FINALMENTE L’EMBATIDO

settembre 30, 2018
Categoria: News

Dopo innumerevoli podi, Alejandro Valverde riesce a centrare la vittoria in un campionato del mondo, indossando i colori dell’iride a 38 anni. Bene Woods e Pinot sul podio, ottimo Dumoulin in recupero. Il nostro Moscon cede nel tratto più duro dell’ultimo strappo e deve accontentarsi della quinta posizione. Male Alaphilippe, che cede proprio laddove si pensava che potesse fare la differenza.

Peter Sagan (Bora-Hansgroe), che è stato il primo dei big a saltare, ha tuttavia portato a casa una piccola vittoria, azzeccando il pronostico sulla vittoria. Vero che Alejandro Valverde (Movistar) era uno dei principali favoriti della vigilia, tuttavia le maggiori quotazioni erano riscosse da Julian Alaphilippe (Quick-Step Floors), in età più verde rispetto a quella dell’Embatido. Il corridore francese, invece, ha ceduto nel corso dello strappo finale, perdendo parecchi secondi in un batter di ciglia ed a quel punto la punta principale della Francia è diventata Romain Bardet (AG2R La Mondiale) che allo sprint con Valverde aveva ben poche possibilità di vittoria e deve considerare l’argento come un ottimo risultato, anche se è sembrato un po’ deluso dopo il traguardo.
Valverde, come al solito, ha mantenuto un’ottima condizione di forma per tutta la stagione, avendo centrato la prima vittoria in febbraio ed essendo stato protagonista per tutta la Vuelta. Questa condizione straordinaria è stata mantenuta anche da Tom Dumoulin (Team Sunweb) che, dopo il doppio podio a Giro e Tour, è ancora in ottima condizione tanto da centrare l’argento a cronometro, battuto solo un super Rohan Dennis (BMC Racing Team) e riuscendo nella prova di oggi a ritornare sul terzetto di testa, che sembrava aver preso il largo definitivo sul muro finale. Dumoulin, che era rimasto staccato ben prima di Gianni Moscon (Team Sky), è riuscito con la sua regolarità non solo a saltare a piè pari l’italiano, ma anche a raggiungere i tre di testa che, comunque, non si sono studiati troppo. Ovviamente, lo sforzo che ha richiesto il rientro ha poi condizionato la brillantezza di Dumoulin, che non ha neppure tentato lo sprint.
Il chilometraggio al quale i giovani non sono più abituati e i ritmi alti, resi necessari dal grosso vantaggio che aveva preso la fuga e poi dalla necessità del forcing, hanno lasciato sulle ginocchia molti dei big che, alla vigilia, potevano avere speranze di far bene.
Un capitolo a parte va speso per Vincenzo Nibali (Bahrain Merida) che ha ceduto all’ultimo giro reggendo meglio di molti big. Purtroppo il recupero lampo con aiuto chirurgico al quale il siciliano è stato costretto non gli ha permesso di presentarsi oggi con una condizione sufficiente per tentare il colpaccio. Nibali probabilmente avrebbe tentato di anticipare i tempi con una delle sue azioni fantasiose, ma il maledetto giorno dell’Alpe d’Huez ha privato questo mondiale di un grandissimo pretendente.
