PORDENONE – ASIAGO: L’ULTIMA GRANDE GUERRA

maggio 27, 2017
Categoria: News

Ultima occasione per gli scalatori sulle strade dove si combattè duramente durante la Grande Guerra. Il Monte Grappa prima e la salita di Foza poi non offriranno pendenze temibili ma la lunghezza delle ascese, i tanti chilometri di dislivello e il fatto d’esser in sella da tre settimane potranno renderle molto più selettive del previsto: l’ultima salita ha gli stessi numeri di quella di Risoul, affrontata lo scorso anno nella tappa che riaprì un Giro che sembra definitivamente chiuso per Vincenzo Nibali. Un precedente che fa ben sperare, pensando anche all’impresa in discesa dello Squalo dello Stretto venendo giù dal Grappa al Giro del 2010.

Il paragone può sembrare irrispettoso verso i militari che in quelle terre hanno combattuto e ci hanno lasciato la vita, ma calza a pennello. Quella che si vivrà lungo il campo di battaglia che si estende per 190 Km spaccati tra Pordenone ad Asiago, passando per la sacra cima del Monte Grappa, sarà davvero l’estrema occasione per i combattimenti corpo a corpo tra i pretendenti alla maglia rosa che, poi, l’indomani, saranno protagonisti nella sfida a distanza della cronometro individuale. Il terreno per azioni e imboscate c’è, anche se apparentemente sembra mancare perché le due salite previste non sono particolarmente “fornite” in pendenze. Ma il Grappa ha lo scollinamento posto al termine di una salita lunga ben 24 km e decisamente incostante, con repentini viraggi di pendenza che, in calce alla terza settimana di un grande giro, possono lasciare il segno. Poi c’è Foza che, numeri alla mano, è quasi una gemella della salita affrontata al Giro dell’anno scorso per arrivare a Risoul e sappiamo tutti come andò a finre quella giornata, con la lotta per la classifica che si riaprì a favore di Nibali dopo il capitombolo di Kruijswijk nella discesa dall’Agnello. Una discesa impegnativa ci sarà anche in questa tappa ed è quella che arriva dopo il Grappa e che ha già visto in passato il corridore messinese in azione, quando al Giro del 2010 staccò tutti proprio nel corso della picchiata per andare a imporsi nella vicina Asolo con 23” di vantaggio sul compagno di squadra Ivan Basso, che poi vincerà quel Giro, e sull’indimenticato Michele Scarponi. Discesa, invece, non ci sarà dopo Foza e quei 15 Km conclusivi disegnati in quota sull’altopiano d’Asiago potrebbero dilatare ancor più i distacchi maturati sull’ultima salita del Giro 2017, mancando una planata vera e propria che consenta ai ritardari più vicini ai primi di tentare di ridurre le distanze.
Il campo base sarà allestito in quel di Pordenone, dal quale si partirà in pianura pedalando in direzione del Veneto, dove si giungerà dopo aver toccato Sacile, cittadina natale di un altro corridore che ci ha lasciati troppo presto – Denis Zanette, scomparso a soli 32 nel 2003 e che ricordiamo vincitore di due tappe alla corsa rosa – ma anche di Giovanni Micheletto, che vinse con l’Atala la Giro del 1912, nell’unica edizione disputata a squadre e non individualmente.
Giunto sulle strade della Marca Trevigiana il percorso della penultima transiterà non distante da Colle Umberto, il piccolo comune dove – per rimanere in tema di natali ciclistici – il primo giorno d’agosto del 1894 nacque Ottavio Bottecchia, primo italiano a vincere il Tour de France imponendosi nel 1924, indossando la maglia gialla ininterrottamente dalla prima all’ultima tappa, e poi ripetendosi l’anno successivo, terzo corridore nella storia ad imporsi in due edizioni consecutive dopo il francese Lucien Petit-Breton (1907-1908) e il belga Philippe Thys (1913-1914). Al Giro partecipò una solta volta, nel 1923, concludendo la corsa rosa al 5° posto, con un ritardo di quasi tre quarti d’ora dal mitico Costante Girardengo e correndo da indipendente, senza legami con nessuna squadra: l’esperienza gli fu utile perché in quell’occasione lo notò il francese Henri Pélissier, che lo inviterà a prendere parte al Tour che sarebbe partito due settimane più tardi, dove vinse la seconda tappa che terminava a Cherbourg, vestì la maglia gialla per sei giorni e alla fine sarà secondo assoluto, a quasi mezz’ora dal vincitore, che fu lo stesso Pélissier.
Continuando a pedalare sul velluto – i primi 37 Km saranno un biliardo perfetto – si giungerà quindi nella terra del Prosecco, che accoglierà il gruppo a Conegliano, cittadina che coniuga l’ebbrezza del vino a quell’arte, con l’affrescata facciata del Duomo, il panoramico castello sul Colle di Giano e le opere di Cima da Conegliano e di Giovanni Bellini, quest’anno protagonista di una mostra allestita presso la pinacoteca comunale di Palazzo Sarcinelli.
Di lì a breve si affronterà la prima delle quattro salite previste dal tracciato, la più corta (1,1 Km) e ripida (media del 12,7%, massima del 18%) del mazzo: è il Muro di Ca’ del Poggio, verticale disegnata tra i vigneti che non farà paura a nessuno a così tanti chilometri dal traguardo e sorprenderà in pochi, conosciuta a molti nel gruppo per essere stata già affrontata in diverse occasioni nel recente passato, sia al Giro, sia al campionato nazionale professionisti del 2010, vinto da Giovanni Visconti.
Si scenderà quindi a Refrontolo, il paese dove viene “spremuto” un delizioso passito DOCG che ebbe l’onore d’esser citato nel “Don Giovanni” di Mozart e dove è possibile ammirare, lungo il corso del torrente Lierza, l’appartato Molinetto della Croda, risalente al XVII secolo e oggi acquistato dal comune che ne ha fatto una sede museale ed espositiva, ospitando tra l’altro l’annuale Mostra internazionale dei presepi.
