NIBALI STORY – CAPITOLO 7: CONSACRAZIONE ALLA VUELTA 2010

ottobre 25, 2022
Categoria: News

Se c’era qualcuno che non era convito che Nibali potesse divenire un corridore da corse a tappe dovrà ricredersi. Nel 2010 lo scalatore siciliano si impone alla Vuelta e lo con importanti distacchi sugli avversari: non vince tappe (se non a tavolino per la squalifica postuma di Ezequiel Mosquera, il secondo della classifica), indossa per la prima volta la maglia rossa sull’arrivo in quota della Peña Cabarga, la perde nel tappone asturiano del Cotobello per riprendersela nella cronometro di Peñafiel e consolidarla al penultimo giorno di gara sulle dure rampe in cemento della Bola del Mundo. Riviviamo in un sol boccone le quattro giornate della corsa iberica qui sopra rammentate

11 settembre: Burgos – Pena Cabarga

UNA CADUTA ELIMINA ANTON, NIBALI IN ROSSO

Il colpo di scena della 14a tappa della Vuelta arriva prima ancora dell’approccio della breve ma durissima ascesa verso il traguardo di Peña Cabarga: il capoclassifica Igor Anton cade in pianura a 8 km dal traguardo ed è costretto al ritiro. Joaquin Rodriguez stacca tutti nel finale, precedendo di 20’’ Vincenzo Nibali, che conquista per 4’’ la testa della classifica. 3° Mosquera, primo big a scattare, ora sul gradino più basso del podio anche in graduatoria.

