TOUR DE FRANCE 2023: POCA CRONO, MOLTE PERPLESSITA’

ottobre 29, 2022
Categoria: News

Svelato il percorso della Grande Boucle 2023, ciò che colpisce sono i 22 chilometri a cronometro individuale. Molte le salite, ma non sempre il disegno delle tappe è felice, troppe frazioni molto brevi. Ritorna il Puy-de-Dôme.

Forse la notizia più bella del percorso del Tour de France 2023 è il ritorno nel percorso dello storico Puy-de-Dôme, la salita più dura del Massiccio Centrale, dopo 35 anni di assenza.
Si tratta di una notizia straordinaria, anche perché comporterà uno sforzo logistico per gli organizzatori tra mancanza di spazi e carreggiata ridotta. Si vocifera, infatti, che gli ultimi 4 durissimi chilometri di salita saranno completamente interdetti al pubblico per garantire la sicurezza. E’ forse proprio questa, insieme alle tre tappe iniziali in terra basca, la vera notizia positiva perché, per il resto, tante sono le perplessità che suscita il percorso del prossimo Giro di Francia.
La prima e più grave è rappresentata dal ridotto chilometraggio a cronometro. Per vedere meno di 22 chilometri contro il tempo si deve ritornare con la mente al 2017, quando ne erano previsti solo quattordici. 22 chilometri sono davvero troppo pochi per incidere in modo significativo sull’equilibrio del percorso e in questo i francesi sono passati dall’eccesso degli anni 80 e 90, in cui venivano inseriti oltre 100 Km contro il tempo, a quelli attuali in cui spesso le prove a cronometro vengono relegate a delle scampagnate. La collocazione è pure infelice perché, dopo la crono, mancheranno solo due tappe di montagna prima della conclusione, mentre la funzione della tappa contro il tempo dovrebbe essere quella di distanziare gli scalatori leggeri, inadatti alle tappe a cronometro, per spingerli ad attaccare in montagna.
La seconda perplessità sta nelle altitudini. Il Tour de France, disputandosi in luglio, ha la fortuna di poter proporre diversi passaggi a grandi altitudini. La strade non mancano (Iseran, Galibier, Bonette ecc) e invece l’anno prossimo sarannoprevisti solo due passaggi oltre i 2000 metri (Tourmalet e Col de la Loze) , davvero pochi rispetto ad un Giro d’Italia che, pur disputandosi in maggio con maggiori pericoli meteo, andrà per ben 6 volte oltre quota 2000.
Terza perplessità la lunghezza delle tappe poichè appena due saranno le frazioni che supereranno (e di poco) i 200 Km: anche qui il confronto con il Giro è impietoso perchè la corsa rosa prevede 6 tappe oltre i 200 Km e solo una sotto i 150 Km (la passerella finale di Roma).
Dal punto di vista delle salite si incontrano nell’ordine due tappe pirenaiche abbastanza soft perché arriveranno molto presto, la tappa del Puy-de-Dôme, quattro alpine ed una sui Vosgi. Otto è un numero molto elevato di tappe di montagna, ma non tutte sono ben disegnate. Progettate bene, invece, sono le apparentemente secondarie tappe di collina e media montagna.
Ultima notazione doverosa è la pochissima parte del territorio francese toccato. Rispetto a percorsi di altri decenni, in cui si cercava di fare un vero Giro di Francia con una sorta di anello intorno al paese (da cui il nome Grande Boucle, letteralmente “grande ricciolo”), da alcuni anni la moda è quella di lasciar fuori amplissime parti del territorio.
Si partirà, come già da tempo noto, dai Paesi Baschi e precisamente da Bilbao con una tappa in circuito che prevede diversi mangia e bevi e il muro della Côte de Pike (2 Km al 10%) a 10 Km dall’arrivo: non è da escludere che qualche uomo di classifica provi a sorprendere gli altri come fece Nibali nel 2014 a Sheffield (e tutti sappiamo come andò a finire).
La seconda tappa terminerà a San Sebastián sulle strade della “Clásica” che tradizionalmente si corre una settimana dopo la fine del Tour. L’ascesa allo Jaizkibel, spesso affrontato in quella manifestazione, sarà posto a 16 chilometri dalla conclusione e ne farà una tappa adatta per una battaglia tra le seconde linee.
La tappa che porterà il gruppo in Francia, Amorebieta – Bayonne, presenterà un tracciato adatto ai velocisti, così come la successiva Dax-Nogaro che anticiperà la due giorni pirenaica. La prima frazione di montagna, disegnata tra Pau a Laruns, prevede 162 Km con il Col de Soudet e soprattutto il Marie Blanque, breve ma arcigno (ultimi 5 Km al 10%) a soli 18 Km dalla conclusione. I big potrebbero muoversi (nel 2020 Pogacar si impose a Laruns al termine di un tracciato quasi identico), anche se è ancora molto presto per sperare di fare la differenza e allora ecco che anche questa potrebbe essere un’occasione d’oro per outsiders di lusso.
