MOENA – ORTISEI: OTTANT’ANNI DI EMOZIONI IN EN(ROSA)DIRA

maggio 25, 2017
Categoria: News

Ottant’anni fa si disputava la prima tappa dolomitica della storia. Il Giro celebrerà quest’anniversario nell’anniversario con una tappa breve ma intensa, che nel tratto iniziale porterà i corridori sui grandi passi – nell’ordine Pordoi, Falzarego e Gardena – per poi riservare nel finale salite meno note ma più “cariche” di pendenze che, pur non essendo estreme, sicuramente proporranno quelle emozioni che solo le ascese dei Monti Pallidi sanno donare.

Il 2017 non è soltanto l’anno della centesima edizione della corsa rosa. Esattamente il 26 maggio, il giorno successivo a questa frazione, cadrà un altro importante anniversario, quello della prima tappa dolomitica della storia. Correva l’anno 1937 e la Vittorio Veneto – Merano attraverso i passi Rolle e Costalunga fu ideata dall’allora direttore Armando Cougnet, che era alla ricerca di un qualcosa che rendesse unica la venticinquesima edizione del Giro. Se, 26 anni prima, gli organizzatori del Tour si erano presi degli assassini per aver osato inserire nel tracciato della Grande Boucle i Pirenei, a Cougnet rischiò d’andar peggio poiché, subito dopo la presentazione del percorso e l’annuncio dell’attraversamento delle Dolomiti nel corso della 16a frazione, ci fu chi quasi arrivò a dargli del matto. Si temeva che fosse un azzardo portare la carovana su strade che all’epoca non ancora ricoperte dall’asfalto, letteralmente “scassate”, pressochè prive di protezioni verso i burroni e ancora segnate dalle vicissitudini della Grande Guerra. L’impatto con il Giro avrebbe potuto essere disastroso… e invece ebbe ragione Cougnet, anche se questi forse non si aspettava che quel giorno sarebbe scoccata la scintilla di un amore, quello tra le Dolomiti e il Giro, che continua ad ardere anche nel XXI secolo, anche se talvolta il percorso della corsa le ha un po’ tradite e in alcune edizioni c’è girato al largo e le ha fatte vedere solo da lontano, col binocolo. Di certo non potevano mancare nel tracciato della centesima edizione, che il giorno precedente quello dell’anniversario del primo tappone (per la cronaca vinto dalla maglia rosa Gino Bartali con 5’38” su Enrico Mollo e Walter Generati) proporrà una frazione breve ma intensa che in 137 Km porterà i “girini” da Moena a Canazei: la distanza è breve ma, come si suol dire, il vino nella botte piccola è solitamente il più buono e in questa giornata avrà la corposità di cinque salite che, a fine giornata, avranno fatto complessivamente percorrere 46 Km all’insù. C’è chi ha criticato il fatto che mancano nomi storici come la Marmolada o le Tre Cime, ma non sarebbe bastata una tappa – o forse un Giro intero – se si fossero volute proporre tutte le ascese affrontate tra questi monti in ottant’anni di storia. Altri hanno puntato il dito sulla distanza, ma va ricordato che talvolta le tappe di montagna brevi hanno provocato più selezioni dei tapponi vecchio stile, talvolta affrontati con troppa prudenza nel timore di clamorosi crolli nel finale. E poi c’è anche chi bocciato la collocazione delle ascese perché i tre storici passi in programma – Pordoi, Falzarego e Gardena, che non sono certo i più appetitosi sotto l’aspetto delle pendenze – sono stati posizionati nella prima parte di gara, mentre nel finale si dovranno affrontare le meno nobili ascese del Passo Pinei e di Pontives. Quest’ultima, però, ha pendenze non trascurabili negli ultimi 3 Km e a quel punto – o anche prima – potrebbe improvvisamente spegnersi la luce per qualche corridore di punta, soprattutto se ci sarà stata corsa vera già sui passi affrontati in partenza. È quel che è successo, per esempio, a Ivan Basso nel 2005 quando, attaccato proprio sulla stessa salita finale verso Ortisei, perse circa un minuto dai rivali, prima avvisaglia della profonda crisi che lo colpirà l’indomani nel tappone dello Stelvio quando, complici anche problemi di natura gastrica, giungerà al traguardo di Livigno quasi tre quarti d’ora dopo l’arrivo dei primi.
