VUELTA 2018, TRADIZIONALE MODERNITÀ
La corsa iberica presenta un percorso perfettamente in linea con le tendenze del ciclismo moderno, con tutte le conseguenze positive (pochine) e negative (numerose) di una scelta del genere. Ottima l’assenza della cronosquadre, negativa la mancanza di tapponi veri e propri, con la sola frazione di Collada de la Gallina, comunque molto breve, per provare un attacco a lunga gittata.
Una sola tappa oltre i 200 Km e nessuna cronometro a squadre. A dispetto di quanto si potrebbe pensare, sono questi i dati significativi del percorso della Vuelta 2018 presentato oggi.
In effetti, gli altri elementi che caratterizzano la corsa iberica sono quelli che ormai proprio questa corsa ha trasformato da tendenze a tradizioni: tappe di media montagna con arrivo su rampe di garage, chilometraggio contro il tempo intorno ai 40 Km e tappe di montagna tutte con arrivo in salita.
E’ proprio il progressivo consolidarsi di certe tendenze che induce a considerare questa Vuelta come sostanzialmente fedele a quella che ormai è diventata la sua tradizione.
Una corsa quindi che propone moltissime tappe ove potrebbe andare in scena il testa a testa degli ultimi chilometri, quando la strada si impennerà severa ed arcigna sotto le ruote dei corridori. Per contro, vi è una sola tappa in cui tentare di far saltare il banco, la penultima, unica a prevedere numerose salite in successione con un chilometraggio breve che potrebbe favorire la bagarre già dalle prime battute.
Vediamo ora nel dettaglio le singole tappe.
La Vuelta 2018 partirà dall’Andalusia e precisamente da Málaga. Si tratta di una scelta certamente opportuna e condivisibile, dato che alcune delle ultime edizioni avevano visto un tracciato completamente concentrato in alcune zone, ignorando del tutto vaste aree di territorio che, in alcuni casi, hanno portato al paradosso di avere Madrid come punto più meridionale del tracciato.
Ora l’estensione della Spagna rende abbastanza difficile toccare tutte le zone del territorio, specialmente se si opta per chilometraggi ridotti. Tuttavia, in questa edizione il disegno complessivo appare più armonico e rende maggiormente l’idea di un Giro di Spagna. Guardando il tracciato sulla carta si ha, infatti, quasi l’impressione di trovarsi di fronte ad una sorte di Grande Boucle, in quanto la forma complessiva del percorso dà proprio l’idea dell’immagine, cara ai francesi, del grande ricciolo.
La prima frazione sarà un prologo a cronometro individuale di 8 Km. L’approvazione per gli organizzatori è totale ed incondizionata sulla scelta di evitare di proporre qualsivoglia prova a squadre. I lettori oramai ben conoscono l’avversione di chi scrive per queste prove e, probabilmente, non ne potranno più di leggere le invettive che ripropongono sempre le medesime argomentazione, tuttavia non è possibile esimersi dal ribadire l’insensatezza di simile prove nel ciclismo dei distacchi minimi, causati spesso dal ritmo alto delle squadre. Chi ha una squadra forte, nel ciclismo moderno, è enormemente avvantaggiato rispetto ad altri e, pertanto, dargli un ulteriore vantaggio con una cronometro a squadre appare davvero singolare e rischia di snaturare l’essenza di uno sport che resta individuale. Non a caso, le sfide che gli appassionati ricordano maggiormente sono quelle in cui i campioni si affrontano in un testa a testa, con le squadre che hanno oramai terminato il loro lavoro e lasciano i capitani in solitudine a cercare di superare il proprio limite.
L’ultima Vuelta ha dato una prova abbastanza lampante del rinnovato registro stilistico. Froome, nell’ultima tappa prima della passerella finale, ha tentato (senza riuscirvi) di raggiungere Contador prima del traguardo dell’Angliru, ma l’inseguimento è avvenuto con altri due compagni di squadra che, insieme a lui, avevano staccato tutti gli avversari.
La medesima filosofia è quella che ha portato il Team Sky a sacrificare sull’altare della “ragion di squadra” un cavallo di razza come Mikel Landa, che già aveva subìto lo stesso trattamento all’Astana.
Vista l’assenza di veri e propri tapponi, anche la complessiva consistenza delle prove contro il tempo risulta equilibrata.
Dopo il prologo sarà già l’ora della prima disfida su un finale all’insù come quello del Caminito del Rey, previsto al termine di una seconda frazione caratterizzata da innocue ondulature.
Anche la terza tappa propone alcune ascese, ma quella di Puerto del Madroño, lunga ben 20 Km, è molto distante dal traguardo e gli ultimi 50 km facili portano a pensare ad un’alta probabilità di epilogo in volata.
