VUELTA 2021: PIU’ SPAZIO PER VELOCISTI E 9 ARRIVI IN SALITA

febbraio 12, 2021
Categoria: News

Un percorso che ricalca un po’ l’idea generale degli ultimi anni, con 9 arrivi in quota e salite con pendenze impossibili, spesso poste in modo da incoraggiare le sparate degli ultimi chilometri piuttosto che attacchi studiati con una strategia generale. La vera novità sono le 7 frazioni riservate ai velocisti.

Scatterà dall’interno della cattedrale di Burgos l’edizione 2021 della Vuelta a Espana, con una breve cronometro di 7 chilometri. Contro il tempo sarà anche l’ultima frazione, che non si concluderà a Madrid come di consueto ma a Santiago di Compostela, come già accaduto nel 2014.
In generale, il percorso appare nella sostanza seguire la filosofia degli ultimi anni poichè ci sono 9 arrivi in salita e poche tappe nelle quale orchestrare un attacco strutturato, che non si risolva nella sparate sulle pendenze da ribaltamento della salita finale.
La vera novità sono le 7 tappe dedicate ai velocisti, in numero ben maggiore rispetto alle passate edizioni.
Se a questo conteggio aggiungiamo le due cronometro, ci si può rendere conto sin da subito che mancano quelle frazioni di media montagna, collina o comunque varie ed insidiose che nascondono spesso trabocchetti. Un vero peccato perché, come abbiamo sperimentato tante volte al Giro, quelle tappe spesso riservano più sorprese e più battaglia di un arrivo in quota.
Il chilometraggio a cronometro è in linea con gli ultimi anni, ma un po’ scarso, anche se c’è da dire che, per come sono piazzate le salite nelle tappe di montagna, le possibilità di scavare distacchi importanti tra uomini di classifica non sono elevatissime. Resta il fatto che le due cronometro sono piazzate male. Passi che prima e l’ultima tappa siano a cronometro, ma per far sì che fino alla fine possa succedere qualcosa sarebbe stato di gran lunga meglio piazzare una cronometro lunga a metà corsa e fare una crono finale di chilometraggio ridotto. Certamente con il vantaggio che i cronoman avrebbero accumulato con una crono quando le differenze sono ancora marcate, sarebbe stato legittimo aspettarsi azioni da lontano in quelle pochissime frazioni che lo permettono, lasciando comunque al contempo aperta la soluzione alla crono finale, un po’ come avvenuto al Giro quest’anno.
Una sola tappa oltre i 200 Km (circostanza che si commenta da sola) e massima quota ai 1967 metri dell’Alto Collado Venta Luisa, che verrà scalato nel corso della nona tappa con arrivo sull’Alto de Velefique.
Buona la scelta di inserire diverse salite inedite. Tra di esse spicca l’Alto de Gamoneitero, salita di categoria speciale a quota 1770, con pendenze molto severe specialmente negli ultimi 3 km tutti in doppia cifra, con punte del 23%. La tappa che vi giungerà assomiglia in modo davvero impressionante a quelle con l’Angliru e anche in questo caso si scaleranno il Puerto de San Lorenzo e gli “alti” della Cobertoria e del Cordal.
Peccato che, dallo scollinamento della Cobertoria ci siano 50 Km per andare ad attaccare la salita finale, con in mezzo un GPM di seconda categoria. Si profila, così, solo una battaglia a tutta sulle terribili pendenze che caratterizzano gli ultimi chilometri.
Esaurite le considerazioni generali andiamo a vedere le varie tappe.
Come già detto, si parte dall’interno della chiesa cattedrale di Burgos con una cronometro di 8 Km, giusto per iniziare con distacchi minimi. Dopo la seconda tappa che sarà per velocisti, subito un arrivo in quota di prima categoria ai 1500 metri del Picón Blanco, salita cara a Remco Evenepoel che quest’estate salutò tutti su quelle rampe, pochi giorni prima del terribile incidente al Lombardia. Si tratta di una tappa senza altre difficoltà altimetriche, eccetto due facili GPM di terza categoria. Ci sarà certamente bagarre nei chilometri finali, ma prima gli appassionati potranno farsi un sonno.
