VUELTA A ESPAÑA 2018 – LA “SEGUNDA SEMANA”

settembre 3, 2018
Categoria: Approfondimenti

È una settimana decisamente intensa quella centrale della Vuelta 2018. Tolta la tappa di martedì, l’unica che dovrebbe terminare allo sprint, tutte le altre potranno lasciare il segno in classifica. Di certo lo faranno le due frazioni di montagna disegnate sulle strade del Principato delle Asturie così come il precedente, ripidissimo arrivo alla Camperona. Apparentemente più innocue appaiono le tappe disegnate nella tormentata geografia della Galizia, dove il vento potrebbe aggiungere ulteriore pepe a tracciati collinari ideali per colpi a sorpresa quando meno ce li aspetta.

10a TAPPA: SALAMANCA – FERMOSELLE / BERMILLO DE SAYAGO (177 Km)

Osservata lunedì 9 settembre la prima delle due giornate di riposo, la Vuelta si rimette in marcia con una delle ultime frazioni tranquille dell’edizione 2018 poiché rappresenterà la terzultima occasione riservata ai velocisti, dopo la quale avranno a disposizione solo i palcoscenici di Lleida (13 settembre) e Madrid (16 settembre, nel giorno conclusivo della corsa iberica). Ben poca paura susciterà l’unica difficoltà altimetrica inserita lungo il tracciato, anche perché i 4,9 Km al 5,3% dell’Alto de Fermoselle – uno dei due centri “titolari” della tappa – saranno affrontati quando mancheranno quasi 30 Km al traguardo di una frazione altrimenti completamente pianeggiante.

11a TAPPA: MOMBUEY – RIBEIRA SACRA (LUINTRA) (207.8 Km)

La frazione più lunga della 73a Vuelta a España è la prima di due tappe disegnate sulle strade della Galizia, la regione spagnola che amministra l’estremità nordoccidentale della penisola iberica e nella quale il gruppo giungerà dopo aver percorso i primi 56 Km di gara. Pur essendo iscrivibile tra quelle di media montagna, si tratta di una tappa abbastanza insidiosa perché s’incontrerà pochissima pianura – di fatto “confinata” quasi del tutto nei primi 30 Km – e poi si affronteranno una dietro l’altra 8 salite, nessuna particolarmente impegnativa. Quattro saranno quelle considerate valide per la classifica dei GPM e di questa la più difficile sarà la penultima, l’Alto do Trives (10,5 km al 4,6%), classificata di 2a categoria e collocata a una settantina di chilometri dalla conclusiva. Il finale di gara, che ricalca quello della tappa giunta a Luintra nel 2016 e vinta dall’allora giovane talento britannico Simon Yates, prevede l’ascesa dell’Alto del Mirador de Cabezoas (8,8 Km al 4,3%), ultimo GPM in programma, a 18 Km dal traguardo, a sua volta preceduto dalla breve ascesa di Pombar (2500 metri al 6,8%) e da un chilometro finale pure in leggera ascesa. La logica dice tappa da fughe ma se dovesse accendersi la bagarre tra gli uomini di classifica i continui dislivelli da affrontare quest’oggi potrebbe confezionare qualche inattesa sorpresa.

12a TAPPA: MONDOÑEDO – FARO DE ESTACA DE BARES (MAÑÓN) (181.8 Km)

La seconda frazione galiziana sulla carta si presenta meno impegnativa della precedente, almeno dal punto di vista altimetrico poiché, sotto quest’aspetto, le principali difficoltà saranno rappresentate dai due GPM di 3a categoria evidenziati dal grafico, il primo da affrontare subito dopo la partenza da Mondoñedo (Alto de Cadeira, 5,8 Km al 6,4%) e il secondo collocato a 50 Km dal traguardo (Alto de San Pedro, 7,7 Km al 5,1%). Tra le due ascese i corridori incontreranno oltre 100 Km di strada quasi sempre pianeggiante – a parte qualche lieve collinetta – ma è proprio in questo tratto, interamente tracciato lungo la costa dell’Oceano Atlantico, che si “nasconde” la principale insidia di giornata, il vento, che da queste parti spira sovente con forza e che nel 1995, l’anno della prima Vuelta disputata a settembre, costrinse l’organizzazione ad interrompere la tappa galiziana di quell’edizione, diretta a La Coruña, per poi farla ripartire dopo aver tagliato una considerevole parte del tracciato. I ventagli e le conseguenti fratture in seno al gruppo potrebbero, dunque, essere le difficoltà più rilevanti di questa frazione che, una volta superata l’ultima salita ufficiale in programma, proporrà una serie di saliscendi negli ultimi 50 Km, lungo i quali, se il gruppo si sarà precedentemente frazionato, risulterà molto difficile inseguire e tentare di recuperare il terreno perduto.

