HIRT RE DELL’APRICA. MOLTO EQUILIBRIO E POCO CORAGGIO TRA I BIG

maggio 24, 2022
Categoria: News

Ian Hirt ha vinto la tappa regina del Giro d’Italia partecipando ad una fuga che perso pezzi nel corso dei chilometri. Il ceco ha poi gestito molto bene le forze nell’ultima salita ed è riuscito a trionfare. Gli uomini di classifica si sono mossi solo negli ultimi chilometri del Santa Cristina, benché la tappa offrisse diverse occasioni per anticipare gli attacchi, e si sono ritrovati addirittura a sprintare per quattro secondi di abbuono.

La tappa regina ha regalato una grande prova da parte di coloro che si sono battuti per la vittoria di tappa senza risparmiarsi e hanno mandato in scena un grande spettacolo, mentre gli uomini di classifica hanno pensato a controllarsi, benché la generale sia ancora molto corta. I primi quattro si sono addirittura ritrovati a sprintare sul traguardo per racimolare i quattro secondi di abbuono riservati al terzo classificato.
Almeida ha fatto una ottima prova, riuscendo con la sua solita tattica a limitare moltissimo i danni e anche Nibali, pur andato in difficoltà negli ultimi chilometri, è riuscito a mantenere la calma ed a non naufragare, cosa che gli vale la quinta posizione provvisoria in classifica.
I tre scalatori, Carapaz, Hindley e Landa, non sono sembrati in grado di affondare il colpo. Hanno dato delle accelerate, ma non sono arrivate le vere rasoiate e, in ogni caso, le accelerate non hanno avuto seguito, sono state poche e sono durate pochi metri. Se si vuole staccare qualcuno non si può solo aspettare che vada in crisi da solo, bisogna insistere, scattare più volte e dare continuità all’azione. Il fatto che tutto ciò non sia successo fa pensare che siano mancate le energie.
Il posizionamento di una salita come quella di Teglio, con pendenze durissime, subito prima del Santa Cristina invitava certamente a provare l’attacco da lontano, ma il gruppo ha affrontato quella salita con il ritmo, senza alcuna ostilità.
Una tappa di 200 Km con quattro salite dure doveva certamente essere affrontata con maggiore aggressività.
Non si sono, invece, risparmiati coloro che lottavano per la tappa e se le sono date di santa ragione già dai primi chilometri. Tra di loro è stata una corsa ad eliminazione e alla fine Hirt è stato quello che è riuscito a coniugare alla condizione fisica la capacità mentale di gestire correttamente le energie.
I primi ad andare in fuga, subito dopo il via ufficiale, sono stati Nans Peters (AG2R Citroën Team), Pascal Eenkhoorn (Jumbo-Visma), Mathieu van der Poel (Alpecin-Fenix), Thomas De Gendt (Lotto Soudal), Christopher Juul-Jensen (BikeExchange – Jayco) e Mark Cavendish (Quick-Step Alpha Vinyl).
Nella lunghissima salita verso Goletto di Cadino ci sono diversi movimenti e alla fine si forma un nutrito gruppo in avanscoperta, composto da Guillaume Martin (Cofidis), Alejandro Valverde (Movistar), Jan Hirt (Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux), Wilco Kelderman (BORA – hansgrohe), Thymen Arensman (Team DSM), Giulio Ciccone (Trek – Segafredo), Hugh Carthy (EF Education-EasyPost), Lorenzo Fortunato (Eolo-Kometa), Simon Yates (BikeExchange – Jayco), Lennard Kämna (BORA – hansgrohe), Koen Bouwman (Jumbo-Visma), Lorenzo Rota (Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux), Mauri Vansevenant (Quick-Step Alpha Vinyl), Davide Formolo (UAE), Wouter Poels (Bahrain – Victorious), Filippo Zana (Bardiani-CSF-Faizanè), Sylvain Moniquet (Lotto Soudal), Dario Cataldo (Trek – Segafredo) e Christopher Juul-Jensen (BikeExchange – Jayco), oltre ai già citati Peters ed Eenkhoorn.
