LA GIOCONDA DEL CICLISMO 3.0

maggio 23, 2019
Categoria: News

Debuttano le alpi nella riproposizione della storica Cuneo-Pinerolo, da disputarsi su un tracciato totalmente rivoluzionato rispetto a quello classico e solo all’apparenza “annacquato”. Niente Maddalena, niente Vars, nemmeno Izoard, Monginevro e Sestriere, sostituiti da una sola ascesa, il velenoso Montoso. Sono 9 Km al 9,4% che, affrontate fin qui salite facili, potrebbero avvere un impatto sconvolgente sulla classifica nonostante non si affrontino vicino al traguardo.

Se Vincenzo Torriani avesse vestito i panni di Leonardo Da Vinci, la sua “Gioconda” sarebbe stata l’opera creata nella primavera del 1949, poi terminata a pennellate di china dal suo aiuto di bottega Cesare Sangalli. Stiamo parlando della Cuneo-Pinerolo, forse il più celebre tra i tapponi congegnati dal mitico “patron” del Giro, cinque picchi che puntano verso il cielo come i tagli di Lucio Fontana, consacrati dalla più grande impresa tra quelle siglate da Fausto Coppi. Ci furono, inseguito, altre due “imitazioni” di quest’opera, realizzate dalle stesse mani, ma in nessun caso si raggiunse l’originale a causa dell’asfalto che nel frattempo si era spinto fin sulle grandi vette alpine e di bici sempre più moderne. Così sia la tappa del 1964, sia quella del 1982 non fecero più sperimentare le medesime emozioni del 1949 e in particolare quella dell’82 vide all’arrivo uno sprint tra undici corridori e ancor di più sarebbero stati se quest’anno si fosse riproposto il medesimo tracciato. Perché per celebrare il 70° anniversario della storica impresa del Campionissimo s’è voluto nuovamente inserire nel tracciato la Cuneo-Pinerolo ma occorreva un “upgrade” per creare una frazione che potesse lasciare il segno. Si sarebbe potuto conservare il percorso storico e inserire una sesta difficoltà altimetrica nel finale – e proprio alle porte di Pinerolo c’è il Colle di Prà Martino, già scalato al Giro in due occasioni nel recente passato – ma sarebbe stato come aggiungere i “baffi” alla Gioconda e non è detto che l’operazione sarebbe riuscita a sortire gli effetti sperati perché, considerate le modalità con le quali i corridori interpretano le corse da qualche anno a questa parte, c’era il rischio che la corsa si accendesse solo nel finale, dopo una lenta “transumanza” sui colli precedenti. Se “Gioconda con i baffi” doveva essere allora era meglio realizzare un totale stravoglimento del tracciato ed è quello che ha operato Mauro Vegni che ha confezionato una “Cuneo-Pinerolo 3.0” (la 2.0 è stata quella del 2009, vinta da Danilo Di Luca), tutta tracciata in territorio itaiano e come l’originale caratterizzata da cinque salite. Di queste, però, quattro saranno assolutamente secondarie e facilissime mentre una sola avrà il titolo di regina del tracciato, apparentemente mal collocata nel percorso poiché inserita a 32 Km dal traguardo. Attenzione, però, perchè il Montoso – questo il suo nome – potrebbe far molto più male di quanto lasci intuire il tracciato e non solo per le sue pendenze e per la sede stradale ristretta che, già di suo, creerà selezione naturale. Si tratta, infatti, della prima ascesa veramente cattiva dopo quasi due settimane di percorsi facili e di “salite da signora”, per usare un divertente termine coniato nel 1986 da Roberto Visentini per definire le salite pedalabili che andavano per la maggiore nei Giri d’Italia della prima metà degli anni ’80, disegnati con mano leggera per non creare troppi impicci al campione più osannato dalle folle di quel periodo, Francesco Moser, asso delle cronometro forte sul passo ma fermissimo in montagna: l’impatto con il Montoso potrebbe avere gli stessi effetti di un frontale con un muro e la trentina di chilometri successivi potrebbero non bastare per “medicarne” i danni, consegnando alla storia del ciclismo un’altra Cuneo-Pinerolo da ricordare.

