VUELTA 2017. TANTE MONTAGNE MA MANCA UN TAPPONE. ANGLIRU GIUDICE ULTIMO.

gennaio 14, 2017
Categoria: News

Serata di gala madrilena in occasione della presentazione della 72esima edizione della Vuelta a España, che prenderà il via il prossimo 19 di agosto in territorio francese, precisamente da Nîmes con una cronosquadre che avrà il suo punto più suggestivo nell’attraversamento dell’anfiteatro romano e nell’arrivo nella piazza antistante.
Per quel che riguarda le considerazioni generali, si deve osservare che i nove arrivi in salita previsti non sono in maggioranza le classiche rampe da garage alle quali gli organizzatori ci avevano abituati negli ultimi anni. Certo non mancano arrivi in cima a salite brevi e arcigne, ma vi sono anche diversi arrivi in quota al termine di ascese di un certo chilometraggio.
La seconda considerazione di carattere generale riguarda il chilometraggio: sono appena tre le tappe lunghe oltre i 200 Km, mentre sono presenti in medesimo numero frazioni dal chilometraggio da corsa amatoriale. Le prima tappa di montagna arriva prestissimo dato che, già nella terza frazione, i corridori pedaleranno oltre i 1800 metri di altitudine. Successivamente, però, bisognerà attendere l’undicesima frazione per il primo vero appuntamento per i big, previsto all’osservatorio astronomico di Calar Alto, a 2160 metri di altitudine e al termine di una salita di ben 22 Km. I giorni precedenti non saranno, però, piatti ma riserveranno quegli arrivi in salita classici della Vuelta che potrebbero comunque far registrare distacchi nell’ordine di qualche secondo tra i pretendenti alla vittoria finale.
Fortunatamente sono presenti anche numerose tappe da fughe, che potrebbero rendere divertenti ed interessanti quelle fasi della corsa non rilevanti per la conquista della maglia rossa finale.
La cronometro individuale di 42 chilometri per specialisti è prevista alla sedicesima tappa e quindi subito dopo il giorno di riposo e prima delle ultime tappe di montagna, con il terribile ed inedito Machucos e l’altrettanto terribile, ma arcinoto, Angliru, previsto alla vigilia della conclusione madrilena.
La tappa conclusiva sarà poi l’unica che avrà come teatro il centro della Spagna, dato che tutte le frazioni si svolgeranno in zone non lontane dalle coste.
Passando all’analisi delle singole frazioni, chi scrive non può nascondere il proprio rammarico per l’immancabile cronosquadre di apertura. In un ciclismo nel quale i distacchi si fanno sempre più esigui, specialmente tra gli uomini di classifica, inserire una cronosquadre, anche se non lunghissima come in questo caso (13,8 Km), rimane una scelta molto discutibile. Vero è che, nel ciclismo moderno, la squadra ha un ruolo molto importante, tuttavia esso dovrebbe essere quello di controllare la corsa e di appoggiare ed aiutare il capitano nei momenti importanti, non quello di condizionarne la prestazione in una prova nella quale l’uomo più forte potrebbe accusare anche oltre un minuto di ritardo a causa della squadra.
La seconda frazione, invece, sarà dedicata ai velocisti che saranno molto agguerriti dato che le tappe a loro dedicate saranno davvero poche.
Gia alla terza tappa, con l’arrivo ad Andorra La Vella, si potrebbero vedere le prime scintille, dato che la sommità dell’ultima ascesa è posta a soli 7 chilometri dalla conclusione e sarà preceduta dal Coll de la Rabassa, salita di 13 Km con 900 metri di dislivello, senza dimenticare che, in apertura, è prevista una salita di oltre 20 km che potrebbe tagliar fuori alcuni gregari, specie quelli non al top della forma, e rimanere nelle gambe. Se poi si pensa che, dopo lo spostamento in settembre, la Vuelta si è progressivamente guadagnata la funzione di “refugium peccatorum” degli sconfitti del Tour, si può agevolmente intuire l’importanza di una terza frazione che si apre con un GPM di prima categoria.