Cataldo fa un ottimo lavoro per Ciccone, tirando sostanzialmente su tutta la salita, ma il gruppo non sembra intenzionato a concedere un vantaggio significativo, anche perché la presenza di uomini come Martin e Kelderman consiglia prudenza.
Il ritmo di Cataldo fa diverse vittime prima del GPM e, mentre qualcuno riesce a rientrare in discesa, altri vengono ripresi dal gruppo.
Kelderman fora in un punto in cui non può avere l’assistenza dell’ammiraglia e deve affidarsi al cambio ruote, vendendo così raggiunto da Bais, che aveva perso contatto in salita. I due procedendo regolari riescono a riportarsi sulla testa della corsa.
Nel tratto di falsopiano salta l’accordo e si avvantaggiano Alejandro Valverde, Arensman, Kämna, Bouwman, Rota, Christopher Hamilton (Team DSM), Poels e Cataldo, sorprendendo i compagni di avventura.
La Trek decide di fermare Cataldo per aspettare Ciccone, che è rimasto nel gruppetto inseguitore. L’abruzzese riesce a ridurre solo di pochi secondi lo svantaggio e a questo punto, sulle rampe del Mortirolo, Ciccone, Carthy e Hirt che di rientrare sui battistrada. Ma Ciccone non ha le energie e, proprio quando aveva i battistrada a vista, cede mentre gli altri due riescono a riportarsi sul gruppo di testa.
Nel frattempo, nel tratto di falsopiano che precedeva il Mortirolo il gruppo si era rilassato e il vantaggio era arrivato a superare i cinque minuti. Lungo la salita Nibali mette la squadra davanti e il gruppo maglia rosa comincia a perdere pezzi, ma non a guadagnare sui battistrada. Inizia a farsi strada l’idea che qualche componente della fuga possa andare all’arrivo.
Nella discesa Pozzovivo finisce in terra e dovrà faticare molto per rientrare, un dispendio di energie che gli presenterà il conto sulle rampe del Santa Cristina.
Nibali, nel tratto tecnico, si avvantaggia sugli altri. Più che a un vero e proprio attacco, il vantaggio accumulato sembra essere stato determinato da una migliore attitudine alla discesa e alla scelta delle traiettorie da parte del siciliano, anche perché obiettivamente non era possibile andare da solo a riprendere i vari gruppetti davanti, che avevano ancora un buon vantaggio. Al termine del tratto tecnico, infatti, rientrano un po’ tutti sul siciliano.
Ciccone attende gli altri componenti del gruppetto inseguitore – ossia Hamilton, Fortunato, Kelderman, Martin, Vansevenant e Yates – che non erano riusciti a seguire il terzetto che l’abruzzese aveva in un primo tempo formato con Hirt e Carthy. Così si riforma un gruppo di contrattaccanti che, però, continua a perdere terreno rispetto agli uomini in testa alla corsa.
Nella salita verso Teglio Bouwman si rialza e, dopo aver intascato l’abbuono del traguardo volante, si lascia riprendere dal gruppo. Anche il gruppetto degli inseguitori di Ciccone molla, dopo aver capito che davanti ne hanno di più.
Dopo la discesa da Teglio, è Kamna a provare l’azione solitaria, la sua pedalata è buona e il vantaggio arriva molto vicino al minuto. Dietro il gruppo maglia rosa si assottiglia sempre di più, mentre la Bahrain prende in mano le operazioni d’inseguimento e il distacco continua a diminuire.
Quando si lascia la strada dell’Aprica per prendere il tratto finale del Santa Cristina, nel gruppo maglia rosa ci sono Richard Carapaz ( NEOS Grenadiers), Jai Hindley (BORA – hansgrohe), João Almeida (UAE), Mikel Landa (Bahrain – Victorious), Domenico Pozzovivo (Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux), Pello Bilbao (Bahrain – Victorious), Vincenzo Nibali (Astana), Santiago Buitrago (Bahrain – Victorious), Pavel Sivakov (INEOS Grenadiers), Richie Porte (INEOS Grenadiers) e Poels.
