VELON A TUTTA GRAPPA: GLI STRANI NUMERI DI DUMOULIN

maggio 31, 2017
Categoria: Approfondimenti

Il gruppo Velon, che riunisce diversi top team con l’intento di stimolare un modello economico diverso nel ciclismo, fa della pubblicazione dei dati presuntamente ricavati dai potenziometri dei corridori uno dei propri valori aggiunti. Ma quando i conti non tornano? Stranissimi i numeri riportati per Tom Dumoulin sul Monte Grappa.

Durante questo Giro abbiamo visto comparire sui nostri schermi la novità della telemetria: ci venivano mostrati “più o meno in diretta” i valori di frequenza cardiaca, cadenza di pedalata e potenza di diversi corridori. Si tratta di una delle richieste di punta da parte di molti appassionati, specialmente recenti, che sull’onda della “sport science” del Team Sky, e magari strizzando l’occhio alla Formula 1, credono che per gli spettatori questi valori fisiologici aggiungerebbero interesse.
Quel che abbiamo visto in TV è stato quasi sempre inutile, scarsamente intelligibile, ma, si può dire, si trattava di un abbozzo sperimentale.
Le questioni che si aprono in quest’ambito, tuttavia, sono di rilievo.

Facciamo un passo indietro. Alcuni fra i top team del ciclismo attuale, tra i quali la Giant-Sunweb della maglia rosa in pectore Tom Dumoulin, ma anche Sky, BMC, Quickstep, Orica e Trek, tra le altre (non però la Movistar, né la Bahrein-Merida, né la FDJ o la Katusha), cercano di sviluppare un modello di ciclismo alternativo in cui le squadre possano ricavare direttamente valore dallo sport e non solo tramite le sponsorizzazioni aziendali; aggirando in tal senso il potere degli organizzatori di corse che attualmente esercitano la vendita di diritti TV. Oltre a nuovi modelli di gara, brevi e su circuiti ridotti, Velon fa leva su video ripresi dal cuore della corsa in stile GoPro e sull’offerta – qui arriviamo al punto – dei dati fisiologici relativi alla prestazione del corridore.

Ebbene, durante la tappa di Asiago Velon ha pubblicato sul proprio sito e diffuso tramite Twitter alcune infografiche con i dati della frazione in corso relativi a Nibali, Quintana e Dumoulin, accompagnati da un’intepretazione piuttosto superficiale e sbrigativa.
Difficile discutere tutti dati in dettaglio senza essere dei tecnici, però un numero fra tutti balza agli occhi per la sua assoluta anomalia: in una valutazione della potenza espressa durante 40’ entro la terza ora di gara, comprendenti una parte della scalata al Grappa, si attribuisce a Tom Dumoulin un wattaggio che potrebbe essere errato.

Se i dati vengono veramente dal potenziometro del buon Tom c’è qualcosa che non torna: la potenza da lui espressa è molto più bassa di quel che ci si attenderebbe vista la velocità sviluppata. I tre campioni salgono infatti alla stessa identica velocità perché sono tutti in gruppo. Logica vorrebbe che, essendoci di mezzo una salita seria ed essendo Dumoulin molto più pesante, per sollevare il proprio peso sulle rampe del Grappa alla medesima velocità del più leggero Nibali (70-71 kg per l’olandese, circa 64 per l’italiano), i valori di potenza di Tom debbano essere molto superiori a quelli del siciliano. E invece i wattaggi sono vicinissimi: 317 per Nibali, 322 per l’olandese, solo l’1,6% in più benché Tom pesi circa il 10% più di Nibali. Non che ci debba essere una corrispondenza esatta, assolutamente, ma lo segnaliamo tanto per avere un ordine di grandezza.
Se fossimo in piano o in discesa potremmo pensare che Dumoulin è semplicemente più efficiente aerodinamicamente, però qui parliamo di velocità intorno ai 25 km/h alle quali l’aerodinamica dovrebbe essere meno cruciale. E anzi, come detto, in salita conta il rapporto peso/potenza.

