VALVERDE STORY – CAPITOLO 3: E POI ARRIVA LA LIEGI

novembre 26, 2022
Categoria: News

Neanche il tempo di far decantare la Freccia e quattro giorni più tardi Valverde stappa anche la Liegi, mettendo in carniere una prestigiosa doppietta per un corridore che si appresta a festeggiare nel migliore dei modi il suo 26° compleanno. 48 ore prima del genetliaco il murciano fa sua la 92a edizione della “Decana” della classiche imponendosi sul traguardo di Ans e, come alla Freccia Vallone, a decidere è lo sprint finale, che lo vede prevalere sugli italiani Bettini e Cunego.

GLI AZZURRI FANNO LA GARA. MA VALVERDE LI CASTIGA TUTTI

E’ andato in scena il Valverde-show anche sulle strade della Liegi-Bastogne-Liegi. Lo spagnolo è stato astuto a non sprecare energie inutili prima dello sprint finale, nel quale ha regolato piuttosto agevolmente Paolo Bettini ed il nostro Damiano Cunego, apparso in condizione entusiasmante. La gara, che ha vissuto sulla fuga iniziale di 25 uomini, si è accesa improvvisamente a poco meno di 30 chilometri dal traguardo, quando ha provato Boogerd seguito dal compagno di squadra di Valverde, Rodriguez. Da quel momento in avanti è stata bagarre, con gli italiani sugli scudi. Tanti gli affondi dei nostri portacolori, che hanno affilato i coltelli in vista del Giro.
Un’Italia generosa battuta dall’atleta più in forma del momento. E’ riassumibile così la 91esima edizione della Liegi-Bastogne-Liegi, che ha incoronato Alejandro Valverde come il dominatore della settimana, dopo il successo di mercoledì scorso nella Freccia-Vallone. Il talento iberico, 26 anni ancora da compiere, è sbocciato definitivamente, ed in attesa di inquadrare in maniera decisa quale possa essere il suo futuro, diviso per ora tra Classiche, Campionato del Mondo e Grandi Giri, ha iniziato a togliersi le prime grandi soddisfazioni.
Vediamo in breve come si è svolta la gara, che ha vissuto sull’azione nata al chilometro 34 ed al quale hanno contribuito ben 25 atleti, in rappresentanza di 20 squadre: tra gli uomini più pericolosi, Voigt (CSC), secondo nel 2005, la coppia della Rabobank composta da Kolobnev e Flecha, Rogers e Wesemann della T-Mobile, Unai Etxebarria (Euskaltel-Euskadi), Serrano (Liberty Seguros) e Nibali (Liquigas). Quando mancavano poco meno di 100 chilometri al traguardo, ed il gruppo, che inizialmente aveva lasciato fare acquisendo 7 minuti di margine stava per rinvenire, Wesemann ha provato la sortita solitaria, arrivando a guadagnare 2 minuti sugli immediati battistrada, prima di essere raggiunto poco a poche pedalate dell’imbocco della Redoute, dopo un tentativo di allungo di Gilbert. A quel punto i migliori erano già tutti in rampa di lancio. A scandire il ritmo sulle prime rampe della Redoute erano gli uomini di Cunego, con Stangelj su tutti, prima del cambio di ritmo di Basso che spianava la strada proprio all’attacco del veronese. Il piccolo Principe si alzava sui pedali e provava a scremare il gruppo, riuscendovi. Alla sua ruota, i più brillanti sembrano ancora i nostri portacolori, con Basso, Bettini, Di Luca, Simoni, Valverde, Boogerd, pronti a portarsi alla ruota del vincitore del Giro 2004. Tra i più attivi da segnalare anche Martin Perdiguero, che a 200 metri dello scollinamento tentava di nuovo di forzare l’andatura. Si usciva così dalla Redoute con il gruppo dei migliori diviso in due. Nel gruppo dei ritardari, da segnalare la presenza di tutti i compagni di Paolo Bettini, rimasto quindi solo davanti, e di Stefano Garzelli, nuovamente in ritardo rispetto ai migliori.
