NIBALI STORY – CAPITOLO 21: MAN BASSA IN LOMBARDIA PER DIMENTICARE TOUR, VUELTA E MONDIALE

novembre 11, 2022
Categoria: News

Archiviato un Tour e una Vuelta da dimenticare (nella corsa spagnola era stato squalificato per traino alla prima tappa) Vincenzo Nibali punta alla convocazione in maglia azzurra per gli imminenti mondiali in programma a Richmond. La spedizione oltreoceano sarà pure da cancellare dalla memoria per la nostra nazionale ma il periodo sarà comunque fertile per il corridore siciliano, che riesce ad ottenere il posto nella pattuglia azzurra grazie allo stato di forma dimostrato nelle prime due prove del Trittico Lombardo: è secondo alla Coppa Agostoni e trionfa alla Bernocchi proprio nel giorno del quale il commissario tecnico Davide Cassani annuncia i nomi dei corridori che partiranno per gli Stati Uniti. L’ultima e più prestigiosa prova del trittico, la Tre Valle Varesine, si corre più avanti in calendario, appena tre giorni dopo il rientro in Italia dell’America e qui Nibali dimostra tutta la sua classe e di aver smaltito il jet lag andando a fare sua anche la classica varesina, antipasto di quel Giro di Lombardia che qualche giorno più tardi lo vedrà trionfare in quel di Como (ma di questa vittoria ne parleremo a parte nel prossimo capitolo della Nibali Story)

COPPA AGOSTONI 2015

CLASSE 1971 SUL TRAGUARDO DI LISSONE

Davide Rebellin ha vinto a 44 anni suonati l’edizione 2015 della Coppa Agostoni, classica che apre il trittico Lombardo. Il corridore della CCC Sprandi ha battuto in volata Vincenzo Nibali che si era fatto promotore di un tentativo da lontano, dopo aver fatto lavorare la squadra per riprendere la fuga iniziale. Il veronese non ha perso la ruota del siciliano né sulla salita, né quando lo “Squalo” ha tentato un attacco ai – 3 ed è riuscito poi a batterlo in volata.

Il nome di Davide Rebellin ricorda sempre i tempi di Pantani e di Tonkov, i ragazzacci del 70. Rebellin è solo di un anno più giovane, è professionista dal 92 e, dopo ventitrè anni di attività agonistica impreziosita da prestigiose vittorie, ha ancora voglia di combattere in testa alla corsa. Oggi è stato straordinario per come ha interpretato la corsa: con l’esperienza del vecchio del gruppo, ma con la voglia e la grinta di un giovanissimo.
Nibali, che pure ha voglia di riscatto dopo la squalifica alla Vuelta, non ha potuto nulla contro il coriaceo quarantaquattrenne sempreverde.
La corsa è partita dalla Villa Reale di Monza e subito c’è stata bagarre per portare via alla fuga. Il tentativo riesce dopo circa 20 Km di allunghi a Gianfranco Zilioli (Androni – Sidermec), Lukas Postlberger (Bora – Argon 18), Miguel Benito (Caja Rural – Seguros RGA), Mattia Pozzo (NIPPO – Vini Fantini), Davide Ballerini (Unieuro Willier – Trevigiani) e Giacomo Tomio (Roth – Skoda), quasi subito raggiunti da Stefan Schumacher (CCC Sprandi Polkowice) e Rafael Andriato (Southeast). Anche Felix Baron Castillo (Colombia) e Michele Gazzara (MG.KVis – Vega) tentano di agganciare la fuga, ma non riescono ad accordarsi e spendono inutilmente preziose energie. Postelberg, finito a terra insieme ad altri tre compagni di fuga nella prima discesa da Lissolo, accusa un problema meccanico, perde le ruote dei battistrada e a quel punto si rialza, lasciandosi riassorbire dal gruppo tirato dall’Astana di Nibali.
La squadra del campione d’Italia inizia ad alzare i ritmi quando il vantaggio dei fuggitivi comincia ad assumere proporzioni non gradite; così, quando il gap arriva a 5 minuti, l’accelerazione in testa al gruppo provoca il rapido sgretolarsi del tesoretto temporale accumulato dai fuggitivi, fino alla definitiva capitolazione del tentativo. Proprio in concomitanza con il riassorbimento dell’ultimo strenuo resistente, Zilioli, Vincenzo Nibali e Michele Scarponi lanciano insieme l’attacco seguiti prontamente da Davide Rebellin. In prima battuta Marco Tizza (Team Idea) e Gianni Moscon (Nazionale Italiana) provano senza successo a riportarsi sugli attaccanti, tentativo che riesce ad Mauro Finetto (Southeast) ed Enrico Gasparotto (Wanty – Groupe Gobert), ma anche il loro momento dura poco dato che, sulla seconda salita a Lissolo, sono costretti ad alzare bandiera bianca.
Terminate le salite il gruppo inizia a rimontare, ma in realtà un vero scossone arriva ai – 15, con la Lampre che si porta in testa a tirare. Forse è un po’ troppo tardi perchè, quando ormai il gruppo vede gli attaccanti, questi ultimi aumentano a loro volta il ritmo, riuscendo a conservare un seppur esiguo margine di vantaggio. Ai meno tre, Nibali prova il colpo da finisseur, ma la sua azione provoca solo il distacco del compagno di squadra Scarponi che poteva essere utile in una volata, mentre Rebellin resta incollato alla ruota del siciliano, riuscendo a batterlo in volata.
Finalmente un’edizione emozionante e combattuta per una prestigiosa corsa che negli ultimi anni aveva mostrato segni di declino

