IL NORD CHIAMA ALL’APPELLO… MA INTANTO ANCORA IL SUD RISPONDE
febbraio 13, 2017
Categoria: Approfondimenti
A fine mese anche il Belgio accoglierà il gruppo per le prime due classiche organizzate nella nazione dei muri, l’Omloop Het Nieuwsblad Elite e la Kuurne-Bruxelles-Kuurne. Prima di arrivare a questi appuntamenti, però, ci saranno ancora parecchi chilometri da macinare su strade di lidi esotici, come quelli visti nel primo scampolo della stagione ciclistica. Ora anche gli scalatori cominceranno a trovare parecchio pane per i loro denti poichè tutte e quattro le corse a tappe che si disputeranno nella seconda metà di febbraio vivranno in montagna le loro giornate chiave. Ci sarà, dunque, già da divertirsi sulle strade dell’Oman prima, su quelle di Algarve e Andalusia poi , per poi sbarcare in Malesia e far quindi ritorno negli Emirati Arabi.
Le classiche del nord già bussano alle porte, le prime due si correranno a fine mese, ma non è ancora arrivato il momento d’immergersi nel freddo clima del Belgio e sorbirsi la solita scorpacciata di stradine strette, muri e pavè. Ci sarà ancora tanto sud nella seconda metà del mese, che vedrà i corridori rifinire la condizione in vista dei grandi appuntamenti stagionali in mete ancora “esotiche” come Emirati Arabi, Malesia, Portogallo e Spagna, che nel volgere di una dozzina di giorni accoglieranno quattro brevi corse a tappe accomunate dal “destino”: a meno di grosse sorprese, in tutti i casi i vincitori della classifica finale saranno scalatori e sicuramente vedremo in azione i nomi che poi si sfideranno a Giro e Tour, alla ricerca del giusto colpo di pedale o, perché no, già di un’affermazione che contribuisca ad arricchiere ulteriormente il loro palmares. È quel che è riuscito, per esempio, a Vincenzo Nibali che lo scorso anno oltre alla corsa rosa mise in bacheca anche il Giro dell’Oman, gara che vinse con 15” sul francese Bardet e con 24” sul danese ed allora compagno di squadra Fuglsang, impreziosendo ulteriormente l’albo d’oro di una corsa nel quale spiccano anche i due successi conseguiti da Chris Froome nel 2013 e nel 2014. Giunto all’ottava edizione, nel 2017 il Giro dell’Oman scatterà il 14 febbraio riproponendo praticamente lo stesso percorso dell’anno scorso, pur con quale modifica qua e là e con una variata collocazione temporale delle frazioni… ma si sa che cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia e anche stavolta il successo finale arriderà ad uno scalatore, che però non potrà essere Nibali poichè il messinese negli stessi giorni sarà in ritiro a Tenerife e dovrebbe tornare in gara all’Abu Dhabi Tour. Si comincerà con quella che lo scorso anno era stata la terza frazione, corsa per 176,5 Km tra la località balneare di Al Sawadi Beach e Naseem Park,dove si arrivò allo sprint con successo per il norvegese Alexander Kristoff. Dopo i velocisti, nei due giorni successivi i protagonisti sul palcoscenico saranno i finisseur, che troveranno pane per i loro denti nelle frazioni che termineranno ad Al Bustan e Quriyat , dodici mesi fa conquistate dal lussemburghese Bob Jungels la prima e dal norvegese Edvald Boasson Hagen la seconda: nel primo caso si dovrà affrontare la breve ma secca salita di Al Jissah (1,4 Km al 9%) a 5 Km dall’arrivo mentre a Quriyat cima dell’ascesa e traguardo coincideranno, percorsi 2,8 Km di strada inclinata al 6,5%, al termine dei quali Nibali mise per la prima volta il naso fuori dalla finestra piazzandosi secondo nella volata decisiva. La quarta tappa proporrà la triplice ascesa verso Bousher Al Amerat, affrontata la prima volta dal versante più facile (3,2 Km al 6,8%), poi da quello più impegnativo (3,4 Km all’8,8%) ed infine nuovamente da quello più agevole, scollinato il quale mancheranno 13,5 Km dal traguardo, previsto presso la sede del ministero del turismo del sultanato dell’Oman, dove Boasson Hagen ottenne un prestigioso bis, anche stavolta precedendo un corridore italiano, Marco Canola. Segnatevi la data del 18 febbraio perché quel giorno si disputerà la tappa regina della corsa araba, con l’immancabile arrivo in salita alla Jabal Al Akhdhar, la “Montagna Verde” dove lo “Squalo dello Stretto” costruì le basi della sua vittoria in classifica. Stavolta, però, ci saranno meno margini di movimento per gli scalatori a causa della scelta degli organizzatori di ripristinare il traguardo classico, sul quale si era arrivati fino al 2016, tagliando il tratto di salita introdotto proprio lo scorso anno: l’arrivo sarà, dunque, nuovamente a quota 1235 metri, dopo aver superato una pendenza media del 10,5% negli ultimi 5,7 Km. Bisognerà attendere il penultimo giorno di gara, dunque, per conoscere il nome del vincitore del Giro dell’Oman che l’indomani si concluderà sulla “corniche” di Matrah con una frazione destinata agli sprinter e che lo scorso anno vide ancora sfrecciare più veloci di tutte le ruote della bici di Kristoff.
