FEBBRAIO RICCO… MI CI FICCO

gennaio 29, 2018
Categoria: Approfondimenti

È già “pregno” di appuntamenti a pedali il secondo mese dell’anno, che vedrà il debutto del calendario italiano con il Trofeo Laigueglia in programma l’11 febbraio. Le prime due settimane del mese proporranno una concentrazione di corse che permetteranno agli appassionati di seguire i loro beniamini in un ideale “ping pong” tra Spagna ed Emirati Arabi Uniti, tra Francia e Australia passando anche per la Colombia.

È solo il secondo mese dell’anno ma è già particolarmente carico di competizioni il febbraio ciclistico perché, a dispetto dei soli 28 giorni canonici, nelle sue quattro settimane si succedono in calendario ben 28 gare, tra corse in linea e corse a tappe. E per una corsa che esce (il Gran Premio Costa degli Etruschi, che quest’anno non si disputerà) c’è n’è un’altra che entra e in maniera decisamente roboante, l’inedita Colombia Oro y Paz, della quale parleremo più avanti.
All’inizio del mese si disputeranno in contemporanea tre gare a tappe di categoria 2.1, l’Étoile de Bessèges in Francia, la Volta a la Comunitat Valenciana in Spagna e l’Herald Sun Tour in Australia. Cominciamo dalla corsa geograficamente più vicina a noi che, giunta nel 2018 alla sua 48a edizione e vinta una sola volta da un corridore italiano (Fabio Baldato nel 2003), prende il nome dal comune del dipartimento del Gard nel quale si disputerà la tappa più impegnativa. A dare il via alla corsa, mercoledì 31 gennaio, sarà una facile tappa di 162 Km destinata ai velocisti che si disputerà tra Bellegarde e Beaucaire, esattamente come accadde anche lo scorso anno quando questa frazione terminò con lo sprint vincente di Arnaud Démare. Anche la seconda giornata di gara avrà nelle previsioni un arrivo in volata (in programma 151 Km da Nîmes a Générac) mentre la terza sarà la citata tappa di Bessèges, 152 Km che ricalcano il tracciato sul quale si gareggiò dodici mesi e che risultò determinante poiché a imporsi su quel traguardo sarà il corridore che poi trionferà in classifica generale, il francese Lilian Calmejane: il percorso prevede di salire per tre volte sul Col de Trélis (2.9 Km al 6.2%), ma poi non s’incontreranno più difficoltà altimetriche negli ultimi 30 Km che proporanno un pianeggiante circuito di 7 km da inanellare tre volte. L’indomani ci sarà l’appuntamento con il muro di Laudun-l’Ardoise, divenuto tradizionale in queste ultime edizioni poichè accoglierà l’arrivo della penultima tappa per il quinto anno consecutivo: lungo un chilometro e caratterizzato da pendenze fino al 20%, non sempre è riuscito a respingere i velocisti come testimoniato dai successi dei transalpini Bryan Coquard nel 2014 e ancora di Démare lo scorso anno. Immutato anche l’atto conclusivo della corsa, la cronometro individuale sulle strade di Alès che è stata stabilmente introdotta nel programma nel 2012 e che vedrà i corridori in gara percorrere 12 Km, pianeggianti sino ai piedi della collina dell’Ermitage (2.9 Km al 5.5% con gli ultimi 1600 metri al 7.6%), in vetta alla quale sarà collocato l’ultimo dei cinque traguardi dell’Étoile de Bessèges.