Le successive due tappe saranno riserva di caccia per i velocisti, mentre la sesta, dopo un percorso pianeggiante, proporrà un classico arrivo stile Vuelta sul muro finale. brevissimo e ripido, dell’Alto de la Montaña de Cullera, dove i distacchi saranno limitatissimi e dove alla Vuelta Valenciana dell’anno scorso si era imposto il futuro vincitore del Tour de France Tadej Pogačar.
La seconda tappa di montagna sarà la settima che, manco a dirlo, prevede l’arrivo in salita all’inedito Balcón de Alicante, ascesa con lunghissimi tratti in doppia cifra e punte del 16%. Prima di affrontare la salita finale sono previsti altri 5 GPM, ma nessuno di essi è in grado di fare selezione, anche perchè il più difficile è il primo, che verrà scalato dopo soli 17 chilometri. Inoltre, le pendenze della salita finale, che misura 10 Km, sconsigliano un attacco da lontano. Si tratta di una tappa in cui si supereranno solo una volta, e di pochissimo, i 1000 metri di quota.
Dopo l’ottava tappa, dedicata ai velocisti, la prima settimana si conclude con uno spauracchio, l’arrivo all’Alto de Velefique, ben noto agli appassionati perchè negli ultimi 17 anni è già stato proposto 5 volte e nel 2009 ospitò anche l’arrivo di una tappa, vinta dal canadese che nel 2012 vincerà il Giro d’Italia, Ryder Hesjedal. A 55 chilometri dal traguardo ci sarà il passaggio alla massima quota della Vuelta 2021, i 1967 metri dell’Alto de Venta Luisa, salita molto lunga (quasi 20 Km) con pendenze molto regolari, anche se verso il finale ci sono dei tratti all’8/9%. Il Velefique, invece, presenta i primi 4 chilometri duri – tra l’8 e il 10% – mentre i successivi sono molto regolari, sempre al 5/6%, e questo potrebbe favorire un attacco nei primi chilometri di salita per staccare i rivali,con l’obbiettivo di incrementare i distacchi nella seconda parte della salita. Se poi qualcuno avesse il coraggio di attaccare dal GPM di Venta Luisa la cosa potrebbe farsi interessante, ma è altamente improbabile che qualcuno azzardi un tentativo del genere alla nona tappa.
La decima frazione ha un finale interessante con il GPM di seconda categoria del Puerto de Almachar, posto a 16 Km dal traguardo di Rincón de la Victoria. C’è la possibilità di tentare la stoccata sulla salita e poi di andare all’arrivo sfruttando la discesa, al termine di una frazione più per cacciatori di tappe che per uomini di classifica. Anche la successiva tappa di Valdepeñas de Jaén prevede un GPM di seconda categoria a soli 8 Km dalla conclusione, al termine di una tappa senza particolari difficoltà, ma ha il traguardo posto in vetta ad un breve ma arcigno muro.
Di nuovo 16 Km per andare all’arrivo dopo l’Alto del 14% (così nelle altimetrie ufficiali), salita di seconda categoria con pendenze intuibili inserita nel finale nella successiva tappa con arrivo a Córdoba. Questa potrebbe essere una tappa interessante anche per gli uomini di classifica, che potrebbero darsi battaglia sulla salita e poi cercare di rimescolare le carte in discesa con attenzione, perché ci sarà anche qualche chilometro di pianura per andare all’arrivo. Un finale aperto ed imprevedibile.
Dopo una tredicesima tappa per velocisti, è previsto un altro arrivo in quota sul Pico Villuercas. Si tratta di una salita di 16 Km con pendenze non elevate (5/6%), che presenta due tratti al 10%, mille metri a metà alita e poi il chilometro finale. Non c’è molto spazio per fare la differenza, anche perché l’unica asperità che potrebbe provocare un primo distacco da incrementare successivamente è posta ad oltre 60 Km dalla conclusione ed il tratto intermedio prima della salita finale favorisce i recuperi e sconsiglia l’azione a lunga gittata. Si prevede, quindi, la sparata nel chilometro finale al 10%.
La quindicesima tappa prevede 4 GPM in rapida successione. La silhouette è attraente e non c’è neppure l’arrivo in quota, ma le salite sono poca cosa. Il Puerto de Mijares, salita di 22 Km piazzata a 38 Km dal traguardo di El Barraco, sembrerebbe l’ideale per inventarsi un attacco serio, ma le pendenze non superano mai il 6% e non c’è spazio per distanziare i big. Il Puerto San Juan de Nava a 5 Km dall’arrivo potrebbe ispirare un tentativo di forza bruta, ma anche in quel caso la cosa appare piuttosto complicata.