La quarta tappa, che andrà in scena il 28 agosto, sarà già una frazione di montagna vera e propria: due le salite di prima categoria da affrontare, la prima di ben 25 Km sino ai 1340 metri del Puerto de la Cabra, la seconda, che sarà anche arrivo di tappa, di 13 Km sino ai 1435 metri della Sierra de la Alfaguera. Le pendenze in questo caso non sono impossibili ed è pertanto verosimile che gli uomini di classifica si presentino tutti insieme sotto la linea dell’arrivo, presumibilmente in un gruppo abbastanza popolato.
La quinta tappa, da Granada a Roquetas del Mar, presenta uno dei pochi arrivi adatti agli outsiders poichè a 26 Km dalla conclusione si scollinerà il GPM di seconda categoria di Alto El Marchal, a 1010 metri di quota. Da lì, discesa abbastanza ripida di 18 Km, quindi 8 Km per arrivare al traguardo.
Dedicata ai velocisti sarà, invece, la sesta tappa con due innocui GPM di terza categoria a metà tracciato.
Tappa per finisseur al settimo giorno a Pozo Alcón, poi la Vuelta proporrà un’altra frazione dedicata ai velocisti in quel di Almadén.
Appuntamento importante il 2 settembre con l’arrivo in salita all’Alto de la Covatilla, di categoria “especial”. La tappa prevede l’ascesa al Puerto del Pico, di prima categoria, lunga e caratterizzata pendenze regolari sempre intorno al 6%, quindi il Puerto de Peña Negra, di seconda categoria, più breve del precedete o ma dotato dalle medesime pendenze. Dopo la discesa, ci saranno circa 50 Km di nulla prima di affrontare l’ultima salita che, negli ultimi 8 Km, presenta inclinazioni sempre elevate che vanno anche in doppia cifra per numerose centinaia di metri. Il tratto interlocutorio prima dell’ultima salita porterà inevitabilmente ad una sfida negli ultimi 8 Km di questa ascesa e coloro che temono un calo nella terza settimana dovranno tentare di darsi da fare in questa tappa, nel tentativo di sorprendere gli avversari che non avranno ancora trovato la condizione migliore. I cosiddetti “diesel”, che entrano in forma nella seconda metà dei grandi giri, dovranno tenere gli occhi aperti e potrebbero trovarsi nella situazione di cercare di limitare i danni se gli avversari vorranno scatenarsi.
Dopo il giorno di riposo, andrà in scena una tappa pianeggiante sugli altipiani per festeggiare l’ottavo secolo dell’Università di Salamanca, una delle più antiche e prestigiose d’Europa.
Nona tappa per velocisti verso Fermoselle poi si affronterà l’unica frazione che superarerà i 200 km: si tratta di una tappa di media montagna, molto adatta alle fughe con quattro GPM ed il finale insidioso prima del traguardo di Luintra. Queste caratteristiche, unite ad i continui saliscendi posti lungo il percorso, fanno di questa tappa un’ideale occasione per lanciare una grande fuga composta da coraggiosi cacciatori di traguardi parziali e uomini di secondo piano, mentre gli uomini di classifica se ne staranno tranquilli, facendo attenzione ai trabocchetti che giornate del genere presentano in grande quantità.
Dopo una dodicesima tappa abbastanza tranquilla, seppur con qualche piccola insidia (traguardo presso il Faro de Estaca de Bares, in una zona particolarmente ventosa), andrà in scena uno degli arrivi più temuti. Infatti, il 7 settembre dopo aver affrontato il Puerto de la Tarna i corridori si daranno battaglia sulle terribili pendenze che porteranno al traguardo della Camperona. Tutti ricordano il brutto quarto d’ora passato lassù da Froome che fu staccato non solo da un grande Quintana, che andò a prendersi il vessillo del primato, ma anche da un Contador acciaccato e con il dente avvelenato per la caduta del giorno precedente, che lo aveva di fatto estromesso dal novero dei favoriti alla vittoria finale. La salita è breve, ma se qualcuno si pianta su quelle pendenze che superano il 20%, la fattura da saldare sul traguardo potrebbe essere molto salata.
