NIBALI STORY – CAPITOLO 17: A CASA ANCHE CONTADOR, TRA VOSGI E ALPI INIZIA LA LUNGA CAVALCATA GIALLA DELLO SQUALO

novembre 7, 2022
Categoria: News

Dopo Froome anche Alberto Contador, un altro dei grandi favoriti per la vittoria finale, è costretto a lasciare il Tour. Una caduta mette fuori gioco lo spagnolo nella prima tappa di montagna e così Nibali non si trova praticamente più avversari al suo livello: alla Planche de les Belles Filles, dopo il tappone dei Vosgi, ha già più di due minuti di vantaggio sul secondo classificato e il suo potere è destinato ad incrementarsi nelle due frazioni alpini di Chamrousse e Risoul.

14 luglio – 10a tappa: Mulhouse – La Planche des Belles Filles

FUORI DUE!!! E IL TOUR S’AGGRAPPA ALLA PINNA DELLO SQUALO

Nel giorno della festa nazionale francese succede di tutto. Contador è costretto al ritiro da una brutta caduta, Kwiatkowski attacca la lontano aiutato da uno straordinario Martin, “Purito” conquista la maglia a pois e Nibali, sull’ultima salita, saluta la compagnia degli avversari e va a prendersi in scioltezza tappa e maglia gialla ai danni di Galoppin, in forte ritardo.

