VUELTA A ESPAÑA 2016 – LA “PRIMERA SEMANA”

agosto 18, 2016
Categoria: Approfondimenti

La 71a Vuelta di Spagna scatta dalla Galizia con un cast stellare, un “parterre de roi” nel quale spiccano i nomi di Froome, Quintana e Contador. Nomi altisonanti che nella prima settimana di corsa avranno, però, ben pochi margini di movimento, limitati alla cronosquadre di poco meno di 30 Km che darà il via alla corsa. Poi spazio ai velocisti, alle fughe e a due arrivi in salita ancora “collinari”, in attesa delle prime grandi salite montane.

La scorsa edizione della Vuelta era stata annunciata come la “corsa delle rivincite” per il suo schierare al via Froome, vincitore uscente dell’immediatamente precedente Tour de France, e i primi tre corridori che l’asso anglo-keniota aveva sconfitto alla Grande Boucle, Quintana, Valverde e Nibali. E pure la Vuelta che scatterà il 20 agosto dalla Galizia avrà questo connotato perché ritroveremo al via Froome e diversi corridori che sono alla ricerca di un riscatto, su tutti Quintana e Contador. Se il corridore colombiano avrà l’onere di cancellare l’opaca prestazione all’ultimo Tour vinto dal britannico, nel quale era sembrato l’ombra del corridore che si era imposto al Giro d’Italia del 2014, ancor più motivato si presenterà ai nastri di partenza lo spagnolo Contador, che lo scorso anno aveva chiuso la sua stagione dopo il Tour e che stavolta ci tornerà con il dente avvelenato per sconfiggere la malasorte che l’ha visto costretto abbandonare la Grande Boucle con le ossa decisamente peste, al punto da dover rinunciare alle Olimpiadi. Gare, queste ultime, dove non ha certamente brillato neppure la “superstar” Froome e, da un certo punto di vista, anche questa Vuelta sarà per lui una sorta di rivincita, anche per chiudere il conto apertosi con la corsa spagnola l’anno scorso, quando fu costretto a fare le valigie e a tornarsene nella “terra d’Albione” in seguito ad un caduta avvenuta nel tappone andorrano, quello che avevano “spedito” al vertice della classifica Fabio Aru. Il sardo dell’Astana non sarà al via quest’anno e non vedremo neppure il suo compagno di squadra Nibali, operato da pochi giorni per la frattura della clavicola rimediata a Rio e che comunque aveva già annunciato da tempo la sua assenza alla Vuelta, prima ancora dell’Olimpiade. E’ un peccato perché non ci saranno in gara italiani in grado di competere per il successo finale e perché la presenza del messinese avrebbe aumentato lo status di “corsa della rivincita”: in Spagna ci saranno, infatti, anche due dei grandi sconfitti dell’ultimo Giro, il colombiano Chaves e l’olandese Kruijswijk, corridori che però difficilmente potranno competere alla pari con campioni del calibro di Froome e Contador.

1a TAPPA: OURENSE TERMAL / BALNEARIO DE LAIAS – PARQUE NÁUTICO CASTRELO DE MIÑO (cronometro a squadre – 27.8 Km)

Come avvenuto nella scorsa edizione ed anche nelle cinque precedenti la Vuelta prenderà le mosse con una cronosquadre, che si svolgerà in un contesto totalmente differente rispetto a quello del 2015, quando si gareggiò sulla sabbia della spiaggia di Marbella, fatto che provocò non poche lamentele da parte dei corridori, alle quali la giuria rispose annullando la prova ai fini della classifica generale. Non ci saranno problemi di questa sorta per questo “Grand Départ” perché si percorerrano tutti sull’asfalto i quasi 28 Km della prova contro il tempo che si snoderà sulle strade della provincia termale di Ourense, con partenza dalla piccola località curativa di Balneario de Laias e traguardo presso il parco nautico di Castrelo de Miño, affacciato su di un piccolo lago artificiale realizzato lungo il corso del fiume Miño, sulle cui rive si snoderà quasi per intero questa prima frazione della Vuelta. In mancanza di difficoltà altimetriche, a dar maggiormente filo da torcere alle formazioni in gara potrebbe intervenire proprio l’ambientazione rivierasca, “habitat” naturale per il vento che rischierà d’infastidire non poco la marcia delle squadre e influire sull’esito della tappa.