Quasi in contemporanea al Giro dell’Oman, dal 15 al 19 febbraio sulle strade della penisola iberica andrà in scena un’interessante “parallelo”, sfida a distanza tra due corse che da anni si contendono la miglior “starting list”: da una parte ci sarà la 43a edizione del Giro dell’Algarve – gara che nel recente passato è stata vinta due volte da Alberto Contador (2009-2010) e altrettante del britannico Geraint Thomas (2015-2016) – dall’altra la più “attempata” Vuelta a Andalucía, forte delle quattro vittorie di Alejandro Valverde, recordman di successi, il cui regno dura quasi incontrastato dal 2012, con l’intrusione del successo di Froome due anni fa. Cominciamo con la presentazione della corsa portoghese, che prenderà la mosse con la prima delle due frazioni destinate ai velocisti, i quali non dovrebbero aver troppi problemi a gestire i continui saliscendi che s’incontreranno lungo i 183 Km che da Albufeira condurranno a Lagos, correndo in senso inverso rispetto alla prima frazione della scorsa edizione, vinta allo sprint da Marcel Kittel. Il secondo giorno sarà il turno del primo dei due arrivi in salita, ai 900 metri dell’Alto da Fóia dove nel 2016, affrontati 9 Km al 6,3%, tagliò per primo il traguardo lo spagnolo Luis León Sánchez. Sarà una giornata chiave, così come quella in programma il giorno successivo, quando si disputerà una tappa a cronometro di 18 Km disegnata attorno alla cittadina di Sagres e tracciata su di un percorso altimetricamente privo di insidie ma che potrebbe essere reso oltremodo impegnativo dal vento, dovendosi percorrere lunghi tratti lungo la costa dell’Oceano Atlantico fino a toccare il Cabo de São Vicente. Dopo la tappa da Almodôvar a Tavira, ancora destinata agli sprinter, la “Volta ao Algarve em Bicicleta” (questo il nome ufficiale e completo della gara, che si disputa nella più meridionale regione della nazione) concluderà il suo annuale cammino nello stesso luogo dove la corsa terminò lo scorso anno, la cima dell’Alto do Malhaõ (518 metri), ascesa affrontata per la prima volta nel 2010 e da allora sempre presente nel percorso della corsa lusitana: sono soli 2,8 Km al 8,5%, ma bastano per stuzzicare i primi appetiti dei grandi come ben rappresentato dai tre successi che ha conquistato lassù Contador (2010, 2014 e 2016).