Come nell’originale si partirà da Cuneo ma procedendo nella direzione opposta, senza puntare verso la Francia ma imboccando subito la statale che dal capoluogo della “Provincia Grande” conduce verso Pinerolo costeggiando il margine occidentale della Pianura Padana. Percorsi i primi 15 Km sul “velluto”, giunti a Busca  si andrà ad affrontare la prima delle quattro ascese secondarie del tracciato, la pedalabile Colletta di Rossana (2.4 Km al 4%), luogo molto noto agli appassionati di mountain bike perché vi ha inizio la “Strada dei Cannoni”, vecchia rotabile militare in gran parte sterrata che risale per una quarantina di chilometri il crinale tra la Val Maira e la Val Varaita giungendo fino ai 2285 metri del Colle della Bicocca, incontrando lungo il cammino numerosi altri valichi secondari, il più celebre dei quali è il Sampeyre, scalato al Giro in un paio di occasioni, nel 1995 e nel 2003. Scesi a Rossana si farà poi ritorno in pianura, ritrovando lo “stradone” per Pinerolo alle porte di Verzuolo, il centro dove il 12 agosto del 1863 l’alpinista italiano Quintino Sella, reduce dalla prima scalata tutta italiana al Monviso, concepì l’idea di creare un’associazione che riunisse gli alpinisti italiani, “germe” che porterà il 23 ottobre dello stesso anno alla fondazione del CAI. Sfiorato il borgo di Manta, dominato dall’omonimo castello (celebre per gli affreschi che ne adornano la Sala Baronale), si giungerà quindi a Saluzzo, nel cui centro storico medioevale – uno dei meglio conservati del Piemonte – si possono ammirare, tra gli altri monumenti, le case Cavassa e Pellico, nella quale il 25 giugno 1789 nacque Silvio Pellico, il patriota italiano principalmente conosciuto per il libro di memorie “Le mie prigioni”. Usciti da Saluzzo si lascerà nuovamente la statale che segna il limite tra Alpi e Pianura, stavolta per dirigersi in direzione del Monviso risalendo il tratto iniziale dell’alta valle del Po, che ha le sue sorgenti ai 2020 metri del Pian del Re, luogo nel quale si conclusero due tappe del Giro vinte rispettivamente da Massimiliano Lelli (1991) e Marco Giovannetti (1992). Divenuto oramai impossibile riproporre quel traguardo – troppo poco lo spazio lassù per alloggiarvi tutta la carovana – il Giro si limiterà a percorrere la prima parte dell’ascesa, che inizia dopo il passaggio per Revello, nel cui territorio comunale si trova – lontano, però, dal percorso di gara – la romanico-gotico Abbazia di Staffarda, di proprietà dell’Ordine Mauriziano e la cui mole campeggia in una scena del film “L’uomo che ama” del 2008.

Con pendenze sempre molto tenere – in vetta nessuno striscione del GPM attenderà i corridori – ci si porterà a Paesana dove si abbandonerà la strada per il Pian del Re e, scollinata l’omonima colletta, s’inizierà la discesa verso Barge sfiorando le pendici del Monte Bracco, in epoca medioevale famoso per le sue cave di gneiss e quarzite che, probabilmente, furono visitate anche da Leonardo Da Vinci: le conosceva di certo perché le citò in un suo scritto conservato nell’Archivio Nazionale di Parigi e sul quale si legge “Monbracho sopra saluzo sopra la certosa un miglio a piè di Monviso a una miniera di pietra faldata la quale e biancha come marmo di carrara senza machule che è della dureza del porfido” (la certosa alla quale fa riferimento Leonardo è il Convento della Trappa, costruito nel 1248). Raggiunta Barge inizierà un’altra abbondante “razione” di pianura pedalando verso Cavour, il paese dal quale prende il nome il casato dei Benso – quello del primo presidente del Consiglio dei ministri del Regno d’Italia, Camillo Benso di Cavour – e la cui principale attrattiva è costituita dalla Rocca, bassa elevazione (462 metri) della catena alpina isolata nel mezzo della Pianura Padana, protetta da una piccola riserva naturale istituita nel 1980 e presso la cui vetta si trovano i resti di una fortificazione distrutta nel 1690 dalle truppe del generale francese Nicolas Catinat. Una dozzina di chilometri più avanti si transiterà una prima volta da Pinerolo, dove ci si andrà ad arrampicare sul breve ma violento muro di Via Principi d’Acaja, 500 metri al 14,7% che qualcuno ha ribattezzato “San Maurizienberg” sia perché lo scollinamento avviene in corrispondenza della tardo-gotica chiesa di San Maurizio, sia perché la stretta strada pavimentata in pavè rammenta i picchi che si è soliti affrontare al Giro delle Fiandre. Affrontato il “giro di boa” del circuito finale, lungo circa 55 Km, ci si dirigerà verso sud tornando a costeggiare la catena alpina e transitando da San Secondo di Pinerolo, la cui principale emergenza architettonica è il Castello di Miradolo, sede di una fondazione creata nel 2008 per continuare l’opera della contessa Sofia Cacherano di Bricherasio, che vi promosse un “cenacolo artistico” in quanto appassionata di pittura e pittrice lei stessa. Ancora qualche chilometro di tranquillità e poi arriverà il momento del “frontale” quando la strada s’innalzerà bruscamente dai 410 metri di Bibiana – centro situato presso lo sbocco della Valle Pellice nella piana del Po – verso i 1248 metri di Montoso, località turistica nata negli anni ’60 sull’omonima montagna, soprannominata “Balcone delle Alpi” per le viste che offre e che costituisce anche un luogo della memoria per la presenza di un sacrario che ricorda le vittime dei partigiani che lassù persero la vita dopo l’8 settembre del 1943. Sono poco meno di nove i chilometri che si dovranno percorrere in aspra ascesa, superando in questo tratto un dislivello di 838 metri, una pendenza media del 9,4% e un picco del 14% che si raggiungerà a 2,3 Km dalla vetta di questa cima inedita, almeno da questo versante. La strada che si percorrerà scendendo verso Bagnolo Piemonte, leggermente meno ripida (10 Km all’8,7%), dal verso della salita fu infatti affrontata il 25 agosto del 1995 nel finale della terza e ultima tappa del Trofeo dello Scalatore, corsa organizzata dalla Gazzetta dello Sport tra il 1987 e il 2001, che terminò proprio lassù con il successo del pugliese Leonardo Piepoli.
Raggiunta Bagnolo, dove si trova un castello risalente all’XI secolo, i “girini” torneranno a saggiare la lieve consistenza della pianura, che li accompagnerà fin alle soglie del traguardo, quando si dovrà nuovamente fare i conti con il “San Maurizienberg”, stavolta con i muscoli attossicati dal velenoso Montoso…. E il veleno, si sa, talvolta è letale….

