NIBALI STORY – CAPITOLO 30: L’ULTIMO ACUTO AL TOUR

novembre 20, 2022
Categoria: News

Le primavere sono oramai 34 e difficilmente Nibali potrà tornare ad essere competitivo al pari dei migliori in una grande corsa a tappe, anche se l’ultimo suo Giro d’Italia, nel 2022, lo vedrà comunque collezionare un prestigioso quarto posto finale. E che non sia più il solito Squalo lo si capisce anche dal numero di vittorie, che lentamente diminuiscono pur rimanendo di “qualità”: dai 7 successi del 2013 e dai 6 del 2014 si è scesi alle 4 affermazioni conseguite nel 2017 e alla Milano – Sanremo del 2018, unica sua vittoria stagionale. Anche il 2019, il suo 14 anno nella massima categoria, lo vedrà andare a segno una sola volta e in una corsa prestigiosa, il Tour de France. Il 27 luglio è, infatti, il giorno della sua ultima vittoria sulle strade della Grande Boucle, ottenuta sul traguardo alpino di Val Thorens, reduce da una corsa nella quale non brillerà e lo vedrà terminare lontanissimo dalla maglia gialla, con un passivo di oltre un’ora e mezza sul colombiano Egan Bernal.

27 luglio 2019 – 20a tappa: Albertville – Val Thorens

VINCENZO NIBALI SONO, LA VAMPA DELLO SQUALO A VAL THORENS

Grande vittoria dello “Squalo” nell’ultima tappa alpina del Tour. Crolla definitivamente Alaphilippe che esce anche dal podio. Bernal resiste ai pochi attacchi di oggi mentre Kruijswijk, sfruttando una grande squadra, centra il podio finale.

Nonostante le condizioni meteo non ottimali, si ritornava a correre dopo il terremoto di emozioni vissute nella tappa di ieri pomeriggio, frazione che ricordiamo veniva neutralizzata a causa di una violenta grandinata che aveva bloccato strade e causato una frana lungo la discesa dall’Iseran. La tappa era stata dichiarata conclusa proprio in vetta all’Iseran, dove erano stati presi i tempi di fara ed Egan Bernal (Team INEOS) era andato a prendersi la maglia gialla, dopo uno scatto perentorio che non aveva lasciato scampo a Julian Alaphilippe (Deceuninck Quick-Step). Oggi si correva la ventesima e ultima tappa del Tour de France 2019, ultima prova prima della passerella finale sugli Champs-Élysées. Anche questa tappa a causa del maltempo veniva ”tagliata” e trasformata in una microfrazione di appena 59 chilometri. Incredibile, però, come gli organizzatori non abbiano predisposto un ”piano B” per le ultime e decisive tappe e si siano fatti trovare impreparati. Molto probabilmente si è voluto creare, improvvisare e sperimentare, date le estreme condizioni, una sorta di tappa veloce tutta in salita che potesse portare fantasia e una ventata di novità alla corsa. Lo spettacolo in effetti non è mancato grazie alla voglia di rivalsa di un grande campione come Vincenzo Nibali (Bahrain Merida) e di una Jumbo-Visma che ha impresso un ritmo elevatissimo sulle rampe del Val Thorens.
La ventesima tappa non aveva più in programma le salite del Cormet de Roselend (1a categoria) e della Côte de Longefoy di 2a categoria. Si partiva da Albertville per poi correre in direzione sud verso Moûtiers percorrendo poco meno di trenta chilometri sull’autostrada di fondovalle prima di iniziare la lunghissima salita di Val Thorens, ben 33,5 chilometri col 5,5% di pendenza media e il manto stradale bagnato dalla pioggia che aveva imperversato tutta la notte sui valichi alpini.