2a TAPPA: OURENSE CAPITAL TERMAL – BAIONA (160.8 Km)

È una “stirpe” che proprio non va giù agli organizzatori della Vuelta, in questi ultimi anni sempre più propensi a infarcire il percorso di salite. Stiamo parlando dei velocisti, ai quali nelle scorse due edizioni della corsa iberica furono riservati appena cinque traguardi, talvolta non proprio agevoli per la presenza di diverse difficoltà altimetriche da scavalcare, magari non lontanissimo dal traguardo. Sarà così anche stavolta perché le tappe a loro dedicate saranno ancora una volta cinque, al massimo sei se qualcuno di loro riuscirà a tenere le ruote nel gruppo nel finale della frazione che terminerà a Puebla de Sanabria. Per fare un paragone, al Giro 2016 le tappe da volata sono state sette, mentre al Tour ne era prevista una di più. Quella che terminerà a Baiona rispecchia la filosofia adottata negli ultimi anni e così prima di arrivare allo sprint si dovranno superare quattro ascese, la prima delle quali è la più ripida tra quelle in programma (5,7 Km al 6,9%), ma non sarà valida come GPM, assegnato invece in vetta al successivo e più pedalabile Alto de Fontefría (8,2 Km al 3,2%), tetto della tappa a 790 metri di quota. La terza ascesa, 5,3 Km al 4,8%, presenta un muretto finale di 500 metri al 12% mentre l’ultima difficoltà, piazzata a una decina di chilometri dalla conclusione, ha pendenze molto tenere e può essere paragonata a una sorta di Poggio, pur senza i tornanti che contraddistinguono l’ascesa sanremese.

3a TAPPA: MARÍN – DUMBRÍA (MIRADOR DE ÉZARO) (176.4 Km)

Inizia la tiritera degli arrivi in salita, vero e proprio “biglietto da visita” della corsa spagnola che, nelle ultime stagioni, ne ha proposti un numero spropositato, ben lontani dagli standard degli altri grandi giri: quest’anno ne saranno in programma ben dieci (cifra record assieme all’edizione del 2013), mentre Giro e Tour hanno tenuto un profilo più basso proponendone rispettivamente cinque e quattro. A dire il vero il primo degli approdi in quota non sarà proprio un salitone, poichè per raggiungere lo spettacolare belvedere del Mirador de Ézaro bisognerà percorrere appena 1,8 Km e salire sino ad appena 260 metri sul livello del mare. Ma non saranno certamente “appena” le pendenze, poiché quella media si attesta al 13,8%, mentre la massima sarebbe del 20% come segnalato sul “road book” della Vuelta, anche se un cartello stradale posto accanto allo scollinamento “strombazza” addirittura un 30%! Un muro a tutti gli effetti, di quelli che piacevano molto allo spagnolo “Purito” Rodríguez, che ha annunciato il ritiro dall’attività agonistica subito dopo la gara olimpica di Rio e che nel 2012 si impose proprio in cima al Mirador de Ézaro, in quello è che stato finora l’unico precedente della Vuelta. La tappa vinta dall’ex corridore della Katusha era completamente pianeggiante sino ai piedi del muro finale, mentre stavolta la marcia d’avvicinamento sarà un po’ più articolata grazie alla presenza di altri due GPM negli ultimi 66 Km, sui quali spicca l’Alto das Paxareiras di 2a categoria, ufficialmente 9,3 Km al 5,4% ma che presenta pendenze importanti nella prima parte, con un tratto di un chilometro al 10%. Da segnalare, infine, la presenza del traguardo volante con abbuoni a soli 10 Km dal termine: una tale concentrazione di premi e pendenze, con la conseguente bagarre, renderà la tappa ben più ostica del previsto.

4a TAPPA: BETANZOS – SAN ANDRÉS DE TEIXIDO (ALTO MIRADOR DE VEIXIA) (163.5 Km)

La madre delle salite è sempre incinta. Appena 24 ore dopo l’approdo sul Mirador de Ézaro la Vuelta avrà in calendario un altro arrivo in salita, partorendo la novità del Mirador de Veixia, poco sopra l’abitato di San Andrés de Teixido, il borgo galiziano ufficialmente “titolare” della quarta frazione della corsa iberica. L’ascesa finale, stavolta, avrà una struttura differente al confronto di quella affrontata il giorno prima, con una breve ma consistente discesa che la spezza in due tronconi distinti: il primo è lungo 7,3 Km e ha una pendenza media più facile (5,5%) rispetto alla balza di 4 Km che conduce al traguardo salendo al 7,1% e riservando al suo interno un tratto di 500 metri all’11,3%. E’ un finale che, sulla carta, propone meno chances di successo per i “Puriti” presenti in gruppo, anche se alla fine dovrebbero essere ancora loro i maggiori indiziati per il successo, mentre chi punterà alla classifica finale forse rimarrà guardingo per non perdere secondi preziosi senza, però, mettere ancora il naso fuori dalla finestra, attendendo l’arrivo delle salite più corpose, previsto nel week end.