La terza settimana si apre con una tappa per velocisti, ma poi iniziano i fuochi d’artificio con una due giorni infernale nelle asturie. La prima delle due frazioni porterà i corridori ai celeberrimi Laghi di Covadonga, uno spettacolo naturale di rara bellezza con vista sui Picos de Europa. La salita è molto dura ed è preceduta da altri due GPM di prima categoria. Il vero problema è che dal penultimo GPM all’attacco della salita finale ci sono 30 Km di nulla, che impediscono una strategia di largo respiro. Va però detto che la salita ai laghi è di quelle sulle quali si può fare la differenza perchè si presta bene alle rasoiate degli scalatori, che devono essere in grado di dare continuità all’azione perché la salita non molla mai eccetto una breve discesa prima dell’ultima rampa. Non è una rampa di garage, le pendenze sono severe ma non estreme e si scatta che è una meraviglia. Salita da scalatori veri, i distacchi si possono fare.
Il giorno successivo è prevista la salita inedita più attesa, l’Altu d’El Gamoniteiru. Ha numeri molto simile all’Angliru, che tra l’altro si trova in linea d’aria a soli 4 Km chilometri da questo monte: chilometraggio, pendenza media e pendenza massima sono, infatti, paragonabili. Misura 15 Km, presenta una pendenza media del 9,79%, una massima al 23% e un solo breve tratto di recupero di un paio di chilometri a metà salita. Per il resto è un continuo stillicidio, non si scende mai sotto il 10% e ci sono continui tratti in cui l’inclinazione aumenta. Come la più classica delle tappe del vicino Angliru, è preceduto dai GPM dell’alto de San Lorenzo e dell’Alto de la Cobertoria, oltre al meno ostico Alto del Cordal. Ma, come ci ha insegnato la storia, in quelle tappe la corsa si fa solo sulla durissima salita finale, perché la paura di rimanere senza benzina sulle pendenze estreme è enorme, oltre al fatto che il Cordal non è proprio la salita sulla quale tentare un attacco e che la Cobertoria è un po’ troppo lontana dal finale ed è seguita da lungo tratto pianeggiante. L’ascesa finale è comunque di quelle che fanno male, i distacchi s faranno più per selezione naturale che per veri e propri allunghi, visto che le pendenze sono molto elevate.
C’è da dire che, come accaduto anche l’anno scorso, i tapponi finiscono presto perchè a questo punto mancano ancora tre tappe alla fine e le montagne sono finite.
La diciannovesima tappa è per velocisti, mentre la ventesima prevede diversi GPM a quote collinari, una tappa più adatta alle prime fasi di un GT che al finale. La frazione, che poteva essere interessante per la presenza di continui saliscendi, è rovinata dall’arrivo in salita al Castro de Herville (Mos), che impedirà di tentare il colpo a sorpresa e favorirà l’allungo finale.
I cronoman, dopo una corsa sulla difensiva, avranno il loro terreno solo nell’ultima tappa di Santiago di Compostela, nella quale le energie saranno al lumicino e le differenze tra specialisti e non si assottigliano notevolmente.
Insomma una corsa che desta sempre molte perplessità, moltissimi arrivi in salita, salite anche varie con diversi tipi di pendenze, ma tappe di montagna con un disegno che non convince. Quasi nessuna presenta un tracciato che invita a tentare l’impresa e si rischia di vivere dello scatto dell’ultimo chilometro in molte tappe.
I chilometraggi sono come al solito ridotti e solo una tappa supera (e di pochissimo) i duecento chilometri.
Non resta che attendere il via (oggettivamente spettacolare) e sperare che l’analisi qui proposta sia clamorosamente smentita dai fatti.

Benedetto Ciccarone

In sella verso la cima del Gamoniteiru (www.canalciclismo.com)

In sella verso la cima del Gamoniteiru (www.canalciclismo.com)

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