Sempre il 31 gennaio scatterà la 69a edizione della Volta a la Comunitat Valenciana, rientrata a far parte del calendario due anni fa dopo un lungo stop durato dal 2009 al 2015 e causato da problemi di natura economica. Se dodici mesi fa si partì con una cronometro a squadre, quest’anno “rimandata” al terzo giorno di gara, nel 2018 anche la prima frazione della corsa iberica finirà nel palmarès di un velocista, poiché la salita della Bandereta (4.6 Km al 6.8%), unica difficoltà in programma, si scavalcherà lontana dal traguardo, dopo aver percorso i primi 86 Km dei 191 previsti dalla Oropesa del Mar – Peñiscola. Chi punta alla classifica si sarà già segnato sul taccuino la seconda frazione, pur non presentando un profilo d’alta montagna i 154 Km che collegheranno Bétera ad Albuixech passando per cinque colli, l’ultimo dei quali piazzato a 30 Km dall’arrivo: la distanza è molta ma quell’ultima salita è il Puerto del Garbì, i cui primi 5 chilometri promettono selezione sia per la sede stradale stretta, sia per le sue pendenze – 9.3% la media, 22% la massima – che all’ultima Vuelta di Spagna ispirarono un attacco di Alberto Contador, con il quale rimase il solo Froome. Era la tappa di Sagunto, che vide nel finale gli altri big – tra i quali i nostri Nibali e Aru – riuscire a recuperare lo svantaggio accumulato sul Garbì. Arriverà ora il momento della prova contro il tempo collettiva che si svolgerà lungo un tracciato pianeggiante di 30.5 Km che da El Poble Nou de Benitatxell condurrà a Calpe, incontrando strada facendo diversi tratti tortuosi che potrebbero rivelarsi determinanti. Bisognerà anche stare attenti a non spremersi troppo perché questa frazione precederà di 24 ore la tappa regina, che prenderà le mosse da Orihuela per arrivare dopo 181 Km in cima all’Alto de Las Canteras, inedita salita situata sopra l’abitato di Cocentaina: preso atto dell’altimetria complessiva della frazione, gli scalatori avranno dalla loro parte la sola ascesa finale – delle sette che si dovranno complessivamente superare quest’oggi – che si arrampica per 3.3 Km con un’inclinazione media del 9.7%, che sale all’11,4% nei ripidissimi 1300 metri conclusivi. Apparentemente, dunque, sembrerebbe esserci comunque poco spazio per gli scalatori, ma era così anche lo scorso anno quando la tappa più impegnativa terminò sul Mas de la Costa percorsa un’ascesa finale di 3.8 Km al 12.5%, che bastò a Nairo Quintana per imporsi sia nell’ordine d’arrivo, sia nella classifica generale della corsa spagnola, vinta con 13” sul belga Ben Hermans. A questo punto mancherà solo l’atto conclusivo della Vuelta Valenciana, i 134 Km della più breve tra le quattro frazioni in linea previste, classica passerella di fine corsa tracciata tra Paterna e Valencia, con il solo Alto de l’Oronet a spezzare la pianura a 35 Km dall’arrivo.

Conclude il trittico d’inizio febbraio l’Herald Sun Tour, la più antica corsa a tappe australiana, organizzata per la prima volta nel 1952 e che quest’anno taglierà il traguardo della 65a edizione. La sua è una fama recente, acquisita nel 2016 schierando al via Chris Froome, che s’impose nella classifica finale e poi tornò l’anno scorso, quando ai nastri di partenza si presentò anche l’astro nascente colombiano Johan Esteban Chaves. Nel 2018 mancherà il britannico e, quindi, l’unico “faro” della corsa sarà Chaves che il 31 gennaio incontrerà per la prima volta gli sfidanti nel cronoprologo, da affrontare sulle strade di Melbourne percorrendo appena 1,7 Km. I velocisti in gara avranno dalla loro parte, molto probabilmente, un solo traguardo e sarà quello della seconda frazione, lunga 161 Km e che si correrà tra Colac e Warrnambool; strizza l’occhio ai finisseur, invece, il finale della successiva tappa di Ballarat che sfiora i 200 Km e propone quasi a ridosso dell’arrivo la salita del Mont Bunyiong (1.4 Km al 6.8%). Di tutt’altra pasta sono i numeri dell’ascesa che conduce alla stazione invernale di Lake Mountain, punto d’approdo della frazione più attesa, che scatterà dalle cantine della Mitchelton Wines di Nagambie, sponsor della formazione di Chaves: a dire il vero la pendenza media dell’ascesa finale (4.5%) non fa particolarmente gongolare gli scalatori, ma affrontare a stagione appena iniziata una salita lunga ben 20 Km può far sortire gli stessi effetti di un salitone più corposo e per rendersene conto basta dare un occhio all’ordine d’arrivo della tappa di montagna della scorsa edizione dell’Herald Sun Tour, che proponeva un arrivo molto simile a questo (Falls Creek, 31 Km al 4% circa). Infine, il movimentato circuito di Kinglake, con l’omonima salita di 7.9 Km al 3.5% da prendere di petto cinque volte, ospiterà la frazione conclusiva, lo scorso anno pure disputata su questo tracciato (ma con una tornata in meno) e che vide affermarsi il britannico Ian Stannard.

