BATTI UN CINQUE – 1972, IL QUARTO TOUR DI MERCKX

luglio 10, 2020
Categoria: News

Nel 1972 Merckx vince il suo quarto Tour di fila e porta a casa la sua seconda doppieta con la Corsa Rosa. Non palesa più le difficoltà che avevano rischiato di fargli perdere il Tour dell’anno prima e, anzi, s’impone al Giro alla vecchia maniera. Il Tour, invece, dimostra che comunque qualcosa s’è inceppato nel meccanismo del belga, perché faticherà a staccare i rivali in salita e non lo vedremo più esibirsi nelle sue leggendarie imprese da lontano.

Al debutto della stagione 1972 c’è molto attesa tra gli appassionati.

Dopo il Tour del 1971, nel quale Eddy Merckx aveva faticato come mai si era visto in salita, il belga si era imposto al mondiale di Mendrisio e al Giro di Lombardia, ma c’erano comunque ancora incertezze sulla sua tenuta nelle grandi corse a tappe. Sarà ritornato il corridore indistruttibile visto tra il 1969 e il 1970? Anche il belga, probabilmente, si sta ponendo la stessa domanda e intanto annuncia la sua intenzione di tornare a correre sia il Giro, sia il Tour, preceduti da una primavera che lo vede fare incetta di classiche (Sanremo, Brabante, Liegi e Freccia). Al Giro dimostra che i momentacci vissuti all’ultimo Tour sono passati perché le prende dallo spagnolo Josè Manuel Fuente solo nella tappa del Blockhaus ma poi riesce a dare due colpi dei suoi nelle tappe di Catanzaro, dello Jafferau e di Livigno e, pur senza le imprese leggendarie che lo avevano fatto diventare un mito, s’impone in classifica precedendo di 5’30” Fuente e di 10’39” un altro spagnolo, Francisco Galdós.

Intercorrono solo venti giorni tra la fine del Giro e l’inizio del Tour, al cui via Merckx si trova di fronte avversari decisamente agguerriti, che sperano ancorsa che il belga incappi in qualche giornata storta. Il più motivato di tutti è Luis Ocaña, che ha un conto aperto con la sfortuna. Non meno battagliero è il suo connazionale Lucien Van Impe, che l’anno prima aveva sfruttato tutte le occasioni utili nel tentativo di portargli via quella maglia gialla che aveva vestito solo grazie al ritiro dello sfortunato scalatore spagnolo. Anche Zoetemelk è della partita mentre i francesi tornano a tifare per il 34enne Poulidor, assente nel 1971, che dovrà spartirsi gli applausi con il giovane Bernard Thévenet e con Cyrille Guimard, che indosserà per una settimana la maglia gialla. L’Italia torna, invece, a proporre come antagonista del belga Felice Gimondi – reduce da un Giro fallimentare, chiuso in ottava posizione con 14 minuti di ritardo – il quale alla fine si rivelerà essere il rivale che arriverà più vicino al “cannibale”.

La partenza viene data da Angers dove Merckx inizia il Tour in bellezza imponendosi nel cronoprologo – che vince ininterrottamente dal 1970 – con 11” sul suo compagno di squadra Roger Swerts, 12” su Poulidor, 13” su Zoetemelk, 15” su Ocaña, 19” su Guimard, 24” su Gimondi, 26” su Thévenet e 41” su Van Impe.

Dovrà lasciare subito la maglia gialla il belga, al termine di una scomposta volata che sulla pista del velodromo di Saint-Brieuc vede imporsi Guimard sul britannico Michael Wright, accusato da Merckx di averlo danneggiato durante lo sprint, nel quale il capo della classifica si era lanciato per impedire che il francese vincesse e acquisisse l’abbuono con il quale gli avrebbe portato via la maglia gialla. Il britannico aveva effettivamente alzato un braccio, costringendolo ad allargare, ma la giura respinge il reclamo al mittente, che si vede spodestato per sette secondi delle insegne del primato. Diventeranno nove il giorno successivo, quando Guimard s’imporrà nel “point-chaud” (letteralmente “punto caldo”, come venivano un tempo chiamati i traguardi volanti ad abbuoni) previsto lungo il tracciato della tappa di La Baule, terminata con il successo allo sprint del belga Rik Van Linden.