Benedetto Ciccarone

COPPA BERNOCCHI

NIBALI IMPLACABILE: DI NUOVO ALL’ATTACCO E CONQUISTA LA BERNOCCHI

Davvero in pochi erano quelli che avrebbero scommesso su una Bernocchi con un epilogo diverso dalla volata a ranghi compatti. Se si guardavano i vari borsini dei favoriti, prediposti dagli appassionati di scommesse, il nome dell’ottimo sprinter Giacomo Nizzolo svettava su tutti. Il bravo sprinter milanese invece si è dovuto accontentare di regolare la volata del gruppo, come era successo anche ieri. Vincenzo Nibali, invece, non pago dell’azione messa in scena all’Agostoni, non essendo riuscito a tradurla in vittoria, si è lanciato all’attacco pure oggi, faticando non poco per conseguire quel vantaggio che alla fine gli ha permesso di trionfare, grazie ad una ulteriore accelerata negli ultimi 500 metri che non ha lasciato ai compagni di fuga alcuna possibilità di replica.

Tra il Tour de France deludente e la squalifica alla Vuelta, la stagione di Vincenzo Nibali poteva rivelarsi disastrosa. Il campione d’Italia, però, lo conosciamo, non si perde d’animo e nei primi due atti del trittico lombardo è riuscito a conquistarsi la convocazione per i prossimi mondiali, nonostante il tracciato non si addica granchè alle sue caratteristiche.
In effetti, bisogna dire che la determinazione che gli viene probabilmente dal dente avvelenato per il fallimento nei due grandi giri gli ha permesso di cogliere un primo ed un secondo posto in due corse che, negli ultimi anni, erano state riserva di caccia per le ruote velocisti.
La corsa ha offerto sin dall’inizio tentativi di attacco. Giorgio Bocchiola (D’Amico – Bottecchia), Pierre-Luc Périchon (Bretagne – Séché), Barosz Huzarski (Bora – Argon18), Felix Baron Castillo (Colombia), Alessandro Pettiti (Team Idea) e David Lozano (Team Novo Nordisk) sono i primi a tentare un’avventura che si esaurisce già al Km 20. Ben più strutturata l’azione di Frédéric Brun (Bretagne – Séché), Michele Scartezzini (MG.KVis – Vega) e Cristiano Monguzzi (Meridiana – Kamen), raggiunti nel giro di poco anche da Bakhtiyar Kozhatayev (Astana), Matteo Trentin e Federico Zurlo (Italia), Edward Ravasi (Lampre – Merida), Serghei Tvetcov e Emanuele Sella (Androni – Sidermec), Stefano Pirazzi (Bardiani – CSF), Cesare Benedetti (Bora – Argon 18), Miguel Angel Benito (Caja Rural – Seguros RGA), Michal Paluta (CCC Sprandi Polkowice), Nicolas Dougall (MTN – Qhubeka), Mamyr Stash (RusVelo), Manuel Belletti (Southeast), Cayetano Sarmiento (Colombia), Marco Marcato (Wanty – Groupe Gobert), Silvio Giorni e Davide Leone (D’Amico – Bottecchia), Luca Cappelli, Manuel Todaro e Alessandro Mariani (Team Idea) e Georg Loef (Team Stuttgart).
