LA MONTAGNA ALLO SCALATORE, CARUSO TORNA AZZURRO E RINGRAZIA FROOME

marzo 10, 2018
Categoria: News

La tappa di montagna della Tirreno-Adriatico 2018 si è giocata negli ultimi 6 Km, quando Aru ha lanciato il guanto della sfida. A lui si sono uniti vari atleti tra i quali lo spagnolo Landa, partito ai -3. La Sky imposta un ritmo decisamente non impossibile, forse per la scarsa brillantezza di Froome, e permette a Caruso di restare nel gruppetto dei migliori e resistere nello sprint finale. Un incidente meccanico costringe Thomas a fermarsi ed a cedere la maglia di leader.

Doveva essere la tappa regina ed in effetti la battaglia tra i big c’è stata. Tuttavia, come spesso accade negli ultimi anni, la salita non ha provocato distacchi importanti. Vero è che queste sono le prime corse della stagione e che non possono certo dare indicazioni sull’andamento generale dei corridori, tuttavia il dato di fatto irrefutabile è offerto ancora una volta dal distacco della cronosquadre, senza il quale lo spagnolo Mikel Landa (Movistar) sarebbe il leader della corsa. Questo non deve andare a detrimento dei meriti di Damiano Caruso (BMC), che cerca sempre di dare il massimo e che si sta difendendo egregiamente. Oggi, però, lo zampino ce l’ha messo anche la Sky, con una condotta di gara che, a prima vista, pare francamente incomprensibile ma che è figlia della scuola di pensiero sempre abbracciata dal team britannico che, se può essere in un certo senso compresa in corse come il Tour de France, pare francamente assurda in corse come quella che si è svolta oggi sull’Appennino umbro-marchigiano.
La forza del Team Sky è sempre stata il ritmo e i luogotenenti in forza alla squadra britannica sarebbero capitani in quasi tutte le altre squadre, primo tra essi Geraint Thomas, che si è dimostrato sempre molto forte sia in salita, sia a cronometro.
Quando Fabio Aru (UAE-Team Emirates) ha lanciato l’attacco, seguito dal polacco Rafał Majka (Bora – Hansgrohe) e poi da Landa, la corazzata d’oltremanica non ha reagito come al solito imponendo un ritmo folle tale da rintuzzare l’attacco poco alla volta nel corso dei chilometri. Questa condotta è stata spiegata quando si è visto Chris Froome staccarsi dal gruppo in grave crisi. La Sky, però, ha atteso troppo prima di lasciare l’anglo-keniota a cercare di superare da solo le sue difficoltà. Quando si è capito che il quattro volte vincitore del Tour avrebbe patito un gravissimo distacco dai primi, la Sky ha cercato di non compromettere la gara di Thomas ed ha lasciato i gregari davanti. Tuttavia, è bastato poco perché la nemesi colpisse anche il buon Geraint, che patisce un incidente meccanico poco prima del triangolo rosso: a quel punto è proprio Froome ad aiutarlo dopo averlo raggiunto, ma il keniano bianco oggi non aveva la brillantezza per dare una mano significativa al suo gregario di lusso e non ha potuto fare molto per salvargli la maglia azzurra.
In questa situazione chi ringrazia maggiormente è Damiano Caruso, che prima è riuscito a seguire il ritmo regolare della Sky e poi si è accodato i ai big nel rush finale, andando a riprendersi il vessillo del primato grazie al vantaggio conseguito nella cronometro a squadre.
Si ribadisce ancora una volta che inserire una prova collettiva di 23 Km in una corsa che non raggiunge i 1000 km complessivi è pura follia, specialmente negli attuali tempi che vedono i distacchi in salita fortemente erosi rispetto al passato.
Chiaramente nelle corse di tre settimane entrano in gioco fattori che in competizioni di una sola settimana ad inizio stagione non incidono per nulla. In questa prospettiva può essere visto il risultato piuttosto negativo di Vincenzo Nibali (Bahrain Merida), che non è riuscito a restare con il gruppo principale nel finale ed ha pagato un dazio piuttosto elevato rispetto ai più diretti avversari.
Landa, dal canto suo, non è riuscito a fare una vera differenza vincendo allo sprint con un distacco minimo; bisogna. però, osservare che il corridore basco, una volta raggiunti gli avversari che erano partiti poco prima, non ha ricevuto un cambio proprio perché considerato il più pericoloso. Dargli la possibilità di respirare poteva significare farsi staccare poco dopo.
Aru sta cercando la condizione e, come affermato da lui stesso, ha cercato di dare un segnale anche per testarsi rispetto a quelli che potrebbero essere i suoi rivali al Giro.
Uno di essi, Tom Dumoulin (Team Sunweb), è stato purtroppo costretto ad abbandonare la contesa a causa di una caduta, avvenuta in un tratto di discesa ad un ottantina di chilometri dalla partenza, che lo ha costretto a salire in ammiraglia.
Thomas ha patito l’incidente meccanico che lo ha fatto scivolare in quarta posizione in generale, ma il forte corridore britannico non è affatto fuori dai giochi in quanto ha a disposizione i 10 Km della cronometro conclusiva, che sono certamente sufficienti per recuperare il terreno perduto su Mikel Landa, che non è certo uno specialista contro il tempo.
La tappa dei muri di domani, invece, diviene fondamentale per capire se Thomas cercherà di attaccare Caruso e l’olandese bisogna Kelderman (Team Sunweb) che lo precedono in generale e non sono fermi a cronometro. Sei secondi da Caruso in 10 Km si recupero infliggendogli un distacco di 2,6 secondi al chilometro, cosa certamente possibile ma non certa. Anche Kelderman è un avversario ostico e i 15 secondi che separano Thomas dall’olandese si possono recuperare, ma non bisogna dimenticare che Willo nella cronometro mondiale a Bergen perse in 31 Km solo 13 secondi da Froome, giunto terzo, e solo 37 secondi da uno specialista come Primož Roglič (LottoNL-Jumbo).
Naturalmente, il discorso vale anche a parti invertite e quindi anche Landa, Kelderman e Caruso potranno provare a difendersi e forse qualcuno anche a guadagnare qualche secondo.
In questo senso, questa edizione della Tirreno-Adriatico potrebbe essere interessante e combattuta fino all’ultima tappa, paradossalmente grazie all’inconveniente patito oggi da Thomas.
Tale considerazione, lungi dall’essere antisportiva, si limita a prendere atto della realtà, volendo al limite essere un sommesso suggerimento agli organizzatori quanto alla scelta dei percorsi.
Venendo alla cronaca della tappa odiernia bisogna, infatti, notare che, nonostante il tracciato nervoso prima della salita finale, la frazione ha avuto uno svolgimento abbastanza soporifero. Dopo 3 Km dal via è partita una fuga su iniziativa di Jacopo Mosca (Wilier-Selle Italia) e Nicola Bagioli (Nippo-Fantini), raggiunti poco dopo da Mads Pedersen (Trek-Segafredo), Antoine Duchesne (Groupama-FDJ), Krists Neilands (Israel Cycling Academy) e Aleksandr Vlasov (Gazprom-Rusvelo).
Il sestetto riesce a guadagnare fino a 6 minuti sul gruppo, che inizialmente non si preoccupa granché del tentativo in testa alla corsa. La battaglia, in queste prime fasi, è limitata agli sprint intermedi ed ai GPM con Bagioli e Mosca che vanno a raccogliere punti per incrementare il vantaggio nelle speciali classifiche a punti e dei GPM, nelle quali i due italiani sono già leader. Dietro gli accadimenti più importanti sono solo le cadute ed i conseguenti ritiri di Dumoulin e dello spagnolo Daniel Moreno (EF Education First-Drapac).
Il vantaggio dei fuggitivi viene congelato dal gruppo, tirato quasi sempre dai corridori della Sky Salvatore Puccio e Jonathan Castroviejo, che tiene la fuga a bagnomaria per poi aumentare progressivamente il ritmo, erodendo il gap man mano che il traguardo si avvicinava. Con l’avvicinarsi della salita finale anche l’Astana offre il proprio contributo per neutralizzare la fuga, che termina ai piedi della salita finale quando vengono riassorbiti gli ultimi due uomini rimasti in avanscoperta, Vlasov e Neilands. Da segnalare la presenza di quest’ultimo, che doveva in qualche modo cercare di legittimare la “wild card” offerta da RCS al team israeliano in forza al quale Neilands milita, proprio in considerazione della scelta di far partire la corsa rosa da uno stato che, non avendo la benché minima tradizione ciclistica agonistica, non ha una rappresentativa tra le squadre World Tour.
Conclusa la fuga c’è un momento di controllo fino ai meno 6 quando parte Aru. Il resto è storia già raccontata nelle righe precedenti; l’auspicio, come già detto, è che le ultime tappe riservino spettacolo e battaglia vista l’attuale situazione di classifica