La corsa partiva subito molto forte, con molti corridori che avevano la “fregola” di andare in fuga per mettersi in mostra in una vetrina internazionale di somma importanza e così, dopo soli 5 chilometri, si avvantaggiavano il danese Kasper Asgreen (Quick-Step Floors), lo svedese Tobias Ludvigsson (Groupama – FDJ), il canadese Rob Britton (Rally Cycling) e il greco Stylianos Farantakis (Sojasun espoir-ACNC), il quale cederà e si rialzerà nel giro di pochi chilometri. Su questi uomini si riportavano in breve l’irlandese Ryan Mullen (Trek – Segafredo), il kazako Daniil Fominykh ( Astana Pro Team) e il norvegese Vegard Stake Laengen (UAE-Team Emirates). In un terzo momento, si aggiungevano ai battistrada anche l’irlandese Conor Dunne (Aqua Blue Sport), il ceco Karel Hník (Pardus – Tufo Prostejov), il lussemburghese Laurent Didier (Trek – Segafredo), il sudafricano Jacques Janse van Rensburg (Team Dimension Data) e il bielorusso Ilia Koshevoy (Wilier Triestina – Selle Italia), che andavano a comporre una fuga di 11 elementi. Il gruppo lasciava fare e i battistrada prendono il largo, arrivando a guadagnare quasi 18 minuti prima che il gruppo alzi leggermente l’andatura per evitare di perdere il controllo della situazione. Quando al traguardo mancavano ancora 100 Km, iniziavano i primi eventi degni di nota, in particolare la caduta con ritiro del francese Warren Barguil (Team Fortuneo – Samsic) in una curva insidiosa in discesa, mentre la fuga cominciava a perdere elementi. Gia nel terzo giro, con Inghilterra e Slovenia ad alzare notevolmente il ritmo, perdevano contatto Sagan ed il belga Tiesj Benoot (Lotto Soudal). Nel corso del giro successivo, Francia e Spagna cominciavano a farsi vedere in testa, mentre il gruppo dei battistrada continuava man mano ad assottigliarsi; a questo punto la prima azione importante in seno al gruppo veniva inscenata da Dario Cataldo (Astana Pro Team), seguito subito dagli spagnoli Jesús Herrada (Cofidis, Solutions Crédits) e Omar Fraile (Astana Pro Team). Nella discesa, scivolava Primož Roglič (Team LottoNL-Jumbo) nella stessa curva in discesa dove era caduto Barguil, ma lo sloveno aveva miglior fortuna e si rialzava, attendendo che l’ammiraglia lo raggiunga con un’altra bicicletta. Il successivo giro era invece fatale al colombiano Miguel Ángel López (Astana Pro Team), che su un circuito del genere avrebbe potuto cullare qualche ambizione. Il colombiano, però, perdeva contatto nella discesa, terreno a lui non congeniale e affrontato con grande veeemenza dal gruppo che doveva chiudere sui fuggitivi ancora rimasti in avanscoperta. In vista del sesto passaggio riuscivano ad avvantaggiarsi il belga Greg Van Avermaet (BMC Racing Team), Fraile e Damiano Caruso (BMC Racing Team). I tre venivano ripresi grazie alle sollecitazioni del tedesco Simon Geschke (Team Sunweb) e dell’olandese Sam Oomen (Team Sunweb), che cominciavano a provocare le prime defezioni eccellenti: si staccavano, infatti, l’irlandese Daniel Martin (UAE-Team Emirates), il russo Ilnur Zakarin (Team Katusha – Alpecin), il britannico Simon Yates (Mitchelton-Scott), il polacco Michał Kwiatkowski (Team Sky) e l’olandese Wout Poels (Team Sky). La bagarre cominciava però a circa 45 chilometri dall’arrivo, quando molti corridori accennavano scatti senza però riuscire ad incidere, mentre davanti rimanevano solo Asgreen e Laengen, che iniziavano l’ultimo giro con due minuti e mezzo di vantaggio. Nell’ultimo giro, l’inseguimento era guidato dall’Italia, cosa che aveva fatto sperare che qualche azzurro volesse tentare un attacco in anticipo; invece, a partire in contropiede era Steven Kruijswijk (Team LottoNL-Jumbo), con Valverde e il francese Thibaut Pinot (Groupama – FDJ) che fiutavano il pericolo e non lasciavano andare l’olandese. E’ proprio in questo momento che Nibali perdeva contatto, mentre rispondeva molto bene Moscon. Poco