Ci si è avviati così verso il lungo tratto in discesa, apripista della salita dell’Università. E proprio mentre Michele Bartoli (vincitore a Liegi nel 1997 e nel 1998) in diretta Rai confermava la pericolosità di questo tratto per azioni a sorpresa, ecco che Joaquin Rodriguez tutto solo allunga, ed alla sua ruota si porta Boogerd. I due, o meglio, il solo Boogerd, visto che Rodriguez non ha dato cambi per favorire il recupero del gruppo nel quale era presente il suo capitano Valverde, guadagnano nel volgere di pochi chilometri un margine che oscilla tra i 40 ed i 50 secondi. Sulla salita dell’Università si inizia a far sul serio. Da dietro intanto il gruppo era diventato forte di una quindicina di unità in più, e tra i rientranti erano Giuliano Figueras (Lampre-Fondital) ed Alberto Contador (Liberty-Seguros) a forzare per ricucire lo strappo. Contador ben presto si lasciava sfilare sulla sinistra ed il suo posto veniva occupato da Kashechkin, suo compagno di squadra, che allungava portandosi a ruota Bettini e Basso. Il gruppo, grazie all’azione del kazako, iniziava a guadagnare, arrivando ad un margine di 38’’ in prossimità dell’ultimo chilometro della salita. E proprio quando mancavano ormai poco meno di 500 metri allo scollinamento, era Bettini a tentare una rasoiata, all’apparenza micidiale, alla quale Valverde non riusciva a reagire. Il livornese guadagnava 11’’ sui diretti avversari ed era adesso a soli 19’’ dal duo dei battistrada. Qui, però, il tratto in autostrada che porta dalla salita dell’Università all’imbocco della Cotè de Saint Nicolas, è fatale al Grillo, che tutto solo e controvento non può inventarsi più nulla. Si rialzava sui pedali e veniva raggiunto.
Quando inizia l’ultima vera asperità di giornata prima dell’ultimo chilometro, la coppia al comando ha ancora 28’’ da gestire. Boogerd però, non ne ha più. Dietro è Di Luca a dettare il ritmo, mentre dopo il forcing dell’abruzzese, si muove Miguel Angel Martin Perdiguero, che allunga deciso e si riporta sulla coppia al comando. Poi è il momento di Sinkewitz che raggiunge il nuovo terzetto di battistrada, subito riacciuffato anche da Valverde. Si scollina in 12, coloro che andranno a giocarsi il successo: le uniche squadre con due atleti sono la Csc (con Basso e Schleck) e la Caisse d’Epargne con Valverde e Rodriguez. Poi Cunego (Lampre-Fondital), Bettini (Quick-Step), Di Luca (Liquigas), Horner (Davitamon), Boogerd (Rabobank), Perdiguero (Phonak), Kashechkin (Liberty Seguros) e Sinkewitz (T-Mobile). Mancano ormai poche centinaie di metri. In caso di arrivo allo sprint, come si commenta anche in sede di commento Rai, i più veloci appaiono Valverde, Perdiguero, Cunego e Bettini. Alla Csc, tagliata fuori in caso di arrivo a ranghi compatti, non resta che la carta dell’iniziativa personale. Prova prima Schleck, che parte bene ma poi si pianta, poi a sorpresa allunga anche Perdiguero, ed infine, sotto la flame rouge, è il momento del nostro Ivan Basso. Attacco telefonato, come quello di Boogerd pochi attimi dopo. Riprova di nuovo Sinkewitz ed alla sua ruota si porta Cunego, che poi si sposta. Lo sprint è lanciato, Sinkewitz a centro strada parte lungo, Valverde lo salta facilmente e Bettini non ha la forza di uscirgli di ruota. Sarà secondo, Cunego terzo e Sinkewitz quarto davanti a Boogerd. Di Luca, ormai privo di forze, non riesce a sprintare ed è nono, davanti a Basso.
Fine dei giochi, fine della Campagna del Nord. Analizziamo in breve quanto accaduto oggi a Liegi.
Valverde ha vinto perché è, indiscutibilmente, il più forte allo sprint. Ma questo da solo non basta. Intelligente la mossa tattica di mandare Rodriguez allo scoperto, in quanto probabilmente il compagno non sarebbe stato utile alla sua causa se fosse arrivato tra i migliori sotto al Saint Nicolas. In quel modo, invece, andando in avanscoperta senza tirare, ha conservato le forze per aiutare il capitano sul traguardo di Ans. In quattro giorni l’iberico si è scoperto grande. Quale sarà il suo futuro è ora difficile ipotizzarlo. Capace di vincere allo sprint, in salita, di avere la tenuta sulle tre settimane, il futuro sembra