Il tappone dolomitico dell’edizione n° 100 scatterà da Moena e vedrà nei primi 15 km il gruppo ripercorrere fedelmente il finale della tappa del giorno prima, per tagliare quello che era stato il traguardo di Canazei e da lì andare all’attacco del primo colle di giornata, il mitico Pordoi. È una presenza quasi obbligata quella del passo che svetta a 2239 metri di quota, luogo di sfide belliche prima dell’avvento del ciclismo a queste latitudini come ci ricorda l’ossario militare tedesco costruito lassù negli anni ’50: il Pordoi è, infatti, la salita dolomitica più affrontata dalla corsa rosa e quello di quest’anno sarà il 40° passaggio in assoluto, quaranta come il numero dell’anno del secolo scorso nel quale questo colle fu affrontato per la prima volta e anche in quell’occasione fu Gino Bartali il corridore che vi transitò per primo in vetta davanti al compagno di squadra Fausto Coppi, fasciato della maglia rosa. Quel giorno si salì da Arabba, stavolta l’ascesa sarà affrontata dal versante che sulla carta è il meno impegnativo, ma che è divenuto il più frequentato per la possibilità d’abbinarlo alla Marmolada e che raggiunge il passo in 11,8 Km e 28 tornanti, con una pendenza media del 6,7% e un picco massimo del 9%, raggiunto al secondo chilometro dell’ascesa.
Arrivati ad Arabba, forse l’unica stazione di sport invernali dell’area dolomitica concepita secondo gli schemi delle stazioni “sky-total” delle alpi francesi, in attesa del colle successivo si percorreranno 10 Km privi di difficoltà nella zona del Livinallongo, toponimo con il quale è identificata l’alta valle del torrente Cordevole, terra che porta ancora oggi le “cicatrici” della Prima Guerra Mondiale, la più celebre delle quali è il cratere che sventrò il Col di Lana il 17 aprile del 1916, quando i militari dell’Arma del Genio fecero saltare la montagna con 5 tonnellate di dinamite per impedire all’esercito austo-ungarico di conquistarne la vetta. Oggi non si combatte più da queste parti e le uniche sfide avvengono a colpi di pedale, come accadde lo scorso anno sul Passo Falzarego, che fu l’ascesa chiave del tappone di Corvara vinto dal colombiano Esteban Chaves. Sarà proprio questa la prossima meta del gruppo che, rispetto a dodici mesi fa, salirà dal versante meridionale, il più impegnativo in quanto a pendenze, scandito dalla presenza di 17 tornanti “sorvegliati” dall’imponente Castello di Andraz, che appartenne ai principi-vescovi di Bressanone. Raggiunti i 2117 metri del valico, punto dove la strada principale comincia la discesa verso Cortina, la fatica non sarà ancora terminata perché si dovrà affrontare l’appendice di 1,2 Km verso i 2200 metri del Passo di Valparola, nella quale si raggiunge il punto di pendenza massima (14%) di un’ascesa che complessivamente è lunga 12,2 Km e sale al 6,4% medio. Lasciato il Veneto, sulle cui strade si pedalava dalla cima del Pordoi, nel corso della successiva planata la corsa farà il suo ingresso in Alto Adige, che accoglierà la corsa sulle strade della Val Badia. Si transiterà per La Villa, la più nota tra le frazioni che compongono il comune sparso di Badia per la presenza della celebre pista nera della Gran Risa, che “precipita” per 1,255 Km dal Piz la Ila e che dal 1985 ospita, nel mese di dicembre, uno slalom gigante della Coppa del Mondo di sci alpino. Un dolce falsopiano introdurrà quindi la corsa in Corvara dove, per rimaner in tema d’anniversari, esattamente 70 anni fa era collaudata e aperta al pubblico la prima seggiovia d’Italia, realizzata in legno e che permetteva di raggiungere la zona degli impianti del Col Alto. Non ci saranno “scorciatoie” per i corridori che ora dovranno affrontare il terzo e ultimo dei grandi colli di giornata, il Passo Gardena (2121 metri), che si raggiungerà con un’ascesa di 8,5 Km al 6,8%, movimentata da 17 tornanti dominati dalle verticali pareti del Gruppo del Sella, da questo lato raggiungibile attraverso una delle più spettacolari vie