Fra le tre tappe consecutive con arrivo in salita in programma tra oggi e lunedì, quella di Peña Cabarga, ascesa molto ripida ma di nemmeno 6 km di lunghezza, per di più non preceduta da asperità particolarmente significative, doveva essere la meno significativa, poco più di un antipasto sostanzioso prima del tradizionale traguardo in quota dei Laghi di Covadonga e del tappone di Cotobello. Malgrado i distacchi generati dalle aspre rampe dell’erta finale siano stati effettivamente piuttosto contenuti, ed abbiano eliminato dalla lista dei papabili vincitori o pretendenti al podio il solo Carlos Sastre, per il terzo GT in questa stagione non all’altezza della sua nomea, la giornata odierna ha impresso alla corsa una svolta decisiva, arrivata prima ancora dell’attacco dell’ascesa conclusiva.
A 8 km dal traguardo, mentre il gruppo limava quasi del tutto il ritardo dal duo Garmin Zabriskie – Millar e da Niki Terpstra, fuggitivi del mattino, e i tentativi della Caisse d’Epargne con Arroyo e Luis Leon Sanchez di animare la tappa più del previsto erano già stato neutralizzati, una caduta nella parte avanzata del gruppo ha coinvolto – fra gli altri – Marzio Bruseghin e, soprattutto, Igor Anton. Sono bastati pochi secondi dopo l’identificazione della maglia rossa fra gli sfortunati finiti a terra per rendersi conto della gravità della situazione: malgrado si reggesse tranquillamente in piedi, il basco non ha neppure provato a risalire in bici, segno di come si fosse reso conto di un problema serio, probabilmente alla spalla. L’avventura in rosso del leader Euskaltel si è così conclusa, pochi minuti dopo, sull’ammiraglia della squadra; fine di Vuelta decisamente triste per l’atleta finora più forte in montagna, benché decisamente preferibile rispetto a quella del compagno Egoi Martinez, portato via in barella.
Mentre Anton mostrava sorrisi amari alla telecamera, gli altri big approcciavano la salita finale, orfani anche, come detto, di un Marzio Bruseghin giunto alla fine a 17’ dal vincitore. È stata la Liquigas di Vincenzo Nibali, a quel punto virtualmente al comando della generale, a prendere in mano la situazione, con un pimpante Roman Kreuziger capace di scandire il ritmo fino a 2 km circa dalla conclusione nel sempre più ristretto gruppetto dei migliori. Un drappello che, lasciati indietro Sastre e un sempre più deludente Menchov (addirittura 11’55’’ il suo ritardo all’arrivo quest’oggi), ha registrato il primo vero scatto a 1800 metri dall’arrivo, con la sparata di Ezequiel Mosquera, poco dopo il riassorbimento del compagno Garcia, lanciato in avanscoperta ai -4.
A differenza di quanto avvenuto ad Andorra, nessuno ha provato a seguire il 34enne galiziano; Vincenzo Nibali, in compenso, è scattato a sua volta 400 metri più avanti, andando rapidamente a raggiungere e staccare il battistrada. Analoga operazione ha compiuto però poco più tardi Joaquin Rodriguez, capace di riacciuffare il siciliano in vista dell’ultimo chilometro e di lasciarlo sul posto a 800 metri dalla linea bianca. Ancora una volta, il messinese ha peccato forse di eccessiva fiducia nei propri mezzi, perdendo 20’’ sulle ultime rampe, e subendo il parziale rientro di Mosquera, ben ripresosi dopo aver pagato lo scatto. Un risultato per il quale pensiamo che Nibali avrebbe comunque firmato alla vigilia, in una frazione sulla carta più adatta alle caratteristiche di scattista del Purito che non alle sue.
Contenuti anche i distacchi degli ottimi Moncoutié, 4° a 33’’, e Nicholas Roche, 5° a 34’’, in scia ai quali è giunto un Frank Schleck sempre in crescita (con un Mondiale più impegnativo di quello di Geelong, sarebbe sicuramente da annoverare tra i favoriti). Meno bene rispetto ad Andorra Xavier Tondo, attardato alla fine di 39’’ e raggiunto in classifica da Mosquera a 50’’ da Nibali, nuovo capoclassifica. Tra i due iberici e l’italiano sta Joaquin Rodriguez, staccato di 4’’ dal siciliano, e ora da considerare necessariamente come il suo più diretto rivale in classifica. A oltre 2’ Roche e Schleck, dietro ai quali si colloca, al 7° posto, un più che sorprendente Peter Velits, anche oggi a ridosso dei migliori (9° a 45’’).
Se è lecito nutrire dubbi circa le possibilità del Purito di imporsi in un grande giro, è certamente in virtù della sua non eccelsa tenuta su salite lunghe, emersa anche sulla non letale ascesa di Andorra. Molto di più, a questo proposito, sapremo pertanto domani, quando la Vuelta si arrampicherà ai 1120 metri dei Lagos de Covadonga. Un test ancor più significativo per stabilire delle gerarchie in questa Vuelta ancora incertissima, con quattro corridori raccolti in 50’’. Una Vuelta che probabilmente, non fosse stato per quel capitombolo a 8 km dall’arrivo, avrebbe invece ora un favorito ben definito.

Matteo Novarini

13 settembre: Gijón – Cotobello

NIBALI ABDICA A COTOBELLO, MA RODRIGUEZ RESTA A TIRO

Il messinese va in grossa difficoltà nell’ultimo chilometro della salita di Cotobello, ultima ascesa della tappa più dura della Vuelta, e cede 37’’ a Joaquin Rodriguez. Purito lo precede ora di 33’’ in graduatoria, distacco che Nibali dovrebbe comunque poter colmare agevolmente nella cronometro di Peñafiel. La tappa va al giovane Mikel Nieve, in fuga dal terzultimo colle, davanti ad un ritrovato Frank Schleck, capace di staccare tutti i big sulla salita finale.