Nessun respiro perché il giorno successivo i corridori affronteranno una difficile tappa con molti GPM dalle arcigne pendenze prima dell’arrivo in cima all’inedito muro asturiano di Las Praeres, 5 Km di ascesa con una pendenza media del 13,5% e massime che superano il 20%. In poche parole, questa salita è molto simile ai 6 km centrali dello Zoncolan! L’appuntamento è, quindi, molto importante per gli scalatori, ma ancora una volta le caratteristiche della salita finale potrebbero frenare le velleità di un attacco da lontano, che in una frazione insidiosa come questa poteva anche essere ipotizzato in caso di un finale in discesa. La quindicesima tappa, anch’essa asturiana, proporrà il classico arrivo ai Laghi di Covadonga, al termine di un’ascesa che è un intramontabile appuntamento che va in scena ad anni alterni. Le caratteristiche di questa salita sono, perciò, ben note agli appassionati e parlano di pendenze elevate e costanti che la rendono simile alle ascese storiche di Giro e Tour. Spesso salendo verso i “Lagos” si sono decise le sorti della Vuelta e, anche in questo caso, Covadonga giocherà un ruolo determinante nell’economia generale della corsa al termine della seconda settimana. Davvero impareggiabile il traguardo con vista sui Picos de Europa, fiore all’occhiello delle montagne asturiane.
Dopo il secondo giorno di riposo andrà in scena tra Santillana del Mar e Torrelavega la tappa a cronometro individuale, 32 km favorevoli gli specialisti. La prova, come detto, arriva dopo il riposo, circostanza che potrebbe provocare seri grattacapi a quei corridori che patiscono lo spezzamento del ritmo di gara da esso provocatoo. Una crono affogata tra le montagne della prima parte e quella della terza terribile settimana andrà affrontata con grande saggezza per cercare di dare il meglio senza rimanere a corto di energie, anche perché si ricomincerà a salire già dal giorno successivo. La diciassettesima tappa infatti, dopo un tracciato nervoso si concluderà in vetta al Monte Oiz, nei Paesi Baschi. Negli ultimi 2 Km la strada non scende mai sotto il 13/14% di pendenza ed anche alcuni tratti precedenti fanno registrare passaggi in doppia cifra. Ancora una volta, però, il copione vedrà i big scattarsi faccia alla morte solo negli ultimi 2 Km, con un tatticismo e un attendismo che, a questo punto, potrebbe cominciare a rivelarsi stucchevole.
La diciottesima tappa di Lleida sarà la classica quiete che precede l’uragano, frazione completamente pianeggiante dedicata ai velocisti rimasti in gara e alla lotta per la maglia a punti.
Nelle diciannovesima frazione si arriverà sul tetto della Vuelta 2018, il Coll de la Rabassa (2015 metri) in quel del Principato di Andorra. Questo arrivo rappresenta anche l’unico over 2000 di questa edizione della Vuelta e sarà raggiunto dopo una ascesa di 17 chilometri preceduta solo da pianura. La classica tappa con arrivo secco presenterà, però, una salita finale nettamente divisa in due parti poichè mentre i primi 6 Km presentano pendenze vere, con tratti in doppia cifra, la seconda parte è una lunga e dolce ascesa con pendenze sempre intorno al 4/5%. La moda attuale suggerisce impossibilità di muoversi, dato che la seconda parte è ideale per impostare il ritmo di squadra elevato e l’assenza di salite dure in precedenza sconsiglierà di tentare un attacco sul modello Aprica preceduta dal Mortirolo. I verdetti finali saranno, così, rimandati alla frazione dell’indomani, molto breve ma che offre l’occasione per far saltare il banco.
Si tratta della frazione più dura e proporrà 6 GPM concentrati in soli 105 Km: una bella scorpacciata per gli scalatori, senonché la collocazione delle salite lascia un po’ a desiderare perché l’ascesa finale verso Collada de la Gallina (Landa e Aru se la ricordano bene) è preceduta dall’insignificante Coll de la Comella. Dall’ultimo GPM serio (il Coll de Beixalis) sino all’attacco della salita finale ci saranno, infatti, 26 Km che potrebbero favorire i rientri.
L’assenza di un uomo come Contador, capace di inventare le azioni più impensabili in tappe brevi e difficili come questa, peserà sicuramente come un macigno e l’augurio è che ci sia qualche corridore audace intenzionato a raccogliere la sua eredità per tentare di presentarsi in rosso alla partenza della conclusiva frazione che da Alcorcón porterà i reduci della 73a Vuelta a España al tradizionale epilogo di Madrid.
La grandezza di Contador stava, infatti, nell’incrollabile tenacia con la quale puntava sempre alla vittoria, anche quando essa appariva ormai impossibile, rischiando oltretutto di perdere la posizione acquisita in classifica generale.
In conclusione, quella presenta oggi ad Estepona è una Vuelta in linea con quelle degli ultimi anni e con le tendenze del ciclismo moderno che ASO sperimenta in Spagna per poi proporle al Tour ed nel resto del mondo.
Benedetto Ciccarone

Vista dalla strada del Monte Oiz, una delle ascese inedite che saranno ''lanciate'' dalla Vuelta 2018 (www.cyclefiesta.com)