La seconda tappa pirenaica, invece, vedrà certamente, se non attacchi, almeno schermaglie tra i big. Il Col du Tourmalet (souvenir Jacques Goddet), preceduto dall’Aspin, servirà a selezionare il gruppo, mentre i veri movimenti ci saranno sulla salita finale verso i 1353 metri di Cauterets. Non è una salita durissima, gli ultimi 5 Km sono i più duri con una media del 7%, però al termine di una tappa pirenaica con il Tourmalet al sesto giorno di gara questa salita potrebbe presentare il conto a qualcuno.
Esaurite le prime montagne, ci saranno due tappe di trasferimento (arrivi a Bordeaux e Limoges, favorevoli ai velocisti), prima di tornare finalmente il mitico Puy-de-Dôme. La tappa, fino alla salita finale, non è nel complesso durissima (a parte il tratto conclusivo) ma la cima ove è posto l’arrivo è storica, grandi campioni hanno conquistato tappe che si concludevano qui. Sono 14 Km di salita al 7,7%, ma gli ultimi 5 km hanno una pendenza media dell’11%. Qui si può fare davvero la differenza e alla vigilia del riposo certamente ci sarà voglia di darsi battaglia e la classifica potrebbe cominciare a prendere una certa fisionomia.
La decima tappa, sempre sul Massiccio centrale, sarà un’interessante frazione di media montagna tutta su è giù, anche se l’ultima salita è piuttosto lontana dal traguardo di Issoire, quasi 30 km che però saranno tutti in discesa. Di pianura in pratica non ce n’è e alla ripartenza dopo il riposo potrebbe esserci qualche sorpresa a livello classifica.
Dopo la facile tappa di Moulins per tirare il fiato, ecco un’altra interessante frazione di media montagna che da Roanne condurrà a Belleville-en-Beaujolais in 169 Km con tre colli molto simili in rapida sequenza nella seconda metà del tracciato. L’ultimo, il Col de la Croix Rosier, 5 Km al 7,7%, è posto a 27 km dall’arrivo e per affrontare le tre salite in successione ci vorrà certamente una ottima condizione. La tappa è decisamente da fughe, ma ci vorrà davvero talento per vincere una frazione tecnicamente complessa come questa.
La tappa numero 13 anticiperà le Alpi con un arrivo sul massiccio del Giura, anche se sino alla salita finale verso il Grand Colombier ci sarà ben poco da vedere visto che il Col de la Lèbe non è nulla di che.
L’ascesa finale è invece ben conosciuta dagli appassionati, 18 km al 7% sui quali si si può fare la differenza, ma non bisogna dimenticare che nel 2020 Roglic mise la squadra davanti e arrivarono al traguardo una cinquanta di corridori tutti assieme, senza alcun tentativo di attacco.
Molto più interessante la quattordicesima tappa, una delle più dure del Tour, anche se molto breve perchè si dovranno percorrere solo 152 Km tra Annemasse e Morzine. I GPM saranno sei e decisivi si annunciano gli ultimi due, con il Col de la Ramaz (14 Km di ascesa al 7%) a precedere un grande classico, il Col de Joux Plane, 11,7 Km con una inclinazione media del’8,5% prima dell’altrettanto classica picchiata verso Morzine. Un finale riproposto tante volte al Tour de France e qui gli italiano ricordano ancora il successo di Marco Pantani nel 1997 che, al termine di questa tappa, conquistò il terzo gradino del podio ai danni di Bjarne Rijs. In concreto lo Joux Plane è una salita da scalatori puri e, se si farà corsa dura già dalla Ramaz, ci potranno essere distacchi di una certa entità perché il dislivello da affrontare è molto elevato.
La quindicesima tappa si concluderà a Saint-Gervais Mont-Blanc con l’arrivo in salita in località Le Bettex dopo 180 km. Anche in questo caso il dislivello è importante, ma la tappa è complessivamente meno dura di quella del giorno precedente. Il Col de la Forclaz de Montmin e il Col de la Croix Fry sono troppo lontani dal traguardo per incidere, ma potranno rendere difficile tenere la corsa controllata. Duro il finale perché la Côte des Amerands, che costituisce la prima parte della salita finale, presenta una pendenza media del 10% su 3 Km e subito dopo ci saranno solo 2,5 Km di discesa prima di ricominciare a salire negli ultimi 7,3 Km al 7,8%. Anche in questo caso, il finale si presta ad attacchi degli uomini di classifica e sono prevedibili dei distacchi anche di una certa consistenza, specie se qualcuno partirà secco sulle maggiori inclinazioni dell’Amerands.