Tappa meravigliosa che conclude una altrettanto meravigliosa prima settimana di Tour de France. In una frazione con sette gran premi della montagna, senza un metro di pianura ed ancora una volta corsa sotto la pioggia, Contador cade in discesa e Nibali è prontissimo a riorganizzare i piani della squadra, richiamando in gruppo Westra, che si era inserito nella fuga, e mettendo la squadra davanti per evitare che Kwiatkowski potesse prendere il largo. Sulle ultime due ascese, le più dure, l’Astana prende decisamente in mano la situazione con Michele Scarponi, che fa un grosso lavoro anche dopo una spettacolare caduta in discesa.
La frazione di oggi era di difficile lettura in quanto la situazione creatasi ieri ed il tracciato previsto per oggi lasciavano aperti diversi interrogativi, soprattutto sul ruolo delle squadre in caso di possibili fughe da lontano di uomini di classifica. La risposta che ha dato la corsa è stata anche condizionata dalla caduta di Alberto Contador, che poteva essere oggi protagonista. Il tracciato, infatti, era di quelli che si addicono alle caratteristiche dello spagnolo, con diverse salite di prima categoria sin dall’inizio e le due salite finali brevi ma con pendenze terribili.
La corsa si accende subito e dopo soli tre chilometri dal via evadono Lieuwe Westra (Astana), Giovanni Visconti (Movistar), Arnaud Gérard (Bretagne – Séché), Markel Irizar (Trek), Thomas Voeckler (Europcar), Amaël Moinard (BMC) e Christophe Riblon (Ag2r La Mondiale), mentre successivamente si lanciano in contrattacco Joaquim Rodríguez (Katusha), Jan Bárta (Team NetApp – Endura) e Peter Sagan (Cannondale). Anche Jérôme Pineau (IAM) cerca di agganciare i tre contrattaccanti, ma il fallimento del suo tentativo lo costringe a desistere. Nel corso della prima salita i due gruppi si uniscono ed al comando si forma quindi un drappello di dieci atleti. La IAM, che non è riuscita ad entrare in fuga con Pineau, cerca di alzare il ritmo in seno al gruppo. Già nella prima discesa si assiste al primo attacco importante, quando allungano Reto Hollenstein, Marcel Wyss (IAM Cycling), Rein Taaramae (Cofidis), Michal Kwiatkowski (maglia bianca) e Tony Martin (Omega Pharma – QuickStep), che già ieri aveva lasciato tutti di stucco con una vittoria al termine di una lunghissima fuga, in una tappa non adatta alle sue caratteristiche di passista. Sulle rampe verso il GPM del Petit Ballon i contrattaccanti si riportano sulla testa della corsa, grazie alla potente azione proprio di Tony Martin in aiuto a Kwiatkowski. Il gruppo non sembra preoccuparsi eccessivamente di questo attacco, partito davvero molto lontano dall’arrivo, e la logica del controllo prevale su quella dell’inseguimento. Lungo la discesa bagnata e difficile finisce per terra Alberto Contador che è costretto a fermarsi per farsi medicare. In gruppo ci sono minuti di indecisione sul da frasi: aspettare il rientro di Contador o tirare dritto, anche per evitare che la fuga possa assumere proporzioni preoccupanti. Il dilatarsi del distacco di Contador convince il gruppo a continuare nella azione di controllo della fuga. Sulla terza salita di giornata lo spagnolo è, però, costretto ad alzare bandiera bianca ed a salire in ammiraglia a causa dei postumi della caduta (successivamente sarà rilevata la frattura della tibia). Il Tour dopo Froome perde così un altro protagonista di primissimo piano.
Davanti Tony Martin fa qualcosa di straordinario, tirando il gruppo di testa senza ricevere neppure un cambio; il ritmo è elevato e causa la riduzione del drappello a soli dieci uomini. “Purito” Rodríguez, andando a sprintare su tutti i traguardi valevoli per il GPM, conferma che l’allungo di ieri non era un fuoco di paglia, ma diretto ad inseguire l’obiettivo della maglia a pois, in assenza di mire alla generale: missione compiuta per “Purito” che, al termine della tappa, vestirà la maglia a pois.