La permanenza di Vincenzo Nibali in vetta alla classifica è finita; il sogno di vincere la Vuelta 2010 è ancora pienamente a portata di mano del messinese. Così potremmo riassumere, in estrema sintesi, la giornata della principale (sin dall’inizio) e ormai unica (dalla caduta di Bruseghin nella tappa di Peña Cabarga) speranza italiana in terra spagnola. Una giornata, quella dell’unico vero tappone delle tre settimane iberiche, che per Nibali è trascorsa – al pari della precedente – all’insegna della difesa, per la verità meno sofferta – fino agli ultimi 1000 metri – rispetto a quanto preventivabile. I primi tre GPM in programma, l’Alto de la Cabruñana, il Puerto de San Lorenzo e l’Alto de la Cobertoria, non hanno infatti visto movimenti tra i big della classifica generale, ad eccezione di uno scatto molto poco convinto di Frank Schleck a metà della terza ascesa, facilmente rintuzzata dalla Liquigas.
Il plotone, trainato per gran parte della giornata dagli uomini in bianco e verde, si è così presentato, dopo una momentanea scrematura ad una dozzina di elementi dopo l’azione del lussemburghese, ancora forte di una quarantina di unità alle pendici dell’ultimo colle, staccato di 2’ e mezzo da Luis Leon Sanchez, Peterson, De Weert e dal duo Euskaltel Txurruka – Nieve (questi ultimi rientrati in un secondo momento), unici superstiti di una fuga iniziale che comprendeva anche Marzano, Sprick, Langeveld, Dyachenko, Oroz, Turpin, Willems e Kolobnev. Laddove era lecito prevedere battaglia sin dai primi metri di scalata, i pronosticati attacchi di Rodriguez e Mosquera, obbligati quest’oggi a staccare nettamente Nibali in vista della cronometro di mercoledì, si lasciavano attendere. Frank Schleck ne ha così approfittato per provare di nuovo ad andarsene, seguito da Tom Danielson, e anche il successivo scatto di Carlos Sastre non ha suscitato alcuna belligeranza nei primi della generale, sempre apparentemente soddisfatti di riuscire a mantenere il buon ritmo di un preziosissimo Roman Kreuziger.
Mentre Nieve se ne era definitivamente andato in solitaria già a 8 km dalla conclusione, salutando per ultimo un Luis Leon Sanchez non paragonabile a quello visto al Tour de France, successivamente scavalcato e staccato anche da De Weert, il duo Liquigas controllava così piuttosto agevolmente la situazione, lasciando sperare che anche quest’oggi a Nibali bastasse tenere a bada un eventuale attacco nel finale di Rodriguez. In effetti, non molto di più è stato richiesto al messinese, dal momento che tanto Mosquera quanto il Purito hanno atteso il triangolo rosso per sferrare la tanto attesa offensiva. A sorpresa, però, Vincenzo non soltanto non è riuscito a rispondere alle accelerazioni secche dei padroni di casa, ma ha addirittura perso anche la scia di David Garcia e Nicolas Roche, atleti fino ad oggi mai in reale competizione con il siciliano. La difficoltà di Nibali sarebbe probabilmente sfociata in una vera crisi, se il traguardo fosse stato solo poche centinaia di metri più avanti, alla luce dei 37’’ concessi a Rodriguez in meno di 1 km.
Un distacco che proietta così il leader Katusha nuovamente in testa alla generale, con 33’’ di vantaggio nei confronti del messinese e 53’’ nei confronti di un Mosquera che a questo punto dovrà probabilmente curarsi soprattutto del rientro di Frank Schleck, 2° al traguardo a 1’06’’ da Nieve, e ora 4° in classifica a 1’23’’ dal podio. Roche, Velits e Danielson scavalcano Tondo, attardato di 3’39’’ all’arrivo e scivolato dal 5° all’8° posto in generale, appena davanti a Sastre. Garcia chiude la top 10 davanti all’eroe di giornata, giunto oggi al primo successo nelle sue tre stagioni tra i professionisti.
La Vuelta si fermerà domani per il secondo e ultimo giorno di riposo, alla vigilia dei 46 km contro il tempo di Peñafiel. Una sosta probabilmente molto gradita a Vincenzo Nibali, che dovrà ricaricare le batterie prima del decisivo assalto alla vittoria di questa Vuelta. I 33’’ che lo separano ora dalla vetta della classifica sono per lui facilmente recuperabili, anche se la tappa di oggi costringe ad ipotizzare che la condizione del messinese non sia più quella dei primi giorni. Con l’interminabile ascesa della Bola del Mundo in programma sabato, alla vigilia della passerella madrilena, il siciliano dovrà incamerare un discreto margine nei confronti di Rodriguez e Mosquera, apparsi mediamente superiori, benché non particolarmente costanti, sulle grandi montagne. Difficile quantificare un margine che possa definirsi “di sicurezza” in vista dell’ultimo arrivo in salita. Molto più facile immaginare che in questo momento il nuovo leader si stia mangiando le mani per il poco coraggio: si fosse mosso un paio di chilometri prima, stasera avrebbe probabilmente già in mano una grossa fetta di Vuelta.

