GIUGNO 2022, TRA GIRO E TOUR

giugno 3, 2022
Categoria: Approfondimenti

Il Giro d’Italia è appena terminato ed è già ora di pensare al Tour de France. La Grande Boucle scatterà tra un mese e i 30 giorni precedenti sono da sempre scanditi da brevi corse a tappe gettonate da chi punta a far bene in terra di Francia. Si comincia con il Giro del Delfinato e si prosegue con i giri di Svizzera, di Slovenia e d’Occitania. Si corre anche in Italia, con la quarta edizione dell’Adriatica Ionica Race e i Giri riservati a dilettanti e donne, con quest’ultimo che anticiperà di un paio di settimane il ritorno in calendario del Tour riservato alle cicliste.

Il Giro è appena finito e già scalpitano i puledri di razza che saranno schierati al via del Tour de France. In attesa della partenza della Grande Boucle, prevista per venerdì primo luglio da Copenaghen, nel mese di giugno si succedono una serie di corse a tappe che costituiscono un’eccellente palestra per coloro che ambiscono ad ottenere il massimo risultato sulle strade di Francia. Proprio su queste ultime dal 5 al 12 giugno andrà in scena la 75a edizione del Giro del Delfinato, che da quando l’onere dell’organizzazione è passato nelle mani dello stesso gruppo che allestisce il palcoscenico del Tour è divenuto una vera e propria prova generale della Grande Boucle, per tracciato – spesso vengono proposte salite che si affronteranno anche a luglio – e per partecipazione. Mancherà il due volte vincitore uscente del Tour Tadej Pogacar, che ha scelto di partecipare al Giro di Slovenia, mentre dovrebbero essere della partita il suo connazionale Primoz Roglic e il danese Jonas Vingegaard, rivelazione della scorsa edizione del Tour con il piazzamento al secondo posto della classifica. L’Italia, invece, schiererà al via il “vecchio” Damiano Caruso, il giovane Andrea Bagioli e soprattutto Filippo Ganna che, in previsione della conquista della maglia gialla nella prima tappa del Tour, punterà in questa corsa ad “allenarsi” nella lunga crono inserita nel tracciato, quest’anno meno accondiscendente verso gli scalatori. Rispetto al recente passato gli organizzatori hanno, infatti, deciso di ridurre il numero delle tappe di alta montagna da tre a due (anche se tre rimarranno comunque gli arrivi in salita previsti) e di allungare la distanza della prova contro il tempo. La prima maglia gialla sarà assegnata a un velocista, di quelli che sanno rimanere a galla nei percorsi esigenti perché la frazione d’apertura, 192 Km da La Voulte-sur-Rhône a Beauchastel, proporrà lungo il tracciato quattro salite non particolarmente difficili, l’ultima delle quali da scavalcare a una trentina di chilometri dall’arrivo. Si salirà in quota già il giorno successivo per arrivare fino ai quasi 1400 metri delle sorgenti della Loira, ai piedi del monte Gerbier de Jonc, ma anche le salite che si affronteranno nel corso della Saint-Péray – Brives-Charensac non presenteranno inclinazioni insormontabili e la tappa potrebbe concludersi con una volata ristretta, stavolta senza velocisti. Chi punta alla vittoria finale potrebbe mettere il naso fuori dalla finestra per la prima volta il terzo giorno, quando sarà in programma – dopo la partenza da Saint-Paulien – l’arrivo in salita nella piccola stazione di sport invernali di Chastreix-Sancy, percorsa un’ascesa finale leggermente più impegnativa di quel che suggeriscono i suoi dati numerici (6.2 Km al 5.6%), in parte falsati dagli ultimi 1200 metri in falsopiano. I big al via potrebbero, però, cercare di non sprecare troppe energie in questo finale perché l’indomani è prevista la cronometro, 32 Km di perfetta pianura per andare da Montbrison al castello della Bâtie d’Urfé, una vera e propria croce per gli scalatori. Spazio per la seconda volta ai velocisti con la Thizy-les-Bourgs – Chaintré, altimetricamente movimentata ma in maniera meno pressante rispetto alla prima tappa, poi il Delfinato si fermerà ai piedi della catena alpina con la tappa che scatterà da Rives per terminare a Gap e che presenterà un percorso di media montagna ideale per una fuga promossa da corridori lontani dai piani alti della classifica, anche se non va esclusa a priori la vittoria di uno spinter, di quelli resistenti. L’anteprima del Tour de France sarà trasmessa il giorno successivo nel corso della prima delle due tappe d’alta montagna perché, prima di arrivare a Vaujany (ascesa finale di 5700 metri al 7.2%), partendo da Saint-Chaffrey si andrà a ricalcare gran parte del tracciato del tappone dell’Alpe d’Huez – in programma il 14 luglio – affrontando le mitiche salite ai colli del Galibier (2642 metri, 23 Km al 5.1%) e della Croix de Fer (29 Km al 5.2%). All’ultimo giorno si disputerà, infine, la frazione più impegnativa, che da Saint-Alban-Leysse condurrà sul Plateau de Solaison, percorsa un’ascesa finale di 11 Km al 9.2% che nel 2017 fu determinante per assegnare la vittoria al Delfinato al danese Jakob Fuglsang, che su questo traguardo strappò la maglia di leader per soli 10 secondi all’australiano Richie Porte.