Dopo il ritiro di Contador, l’Astana si trova costretta a prendere in mano la situazione poiché i Tinkoff non sono più nella condizione di dare una mano. Dalla discesa del Col d’Odeden in poi il ritmo del plotone sale sensibilmente e, proporzionalmente, si riduce il vantaggio dei battistrada che in venti chilometri è quasi dimezzato, dopodichè abbiamo una fase di stabilizzazione fino all’attacco della penultima salita, quando il ritmo sale ulteriormente sotto la spinta di Michele Scarponi, oggi splendido in appoggio al capitano. Nel gruppo di testa Martin esaurisce il lavoro e sembra non riuscire più a salire, stremato dalla fatica. Prende quindi le redini della fuga la maglia bianca che si porta dietro “Purito” Rodríguez. Lo spagnolo, però, ha un altro passo sulle arcigne rampe del Col de Chevrères, che in certi tratta arrivano anche al 24%, e lascia sul posto Kwiatkowski che viene ripreso e superato anche dall’ottimo Giovanni Visconti che, con passo regolare, va anche ad avvicinarsi al battistrada Rodríguez.
Nel gruppo, frattanto, iniziano a verificarsi defezioni illustri di uomini che non riescono a tenere l’elevato ritmo di Scarponi, su tutti Talanky e la maglia gialla Tony Galoppin che saluta il sogno di tenere la maglia al termine di questa dura giornata.
Nel corso della discesa Visconti Moinard e Kwiatkowski si riportano di Rodríguez e la maglia bianca tenta addirittura un allungo per anticipare l’attacco della salita finale. Nel gruppo, invece, Scarponi fa un dritto causato dalla asfalto viscido e vola oltre le protezioni su un prato al lato della strada. A questo punto prende in mano la situazione Fulsang, continuando a tirare il gruppo degli uomini di classifica, ma Michele Scarponi stringe i denti, risale in bicicletta, si riporta da solo sul gruppo di Nibali e riprende il proprio lavoro sulle rampe dell’ultima ascesa. Davanti, “Purito” alza il ritmo e Kwiatkowski è costretto a lasciarlo andare, mentre il gruppo si avvicina ai battistrada a gran velocità. Poco prima dei due all’arrivo, Scarponi si sposta e parte, in bella progressione, Vincenzo Nibali. Valverde accenna una risposta ma né lui né Porte sono in grado di tenere le ruote del siciliano che va a riprendere e staccare anche Rodríguez, conquistando per la seconda volta, nel giro di pochi giorni, tappa e maglia gialla, aumentando anche il distacco sui suoi diretti avversari che arrivano con un distacco di circa 20 secondi.
Nibali a questo punto ha un vantaggio di 2 minuti e 23 sul secondo in classifica generale Richie Porte e 2 minuti e 47 su Valverde, che occupa la terza piazza.
In base a ciò che si è visto oggi, sembra che Nibali abbia le mani sul Tour de France, ma tutto quel che è accaduto in questi primi dieci giorni consiglia di tenere gli occhi aperti e la testa sulle spalle, in quanto le insidie non mancano mai. Lo stesso Nibali, oggi, ha rischiato la caduta nello stesso punto in cui è finito fuori strada Michele Scarponi. In ogni caso, Valverde e Porte sono avversari tosti e Vincenzo dovrà stare attento agli attacchi che certamente gli verranno sferrati, anche perchè non bisogna dimenticare la lunghissima cronometro del penultimo giorno.
Nibali ha corso con grande intelligenza tattica; ha cercato inizialmente di risparmiare la squadra, tentando di lasciare il compito agli uomini della maglia gialla e a quelli della Tinkoff; dopo la caduta di Contador ha capito che il peso di controllare l’attacco di Kwiatkowski sarebbe ricaduto di nuovo sulla sua squadra, ha fermato Westra ed ha tentato di far collaborare anche altre squadre, a dir la verità con scarsi risultati. In ogni caso, è riuscito a chiudere su Kwiatkowski ed a trovarsi in posizione ideala per raggiungere e superare Rodríguez, andando a conquistare una straordinaria vittoria.
Porte e Valverde hanno hanno accennato una reazione, ma si sono subito resi conto che oggi Nibali aveva un altro passo ed hanno cercato di limitare i danni, riuscendoci anche abbastanza bene. Alla fine il loro passivo sul traguardo si aggira intorno ai venti secondi, ma quel che conta è il distacco nella generale che supera i due minuti.
Nelle prossime tappe il peso di controllare la corsa graverà ancora sulle spalle degli uomini dello “Squalo” e, sotto questo punto di vista, il giorno di riposo previsto per domani si rivela quanto mai opportuno per recuperare le energie spese in una prima settimana ricca di emozioni.