Se la corsa portoghese intercalerà le giornate decisive con quelle interlocutorie, si è optato per una netta separazione dei percorsi della 63a edizione della Vuelta a Andalucía, che concentrerà le tappe più attese nei primi tre giorni di gara, mentre le due ultime frazioni saranno del tutto inutili ai fini della classifica. Il primo giorno si pedalerà per 155 Km da Rincón de la Victoria alla celebre città di Granada, scavalcando lungo il percorso 5 salite, la più interessante delle quali è l’ultima, il Puerto de Monachil (1410 metri), piazzata a 19 Km dal traguardo. Noto anche con il toponimo di “El Purche”, questo valico propone 9 Km d’ascesa al 7,6% e costituirà un bel test anche in vista del Giro di Spagna che il 3 settembre lo proporrà nel finale di una delle frazioni più impegnative, quella che si concluderà con l’arrivo in salita alla Sierra Nevada, interminabile ascesa finale di quasi 30 km della quale il Monachil rappresenterà la parte iniziale. Sarà dunque una delle tappe clou della prossima edizione della corsa iberica, mentre per il Giro dell’Andalusia questo ruolo sarà rivestito dalla successiva frazione di 178 Km che si snoderà tra Torredonjimeno e Mancha Real. Quest’ultima, cittadina titolare della frazione, ospiterà soltanto il passaggio del gruppo perché in realtà il traguardo sarà collocato a 1269 metri di quota, sulla montagna che sovrasta Mancha Real, la Peña del Águila, percorsa un’inedita salita non particolarmente lunga ma decisamente pepata: negli ultimi 5,3 Km si dovranno infatti superare quasi 500 metri di dislivello, incontrando una pendenza media del 9,2% e diversi picchi fino al 15%. Fin qui il tracciato starà dalla parte degli scalatori, che il giorno successivo dovranno, invece, stringere i denti nella frazione a loro meno congeniale, la cronometro che gli organizzatori hanno predisposto attorno a Lucena e che strizzerà gli occhi ai grimpeur solamente nel primo dei 12 Km previsti, tutto in pendenza (media del 5%); dopodichè il tracciato della frazione contro il tempo non proporrà nessun’altra difficoltà e permetterà ai passisti di lanciare al massimo le loro cilindrate, sempre che la salitella in partenza non abbia ingolfato i loro motori. Come detto, le due rimanenti frazioni di Siviglia e Coín, pur proponendo tre ascese cadauna, saranno mere tappe di trasferimento, con parecchia pianura nei chilometri finali per permettere ai velocisti di dare sfogo alle loro velleità.
Si tornerà quindi nel continente asiatico per la 22a edizione del Tour de Langkawi, corsa che si svolgerà dal 22 febbraio al primo marzo sulle strade della Malesia e che gode della stessa considerazione in calendario delle tre gare precedenti , classificate di categoria 2.HC. Nonostante questo, il Langkawi, organizzato per la prima volta nel 1996, nel corso degli anni ha progressivamente perso “appeal” tra le squadre per un serie di motivi, a partire dalla mancanza di altre gare nella zona, a differenza di quanto avvenuto in tempi recenti nella penisola araba (Dubai, Qatar, Oman e Abu Dhabi) e in Australia (Tour Down Under, Cadel Evans Great Ocean Road Race ed Herald Sun Tour), il che non invoglia certo il lungo viaggio verso la Malesia. Inoltre, il percorso è sempre stato particolarmente noioso in quanto si “reggeva” su di una sola tappa di montagna – quella dell’impegnativo arrivo in salita a Genting Highlands – circondata dal “nulla” di una decina di tappe facili, quasi sempre destinate alla conclusione allo sprint. La situazione è peggiorata dal 2015, da quando lavori in corso non ancora terminati hanno trasformato in un cantiere la zona del tradizionale traguardo delle Genting Highlands, costringendo gli organizzatori a puntare su altri arrivi in salita, rivelatisi molto meno impegnativi e selettivi, come quello a Tanah Rata (7,7 Km al 4,8%), sulle Cameron Highlands, che anche quest’anno accoglierà l’arrivo dell’unica tappa da classifica, collocata al quarto degli otto giorni di una corsa che, per il resto, sarà terreno di caccia per i velocisti e, in particolare, lo è stato nel recente passato per la “Tigre della Malesia” Andrea Guardini, un soprannome che lo sprinter veneto si è ampiamente meritato per il gran numero di successi mietuti in questa competizione: con le quattro tappe vinte lo scorso anno ha raggiunto il ragguardevole bottino di 22 affermazioni, 6 delle quali colte nella sola edizione del 2012. Un gruzzolo che, però, nel 2017 Guardini non potrà incrementare perché il velocista di Tregnago è passato