alla famiglia Del Carretto, si giungerà a Cairo Montenotte, il principale centro della Val Bormida, principalmente ricordato per la storica battaglia che vi fu combattuta nell’aprile del 1796 tra le truppe francesi dell’Armata d’Italia, comandante da Napoleone Bonaparte, e quelle austriache della Prima Colazione, uscite sconfitte dallo scontro. Proprio qui inizierà la prima battaglia per chi non ama troppo le salite perché poco dopo il passaggio da Cairo si attaccherà la pedalabile ascesa verso il valico di Montecala (2.8 Km al 4.3%), al cui scollinamento si trova il bivio per Cosseria, borgo che vale una deviazione per visitarvi il piccolo museo dedicato alla bicicletta che l’ex professionista Luciano Berruti ha realizzato nell’ex scuola elementare dopo avervi raccolto un’ottantina di mezzi d’epoca.
Terminata la successiva e breve discesa verso Millesimo – uno dei borghi più belli d’Italia, presso il quale si possono ammirare la chiesa romanica di Santa Maria extra muros e il medioevale ponte della Gaietta – si riprenderà a pedalare in compagnia della Bormida, anche se non si tratterà del medesimo fiume incontrato in precedenza: prima si era affiancato il ramo di Mallare, ora quello principale di Millesimo in direzione delle sue sorgenti. Procedendo in lieve falsopiano si transiterà ai piedi del colle sul quale si stagliano i resti del castello di Murialdo, molto conosciuto tra gli appassionati della leggenda di Re Artù perché vi si trova la “Spada della Roccia”, gemella di quella più celebre che si trova in Toscana non distante dall’abbazia di San Galgano. Chi, invece, preferisce lasciarsi incantare dalla natura dovrà fare tappa nella vicina località di villeggiatura di Calizzano e alzare gli occhi verso i 37 metri del faggio più alto della provincia di Savona, situato nella Foresta della Barbottina, una delle più belle d’Italia.
Per il gruppo sarà arrivato il momento di salutare la Bormida e intraprendere l’ascesa che condurrà in 5.6 Km (la pendenza media è del 5.7%, nulla di particolarmente trascendentale) ai 1028 metri del Colle del Melogno, luogo dove se il Giro fosse transitato da queste parti all’inizio del secolo scorso avremmo visto il passaggio dei corridori sorvegliato dai militari di stazza al forte che alla fine dell’ottocento era stato eretto proprio lassù e inserito nel sistema difensivo voluto dal Regno d’Italia per respingere eventuali attacchi al Piemonte provenenti dal Mar Ligure. Inizialmente si pedalerà in direzione di quest’ultimo ma, circa un chilometro e mezzo dopo aver intrapreso la discesa verso la Riviera di Ponente si svicolerà verso un versante laterale del Melogno, all’inizio del quale si dovrà scavalcare il piccolo dentino (600 metri al 4%) del cosiddetto Doppio Bivio: è un piccolo valico dal quale si staccano da una parte la strada diretta al Lago di Osiglia (costruito artificialmente negli anni ’30, è il più grande dell’appennino savonese) e dall’altra quella che risale verso il Pian dei Corsi, montagna che deriva il nome dai militari originari della Corsica che erano stati qui inviati per reprimere la piaga del brigantaggio e sulla quale oggi un parco eolico è stato realizzato sul luogo di una base NATO abbandonata negli anni ’90. Nessuna di queste due diramazioni saranno imboccate dai “girini”, che tireranno dritti imboccando la seconda e più consistente parte della discesa dal Melogno, poco meno di 7 Km al 6.5% terminati i quali ci si dirigerà verso la successiva difficoltà altimetrica, la breve ma non per questo semplice – sono 1200 metri al 9.1% – ascesa della Colla del Bresca. Scesi a Mallare – centro non distante dal quale si trova il Santuario di Santa Maria dell’Eremita, ex chiesa parrocchiale realizzata nel XVI secolo trasformando in luogo di culto cristiano un precedente tempio pagano d’origine romana – si potrà dire d’essersi lasciati alle spalle la fase più complicata da questa tappa. Da qui all’arrivo mancheranno un’ottantina di chilometri, caratterizzati solamente da modesti dislivelli, come la lieve ascesa – 500 metri al 4.5% – che condurrà al mitico Colle di Cadibona, convenzionalmente ritenuto il confine tra Alpi e Appennini, anche se dal punto di vista prettamente geo-morfologico questo è avviene presso il Passo dei Giovi, nell’entroterra di