STAGIONE 2016: I GRANDI NOMI SI SCALDANO AL SOL D’ARABIA
febbraio 2, 2016
Categoria: Approfondimenti
Dal 3 al 21 febbraio la penisola arabica accoglierà i giri di Dubai, del Qatar e dell’Oman, gettonate corse a tappe frequentate dai nomi che contano del ciclismo, richiamati laggiù dal clima e dalla possibilità di affinare la gamba in vista dei grandi appuntamenti stagionali già sfidandosi nell’esercizio della cronometro e della salita. Saranno i velocisti, però, a fare la parte del “leone”, per la presenza di parecchi traguardi a loro dedicati: per loro anche la possibilità di testare le strade sulle quali si svolgerà la prossima edizione dei campionati del mondo, in programma a ottobre in quel di Doha.
A ben guardare, è la quarta grande corsa a tappe della stagione, in calendario prima di Giro, Tour e Vuelta. Per 18 giorni, tra il 3 e il 21 febbraio, si raduneranno nella zona del Golfo Persico i bei nomi del mondo del ciclismo, richiamati nella penisola arabica dalla possibilità di affinare le gambe in vista dei grandi appuntamenti stagionali su percorsi non particolarmente impegnativi dal punto di vista altimetrico e con temperature tipiche dei mesi estivi, lontani anni luce dai climi ancora invernali della vecchia Europa. Così i giri a tappe degli emirati di Dubai e del Qatar e poi quello del sultanato dell’Oman sono diventati nel tempo tre frequentati eventi, che quest’anno offriranno anche l’opportunità, in Qatar, di testare le strade sulle quali a ottobre andranno in scena i campionati del mondo. Sarà un mondiale per velocisti, categoria che in queste tre corse avrà a disposizione ben 10 traguardi su 15, con la possibilità di lottare anche per il successo finale a Dubai e in Qatar, mentre, come al solito, il Giro dell’Oman si “concederà” agli scalatori.
Come negli ultimi anni ad aprire le danze sarà il Dubai Tour, la più giovane delle tre corse – quest’anno si correrà la terza edizione – e l’unica organizzata dalle mani italiane di RCS Sport, mentre le altre due sono gestite dai francesi di ASO. Il tracciato del Dubai Tour 2016 ricalcherà a grandi linee quello della scorsa edizione, riproponendo il medesimo luogo di partenza per ciascuna delle frazioni, la sede del Dubai International Marine Club, e due dei quattro traguardi, mentre debutteranno come arrivi di tappa Fujairah e la Business Bay di Dubai. Il primo, capoluogo dell’unico dei sette Emirati Arabi Uniti che si affaccia sull’Oceano Indiano, sarà il punto d’arrivo della prima frazione, lunga 179 Km e prevalentemente tracciata in territorio desertico, con un circuito cittadino finale di 6,6 Km, da ripetere due volte, che assegnerà anche la prima maglia blu di leader della classifica generale. La seconda frazione, la più lunga dall’alto dei suoi 188 Km, toccherà i principali impianti sportivi di Dubai prima di concludersi sulle ventose strade dell’isola artificiale di Palm Jumeirah, dove nelle prime due edizioni della corsa si sono imposti il tedesco Marcel Kittel e l’italiano Elia Viviani. La frazione “regina” sarà la terza, che vedrà il traguardo posto, dopo 172 Km morbidamente vallonati, in cima all’arcigno muro della diga di Hatta, 300 metri di strada inclinati fino al 17% che lo scorso anno non impedirono il successo a un velocista potente del calibro di Degenkolb mentre stavolta dovrebbero vedere in prima linea il belga Philippe Gilbert, specialista di questi tipi di finale. La bassa entità generale delle difficoltà e gli abbuoni in programma dovrebbero, però, tenere aperta la corsa fino all’ultimo colpo di pedale che sarà dato l’indomani nel cuore del nuovissimo quartiere finanziario di Dubai, la Business Bay, terminal della conclusiva frazione di 137 Km, interamente tracciata sulle strade della capitale dell’emirato.
