E ORA È TUTTO NERO

giugno 22, 2010
Categoria: News

La mancata vittoria contro i neozelandesi complica enormemente il cammino azzurro in Sudafrica, e costringe la Nazionale ad una vittoria contro la Slovacchia per avere la certezza di accedere agli ottavi di finale. Qualificazione possibile anche con un ulteriore pareggio. Non ancora esclusa l’eventualità che il passaggio del turno venga determinato dal sorteggio.

Foto copertina: i neozelandesi esultano dopo la rete del vantaggio (foto Ansa)

Ridursi a dover affrontare una partita da dentro o fuori in un girone che, a detta di tutti o quasi, prima del Mondiale, era probabilmente il più agevole in assoluto, è già di per sé grave. Ancor più preoccupante è però sapere che il doversi giocare tutto in 90 minuti non è stato il frutto di straordinaria sfortuna o di buone prestazioni cui è mancata soltanto una finalizzazione all’altezza, ma è la logica conseguenza di quanto visto in campo per due partite e tre quarti, con la sola eccezione della seconda metà di ripresa contro il Paraguay.
Il gruppo F, per l’Italia, era un po’ come i Tour de France 1992 e 1993 per Indurain: non troppo impegnativo, apparentemente disegnato su misura per i campioni in carica. Perché ora scopriamo che il Paraguay è una buona squadra e ci raccontiamo che la Nuova Zelanda è molto organizzata (un tempo si sarebbe detto “molto catenacciara”), ma per un girone così, al momento del sorteggio, avremmo messo la firma. E invece, è un po’ come se il Navarro, per riprendere il confronto, non solo fosse rimasto sempre in difesa sulle montagne, ma si fosse anche dimenticato di asfaltare la concorrenza a cronometro, riducendosi così a doversi giocare il tutto per tutto nell’ultimo tappone. Meglio, forse, sarebbe paragonare la sfida con la Slovacchia a ciò che per il fuoriclasse di Villava era una cronometro, il suo terreno preferito, visto il livello non proibitivo del rivale, non certo comparabile ai Rominger, ai Bugno, agli Hampsten e ai Chiappucci con cui avrebbe dovuto fare i conti Miguel, ma, alla luce delle prime due uscite, pensare ad un compito agevole per i nostri resta comunque una previsione piuttosto ottimistica.
Per la certezza della qualificazione, ora, serve una vittoria. Con una sconfitta, si esce al 100%. Con un pari, si dipende dal risultato di Nuova Zelanda – Paraguay: se gli All Blacks (che nel calcio, in realtà, si fanno chiamare All Whites) perdono, andiamo avanti; se vincono, siamo fuori; se pareggiano, si finisce in un marasma di criteri secondari per stabilire il passaggio del turno, del tutto estranei ad uno sport in cui l’unico arbitro della classifica finale è il cronometro. In breve, passerebbe la squadra con il maggior numero di gol all’attivo nel girone (e quindi, di fatto, nell’ultima partita, visto che, ora come ora, ne avremmo 2 a testa). Il che potrebbe portare ad un caso estremo, ossia quello di due pareggi con lo stesso punteggio all’ultima giornata. Italia e Nuova Zelanda si ritroverebbero così con gli stessi punti, la stessa differenza reti, gli stessi gol segnati, e un pareggio nello scontro diretto, facendo sì che fosse una monetina a stabilire il passaggio del turno. Un’eventualità non nuova alla Nazionale italiana, che nel 1968 ebbe accesso alla finale del Campionato Europeo, poi vinta al replay contro la Jugoslavia all’Olimpico, proprio grazie ad un sorteggio fortunato, in seguito allo 0-0 in semifinale con l’URSS a Napoli. Un criterio certamente crudele, cui si potrebbe forse trovare qualche alternativa più valida. Escludendo, per ragioni di calendario, la possibilità di un ulteriore scontro diretto fra le squadre interessate, si potrebbe, ad esempio, adottare un criterio vagamente sciistico e automobilistico, privilegiando la squadra peggio piazzata nel ranking FIFA (nello sci alpino, in caso di parità dopo la prima manche, nella seconda scende prima l’atleta che ha ottenuto il tempo con il pettorale più alto; in Formula 1, fra due piloti con lo stesso tempo in qualifica, parte davanti quello che lo ha stabilito per primo). Fortunatamente, la FIFA non è dello stesso avviso, visto che, in tal caso, sarebbero stati gli All Blacks – anzi Whites – ad andare avanti.
A dispetto di avversarie più che abbordabili, ci siamo insomma auto-costretti a giocarci tutto nell’ultima ora e mezzo di gioco; una situazione non solo apertissima, ma che dipenderà in larga parte da episodi e buona o cattiva sorte. Anche per questo, noi continuiamo a preferire, come giudice inappellabile, il freddo ed imparziale cronometro.

Matteo Novarini

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