Dopo una quarta tappa nuovamente dedicata alle ruote veloci, inizierà la girandola delle tipiche tappe da Vuelta e alla quinta frazione assisteremo alla sfida sulle rampe verso Ermita de Santa Lucia, 3,2 km con una pendenza media del 10% e massime intorno al 20%, che verranno affrontate al termine di una frazione nervosa con altri 4 GPM intorno a 700/800 metri di altitudine. I big probabilmente riserveranno le cartucce per la sparata finale, ma la tappa potrebbe essere animata da una fuga interessante, con qualche buon outsider che potrebbe anche indossare la maglia di leader della generale.
Anche la sesta tappa, con arrivo a Sagunto, possiede simili caratteristiche con la differenza che non c’è la salita finale e che la scarsa difficoltà delle salite previste potrebbe anche consentire a velocisti abbastanza resistenti di rimanere in gruppo senza troppi patemi d’animo.
La tappa più lunga della Vuelta (la settima, 205 Km) si concluderà nello spettacolare scenario di Cuenca, patrimonio UNESCO, e potrebbe essere preda dei velocisti, anche se l’Alto del Castillo posto a 9 Km dalla conclusione sempre essere collocato sul tracciato con l’intento di cercare di scompigliare le carte.
All’ottava tappa torna di scena la rampa da garage finale, anche se l’arrivo sarà posto due chilometri dopo lo scollinamento: dopo una frazione tutto sommato tranquilla si affronteranno i 4 chilometri verso Xorret de Catì, con pendenza media dell’11% e punte del 23%. Anche in questa occasione, potremmo vedere i big intenti nel cercare la sparata finale sulle arcigne pendenze.
Il copione si ripete nella nona tappa, anch’essa tranquilla fino al rampone finale. La salita verso Cumbre del Sol misura 3,7 Km e presenta una pendenza media del 10% con punte vicine al 20% e ha quindi caratteristiche molto simili sia alla salita verso Ermita de Santa Lucia, sia a quella teatro del finale della ottava tappa. Tre arrivi quasi fotocopia, con la differenza che la salita di Ermita da Santa Lucia arriva al termine di una tappa molto più impegnativa a livello altimetrico.
Lunedì 28 agosto ci sarà il primo giorno di riposo dopo il quale la corsa riprenderà da Caravaca de la Cruz per terminare dopo 171 Km a Alhama de Murcia, presso l’azienda Elpozo Alimentacion. Da segnalare che a 31 Km dalla conclusione i corridori dovranno scollinare il GPM di prima categoria di Collado Bernejo a 1190 metri di altitudine, che verrà raggiunto dopo aver percorso 15 Km di ascesa e 900 metri di dislivello: se qualcuno dovesse trovarsi a mal partito su questa salita, che arriva dopo il giorno di riposo, il passivo all’arrivo potrebbe essere pesante, specialmente se davanti rimarranno gli altri big, con qualche gregario di lusso che potrebbe tirare a tutta per dilatare i distacchi o comunque impedire rientri.
L’undicesima tappa sarà quella che darà il via alle frazioni di montagne che caratterizzerà la seconda parte della Vuelta. La salita per raggiungere l’arrivo di Calar Alto sarà preceduta da un’altra ascesa da non sottovalutare, l’Alto de Velefique (1825 metri), classificato come prima categoria, come del resto la salita finale che comincerà subito dopo la fine della discesa dal Velefique. Gli ultimi interminabili 22 Km di questa tappa permetteranno ai corridori di giungere sino a 2156 metri di altitudine dopo aver superato 1421 metri di dislivello, con una pendenza media del 6,45% e diversi passaggi in doppia cifra. Questa è una delle tappe in cui si potrà tentare di far saltare il banco con un attacco già dal primo colle, in vista della cronometro pianeggiante. Chi volesse tentare un attacco dovrebbe, comunque, possedere uno stato di forma invidiabile per poter resistere al tentativo di ritorno sull’ultima ascesa di ben 22 Km ad opera degli squadroni dei big rimasti indietro.