Uscito di scena il Gran Premio Costa degli Etruschi, originariamente previsto il 4 febbraio, si assisterà a un altro scontro “mediatico” tra corse perché la seconda settimana del mese sarà il periodo di svolgimento del Dubai Tour e della debuttante Colombia Oro y Paz, con quest’ultima che esordirà con una starting list da far luccicare gli occhi agli appassionati, anche se i nomi che contano al via saranno di corridori provenienti tutti dalla medesima nazione (e non è difficile capire quale sia).
Cominciamo ancora dalla corsa più vicina e noi e stavolta non è soltanto una questione meramente geografica perché l’organizzazione del Dubai Tour, in partenza martedì 6 febbraio, sin dalla prima edizione (quella di quest’anno sarà la quinta) è stata affidata alle sapienti mani di RCS Sport, il gruppo che organizza il Giro d’Italia e le altre grandi classiche italiane. Per il 2018 Mauro Vegni ha, di fatto, salvo qualche piccola modifica apportata qua e là e un differente arrivo per la terza frazione, “fotocopiato” il percorso della scorsa edizione riproponedo la stessa successione di traguardi a cominciare dall’arrivo della prima sull’isola artificiale di Palm Jumeirah, capolinea di una tappa di 167 Km che scatterà, come tutte le altre, dalla sede dello Skydive Dubai, e riserverà le maggiori insidie nel finale, sotto la forma del vento che spira dal Golfo Persico e “batte” spesso la corniche esterna dell’isola progettata a forma di palma. Ancora più esposta sarà la seconda tappa di 190 Km, la più lunga delle cinque in programma, che terminerà al Ras al-Khaima, capoluogo del più settentrionalie tra i sette emirati che compongono lo stato degli Emirati Arabi Uniti, dopo aver costeggiato il golfo per un lungo tratto. Interamente nel deserto, invece, si svolgerà la frazione numero 3, che taglierà da parte a parte la penisola del “Corno d’Arabia” per approdare sulle rive dell’Oceano Indiano, sulle quali si affaccia la sede d’arrivo, la località balneare di Fujairah, dove nel 2016 terminò la prima tappa del Dubai Tour, conquistata da Marcel Kittel, vincitore uscente di questa corsa nella quale ha spadroneggiato nelle ultime due stagioni. Lo scorso anno, però, lo sprinter tedesco fu favorito anche dalla cancellazione della tappa più impegnativa che, per questo motivo, è stata riproposta pari pari nel tracciato dell’edizione 2018: il 9 febbraio, incrociando le dita, si tornerà ad affrontare l’arcigno muro della diga di Hatta, troppo corto perché faccia fuori del tutto i velocisti e, infatti, al termine di quei 100 metri lanciati verso l’alto al 15.2% si sono sempre imposti esponenti di questa categoria (Degenkolb nel 2015 e Lobato nel 2016) mentre non hanno mai trovato spazio i finisseur alla Gilbert, i quali hanno bisogno di più spazio per i loro “virtuosismi”. Dunque, come sempre saranno gli abbuoni a risultare determinanti alla corsa emiratina, che potrebbe decidersi, magari con un ribaltone, al termine della conclusiva frazione di 132 Km, la più cittadina di tutte poiché interamente tracciata lontana dal deserto sulle strade della metropoli araba, con l’ultima linea d’arrivo tracciata presso la sede del centro commerciale City Walk.

Lo stesso giorno nel quale scatterà il Dubai Tour, dall’altro capo del mondo la Colombia Oro y Paz sarà tenuta a battesimo da tre campioni da urlo, tutti corridori di casa ma i cui nomi e le cui doti farebbero gola a ciascun organizzatore: Fernando Gaviria, Rigoberto Urán e Nairo Quintana. La nuova corsa si svilupperà in sei frazioni, equamente suddivise tra tappe da classifica e frazioni di contorno destinate ai velocisti e che si disputeranno per prime. Si comincerò con la più semplice tra tutte, costituita da un circuito cittadino di 11 Km da ripetere nove volte e che si annuncia velocissimo anche perché si correrà a Palmira, centro del dipartimento di Valle del Cauca che si trova a un’altitudine di 1000 metri sul livello del mare e a queste quote la rarefazione dell’aria e il conseguente minore attrito consente di pedalare più speditamente che altrove. Palmira ospiterà anche la seconda frazione, lunga 183 Km, e la partenza della terza che poi terminerà a Buga dopo 163 Km ed anche in questi casi si tratterà di percorsi che favoriranno l’epilogo allo sprint. Le rimanenti tre frazioni, quelle decisive, saranno proposte con un progressivo incremento delle difficoltà e la prima tra queste sarà, quindi, la meno impegnativa, caratterizzata dal pedalabile arrivo in salita a El Tambo (4.5 Km al 5.9%). Più selezione provocherà il finale della successiva frazione che da Pereira condurrà la corsa a Salento, comune del dipartimento di Quindío celebre per la cosiddetta “palma della cera”, che cresce solo in questo luogo e che è nota per essere la più alta del mondo: il traguardo sarà collocato al termine di un’ascesa breve ma impegnativa (3 Km al 7,2%) che arriverà subito dopo un’altra salita, più lunga e dolcissima (la pendenza non arriva al 3%) ma che potrebbe rivelarsi più selettiva del previsto a causa dell’ampiezza della carreggiata, che tende sovente a ingannare e far intendere all’occhio una pendenza inferiore. A risultare decisiva dovrebbe essere l’ultima tappa, paragonabile a quella disputata sull’Alto Colorado alla Vuelta a San Juan: anche in questo caso l’arrivo sarà collocato a più di duemila metri di quota (per la precisione ai 2177 metri di Manizales) e al termine di un’ascesa decisamente “densa” di chilometri poiché si salirà costantemente negli ultimi 17 Km. Pur priva di grandi pendenze (la media è del 4.5%), già potrebbe bastare per far emergere un Quintana o un Urán, proprio a causa della stagione ancora bassa e dello stato di forma da “grande giro” che certamente non tutti avranno ancora raggiunto nel mese di febbraio.