Matteo Novarini

15 settembre: circuito di Peñafiel (cronometro individuale)

NIBALI TORNA IN ROSSO, L’AVVERSARIO ORA E’ MOSQUERA

Il siciliano riconquista la maglia rossa di leader nella cronometro di Peñafiel, malgrado una foratura nei primi chilometri, approfittando di una giornataccia di Joaquin Rodriguez, che scivola addirittura al 5° posto in classifica generale. A contendergli la Vuelta resta però un sorprendente Ezequiel Mosquera, che disputa la miglior crono della sua carriera e cede 19’’ soltanto a Nibali. 39’’ ora il distacco tra i due, che si giocheranno il successo finale sabato a La Bola del Mundo, ultimo arrivo in quota. Il successo di tappa va a Peter Velits, davanti a Denis Menchov e Fabian Cancellara.

La maglia rossa è stata riconquistata, l’avversario più quotato – Joaquin Rodriguez – è crollato oltre ogni attesa, ma la Vuelta ancora non è nelle mani di Vincenzo Nibali. All’orizzonte torna a profilarsi infatti il pericolo rappresentato da Ezequiel Mosquera, autore della miglior prova a cronometro della sua lunga carriera, e ora secondo ad appena 39’’ dal siciliano in classifica generale, con ancora la tappa della Bola del Mundo a disposizione per colmare il divario. Un pericolo reso ancora più concreto dal fatto che la riconquista della leadership non ha fugato il dubbio che la condizione di Nibali, straordinaria ad inizio Vuelta, stia andando un po’ scemando, perplessità al contrario rafforzata dal confronto con i risultati degli altri uomini di classifica sui 46 km del tracciato di Peñafiel.
Certo, per valutare la cronometro del messinese sarebbe stato utile poterla comparare con quella degli specialisti, oggi però pesantemente penalizzati da un vento che ha cambiato direzione nel corso della giornata, avvantaggiando nettamente i corridori partiti dalle 16 in avanti. Proprio questi capricci del meteo hanno privato Fabian Cancellara della prima vittoria di tappa in questa Vuelta, vanificando una prestazione che aveva consentito all’elvetico di aspettare i big al traguardo con una trentina di secondi di margine su David Zabriskie. Che le condizioni fossero cambiate lo si era già intuito quando Leif Hoste, grande passista ma non altrettanto forte cronoman, si era collocato in 2a piazza, appena dietro all’elvetico, ed è diventato certezza quando Denis Menchov, 5° a 58’’ da Cancellara all’ultimo intermedio, a 15 km dal traguardo, ha fatto registrare il miglior tempo all’arrivo, abbassando di 25’’ quello fatto registrare dal trionfatore dell’ultima Roubaix.
Con il russo comunque fuori classifica sin dalla seconda settimana, l’attenzione di tutti si è focalizzata sugli ultimi quattro atleti a prendere il via: Frank Schleck, all’attacco del podio dopo l’ottima prova di Cotobello, Ezequiel Mosquera, il meno specialista, destinato sulla carta ad una corsa volta a salvaguardare la terza piazza dall’assalto del lussemburghese, Vincenzo Nibali, il più forte a cronometro tra i quattro, e Joaquin Rodriguez, capoclassifica con il solo obiettivo di tenersi in corsa in vista dell’ultimo arrivo in salita. Previsioni, quelle riassunte, andate sconvolte in almeno tre casi su quattro.