Proprio il numero dei partecipanti a questa azione desta preoccupazioni in gruppo, sì che NIPPO – Fantini e Wanty – Groupe Gobert, senza uomini in fuga, vanno a chiudere prima che il vantaggio assuma preoccupanti proporzioni.
In testa al gruppo l’Astana dirige le operazioni, segno che anche oggi Nibali è intenzionato a fare la corsa, e il vantaggio dei fuggitivi non supera i 3 minuti e mezzo.
Sulla penultima salita al Piccolo Stelvio, Nibali prova ad allungare, ma gli avversari, memori dell’azione di ieri e del fatto di non esser rusciti a chiudere su di lui, non sono per nulla d’accordo e il primo tentativo di allungo riesce solo a sgretolare il gruppo, che però si ricompone in breve ed annulla l’azione del campione italiano.
Ai meno 50 esce dal gruppo Emanuel Buchmann (Bora – Argon18) che non solo si riporta sulla testa della corsa ma alza pure il ritmo dei battistrada, mentre dietro Nibali prova per la seconda volta ad allungare insieme a Paolo Tiralongo (Astana) e Maciej Paterski (CCC Sprandi), sui quali si riportano in breve Kristian Sbaragli, Sonny Colbrelli (Bardiani – CSF) ed Enrico Gasparotto (Wanty – Groupe Gobert). Anche questo tentativo, però, non incontra il placet del gruppo che si riporta sui contrattaccanti.
Nibali non si accontenta e, con la testardaggine e la classe che lo caratterizzano, prova per la terza volta l’allungo e questa volta sarà quella buona. Si affilano al siciliano Carlos Quintero (Colombia), Mauro Finetto (Southeast) e Serge Pauwels (MTN – Qhubeka) che, però, deve alzare bandiera bianca. Dal gruppo Gianfranco Zilioli (Androni – Sidermec), José Mendes (Bora – Argon18) e Matteo Trentin (Etixx – QuickStep) capiscono che questa azione può essere quella buona e riescono a riportarsi sulla testa quando mancano 25 chilometri alla conclusione.
A nulla vale il tentativo del gruppo di rinvenire sul drappello degli attaccanti e Nibali negli ultimi 500 metri fa una progressione impressionante alla quale gli avversari non riescono a rispondere.
Dopo aver mancato per un nonnulla la vittoria ieri nella Agostoni, Nibali riesce a prendersi di forza una vittoria che gli regala la convocazione tra gli undici partenti per il mondiale americano.