suo. Impressionante, oggi e nella Freccia, soprattutto l’intelligenza tattica con la quale si è mosso. Lo spagnolo non si è mai visto in prima posizione, se non sulla linea di traguardo. Non ha sprecato un’energia in più rispetto al dovuto, si è nascosto sempre e nell’unica fase in cui ha percepito il timore di doversi muovere, nel momento dell’affondo di Bettini, ha probabilmente desistito per volontà propria. Inutile infatti in quel momento seguire il livornese. Inutile esporsi al vento con una condizione così. Ora la curiosità riguarda quello che potrà fare al Tour. E poi un monito per gli azzurri, riguarda Salisburgo. Un Valverde così, o lo stacchi prima, o gli regali la maglia iridata.
Per Paolo Bettini il secondo posto ha un sapore amaro. La condizione non è sicuramente né quella del Giro di Lombardia dello scorso ottobre, né quella sfoggiata ad inizio anno sulle strade della Tirreno-Adriatico. Tuttavia, la mancanza di validi compagni, ha fatto il resto in questa settimana. Perché è ormai appurato che il livornese, se ha la gamba va, ma se ha compagni che possono tirare per ricucire, è tanto di guadagnato. Se non si fosse mosso in prima persona, l’azione di Boogerd avrebbe potuto assumere connotati ben diversi. Se non avesse trovato davanti uno dei corridori più veloci del globo, la Liegi sarebbe sua. Senza se, il suo Nord ed il suo palmares si sarebbero arricchiti di una pagina importante, l’ennesima, che è invece, per ora, rimandata. Rimane difficile comprendere il motivo dell’attacco sulla salita dell’Università. Tardivo e inutile. Ed un inutile spreco energetico. Per l’ennesima volta troppo generoso, ma non se ne può fargliene una colpa. Il Grillo è così. Prendere o lasciare.
Un discorso a parte merita il nostro Damiano Cunego. Qui in Belgio è arrivato in punta di piedi, silenzioso, consapevole del fatto suo. E ha fatto capire a tutti di che pasta sia fatto. In primis ai prossimi avversari in chiave giro, e poi anche a coloro i quali si dovranno scontrare con il Piccolo Principe nelle classiche del futuro. Sì, perché oggi, tra i primi classificati, Damiano era il più giovane. E poco importa se la vittoria non sia arrivata “Terzo è buono, la vittoria sarebbe stata ancora meglio”, ha detto Cunego ai microfoni di Alessandra De Stefano, perché per ora può andare bene così. Se voleva dare una dimostrazione di forza agli avversari della corsa rosa, lo scatto sulla Redoute basta e avanza, se voleva avere indicazioni sui compagni di squadra e sulla dedizione con la quale si applicano alla sua causa, non si può che essere soddisfatti. Cunego, oggi, ha corso davvero bene, accelerando quando ce n’era bisogno e stando a ruota quando non aveva senso correre allo scoperto. La condizione è forse migliore di quella di due anni fa. E qui, tra un anno, potrà tornare per vincere. Come? Semplicemente “facendo fuori” Valverde prima dell’ultimo chilometro. Perché le qualità ci sono, e gli avversari oggi hanno iniziato a guardarlo con quel rispetto, che spesso, nella passata stagione, era mancato.
Un omaggio particolare anche per Michael Boogerd. Stanco di essere battuto puntualmente allo sprint, l’olandese della Rabobank ha provato quando mancavano poco meno di 30 chilometri al traguardo. La nuvoletta fantozziana non lo ha abbondanato nemmeno oggi. Un solo compagno di fuga, quello più sbagliato in assoluto. Il gregario dell’uomo più forte. Pazienza, la Liegi per l’olandese non è arrivata neanche in questa stagione, ma si può affermare che il vecchio Micky sia stato il vero animatore della Doyenne, ed il quinto posto non è che una conferma. Essere eterno piazzato non significa non valere, anzi. Arrivare sempre nei primi, significa altresì dimostrare una costanza su standard elevatissimi, una dedizione ed un amore per il mestiere immutato nel corso delle stagioni. E chissà che prima o poi, prima che la bicicletta venga appesa al chiodo, la decana delle classiche non possa sorridere anche a lui.