Genova. Anche il toponimo stesso del valico è stato non molti anni fa “disconosciuto” da un atto ufficiale dello stato, che ha stabilito che – almeno istituzionalmente – dovrà essere chiamato Bocchetta di Altare, con riferimento al comune più prossimo, centro che gli amanti dell’esoterismo definiscono la “Rennes-le- Chateau italiana” per le vicende del locale parroco Don Giovanni Bertolotti che, tra la fine del XIX secolo e l’inizio del successivo, riuscì non si sa come ad accumulare ricchezze che gli consentirono, tra le altre cose, di innalzare la liberty Villa Rosa, destinata ad abitazione della sorella Rosalia e oggi affascinante sede di un museo dedicato all’arte vetraria, uno dei vanti di Altare.
Approdati in riva al Mar Ligure, in quel di Savona inizierà il tratto conclusivo della tappa, con gli ultimi 59 Km che si snoderanno costantemente sulla Via Aurelia, ricalcando fedelmente le rotte della “Classicissima” nel tratto che precede l’ingresso nelle fasi calde della Sanremo. Di tanto in tanto la pianura sarà interrotta da brevissimi strappi, che sull’altimetria quasi non si vedono e con i quali l’Aurelia asseconda le sinuosità della costa, come avviene per esempio nel momento nel quale si doppierà la Punta del Maiolo, di fronte alla quale “emerge” dalle acque l’isola di Bergeggi, riserva naturale dove le uniche testimonianze del passaggio dell’uomo sono rappresentate dai resti di una torre, dal monastero di sant’Eugenio, da una villa privata in abbandono e da una scultura, collocata nel 1958, che raffigura un suonatore di clarinetto.
Si giungerà quindi a Spotorno, località natale di Oliver Mellors, il guardiacaccia protagonista di uno dei più celebri romanzi dello scrittore inglese David Herbert Lawrence, “L’amante di Lady Chatterley”: si tratta, ovviamente, di natali letterari poiché molti ritengono che sia proprio in occasione del soggiorno a Spotorno, trasferitosi in Liguria nel 1925 per guarire dalla tubercolosi, che Lawrence cominciò a scrivere quello che è diventato uno dei capolavori della letteratura erotica, si dice ispiratogli dalle relazioni extraconiugali della ben più giovane moglie (e si vocifera che sia stato lo stesso scrittore a spingere la consorte verso queste avventure pur di avere materiale di prima mano per il suo romanzo).
Dominati dai resti del Castello di Monte Ursino ritorniamo al presente con il passaggio da Noli, subito dopo il quale si giungerà in uno dei tratti più spettacolari della costa ligure, il cosiddetto Malpasso, dove le rocce arrivano quasi ad “avvolgere” il passaggio dei corridori. Il percorso dell’Aurelia tornerà poi a farsi filante con l’approssimarsi a note località di villeggiatura come Finale Ligure e la vicina Bórgio Verèzzi, frequentata anche dagli appassionati di teatro per il festival che fin dal 1967 si svolge presso il borgo antico, sulla collina che sovrasta il litorale.
Allontanatosi leggermente dalla linea di costa, seguendo pedissequamente il tracciato dell’Aurelia punterà ora su Albenga, che oggi è nota come “città delle cento torri” e che veniva chiamata Albingaunum in epoca romana, periodo al quale risalgono l’anfiteatro, le terme rinvenute lungo le rive del fiume Centa e il relitto di una nave romana carica di anfore che ancora oggi giace sul fondo del mare e che è possibile ammirare soltanto immergendosi e scendendo fino ad una profondità di 40 metri.
Il gran finale bussa oramai alle porte, introdotto dal piccolo promontorio di Capo Santa Croce, che precede il passaggio da Alassio e sul quale negli anni ’20 del secolo scorso fu eretta una piccola cappelletta a invocare la protezione divina su un tratto di costa tra i più pericolosi della riviera, dove si trovava la roccia soprannominata “scoglio delle vedove” a causa dei numerosi naufragi che aveva provocato. Sarà il passaggio sulle ben note strade della vicina Laigueglia – che dal 1964 accolgono annualmente l’omonimo trofeo, gara d’apertura del calendario ciclistico italiano – a suonare idealmente la campana: è arrivato il momento di Capo Mele e quei velocisti che non saranno ancora in piena forma potrebbero vedere naufragare le residue speranze di vittoria. Ma non c’è tempo per piangersi addosso: domani ci sarà un’altra volata e questa sarà alla portata di molti più corridori.

