DI VOLATA SUL MITICO PRATO

Dopo tre difficili tappe d’alta montagna il Giro propone una momentanea tregua con la penultima delle sette frazioni riservate ai velocisti. L’arrivo è previsto su un traguardo storico del ciclismo italiano, il rettilineo del Prato della Valle a Padova.

Se un giorno un volenteroso appassionato dovesse dare alle stampe un atlante dei luoghi del ciclismo un piccolo spazio se lo meriterebbe anche lui, almeno un paio di righe. Accanto a posti mitici come il Passo dello Stelvio e la Madonna del Ghisallo, il Galibier e il Tourmalet, la Foresta dell’Arenberg e il muro di Grammont, non dovrà mancare anche il Prato della Valle. Universalmente nota come una delle piazze più celebri d’Italia, per l’appassionato di ciclismo questo è lo storico punto d’approdo del Giro del Veneto, corsa “coscritta” del Giro d’Italia (entrambe si disputano dal 1909) che è tornata in calendario nel 2021 dopo sette anni d’assenza, anche se il nuovo organizzatore della corsa – l’ex professionista Filippo Pozzato – ha scelto una diversa sede d’arrivo. Anche per la Corsa Rosa questa è una meta prediletta: qui si arrivò, infatti, il 23 maggio del 2000, quando il cremasco Ivan Quaranta s’impose allo sprint al termine della San Marcello Pistoiese – Padova, e sempre qui sarà steso lo striscione del traguardo quest’anno quando, 24 anni esatti dopo l’ultima volta, la città veneta tornerà ad ospitare il Giro d’Italia. E come nell’ultimo precedente si tratterà di una tappa destinata ai velocisti, una delle più semplici di questa edizione e la penultima tra quelle pensate per i velocisti prima della passerella conclusiva di Roma. I chilometri da percorrere saranno 171 Km, con una prima parte in lenta discesa e, dopo l’intrusione di alcune semplici difficoltà altimetriche, un assoluto predominio della pianura negli ultimi cento chilometri. Si partirà oggi da Fiera di Primiero, il principale centro dell’omonima valle trentina già attraversato dal gruppo il giorno precedente. E, infatti, nei primi 2 Km si ripercorrerà un tratto del tappone dolomitico poi, arrivati a Imer, si continuerà sulla strada di fondovalle per infilarsi nella Gola dello Schenèr, dove si andrà a costeggiare l’omonimo lago, realizzato tra gli anni ’50 e ’60 per la produzione di energia elettrica e progettato dall’ingegnere milanese Carlo Semenza, principalmente conosciuto per aver “disegnato” la famigerata diga del Vajont. Attraversando la gola si lascerà il Trentino per il Veneto, entrato nel quale si andrà ad affrontare la più rilevante difficoltà di giornata, la salita di 3.5 Km al 5.6% che conduce a Lamon, centro noto per la coltivazione di una varietà di fagiolo, qui introdotta nel 1500 dall’abate bellunese Pierio Valeriano e fregiata del marchio di qualità IGP (Indicazione geografica protetta). Tornati a percorrere le strade di fondovalle i “girini” andranno quindi a infilarsi nel corridoio naturale che separa le Vette Feltrine, il più meridionale tra i gruppi montuosi delle Dolomiti, e il massiccio del Monte Grappa, sul quale si salirà tra due giorni – e in due riprese – in occasione dell’ultima tappa di montagna. Oggi le grandi cime faranno da quinta al percorso, che ora volgerà in direzione di Feltre, piccola città d’arte il cui cuore è rappresentato da Piazza Maggiore, alla quale si sale attraverso la suggestiva Via Mezzaterra. Transitati ai piedi della collina sulla quale sorge la romanica basilica intitolata ai Santi Vittore e Corona – eretta tra il 1096 al 1101 per dare degna collocazione ai resti dei due santi, martirizzati in Siria e portati in Italia dai crociati – si cambierà scenario inoltrandosi nella Stretta di Quero, un altro “corridoio” disegnato dalla natura e percorso dal tratto del Piave che