13a TAPPA: CANDÁS (CARREÑO) – VALLE DE SABERO (LA CAMPERONA) (174.8 Km)

Alla vigilia dell’importante due giorni asturiana il programma della Vuelta prevede uno dei più aspri arrivi in salita dell’edizione 2018, quello ai 1600 metri della Camperona, la montagna della Cordigliera Cantabrica che il ciclismo ha “violato” per la prima prima volta nel 2014, ripetendo poi il traguardo di tappa nel 2016 mentre nel 2017 era stata una frazione della Vuelta a Castilla y León a terminare lassù, giornate che si erano rispettivamente concluse con i successi del canadese Ryder Hesjedal, del russo Sergey Lagutin e del francese Jonathan Hivert. Rispetto alla tappa del 2016 il finale sarà leggermente meno impegnativo perché non sarà affrontato il muretto al 25% che fu inserito all’interno dei primi pedalabili 6 Km, prima che si arrivi alla tremenda verticale finale, lunga 3 Km e caratterizzata da una pendenza media del 13,4%. In precedenza, una settantina di chilometri prima, si sarà superata anche un’altra salita di prima categoria, il Puerto de Tarna (13 Km al 5,8%).

14a TAPPA: CISTIERNA – LES PRAERES (NAVA) (171 Km)

L’organizzazione è andata a scovare un altro “sesto grado”, un’altra salita breve e caratterizzata da pendenza in doppia cifra che farà il paio con la Camperona ma sarà affrontato al termine di una frazione decisamente più esigente della precedente. Lungo la strada che condurrà il gruppo nel Principato delle Asturie si dovranno, infatti, affrontare 5 salite e 3 di queste saranno classificate di prima categoria. Si comincerà a salire a una cinquantina di chilometri dalla partenza quando si andrà ad affrontare il Puerto de San Isidro (1520 metri, 2a categoria), poi dopo metà tappa si scalerà la prima ascesa di 1a categoria, l’Alto de la Colladona (5,3 Km all’8,1%), alla quale seguirà dopo circa 30 Km di strada facile l’Alto de la Mozqueta (6,5 Km all’8,7%). Leggermente meno impegnativo si annuncia il successivo Alto de la Falla de los Lobos (5,3 Km al 6,4%, 3a categoria), che anticiperà di 17 Km l’inedita rampa finale verso il traguardo di Les Praeres, zona di praterie situata nel comune di Nava per raggiungere le quali bisognerà affrontare una pendenza media del 12,5% negli ultimi 4 Km, toccando un picco massimo del 23% nel tratto conclusivo dell’ascesa.

15a TAPPA: RIBERA DE ARRIBA – LAGOS DE COVADONGA (178.2 Km)

Per la 21a volta in 35 anni la Vuelta proporrà l’arrivo su quella che da tempo è stata ribattezzata l’Alpe d’Huez di Spagna e non soltanto per il numero di “ripetizioni”. La salita ai “Lagos” s’è, infatti, ampiamente meritata il soprannome per la qualità della salita (gli ultimi 11,7 Km salgono al 7,2% medio), dei vincitori di tappa (l’ultimo, nel 2016, è stato un certo Nairo Quintana) e del paesaggio, che batte di gran lunga quello offerto dall’Alpe d’Huez grazie agli impareggiabili scenari del Parco Nazionale dei Picos de Europa. L’arrivo di quest’anno sarà anche l’occasione per festeggiare il primo centenario dell’incoronazione della statua della “Virgen de Covadonga”, conservata nel santuario situati ai piedi dell’ascesa finale, che i corridori attaccheranno dopo esser saliti sul Mirador del Fito, “alto” che spesso in passato è stato affrontato in abbinamento ai “Lagos”. Quest’anno, però, ci sarà una novità che renderà il finale di gara ancora più impegnativo perchè la salita al Fito è stata inserita all’interno di un circuito di circa 37 Km e così i suoi 7 Km al 7,7% dovranno essere presi di petto due volte, con l’ultimo passaggio previsto a una quarantina di chilometri dal traguardo.

Mauro Facoltosi

Il santuario di Covandonga, ai piedi della salita verso i mitici Lagos (ridenroad.com

Il santuario di Covandonga, ai piedi della salita verso i mitici "Lagos" (ridenroad.com

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