Mauro Facoltosi

Andora, Capo Mele e l’altimetria della quarta tappa (wikipedia)

Andora, Capo Mele e l’altimetria della quarta tappa (wikipedia)

I VALICHI DELLA TAPPA

Valico di Montecala (526 metri). Valicato dalla Strada Statale 28 bis “del Colle di Nava” tra Carcare e Millesimo, all’altezza del bivio per l’omonima località e per Cosseria. Il Giro vi è transitato spesso, senza mai proporre in questo luogo un traguardo GPM.

Colle di Melogno (1028 metri). Spartiacque tra la valle della Bormida di Millesimo e la Val Maremola, è attraversato dalla Strada Provinciale 490 “del Colle del Melogno” tra Calizzano e l’omonima località. Il Giro vi è salito in due occasioni e in entrambe si è affrontato il più impegnativo versante di Finale Ligure (non percorso quest’anno), scendendo poi verso Calizzano: la prima volta fu in occasione della tappa Varazze – Valle Varaita del Giro del 1993, vinta da Marco Saligari dopo che la cima del Melogno era stata conquistata dal milanese Gianluca Bortolami; sette anni più tardi si tornò a scalare il colle ligure durante la Genova – Pratonevoso, conquistata da Stefano Garzelli, che due giorni più tardi conquisterà definitivamente la maglia rosa nella cronoscalata del Sestriere togliendola dalle spalle del toscano Francesco Casagrande. In questa occasione il primo a transitare in cima al Melogno fu lo spagnolo José Enrique Gutiérrez.

Sella Macciò (o dell’Osteria Vecchia) (944 metri). Spartiacque tra la Val Maremola e la valle del torrente Pora, è valicata dalla Strada Provinciale 490 “del Colle del Melogno” all’altezza del centro di Melogno.

Valico del Doppio Bivio (978 metri). Valicato dalla Strada Provinciale 15 “Carcare-Pallare-Bormida-Melogno” all’altezza del bivio per Osiglia.

Colla del Bresca (588 metri). Erroneamente chiamata “Colla del Brasca” sulle cartine del Giro 2024, è valicata dalla Strada Provinciale 38 “Mallare-Bormida-Osiglia” tra Pallare e Mallare.