Sarà invece dedicata ai cacciatori di tappe la dodicesima frazione, tutta andalusa, tra Motril e Antequera che proporrà nella seconda metà una salita di prima categoria ed una di seconda che culminerà a soli 17 Km dalla conclusione. La previsione più logica è quella di una fuga che esploderà sulle rampe del Puerto del Torcal, 11 Km per superare 600 metri di dislivello. Per la tredicesima tappa , la seconda delle quattro tappe andaluse, torneranno in scena i velocisti ma si tratterà della classica quiete che precede l’uragano. Il giorno successivo, infatti, ci sarà il secondo vero arrivo in salita alla Sierra de la Pandera, al termine di una tappa mossa ma complessivamente priva di difficoltà di rilievo. L’ascesa finale, invece, è di tutto rispetto, 13 Km al 6,8% ed il quartultimo chilometro tutto in doppia cifra con punte del 14%. Sarà probabilmente proprio in quel chilometro che esploderà la battaglia tra i big per cercare staccare l’avversario più temibile, con un occhio di riguardo al fatto che domani ci sarà un’altra tappa con molta salita e, soprattutto, con il tetto della Vuelta. In effetti la quindicesima frazione potrebbe fare davvero danni non indifferenti, pur essendo molto corta, appena 127 Km che però presenteranno difficoltà enormi. Dopo 65 Km si dovrà affrontare l’Alto de Hazallanas, 7 Km al 9,7% per raggiungere i 1675 metri di altitudine del primo GPM di giornata. Il vero problema sarà la salita finale che, sebbene gli organizzatori abbiano voluto dividere in due tronconi, è sostanzialmente unica. Dopo l’Alto de Monachil a 1490 metri di altitudine non ci sono, infatti, che poche centinaia di metri in discesa, poi la strada riprende a salire dura verso l’Alto Hoya de la Mora, a 2490 metri di altitudine nel cuore della Sierra Nevada. Anche quest’anno il progetto dell’arrivo al Pico de Veleta, sogno che gli organizzatori stanno cercando di realizzare, resterà una chimera, ma tutti gli appassionati confidano che un giorno la Vuelta riuscirà ad arrampicarsi fin lassù, ove termina la strada asfaltata più alta d’Europa. In ogni caso, la salita finale è di quelle che fanno male e, se la consideriamo nella sua interezza, essa misura 28 Km. Le pendenze non sono impossibili, specialmente nella seconda parte, ma in una tappa corta con due salite così quasi attaccate e con l’ultima di quasi trenta chilometri può succedere di tutto, soprattutto se anche la tappa precedente sarà stata combattuta.
Dopo la due giorni sulle montagne andaluse la Vuelta si concederà il secondo giorno di riposo, che sarà anche l’occasione per smaltire il trasferimento aereo nel nord della Spagna verso Logroño, capoluogo della comunità autonoma della Rioja che ospiterà la partenza della settimana finale della Vuelta 2017.
La terza settimana si aprirà, quindi, con una tappa cruciale, una cronometro individuale di 42 Km sostanzialmente pianeggiante, con minime vallonature a quote collinari. Gli specialisti saranno i favoriti ed il chilometraggio consistente potrebbe consentir loro di mettere un tempo considerevole tra di essi e gli scalatori. Non si dimentichi che Quintana, nel 2016, in una corsa a tappa che vinse con classe e con un ottimo stato di forma, accusò un ritardo di 2 minuti e mezzo in 36 Km da Chris Froome, il suo diretto avversario per la vittoria finale.
Non si deve, però, dimenticare che questa difficile prova contro il tempo avrà luogo subito dopo il giorno di riposo e tutti gli appassionati sanno che, mentre per certi atleti una pausa dalle fatiche può rappresentare un toccasana, per altri significa spezzare il ritmo di gara con conseguenze nefaste.
Gli scalatori avranno l’occasione di rifarsi già il giorno successivo su un arrivo davvero interessante, che si preannuncia altresì scoppiettante. La diciassettesima frazione, dopo una svolgimento movimentato solo da un GPM di seconda categoria poco dopo metà gara, propone 28 Km finali ad alta tensione. Si affronterà prima il Puerto de Alisas di prima categoria, che propone 10 km di ascesa e 600 metri di dislivello e, successivamente, la salita inedita e durissima verso Los Machucos, 8 Km al 10% di pendenza media con punte che arrivano addirittura a toccare il 28%. L’attacco probabilmente verrà sferrato su quest’ultima salita, anche se in teoria un tentativo sul Puerto de Alisas potrebbe essere utile per chi avrà bisogno di recuperare terreno. La salita finale, infatti, è talmente dura che potrebbe causare in gruppo il terrore di piantarsi e frenare così le velleità degli speranzosi. Tutti gli appassionati attendono di vedere queste terribili rampe mai affrontate dalla Vuelta.