Benedetto Ciccarone

18 luglio: 13a tappa: Saint-Étienne – Chamrousse

CHAMROUSSE, TERRA BRUCIATA: IL CALDO E NIBALI FRIGGONO IL TOUR

Prima vera tappa alpina, introduttoria ma già selettiva con un uno-due pugilistico di ascese, rispettivamente di 1.a categoria e HC, a susseguirsi nel finale. Caldo canicolare a 35 gradi, e uno scenario tattico apertissimo. La grande domanda è: avevano ragione i francesi a sperare nel caldo per far traballare Nibali?

Il gruppo è incenerito. Solo venti corridori riescono ad arrivare a meno di sei minuti da Vincenzo Nibali. Solo quattro, di cui due mossisi anticipatamente, incassano meno di un minuto. Tappa bollente, anzi ustionante (“non si riusciva quasi a toccare la bicicletta”, commenterà Nibali), che obbliga molto presto i capitani al faccia a faccia: e chi non è in perfetta forma si scotta. Chi addirittura è in condizioni traballanti, si brucia, come capita prima ancora delle salite a Dani Navarro, capitano della Cofidis piegato letteralmente in due da un malore e costretto al ritiro.

Prima di tutto, un doveroso riconoscimento a De Marchi, ultimo superstite di una fuga di nove uomini ad essere ripreso dal gruppo, sulle prime rampe della salita conclusiva. L’azione di Marchi era solitaria già da troppi chilometri, con la fuga squagliatasi poco a poco sotto il solleone e sotto la pressione degli uomini in rosso della Katusha. Sembrerebbe che Purito sia in vena di fumarsi un paio di Gpm con relativi punti (addirittura doppi quelli di Chamrousse, essendo arrivo in salita), ma purtroppo sarà tra i primi a perdere le ruote del gruppo quando il gioco si farà duro. Resterà enigmatica, la fiammata della squadra russa, con il barbuto Paolini a sferzare il peloton negli afosi fondovalle: ottimismo di Rodríguez o vendetta contro la fuga, magari sgradita?

Sul duro Palaquit la notizia di spicco sono le difficoltà Kwiatkowski, anche se il polacco, a sorpresa, non andrà poi totalmente alla deriva, arrivando anzi tra i venti eletti del giorno, a “soli” quattro minuti da Nibali. A cavallo del Gpm, però, piovono due cattive notizie per Nibali: in salita cede Scarponi, amante del freddo e non certo a suo agio con le temperature odierne; in discesa, cade Fuglsang, con conseguente rallentamento del gruppo che consentirà a Kwiatkowski di rientrare.

Le altre squadre iniziano a fiutare la possibilità di far terra bruciata intorno al siciliano, magari suggestionate dall’Equipe che pronosticava, tra le speranze per un crollo di Nibali, proprio l’avvento della calura. Nei soffocanti falsopiani di avvicinamento si alternano FDJ, BMC e Movistar, poi sarà quest’ultima a prendere in mano le redini della situazione quando comincia la salita vera e propria. Gregario dopo gregario il ritmo si infiamma, e cade dall’albero il primo frutto cotto da un colpo di sole e da un crollo di forma: è Richie Porte, in omaggio ai cui gradi di capitano viene fermato anche l’unico Sky rimasto in zona, ossia Mikel Nieve. A meno di sovvertimenti clamorosi, la poderosa armata Sky non ha più uomini in classifica generale, il che, tra l’altro, getta più di un’ombra anche sulle possibilità che avrebbe avuto Froome, qualora fosse rimasto in gara: da un lato la preparazione non sembra quest’anno delle migliori, a livello di team, dall’altro lo stile di corsa iperprogrammato degli uomini in nero esige comprimari all’altezza per dominare il teatrino.

Dopo le ultime sfuriate di Gadret, che lasciano in gruppo solo capitani accompagnati da un gregario al più (e Nibali ha Kangert, quindi la sua situazione di svantaggio è improvvisamente relativizzata), sorprendentemente non si muove Valverde, ormai abbandonato dai compagni spremuti uno via l’altro. Il murciano si lascia anzi scivolare verso il centro del gruppo: i km al traguardo sono ancora una quindicina, non sia mai agire con tanto anticipo!
A questo punto Nibali mette all’opera Kangert, dimostrando grande sicurezza nei propri mezzi. Che sia per far salire ulteriromente la temperatura nella pentola a pressione che è divenuta il gruppetto, o per assolvere al proprio dovere di maglia gialla, quel che è certo è che Vincenzo si brucia con noncuranza la carta dell’unico compagno che potrebbe coadiuvarlo nel coprire sugli altrui attacchi.

Di attacchi, tuttavia, per un po’ non se ne vedono. Si suda per la calura, e si suda freddo di paura. Per fortuna in gruppo c’è un altro uomo isolato, il giovane scalatore francese Pinot, e la voglia di accendere la miccia a lui non manca. Ecco nel tratto più aspro a tredici dall’arrivo una bella fiammata che sbollenta gran parte dei gregari superstiti, riducendo il gruppo, stavolta per davvero, a un manipolo di capitani, costretti al duello a sole non in un corral polveroso ma sull’asfalto bollente.

L’incertezza regna sovrana, fino a che non intuiscono che c’è spazio per una libera uscita i capitani, per così dire, di “seconda freschezza”: Majka della Tinkoff orfana di Contador e König della piccola NetApp vengono lasciati andare senza soverchie ansie. Poco dopo prende il volo anche Ten Dam, fino a che, ai meno 10km, è Valverde a tentare l’affondo.