Schleck, apparso in netta crescita negli ultimi giorni, ha offerto una pessima prova da 51° posto, che ha segnato un nettissimo peggioramento rispetto alla buona prova contro il tempo del Tour de Suisse di giugno. Mosquera, messo al riparo dal pericolo lussemburghese dalla cattiva giornata dello stesso Schleck, non si è accontentato di avere virtualmente guadagnato il podio inseguito da una carriera, ma si è prodotto nella cronometro migliore delle sue dodici stagioni da professionista, chiudendo 19°, a soltanto 2’13’’ dal vincitore. Nibali, dopo avere ben reagito ad una foratura nei primi chilometri di gara, aggravata dal panico che ha colto il meccanico, colpevole di aver fatto cadere la bici del leader Liquigas e di avere dimenticato di spingerlo per agevolarne la ripartenza, non ha rispettato le attese negli ultimi due terzi di gara, terminando a 1’54’’, in una modesta 15a posizione. Rodriguez, benché abbia effettivamente pagato una specialità non sua, è andato oltre ogni più nera previsione, lasciando per strada lo sproposito di 6’12’’.
La pessima prova del Purito, pur levando un grosso ostacolo a Vincenzo Nibali lungo la via della conquista del primo GT in carriera, fa però aumentare i rimpianti per un tempo che si pensava potesse essere inferiore, oltre che per una foratura senza la quale, a quest’ora, il siciliano avrebbe una mano e mezza sul successo finale. A questo punto, invece, Nibali dovrà guardarsi dall’attacco di Ezequiel Mosquera lungo la salita più dura di questa Vuelta, quella che porterà agli oltre 2200 metri della Bola del Mundo, al termine di 3 km conclusivi tremendi, con picchi di pendenza che lambiscono il 20%. E se da un lato è vero che i 39’’ di differenza in classifica sono un divario superiore a quanto il galiziano abbia mai inflitto al messinese in queste due settimane e mezzo di gara, è altrettanto vero che nessun arrivo in quota sin qui affrontato è comparabile a quello che gli atleti troveranno sabato prossimo, e che i 20’’ di abbuono al vincitore (uno sproposito nel ciclismo moderno, in cui gran parte delle corse a tappe si vincono con margini non superiori a cinque volte il bonus per il successo parziale) potrebbero essere preziosissimi alleati dello spagnolo.
Mentre i maligni si interrogheranno sul fatto che un quasi 35enne scalatore puro possa mostrare simili miglioramenti nella disciplina a lui meno congeniale con la sola forza dell’applicazione, noi – che maligni non siamo – ci consoliamo pensando che, a meno di cataclismi, nemmeno una giornataccia in stile Cotobello potrà far scendere Nibali al di sotto del 2° posto, dal momento che il 3° in classifica è ormai a 2’. Un terzo che risponde al nome di Peter Velits, senz’altro la vera sorpresa di giornata, capace, grazie ad uno strepitoso finale, di soffiare per appena 12’’ a Menchov una vittoria di tappa che avrebbe reso meno amara la sfortunata partecipazione del russo a questa Vuelta, già compromessa, in ottica classifica generale, dalla caduta con annessa botta al ginocchio delle prime tappe. Più indietro, fra i 3’44’’ di ritardo di Schleck e i 4’13’’ di Sastre, una schiera di 6 corridori (Rodriguez, Tondo, Danielson e Roche quelli nel mezzo) in lotta per la 4a piazza, pronti poi ad approfittare di un eventuale (e non impossibile) débacle dello slovacco per salire sul gradino più basso del podio. Luis Leon Sanchez, 10° a 5’43’’, si è sostanzialmente assicurato l’ultimo posto utile per figurare nella top 10, anche grazie all’incredibile (per il tempismo) guasto meccanico occorso a David Garcia pochi metri dopo la partenza.
In attesa delle ultime montagne, la Vuelta vivrà, a partire da domani, una due giorni di relativo riposo, con due traguardi, a Salamanca e a Toledo, che solamente una fuga da lontano sembra poter strappare ai velocisti. Frazioni che dovrebbero vivere soprattutto sulla lotta Cavendish – Farrar – Bennati per i successi parziali; sempre ammesso che, dopo le dimostrazioni di forza di Cannonball a Lleida e Burgos, sia ancora lecito prevedere una lotta degna di tale nome.