Subito fuori dal podio si è piazzato Sinkewitz, forse il più costante nell’arco dell’intera settimana. Oggi, al contrario di quanto avvenuto domenica scorsa all’Amstel, però, il tedesco ci ha provato veramente. Prima sotto lo striscione dell’ultimo chilometro, poi lanciando la volata lunga. Peccato soltanto che il suo spunto veloce faccia il solletico ad avversari che rispondono al nome di Valverde o Bettini. Desta comunque scalpore l’attesa esplosione dell’uomo T-Mobile, che sta confermando una crescita graduale. Il suo futuro dovrebbe essere quello da uomo da Grandi Giri, ma ha dimostrato di sapersi muovere bene anche al Nord. E poi chissà, se davvero Ullrich dovesse presentarsi in condizioni menomate ai nastri di partenza del Tour de France, potrebbe essere proprio Sinkewitz l’uomo di punta T-Mobile.
Danilo Di Luca, invece, la Doyenne la sogna dal giorno in cui si è seduto su una bicicletta. Dopo aver deluso nella passata stagione, quest’anno ci ha provato. Che abbia forse speso troppo in vista dello sprint? Il discorso lascia il tempo che trova. E’ vero che l’abruzzese si è trovato svuotato proprio quando c’era da lanciare lo sprint, ma è altrettanto vero che il suo spunto veloce non vale quanto quello dei primi tre piazzati. Per questo appare giusto il suo forcing sul Saint-Nicolas. Forse uno scatto secco sarebbe stato più redditizio, ma va bene lo stesso. Oggi il ragazzo di Spoltore non ha perso. Ha guadagnato consapevolezza dei propri mezzi e dello stato di forma in vista del Giro d’Italia. Altrettanto bene ha fatto Ivan Basso, che ha acceso i fuochi sulla Redoute prima di provarci di nuovo all’ultimo chilometro. Non è ancora il Basso del Tour de France dello scorso anno, eppure qualcosa inizia ad intravedersi. Oggi non avrebbe potuto muoversi diversamente. Troppo “leggere” le salite per fare la differenza, improbo il compito della volata e di staccare tutti negli ultimi metri. A lui la Doyenne è servita soltanto per testare la gamba, gli obiettivi sono ben altri.
Chi è parzialmente mancato è stato Vinokourov, staccatosi sulla salita di Saint Nicolas. Non avrebbe dovuto prendere parte alla gara, ma come si sa, quando il kazako decide di presentarsi al via, qualcosa da lui va sempre attesa. Eppure così non è stato. E’ mancato, e con lui tutta la Liberty-Seguros. Non c’è da imputargli nulla, se non la mancanza effettiva di condizione e di tenuta su una gara per veri fondisti.
Sorprendente la prova di Gilberto Simoni, che ha concluso al ventiduesimo posto staccato di 45’’, rimanendo davanti fino alle battute conclusive. Niente male, se si pensa che all’età di 35 anni è questa la prima apparizione del trentino alla Liegi, per di più senza compagni di squadra nei momenti cruciali della gara. Di più non avrebbe potuto.
Il poker d’assi per il Giro è quindi servito. Il rammarico è quello di tornare dalle gare del Nord senza successi. Piazzamenti sul podio oggi, con Petacchi a Wevelgem e con Ballan alla Roubaix. Ci è mancata la vittoria, e per chi è abituato a tornare in Italia con un bottino ben diverso, la situazione non è delle più rosee. Essenzialmente è mancato Bettini. Di Luca non partiva per fare bene, ed un Valverde così era incontrastabile. Inutile mangiarsi le mani. Piuttosto, ripartiamo da questo doppio podio, godiamoci un Cunego stratosferico ed iniziamo a pregustare il sapore di Giro. Tra poco meno di due settimane si tornerà nei dintorni di Liegi, a Seraing. Sarà prologo, saranno grandi emozioni, ed un sentito arrivederci alla Campagna del Nord.

Marco Ferri

Pochi giorni dopo la sua prima vittoria alla Freccia Vallone Valverde si impone in volata anche alla Liegi-Bastogne-Liegi

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