precede l’ingresso nella pianura veneta del fiume sacro alla patria, caratterizzata dalla presenza del complesso fortificato del Castello di Quero, un tempo sede di dogana e successivamente passato in gestione ai religiosi dell’ordine dei Padri Somaschi, che tuttora lo abitano. La prossima meta del gruppo sarà proprio il centro di Quero, comune autonomo fino allo scorso 22 gennaio, data dalla quale è andato a costituire con la vicina Alano di Piave il nuovo municipio di Setteville: per arrivarvi si dovrà affrontare la seconda delle tre semplici salite inserite nel percorso di gara, un dentino di 1700 metri al 4.8% “levatosi” il quale si scenderà a varcare il corso del Piave prima di prendere la strada per Valdobbiadene. La patria del Prosecco sarà attraversata dopo aver superato una piccola “scaglia” di 700 metri al 7.2%, aperitivo alla salita di quasi 2 Km al 5.5% che conduce a San Pietro di Barbozza. Prima del ritorno definitivo in pianura bisognerà mettersi alle spalle la discesa dal borgo di Guia, 1400 metri al 6.3% che – percorsi al contrario – per decenni hanno costituito una delle principali ascese del Trofeo Piva, importante gara del calendario Under23, nel cui albo d’oro nel 2021 ha iscritto il suo nome uno dei corridori più promettenti per il futuro, lo spagnolo Juan Ayuso, che lo stesso anno si è fatto notare conquistando il Giro d’Italia di categoria e la medaglia di bronzo ai campionati europei di Trento e che, passato professionista dalla medesima stagione, si è fatto notare anche nella massima categoria e in particolare nel primo scorcio del 2024 ha già messo a segno la vittoria nella cronometro d’apertura della Tirreno-Adriatico e, soprattutto, il successo finale al Giro dei Paesi Baschi.
Il definitivo “aggancio” con la pianura avverrà all’altezza di Col San Martino, il piccolo borgo che ospita l’arrivo della succitata gara e presso il quale, in suggestiva posizione isolata tra i vigneti del Prosecco, si può ammirare la novecentesca chiesa ottagonale dedicata al santo patrono.
Poco più avanti il passaggio da Sernaglia della Battaglia ci ricorderà fin dal nome che in queste terre si svolsero cruenti scontri durante la Prima Guerra Mondiale e a farne le spese qui fu la locale chiesa parrocchiale, che fu rasa al suolo e successivamente ricostruita nel 1922. Non molto distante, di là del corso del Piave, si trova il Montello, il basso rilievo montuoso che geologicamente non si può considerare né collina, né montagna e che all’appassionato di ciclismo richiama gli echi di un’altra battaglia, quella che il primo settembre del 1985 decise le sorti del campionato del mondo di ciclismo, conquistato con uno scatto a 2 Km dall’arrivo dall’olandese Joop Zoetemelk: la sua sarà la vittoria più “anziana” al mondiale, conseguita all’età di 38 anni e nove mesi, un primato tuttora imbattuto che nel 2018 sarà insidiato da Alejandro Valverde, vincitore a Innsbruck a 38 anni e cinque mesi. Una decina di chilometri più avanti ci sarà il secondo e ultimo passaggio sul Piave, che il gruppo supererà sul Ponte della Priula, situato a breve distanza dal tempio votivo inaugurato nel 1983 in memoria dei caduti di tutte le guerre.
Seguirà uno dei tratti più snelli di questa tappa perché, pur non mancando curve e cambiamenti di direzione, i successivi 20 Km saranno caratterizzati da una serie di lunghi rettifili che il gruppo percorrerà in direzione di Treviso, toccando all’inizio di questa fase il centro di Spresiano, dove recentemente sono ripresi dopo un lungo stop i lavori di costruzione del velodromo fortemente voluto dall’imprenditore trevigiano Remo Mosole e che la Federazione Ciclista Italiana punta a farne una vera e propria “casa” per gli azzurri della pista. Treviso – la città