PAULINHO – KIRYIENKA, UN GAP DA NULLA

luglio 14, 2010
Categoria: News

Il portoghese della Radioshack ha conquistato la 10a tappa del Tour de France, da Chambéry a Gap, precedendo di un soffio il bielorusso in uno sprint a due. Il corridore della Caisse d’Epargne ha pagato la scelta errata del rapporto allo sprint, che ha reso inutile la netta rimonta finale. La coppia era evasa nel finale da un drappello comprendente anche Aerts, Bouet, Rolland e Devenyns. Il gruppo ha viaggiato ad andatura turistica, chiudendo ad oltre 14’ dal vincitore.

Foto copertina: Sergio Paulinho alza le braccia dopo la vittoria di Gap (foto Roberto Bettini)

È stato un 14 luglio non certo memorabile, perlomeno da un punto di vista ciclistico, quello che si chiuderà fra poche ore. Nella giornata della festa nazionale francese, il gruppo, dopo una quarantina di chilometri di battaglia selvaggia per azzeccare la fuga buona, ha deciso di prendersi una giornata di quasi assoluto riposo, non accarezzando neppure per un istante l’idea di inseguire i battistrada, e concedendo loro un margine che è schizzato immediatamente ad 8’ circa, prima dell’imbocco della Côte de Laffrey, prima e più impegnativa ascesa di giornata. Il plotone, guidato sempre dagli uomini Saxo Bank (“tirato” ci pareva eccessivo, alla luce dei 34 km/h di media, malgrado la grande battaglia iniziale), ha quindi viaggiato ad un passo sempre simile e sempre lievemente inferiore a quello della testa della corsa, facendo sì che il gap si dilatasse fino a sforare il tetto dei 14’, per assestarsi a 14’19’’ sulla linea d’arrivo. Un divario che si sarebbe ulteriormente ampliato, se non fosse stato per lo sprint cui hanno dato vita i velocisti che ambiscono alla maglia verde, andato a Cavendish, davanti ad un Alessandro Petacchi che, grazie anche ad un traguardo volante posto dopo una ventina di chilometri, ha ridotto a sette lunghezze il distacco da Thor Hushovd, giunto immediatamente alle sue spalle, nella classifica a punti.
Mentre dietro i grandi sonnecchiavano nella canicola per nulla alpina di oggi, davanti Kiryienka, Aerts, Paulinho e Devenyns, usciti vincitori dalla lotta per la fuga cui si accennava in apertura, e Rolland e Bouet, riagganciatisi in un secondo momento, sventando momentaneamente il pericolo di un 14 luglio con successo straniero, avvisati del ritmo più che blando che si teneva alle loro spalle, se la prendevano a loro volta piuttosto comoda, tenendo un’andatura regolare, e rimandando ogni manifestazione di belligeranza agli ultimi 15 km. Le scaramucce per il successo parziale sono iniziate solamente sull’ultimo dente di giornata, non segnalato come GPM (scelta peraltro abbastanza incomprensibile, dal momento che abbiamo visto punti assegnati su rampe molto più agevoli), con i due belgi, Aerts e Devenyns, che si sono mossi per primi, sparando le ultime cartucce con scatti secchi ma privi di seguito, prima di essere ripresi e staccati da Paulinho e Kiryienka. Con i due francesi ormai già crollati, verosimilmente più sotto i colpi del caldo che sotto quelli degli avversari, il portoghese e il bielorusso si sono involati lungo la tecnica discesa finale, che si riallacciava a quella della Rochette, scalata nel 2003, ossia la strada teatro della rovinosa caduta che stroncò la carriera di Joseba Beloki e del dritto di Lance Armstrong, commemorato oggi da una linea gialla tracciata lungo la traiettoria nell’erba seguita nell’occasione dal texano.
Al termine della picchiata, a 2 km circa dal traguardo, l’uomo Radioshack e l’alfiere Caisse d’Epargne hanno iniziato il canonico studio pre-sprint, che ha visto alla fine Paulinho assicurarsi la posizione migliore, alla ruota del rivale. Come in occasione dello sprint olimpico di Atene 2004, il portoghese ha provato a sorprendere l’avversario, e – esattamente come allora – ha probabilmente calcolato male i tempi, concedendo all’avversario, che pure ha impiegato secoli per mettersi in moto, a causa di un rapporto troppo duro, la possibilità di accodarglisi e tentare il controsorpasso. Per fortuna di Paulinho, questa volta a rimontarlo non c’era Paolo Bettini, capace di passarlo di slancio e vincere quasi per distacco in quel pomeriggio di 6 anni fa, ma Kiryienka, che si è fermato a mezza ruota dal completamento del recupero, consentendo al portoghese di tornare al successo, a due anni dalla conquista del titolo nazionale 2008.
Alle spalle dei due, Devenyns ha preceduto Rolland e Aerts nello sprint per il gradino più basso del podio, mentre, dietro anche a Bouet, 6°, Nicolas Roche ha anticipato il gruppo di 1’21’’, grazie ad un attacco sull’ultima erta, risalendo dal 17° al 13° posto in classifica generale. Molto meno significativo il tentativo pressoché analogo di Rémi Pauriol, giunto sul traguardo un minuto più tardi, dettato quasi certamente dal solo intento di mostrare i colori Cofidis in TV (o forse semplicemente il nome dello sponsor).
Le quattro posizioni recuperate da Roche sono state di fatto l’unica vera variazione in una classifica generale per il resto stabile, con Andy Schleck in giallo con 41’’ su Contador e 2’45’’ su Samuel Sanchez. Detto dei tre punti rosicchiati da Petacchi nella lotta per la maglia verde, resta da segnalare solamente la lunghezza che Jerome Pineau ha rimesso fra sé e Anthony Charteau, riprendendo possesso esclusivo della testa della classifica scalatori. Le graduatorie non dovrebbero subire sconvolgimenti neppure domani, lungo i 184,5 km dal profilo decisamente agevole che collegheranno Sisteron a Bourg-lès-Valence. Per assistere a qualcosa di diverso, in ogni caso, basterà probabilmente attendere venerdì, quando, lungo le tremende rampe della Croix-Neuve, Schleck e Contador scriveranno una nuova pagina del duello che promette di animare sino in fondo questo Tour.

Matteo Novarini

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