5a TAPPA: VIVEIRO – LUGO (171.3 Km)

Costretti a remare nelle retrovie nelle precedenti due frazioni, oggi torneranno protagonisti i velocisti, che certamente venderanno cara la pelle per non lasciarsi sfuggire l’opportunità di esibirsi al termine di una delle frazioni altimetricamente meno impegnative della Vuelta 2016. L’unica salita degna di questo nome, infatti, è il Puerto de Marco de Álvare, colle di 3a categoria che svetta sul grafico altimetrico quando mancheranno 52 Km all’arrivo, distanza più che sufficiente per le formazioni degli sprinter per organizzare le operazioni di rientro sui fuggitivi di giornata, favorite anche dalla quasi totale assenza di dislivelli nel tratto finale. “Quasi” abbiamo detto perché anche a Lugo ci sarà un momento che sicuramente rovinerà la festa a qualche velocista, che potrebbe non “reggere” lo zampellotto (termine che in gergo ciclistico definisce gli strappi brevi e poco pendenti) posto all’ingresso della cittadina sede d’arrivo, quando mancheranno 2 Km alla meta. E, per quei velocisti che saranno riusciti a stringere i denti, non sarà ancora finita perché anche gli ultimi mille metri la strada tende sempre a salire dolcemente. Sono sì pendenze irrisorie, ma che in volata possono risultare determinanti.

6a TAPPA: MONFORTE DE LEMOS – LUINTRA (RIBEIRA SACRA) (163.2 Km)

È la prima di due frazioni consecutive che non vedranno protagonisti né i velocisti – tagliati fuori dalle difficoltà altimetriche e con solo qualche spiraglio sul traguardo di Puebla de Sanabria – né gli scalatori e gli uomini che puntano alla classifica generale finale poiché le nove ascese previste tra la sesta e la settima tappa sono tutte pedalabili e difficilmente utilizzabili per un attacco. In “soldoni”, queste due saranno occasioni d’oro per i cacciatori di tappe e per lanciarsi in fughe da lontano: i percorsi presentano, infatti, parecchi “trampolini” di lancio e le tortuosità altimetriche dei tracciati favoriscono più la marcia di pochi corridori in avanscoperta piuttosto che quella del gruppo che deve inseguire, nel quale si daranno da fare principalmente le formazioni dei corridori che albergano nelle piazze alte di una classifica ancora corta e che, quindi, posso ambire a vestire la maglia “roja” in questi primi giorni di corsa, prima che si arrivi sulle salite vere. La tappa che terminerà a Luintra è divisibile in due parti distinte con la prima quasi completamente sgombra da difficoltà e che si concluderà dopo il secondo passaggio dal centro di Monforte de Lemos, percorso un anello iniziale di una novantina di chilometri. I rimanenti 77 Km proporranno quattro salite una dietro l’altra, la più impegnativa delle quali è l’Alto Alenza, GPM di 2a categoria (10,9 Km al 5,1%) che metterà in palio anche il traguardo volante ad abbuoni, previsto al passaggio da Castro Caldelas, circa 2 Km prima di giungere al valico. Ascesi successivamente sul Mirador de Cabezoás (15 km al 3,1%), a 5 Km dal traguardo si affronterà la salita di Pombar, 2500 metri al 6,8% utili per scrollarsi di dosso i compagni d’avventura più stanchi e involarsi verso il successo

7a TAPPA: MACEDA – PUEBLA DE SANABRIA (158.5 Km)

La prima settima si chiude con una tappa “caratterialmente” simile alla precedente, anche se presenterà una struttura totalmente diversa rispetto a quella di Luintra, che concentrava le difficoltà nel finale. Le 5 salite previste dal tracciato, infatti, saranno diluite lungo tutto l’asse della frazione, con la quale la carovana abbandonerà la Galizia, sulle cui strade si era finora costantemente corso. La prima ascesa s’incontrerà a una ventina di chilometri dal via da Maceda mentre l’ultima, la più elevata (sull’Alto de Padornelo si toccheranno i 1310 metri di quota), si colloca a poco meno di 19 Km dal traguardo e questo tratto rappresenta l’unica speranza per gli sprinter o, almeno, per una piccola parte di essi. Se la fuga non dovesse andare in porto e al traguardo arrivasse il gruppo, infatti, quello di Puebla de Sanabria diventerebbe un palcoscenico ideale per quei velocisti che tengono le salite non troppo dure e lunghe, corridori del calibro del tedesco Degenkolb o del campione del mondo in carica (ancora per poco) Sagan.

Mauro Facoltosi

La spettacolare balconata panoramica del Mirador de Ézaro, location del primo arrivo in salita della Vuelta 2016 (foto Google Street View)

La spettacolare balconata panoramica del Mirador de Ézaro, location del primo arrivo in salita della Vuelta 2016 (foto Google Street View)

Commenta la notizia