VUELTA 2018 – LE PAGELLE

settembre 18, 2018
Categoria: Approfondimenti

Ecco il super pagellone della Vuelta appena terminata con la quinta vittoria consecuitiva di un corridore britannico in un grande giro

In rigoroso ordine alfabetico, come nei pannelli degli scrutinii….

ANTÓN IGOR: 10 di stima. La sua carriera si è chiusa domenica a Madrid. Lo scalatore spagnolo ha deciso di appendere la bici al chiodo dopo 14 stagioni da professionista. Esordio nel 2005 nelle fila della Euskaltel, squadra con cui ha militato fino alla chiusura del sodalizio nel 2013; passaggio poi alla Movistar per un biennio, quindi chiusura di carriera nella Dimension Data dal 2016 a oggi. Apice della sua carriera la tappa vinta del Giro d’Italia 2011 sul Monte Zoncolan. In totale per lui 14 affermazioni da professionista. Sfortunato alla Vuelta 2010, quando scivolò e fu costretto al ritiro mentre era saldamente in maglia roja. Ha corso anche negli anni non proprio splendidi del ciclismo ma nessuna controversia lo ha mai sfiorato. Esempio di professionalità.

ARU FABIO: 4. Il sardo non è più lui. Un 2018 da cancellare. Dopo il flop del Giro d’Italia tutti gli occhi erano puntati su di lui. Sulle prime rampe spagnole dimostra, però, di non reggere il passo dei migliori, perdendo terreno inesorabilmente. Cade e se la prede con la bici, facendo infuriare il patron Colnago. Termina la Vuelta con problemi di salute. Chissà Cassani che ha in mente? Sarà utile questo Aru in Austria?

BENNETT GEORGE: 6. Si mette a disposizione di Kruijswijk, fa quel che può.

BOL JETSE: 5. Entra nella fuga a Lleida, per tutti senza nessuna possibilità di vittoria e lui, il primo a non crederci, si rialza a pochi chilometri dal traguardo. Morale della favola, la fuga vince. L’olandese è il simbolo perfetto della Burgos-BH, una Vuelta anonima per il team professional iberico.

BOUHANNI NACER: 6,5. Vince a San Javier . Il francese è l’unico velocista puro che è riuscito a battere Viviani. Solo per questo voto più che sufficiente.

BRAMBILLA GIANLUCA: 5. Lo scalatore della Trek-Segafredo cerca invano di far sua una tappa. Molto attivo nelle fughe, ma i risultati latitano.

BUCHMANN EMANUEL: 5,5. Il venticinquenne tedesco ha come obiettivo quello di curare la classifica generale. Regolarista, termina la sua corsa a Madrid al dodicesimo posto della classifica finale senza mai un acuto.

BYSTRØM SVEN ERIK: 6. A differenza di Bol non si arrende nei chilometri finali della tappa con arrivo a Lleida. Sulla linea del traguardo viene, però, beffato dall’altro compagno di fuga, Wallays. Il norvegese col suo secondo posto di giornata raccoglie il miglior risultato della UAE Team Emirates e questo non è certo un fattore positivo per il team di Saronni.

CAMPENAERTS VICTOR: 5,5. Terzo nella cronometro iniziale di Málaga, sperduto in quella che da Santillana del Mar conduceva a Torrelavega. Nel mezzo qualche fuga e un po’ di gregariato per Kruijswijk. Nel complesso ci si aspettava di più da lui, che è campione europeo in carica a cronometro.

CATALDO DARIO: 6. Solito lavoro da gregario per il ciclista abruzzese.

CLARKE SIMON: 6,5. Batte in volata Bauke Mollema e Alessandro De Marchi nella quinta tappa da Granada a Roquetas de Mar. Riprova nelle tappe seguenti ad andare in fuga e ad attaccare, senza esiti positivi. Voto più che positivo per lui, dato anche che non vinceva una corsa dal lontano 6 marzo del 2016, quando si impose al GP Industria & Artigianato.

DE GENT THOMAS: 7. Il ciclista belga è stato iperattivo in questa Vuelta di Spagna. In quasi tutte le fughe di giornata c’era. Non porta a casa nessuna tappa a casa, ma la maglia a pois blu, il simbolo del primato che spetta al leader della classifica dedicata al miglior scalatore. Punti raccolti partendo ovviamente dalla fughe di giornata. Attaccante nato.