ferrate delle Dolomiti, la Tridentina. Il passo rappresenta la più bassa delle due porte d’accesso in quota alla Val Gardena (l’altra è la Sella di Col de To, situata a 2244 metri d’altezza, poco sopra il celebre Passo Sella), che i corridori percorreranno quasi per intero nei chilometri successivi, incontrando per primo il centro di Plan de Gralba, dove si trovava il più elevato capolinea della “Ferata de Gherdëina”, linea ferroviaria costruita dall’impero austro ungarico durante la Grande Guerra e che, molti anni dopo la cessazione del servizio (28 maggio del 1960), è stata trasformata in una suggestiva pista ciclopedonale. Pochi chilometri più avanti si giungerà sulle strade di Selva, la più rinomata località di villeggiatura della valle, che offre ai turisti anche una piccola “perla” nascosta, gli incantevoli resti di Castel Wolkenstein, costruito nel XIII secolo in un crepaccio del Gruppo delle Odle. Un altro bel maniero, non visitabile poiché ancora abitato, è quello che porta lo stesso nome della valle e che dal 1641 fa buona guardia alla vicina Santa Cristina. Superato il 100° chilometro di gara, la corsa già sarà giunta a Ortisei, ma non sarà ancora giunto il momento di mettere la parola fine al tappone che ora abbandonerà la lunga discesa dal Gardena per affrontare il Passo di Pinei, la più breve tra le cinque salite in programma oggi. Sono appena 4,2 Km, ma non vanno per questo presi troppo sottogamba perché la pendenza media è del 6,2%, con un tratto centrale di 1800 metri all’8,4% (massima del 15%): se il Gardena dava accesso all’omonima valle, questo è uno degli ingressi allo Sciliar, altipiano conosciuto in particolare per il fieno, qui utilizzato sia per corroboranti bagni termali, sia come ingrediente di una deliziosa zuppa, servita all’interno di una scodella di pane. Più impegnativa della salita è la discesa dal Pinei, 12 Km al 7,8% nel corso dei quali si transiterà per Castelrotto, centro del quale sono originari gli sciatori Peter Fill e Denise Karbon e dal quale lo scorso anno scattò la cronoscalata all’Alpe di Siusi, vinta dal russo Alexandr Foliforov per pochissimi centesimi di secondo sull’olandese Kruijswijk, che in quel momento vestiva la maglia rosa. Terminata l’ultima picchiata, una brevissima tregua pianeggiante nella valle dell’Isarco anticiperà l’attacco dell’ultima ascesa, ritornando in Val Gardena percorrendo la vecchia strada d’accesso alla valle, inaugurata il 26 ottobre del 1856 e fortemente voluta dai Moroder, i celebri scultori – prevalentemente d’arte sacra – originari di Ortisei. L’opera si rivelò costosa al punto che, per rientrare nelle spese, si fu costretti a predisporre un casello per il pedaggio a Ponte Gardena, la località dove la salita ha inizio e dove è possibile visitare Castel Trostburg, maniero del XII secolo che oggi ospita un museo dedicato ai castelli della regione. Come avveniva 160 anni, all’epoca dell’apertura di questa strada, anche stavolta sarà chiesto un esborso – in termini d’energie e non pecuniari, però – perché i 9,3 Km al 6,8% verso la località di Pontives, con i 3,3 Km conclusivi al 9,3% medio, anche in quest’occasione potranno rivelarsi indigesti per qualcuno, com’erano stati per Basso dodici anni fa. Anche perché dopo la conclusione ufficiale della salita, questa in realtà continuerà nei rimanenti 4 Km che si dovranno coprire per raggiungere il traguardo, inizialmente in maniera piuttosto blanda per poi riprendere mordente subito dopo esser transitati sotto lo striscione dell’ultimo chilometro, quando un dentello al 13% a 400 metri dalla linea d’arrivo precede la breve discesina finale verso il traguardo. È apparentemente sottono ma potrebbe “suonarle” a molti questo finale disegnato nella patria dei Moroder, che hanno dato al mondo dell’arte non solo scultori ma anche un alto esponente della musica come Giorgio Moroder, conosciuto in particolare per aver composto diverse colonne sonore cinematografiche. Chissà che sinfonie ci soneranno quest’anno le Dolomiti….