Ci sarà una sola vittoria italiana in questa edizione del Tour e a coglierla è il parmense Ercole Gualazzini, andato in fuga assieme ad altri sei corridori a 22 Km dal traguardo di Saint-Jean-de-Monts, dove ha la meglio sui belgi Noël Van Clooster e Herman Beysens. Il giorno stesso, il pomeriggio, la carovana della Grande Boucle si sposta nella vicina stazione balneare di Merlin-Plage, sulle cui strade va in scena una breve cronosquadre che consente a Merckx di riprendersi la maglia gialla dopo aver staccato di 3’14” la Gan-Mercier di Guimard, anche se per la classifica si conteggiano gli abbuoni e così il francese si ritrova ad avere solo 11 secondi di ritardo in graduatoria, scendendo in seconda posizione.

I due giorni in giallo hanno, però, ingolosito Guimard che vuole immediatamente riprovarne l’ebbrezza e così l’indomani si ributta nella caccia agli abbuoni. Si piazza secondo nel “point-chaud” previsto dopo 41 Km (conquistato da Gualazzini), vince quello situato 40 Km più avanti e poi completa l’opera imponendosi nella volata più sostanziosa, quella sul traguardo finale di Royan che lo vede precedere i belgi Ronny Van Marcke e Frans Verbeeck e riportarsi in vetta alla classifica con 19” su Merckx. Il belga, però, ha molte ragioni per essere felice perché oggi il vento ha spezzato il gruppo e ha fatto perdere tempo preziosi a tre dei suoi avversari pù quotati, Van Impe, Poulidor e Zoetemelk, giunti al traguardo con tre minuti di ritardo. E, Guimard a parte, fin d’ora il “cannibale” guarda già dall’alto al basso i suoi rivali e prima ancora che inizino le montagne ha 34” su Ocaña, 40” su Thévenet, 48” su Gimondi, 3’37” su Zoetemelk, 3’44” su Poulidor e 4’13” su Van Impe.

Intanto il tracciato propone al belga un’altra occasione per riportarsi al vertice della classifica perché a Bordeaux, dopo una prima semitappa vinta dal belga Walter Godefroot nella quale Guimard ha aumentato a 33” il suo vantaggio grazie agli abbuoni, è in programma una terza prova contro il tempo. Sul suo terreno di caccia prediletto il belga detta legge come suo solito e, come nel prologo, precede il suo compagno di squadra Swerts (staccato di soli due secondi), mentre Guimard è sesto a 24” e riesce a tenersi sulle spalle la maglia gialla per nove secondi. E gli altri favoriti ancora perdono terreno con Ocaña 3° a 15”, Poulidor 4° a 20”, Thévenet 8° a 32”, Gimondi 10° a 41”, Zoetemelk 12° a 49” e Van Impe unico tra i big a superare il minuto di ritardo (39° a 1’20”).

Dopo la tappa di Bayonne, vinta dall’olandese Leo Duyndam sul veronese Luigi Castelletti (mentre Guimard continua la caccia agli abbuoni “catturando” altri tre secondi), il Tour osserva la prima giornata di riposo alla vigilia delle frazioni pirenaiche. La prima presenta la sola ascesa all’Aubisque a una settantina di chilometri da Pau, dove si presenta a giocarsi il successo un gruppetto di sei corridori, selezionato anche dalla pioggia che ha accompagnato la corsa sin dalla partenza. In quel plotoncino ci sono il sorprendente Guimard, che l’anno prima aveva comunque terminato il Tour in settima posizione, Merckx, Poulidor, Gimondi, Zoetemelk e, unico sconosciuto in mezzo a cotante celebrità, il francese Yves Hézard, che si prende il lusso di prevalere allo sprint su questi campioni. Il primo dei battuti è Ocaña, che taglia il traguardo con quasi due minuti di ritardo dopo aver prima forato nella discesa dell’Aubisque e poi esser caduto nel corso della medesima: ha tanta rabbia in corpo lo spagnolo, non solo per l’ennesimo tributo che ha dovuto pagare alla sfortuna, e ancora sui Pirenei, ma anche perché è offeso con i primi arrivati al traguardo, che l’avevano attaccato proprio nel momento della foratura. Più staccati giungono Van Impe (5’03”) e Thévenet (6’32”), con quest’ultimo che taglia il traguardo dolorante dopo esser stato coinvolto nella medesima caduta di Ocaña: per il francese sarà necessario l’immediato ricovero in ospedale, dove gli viene riscontrata una leggera commozione cerebrale, lieve al punto che gli sarà consentito di continuare il Tour.