DE LA CRUZ DAVID: 5,5. Dopo il settimo posto finale della Vuelta edizione 2016, si presentava al via coi gradi di vice capitano in casa Sky. Non riesce mai a trovare lo spunto giusto. Da segnalare il suo terzo posto nella tappa del Balcón de Bizkaia. Chiude al 15° posto nella classifica generale a 28 minuti da Yates. Dato il risultato e l’età (29 anni, perciò nel pieno della maturazione) non crediamo che in casa Sky gli daranno altri gradi all’infuori del gregario. Peccato.

DE MARCHI ALESSANDRO: 7. Il friulano è un’attaccante nato. Ha una condizione fisica ottima, tanto che il CT Davide Cassani l’ha selezionato per i mondiali di Innsbruck. Dopo vari piazzamenti trova lo spunto perfetto per andar a vincere nella tappa con arrivo a Luintra. Una sicurezza.

DENNIS ROHAN: 8. Due cronometro su due vinte per il corridore australiano della BMC. Prima maglia roja della Vuelta. Non parte alla 17 tappa per concentrarsi ed allenarsi in vista del Mondiale austriaco.

FELLINE FABIO: 4,5. Nel 2016 vinse la classifica a punti della Vuelta, quest’anno, invece, non ci va minimamente vicino. Ciclista da ritrovare.

FORMOLO DAVIDE: 5. Non è nella forma migliore e non riesce ad essere protagonista in nessuna tappa. Vuelta negativa per lui. Il veneto, purtroppo, non sembra in grado di fare quel salto di qualità che gli servirebbe per far davvero bene nelle corse di tre settimane.

GALLOPIN TONY: 7. Quest’anno vuole curare anche la classifica generale, ma purtroppo esce di poco dalla top ten finale. Vince con un numero bellissimo la tappa con arrivo a Pozo Alcón.

GENIEZ ALEXANDRE: 6,5. Anche per lo scalatore francese dell’AG2R La Mondiale una tappa vinta attaccando con la fuga di giornata. Per lui la dodicesima tappa con arrivo al Faro de Estaca de Bares.

HAIG JACK: 6,5. Ormai uomo di fiducia di Simon Yates, come al Giro ripaga la fiducia del suo capitano. Gregario affidabile.

HERRADA JESÚS: 6,5. Il ventottenne spagnolo della Cofidis partecipa a numerose fughe in questa Vuelta, ma, invece di vincere una tappa, al Faro de Estaca de Bares proprio grazie alla fuga conquista la maglia roja che porterà per due giorni. Leader inaspettato.

IZAGIRRE ION: 6. Dopo l’infortunio di Vincenzo Nibali, lo spagnolo prende il via coi gradi da capitano. Cura la classifica generale terminando al 9° posto. Fiducia meritata.

KELDERMAN WILCO: 5,5. Dopo il 4° posto dell’anno scorso c’era molta attesa sulla sua prestazione in questa Vuelta. Dopo un buon avvio perde terreno tappa dopo tappa, terminando al decimo posto con oltre undici minuti di ritardo dal vincitore Simon Yates. Rimandato.

KING BEN:7,5. L’americano del Team Dimension Data riesce a centrare due volte il bottino pieno. Conquista delle vittorie pesanti sugli arrivi difficili della Sierra de la Alfaguara e della Covatilla. Impossibile non attribuirgli l’appellativo di “King” delle fughe.

KWIATKOWSKI MICHAŁ: 6. Era il capitano designato del Team Sky e l’inizio lasciava a ben sperare. Grazie al secondo posto di tappa a Caminito del Rey conquistava la maglia roja che avrebbe tenuto per 3 giorni. Quando sono iniziate le montagne la stanchezza accumulata al Tour de France si è fatta, però, sentire facendolo naufragare in classifica.

KRUIJSWIJK STEVEN: 7,5. Il rosso olandese della Lotto NL-Jumbo dopo il 5° posto del Tour de France non si risparmia nemmeno alla Vuelta di Spagna. Con la sua solita condotta di gara regolare finisce al 4° posto della generale.

LÓPEZ MIGUEL ÁNGEL: 8,5. Dopo il terzo posto finale al Giro d’Italia di quest’anno, si presentava al via come uno dei favoriti. Al suo fianco una squadra solida con compagni dal calibro di Fraile, Hirt, Bilbao e Cataldo. Prova il colombiano a far sua questa Vuelta, ma perde troppo terreno nelle cronometro nei confronti di Yates e negli arrivi in salita non riesce a fare la differenza come vorrebbe, specie nell’ultima tappa con arrivo in salita dove veniva beffato allo sprint da Enric Mas.