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Passo Pordoi (2239 metri). Chiamato anche Pordoijoch, Jouf de Pordoi e Jou de Pordou, è una larga sella prativa costituita dal Sasso Beccè e dal Sass Pordoi. Vi transita la SS 48 “delle Dolomiti” tra Canazei e Arabba. Il Giro l’ha scalato 39 volte e, in alcune occasioni, con due passaggi nella stessa tappa: la prima volta, il 5 giugno del 1940, vi scollinò in testa Gino Bartali nel corso della tappa Pieve di Cadore – Ortisei, vinta dallo stesso corridore toscano; l’ultima scalata risale allo scorso anno, quando Damiano Cunego conquistò questo prestigioso GPM nel corso della tappa Alpago – Corvara vinta dal colombiano Chaves.

Passo di Falzarego (2105 metri). Quotato 2117 sulle cartine del Giro 2017, è aperto tra il Piccolo Lagazuoi e il Nuvolau ed è attraversato dalla SS 48 “delle Dolomiti” tra Cernadoi (Livinallongo del Col di Lana) e Cortina d’Ampezzo. È il terzo valico dolomitico per numero di passaggi del Giro (senza contare le cinque volte nel quale fu “prolungato” verso il Valparola), con 18 traguardi GPM disputati tra il 1940, quando fu conquistato da Bartali durante la citata Pieve di Cadore – Ortisei, e il 2008 quando Emanuele Sella vi transitò in testa durante la tappa Arabba – Passo Fedai vinta proprio dallo scalatore vicentino. Si ricordano inoltre i tre passaggi in testa di Fausto Coppi nel triennio 1946-47-48 e quello di Merckx durante la Misurina – Bassano del Grappa del 1974.
Passo di Valparola (2192 metri). Aperto tra il Sasso di Stria e il Piccolo Lagazuoi e quotato 2200 sulle cartine del Giro 2017, è attraversato dalla SP 24 “del Passo di Valparola” tra il Passo di Falzarego e San Cassiano. È stato inserito sette volte nel percorso del Giro ma nello speciale albo d’oro del Valparola si contano solo 5 passaggi perché la prima volta, nel 1976, lo striscione del GPM fu anticipato al sottostante Falzarego mentre nel 1992 fu tolto all’ultimo momento dal tracciato a causa di una frana. A legare i loro nomi a questo valico sono così stati lo spagnolo Fernández Ovies nel 1977 (tappa Cortina d’Ampezzo – Pinzolo), il francese Charly Mottet nel 1990 (tappa Dobbiaco – Passo Pordoi), l’elvetico Fabian Wegmann nel 2004 (San Vendemiano – Falzes), l’italiano Matteo Rabottini nel 2012 (Falzes – Cortina d’Ampezzo) e dodici mesi fa il colombiano Darwin Atapuma nella citata tappa di Corvara.

Passo di Gardena (2121 metri). Chiamato anche Grödner Joch, separa il gruppo del Sella da quello del Cir e vi transita la SS 243 “del Passo Gardena” tra Corvara e Selva di Val Gardena. Il Giro l’ha scalato 17 volte, tenuto a battesimo da Fausto Coppi che per primo lo conquistò nel tappone Bassano del Grappa – Bolzano del Giro del 1949, da lui vinto. L’ultimo suo successore è stato lo spagnolo Rubén Plaza, sempre in occasione della tappa di Corvara disputata lo scorso anno.

Sella del Culac’ (2018 metri). Chiamata anche Kulatsch Sattel, vi transita la SS 243 “del Passo Gardena” nel corso del tratto iniziale della discesa dal Passo Gardena, tra quest’ultimo e Selva di Val Gardena.

Passo di Pinei (1442 metri). Chiamato anche Panider Sattel, è valicato dalla SP 64 tra Ortisei e Castelrotto. Il Giro l’ha affrontato due volte come GPM, nel 1991 subito dopo la partenza della tappa Selva di Val Gardena – Passo Pordoi (vinta da Franco Chioccioli) e nel 1997 nel corso della tappa Predazzo – Falzes (vinta dallo spagnolo José Luis Rubiera): a conquistare i due traguardi della montagna furono rispettivamente lo spagnolo Iñaki Gastón e il colombiano José Jaime “Chepe” González. Sul Pinei si salì anche nel 2000, durante la tappa Selva di Val Gardena – Bormio, terminata con il successo di Gilberto Simoni, ma in quella occasione il passaggio non era valido per la classifica degli scalatori.

Sella di Telfen (1090m). Si trova nei pressi dell’omonima località ed è attraversata dalla SP 24 tra Castelrotto e Siusi. Coincide con il quadrivio dove inizia la salita verso l’Alpe di Siusi e dove nel 2017 i corridori svolteranno a destra nel corso della discesa dal Passo di Pinei, in direzione di Ponte Gardena

FOTOGALLERY

Passo Pordoi, monumento a Fausto Coppi


L’ossario militare tedesco del Passo Pordoi

Il cratere del Col di Lana

Castello di Andraz

Passo di Falzarego

La Villa, la pista della Gran Risa

La Torre Exner del Gruppo del Sella, sulla quale si sviluppa la Ferrata Tridentina, vista dalla strada per il Passo Gardena

Passo di Gardena

Selva di Val Gardena, Castel Wolkenstein

Santa Cristina Valgardena, Castel Gardena

L’altipiano dello Sciliar visto dalla discesa dal Passo di Pinei

Ponte Gardena, Castel Trostburg

Ortisei, chiesa parrocchiale di Sant’Ulrico e dell’Epifania del Signore

Il Gruppo del Sella visto dalla Val Gardena al momento dell’enrosadira e, in trasparenza, l’altimetria della diciottesima tappa del Giro 2017 (www.garni-astrid.com)

Il Gruppo del Sella visto dalla Val Gardena al momento dell’enrosadira e, in trasparenza, l’altimetria della diciottesima tappa del Giro 2017 (www.garni-astrid.com)

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