Si corre a questo punto il primo dei due tapponi previsti dall’edizione 1972, non lungo ma infarcito di difficoltà perchè nei 163 Km da percorrere in direzione di Luchon si devono affrontare il Tourmalet, l’Aspin e il Peyresourde. È la prima vera occasione che Merckx ha per dimostrare di essere in forma in salita e il “cannibale” risponde presente, anche se è evidente che non sembra più in grado di mordere come un tempo. Non riesce a staccare gli avversari come al solito e a Luchon vince in volata precedendo Van Impe, mentre Ocaña è terzo a 8”. Ci sono comunque corridori di punta che pagano distacchi importanti dal belga, come i 2′15″ perduti da Zoetemelk e Poulidor, o i 2’44” accusati al traguardo da Gimondi, Thévenet – che non sembra accusare più di tanto il trauma cranico del giorno prima – e Guimard, che dà l’addio alla maglia gialla. Terminati i Pirenei Merckx è, infatti, tornato al vertice della classifica con 2′33″ sull’ex leader della corsa, 2’48” su Ocaña, 4’15” su Gimondi, 6’21” su Poulidor, 6’43” su Zoetemelk, 10’30” su Thévenet e 10’39”.

Due tappe interlocutorie fanno da separazione tra Alpi e Pirenei e la prima di queste porta altro denaro in casa Molteni grazie alla vittoria del belga Jos Huysmans, in fuga con altri nove corridori in una giornata che riserva anche un risvolto negativo per il suo capitano. Tutta colpa di un “deficiente” che a una trentina di chilometri dall’arrivo si era sistemato a bordo strada armato di un sasso da scagliare al passaggio di Merckx, riuscendo a colpirlo a un braccio e fortunatamente senza provocare conseguenze alla maglia gialla.

Dopo la tappa della Grande-Motte – caratterizzata da un paio di cadute di Merckx e dal successo del belga Willy Teirlinck, partito secco a 2 Km dal traguardo e riuscito a resistere per tre secondi al recupero del gruppo – si disputa la temuta tappa del Mont Ventoux, anche se per la prima e unica volta nella storia non si salirà dal tremendo versante di Bédoin. Accogliendo le proteste dei corridori, che due anni prima si erano lamentati delle difficoltà estreme di questa salita in occasione del collasso di Merckx, hanno deciso che si salirà da Malaucène, un versante comunque non facile nelle pendenze ma che si snoda quasi completamente al verde, incontrando i celebri paesaggi lunari solamente nelle ultime centinaia di metri. E anche lassù si nota come il cannibale abbia i denti “spuntati” perché i distacchi che riesce a imprimere sono ancora contenuti: Ocaña perde solo cinque secondi, Poulidor ne accusa diciassette e c’è anche chi fa meglio di Merckx, al traguardo preceduto di 34” da un Thévenet in ripresa. Sempre calcolati dal belga, Van Impe lascia per strada 51 secondi, Gimondi perde 1’12”, Zoetemelk 1’22”, e l’ex capoclassifica Guimard 1’35”.

È in programma a questo punto un arrivo che mette un po’ i brividi a Merckx, pur non essendo durissima la tappa che l’indomani proporrà il traguardo in salita di Orcières-Merlette, proprio laddove l’anno prima era stato pesantemente staccato da Ocaña. Sono brividi causati prevalentemente da questo ricordo, perché è palese che in questa edizione del Tour Merckx stia molto meglio, mentre lo spagnolo non ha la stessa condizione dimostrata nel 1971. Infatti, stavolta le cose vanno diversamente e, invece, si rispecchiano le stesse condizioni viste nelle precedenti tappe, con il belga che non riesce a schiodarsi realmente di dosso gli avversari: termina la tappa assieme ad Ocaña, il quale si lamenta che non c’è nessun che voglia aiutarlo nei tentativi di staccare il belga, e anche tutti gli altri big hanno concluso a pochi secondi da lui. Come il giorno prima, però, c’è qualcuno che gli è sfuggito perché Van Impe, che aveva allungato con il portoghese Joaquim Agostinho (poi penalizzato di dieci minuti per positività all’antidoping), è riuscito a precederlo di 1’17”, ma stavolta gli fa meno paura perché il connazionale ha più di undici minuti di ritardo in classifica.