Matteo Novarini

18 settembre: San Martín de Valdeiglesias – Bola del Mundo

NIBALI IN CIMA AL MUNDO

Il corridore della Liquigas resiste alla grande agli attacchi di Ezequiel Mosquera sull’ultimo, temutissimo arrivo in salita della Vuelta 2010, ai 2247 metri di Bola del Mundo, riacciuffandolo sul traguardo, dopo avergli concesso un margine massimo di una quindicina di secondi. 3° al traguardo Joaquin Rodriguez, staccato di 23’’. Peter Velits conserva la 3a posizione in classifica generale, chiudendo 8° a 52’’ dal vincitore.

I 12’’ sorprendentemente guadagnati a Toledo, alla fine, non sono neppure serviti. Per salvare la maglia rossa dagli assalti di Ezequiel Mosquera, a Vincenzo Nibali sono bastate le gambe, evidentemente arrivate a questo finale di Vuelta in condizioni migliori rispetto a quanto avessero fatto intendere il tappone di Cotobello e la cronometro di Peñafiel, e una testa che è indubbiamente quella di un campione, che gli ha consentito di prodursi nella migliore scalata delle tre settimane nell’occasione più importante, su una salita non propriamente fra le più adatte alle sue caratteristiche, a dispetto della pressione derivante dalle non esaltanti prove degli ultimi giorni. Soltanto per un istante Vincenzo ha dato l’impressione di poter cedere a tal punto da mettere a rischio la sua leadership, all’imbocco del tanto temuto tratto in cemento di 3 km e spiccioli che presentava le pendenze più impegnative della scalata, allorché Mosquera, dopo essersi visto raggiungere una prima volta dal siciliano, è riuscito nuovamente a distanziarlo sul primo vero muro, guadagnando rapidamente una decina di secondi di margine. Un divario però sostanzialmente fossilizzatosi fino all’ultimo chilometro di salita, quando il messinese si è addirittura concesso il lusso di prodursi in un’ultima accelerazione, fino ad agganciare il rivale a pochi metri dalla linea bianca. Uno sforzo forse non necessario, ma che ha suggellato nel migliore dei modi un successo lievemente sporcato – peraltro senza nessuna responsabilità da parte del siciliano – solamente dal ritiro del rivale più forte, Igor Anton.
Ad impreziosire ulteriormente la grande prestazione di Nibali ha provveduto poi l’andatura estremamente elevata della giornata, caratterizzata da una numerosissima fuga che ha visto protagonisti Bakelandts, Gilbert, Péraud e Hoste (Omega Pharma), Gallopin (Cofidis), Jerome e Tschopp (Bbox), Cuesta (Cervélo), Cesar (Xacobeo), Hondo (Lampre), Plaza (Caisse d’Epargne), Gusev e Caruso (Katusha) e Toribio (Andalucia). Un drappello al quale il gruppo, trascinato soprattutto dalla Xacobeo di Mosquera, al fine di evitare che eventuali fuggitivi della prima ora potessero fare razzia di abbuoni al traguardo, non ha mai concesso più di 4’ circa, riportandosi a meno di 2’ già ai piedi del Puerto de Navacerrada, lungo le cui rampe i battistrada hanno iniziato a sgretolarsi. Moncoutié, Txurruka, Cherel, Neive e Kolobnev hanno tentato dei poco fortunati contrattacchi lungo la salita, prima che tutti i fuggitivi venissero raggiunti, lungo l’ascesa finale, da un gruppo ormai lanciato verso il testa a testa decisivo della Vuelta 2010.