MAJKA RAFAŁ: 5. Stesso copione del Tour de France. Non cura la classifica generale e non riesce a vincere nessuna tappa, anche se ci va vicino sulla Camperona.

MAS ENRIC: 9. Il ventitreenne spagnolo della Quick-Step è la vera sorpresa di questa edizione della Vuelta. Corre e si difende nelle prime due settimane rimanendo sempre a ridosso del podio nella classifica generale. Nella terza settimana passa al contrattacco sfruttando la sua freschezza. Si comporta egregiamente nella lunga crono di Torrelavega per poi andare a vincere sul Coll de la Gallina, dove segue l’attacco di López per poi batterlo allo sprint. Più che una promessa è uno dei futuri protagonisti nei prossimi grandi giri a venire.

MATÉ LUIS ÁNGEL: 6,5. Il ciclista spagnolo della Cofidis è il primo ciclista ad indossare la maglia a pois blu destinata al leader della classifica degli scalatori. Difende il primato fino alla diciassettesima tappa dove viene scalzato da De Gendt.

MEINTJES LOUIS: 4. Annus horribilis per il sudafricano. L’ombra di se stesso, mai nel vivo della corsa, sempre lontano dai migliori. Che gli sta succedendo?

MOLARD RUDY: 6,5. Il francese della Groupama-FDJ conquista la maglia roja grazie ad una fuga bidone nella quinta tappa con arrivo a Roquetas de Mar. Riesce a difendere il primato per quattro giorni, fino a quando è costretto a cedarla a Simon Yates sulla salita della Covatilla. Eroe per caso.

MOLLEMA BAUKE: 5,5. Il ciclista olandese ha fatto ormai intendere che la classifica generale non la curerà mai più in futuro. Come al Tour, anche alla Vuelta si defila subito dalla lotta per le posizioni importanti della classifica per puntare ad una vittoria di tappa. Purtroppo per lui raccoglie solo secondi posti: secondo alla Covatilla, secondo sul traguardo di Roquetas de Mar, secondo anche nella classifica dedicata agli scaltori.

NIBALI VINCENZO: 6. Dopo l’infortunio che lo ha costretto a ritirarsi dal Tour de France e la seguente operazione, lo “Squalo” soffre e lo si vede. Stringe i denti il siciliano, prova a testarsi lavorando per i compagni e andando in fuga. Non riceve, purtroppo, dal suo fisico i segnali che avrebbe voluto ricevere. Tutta l’Italia ciclistica è con lui. Forza Vincenzo.

PARDILLA SERGIO: 4. L’esperto ciclista, capitano del team professional Caja Rural – Seguros RGA, corre una Vuelta anonima. Lontanissimo nella classifca generale, lontanissimo da ogni podio di giornata, nessuna azione degna di nota, nulla di nulla.

PINOT THIBAUT: 7,5. Dopo il Giro d’Italia terminato in malo modo il francese si presentava al via della Vuelta con un profilo basso. Non riesce a competere per la vittoria finale, ma con tenacia e arguzia riesce a vincere due bellissime tappe. Vittoria di potenza ai Lagos de Covadonga dove attacca a sei chilometri dall’arrivo andando a vincere con quasi 30” su Miguel Ángel López. Vittoria di classe ad Naturlandia dove tiene a bada Yates. Chiude la Vuelta al sesto posto della classifica generale. Rigenerato.

PORTE RICHIE: 5. Il Re degli imprevisti. Questa volta a differenza delle altre il guaio non gli capita durante la corsa ma nei giorni precedenti, quando viene colpito da un virus intestinale. Perde tantissimo terreno nella crono iniziale di Málaga. Prova a vincere una tappa provando ad entrare nelle fughe di giornate, ma l’esito è negativo.

QUINTANA NAIRO: 5. Ogni volta che prende il via ad un Grande Giro sono tante le aspettative che si hanno su di lui. Purtroppo il ciclista colombiano sembra aver già intrapreso la parabola discendente della sua carriera agonistica. Speriamo di no e che questo 2018 sia solo una parentesi negativa.

RODRÍGUEZ ÓSCAR: 7. Il giovane ciclista della Euskadi – Murias riesce a sorpresa a vincere la difficile tappa della Camperona, battendo sull’asperità finale gente del calibro di Majka e Teuns. Dulcis in fundo, è stata la sua prima vittoria da professionista.