Benedetto Ciccarone

ORDINE D’ARRIVO

1 Mikel Landa (Spa) Movistar Team 6:22:13
2 Rafal Majka (Pol) Bora-Hansgrohe
3 George Bennett (NZl) LottoNL-Jumbo
4 Fabio Aru (Ita) UAE Team Emirates 0:00:06
5 Ben Hermans (Bel) Israel Cycling Academy
6 Tiesj Benoot (Bel) Lotto Soudal
7 Romain Bardet (Fra) AG2R La Mondiale
8 Wilco Kelderman (Ned) Team Sunweb
9 Adam Yates (GBr) Mitchelton-Scott
10 Rigoberto Uran (Col) EF Education First-Drapac p/b Cannondale

CLASSIFICA GENERALE

1 Damiano Caruso (Ita) BMC Racing Team 17:14:49
2 Michal Kwiatkowski (Pol) Team Sky 0:00:01
3 Wilco Kelderman (Ned) Team Sunweb 0:00:11
4 Mikel Landa (Spa) Movistar Team 0:00:20
5 Geraint Thomas (GBr) Team Sky 0:00:26
6 Rigoberto Uran (Col) EF Education First-Drapac p/b Cannondale 0:00:31
7 George Bennett (NZl) LottoNL-Jumbo 0:00:33
8 Davide Formola (Ita) Bora – hansgrohe 0:00:34
9 Tiesj Benoot (Bel) Lotto Soudal 0:00:36
10 Domenico Pozzovivo (Ita) Bahrain-Merida 0:00:41

Landa vince a Sassotetto ma non affonda il colpo, la Tirreno è ancora apertissima (foto Bettini)

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