VALVERDE STORY – CAPITOLO 6: L’OMBRA DEL DOPING E IL DELFINATO PER DIMENTICARE IL TOUR

novembre 29, 2022
Categoria: News

Nel 2009 Valverde vorrebbe tornare al Tour ma c’è un problema. La corsa francese ha in programma uno sconfinamento in Italia, attraverso la Valle d’Aosta nel corso della tappa che dalla località elvetica di Martigny riconduce la corsa in Francia. E l’Embatido in Italia non ci può agonisticamente mettere piede a causa di una squalifica di due anni inflittagli dal CONI per il suo coinvolgimento nell’Operación Puerto, l’indagine spagnola che aveva portato alla scoperta di frodi sportive perpetrate nel 2006. L’Unione Ciclistica Internazionale è stata più prudente e per il momento non l’ha ancora squalificato a sua volta (accadrà solo anno dopo), consentendogli di correre al di fuori dai confini nazionali italiani. Ciò non gli permette, però, di disputare il Tour e così Valverde è costretto a ricalcolare i suoi obiettivi, spostando il mirino sulla Vuelta e sui Mondiali. E per consolarsi va a imporsi nella tradizionale prova generale della Grande Boucle, il Criterium del Delfinato, che fa suo senza cogliere successi di tappa: la frazione decisiva sarà quella con arrivo sul mitico Ventoux, dove lascerà la vittoria al polacco Szmyd

FRECCIA VALVERDE, MONT VENTOUX A SZMYD

Il migliore sulla montagna deserta è lo spagnolo che attacca il leader e conquista la “gialla”, poi sull’arrivo lascia la vittoria, prima in carriera, al polacco Szmyd che lo ha aiutato lunghe le ventose rampe del Monte Ventoso.

Una vittoria sul Mont Ventoux per molti è un sogno, e come la maggior parte dei sogni è destinato a non divenire realtà. Il polacco Szmyd (Liquigas) probabilmente fa parte di quel privilegiato gruppo che ha visto questo sogno concretizzarsi, farlo poi con la prima vittoria da professionista è davvero da prescelti.
Come spesso accade nella vita di gregario, sulle prime rampe dell’ascesa finale è costretto a fare il lavoro sporco per il suo capitano Ivan Basso. Scatta e alla sua ruota si porta il compagno varesino, i due abbandonano il gruppo della maglia gialla Evans (Silence), forte di una ventina di unità con tutti i migliori, e in breve guadagnano un minuto. Molte volte gli era capitato di dover servire i suoi capitani e questo ruolo cominciava a stargli un po’ stretto, proprio in settimana aveva dichiarato che stare al servizio degli altri a lui piace, ma vorrebbe qualche occasione anche per se, cosa che gli è accaduta assai meno spesso, per usare un eufemismo.
Sembra quasi uno scherzo del destino, ma quel ruolo da comprimario gli è capitato proprio oggi, in una delle tappe più importanti del Delfinato, una delle salite simbolo di Francia.
Il suo capitano è stato il primo a mollare quando gli avversari hanno cominciato a fare sul serio e così al gregario dela Liquigas è rimasta carta bianca per tentare il tutto per tutto. Da dietro nel frattempo si era mosso Valverde (Caisse d’Epargne) che con una gamba sola, in poche centinaia di metri, aveva ripreso il gruppetto di testa: Basso e Szmyd (Liquigas), Arrieta (AG2R), Kern (Cofidis), Zubeldia (Astana) e con quella stessa gamba aveva salutato la compagnia anche di questo drappello. Pochi secondi per capire che il suo leader non può farcela ed ecco da dietro arrivare “Gatto Silvestro” (come gli amici chiamano Sylvester Szmyd), spinto da una condizione splendida dopo il Giro d’Italia.
Evans da dietro lascia fare, preoccupandosi più del vento e di Contador (Astana) che della freccia nera (alias Valverde), pensando che l’arma di Eolo avrebbe, nei sette chilometri rimanenti, fermato il suo impeto.
Davanti però lo spagnolo non accennava a mollare, aiutato anche dal polacco che vedeva sempre più vicino il sogno della vittoria, dopotutto, senza abbuoni, a Valverde sarebbe stato molto più utile trovare l’accordo con Szmyd che non la vittoria finale, mentre dietro stentavano a trovare l’accordo e proseguivano a scatti e accelerazioni: dai meno sei, cioè quando Basso è stato riassorbito dagli uomini di classifica, è stato un attacco continuo: prima Nibali (Liquigas) quindi Efimkin (AG2R), poi Fuglsang (Saxo Bank), Moncoutie (Cofidis) e di nuovo Efimkin. Intanto il loro svantaggio cresceva a vista d’occhio, 1’10”, 1’30” fino ad un chilometro e mezzo dal traguardo quando Valverde è diventato maglia gialla virtuale con 1’56” di vantaggio contro 1’54” da recuperare. All’ennesimo tentativo Fuglsang fa il vuoto seguito a 20m da Gesink (Rabobank), la paura del vento frena ancora Evans che perde anche questo treno.
Il vantaggio davanti supera la soglia dei 2’00”, per i due al comando ormai è fatta! Sembra fatta perché a meno di un chilometro dall’arrivo la telecamera mostra Szmyd che quasi si ferma, una crisi, no un guaio meccanico. Non ci voleva, 15km a tutta inseguendo la prima vittoria per fermarsi a 700m dal sogno, una beffa! Valverde si gira, non ci crede, aveva un compagno di fuga e non lo trova più, non si ferma, vorrebbe, ma non può, affronta l’ultimo tornante…ma ecco una scheggia verde lo affianca e lo supera a velocità doppia, una reazione di forza del polacco che non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione, pugno alzato e prima vittoria conquistata, un grande applauso, davvero, se lo merita.
Al terzo posto giunge Zubeldi a 1’10”, quindi Gesink a 1’46” e Fuglsang poco dietro. Evans paga a caro prezzo l’attendismo, ne aveva ancora e lo dimostra staccando Contador negli ultimi metri, ma non ha voluto rischiare e così ha gentilmente consegnato la maglia di leader allo spagnolo, al traguardo giunge con 2’06” di ritardo.
Molto bene Millar (Garmin) che arriva col leader, Nibali appena dietro taglia il traguardo in nona posizione a 2’16”.

Andrea Mastrangelo

Sul Mont Ventoux Valverde lascia la vittoria a Szmyd e si prende la maglia di leader del Criterium del Delfinato (foto Bettini)

Sul Mont Ventoux Valverde lascia la vittoria a Szmyd e si prende la maglia di leader del Criterium del Delfinato (foto Bettini)

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