Raggiunto il vicino centro di Follina – nel quale si trova la cistercense Abbazia di Santa Maria, citata per la prima volta in un documento del 1127 e oggi officiata dall’ordine dei Servi di Maria – si andrà ad affrontare la salita verso il paesino di Combai che, a differenza della precedente, è la più facile tra quelle in programma, al punto che non si troverà nessuno striscione del GPM ad attendere i corridori in cima, una volta percorsi i suoi 5,8 Km al 3,9%. La discesa verso la “capitale del Prosecco”, quella Valdobbiadene che due anni fa ospitò l’arrivo della “wine stage” a cronometro vinta dal bielorusso Vasil’ Kiryenka e nella quale Contador sbaragliò la concorrenza, riporterà in pianura il gruppo che ora pedalerà per un buon tratto in compagnia del corso del Piave, nel punto dove il fiume s’infila nella Stretta di Quero, il corridorio naturale che taglia nel mezzo le Prealpi Bellunesi separando il massiccio del Monte Cesen da quello del Grappa, meta della prossima ascesa. Dovranno scorrere sotto le ruote dei “girini” una buona trentina di chilometri prima di arrivare a quest’appuntamento, che giungerà poco dopo il passaggio per Feltre, cittadina situata all’estremità meridionale dell’area dolomitica, il cui centro storico si stringe attorno alla bellissima Piazza Maggiore, nel 1991 immortalata in alcune scene del film Americano Rosso.
Arriva, dunque, il momento di sorbir la Grappa –il nome del clebre monte nessuna relazione ha con quello della celebre acquavite, che deriva dal “graspo”, ossia dal tralcio d’uva – che i corridori affronteranno dal versante settentrionale, il più chilometrico tra i nove possibili ma anche il meno impegnativo sotto l’aspetto delle pendenze. Quella che si percorrerà nei successivi 50 Km è la “Strada Cadorna”, così chiamata in ricordo del generale Luigi Cadorna, che la fece realizzare tra il 1916 e il 1917 dopo aver intuito che il Monte Grappa sarebbe potuto divenire, come in effetti fu, un importante baluardo per contrastare l’avanzata dell’esercito austro-ungarico. Ricorda quei drammatici e sanguinosi giorni il sacrario militare inaugurato nel 1935 sulla cima più alta del massiccio mentre il nome del generale Cadorna è rimasto a identificare la strada da lui ideata e che per molti decenni rimase priva della copertura d’asfalto. Era ancora sterrata, per esempio, nel 1982, l’ultima volta che il Giro percorse – si era in discesa, però – lo stesso versante dal quale si salirà quest’anno e del quale non conservò un buon ricordo Giuseppe Saronni, che ebbe la sfortuna di incappare in ben sette forature nel volgere di pochi chilometri. Disagi che non s’incontreranno stavolta percorrendo i 24 Km e bruscolini che condurranno dai 333 metri di Caupo allo scollinamento, previsto a 1620 metri di quota nel luogo dove la strada Cadorna si sdoppia e dove i corridori avranno incamerato un dislivello complessivo di 1287 metri: coniugando questi dati ne esce una pendenza media non particolarmente succulenta (5,3%), ma questo valore è mitigato da frequenti contropendenze oltre che dalle numerose variazioni di ritmo delle inclinazioni nei tratti in salita, i più impegnativi dei quali s’incontrano nei primi 10 Km, che salgono al 7% medio e presentano il picco massimo dell’11% subito dopo l’uscita da Caupo, e nella porzione centrale di 3 Km all’8,1%.
I tifosi dello “Squalo dello Stretto” attenderanno con impazienza anche il successivo tratto della Strada Cadorna, quello che in poco più di 25 Km (pendenza media del 5,7%, con un tratto pianeggiante centrale che divide la discesa in due settori più ripidi) condurrà la corsa a Romano d’Ezzellino e che sette anni fa, come rammentavamo in apertura, fu teatro di una delle più belle azioni in discesa di Vincenzo Nibali.
Si ritroverà la pianura nei 13 Km che faranno d’intervallo tra la lezione del Grappa e quella di Foza, durante il quale la corsa s’infilerà nel Canale di Brenta, com’è chiamata quella che geograficamente è la porzione meridionale della Valsugana, politicamente appertenente al Veneto. È su questa stretta valle che prospettano le pendici orientali dell’altopiano d’Asiago, verso il quale sale la scalinata più lunga d’Italia, la Calà del Sasso, 4444 gradini che costituiscono un tracciato lungo quasi 7 Km, realizzato nel XIV secolo e fiancheggiato da una canaletta in pietra calcarea lungo la quale i boscaioli facevano scivolare a valle i tronchi degli alberi tagliati sull’altopiano. Un percorso esattamente inverso e decisamente più agevole dovranno ora compiere i “girini” affrontando la salita – che, a questo punto della corsa, potrebbe comunque rivelarsi un ostacolo non semplice da superare – che da Valstagna conduce alla località di villeggiatura di Foza, centro che dal 1310 al 1807 fece parte della storica Federazione dei Sette Comuni (fu la più piccola tra le federazioni politiche europee e la più antica assieme a quella elvetica). L’abbiamo paragonata a quella che conduce nella stazione invernale di Risoul, che lo scorso anno accolse l’arrivo della terzultima tappa della corsa rosa: l’ascesa francese è più breve di quasi un chilometro rispetto a quella vicentina (14 Km contro 12,8 Km) ma è praticamente identica nella pendenza media (6,7% contro 6,9%) mentre è di un punto percentuale più alta quella massima (11%), in entrambi i casi toccata nella seconda parte dell’ascesa. A essere differente è l’aspetto esteriore perché, se a Risoul si saliva percorrendo un’ampia strada dipartimentale smussata da una decina di agevoli tornanti, qui s’incontreranno una carreggiata nettamente più ristretta e un numero quasi doppio di “tourniquet”, che di solito agevolano la scalata ma che, in queste condizioni e con le energie oramai al lumicino, potrebbero anche sortire l’effetto opposto.
E a quel punto i 15000 metri finali sull’altopiano, all’ombra del famigerato Ortigara sul quale per venti giorni si battagliò “senza il cambio per dismontar”, potrebbero non bastare.
Ta-pum! Ta-pum! Ta-pum!