prima dei 20 all’arrivo, la fuga si esauriva definitivamente e subito provava l’allungo il britannico Peter Kennaugh (Bora – Hansgrohe), ma il danese Michael Valgren, (Astana Pro Team) riusciva a raggiungerlo e staccarlo per poi proseguire a tutta in discesa, guadagnando sino a 30 secondi. Dietro, in un primo momento, lo spagnolo Ion Izagirre (Bahrain Merida), Pinot, Moscon, il kazako Alexey Lutsenko (Astana Pro Team) e il portoghese Rui Alberto Faria da Costa (UAE-Team Emirates) riuscivano a ritrovarsi con qualche secondo di vantaggio sul gruppo sempre più assottigliato, ma nei successivi chilometri la situazione si ricompattava sino ai piedi del muro di Gramartboden. A questo punto, non ci si poteva più nascondere, il battistrada veniva rapidamente ripreso e davanti rimanevano Bardet, Pinot, Alaphilippe, Moscon, Valverde e il canadese Michael Woods (Team EF Education First-Drapac). La nazionale francese sembrava in una situazione ideale in netta superiorità numerica con due scalatori di razza ed uno scattista formidabile, ma proprio Alaphilippe e Pinot perdevano contatto sotto le sollecitazioni di Woods, mentre Moscon stringeva i denti e, pur con grandi difficoltà, riusciva a mantenere la ruota dei migliori fin quando si giunge sul tratto al 28%. Lì Woods forzava di nuovo e stavolta Moscon si piantava, mentre da dietro arrivava in progressione Dumoulin che, su questo tratto di strada del tutto inadatto alle sue caratteristiche, faceva valere le sue doti di regolarista e riusciva a scollinare con un gap ancora colmabile, dopo aver saltato Moscon. Nel falsopiano in cima e nella successiva discesa, i tre battistrada non si dannavano l’anima a tirare, ance se non si fermano continuando con un discreto ritmo, ma Domoulin riusciva a rientrare grazie alle sue doti di passista, mentre Moscon era ormai cotto.
Allo sprint non c’era storia e Valverde, nonostante la prima posizione, lanciava la volata lunga, senza che nessuno ce la facesse ad uscire dalla sua ruota; Bardet prendeva l’argento e Woods il bronzo, mentre Dumoulin, che aveva fatto uno sforzo enorme per tornare sotto, doveva accontentarsi della medaglia di legno.
Certamente, dopo innumerevoli podi, l’Embatido meritava una vittoria, ha corso in modo molto intelligente e nella volata è stato padrone assoluto. L’Italia forse ha esagerato nel forzare il ritmo all’ultimo giro ed avrebbe fatto meglio a lasciare il lavoro ad altri, ma ha dimostrato la grinta e la voglia di fare la corsa che ha sempre contraddistinta la nazionale azzurro.
Infine una nota al percorso non può essere omessa. Dopo il circuito di Duitama del 1995, questo è stato il mondiale più duro degli ultimi anni ed il tracciato non ha tradito le aspettative; i chilometri che separavano la cima dall’arrivo hanno consentito il rientro di Dumoulin ed un finale ancor più interessante. Sarebbe ora che l’UCI si rendesse conto che corse come il campionato del mondo non possono essere dei piattoni come quello che ci dovremo sorbire il prossimo anno e che corse faticose e lunghe fanno venire fuori i corridori davvero resistenti. Il favorito Alaphilippe probabilmente ha pagato proprio la lunghezza di questo percorso, perché sulla carta lo strappo finale era ideale per uno come lui. L’esperto Valverde, invece, più abituato a corse logoranti, ha saputo gestire al meglio le forze e, nonostante l’età, è andato a prendersi finalmente la medaglia d’oro.

