SHOW DELLA PREMIATA DITTA KWIATKOWSKI & CARAPAZ

settembre 17, 2020
Categoria: News

I due alfieri principali di Bernal salvano il Tour della Ineos con una impresa davvero straordinaria. Carapaz, al terzo giorno di fila di prestazioni maiuscole, e Kwiatkowski, che ha tirato per moltissimi chilometri, hanno fatto fuori tutti gli altri fuggitivi e sono arrivati appaiati sul traguardo, lasciando decidere al caso (?) la vittoria. Carapaz ha anche conquistato meritatamente la maglia a pois.

Tappa meravigliosa, non certo per merito degli uomini di classifica, che si sono limitati a controllarsi anche nel giorno più duro, quello in cui tentare un vero attacco che in questo Tour non c’è mai stato.
Il merito è stato dei due uomini Ineos che erano venuti al Tour per supportare Egan Bernal.
L’impresa confezionata da Richard Carapaz e Michał Kwiatkowski (Ineos Grenadiers) è la prova lampante del fatto che oggi ci siano squadre che mettono uomini di primo piano a fare i gregari e questa è cosa che toglie moltissimo sale al ciclismo.
In questo Tour due recenti vincitori del Giro d’Italia, quali Richard Carapaz (Ineos Grenadiers) e Tom Dumoulin (Jumbo Visma), che alla Corsa Rosa avevano battuto uomini del calibro di Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo), Primož Roglič (Jumbo Visma) e Nairo Quintana (Arkéa-Samsic), si sono presentati nelle vesti di gregari rispettivamente di Bernal e Roglič. Abbiamo anche visto le doti di corridori come Sepp Kuss, che certamente poteva giocarsela in classifica generale se fosse partito con i gradi di capitano. Tra l’altro, Dumoulin sarebbe stato molto più a suo agio al Giro, che prevede molti più chilometri contro il tempo, e Carapaz si era preparato proprio per la Corsa Rosa, con la conseguenza che questa scelta ha probabilmente tolto importanti competitor al Giro che quest’anno, a causa della pandemia, inizierà due settimane dopo la fine del Tour.
Le squadre economicamente più forti con questo atteggiamento aggressivo rovinano il ciclismo, non tanto perché presentano una squadra forte ma perché diminuiscono la concorrenza.
Del resto se un leader non va, la squadra, per quanto forte, non può far nulla per salvarlo e questa cosa si è vista con Bernal. Tuttavia Carapaz, che aveva vinto il Giro lo scorso anno, non ha potuto curare la classifica generale e probabilmente non sarebbe andata comunque bene, dato che l’ecuadoregno aveva focalizzato la preparazione sul Giro e quindi è entrato in forma solo ora; certo è che ha passato tre giorni ad attaccare a testa bassa facendo danni non indifferenti e dimostrando che chi vince il Giro è un corridore di razza e non una macchietta.
Prima di passare alla cronaca, va osservato come la decisione di ieri di assegnare il numero rosso a Julian Alaphilippe (Deceuninck-Quick Step) appare scellerata e sciovinista. Il transalpino è andato in fuga insieme ad altri, poi ha provato uno scatta velleitario solo per mettersi in mostra e poi cedere subito, mentre Carapaz ha continuato a combattere strenuamente da solo e non si è rialzato nemmeno quando aveva pochissimi secondi di vantaggio Anche se Carapaz aveva già preso il numero rosso il giorno prima, avrebbe meritato la conferma perché è stato proprio il suo spirito combattivo ad indurre l’ecuadoregno a continuare a tutta, pur quando era evidente che la vittoria di tappa si era fatta una chimera.
Giusta, invece, la decisione odierna di assegnare il numero rosso ad Marc Hirschi (Sunweb) che, caduto in discesa, ha fatto chilometri e chilometri da solo all’inseguimento nel disperato tentativo (non riuscito) di rientrare. Il forte corridore svizzero ha così dimostrato la tenacia e lo spirito combattivo che lo contraddistinguono.
Anche oggi la partenza è stata molto veloce e quasi subito si è formato un folto gruppo con oltre trenta uomini in testa. Tra questi c’erano anche Sam Bennet (Deceuninck – Quick Step), Matteo Trentin (CCC) e Peter Sagan (Bora – Hansgrohe), interessati solo a sprintare al traguardo volante posto dopo 15 chilometri di gara e al quale transitano nell’ordine. Quando anche Guillame Martin (Cofidis, Solutions Crédits) tenta di entrare in fuga il gruppo reagisce e la situazione si rimescola, con corridori che perdono contatto ed altri che tentano di uscire. Così un ottimo Damiano Caruso (Bahrain – McLaren), che era rimasto staccato, riesce a riportarsi da solo sulla testa della corsa.
