HOLMES SPODESTA PORTE DAL TRONO DI WILLUNGA, MA LA CORONA È DELL’AUSTRALIANO

gennaio 26, 2020
Categoria: News

A Willunga Hill la (maxi) fuga che non ti aspetti premia il coraggio di Matthew Holmes (Team Lotto Soudal), abile a resistere al ritorno degli uomini di classifica ed a scattare nei metri finali mettendosi alle spalle proprio Richie Porte (Team Trek Segafredo), che così non riesce ad ottenere il settimo successo consecutivo nella tappa regina del Tour Down Under. Nonostante questo “scippo” l’australiano vince nettamente la corsa di casa dimostrando di essere molto più in palla dell’ex maglia ocra Daryl Impey (Mitchelton Scott) già sulle prime pendenze della salita finale. Da segnalare un ottimo Diego Ulissi (UAE Team Emirates), secondo in classifica generale.

Anche quest’anno la salita di Willunga Hill sarà il giudice inappellabile del Tour Down Under. Gira e rigira, si arriva all’ultima tappa – fino a due anni fa, a dire il vero, era la penultima – con le idee ancora non troppo chiare su chi potrà vincere il Tour Down Under. Ne sono esempi lampanti proprio le ultime due edizioni, nelle quali Daryl Impey (Mitchelton-Scott) dava l’impressione di dover essere battuto in partenza da Richie Porte (Trek – Segafredo) e invece aveva vinto tra lo stupore generale. Sia nel 2018, sinel 2019 Porte vinse sulla salita simbolo della corsa, ma un inossidabile Impey arrivò rispettivamente secondo e terzo, garantendosi la vittoria finale con gli abbuoni guadagnati negli sprint intermedi. La stessa cosa si stava concretizzando quest’anno, anche se la salita di Paracombe, arrivo della terza frazione, aveva permesso a Porte di portarsi questa volta molto più vicino in classifica generale al sudafricano, con soli due secondi a dividere i contendenti. Oltre ai due “litiganti”, sono comunque molti i pretendenti alla vittoria perchè la classifica è ancora abbastanza corta e Gente come Diego Ulissi (UAE Team Emirates), Rohan Dennis (INEOS), Robert Power (Sunweb) e Simon Yates (Mitchelton Scott) potrebbero dire la loro nell’ultima tappa. Dopo la partenza da McLaren Vale si formava subito la fuga di giornata, un maxi tentativo di ventisei uomini, uno dei più “nutriti” della storia recente del Tour Down Under: tra gli altri ne facevano parte cinque ciclisti di casa – Michael Storer (Team Sunweb), Dylan Sunderland (NTT Pro Cycling), Mitchell Docker (EF Education First), Samuel Welsford e Cameron Scott (UNISA Australia) – mentre era da sottolineare la presenza di tre italiani, Manuele Boaro (Astana), Marco Marcato (UAE Team Emirates) e Cesare Benedetti (Bora Hansgrohe). Il vantaggio della fuga sfiorava i 4 minuti a poco più di 100 km dal termine. Andrè Greipel (Israel Start-Up Nation) si aggiudicava il primo sprint intermedio di Shapper Point, posto al km 63. A 75 km dalla conclusione il vantaggio della fuga era salito a 4 minuti e 45 secondi. Welsford transitava per primo al successivo traguardo volante di Shapper Point, al km 103. Si avvicinava così la prima ascesa verso Willunga Hill. Molto attiva in testa al gruppo era la Trek Segafredo con il campione del mondo Mads Pedersen a tirare. Il gruppo limava qualcosa sulla fuga e a 35 km dalla conclusione il suo ritardo era sceso a 3 minuti e 20 secondi. Joey Rosskopf (CCC) scollinava in prima posizione al primo passaggio dal traguardo, conquistando anche i punti del GPM e facendo così definitivamente sua la speciale classifica. In testa restava un gruppo di 12 ciclisti, i superstiti della fuga. Il gruppo maglia ocra inseguiva ad oltre 1 minuto e mezzo di ritardo quando mancavano circa 5 km dall’arrivo. Stava per iniziare l’ultima salita verso Willunga Hill. I primi attacchi venivano portati, all’interno del gruppo di testa, da Luke Rowe (INEOS) e da Jonas Rutsch (EF Education First). Alle loro spalle la Trek Segafredo imprimeva subito un ritmo elevato e Impey appariva in difficoltà. Il gruppo inseguitore si spezzettava in più parti con Porte che accelerava a poco più di 2 km dall’arrivo. Gli resisteva soltanto Yates, che però si defilava quando mancava poco più di un chilometro all’arrivo. Porte insisteva nella sua azione e raggiungeva la testa della corsa quando mancavano 800 metri al traguardo. Riuscivano in qualche modo a tenere testa allo scatenato australiano soltanto Boaro e Matthew Holmes (Lotto Soudal). Porte, capendo di essere ormai il vincitore, lasciava la vittoria ad Holmes che scattava negli ultimi 100 metri e sopravanzava l’australiano per 3 secondi, mentre Boaro era terzo a 4 secondi. A sette secondi giungeva il primo gruppetto con, tra gli altri, Ulissi, Dennis e Simon Geschke (CCC). Impey stringeva i denti ma non riusciva a fare meglio del ventesimo posto, a 29 secondi da Holmes ma soprattutto a 26 secondi da Porte. Holmes ottiene così a 27 anni suonati la sua prima vittoria in una corsa WT e Porte vince per la seconda volta in carriera il Tour Down Under. Una vittoria fortemente voluta dopo una miriade di secondi posti. Da sottolineare l’ottimo secondo posto di Diego Ulissi, a 25 secondi da Porte. Il toscano ha sempre fatto bene in Australia e ne abbiamo avuto un’ulteriore conferma. Per quanto riguarda le altre classifiche, Jasper Philipsen (UAE Team Emirates) vince la maglia verde di leader della classifica a punti, Pavel Sivakov (INEOS) fa sua la maglia bianca di miglior giovane, Rosskopf vince come già accennato la classifica dei GPM mentre il Team INEOS è la migliore squadra. Il ciclismo che conta si sposta adesso in Sud America dove da oggi fino al 2 Febbraio si svolgerà la Vuelta a San Juan e dove inizierà il 2020 ciclistico di gente come Peter Sagan (Bora Hansgrohe), Julian Alaphilippe (Deceuninck Quick Step) e Fernando Gaviria (UAE Team Emirates).

Giuseppe Scarfone

Willunga stavolta non è sua, ma la soddisfazione per Richie Porte è tanta: sua la 22a edizione del Tour Down Under (foto Bettini)

Willunga stavolta non è sua, ma la soddisfazione per Richie Porte è tanta: sua la 22a edizione del Tour Down Under (foto Bettini)

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