Lo stesso giorno della tappa conclusiva del Delfinato scatterà l’85a edizione del Giro di Svizzera (12-19 giugno), il cui percorso sembrerebbe a prima vista un clone di quella della corsa francese per la presenza di una cronometro pianeggiante di 25 Km e di due tappe d’alta montagna, anche se in realtà la corsa elvetica favorirà maggiormente gli scalatori per la scelta di inserire arrivi in salita molto più impegnativi di quelli che si affronteranno al Delfinato. L’apertura sarà affidata a una frazione collinare che si disputerà in circuito attorno a Küsnacht, nel Canton Zurigo, e che già potrebbe ispirare qualche corridore di classifica per la presenza della salita del Küsnachter Berg (2700 metri all’8.2%) da ripetere quattro volte, l’ultima a poco meno di 5 Km dal traguardo. Meritevole d’attenzione sarà anche il finale della successiva frazione di Aesch, non tanto per le pendenze della salita del Challpass (6.3 Km al 6.2%, con gli ultimi 2 Km all’8.4%), quanto per le inclinazioni della picchiata successiva, 2.6 Km all’8.8% contenenti un muretto al contrario di mezzo chilometro al 12.4% di media e che si concluderanno a 11 Km dal traguardo. La terza sarà la frazione meno impegnativa tra le otto in programma ma non saranno comunque una passeggiata i 177 Km da percorrere alla volta di Grenchen, movimentati da una serie di otto brevi ascese – la più difficile piazzata lontana dal traguardo – che di fatto escludono la possibilità di un arrivo in volata in un’edizione del Giro di Svizzera che chiude del tutto le porte ai velocisti. Dopo la tappa di Brunnen, che prevede la breve ma ripida salita di Sattel (3 Km all’8.5%) a 15 Km dall’arrivo, la carovana del Tour de Suisse giungerà in Canton Ticino, sulle cui strade si svolgerà per intero la quinta tappa, una delle più interessanti tra quelle secondarie: si partirà da Ambrì per giungere a Novazzano, alle porte dell’Italia, dopo aver affrontato tre giri di un nervoso circuito frutto della rielaborazione di quello che ospitò i mondiali del 2009 e che prevede di affrontare, in aggiunta alle originarie salite di Castel San Pietro (2 Km al 5.1%) e di Novazzano (1.9 Km al 5.8%), le più pendenti ascese di Morbio Inferiore (1 Km all’8.6%) e di Pedrinate (2.6 Km al 7.3%). Da Locarno l’indomani prenderà le mosse la prima delle due tappe d’alta montagna che, dopo la salita ai 2478 metri del Passo della Novena (13 Km al 7.8% per raggiungere il secondo valico stradale per altitudine della Confederazione Elvetica), si concluderà con l’inedita ascesa alla stazione sciistica di Moosalp, traguardo a 2046 metri di quota dopo aver affrontato negli ultimi 17 Km una pendenza media del 7.7%. Si farà quindi ritorno ad Ambrì per il via della penultima frazione che, dopo esser salita fino ai quasi 2000 metri del Passo del Lucomagno (29 Km al 4.3%) a una settantina di chilometri dal via, si concluderà sulle strade del principato del Liechtenstein con un arrivo in quota ancora più difficile di quello affrontato ventiquattrore prima, essendo in programma i 12.6 Km dell’ascesa all’8.7% verso Malbun, per la quarta volta nella storia proposta quale sede d’arrivo di una frazione del Tour de Suisse (nel 2004 vittoria dell’austriaco Georg Totschnig, nel 2007 del lussemburghese Frank Schleck e nel 2011 dell’olandese Steven Kruijswijk). Si rimarrà nel piccolo stato incastonato nel cuore delle alpi anche il giorno dopo per la frazione conclusiva, una veloce cronometro di circa 25 Km tracciata nei pianeggianti dintorni della capitale Vaduz.