Nibali non risponde. Non subito. Si guarda attorno, scruta le facce arrossate degli avversari, per capire se qualcuno abbia interesse a chiudere sul murciano, o più banalmente, a mettersi a ruota del siciliano per poi ripartirgli in contropiede. Macché!
Vincenzo accelera facile, e solo Pinot riesce a stare con lui per riportarsi sullo spagnolo.
Gli altri avversari sono inceneriti.

Ci sono storie, anche lì dietro: c’è, soprattutto, la lotta di Bardet per difendersi da Pinot, nella contesa tutta transalpina per il podio e la maglia bianca. È strenua, la resistenza di Bardet, capace di restare avanti per sedici secondi: anche con la collaborazione di Van Garderen, ben diversa da quel che vedremo sarà l’atteggiamento di Valverde verso Pinot. Grazie mille all’americano, anche perché il compagno in Ag2R Peraud difende il proprio diretto ad essere “co-capitano” e fare la propria corsa… finendo per tirare un parallelo gruppetto cento metri più indietro!

La vera corsa è però tra Nibali, Valverde e Pinot. Nibali sta a ruota, poi si decide a dare un paio di cambi: brutto segno per gli avversari, sono scintille che preludono all’incendio; che sia per alzare il ritmo o per dare un impulso simbolico all’azione, fatto sta che dopo poco lo Squalo riparte secco e agli avversari non resta che starlo a guardare.

Qui comincia il teatrino tra il francese e lo spagnolo. Valverde, da par suo, smette di tirare, si piazza a ruota, dice di essere al massimo, di non farcela proprio più. Pinot non mangia la foglia e insiste nel chiederne la collaborazione. Valverde si nega, vola qualche parola di troppo. Ed ecco che Valverde scatta fortissimo in faccia a Pinot. Il francese non lo molla di un metro, e quando la vampata si spegne, i due sono di nuovo affiancati: ora però non c’è spazio per altre sceneggiate, e in qualche modo i due cominciano a darsi di nuovo cambi regolari. Va da sé che nel finale Valverde sprinterà su Pinot con tale veemenza da relegarlo a 3” di ulteriore distacco. Il francese ringrazia, e una possibile futura alleanza anti-Nibali va allegramente a farsi benedire.

Nibali aveva intanto ripreso con gran facilità la coppia di attaccanti: sì perché, tra tutto, Majka e König erano ancora là davanti. Il siciliano li accompagna, li scorta anzi. Sembra che l’intenzione sia di non cannibalizzare anche la tappa. Da dietro, però, arriva la notizia del rinnovato accordo tra Valverde e Pinot, che han ripreso ad avvicinarsi. Non c’è tempo da perdere, Vincenzo riparte e tanti saluti a tutti. Mancano poco più di 3km alla fine. Sotto la flamme rouge, Nibali si volta, allenta il ritmo: i due cacciatori di tappa non sono poi così lontani, forse. Ma non c’è modo, anche a mezzo gas non si riescono a portare sotto. Tocca proprio vincere! Si assesta la zip della maglia gialla, si prepara l’esultanza, e la tappa è cucinata e servita.

A quanto pare, no, Vincenzo il caldo non lo patisce troppo. Speriamo che adesso non vogliano provarle tutte ma proprio tutte per bruciare il campione italiano, magari non appena spuntasse un francese al secondo posto in luogo del comunque scomodo Valverde. Confidiamo nella pelle dura degli squali…

Gabriele Bugada

19 luglio: 14a tappa: Grenoble – Risoul

RISOUL, ADDIO ALLE ALPI: LA CORSA È UNA LOTTA, NIBALI UNA ROCCIA

Il tappone alpino prospetta una gara di ardua gestione: partenza all’insù, molto dislivello in non troppi km, poca pianura per controllare. Scappa una fuga di lusso, scoppiano risse (reali o metaforiche) in gruppo, ma Nibali rimane imperturbabile.