La corsa partiva alle 14:37, con il Team INEOS in testa al gruppo a scortare la maglia gialla Bernal, che doveva difendere i 45” di vantaggio dal rivale Alaphilippe, autore quest’ultimo di un sorprendente Tour de France. Proprio i due sopracitati appena dopo il via si scambiavano una bellissimo e sportiva stretta mano, segno di rispetto e stima reciproca, un gesto che contempla i princìpi più puri dello sport. Il gruppo che prevedibile partiva subito forte e si allungava nei primissimi chilometri di strada, con molti ciclisti, tra coloro che avevano il desiderio di lasciare il segno su un Tour de France fino ad ora corso in modo anonimo o non convincente, a provare ad andare in avanscoperta. I primi a centrare la fuga erano Dylan Teuns (Bahrain Merida), vincitore di una tappa a questo Tour, Magnus Cort Nielsen (Astana), Alberto Bettiol (EF Education First), Alberto Rui Costa (Team UAE Emirates), Lilian Calmejane (Total Direct Énergie) e Kevin Van Melsen (Wanty – Gobert), che invece avevano disputato una corsa fin qui negativa. Alle loro spalle evadeva dal controllo del gruppo un altro gruppo di attaccanti composto da numetosi ciclisti, tra i quali Ilnur Zakarin (Katusha), Elia Viviani (Deceuninck Quick-Step), Tony Gallopin (Ag2r La Mondiale), Nicolas Roche (Sunweb) e il nostro Vincenzo Nibali, desideroso di riuscire a vincere una tappa e mettere così la firma in un’edizone del Tour dove la sua presenza forzata, in rotta coi vertici del team, è stata davvero una decisione infelice e non molto curata. I due gruppi si riunivano all’inizio della salita di Val Thorens formando così una maxi fuga composta da 29 ciclisti. Sulle prime rampe i fuggitivi iniziavano a contrattacare, con Zakarin e Nibali tra i più attivi. Alle loro spalle, a 2′30” prendeva nel gruppo l’iniziativa la Jumbo-Visma di Steven Kruijswijk, desideroso di centrare il suo primo podio alla Grande Boucle. Proprio le pedalate del team olandese facevano staccare e perdere le ruote del plotone a due pedine del Team INEOS, Gianni Moscon e Michał Kwiatkowski (per loro un Tour negativo).
In testa, con 34” di vantaggio da un altro gruppetto di fuggitivi, si formava un quintetto con Nibali, Zakarin, Gallopin, Michael Woods (EF Education First) e Pierre-Luc Périchon (Cofidis), mentre il blocco della Jumbo-Visma da dietro, con Laurens De Plus e George Bennett imprimevano un ritmo altissimo mettendo in difficoltà molti ciclisti, tra i quali Peter Sagan (Bora Hansgrohe) e Fabio Aru (Team-UAE Emirates), che ai meno 27 chilometri si staccavano dal gruppo maglia gialla. Il sardo sarebbe riuscito a rientrare un centinaio di metri più tardi, mentre il ritardo dalla testa della corsa scendeva sotto i due minuti. Geraint Thomas (Team INEOS) e soprattutto Bernal erano sempre attenti alle spalle di Kruijswijk, che era solo a 12” dal terzo posto difeso proprio dal gallese. I primi posti della classifica generale potevano essere decisi dagli abbuoni di tappa e questo rendeva ancora più incerto un Tour de France avvincente ed equilibrato, con la Jumbo-Visma desiderosa di annullare la fuga e regalare al proprio capitano una piazza d’onore.
A 18 km dal traguardo Bennett, esausto, si faceva da parte lasciando spazio ad uno scatenato De Plus. Il ritmo del giovane ciclista olandese faceva male a molti ciclisti tra cui Dylan Van Baarle (Team INEOS), Bauke Mollema (Trek Segafredo), Guillame Martin (Wanty – Gobert) e Richie Porte (Trek Segafredo) che, autore di un Tour sotto le aspettative, oggi uscirà dalla top ten della classifica generale, scavalcato dal francese Warren Barguil (Arkéa Samsic). Qualche chilometro più tardi, sempre sotto il ritmo di De Plus, andavano in difficoltà la maglia a pois Romain Bardet (Ag2r La Mondiale) e soprattutto Alaphilippe. Per l’ex maglia gialla iniziava un duro calvario che lo portava nel giro di due chilometri ad accumulare già 40” di ritardo, segno di una condizione fisica arrivata al limite dopo le difese estenuanti, con le unghie e coi denti, nelle ultime tappe di montagna. Il ritardo dai fuggitivi, raggiunti nel frattempo da Omar Fraile (Astana), scendeva sotto al minuto grazie alla spinta del talentino neerlandese che stava spianando Val Thorens. La fuga vedeva spegnersi le speranze pian pianino e per questo motivo, con uno scatto più d’orgoglio che di gambe, Nibali salutava i suoi ex compagni di fuga scattando e attaccando nuovamente a 12 chilomentri dalla linea d’arrivo. Giunti nella parte più dura dell’ascesa finale, ad 6 chilometri dal traguardo, la composizione della corsa era questa: Nibali in testa, Marc Soler, Nairo Quintana (Movistar) e Zakarin in seconda posizione a 35”, coi Movistar che insiema a Simon Yates, fermo a 50”, erano evasi dal gruppo qualche centinaio di metri prima. Il gruppo maglia gialla era cronometro a 57”, Alaphilippe, Enric Mas (Deceuninck Quick-Step) e Bardet a 2′20”.