Sul Cormet de Roselend l’unica emozione è lo sprint per il GPM vinto da Hirschi su Carapaz, ma poi i due tirano dritto in discesa. Kwiatkowski, Nicolas Edet (Cofidis, Solutions Crédits) e Pello Bilbao (Bahrain – McLaren) mangiano la foglia e rientrano sui due, mentre gli altri restano nelle retrovie, perdendo l’attimo buono, e non riusciranno più a rientrare.
Sul Col de Saisies i battistrada guadagnano sia sui contrattaccanti, sia sul gruppo ed ancora una volta lo sprint del GPM è vinto dallo svizzero, mentre Edet perde contatto.
Nella discesa Hirschi , che pure è un discreto discesista, piega troppo la bicicletta che gli va via, facendolo ruzzolare al suolo.
Lo svizzero non tarda a risalire in sella, ma davanti ovviamente vanno a tutta per liberarsi di un bruttissimo cliente in chiave vittoria di tappa. Hirschi, infatti, non solo è il più veloce del gruppetto, ma anche un uomo difficile da staccare in salita. Se il ritardo cresce nel corso della discesa, esso cala improvvisamente nei primi chilometri della salita verso il Col des Aravis, tanto che si ha per qualche chilometro l’impressione che Hirschi possa rientrare. Tuttavia quando il ritardo dell’elvetico è solo di 25 secondi un deciso cambio di passo di Carapaz fa salire nuovamente il distacco, che non sarà più annullato.
Dietro, nel frattempo, sia i contrattaccanti, sia il gruppo continuano a perdere poco alla volta ma costantemente. Bilbao ovviamene non tira un metro, ma sulle rampe della salita più dura di giornata, il Plateau de Glières, i due Ineos mettono in croce il malcapitato spagnolo, che deve cedere non riuscendo a tenere il ritmo.
A questo punto per i due magnifici corridori della Ineos la tappa si trasforma in una cavalcata trionfale verso il traguardo, mentre dietro Mikel Landa (Bahrain – McLaren) prova un allungo che, però, non riesce a scavare un distacco apprezzabile. Gli altri uomini di classifica non sembrano avere le energie per provarci, ma il ritmo elevato causa il distacco di Adam Yates (Mitchelton-Scott) e Rigoberto Urán (EF Pro Cycling) sulle pendenze più arcigne.
Nel tratto di sterrato fora Richie Porte (Trek – Segafredo), che perde circa 30 secondi. Davanti Landa, che avrebbe interesse a distanziare Porte per superarlo in generale, non trova grande collaborazione se non quella timida di Enric Mas (Movistar) e poi quella del compagno di squadra Bilbao, fermato proprio con questo scopo.
L’australiano viene, però, principalmente aiutato dai gregari di Roglič, probabilmente desiderosi di rientrare sul capitano per aiutarlo in caso di imprevisti. In effetti, Wout van Aert (Jumbo Visma) andrà a sprintare sul traguardo per togliere la possibilità a Tadej Pogačar (UAE-Team Emirates) di raggranellare i quattro secondi di abbuono del terzo posto.
Il finale è una lunga passerella per i due grandi protagonisti di giornata, che tagliano il traguardo abbracciati.
Pur non essendoci volate è necessario il fotofinish per assegnare la vittoria di tappa a Kwiatowski, mentre Carapaz si “consola” con la conquista della maglia a pois a Carapaz, vestita con soli due punti di vantaggio su Pogačar.
Bella e ben disegnata la tappa di oggi, con salite in sequenza, ma l’atteggiamento dei big non è stato all’altezza del percorso, probabilmente per mancanza di energie.
Ci hanno però pensato Carapaz e Kwiatkowski a regalare agli appassionati un grandissimo spettacolo. Il Col dei Saisies e il Cormet de Roselend avevano già visto nel 1992 un’impresa indimenticabile di Claudio Chiappucci, che era andato a vincere al Sestriere dopo 125 chilometri di fuga solitaria.
Domani tappa nervosa adatta alle fughe prima della cronometro che stabilirà i verdetti definitivi.

Benedetto Ciccarone

Kwiatkowski e Carapaz si abbracciano sul traguardo dellultima tappa di montagna del Tour 2020 (Getty Images Sport)

Kwiatkowski e Carapaz si abbracciano sul traguardo dell'ultima tappa di montagna del Tour 2020 (Getty Images Sport)

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