Colle di Altare (436 metri). Più conosciuto come “Colle di Cadibona”, toponimo che compare anche sulle cartine del Giro 2024 (dove è quotato 435 metri), è valicato dalla Strada Statale 29 “del Colle di Cadibona” tra Altare e Cadibona. In realtà si tratta del valico stradale e non di quello geografico vero e proprio, che si trova a una quota leggermente più alta (459 metri) ed è raggiungibile mediante una strada asfaltata da Altare. Grazie alla sua fama e alla sua posizione lungo una strada statale è stato spesso inserito nel percorso del Giro (l’ultima nel 2014 durante la tappa Collecchio – Savona, vinta dall’australiano Michael Rogers) e in sette occasioni è stato traguardo GPM, conquistato nell’ordine dal torinese Angelo Conterno nel 1959 (tappa Genova – Torino, vinta da Vito Favero), dal toscano Piero Dallai nel 1972 (Savona – Bardonecchia, vinta da Eddy Merckx), dal toscano Wilmo Francioni nel 1976 (Varazze – Ozegna, vinta da Rik Van Linden), dallo spagnolo Faustino Fernández Ovies nel 1977 (Santa Margherita Ligure – San Giacomo di Roburent, vinta a tavolino da Francioni dopo la squalifica per doping dello spagnolo Miguel María Lasa), dal francese Christian Jourdan nel 1986 (Savona – Sauze d’Oulx, vinta da Martin Earley), dal tedesco Fabian Wegmann nel 2004 (Genova – Alba, vinta da Alessandro Petacchi) e dal francese Patrice Halgand nel 2005 (Varazze – Colle di Tenda, vinta da Ivan Basso).

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

CIAK SI GIRO

All’inizio degli anni ’50 sulla spiaggia di Alassio accadde un fatto che creò un certo scalpore, un vero e proprio caso di mobbing avvenuto in uno stabilimento balneare nei confronti di una delle clienti, dopo che i vicini d’ombrellone avevano riconosciuto in lei una prostituta, per questo motivo evitata da tutti per non “compromettersi” con lei. Gli echi della notizia giunsero alle orecchie del regista Alberto Lattuada, che propose di trarne un film al produttore della casa cinematografica Titanus Goffredo Lombardo, che negli anni successivi in finanzierà pellicole celebri come “Rocco e i suoi fratelli” (1960) e “Il gattopardo” (1963), una sorta di canto del cigno per la Titanus perché le ingenti somme profuse per quest’ultimo film porteranno al fallimento dell’azienda. I fatti di Alassio trovarono così trasposizione cinematografica nel 1954, una volta affidato il compito di scriverne la sceneggiatura a Rodolfo Sonego, che collocò la vicenda nel fittizio centro di Pontorno, un nome ispirato a quello di un’altra località balneare ligure, quella Spotorno che effettivamente prestò le sue strade per le riprese, parte delle quali coinvolsero anche Finale Ligure. È, infatti, nel territorio comunale di quest’ultimo che si trova “La spiaggia” attorno alla quale ruotano le vicende narrate e che è anche il semplicissimo nome del film: si tratta di quella del Malpasso, una delle più spettacolari della Liguria, ammirabile a colori perché questa fu una delle prime pellicole girate con il procedimento Ferraniacolor, ideato nei laboratori della Ferrania Technologies, azienda che aveva sede presso l’omonimo comune dell’entroterra savonese e che aprirà filiali anche negli Stati Uniti.

In collaborazione con www.davinotti.com

La spiaggia del Malpasso, presso Varigotti di Finale Ligure, vista nel film “La spiaggia” (www.davinotti.com)

La spiaggia del Malpasso, presso Varigotti di Finale Ligure, vista nel film “La spiaggia” (www.davinotti.com)

Le altre location del film

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/la-spiaggia/50015401

FOTOGALLERY

Acqui Terme, il tempietto della Bollente

Castello di Dego

Cosseria, Museo della Bicicletta

Millesimo, Ponte della Gaietta

Castello di Murialdo

Calizzano, Foresta della Barbottina

Il Forte Centrale del Melogno, in vetta all’omonimo passo.

Lago di Osiglia

Pian dei Corsi, il parco eolico realizzato presso l’ex base della NATO

Mallare, Santuario dell’Eremita

Altare, Villa Rosa

Isola di Bergeggi

Il Castello di Monte Ursino domina il piccolo golfo di Noli

Il cosiddetto Malpasso

Bórgio Verèzzi, la piazzetta centrale di Verèzzi allestita per una rappresentazione del locale festival teatrale.

Albenga, Terme Romane

Alessio, la cappelletta del Capo Santa Croce

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