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Colletto di Rossana (617 metri). Chiamato alla “femminile” sulle cartine del Giro 2019, è valicato dalla SP 46 tra Busca e Rossana.  Nel 2002, scalato dal versante di Rossana (quest’anno percorso in discesa), ha ospitato il primo GPM italiano di quell’edizione del Giro, scattato dall’Olanda: la tappa era la Fossano-Limone Piemonte vinta da Stefano Garzelli, che sarà poi squalificato per doping, dopo che sul “Colletto” era transitato in testa il colombiano Héctor Mesa.

La Colletta (613 metri). Segnalata come “Colletta di Paesana” sulle cartine del Giro 2019, è valicata dalla SP 27 tra Paesana e Barge. Salendo da quest’ultimo centro, al Giro del 1992 è stata inserita nel finale della tappa Vercelli – Monviso vinta da Marco Giovannetti mentre il GPM della Colletta era stato conquistato da Claudio Chiappucci.

Colletto del Montoso (1248 metri). Insellatura presso la quale sorge l’omonima località, vi sale la SP 246 da Bibiana e da Bagnolo Piemonte. Ascesa inedita per il Giro d’Italia, nel 1995 vi si concluse una tappa del Trofeo dello Scalatore vinta da Leonardo Piepoli.

RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.

FOTOGALLERY

Cuneo, Piazza Galimberti

Il Colle della Bicocca, punto d’arrivo dell’ex rotabile militare sterrata che inizia dalla Colletta di Rossana

Gli affreschi che adornano il Salone Baronale del Castello della Manta

Saluzzo, casa natale di Silvio Pellico

Revello, Abbazia di Staffarda

L’abbazia di Staffarda campeggia sullo sfondo di una scena de “L’uomo che ama” (www.davinotti.com)

L’abbazia di Staffarda campeggia sullo sfondo di una scena de “L’uomo che ama” (www.davinotti.com)

Paesana, passaggio sul Po – ancora con l’aspetto di un torrente – alle porte del borgo

Il Convento della Trappa sul Monte Bracco

La Rocca di Cavour

Pinerolo, chiesa di San Maurizio

San Secondo di Pinerolo, Castello di Miradolo  (www.tripadvisor.it)

San Secondo di Pinerolo, Castello di Miradolo (www.tripadvisor.it)

Il piazzale della località Montoso

Castello di Bagnolo Piemonte

Pinerolo, il muro di Via Principi d’Acaja

L’altimetria storica della Cuneo-Pinerolo, e, in trasparenza, l’altimetria della versione 2019

L’altimetria storica della Cuneo-Pinerolo, e, in trasparenza, l’altimetria della versione 2019

Commenta la notizia