SAGAN PETER: 5,5. Non è il miglior Sagan e si nota subito. Non riesce a vincere nessuna tappa, nonstante alcune sembrerebbero disegnate apposta per lui. Gli sfugge anche la classifica a punti, una sua specialità. Batterie scariche per il Campione del Mondo in carica.

TEUNS DYLAN: 6. Eterno piazzato. Sempre attivo e propositivo nelle fughe di giornata, raccoglie però solo piazzamenti importanti.

URÁN RIGOBERTO: 6,5. Termina la Vuelta al settimo posto della classifica generale correndo da fantasma. Tre settimane senza alcuna azione importante o avvenimento da segnalare.

VALVERDE ALEJANDRO: 9. Il campione spagnolo è un osso duro. Oltre alle qualità fisiche e atletiche ha una caparbietà che anche nei momenti di crisi non lo fanno affondare. Nonostante l’età non sia dalla sua parte, è sempre lì, tappa dopo tappa. Cede solo nell’ultimo tappone pirenaico. Due le vittorie di tappe conquistate, a Caminito del Rey dove precede Kwiatkowski e ad Almadén dove batte Peter Sagan. Vince anche la classifica a punti. Eterno.

VAN POPPEL DANNY: 5. Sono pochi i velocisti presenti in Spagna, ma lui evidentemente non è uno dei più forti tra i presenti. Solo piazzamenti per l’olandese.

VIVIANI ELIA: 9. Al momento uno dei velocisti più forti che ci sia in circolazione, se non il più forte. Quattro gli arrivi di tappa conclusi allo sprint di gruppo, tre quelli che ha portato a casa. Il vicentino ha dimostrato un’attitudine, una forza esplosiva e un’abilità a limare nei metri finali che in pochi hanno al momento. Vederlo trionfare con addosso la maglia tricolore del campione italiano su strada in carica poi, è ancora più emozionante. Grandissimo Elia.

WALLAYS JELLE: 7. Il colpo gobbo di questa Vuelta la compie lui. Diciottesima tappa, Ejea de los Caballeros – Lleida, un piattone designato per l’arrivo in volata a ranghi compatti. Wallays, Bystrøm e Bol partono all’attacco in fuga dopo pochi chilometri dalla partenza. Il gruppo li controlla non lasciandogli spazio per tutta la corsa, mantenendo un distacco compreso tra i 2 e i 3 minuti. Nei chilometri finali la beffa. Il gruppo accelera tentando di riprendere i fuggitivi, ormai a pochi secondi di distanza, tanto che Bol si rialza. Wallays e Bystrøm, invece, sfruttando anche il vento favorevole danno il tutto per tutto. Proprio Wallays riusciva a vincere la tappa in volata beffando per pochi centimetri Bystrøm e il gruppo preceduto da Sagan. Stoico.

WOODS MICHAEL: 6,5. Un cacciatore di tappe come lui non poteva non timbrare il cartellino in un’edizione della Vuelta come questa, dove le fughe andate in porto sono state molte. Sua la tappa con arrivo in salita sul Balcón de Bizkaia.

YATES ADAM: 7. Il capitano designato dalla Mitchelton-Scott era il fratello gemello Simon; Adam non batte ciglio e si adegua al proprio ruolo designato. Importante il suo lavoro sulle salite finali della Vuelta.

YATES SIMON: 10. Vince meritatamente la settantatreesima edizione della Vuelta di Spagna. Corre in modo intelligente, non spreca energie inutili nelle prime tappe, come invece fece al Giro, e gestisce in modo corretto le varie fasi della corsa. Preferisce perdere la maglia roja in favore di Herrada nella dodicesima tappa, piuttosto che spremere il proprio team nell’inseguimento. La Movistar di Valverde prova ad attaccarlo più volte, ma lui resiste e si difende egregiamente. La débâcle avuta nella terza settimana del Giro d’Italia ci ha consegnato un ciclista più maturo e intelligente. Supportato anche dalla squadra, Haig e il gemello Adam su tutti, ha dimostrato anche di avere la stoffa del leader. Al momento uno degli scalatori più forti dell’intero panorama ciclistico. Sua anche la tappa con arrivo sulla salita di Les Praeres. Maestoso.

ZAKARIN ILNUR: 4,5. Si presenta al via da Málaga con le batterie scariche dopo aver corso discretamente il Tour de France. Entra in qualche fuga di giornata ma non combina nulla di positivo.

Luigi Giglio

La vittoria di Simon Yates sullAlto Les Praeres (foto AFP/LaPresse)

La vittoria di Simon Yates sull'Alto Les Praeres (foto AFP/LaPresse)

Commenta la notizia