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Sella di Mire (220m). Valicata dalla SP 86 tra San Pietro di Feletto e Refrontolo, i corridori l’attraversaranno nel corso della discesa successiva al muro di Ca’ del Poggio

Sella Miane (259 metri). Coincide con l’omonima località.

Colle dei Zanghi (1062 metri), Sella di Pramozet (1089 metri), Sella Pontera (1235 metri), Forcelletto (1271 metri), Sella Prassolan (1378 metri), Sella del Col Zaloppa (1379 metri). Valicati dalla SP 148 “Monte Grappa” (ex SS 141 “Strada Cadorna”) lungo la salita da Caupo al Monte Grappa.

Sella di Foza (1083 metri). Coincide con l’omonima località, quotata 1086 metri sulle cartine del Giro 2017.

Sella Gallio (1093 metri). Coincide con l’omonima località, quotata 1081 metri sulle cartine del Giro 2017.

RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.

FOTOGALLERY

Duomo di Pordenone

Uno scorcio “veneziano” di Sacile

Colle Umberto, la casa natale di Ottavio Bottecchia

Castello di Conegliano

Refrontolo, Molinetto della Croda

Follina, abbazia di Santa Maria

Il fiume Piave attraversa la Stretta di Quero

Piazza Maggiore di Feltre colta dall’occhio della macchina da presa nel 1991, durante le riprese di ‘’Americano Rosso’’ (www.davinotti.com)

Piazza Maggiore di Feltre colta dall’occhio della macchina da presa nel 1991, durante le riprese di ‘’Americano Rosso’’ (www.davinotti.com)

Piazza Maggiore di Feltre colta dall’occhio della macchina da presa nel 1991, durante le riprese di ‘’Americano Rosso’’ (www.davinotti.com)

Uno degli ultimi tratti della Strada Cadorna verso lo scollinamento del Monte Grappa

Il sacrario militare del Monte Grappa

Valstagna, il paese sul fiume Brenta dal quale ha inizio la salita verso Foza

Un gruppo di escursionisti percorre la Calà del Sasso (Panoramio)

Un gruppo di escursionisti percorre la Calà del Sasso (Panoramio)

Un gruppo di escursionisti percorre la Calà del Sasso

Uno dei tornanti della salita verso Foza

Il sacrario del Leiten ad Asiago e, in trasparenza, l’altimetria della ventesima tappa del Giro 2017 (Google Street View)

Il sacrario del Leiten ad Asiago e, in trasparenza, l’altimetria della ventesima tappa del Giro 2017 (Google Street View)

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