Tant’è che se andiamo a vedere i numeri dell’ascesa conclusiva nella medesima tappa, riferiti agli ultimi 2,5 km verso Foza, scopriamo che Tom Dumoulin, per salire circa mezzo km all’ora più lentamente di Nibali (l’olandese perderà in quel tratto una buona decina di secondi), eroga 422 watt contro i 396 del siciliano, cioè un buon 6,6% in più – per andare, lo ripetiamo, meno veloce di Nibali. Allo stesso tempo Nibali, per salire alla medesima velocità di Quintana, impiega, in quel tratto dell’ultima salita di Foza, il 7% di watt in più del colombiano. Tutto normale, più peso uguale più potenza.
E le velocità sono attorno ai 23 km/h, non così dissimili – dal punto di vista dell’aerodinamica – da quelle del rilevamento relativo al Grappa, anche se qui si sta spingendo a tutta su pendenze più costanti.

È vero che il tratto di Grappa esaminato da Velon, di circa 17 km totali, include anche segmenti di pianura, ma è per almeno la metà composto da 8,5 km al 7,8% di pendenza media. Difatti Nibali, per salire come Quintana, deve erogare un buon 110% della potenza del colombiano. Anche qui tutto coerente.
Stranissimo che a Dumoulin invece “costi” poco più che a Nibali portare su il proprio maggiore peso sulle non facili rampe del Grappa.
Una peculiarità che era già emersa venerdì in avvio di tappa sul monte Croce Comelico: lì però la facilità delle rampe e le velocità attorno ai 35 km/h ci avevano indotto a lasciare tra parentesi il fatto che il pesante Dumoulin e il meno pesante Nibali richiedessero praticamente lo stesso wattaggio (+/- 0,6%) per scalare quei 400-500 metri di dislivello spalmati su una dozzina di km. Mancava inoltre il punto di riferimento di Quintana per avere la prova del nove.

Concludiamo questa analisi valutando un’ipotesi (non abbiamo i pesi esatti degli atleti, al di là di loro sporadiche dichiarazioni) in merito al rapporto peso potenza per i tre campioni, con i dati che Velon offre per il Grappa. Quintana sarebbe salito a 5,2 W/kg mentre Nibali avrebbe espresso 5,0 W/kg. Dumoulin, invece, sarebbe salito a 4,6 W/kg. Una certa qual differenza è normale, anche a parità di velocità, tuttavia i valori di Nibali e Quintana parlano di un passo non estremo ma pronunciato, quello manifestato da Tom sarebbe invece il livello di un forte amatore… che però in teoria, finché appunto si assesta su quel livello appunto, non potrebbe andare alla stessa identica velocità dei professionisti. Essendo la valutazione lungo 17 km, quaranta minuti in tempo, non possiamo nemmeno parlare di oscillazioni.

Che cosa possiamo pensare? La prima idea è che semplicemente ci sia stato un errore di trascrizione o misurazione da parte di Velon. Capita. Magari i watt di Dumoulin erano 352 e non 322, il che farebbe sembrare tutto più normale. La seconda idea, a dire la verità, è che semplicemente ci sia qualcosa che ci sfugge: non siamo certo dei tecnici o degli allenatori, magari va bene così, anche se non sembra esserci coerenza fra i dati.
Al di là però delle spiegazioni, quel che ci colpisce è… la mancanza di interrogativi sollevati da quel valore. Perché pubblicare questi dati se poi cadono nel silenzio più assoluto? Così come sono, finiscono per non apportare nulla, risultano numeri a caso.
Fra semplici appassionati o esperti, sembra che nessuno li abbia guardati seriamente, nessuno li ha analizzati per rilevare la discrepanza, o negare che ci fosse alcuna discrepanza, oppure spiegare il perché o il per come di questa situazione.
Se per gli esperti è tutto ovvio, sarebbe bello che lo chiarissero anche al pubblico meno dotto. Che, a sua volta, è così poco esperto che vede una nebbia di cifre così fitta da non lasciare nemmeno spazio per il dubbio.
Ma allora che valore aggiunto sarebbero mai tutte queste cifre se, guardate così come sono, non dicono niente al pubblico che ne dovrebbe essere il destinatario? C’è un errore di battitura che sposta di brutto i valori e nessuno se ne accorge stupisce? Oppure non c’è nessun errore e Dumoulin va forte uguale nello stesso tratto, che include una bella salita, erogando 4,6 W/kg rispetto a Quintana e Nibali che sono sui 5 W/kg: ma allora ci illuminate su come funziona tutto questo, carissimi amici di Velon, dato che nell’articolo di accompagnamento non se ne fa cenno?

Gabriele Bugada

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