MARTIN DA SOLO A SEGA DI ALA, TANTE CRISI E CLASSIFICA CHE SCRICCHIOLA

maggio 26, 2021
Categoria: News

Daniel Martin, al termine della giornata in fuga, resiste al ritorno degli uomini di classifica. Bernal passa un brutto quarto d’ora, ma si salva, molti uomini di classifica in crisi, Almeida in grande spolvero sta pagando la crisi di Sestola. Ciccone fuori classifica per i postumi di una caduta.

Fino a metà dell’ultima salita, si era avuto il timore che non sarebbe successo nulla, sembravano tutti timorosi e si aveva l’impressione che il ritmo Ineos non permettesse attacchi.
Simone Yates ha provato l’allungo nel tratto più duro della salita verso Sega di Ala e Bernal sembrava rispondere molto bene ma, a seguito di 3 o 4 accelerate, la maglia rosa si è accartocciata sulla bici ed ha cominciato a perdere terreno.
C’è stato un momento in cui il capoclassifica era quasi fermo sulle durissime pendenze, poi però si è ripreso ed è riuscito a contenere il distacco al di sotto del minuto da Yates che, all’ultimo chilometro, è andato anch’egli un po’ in difficoltà.
Ottimo Almeida che, non solo ha retto agli attacchi di Yates, ma è addirittura riuscito a staccarlo nel finale. Peccato che il portoghese abbia pagato un prezzo salatissimo a Sestola perché, vedendo il suo stato attuale di condizione, si può pensare che, grazie alla sue doti a cronometro, avrebbe potuto competere sino alla fine per la vittoria finale.
Caruso ha retto molto bene, è andato su regolare ed è riuscito a raggiungere Bernal nel momento della sua crisi, purtroppo non è riuscito a staccarlo ed alla fine gli ha fatto un po’ da gregario, ma doveva anche lui difendersi dagli attacchi di Yates.
Grave crisi per tutti gli altri uomini di classifica. Ciccone, investito da corridori caduti alle sue spalle, ha avuto prima un problema alla bici in un punto in cui le ammiraglie erano lontane, poi dopo l’inseguimento andato a buon fine, è andato in crisi sulle prime rampe della salita finale ed all’arrivo si è saputo che ha riportato conseguenza alla schiena da valutare, come da valutare sono anche le condizioni di Nibali, anche lui coinvolto nella caduta, che al traguardo non muoveva il braccio destro.
Grave crisi per tutti gli altri big: Carthy, Vlasov, Bardet giungono tutti con forti ritardi.
Yates conquista il podio ma, come ha detto il suo direttore sportivo, egli punta al primo posto e pertanto dovrà inventarsi qualcosa che non sia un attacco a 3 Km dall’arrivo, perché si tratta di recuperare oltre 3 minuti e di mettersi al riparo anche in vista della cronometro finale.
Servirà una azione da lontano da grosso distacco e visto ciò che rimane, essa è possibile solo nella penultima tappa.
Ovviamente, sull’Alpe di Mera, le pendenze sono superiori, ma in quella tappa, vista anche l’espunzione del Mottarone dal percorso, non è possibile impostare un attacco da grosso distacco.
Bernal infatti, alla fine si è salvato grazie a Martinez ed anche un po’ a Caruso.
Dopo il momento più difficile, la maglia rosa ha stretto i denti ed ha contenuto il distacco.
Ad un certo punto, Bernal era quasi fermo, se avesse proseguito a quel ritmo sarebbe arrivato al traguardo con un distacco ben oltre i due minuti e la sua maglia rosa sarebbe davvero a rischio, mentre ora può comunque contare su un cospicuo vantaggio.
La mente va ovviamente al 2018, quando Yates cedette qualcosina a Partonevoso per poi crollare il giorno dopo nel tappone con il Colle delle Finestre.
Questa volta Bernal ha dalla sua il fatto che domani ci sarà una tappa per recuperare, da Rovereto a Stradella, ma attenzione ai dentelli nel finale perché a questo punto tutto fa brodo.
Per quel che riguarda la tappa, Daniel Martin che sull’ultima salita si era liberato della compagnia di tutti i suoi amici fuggitivi, è riuscito a resistere alla bagarre scoppiata dietro. Ha fatto un gran numero perché negli ultimi chilometri, nonostante fosse in fuga dal mattino, ha sostanzialmente mantenuto invariato il suo vantaggio su Yates e solo Almeida è riuscito a rosicchiare qualcosa nel finale arrivando con soli 13 secondi di ritardo.
L’atteggiamento di Yates che ha messo la squadra davanti per molti chilometri ha fatto subito pensare che egli avesse in animo anche di tentare la vittoria di tappa che ancora gli manca in questo Giro.
Vlasov sembra invece avere grossi problemi a capire il suo reale stato di condizione visto che, poco prima di staccarsi, aveva messo Felline a tirare in testa al gruppo.
In ogni caso, un’altra volta a sgretolare il gruppo è stato il ritmo degli Ineos e soprattutto quello di Castroviejo che ha ridotto il plotone della maglia rosa ad uno sparuto drappello di unità con una spietata selezione da dietro. Questo conferma la solidità del team di Bernal che è stato accompagnato sino al traguardo da un Martinez che ha dato l’impressione di poter seguire Yates e che, nonostante tutto, è ancora in classifica al settimo posto con un solo minuto di ritardo dal quarto in cui c’è un Vlasov che in salita non è in grado di reggere il ritmo dei migliori.