ciclisticamente conosciuta per la Pinarello, l’azienda produttrice di telai per bici da corsa fondata nel 1952 da Giovanni Pinarello, il mitico “Nane” che fu maglia nera al Giro del 1951 – sarà solamente lambita dal percorso, con i “girini” che tireranno dritto attraverso le campagne della Marca per puntare su Quinto di Treviso, dove ci sarà un deciso cambio di rotta. Terminato il lungo traversone diagonale iniziato sul Ponte della Priula si effettuerà una netta svolta verso sud puntando su Zero Branco, per poi entrare nel territorio dell’ex provincia di Venezia e giungere a Martellago, della quale si attraverseranno prima il centro e poi la vicina frazione di Maerne, dominata dal monumentale campanile della neogotica chiesa della Cattedra di San Pietro.
A questo punto irromperà nel tracciato di gara la bellezza delle ville venete realizzate tra la fine del XV secolo e il XIX secolo nei cosiddetti “Domini di Terraferma”, nome con il quale venivano identificati i territori dell’entroterra assoggettati alla Serenissima Repubblica di Venezia, luoghi dove le principali famigli nobili della città lagunare fecero realizzare le loro “seconde case”. Tra le prime a essere lambite dal percorso di gara spicca Villa Belvedere di Mirano, una delle più emblematiche anche se non certo tra le più celebri, il cui parco è oggi un giardino pubblico caratterizzato da una collina artificiale sulla quale furono erette una torretta neogotica e finte rovine antiche. Ancor più famose e spettacolari sono quelle che si “specchiano” sulla Riviera del Brenta, sulle cui sponde il gruppo giungerà all’altezza di Dolo, il centro principale di questo spicchio del Veneto, nel cui territorio comunale se ne contano oltre trenta, spesso costruite a diretto contatto con il naviglio: è il caso, per esempio di Villa Ferretti Angeli, che fu progettata da Vincenzo Scamozzi, l’architetto vicentino che concepì lo spettacolare Teatro Olimpico di Vicenza e che fu definito il “padre intellettuale del neoclassicismo”. Per poco più di 6 Km i corridori “navigheranno” in vista del naviglio – detto anche Brenta Vecchia perché si tratta del vecchio alveo del fiume, dirottato in altra direzione all’epoca della Serenissima coinvolgendo nel progetto anche Leonardo Da Vinci – discostandosene solo dopo aver sfiorato una delle più visitate ville della zona, quella costruita alle porte di Stra dalla famiglia Pisani, la quale nel 1807 la venderà a Napoleone Bonaparte, che poi la cederà al cognato Eugène de Beauharnais, fratello della prima moglie dell’imperatore francese, Giuseppina.
Lasciata la Riviera del Brenta si seguirà ancora per un tratto il corso del fiume in direzione di Vigonovo, per poi portarsi a Saonara, dove con speciali visite guidate è possibile ammirare il giardino romantico di Villa Cittadella Vigodarzere Valmarana, dove si trova il complesso della grotta e della cappella dei Templari, un tempo luogo d’adunanze di membri della massoneria.
Siamo oramai agli “sgoccioli” di questa frazione che all’altezza di Legnaro – vi hanno sedi i Laboratori nazionali di Legnaro, uno dei quattro centri di ricerca dell’Istituto nazionale di fisica nucleare – si esibirà nell’ultimo cambio di direzione di giornata. A questo punto, infatti, terminerà la costante discesa che avevo caratterizzato la planimetria sin dall’avvio e il percorso tornerà leggermente a puntare verso nord negli ultimi 10 Km, caratterizzati da un crescendo delle velocità, per andare a recuperare gli ultimi “residuati” della fuga di giornata e cominciare a predisporre le grandi manovre in vista di uno sprint particolarmente ambito. Non sarà paragonabile agli Champs-Elysées, ma un successo sul prestigioso traguardo del Prato della Valle fa sempre gonfiare il petto…