dall’Astana – che sarà in gara in Malesia – nel nuovo team sponsorizzato dall’emirato di Abu Dhabi che, nello stesso periodo, sarà impegnato nella terza edizione della corsa di casa, la prima disputata a febbraio dopo che le precedenti due si erano svolte nel mese di ottobre. Pur dovendosi percorrere quasi 120 Km in più il percorso dell’Abu Dhabi Tour sarà in pratica la fotocopia di quello dell’edizione corsa quattro mesi fa e, come quella e la precedente, sarà inaugurato il 23 febbraio da una tappa che partirà e si concluderà a Madinat Zayed, cittadina situata a 170 Km dalla capitale dell’emirato. In questo primo giorno di gara si dovranno percorre 189 Km interamente tracciati nel deserto, con la parte centraledisegnata nello spettacolare paesaggio delle dune dell’Oasi di Liwa, dove si incontreranno le uniche difficoltà altimetriche di giornata, sotto la forma di continui “mangia e bevi”, mentre il tracciato tornerà lineare negli ultimi 60 Km, quasi costantemente in rettilineo. Le strade di Abu Dhabi ospiteranno la successiva frazione di 153 Km, completamente pianeggiante ma forse una delle più insidiose poiché la seconda parte del tracciato attraverserà una serie di isole artificiali in corso di urbanizzazione, dove la presenza di ampie zone ancora sgombre da edifici esporrà il gruppo all’azione del vento che potrebbe provocare fratture in seno al plotone, con diversi corridori tagliati fuori dalla possibilità di giocarsi il successo sul traguardo di Al Marina. Per lo stesso motivo anche gli uomini di classifica dovranno tenere gli occhi bene aperti in questa frazione, per non correre il rischio di perdere terreno alla vigilia della giornata decisiva, come la prima caratterizzata da lunghi tratti nel deserto da solcare prima di arrivare ai piedi del Jebel Hafeet, la seconda montagna per altitudine degli Emirati Arabi Uniti, situata al confine con l’Oman. Gli 11 Km finali al 6,6% per arrivare al panoramico piazzale dove, a 1025 metri di quota, si concluderà la frazione costituiranno l’unica possibilità di giocarsi il successo nell’Abu Dhabi Tour che ventiquattrore più tardi celebrerà l’atto finale nell’autodromo di Yas Marina, all’interno del quale si svolgerà la frazione conclusiva che vedrà i corridori percorrere 26 giri dell’anello sul quale normalmente sfrecciano i bolidi della Formula 1.
È proprio in quelle ore che si comincerà a respirare l’aria delle classiche. Il 25 febbraio, lo stesso giorno della tappa della tappa regina dell’Abu Dhabi Tour, in un contesto totalmente agli antipodi si correrà in Belgio la 72a edizione dell’Omloop Het Nieuwsblad, da quest’anno promossa nel World Tour, la “serie A” delle corse ciclistiche. Fin dalla prima gara del Nord i corridori avranno, dunque, a che fare con pavè e muri, se si pensa che lo scorso anno, quando sul tradizionale traguardo di Gand si impose il futuro campione olimpico Greg Van Avermaet, nei 200 Km del percorso se ne dovettero superare ben 13, tra i quali il celeberrimo e durissimo Grammont. Il giorno successivo si replicherà con la 67° Kuurne-Bruxelles-Kuurne, pure caratterizzata dalla presenza di “berg”, l’ultimo dei quali si viene a trovare ad una cinquantina di chilometri dalla conclusione di una corsa che, per questo aspetto, è più alla portata dei velocisti rispetto all’Omloop Het Nieuwsblad, anche se sorprese vanno sempre messo in conto. È quel che accadde l’anno scorso quando, grazie al vento che spezzò in più parti il gruppo, il corridore di casa Jasper Stuyven riuscì con un’azione alla “Cancellara” ad involarsi verso il traguardo, che taglierà con 17” sul gruppo dei velocisti, gli stessi che invece era riusciti a giocarsi il successo nelle edizioni più recenti, con il bis di Cavendish nel 2012 e nel 2015 e l’affermazione di Boonen nel 2014, mentre nel 2013 la corsa era stata annullata per la neve.
La campagna del Nord è lanciata…..
Mauro Facoltosi
I SITI DELLE CORSE
Qui trovate i siti internet delle corse citate nell’articolo
TOUR OF OMAN
www.letour.fr/tour-of-oman
VOLTA AO ALGARVE EM BICICLETA
http://voltaaoalgarve.com/en/home-2
VUELTA A ANDALUCIA RUTA CICLISTA DEL SOL
www.vueltaandalucia.es
LE TOUR DE LANGKAWI
www.ltdl.com.my
ABU DHABI TOUR
www.abudhabitour.com/home.php
OMLOOP HET NIEUWSBLAD ELITE
www.omloophetnieuwsblad.be/nl/ohn/elite-mannen
KUURNE-BRUSSEL-KUURNE
www.kuurne-brussel-kuurne.be

La spettacolare strada che sale verso Jebel Hafeet, la montagna degli Emirati Arabi teatro del finale della tappa regina dell'Abu Dhabi Tour (www.thenational.ae)