Quarantott’ore più tardi prenderà il via la 15a edizione del Tour of Qatar, la “veterana” tra le gare arabiche, che quest’anno si disputerà in cinque frazioni, una in meno rispetto alle ultime edizioni per la sceltà d’inserire in calendario una giornata di stacco dal Dubai Tour. Rispetto a quest’ultima corsa, il Qatar sarà ancor più appetibile ai velocisti, grazie alla totale assenza di difficoltà altimetriche e nonostante la presenza di una cronometro di una decina di chilometri, probabilmente troppo breve per controbilanciare i numerosi abbuoni in palio agli sprint e ai traguardi di tappa. L’unica vera insidia della corsa qatariota sarà costituita dal vento, che spesso si è rilevato decisivo e che nella scorsa edizione diede non pochi problemi scatenando vere e proprie tempeste di sabbia nel paeseggio prevalentemente desertico del Qatar.
La prima delle cinque tappe, in programma lunedì 8 febbraio, taglierà nel mezzo la penisola del Qatar collegando in 176 Km la località balneare di Dukhan, situata presso il principale giacimento petrolifero dello stato, con la “corniche” di Al Khor. La frazione più interessante sarà la seconda perché all’interno dei 135 Km del percorso previsto, con partenza e arrivo presso la sede dell’Università del Qatar, si dovranno affrontare 4 giri di un circuito che ricalcherà il tratto più difficile del pur pianeggiante anello iridato, quello che si snoderà sulle strade dell’arcipelago artificiale The Pearl, insidioso per il vento e la presenza di parecchie rotatorie.
Come avviene dal 2012 (con l’eccezione dell’edizione disputata l’anno successivo) la tappa a cronometro andrà in scena al Lusail, su di uno snello circuito di 11,4 Km disegnato all’esterno del famoso circuito motoristico, interamente pianeggiante e movimentato solo da una decina di curve. Qui si sono imposti l’olandese Niki Terpstra l’anno passato e l’australiano Michael Hepburn nel 2014 mentre nel 2012 la cronometro era a squadre ed era stata dominata dalla formazione statunitense Garmin-Barracuda.
La penultima tappa sarà una delle più insidiose per il vento, quasi totalmente disegnata all’estremità settentrionale dello stato; si partirà dal forte di Al Zubarah, unico monumento del Qatar inserito nella lista dei patrimoni UNESCO, per arrivare dopo 189 Km – sarà la più lunga delle cinque frazioni – nel centro di Madinat Al Shamal, dove si dovranno affrontare 4 giri di un circuito lungo 14 Km.
Tradizionale l’atto conclusivo della corsa, una tappa-passerella di 114 Km con partenza dal Sealine Beach Resort e arrivo a Doha, dove si dovranno ripetere 10 giri di un circuito di 5 Km interamente disegnato sul lungomare della capitale del Qatar.