La diciottesima tappa proporrà, invece, l’ultimo arrivo su rampa da garage anche se i 2,3 km che porteranno i corridori ai 500 metri di Santo Toribio de Liébana non sono proprio una rampa da garage, dato che presentano una pendenza media dell’8% e solo in un breve tratto si tocca il 16%.
Ad ogni modo è molto probabile che i big tentino la stoccata anche su questo traguardo per guadagnare qualche secondo sugli avversari, anche perché il giorno successivo potranno riposare.
La diciannovesima tappa, infatti, si presenta come una frazione di media montagna adatta ad un fuga a lunga gittata, disegnata com’è con quattro GPM, l’ultimo dei quali, di terza categoria, è piazzato a 17 Km dalla conclusione.
La ventesima frazione sarà quella decisiva e, nonostante il ridottissimo chilometraggio (appena 119 km), è certamente la più dura della Vuelta ed emetterà i verdetti finali. Si tratta della classica tappa asturiana, con i 50 km finali zeppi di tutte le difficoltà possibili. Si incomincerà con l’Alto de la Cobertoria, salita celeberrima e classica della Vuelta, quindi senza pausa alcuna si affronteranno l’Alto del Cordal, di prima categoria ed ancora, anche in questo caso senza pausa, il terribile Angliru. Non c’è bisogno credo di descrivere questa salita che tutti gli appassionati conoscono per la sua durezza e per essere stata affrontata in numerose occasioni dalla Vuelta. Il Mortirolo di Spagna sarà teatro della sfida finale. Il ridotto chilometraggio, a fine Vuelta, potrebbe favorire un attacco da lontano, ma anche in questo caso la durezza della salita finale potrebbe spaventare gli attaccanti che potrebbero preferire giocare le proprie carte solo all’ultimo.
A questo punto la passerella madrilena sarà, come di consueto, una mera formalità.
Il percorso è interessante ed è lecito aspettarsi una corsa divertente ed emozionante. Ottima la scelta di inserire anche molti arrivi su salite lunghe e non solo sulle rampe da garage, che comunque saranno previsti anche quest’anno. Sierra Nevada, Angliru, Calar Alto, La Pandera sono salite serie che potranno fare la dovuta selezione. Manca però un vero e proprio tappone. La tappa dell’Angliru, la più dura, presenta 3 GPM e 119 Km. Il tappone nel vero senso della parola, da oltre 200 Km con cinque o sei salite, non c’è. L’anno scorso era prevista la cavalcata pirenaica che sfiorava i 200 Km e presentava quattro salite e, anche se non ha fatto enorme selezione, ha certamente inciso sull’esito dell’attacco il giorno successivo perché molto uomini di Froome sono rimasti ancor più indietro al momento del tentativo di Contador e non hanno potuto aiutare il capitano a riportarsi sotto. La scelta più azzeccata sarebbe stata quella di sostituire la tappa con arrivo sulla Pandera con un tappone di oltre 200 km, con numerosi colli e l’arrivo in discesa, magari ripartendo dai Pirenei invece che da Logroño nella terza settimana. Un tappa del genere avrebbe reso il percorso davvero completo e avrebbe favorito un attacco da lontano.
Inoltre, sarebbe stato quanto mai opportuno sostituire la cronosquadre con un prologo individuale di 7/8 Km. Nonostante questi aspetti, il percorso è tutto sommato positivo, ci sono pochi giorni interlocutori, gli arrivi su rampe da garage non pregiudicano gli arrivi in salita seri, come era avvenuto in passato, e la cronometro ha un chilometraggio dignitoso.
Gli elementi per vedere una corsa entusiasmante ci sono tutti e, se è vero che la corsa la fanno i corridori se hanno il percorso che gielo consente, si può tranquillamente affermare che ora sta proprio ai corridori dare spettacolo su un tracciato che non è assolutamente avaro di occasioni.

Benedetto Ciccarone

Il rifugio in località Hoya de la Mora, presso il quale si concluderà la tappa della Sierra Nevada (foto Google Street View)

Il rifugio in località Hoya de la Mora, presso il quale si concluderà la tappa della Sierra Nevada (foto Google Street View)

Commenta la notizia