Bisogna attendere il tappone di Briançon per rivedere un Merckx in grande spolvero, capace di staccare con più decisione gli avversari e di chiudere definitivamente la partita per quanto riguarda la vittoria finale. Non guadagna un’enormità, i distacchi che era stato in grado di affliggere a Mourenx in un solo giorno non sembrano più alla sua portata, ma riesce a portare il suo vantaggio in classifica su Ocaña a quasi cinque minuti. La chiave di volta del suo Tour si trova a un chilometro dalla vetta del Col de Vars, punto nel quale Merckx esce dal gruppo. Al termine della discesa il belga viene raggiunto da Guimard e i due affrontano assieme il successivo Izoard, almeno fin quando Eddy riesce a liberarsi della compagnia del francese. Mancano 4 Km alla cima del mitico colle e circa 27 Km al traguardo, tratto che il ritrovato cannibale percorre tutto da solo, incrementando il suo vantaggio fino al minuto e mezzo che i cronometri registraranno ai piedi della cittadella fortificata dal Vauban dal gruppetto di quattro corridori che tagliano la linea d’arrivo tutti assieme, il nostro Gimondi, Guimard, Van Impe e Poulidor. Una decina di secondi più tardi giunge Ocaña mentre crollano Zoetemelk (7’27”) e Thévenet (9’42”).

Il cannibale è tornato e lo dimosterà anche l’indomani imponendosi nella breve tappa di Valloire, soli 51 Km attraverso il Galibier che per Ocaña si rivelano un tormento a causa della bronchite che l’ha colpito. Così lo spagnolo perde il secondo posto in classifica dopo aver tagliato il traguardo un paio di minuti dopo l’arrivo di Merckx, che ha vinto anche oggi dopo aver raggiunto a un chilometro e mezzo dalla vetta del Galibier l’olandese Zoetemelk e averlo trascinato fino a Valloire. 56 sono i secondi che è riuscito a guadagnare su Guimard e Gimondi, mentre Poulidor ha perso 1’34”, Van Impe ha concluso con lo stesso tempo di Ocaña e Thévenet pure.

Lo scalatore spagnolo riesce comunque a rimanere sul podio scendendo al terzo posto, ma la sua giornataccia non è finita qua perché nel pomeriggio si deve correre una seconda tappa di montagna che lo vede ancora più pesantemente staccato. Al traguardo di Aix-les-Bains, infatti, si ritrova ad aver perso altri cinque minuti mentre la tappa si risolve in una volata tra l’élite della classifica, vinta da Guimard davanti a Merckx, Gimondi (che sale al terzo posto sostituendosi allo spagnolo), Van Impe, Agostinho e Poulidor. Thévenet, invece, ha fatto peggio di Ocaña accusando un passivo di 8 minuti.

C’è ancora un’ultima tappa alpina da superare, una frazione in formato “mignon” che imita quella brevissima di soli 19 Km che l’anno prima era stata affrontata a Superbagnères, il giorno dopo il ritiro di Ocaña a causa della storica caduta giù dal Col de Menté. E per un curioso scherzo del destino lo spagnolo non c’è nemmeno stavolta perché le sue condizioni di salute l’hanno convinto a non prendere il via in questa tappa di 26 Km che presenta l’arrivo in vetta al Mont Revard, salita cara ai “gimondiani” perché lassù nel 1965 Felice si era imposto in una cronoscalata in occasione del Tour che aveva vinto. È una tappa che finisce esattamente come si era arrivati il giorno prima, con il bis di Guimard davanti agli stessi corridori che aveva battuto ad Aix-les-Bains, pure in quest’occasione precedendoli allo sprint. Una differenza, però, c’è perché Gimondi non è riuscito a tenere le ruote dei migliori e in un colpo ha perso quasi due minuti e con essi il terzo posto della generale, nel quale s’installa “Poupou”. Consegnate alla storia le frazioni alpine del Tour ora Merckx si ritrova a essere saldamente in cima alla graduatoria con 6’20” su Guimard, 9’54” su Poulidor, 10’01” su Gimondi, 14’03” su Van Impe, 15’45” su Zoetemelk e più di mezz’ora su Thévenet.