Benedetto Ciccarone

ORDINE D’ARRIVO

1 Alejandro Valverde (Spain) 6:46:41
2 Romain Bardet (France)
3 Michael Woods (Canada)
4 Tom Dumoulin (Netherlands)
5 Gianni Moscon (Italy) 0:00:13
6 Roman Kreuziger (Czech Republic) 0:00:43
7 Michael Valgren Andersen (Denmark)
8 Julian Alaphilippe (France)
9 Thibaut Pinot (France)
10 Rui Costa (Portugal)
11 Ion Izagirre Insausti (Spain)
12 Bauke Mollema (Netherlands) 0:00:49
13 Mikel Nieve Iturralde (Spain) 0:00:52
14 Sam Oomen (Netherlands) 0:01:21
15 Nairo Quintana (Colombia)
16 Peter Kennaugh (Great Britain)
17 Jan Hirt (Czech Republic)
18 George Bennett (New Zealand)
19 Jack Haig (Australia)
20 Jakob Fuglsang (Denmark)
21 Domenico Pozzovivo (Italy)
22 Andrey Zeits (Kazakhstan)
23 Ben Hermans (Belgium) 0:01:32
24 Simon Geschke (Germany) 0:01:54
25 Sergei Chernetski (Russian Federation) 0:02:00
26 Mathias Frank (Switzerland) 0:02:10
27 Steven Kruijswijk (Netherlands)
28 Antwan Tolhoek (Netherlands)
29 Dylan Teuns (Belgium)
30 Odd Christian Eiking (Norway) 0:02:42
31 Rudy Molard (France)
32 Sébastien Reichenbach (Switzerland)
33 Rigoberto Uran (Colombia) 0:02:57
34 Primož Roglic (Slovenia) 0:04:00
35 Rafal Majka (Poland)
36 Alexey Lutsenko (Kazakhstan)
37 Adam Yates (Great Britain)
38 Wilco Kelderman (Netherlands)
39 Nelson Oliveira (Portugal) 0:05:00
40 Alessandro De Marchi (Italy) 0:05:05
41 Merhawi Kudus (Eritrea) 0:05:44
42 Xandro Meurisse (Belgium)
43 Vegard Stake Laengen (Norway)
44 David De La Cruz Melgarejo (Spain) 0:05:56
45 Michael Gogl (Austria)
46 Emanuel Buchmann (Germany)
47 Pavel Sivakov (Russian Federation) 0:06:00
48 Sergio Luis Henao Montoya (Colombia) 0:06:02
49 Vincenzo Nibali (Italy)
50 Greg Van Avermaet (Belgium) 0:08:08
51 Pavel Kochetkov (Russian Federation)
52 Kasper Asgreen (Denmark) 0:10:22
53 Franco Pellizotti (Italy) 0:10:33
54 Carl Fredrik Hagen (Norway) 0:12:24
55 Emil Nygaard Vinjebo (Denmark) 0:12:57
56 Lukasz Owsian (Poland) 0:13:05
57 Ilnur Zakarin (Russian Federation)
58 Tony Gallopin (France)
59 Patrick Konrad (Austria)
60 Steve Morabito (Switzerland)
61 Jesus Herrada (Spain) 0:13:09
62 Toms Skujins (Latvia) 0:13:13
63 Brent Bookwalter (United States Of America) 0:14:23
64 Damiano Caruso (Italy)
65 Dario Cataldo (Italy)
66 Hugh John Carthy (Great Britain)
67 Nicolas Roche (Ireland)
68 Tim Wellens (Belgium)
69 Pieter Weening (Netherlands)
70 Rob Power (Australia)
71 Richard Carapaz (Ecuador) 0:14:48
72 Benjamin King (United States Of America) 0:15:57
73 Eduardo Sepulveda (Argentina) 0:16:51
74 Nico Denz (Germany) 0:18:17
75 Gianluca Brambilla (Italy) 0:19:35
76 Robert Britton (Canada) 0:19:37

Valverde coglie la sua più bella vittoria in carriera ai mondiali di Innsbruck (foto Bettini)

Valverde coglie la sua più bella vittoria in carriera ai mondiali di Innsbruck (foto Bettini)

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