Partenza al fulmicotone su un dentello presso Grenoble, e nei primi falsopiani verso Bourg-D’Oisans. Nonostante la strada tutt’altro che pianeggiante la prima mezzora di corsa vola ai 47 km/h di media. Aria alpina d’alta quota, non proprio fresca ma più frizzante di ieri, aria di tappone con lunghe salite piuttosto pedalabili, insomma aria di fuga con tutte le finestre spalancate da un padrone benigno. Ma quando da quella finestra così invitante vogliono scappare tutti, la corsa diventa una ressa da discoteca. E infatti la prima azione a prendere margine include ben quaranta atleti, tra cui… Vincenzo Nibali. Niente sorprese, niente maxifughe, questo il messaggio della maglia gialla: se sperate di pizzicarmi distratto non avete capito con chi avete a che fare. Quando la gara diventa mischia, le doti da corridore da classiche del siciliano vengono a galla, e non capiterà tanto facilmente di trovarlo incastrato in qualche retrovia.

Alla fine se ne vanno in diciassette, e la qualità dell’assortimento è altissima: i due “capitani” subentrati in Tinkoff, benché entrambi fuori classifica (Roche e Majka) e i due che nelle stesse condizioni ha la Sky (Thomas e Nieve), stante la definitiva debacle di Porte. Altre presenze notevoli sono quella della coppia Liquigas con De Marchi, ancora una volta combattivo fino allo stremo, e Sagan, che lascia qualche dubbio sulla sensatezza di estenuarsi oggi e non provare invece a scommettere su una vittoria della più adeguata tappa di domani. Il vivace Serpa per la Lampre (bandiera bianca ufficiale sui sogni di classifica generale per Rui Costa, nal mandare in caccia di tappe un fedele gregario da salita?), il promettente Yates, Riblon in cerca della forma dell’anno passato, e altri. Su tutti, Purito Rodriguez, voglioso di riprendersi a pieno titolo, e non solo in prestito, la maglia a pois.

Sembrerebbe fatta, con cotanta classe in avanscoperta, ma l’Astana non scioglie completamente le riserve e le briglie, così il distacco non lievita. Il vero problema è poi l’intervento di altri team, come la NetApp che difende la decima piazza di König collaborando in zona Lauteret, e poi la Ag2R che prende di mira l’Izoard per mettere in difficoltà Pinot, nello scontro franchicida tra giovani promesse.

Frattanto, Sagan si prende il traguardo intermedio, e Joaquim Rodriguez i due Gpm, scavalcando Nibali ma vedendosi tallonato, tanto sui passi come in classifica, da un Majka sempre meno scontento di essere stato coscritto per il Tour, con il Giro nelle gambe (chiamata di emergenza a causa dei problemi di Kreuziger, il polacco se ne uscì con un “sono stanco morto, certo che la squadra a farmi fare altre settimane proprio non mi vuole bene!”).

Il forcing dell’Ag2R sull’Izoard trova una ragion d’essere in un bell’attacco collettivo in discesa, sperando di cogliere in castagna Pinot nel terreno a lui meno congeniale. Pinot, in effetti, fa l’elastico, ma non molla. Sono però energie fisiche e mentali assai preziose che se ne vanno. Le schermaglie stavolta lasciano appiedati diversi capitani, da Van den Broeck a Van Garderen, mentre Nibali, attentissimo, e su un terreno a lui tutt’altro che sgradito, non si smuove dalle prime posizioni. Il gruppetto dei big è in questo momento ridotto a 14 unità. C’è Fuglsang , mentre Scarponi traballa in affanno e rientra con qualche attimo di ritardo (con Pinot e Mollema). Entrambi i luogotenenti Astana, però, cederanno sulle primissime rampe dell’ultima ascesa.