Mauro Facoltosi

Il Prato della Valle a Padova e l’altimetria della diciottesima tappa (www.ilfattoquotidiano.it)

Il Prato della Valle a Padova e l’altimetria della diciottesima tappa (www.ilfattoquotidiano.it)

I VALICHI DELLA TAPPA

Sella di Lamon (594 metri). Quotata 608 metri sulle cartine del Giro d’Italia, coincide con l’omonimo centro. Nel 2019 la salita a questo borgo è stata inserita nel finale della tappa Treviso – San Martino di Castrozza, terminata con il successo del colombiano Esteban Chaves, mentre a transitare per primo sotto lo striscione del GPM di Lamon è stato il vicentino Manuele Boaro.

Sella di Arten (319 metri).Si trova nei pressi dell’omonima località, frazione del comune di Fonzaso.

Sella di Santa Lucia (319 metri). Attraversata dalla Strada Statale 50 “del Grappa e del Passo Rolle” tra Feltre e Arten, coincide con il bivio per Caupo e per il versante settentrionale del Monte Grappa.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

CIAK SI GIRO

Parliamo ancora del Prato della Valle, un luogo che ha affascinato anche la “settima arte”. Il sito www.davinotti.com, che da diversi anni sta mappando i luoghi del cinema italiano, finora ha censito sei film girati nella piazza padovana, il primo dei quali è Lettere di una novizia, pellicola del 1960 firmata dal regista Alberto Lattuada e tratta dall’omonimo romanzo dello scrittore vicentino Guido Piovene, dato alle stampe una ventina d’anni prima. Il film è incentrato sulle vicende della novizia del titolo, costretta a prendere i voti dalla madre anche se innamorata di Giuliano, l’uomo che ha instaurato una relazione proprio con la genitrice: una delle scene che vede protagonisti i due, interpretati dagli attori francesi Pascale Petit e Jean-Paul Belmondo, è girata proprio nel “Prato”, dove Giuliano offrirà un cono gelato a Margherita – questo il nome della novizia – dolce che lei getterà via in un momento di rabbia. Quattro anni più tardi ritroveremo in questo luogo un altro divo straniero, il britannico Dirk Bogarde, che calcherà il palcoscenico del Prato della Valle in una scena del film “Troppo caldo per giugno”, dove reciterà accanto a Sylva Koscina, l’attrice jugoslava che deve l’inizio della sua carriera proprio al Giro d’Italia. A spalancarle le porte del cinema fu Eduardo De Filippo che il 26 maggio del 1954, quando era ancora era una studentessa di fisica e non aveva velleità di sfondare nel mondo dello spettacolo, la notò mentre consegnava al belga Rik Van Steenbergen i fiori destinati al vincitore della tappa di Napoli della Corsa Rosa.

In collaborazione con www.davinotti.com

Pascale Petit e Jean-Paul Belmondo in una scena di “Lettere di una novizia” girata in Prato della Valle (www.davinotti.com)

Pascale Petit e Jean-Paul Belmondo in una scena di “Lettere di una novizia” girata in Prato della Valle (www.davinotti.com)

Dirk Bogarde seduto ad uno dei tavolini di un bar affacciato sul Prato della Valle nel film “Troppo caldo per giugno”: sullo sfondo si notano le cupole della celebre basilica di Basilica di santAntonio di Padova (www.davinotti.com)

Dirk Bogarde seduto ad uno dei tavolini di un bar affacciato sul Prato della Valle nel film “Troppo caldo per giugno”: sullo sfondo si notano le cupole della celebre basilica di Basilica di sant'Antonio di Padova (www.davinotti.com)

Le altre location del film citati

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/lettere-di-una-novizia/50028412

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/troppo-caldo-per-giugno/50027670

FOTOGALLERY

Lago dello Schenèr

Feltre, Piazza Maggiore

Feltre, Santuario dei Santi Vittore e Corona

Castello di Quero

Valdobbiadene, Piazza Marconi

Col San Martino, i vigneti del Prosecco e la chiesetta di San Martino

Sernaglia della Battaglia, chiesa di Santa Maria Assunta

La collina del Montello

Ponte della Priula, tempio votivo

Spresiano, il luogo dove sorgerà il velodromo

Treviso, Piazza dei Signori

Maerne di Martellago, Chiesa della Cattedra di San Pietro

Mirano, Parco di Villa Belvedere

Dolo, Villa Ferretti Angeli vista dal Naviglio del Brenta

Stra, Villa Pisani

Saonara, l’ingresso a Villa Cittadella Vigodarzere Valmarana

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