Prima di tornare per l’ultima volta sulle montagne si affronta una lunga tappa di trasferimento verso Pontarlier che termina con il bis del belga Teirlinck e con quattro secondi guadagnati a un ennesimo “point-chaud” da Guimard, la cui giornata non è però positiva perché si vede costretto a ricorrere alle cure del medico di corsa per una dolorosa tendinite al ginocchio. I problemi più grossi il corridore francese li patirà il giorno successivo, quando al Ballon d’Alsace è in programma l’ultimo dei quattro arrivi in salita. Lassù Merckx ottenne nel 1969 la sua prima vittoria in montagna al Tour, mentre stavolta si deve accontentare della quarta piazza, una trentina di secondi dopo gli arrivi di Thévenet, vincitore, e di Zoetemelk, secondo a 4” dal transalpino. I francesi, se da un lato gioiscono per la vittoria di Bernard, dall’altro si rammaricano per la crisi di Guimard che, sofferente, perde un minuto e mezzo da Merckx, riuscendo almeno a salvare il secondo posto in classifica.

La delusione per i tifosi di Guimard sarà più grande l’indomani, alla notizia dell’abbandono del loro beniamino, che sale in ammiraglia dolorante dopo aver percorso i primi 10 Km dell’interminabile frazione di Auxerre. A parziale consolazione arriva l’inevitabile risalita dal terzo al secondo posto dell’amato Poulidor, mentre a conquistare al tappa è l’olandese Marinus Wagtmans, andato in fuga per una cinquantina di chilometri e giunto al traguardo venti secondi prima dell’arrivo del gruppo, regolato dal belga Van Linden.

Van Linden vincerà la volata del gruppo anche l’indomani a Versailles, ma pure questa volta si tratterà di un “premio di consolazione” conseguito con undici secondi di ritardo, tanto è passato dall’arrivo a braccia elevate di un altro belga, Joseph Bruyère, che anticipa così la grande festa per il successo finale di Merckx.

Ci si fermerà all’ombra dell’imponente reggia anche l’indomani mattina per l’ultima cronometro individuale, cattedra di un’altra regale lezione della maglia gialla, che anche a crono morde meno del solito. Solo 34 sono i secondi di distacco che riesce a dare a Gimondi, felice di nome e di fatto soprattutto per essere riuscito a distanziare di 57 secondi Poulidor, al quale “scippa” il secondo posto in classifica proprio all’ultimo giorno di gara. Il pomeriggio, infatti, è in programma la conclusione sulla pista della Cipale che stavolta accoglierà l’arrivo di una tappa in linea e non una crono, com’era avvenuto nelle ultime edizioni. Sul velodromo di Vincennes c’è un corridore che emula Van Linden, perché è l’italiano Marino Basso a mordersi le mani dopo aver vinto uno sprint disputato in ritardo, dopo che sei secondi prima Teirlinck aveva conquistato la sua terza vittoria.

E così, se Merckx non si è più dimostrato il famelico corridore d’un tempo, è stata la sua nazione a vestirsi dei panni del cannibale, “mangiandosi” ben 15 tappe su 25. Anche se la tavola meglio imbandita è sempre quella di Eddy, che in questo Tour s’è ancora fatto un boccone dei rivali, commensali tenuti a debita distanza dalla più prelibata pietanza gialla: Gimondi è arrivato a 10′41″, Poulidor a 11′34.

L’era del cannibale, però, sta cominciando a tramontare.

Mauro Facoltosi

LE ALTIMETRIE

Nota: mancano la 2a semitappa della 3a tappa (cronometro a squadre di Merlin-Plage) e la 2a semitappa della 5a tappa (cronometro di Bordeaux)

Merckx e Guimard allattacco sullIzoard nel tappone di Briançon (Cyclisme Magazine - LÉquipe)

Merckx e Guimard all'attacco sull'Izoard nel tappone di Briançon (Cyclisme Magazine - L'Équipe)

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