Accanto a queste due corse se ne disputerà una meno blasonata, il Tour Cycliste International La Provence. È il “Giro della Provenza” disputato per la prima volta nel 2016 e che vedrà la sua terza edizione scattare con un cronoprologo di circa 6 Km da disputare sulla pista del circuito automobilistico Paul Richard di Le Castellet, che in passato è stato sede di 14 edizioni del Gran Premio di Francia di Formula 1. Si tratta della prima delle tre novità per questa giovane corsa la cui durata quest’anno è stata ampliata da tre a quattro giorni e che, dopo una tappa destinata ai velocisti (la prima da Aubagne a Istres per 184 Km), proporrà per la prima volta un arrivo in salita, al termine della La Ciotat – Gémenos che vedrà i corridori ripetere per due volte l’ascesa ai 730 metri del Col de l’Espigoulier, il più elevato valico stradale del dipartimento delle Bocche del Rodano: sono 11 Km al 5.3% che la stagione ancora invernale potrebbero rendere ancora più tosti da digerire. Il giorno successivo la corsa giungerà al suo quarto e ultimo capitolo con la Aix en Provence – Marsiglia, frazione di media montagna il cui finale, con il Col de la Gineste, ricalcherà quello del Grand Prix Cycliste La Marseillaise, disputato due settimane prima.

Tra il 10 e l’11 febbraio a chiudere la prima, intensa metà del mese ci penseranno in terra spagnola la 38a edizione della Vuelta Ciclista a la Región de Murcia – il cui tracciato proporrà ancora l’immancabile ascesa al Collado Bermejo, 7.2 Km al 7.1% consacrati dal 2004 alla memoria di Marco Pantani – e successivamente la 33° Clásica de Almería, tradizionalmente favorevole ai velocisti e, molto probabilmente, sarà così anche quest’anno nonostante gli organizzatori abbiano optato per un indurimento della prima parte del tracciato. Sempre l’11 in Italia tornerà a essere prova d’apertura del nostro calendario il Trofeo Laigueglia, il cui percorso ricalcherà quasi fedelmente quello proposto nelle ultime edizioni e che ha i suoi punti di forza nelle salite di Cima Paravenna (6.6 Km al 5.9%) e del Testico (9.7 al 3.7%), ma soprattutto nella quadruplice ascesa a Colla Micheri (2.2 Km al 7.7%), da superare l’ultima volta a 10 Km dal traguardo, preceduto anche dal “sanremese” Capo Mele.

Mauro Facoltosi

I SITI DELLE CORSE

Étoile de Bessèges

www.etoiledebesseges.com

Volta a la Comunitat Valenciana

www.vueltacv.com

Herald Sun Tour

www.heraldsuntour.com.au

Dubai Tour

www.dubaitour.com

Colombia Oro y Paz

www.colombiaoroypaz.com.co

Tour Cycliste International La Provence

www.aquiletour.info

Vuelta Ciclista a la Región de Murcia

www.vueltamurcia.es

Trofeo Laigueglia

https://trofeolaigueglia.wordpress.com

Lisola artificiale di Palm Jumeirah, sede dellarrivo della prima tappa del Dubai Tour (globalvoyages.it)

L'isola artificiale di Palm Jumeirah, sede dell'arrivo della prima tappa del Dubai Tour (globalvoyages.it)

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