VUELTA 2016: LARGO (COME SEMPRE) AGLI SCALATORI
Sarà ancora una volta la salita il leitmotiv della prossima Vuelta a España, con dodici frazioni di alta o media montagna, dieci delle quali con arrivo in quota. Due le prove a cronometro, una a squadre in apertura e una individuale al terzultimo giorno. Unico vero tappone, però, quello in terra francese, con traguardo sul Col d’Aubisque.
Malgrado un’edizione 2015 non entusiasmante, gli organizzatori della Vuelta a España hanno scelto di riproporre inalterato anche per il 2016 il canovaccio che ha caratterizzato il terzo GT stagionale negli ultimi anni: tappe dal chilometraggio generalmente contenuto, una discreta dose di cronometro più che compensata da tante tappe di montagna, quasi tutte con arrivo in salita, preferibilmente su pendenze a rischio ribaltamento. Una tendenza, quella del muritismo, che da anni critichiamo, al pari di tutti coloro che guardano al ciclismo come sport di resistenza per eccellenza, ma che temiamo ormai di dover considerare una tradizione consolidata.
La prima maglia rossa sarà messa in palio, per il settimo anno consecutivo, in una cronosquadre, in quel di Ourense, il prossimo 20 agosto. Si tratterà di una prova dal chilometraggio insolitamente massiccio per la giornata inaugurale, vicino ai 30 km, che rischierà di scavare subito dei distacchi non trascurabili fra alcuni uomini di classifica. Seguirà quindi una tappa pianeggiante verso Baiona, che l’Alto de Montouto a metà percorso e qualche lieve asperità nel finale non dovrebbero sottrarre ai velocisti.
Dopo aver resistito alla pulsione degli arrivi in salita per ben due giorni di fila, gli organizzatori non hanno potuto protrarre oltre l’astinenza, proponendo per la terza tappa un arrivo sulla rampa del Mirador de Ezaro, già preda di Purito Rodriguez nel 2012. Bis il giorno successivo, a San Andrés de Teixido, su una salita dalle caratteristiche tuttavia molto diverse, molto più lunga e pedalabile, che difficilmente selezionerà i migliori.
Sembra inevitabile una nuova volata nella quinta tappa, tra Viveiro e Lugo, a dispetto di due Gran Premi della Montagna nelle fasi centrali di gara, mentre giovedì 25 agosto sarà la volta di una frazione insidiosa tra Monforte de Lemos e Luintra, che offrirà due GPM di seconda categoria a 45 e 18 km dal traguardo, oltre allo strappo di Pombar ai -5. Il 26 agosto sarà invece una data da cerchiare in rosso sul calendario per i velocisti, che a Puebla de Sanabria avranno probabilmente l’ultima occasione di gloria prima di un’infilata di salite che si protrarrà fino all’inizio della terza settimana.
L’ottava frazione proporrà il più abominevole disegno dell’intera edizione, massima espressione della filosofia del muritismo: 170 km di nulla prima della salita di La Camperona, a sua volta tutt’altro che proibitiva fino ai 3 km verticali conclusivi. Leggermente diverso il copione dell’indomani, che proporrà ancora un traguardo in quota, ma sul meno impegnativo Alto del Naranco, sopra Oviedo, al termine di un tracciato molto più nervoso. Prima del giorno di riposo, ci sarà ancora spazio per un terzo arrivo in salita consecutivo, ai tradizionali Laghi di Covadonga, prima ascesa a meritare la classificazione come GPM di Categoria Speciale.
Dopo aver rifiatato martedì 30 agosto, la carovana si rimetterà in moto il 31 per una tappa sorella spirituale di La Camperona, a Peña Cabarga, altro traguardo dalle pendenze proibitive posto dopo una scorpacciata di sola pianura. Molto più interessante il tracciato proposto nei tre giorni successivi, tra Paesi Baschi e Francia: prima una frazione collinare con finale a Bilbao, dopo un doppio passaggio sull’Alto del Vivero, il secondo dei quali ai -13 dall’arrivo; quindi la nervosissima Bilbao – Urdax-Dantxarinea, la frazione più lunga della Vuelta con i suoi 212.8 km, animata da sei GPM di terza categoria e uno di seconda; infine, la frazione regina della corsa, che dopo Inharpu, Soudet (anche se l’altimetria ufficiale parla di Col de la Pierre St. Martin, in realtà distante una manciata di chilometri) e Marie-Blanque porterà in vetta al Col d’Aubisque.
Come nel 2013, ultima occasione in cui la Vuelta aveva visitato i Pirenei francesi, il ritorno in patria avverrà con una frazione verso Aramon Formigal, ascesa lunga ma molto pedalabile, che tre anni fa fece però vacillare per la prima volta Vincenzo Nibali, apparso nei giorni precedenti, su asperità ben più impegnative, un leader quasi inscalfibile.
L’infornata di montagne si esaurirà con il week-end, mentre lunedì 5 settembre sarà finalmente la volta del possibile ritorno in scena dei velocisti, in quel di Peñìscola,. Per gli uomini di classifica si tratterà di una giornata di relativo relax, cui seguirà , martedì 6, il riposo vero e proprio.
La diciassettesima tappa offrirà quindi un nuovo (e fortunatamente ultimo) assaggio di rampe assassine in fondo a tappe per il resto insipide. Teatro dell’ennesima sfida a passo d’uomo sarà l’Alto Mas de la Costa, 4 km al 13% di pendenza media, prima di una nuova sfida tra sprinter a Gandìa.
Il terzultimo giorno sarà in programma la prima ed unica cronometro individuale, 39 km tra Xà bia e Calp dal profilo sostanzialmente piatto che offriranno l’unica vera chance agli specialisti delle prove contro il tempo. Per ribaltare la classifica partorita dalla crono resterà quindi solo l’interminabile Alto de Aitana, sabato 10 settembre. Chi vestirà la maglia rossa in vetta sarà pressoché certo di portarla fino a Madrid, dove l’indomani il gruppo sfilerà per la tradizionale passerella conclusiva.
Matteo Novarini