Oltre a queste due prestigiose corse, a metà mese si collocano altre corse a tappe meno blasonate ma non meno interessanti e in particolare i riflettori dei media sportivi saranno puntati sul Giro di Slovenia (15-19 giugno), principalmente perché è stato scelto da Tadej Pogacar quale trampolino di lancio in vista del Tour, un trampolino che lo sloveno è riuscito a utilizzare alla perfezione lo scorso anno, quando portò a casa la vittoria finale nella corsa di casa e poi andò a prendersi il bis alla Grande Boucle. La 28a edizione della corsa scatterà al confine con l’Italia con una prima frazione di media montagna che si correrà tra Nova Gorica e Postumia, la cittadina delle celeberrime grotte dove si giungerà dopo aver affrontato un paio di colli di seconda categoria, l’ultimo dei quali piazzato a una quindicina di chilometri dal traguardo. La successiva tappa da Ptuj a Rogaška Slatina sarà l’unica freccia a disposizione dei velocisti, che poi potrebbero lasciare subito il palcoscenico a Pogacar perché la terza frazione sarà la fotocopia di quella che lo scorso anno utilizzò per balzare in testa alla classifica e con un vantaggio rivelatosi incolmabile nonostante un percorso non particolarmente difficile che, dopo la partenza da Žalec, propone il GPM di 2a categoria di Svetina (5.2 Km al 7.7%) – sul quale partì all’attacco lo sloveno – a una ventina di chilometro da Celje, dove il traguardo sarà posto al termine di un’ascesa di 2 Km al 7%. Stavolta, però, Pogacar potrebbe aspettare a ripetersi perché – a differenza dell’anno scorso – nel tracciato è stata inserita ventiquattrore dopo una tappa di montagna nella quale avrà maggiori possibilità di stracciare la concorrenza, offertegli dall’arrivo in salita alla stazione di sport invernali di Velika Planina, che accoglierà i corridori provenenti da Laško al termine di un’ascesa di 7.7 Km al 7.9%. Sarà il penultimo atto della breve corsa a tappe balcanica, che il giorno successivo concluderà il suo cammino a Novo Mesto, fin dal 1996 (con l’eccezione del 2012) sede d’arrivo della frazione conclusiva con la tradizionale passerella per velocisti che quest’anno non ci sarà perché la tappa, che scatterà da Vrhnika, non presenterà il solito circuito cittadino da ripetere più volte ma una sola tornata nel mezzo della quale spicca la collina di Trška Gora, vero e proprio muro di 1300 metri al 10.5% che svetta a 9 Km dal traguardo.

In contemporanea allo Slovenia si disputerà la 46a edizione della Route d’Occitanie (16-19 giugno), corsa che fino al 2017 era nota con il nome di “Route du Sud” e che è di fatto il contraltare del Delfinato, disegnata sui Pirenei, meno blasonata e impegnativa e per questo gettonata dai corridori di punta che vogliono avvicinarsi al Tour con una gara meno stressante. Così quest’anno al via si schiereranno i colombiani Quintana e Uran, mentre per le volate c’è attesa tra gli italiani per vedere cosa riuscirà a combinare Elia Viviani, che quest’anno ha conquistato una sola affermazione, nella prima tappa del Giro della Provenza. Proprio ai velocisti sarà dedicata la tappa d’apertura, che si snoderà per 174 Km tra Séméac e L’Isle-Jourdain, e poi li ritroveremo in azione al traguardo della quarta e ultima tappa, che da Les Angles condurrà in 188 Km ad Auterive. Al secondo giorno ci sarà spazio per i finisseur sul traguardo della Graulhet – Roquefort-en-Aveyron mentre la terza sarà l’immancabile tappa di montagna, quest’anno disegnata con mano non troppo pesante nella parte meno nobile dei Pirenei, con la partenza fissata a Sigean e l’arrivo in salita a monte della stazione di sport invernali di Les Angles, al termine di un’ascesa di quasi 3 Km al 6.8% che cela al suo interno un piccolo muro di mezzo chilometro all’11.2% e che sarà preceduta da due colli pirenaici poco abituali, il Jau (21 Km al 5.3%) e l’Hares (11 Km al 6.2%).