La prima ora di corsa è stata affrontata ad oltre 54 di media, complice la lunga discesa dalla Val di Fassa prima e dalla Val di Fiemme poi, questo ha impedito ai vari attacchi di prendere il largo ma, sulla prima salita, riesce a formarsi un drappello di corridori dal quale alla fine prende corpo una fuga con 20 uomini: Jan HIRT, Andrea PASQUALON e Quinten HERMANS (Intermarché-Wanty-Gobert); James KNOX e Pieter SERRY (Deceuninck Quick Step); Alessandro COVI e Valerio CONTI (UAE Emirates); Simone RAVANELLI (Androni Giocattoli Sidermec); Antonio PEDRERO e Matteo JORGENSON (Movistar); Giovanni CARBONI (Bardiani CSF Faizanè); Felix GROßSCHARTNER (Bora Hansgrohe); Geoffrey BOUCHARD (AG2R Citroën);Gianni MOSCON (Ineos Grenadiers);Matteo BADILATTI (Groupama-FDJ); Dries DE BONDT (Alpecin Fenix); Jacopo MOSCA (Trek Segafredo); Edward RAVASI (Eolo Kometa); Luis León SÁNCHEZ (Astana); Daniel MARTIN (Israel).
Il gruppo lascia agli attaccanti un margine superiore ai 5 minuti, finché in testa non si portano gli uomini di Adam Yates.
Sulla salita verso Passo San Valentino, sia il gruppo maglia rosa che il gruppo dei battistrada si assottigliano notevolmente. Tra i fuggitivi, scollinano in testa in quattro Pedrero, Daniel Martin e Moscon, preceduti dalla maglia azzurra Bouchard che si era staccato, ma è riuscito a rientrare ai -2 per disputare lo sprint e guadagnare punti nella speciale classifica che guida.
Nel gruppo maglia rosa invece buona difesa di Evenepoel che benché staccato dalla prime rampe della salita va avanti in progressione e riesce a riaccodarsi al gruppo maglia rosa prima di scollinare.
Nella discesa, c’è da segnalare il rientro di Ravanelli e Carboni sulla testa della corsa, ma la vera notizia è la caduta in gruppo. Risultano coinvolti tra gli altri Nieve, Schultz, Evenepoel, Caruso, Nibali e Ciccone. Non riporta conseguenze Caruso che rientra subito, mentre Ciccone, pur risalito in sella rapidamente, accusa problemi meccanici alla bici, scuote il manubrio e non riesce a scendere in modo fluido. Le ammiraglie non sono a contatto con i corridori e l’abruzzese dovrà aspettare diversi minuti prima di essere raggiunto dall’automobile della squadra dalla quale riceverà un altro mezzo per proseguire la gara.
Evenepoel invece riporta conseguenze più pesanti ma, dopo un intervento dei medici, riesce a ripartire, come del resto anche Nibali.
Ciccone dopo il cambio bici riesce a rientrare in gruppo, sfruttando la scia della lunga coda della ammiraglie.
All’inizio della salita finale, il margine dei 6 di testa è di 2 minuti sul gruppo. La salita è molto dura, è quella di Passo Fittanze già affrontata al Giro del Trentino in passato, ma in questo caso il traguardo sarà a Sega di Ala, un paio di chilometri prima del valico.
Le pendenze arcigne dell’ascesa finale fanno il loro, il drappello dei battostrada si sfalda sotto gli attacchi di Martin che rimane da solo intesta alla corsa, mentre dietro il ritmo degli Ineos tornati in testa, fa molte vittime
I primi a staccarsi sono Vlasov e Ciccone che probabilmente accusa i postumi della caduta ed il peso dell’inseguimento, quindi cedono anche Bardet e Carthy che verrà raggiunto e superato da Vlasov.
La corsa esplode quando attacca Adam Yates, Bernal gli salta sulla ruota con apparente facilità, seguito da Martinez, pochi metri davanti c’è Almeida.
Il portoghese fa un po’ fatica a tenere le accelerazioni di Yates ma riesce sempre a rientrare in progressione. Ad un certo punto, Bernal si stacca e Martinez lo attende, incitandolo vistosamente nei momenti più delicati, mentre Yates e Almeida proseguono nella azione.
Bernal, quasi fermo, viene raggiunto da Caruso, a quel punto stringe i denti e riesce a mantenersi a contatto con il secondo della generale.
Martin resiste al ritorno della coppia Yates Almedia e trionfa, vincendo così una tappa in ognuno dei grandi giri, mentre Almeida parte sotto il triangolo rosso e lascia sul posto Yates che comincia ad essere anche lui provato.
Bernal limita i danni a 52 secondi da Yates e perde solo 3 secondi da Caruso e da un ottimo Ulissi. Lontani tutti gli altri big.
Yates ora ha preso la terza piazza ma, come si diceva all’inizio, ora arriva la parte più difficile. Appurato che Bernal non è inattaccabile, bisognerà inventarsi qualcosa di grande per tentare il ribaltone.

Benedetto Ciccarone

Il momento della crisi di Bernal sulla salita di Sega di Ala (Getty Images Sport)

Il momento della crisi di Bernal sulla salita di Sega di Ala (Getty Images Sport)

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