La seconda settimana si concluderò con l’unica prova contro il tempo di questo Tour de France, appena 22 Km per andare da Passy a Combloux . C’è di buono che si tratta di una frazione mista, con tratti pianeggianti in rettilinei, discese e salite dalle pendenze importanti (si affronterà anche la mitica Côte di Domancy dei mondiali del 1980, 2500 metri al 9.4%), non è una prova semplice e interpretarla male potrebbe causare danni notevoli, ma resta il fatto che l’incidenza di questa tappa sarà giocoforza limitata per i passisti che contano sulle prove a cronometro per competere in classifica.
Dopo l’ultimo giorno di riposo andrà in scena il secondo tappone alpino con arrivo a Courchevel, 166 Km con il Col de Saisies, il Cormet de Roselend, la Côte de Longefoy (attenzione alla discesa tecnica) e il Col de la Loze, che con i suoi 2264 metri sarà il punto più alto toccato dal Tour de France 2023, Souvenir Henri Desgrange. La salita è lunga e dura, presenta una pendenza massima molto elevata, ed è stata tenuta a battesimo nel 2020, quando in cima al colle si impose il colombiano Lopez, anche se tutti ricordano la battaglia tra Roglic e Pogacar, non fu però risolutiva. I 28 Km di ascesa, l’altitudine, il dislivello complessivo della tappa, le pendenze, i giorni di gara sulle spalle saranno tutti fattori che contribuiranno a rendere la frazione durissima. Dopo la cima del Col de la Loze, mancheranno ancora 7 chilometri per arrivare al traguardo di Courchevel dove i distacchi tra i big potrebbero essere anche considerevoli, considerando pure che all’ultimo chilometro la strada riprenderà a salire.
Dopo una tappa di pianura e una di collina abbastanza tranquilla (arrivi a Bourg-en-Bresse e Poligny), l’ultima sfida in montagna andrà in scena sui Vosgi con una solita minitappa di 133 Km piena di salite. Dopo lo storico Ballon d’Alsace nella parte iniziale, ci saranno diverse salite brevi nella parte centrale prima di affrontare il Petit Ballon, ascesa caratterizzata da dure pendenze (i primi 5 Km hanno una inclinazione media del 9%). Dopo la discesa inizierà subito l’ultima vera salita del Tour 2023, il Col de Platzerwasel, 7 Km all’8,3%. Dal colle mancheranno solo 8 Km all’arrivo ma, dopo il GPM, la strada continuerà a salire per qualche chilometro prima dell’arrivo a Le Markstein. Chi vorrà far saltare il banco deve partire sul Petit Ballon, la possibilità di fare il grande distacco alla vigilia di Parigi c’è, chi ha ancora energie potrà provare a ribaltare la classifica anche se il chilometraggio non aiuta. Le tappe brevi sono certamente corse a ritmo elevato, ma è più difficile provocare crisi rispetto ai tapponi over 200 Km nei quali il dosaggio sapiente dello sforzo riveste un ruolo fondamentale per riuscire a rendere al meglio.
L’atto finale come da copione sui Campi Elisi a Parigi , che saranno raggiunti partendo dal velodromo nazionale di Saint-Quentin-en-Yvelines, che l’anno successivo ospiterà le gare di pista in occasione delle Olimpiadi assegnate alla “Ville Lumière”.
Le sfide in salita certamente non mancheranno e ci sono almeno tre tappe in cui si possono escogitare attacchi in grande stile, tuttavia il confronto con il giro d’italia rimane impietoso. Vi è a favore della Corsa Rosa un divario di varietà, di complessità tecnica, di finezza nelle scelte, di equilibrio che è semplicemente imbarazzante.
Tante volte è stato sottolineato che la conformazione del territorio del Bel Paese aiuta certamente gli organizzatori a lavorare di fantasia, tuttavia non si può non sottolineare come certe scelte (come il chilometraggio contro il tempo e quello delle singole frazioni) non abbiano nulla a che fare con la varietà dei paesaggi e come quest’anno i francesi non abbiano sfruttato la fortuna di avere la corsa a luglio per mettere passaggi ad alta quota che costituiscono oggettivamente una difficoltà.
Ovviamente il Tour ha dalla sua il maggior prestigio internazionale e la partecipazione dei più grandi campioni che sono in grado di dare grande spettacolo, anche quando i percorsi lasciano a desiderare.

Benedetto Ciccarone

La cima del Puy-de-Dôme (www.clermontauvergnetourisme.com)

La cima del Puy-de-Dôme (www.clermontauvergnetourisme.com)

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