Davanti prima Arensman e poi Hirt accelerano per inseguire Kamna, che comincia ad accusare la fatica. Appena raggiunto il corridore della Bora Aresman riparte a tutta, ma Hirt non si fa sorprendere e continua con il ritmo, sino a staccare Aresman che aveva esagerato.
Dietro, terminato il lavoro della Bahrain, Landa prova ad accelerare, ma non imprime un vero cambio di ritmo e non dà la classica rasoiata da scalatore. Con lui rimangono agevolmente Hindley e Carapaz, mentre Nibali e Almeida restano leggermente staccati.
Il portoghese, con la sua solita tattica, riesce ad andare in progressione e a non perdere il contatto visivo, mentre Nibali sale di testa e di esperienza, ma il fisico non ̬ quello dei giorni migliori. La difesa ̬ comunque buona, ma il ritmo di Almeida Рche ̬ regolare ma sempre a crescere Р̬ eccessivo per il siciliano.
I tre davanti sembrano temersi e, nonostante Hindley provi un paio di accelerate, non viene data continuità all’azione e il terzetto scollina compatto, mentre Hirt – che ha ormai staccato Aresman – ha qualche problema su una discesa che si presenta leggermente bagnata a causa della pioggia che comincia a cadere sulla corsa.
Hirt, nonostante i rischi, riesce comunque a cavarsela ed a vincere la tappa, mentre Aresman – giunto a pochi secondi – sembra piuttosto contrariato per la sconfitta.
Dietro, insieme al terzetto dei big, c’è anche Valverde, da poco ripreso. La volata che vale il terzo posto è affare tra il primo ed il secondo della classifica generale, con quest’ultimo che, riuscendo a vincere lo sprint, si porta a soli tre secondi dalla maglia rosa. Almeida perde solo 14 secondi, riuscendo a mantenere la terza posizione per 15 secondi su Landa. Quinto è Nibali, che ha 3 minuti e 40 secondi di ritardo.
Stando così le cose il Giro sembra ormai affare per i primi quattro.
Landa dovrebbe essere più spregiudicato, lui è sempre stato uomo adatto ad attaccare da lontano ed è anche il meno attrezzato in caso di distacchi minimi nella cronometro finale.
Il Santa Cristina è una salita su cui si può far male se si è fatta corsa dura prima e se si va su decisi. Del resto chi ha buona memoria ricorda che Pantani inflisse un distacco di 3 minuti e mezzo a Indurain in soli quattro chilometri di salita proprio grazie al fatto che aveva fatto corsa dura sin dal Mortirolo.
Ora, è vero che Pantani è stato un fuoriclasse e ha corso in un’altra epoca, tuttavia Landa non ha molte alternative se vuole cercare di vincere il Giro e non può certo aspettare che Carapaz, Hindley e Almeida vadano in crisi.
Hindley ha dimostrato di tenere sulle tre settimane, ma ha anche già perso un Giro in una breve cronometro finale e siamo certi che non voglia ripetere l’esperienza.
Carapaz, dal canto suo, non può dormire sonni tranquilli con Hindley a tre secondi, senza dimenticare che Almeida è un cronoman, anche se i 17 chilometri a disposizione l’ultimo giorno a Verona sembrano pochi per recuperare un gap che, anche se di poco, potrebbe aumentare nelle prossime tappe.
Insomma tutto rimandato.
La speranza è che, nelle prossime giornate, i big tentino di inventarsi qualcosa e che il drittone che da Malga Ciapela porta ai piedi della Marmolada con pendenze terribili sia solo l’ultimo teatro di una sfida che non è tuttavia ancora entrata nel vivo.

Benedetto Ciccarone

La vittoria del ceco Hirt allAprica (foto Michael Steele/Getty Images)

La vittoria del ceco Hirt all'Aprica (foto Michael Steele/Getty Images)

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