In questo periodo si correrà anche la quarta edizione dell’Adriatica Ionica Race (4-8 giugno), la corsa ideata dall’ex corridore veneto Moreno Argentin che nei suoi primi anni di vita è stata sballottata qua e là nel calendario tra giugno e luglio e che quest’anno è stata posizionata a inizio mese, pochi giorni dopo la fine della Corsa Rosa. In attesa che si concretizzi il progetto del campione del mondo di Colorado Springs (1986) di dilatare la corsa a una decina di giorni e di portarla fino in Grecia attraversando i Balcani, quest’anno l’AIRace per la prima volta andrà ad abbracciare le Marche. Il via dal Friuli con una prima frazione dal finale mosso ma favorevole ai velocisti, che scatterà da Tarvisio, all’estremità nordorientale della nazione italiana, per terminare in quel di Monfalcone. Subito al secondo giorno si disputerà la tappa regina, che scatterà da Castelfranco Veneto in direzione del Monte Grappa, affrontato da un lato diverso rispetto alla tappa vinta nel 2021 dal bolognese Lorenzo Fortunato in questa stessa corsa: dodici mesi fa si salì dal versante di Semonzo, quest’anno si salirà da quello di Caupo, sulla carta apparentemente pedalabile (la pendenza media non arriva al 5%) ma lungo quasi 30 Km e caratterizzato da inclinazioni impegnative nella prima parte. Se la celebre montagna veneta non avrà emesso verdetti significativi potrebbe rivelarsi determinante la successiva Ferrara – Brisighella, i cui ultimi 75 km saranno costituiti da una successione di sette colline romagnole proposte senza respiro, ascese sulle quali spiccano i primi 2 Km al 9.6% del Monte Casale e soprattutto i 2.8 Km al 9.8% del Valico della Valletta, salita la cui punta massima al 18% negli anni ’70 costrinse Eddy a scendere di bicicletta e percorrere un tratto a piedi. Un percorso collinare caratterizzerà anche la prima delle due tappe marchigiane, Fano – Sirolo, nel complesso meno impegnativa rispetto a quella del giorno prima e che, nonostante l’ascesa di Poggio (1300 metri al 7.5%) da ripetere due volte nel finale, potrebbe terminare con una volata a ranghi ristretti. L’indomani la corsa terminerà così com’era partita, con una frazione votata ai velocisti disegnata tra Castelraimondo e Ascoli Piceno.

Come da tradizione l’ultimo appuntamento che conta prima del “Grand Départ” del Tour sarà rappresentato dai campionati nazionali, che per l’Italia si svolgeranno tra il Friuli (dove si disputeranno le cronometro) e la Puglia, dove il 26 giugno è prevista la gara più attesa, quella dei professionisti: il percorso non è stato ancora annunciato nei dettagli, ma è già noto che la partenza verrà data da Marina di Castellaneta mentre l’arrivo sarà ad Alberobello e questo lascia intendere che la maglia tricolore con tutta probabilità sarà indossata da un velocista.