Finito il gran lavoro del talentino De Plus, Emanuel Buchmann (Bora Hansgrohe), che aveva un ritardo di 1′05” da Alaphilippe, metteva il fidato Gregor Mühlberger in testa al gruppo con l’intenzione di scalare un altro posto nella generale. L’azione dell’uomo Bora annullava le azioni di Quintana, Zakarin e Soler, mentre dietro perdeva contatto Barguil. Nibali, stringendo i denti, mostrava il carattere e la grinta del gran campione che è, teneva duro e resisteva, arrivando agli ultimi due chilometri con 35” di vantaggio sul gruppo della maglia gialla guidato da Buchmann. Il siciliano, stremato e con una pedalata che si era appesantita, passava ai -500 metri con ancora 32” di margine, era una gioiosa agonia verso il meritato successo. Pedalata dopo pedalata lo “Squalo” riusciva ad emozionare tutti gli appassionati di ciclismo, non solo i suoi tifosi, per il sigillo di un campione che non voleva partecipare a questo Tour. Un successo che riempe di gioia e orgoglio un’intera nazione, la terza vittoria italiana dopo quelle ottenute da Matteo Trentin (Mitchelton-Scott) a Gap ed Elia Viviani (Deceuninck – Quick Step) a Nancy. Si tratta della sesta tappa personale vinta al Tour de France da Vincenzo Nibali, tappa che il siciliano dedicherà al nonno venuto a mancare lo scorso anno. È un corridore straordinario, patrimonio del ciclismo italiano, che nonsotante faccia del fondo una delle sue armi più letali, riusce a vincere anche in una tappa di soli 59 chilometri, nella quale in tanti avevano provato a vincere.

Secondo posto per Alejandro Valverde (Movistar) a 10”, terzo per Mikel Landa Movistar) a 14” mentre Thomas e Bernal passava insieme la linea del traguardo dopo 17”, stringendosi la mano sotto l’arco d’arrivo. Bello il gesto del gallese verso il colombiano, a cui passava le consegne. Bernal, che Eddie Merckx aveva già battezzato come vincitore del Tour de France qualche mese fa, a 22 anni diventava uno dei corridori più giovani a vincere la Grande Boucle. Primo colombiano a vincere il Tour de France, quest’anno aveva già conquistato la Parigi-Nizza e il Tour de Suisse, Un predestinato! Alaphilippe terminava la tappa con 3′37” di ritardo da Nibali, incassando una débâcle dovuta alla stanchezza accumulata nelle tappe precedenti.
In classifica generale è sempre primo Bernal con 1′11” sul compagno di squadra Thomas. Sul podio al terzo posto sale Kruijswijk a 1′31”, quarto è Buchmann a 1′56” e solo quinto a 3′45” Alaphilippe, che comunque ha corso in modo molto positivo in queste tre settimane, vincendo due tappe e portando per 14 giorni la maglia gialla sulle spalle. Appuntamento a domani per la passerella finale di Parigi, dove Bernal potrà finalmente festeggiare il primo Tour de France del Team INEOS dopo le sei edizioni vinti con Bradley Wiggins, Chris Froome (4 volte) e Thomas col nome di Team Sky.

Luigi Giglio

Vincenzo Nibali mette la sua prestigiosa firma sullultima tappa di montagna del Tour (foto Bettini)

Vincenzo Nibali mette la sua prestigiosa firma sull'ultima tappa di montagna del Tour (foto Bettini)

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