Sono stati ancora una volta gli uomini Xacobeo a fare l’andatura sull’ultimo colle di questa Vuelta, anche se ad un passo tutt’altro che insostenibile. Ci è voluta un’accelerazione di Frank Schleck a 6 km circa dal traguardo, seguita ad un’effimera azione in coppia di Pujol e Nieve, perché il numero di elementi del plotone scendesse al di sotto della ventina, e soltanto la successiva progressione di Mosquera, con pronta replica di Vincenzo Nibali, ha ridotto la corsa ad un confronto tra i migliori. Al secondo e più deciso affondo del galiziano, il siciliano ha poi deciso di non rispondere immediatamente, proseguendo invece del suo passo per alcune centinaia di metri, prima di rifarsi sotto con una progressione che ha portato al ricongiungimento all’inizio del tratto più selettivo, lasciando indietro tutti gli altri.
Detto in apertura del momento di difficoltà del messinese sul successivo allungo di Mosquera, ci preme rimarcare l’ottima gestione dello sforzo da parte del capitano Liquigas, probabilmente memore degli errori commessi ad Andorra e, in misura minore, a Peña Cabarga. Nibali, superata la fase di appannamento, ha infatti resistito alla tentazione di provare subito a raggiungere un rivale rimasto sempre a vista, conscio del vantaggio in classifica, e del fatto che il 2° posto virtuale avrebbe limitato ad appena 8’’ la differenza di abbuoni. Soltanto all’ultimo chilometro, quando già una lieve rimonta era stata avviata e lo stesso Mosquera era palesemente affaticato, Vincenzo ha accelerato con decisione, arrivando ad affiancare il galiziano a poche decine di metri dallo striscione d’arrivo.
Difficile dire se, a quel punto, sia stata una nuova accelerazione di Mosquera, l’effetto dell’acido lattico su un Nibali provato dalla rimonta o un’indurainiana volontà del siciliano di concedere la tappa al degnissimo rivale di questo finale di Vuelta a fare sì che, alla fine, il galiziano riuscisse comunque a mettere la propria ruota davanti al capoclassifica, guadagnando anche un lievissimo margine, generosamente quantificato dai cronometristi in 1’’. Di certo, Nibali ha così legittimato un successo guadagnato con una costanza di rendimento sicuramente superiore rispetto agli avversari; altrettanto certamente, la strenua resistenza della maglia rossa eviterà perlomeno a Mosquera di dover rimpiangere la colossale dormita di Toledo.
Più indietro, Joaquin Rodriguez è andato a conquistare il 3° posto di tappa e il 4° in classifica generale, distanziando un Frank Schleck, 4° all’arrivo e 5° in graduatoria, che si propone comunque per un grande finale di stagione, avendo chiuso in netto crescendo questa Vuelta. A precedere entrambi, in classifica, l’altro grande trionfatore di giornata, Peter Velits, 8° al traguardo a 52’’ dal vincitore, capace in questo modo di difendere ampiamente la 3a piazza in classifica generale, a 3’02’’ da Nibali. Tondo, Roche, Sastre, Danielson e Luis Leon Sanchez chiudono una top 10 che soltanto dei cataclismi nella passerella da San Sebastian de los Reyes a Madrid, in programma domani, potranno modificare. Una passerella tanto corta (85 km) quanto altimetricamente facile, che non consentirebbe a Mosquera di sopravanzare Nibali neppure vincendo la tappa e conquistando entrambi i traguardi volanti. Un epilogo che, soprattutto, rappresenta l’ultimo ostacolo – ammesso che così sia lecito chiamarla – lungo la via che riporterà la Vuelta in Italia, a vent’anni dal trionfo di Marco Giovannetti.

Matteo Novarini

Lo Squalo azzanna le coriacee rampe della Bola del Mundo (foto Bettini)

Lo "Squalo" azzanna le coriacee rampe della Bola del Mundo (foto Bettini)

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