UNDER23 E DONNE

Giugno sarà un mese importante anche per gli Under23, la categoria che fino a qualche decennio fa era nota come “dilettanti” e che scenderanno in campo nel Giro d’Italia Giovani, calendarizzato dall’11 al 18 del mese e quest’anno ancora più favorevole agli scalatori rispetto allo scorso anno per la scelta di togliere dal percorso la tappa a cronometro. I protagonisti nei primi due giorni di gara saranno i velocisti, ai quali strizza l’occhio in particolare il tracciato della Gradara – Argenta, la tappa d’apertura, ma che potrebbero riuscire a imporsi anche al termine della più movimentata frazione che scatterà da Rossano Veneto per concludersi a Pinzolo, ai piedi delle Dolomiti di Brenta. Da quest’ultimo centro si ripartirà l’indomani alla volta di Santa Caterina Valfurva, primo dei due arrivi in salita (12.1 Km al 4.3%) che i futuri professionisti affronteranno dopo essersi inerpicati sino ai 1855 metri del Passo di Guspessa, ascesa inedita e durissima (10.7 Km all’11.5%) che nulla ha da invidiare al parallelo Mortirolo, del quale si percorrerà subito dopo la discesa verso Grosio (la stessa della tappa dell’Aprica del Giro dei “grandi”). Si rimarrà in Valtellina per la Chiuro – Chiavenna, terza e ultima occasione riservata agli sprinter, poi la corsa osserverà una giornata di riposo trasferendosi in Piemonte per il gran finale. Si ripartirà con la Busca – Peveragno, tappa di montagna disegnata al contrario con l’impegnativa salita al Colle di Valmala (10.9 Km al 7.5%) da affrontare in partenza e poi tanta pianura di raccordo verso il circuito finale, nel quale si dovrà ripetere per tre volte lo strappo del Pilone del Colletto (1300 metri al 4.4%). Nella direzione corretta, invece, si correrà il giorno dopo la seconda delle due tappe “regine” che, dopo la partenza da Boves, si concluderà ai 2480 metri del Colle Fauniera, sedotto e abbandonato dal Giro dei professionisti una ventina d’anni fa e che sarà affrontato dal versante più impegnativo, quello della Val Grana, 21.2 Km al 7.5% per arrivare fino al monumento dedicato a Marco Pantani inaugurato nel 2004, nel decimo anniversario della scomparsa del “Pirata”. L’ultimo atto del Giro Under23 sarà la Cuneo-Pinerolo, nulla a che spartire con il tappone della celebre impresa di Coppi al Giro del 1949 ma nemmeno solita passerella di fine corsa perché il traguardo sarà posto al termine dell’arcigno muro di San Maurizio, mezzo chilometro al 12.2% parente prossimo delle verticali del Giro delle Fiandre anche per la presenza del pavé.

All’ultimo giorno del mese scatterà il Giro d’Italia Donne (30 giugno – 10 luglio), quest’anno disegnato con mano più tenera del solito per invogliare la partecipazione anche alle cicliste che hanno messo nei loro programmi il Tour de France, di ritorno nel calendario dopo ben 13 anni d’assenza e che prenderà il via una ventina di giorni dopo la fine della corsa rosa, una vicinanza che potrebbe venire meno già nel 2023 perché RCS Sport – organizzatore del Giro maschile – vorrebbe chiedere alla federazione di far spostare la corsa ai primi del mese e creare quasi un “unicum” con le due gare. Come nella corsa riservata agli Under23 sarà favorita chi andrà forte in montagna, anche se nel tracciato è stata inserita una cronometro, quasi sicuramente ininfluente perché poco meno di cinque saranno i chilometri che si dovranno percorrere contro il tempo il primo giorno a Cagliari. Dopo altre due tappe in Sardegna (VIllasimius – Tortolì e Cala Gonone – Olbia, entrambe occasioni per le velociste), con un inevitabile giorno di riposo si volerà in continente per ripartire con l’insidiosa frazione collinare di Cesena, nella quale si ricalcherà un tratto della celebre granfondo Nove Colli e in particolare si andrà ad affrontare l’impegnativa salita del Barbotto (4.5 Km all’8.1%).Seguiranno due tappe di trasferimento, la prima totalmente pianeggiante da Carpi a Reggio Emilia, la seconda da Sarnico a Bergamo che prevede di ripercorrere il finale del Giro di Lombardia con la salita in acciottolato della Boccola verso la Città Alta (1200 metri al 7.9%). Tra Lombardia e Trentino si disputeranno le tre tappe decisive, cominciando con quella che da Prevalle condurrà fino al Rifugio Bonardi, presso il Passo Maniva, percorsa un’ascesa finale di una decina di chilometri al 7.9% di pendenza media. Breve ma intensa e concentrata sarà la Rovereto – Aldeno, 92 Km che porteranno le “girine” prima ai 1250 metri del Passo Bordala (14.5 Km al 6.9%) e poi ai 900 metri del Lago di Cei (9.5 Km al 7.1%), raggiunto il quale inizierà la discesa che condurrà al traguardo. Per ultima si disputerà la tappa più impegnativa e, pur non presentando un arrivo in salita particolarmente difficile, la San Michele all’Adige – San Lorenzo Dorsino stimolerà le note delle scalatrici con la presenza del duro Passo Daone, 6 Km al 10.3%, non plus ultra del Giro 2022 per quanto riguarda l’entità delle pendenze. Nulla potrà cambiare nella conclusiva passerella della Abano Terme – Padova, dove torneranno protagonista le ruote veloci.