Salita poco meno lunga di quella di ieri, ma più pedalabile: il ricongiungimento operato dalle truppe BMC e Lotto ha rinfoltito i ranghi e se partisse qualche azione pericolosa Nibali potrebbe essere allo scoperto, paradossalmente proprio per la minor selettività del terreno. Qui, tuttavia, si coglie forse il senso del colpo assestato seccamente ieri: il timore di fungere da trampolino per un Vincenzo così dominante pervade probabilmente i pensieri di molti.

In testa alla corsa, a un minutino scarso, si avvia la giostra degli allunghi e dei controallunghi: prima va De Marchi, poi Serpa, poi Majka, poi Rodriguez. Partono, si raggiungono, si superano, e dagli e ridagli al crivello, alla fine ne vien fuori in solitaria l’uomo più in forma: è Majka, che nonostante tante belle e convincenti prestazioni nei Grandi Giri, soprattutto per un atleta così giovane, non aveva ancora vinto una corsa come professionista. Oggi è la sua giornata: profondendo uno sforzo estremo, con i lineamenti distorti dalla fatica (proprio lui che al Giro era apparso imperturbabile nelle buone quanto nelle cattive giornate), difende il suo vantaggio e taglia per primo il traguardo.

Dietro, ai -5km dal traguardo, si muove Rolland, poi parte Peraud. Nibali ci pensa un attimo, quindi decide: quando il gruppo transita ai meno quattro, scivola via incontrastato con la leggerezza e facilità che ha sempre contraddistinto i suoi attacchi finora, scorrendo su per la salita come il suo totem dall’idrodinamica letale. Proprio come uno squalo sembra non potersi fermare, questo Nibali, “gli scappa la gamba”, e quasi – pur con lo spirito di tifoseria che sentiamo verso di lui – ci spaventa l’idea che possa lanciarsi a collezionare un’altra tappa. Non aggiungerebbe molto al suo sovrano controllo della corsa, e anzi se l’Astana scricchiola le alleanze serviranno parecchio.

Per fortuna, Vincenzo oggi non vuole strafare. Non passeggia certo, dietro c’è gente da distanziare, e – come ribadito in conferenza stampa – la tappa Majka se l’è sudata con pieno e grandissimo merito. Ma quando Peraud, ripreso, gli si piazza a ruota, Nibali non dà segno di volersene disfare, benché il francese sia in classifica. Chiede perfino un po’ di collaborazione… comprensibilmente negata. È così che Majka approda al suo primo traguardo da vincente, ed è così esausto da non riuscire neppure a esultare. Poco male, avrà altre occasioni in futuro, questo è indubbio.

Nibali, come accennato, è meno cannibale, ma quando Peraud accenna a scattargli in faccia, con una “valverdata” antologica, non c’è altro da fare che rimetterlo al suo posto, tanto più che il transalpino è pure in classifica!

La corsa, così lineare davanti, è furibonda dietro. Valverde tentenna, e tutti gli danno addosso. Pinot e Bardet che poco fraternamente si scannano (il secondo cercando di vendicarsi del primo per ieri) giungono a un mezzo minuto da Nibali; subito dietro di loro un generosissimo Van Garderen, che ha tirato da solo il gruppo dei migliori per gran parte dell’ascesa. Quindi onesti comprimari, come Schleck e Ten Dam, poi König che pian pianino risale la generale giustificando gli sforzi del team. Il resto, a cominciare da Valverde, a un minuto o più da Nibali, con Mollema che incassa un duro colpo e Van den Broeck e Rui Costa che crollano quasi allo sbando.

Il Tour esce dalle Alpi sconquassato, ma nelle mani di un tiranno: che, forse, ora può iniziare a gestire la corsa da “despota illuminato”.

Gabriele Bugada

Nibali allattacco anche verso Chamrousse (foto Bettini)

Nibali all'attacco anche verso Chamrousse (foto Bettini)

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