Benedetto Ciccarone

TRE VALLI VARESINE

IL TRICOLORE SFRECCIA ALLA TRE VALLI

Vincenzo Nibali si impone in maglia di campione italiano alla Tre Valli Varesine, staccando tutti sulla salita di Bobbiate all’ultimo giro. Il siciliano conquista anche il Trittico Lombardo, in cui aveva già vinto la Bernocchi e chiuso 2° la Agostoni. Piazza d’onore alla sorpresa russa Firsanov, terzo Nizzolo. Determinante il grande lavoro della Astana, incluso quello di un Aru interamente sacrificatosi alla causa di Nibali.
La giornata di Vincenzo Nibali, cominciata meno di ventiquattro ore dopo il ritorno dagli Stati Uniti con una mezza idea di ritirarsi dalla Tre Valli Varesine alle prime avvisaglie di stanchezza, si è invece conclusa con la quarta vittoria stagionale, la seconda nel Trittico Lombardo. Smaltita la delusione di Richmond, dove nessuno si aspettava il titolo ma neppure si poteva prevedere una prova tanto anonima da parte sua, il siciliano ha ripreso nel miglior modo possibile la marcia di avvicinamento al Giro di Lombardia, grande obiettivo del finale di questo travagliato 2015.
La concorrenza – va detto – era ben diversa da quella che domenica si schiererà al via della Classica delle Foglie Morte, ma ad autorizzare ad immaginare un Nibali protagonista domenica è – più che il risultato in sé – la dimostrazione di superiorità offerta all’ultimo giro sulla salita di Bobbiate: uno scatto ai piedi della salita, rintuzzato a fatica da Nizzolo in primis e da Pinot e Rebellin in seconda battuta, e un secondo poche centinaia di metri più avanti, quando le gambe degli avversari erano impossibilitate a produrre un secondo cambio di ritmo. In cima, con 3 km scarsi ancora da percorrere, Nibali poteva vantare una decina di secondi di margine su un drappello che andava via via rinfoltendosi, nel quale Pinot tentava invano il contrattacco e nessuna formazione riusciva ad organizzare un inseguimento degno di tale nome.
La’assenza di una discesa dopo lo scollinamento ha complicato l’azione del battistrada, che non ha avuto margine per recuperare dal doppio affondo, ma quando all’ultimo chilometro il cronometro certificava un vantaggio salito a 11”, le possibilità di rientro erano ormai azzerate. Il contrattacco del sorprendente Sergey Firsanov, russo classe 1982 in forza alla RusVelo, è servito soltanto a garantirsi la piazza d’onore, relegando Nizzolo, vincitore della volata di consolazione, al terzo posto.
Grazie ai risultati di Agostoni e Bernocchi, per Nibali è arrivato anche il successo complessivo nel Trittico, ad ulteriore riprova dello stato di grazia in cui si è ripresentato alle gare dopo l’esclusione dalla Vuelta.
Come sottolineato dal vincitore stesso a caldo, con parole in questo caso non di circostanza, fondamentale ai fini del risultato è stata l’enorme mole di lavoro profusa dalla Astana nelle ore precedenti, ed in particolare da metà gara in poi, dopo la neutralizzazione di una pericolosissima fuga di diciassette uomini nata dopo 30 km, in cui si era infilato anche Thibaut Pinot. Dopo aver lasciato via libera ad una ben più addomesticabile azione a due, promossa da Pirazzi e Jeannesson, i kazaki, coadiuvati di tanto in tanto da CCC e Nippo Fantini, si sono incaricati di tenere cucita la corsa fino all’ultimo dei nove giri da percorrere a Varese, con altrettanti passaggi sulle salite del Montello e di Bobbiate. A scuotere il trenino azzurro ha provato con insistenza, nella terzultima tornata, Cesare Benedetti, prima venendo stoppato da Zardini, poi riuscendo ad avvantaggiarsi in compagnia di Scartezzini, Tonelli e Busche. Il drappello così compostosi è rientrato su Jeannesson, capace di sbarazzarsi poco prima di Pirazzi, andando a formare un quintetto che non ha comunque resistito oltre la penultima scalata del Montello.
È stato allora che la Astana ha cambiato marcia, passando dal semplice controllo della corsa ad un deciso tentativo di selezionare il gruppo grazie al forcing di Diego Rosa. Sotto l’impulso del nativo di Alba si è costituito un plotoncino di una trentina di uomini al comando, pilotato dallo stesso Rosa e da Tiralongo fino all’inizio della tornata conclusiva.
Fabio Aru, fino a quel momento rimasto coperto, ma dando sempre un’impressione di minor brillantezza rispetto a Nibali, si è a quel punto messo a completa disposizione del compagno, incaricandosi in un primo tempo di scremare ulteriormente il gruppo, e in un secondo di rintuzzare l’attacco di Andrea Fedi e la controffensiva di Felline.
Riuscita nell’intento di portare tutti assieme ai piedi dell’ascesa finale, alla corazzata kazaka è bastato a quel punto dare semaforo verde al suo leader, per il quale non sembra più così utopico il progetto di salvare una stagione complicata con il primo successo in carriera in una classica monumento. In quell’occasione, Nibali dovrà però fare a meno del supporto di Aru, cortesemente invitato (cioè obbligato) dalla dirigenza Astana a disertare il Lombardia a favore dell’imperdibile Tour of Almaty.

Matteo Novarini

Vincenzo Nibali taglia il traguardo di Varese (foto Bettini)

Vincenzo Nibali taglia il traguardo di Varese (foto Bettini)

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