Visto che ne abbiamo accennato ecco il tracciato del Tour de France Femmes, la cui nuova vita inizierà ufficialmente domenica 24 luglio, nello stesso luogo dove poche ore più tardi si concluderà l’annuale cammino della corsa maschile. Le donne effettueranno così la prima tappa a Parigi sullo storico circuito degli Champs-Élysées, dove la prima maglia gialla sarà vestita da una velocista. Un altro arrivo allo sprint sarà atteso il secondo giorno al termine della Meaux – Provins, il cui finale sarà più impegnativo di quello parigino perché il traguardo sarà posto al termine di una rampa di 600 metri al 4.5%. Interessanti saranno gli ultimi chilometri della Reims-Épernay, nei quali si ripercorrerà il finale della tappa vinta da Julian Alaphilippe al Tour del 2019, con il muro di Mutigny (900 metri al 12.1%) da scavalcare a una quindicina di chilometri dal traguardo, a sua volta preceduto dal più accessibile Mont Bernon (1 Km al 4.6%). Ci sarà anche lo sterrato al Tour femminile e farà la comparsa per la prima volta nella quarta frazione, una tappa collinare tracciata fra Troyes e Bar-sur-Aube, meta alla quale si giungerà dopo aver affrontato una serie di brevi ascese e, soprattutto, aver percorso quasi 15 Km sulle “strade bianche”, suddivisi in quattro settori, il più lungo dei quali caratterizzato anche da una leggera pendenza. Dopo la tappa di Saint-Dié-des-Vosges, la più lunga (175 Km) ma anche una delle meno impegnative, la corsa sbarcherà sulla catena dei Vosgi, protagonista delle ultime tre frazioni. Se la prima di queste avrà un aspetto ancora collinare – traguardo a Rosheim, dove la fuga di giornata potrebbe anticipare la volata del gruppo – nelle due rimanenti si decideranno le sorti della corsa grazie alla presenza di salite storiche come il Col du Platzerwasel (1193 metri, 7.1 Km all’8.3%), il Grand Ballon (1336 metri, 13.5 Km al 6.7%), il Ballon d’Alsace (1173 metri, 8.7 Km al 6.9%) e la Planche des Belles Filles (1140 metri, 7 Km all’8.7%). Le prime due ascese saranno affrontate – assieme al poco noto Petit Ballon (1163 metri, 9.3 Km all’8.1%) – nella Sélestat - Le Markstein, che per la categoria donne costituirà un vero e proprio tappone forte di poco meno di 5000 metri di dislivello, con l’ultima difficoltà da scalare a 7 chilometri e mezzo dal traguardo. L’ultimo giorno si partirà da Lure per raggiungere l’Altopiano delle Belle Figlie (questa la traduzione letterale del toponimo Planche des Belles Filles) che, come nella tappa del Tour dei maschietti disputata due settimane prima, sarà raggiunto percorrendo l’intera ascesa, compresa la ripidissima rampa finale in sterrato dove la pendenza raggiunge un picco del 24%.

Mauro Facoltosi

I SITI WEB DELLA CORSE

Critérium du Dauphiné

www.criterium-du-dauphine.fr/en

Tour de Suisse

www.tourdesuisse.ch

Tour of Slovenie

https://tourofslovenia.si/en

La Route d’Occitanie – La Dépêche du Midi

www.laroutedoccitanie.fr

Adriatica Ionica Race

https://airace.it/

Giro d’Italia Giovani Under23

www.giroditaliau23.it

Giro d’Italia Donne

www.giroditaliadonne.it/it/home

Le Tour Femmes

www.letourfemmes.fr/en

Tour de France

www.letour.fr/en

Laltopiano di Solaison, sede darrivo della tappa regina del Delfinato (www.dronestagr.am)

L'altopiano di Solaison, sede d'arrivo della tappa regina del Delfinato (www.dronestagr.am)

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