Quattro giorni più tardi, martedì 16, scatterà infine l’ultima delle tre corse arabiche, il Giro dell’Oman, fin dalla prima edizione – disputata nel 2010 – la più favorevole agli scalatori, una tendenza che quest’anno sarà ancor più accentuata per la decisione degli organizzatore di indurire la tradizionale scalata alla “Green Mountain”, da sempre traguardo della tappa regina della corsa. I velocisti, grandi protagonisti in Dubai e Qatar, avranno qui a disposizione solo due traguardi e per il resto dovranno lasciare il palcoscenico ai favoriti per il successo finale e anche ai “finisseur”, che avranno almeno due-tre occasioni per dare sfogo alle loro potenzialità. E che sia una corsa di “pasta” diversa dalle precedenti lo si capirà sin dalla prima tappa che, dopo la partenza dall’Oman Exhibition Center di Mascate – la capitale del sultanato – terminerà ad Al Bustan dopo aver percorso 145,5 Km e, soprattutto, affrontato la breve ma ripida salita di Al Jissah, 1400 metri al 9% collocati a soli di 5,5 Km dal traguardo, lo stesso dove l’anno scorso a imporsi fu l’elvetico Fabian Cancellara che regolò allo sprint lo spagnolo Valverde, il belga Van Avermaet e il resto del gruppo di testa, composto da meno di una cinquantina di corridori. La frazione successiva sarà ancora più adatta ai corridori “dinamitici” alla Gilbert perché, partiti dalla sede dell’Omantel Head Office ad Al Seeb, si arriverà sulle colline del piccolo villaggio di pescatori di Quriyat, dove il traguardo sarà collocato in cima a un’ascesa di poco meno di 3 Km al 6,8%. I velocisti si “esibiranno” per la prima volta al termine della terza tappa, che presenterà partenza e arrivo sulle coste dell’oceano – rispettivamente presso la spiaggia di Al Sawadi e all’esterno del Naseem Park di Al Seeb – e intero sviluppo (176.5 Km) nell’entroterra, superando un lieve ma costante falsopiano nei primi 85 Km, salendo dal livello del mare sino a 459 metri di quota, per poi compiere il percorso altimetricamente inverso per tornare verso la costa. Sarà il giorno di vigilia della tappa più attesa, quella dell’immancabile arrivo sulla Jabal Al Akhdhar, montagna alta oltre 3000 metri che dal 2011 è protetta da una riserva naturale voluta dal sultano Qabus. Come anticipato, quest’anno la scalata sarà più impegnativa rispetto a quelle proposte negli anni scorsi per la scelta degli organizzatori di spostare 2 Km e 200 metri più in alto il traguardo della “Montagna Verde”, al termine di una tappa che prenderà il via dal parco tecnologico Knowledge Oasis di Mascate e si concluderà dopo 177 Km, con gli ultimi 7500 metri inclinati al 10,7% di pendenza media.
Un altro degli appuntamenti fissi della corsa omanita è la salita di Bousher Al Amerat, che nel 2016 sarà inserita nel corso della penultima frazione, tracciata per 119.5 Km tra Yiti (Al Sifah) e Mascate, dove la corsa si concluderà presso la sede del Ministero del Turismo, 13,5 Km dopo aver superato per la terza volta la cima dell’ascesa, che presenterà pendenze differenti perché si salirà da due versanti diversi: ci sarà una prima scalata da quello meridionale, il meno impegnativo (3,2 Km al 6,8%), poi si affronterà il più ripido versante settentrionale (3,4 Km all’8,8%) per ripetere, infine, quello scalato la prima volta.
Come nelle due precedenti corse, anche il Giro dell’Oman si concluderà con una frazione destinata agli sprinter che, comunque, anche in quest’occasione dovranno “sudarsi” il traguardo, previsto sul lungomare di Matrah, cittadina che fu il principale centro commerciale dello stato prima della scoperta del petrolio. La tappa, che prenderà il via dal moderno quartiere The Wave di Mascate, si concluderà con un circuito completamente pianeggiante di 7,5 Km da ripetere tre volte, ma subito prima di entrarvi si dovrà tornare a “domare” la secca salita di Al Jissah, affrontata anche nella prima tappa e che stavolta arriverà a 35 Km dalla conclusione, abbastanza per rintuzzare eventuali attacchi. L’ascesa potrebbe, però, rimanere nelle gambe di qualche velocista al momento dello sprint finale, che sarà anticipato da un succulento e non meno esigente – in termini di energie fisiche e psichiche – traguardo volante ad abbuoni piazzato ai -15 Km e che provocherà un po’ di bagarre se le salite dei giorni precedenti avranno lasciato aperto qualche spiraglio in classifica.
Mauro Facoltosi

Uno scorcio dell'arcipelago artificiale The Pearl di Doha, sulle cui strade si svolgeranno la prossima edizione dei campionati del mondo ed una delle più attese tappe dell'imminente Giro del Qatar (wikipedia)